Leonardo o dell'arte/Prefazione

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Prefazione

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Introduzione L'opera d'arte e il principio estetico del Rinascimento
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LEONARDO O DELL’ARTE


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Un’opera che rispecchia tutta la vita di un uomo, spesa meditando e annotando, è come l’oceano, che in tutte le onde di cui la superficie s’increspa ha innumerevoli centri di riflessione. C’è di tutto in Leonardo: immagini, visioni e idee, che splendono, si commentano, si contraddicono. I suoi scritti sono misteriosi e opulenti. Così, non è sempre facile capire che cosa Leonardo pensasse, in maniera definitiva, di quei problemi che lo hanno preoccupato tutta la vita. Parlandone e riparlandone, spiegandosi e rispiegandosi, un po’ soggiace alla tradizione del tempo, un po’ la combatte; alle volte ci appare come il cronista intellettuale del Rinascimento e alle volte come un genio antiveggente e profetico.

Chi volesse, per esempio, mettere in chiaro se per Leonardo la pittura è un’arte o una scienza, dovrebbe credere ai passi in cui Leonardo si lamenta che la pittura sia stata scacciata dalle « arti liberali » 1 e si gloria [p. 68 modifica]scrivendo «noi per arte, possiamo esser detti nipoti a Dio» 2; o a tutti quelli in cui la chiama scienza, o a quello in cui scrive: «se tu dirai: le scienze non meccaniche sono le le mentali, io ti dirò che la pittura è mentale e ch’ella, siccome la musica e la geometria considerano le proporzioni delle quantità continue, e l’aritmetica delle discontinue, questa considera tutte le qualità continue, e le qualità delle proporzioni d’ombre e lumi e distanze nella sua prospettiva» 3?

Notate che Leonardo non parla a caso di scienza. Fin dalle prime pagine ce la definisce.

Il «Trattato della Pittura» comincia appunto così: «scienza è detto quel discorso mentale il quale ha origine da’ suoi ultimi principî, de’ quali in natura null’altra cosa si può trovare che sia parte di essa scienza, come nella quantità continua, cioè la scienza di geometria, la quale, cominciando dalla superficie de’ corpi si trova ad avere origine nella linea, termine di essa superficie» 4. Ma d’altra parte, come conciliare questa definizione con quest’altra: «scienzia, notizia di cose che sono possibili, presenti e preterite» 5? E come riesce Leonardo a far della pittura una scienza, quando scrive «nessuna [p. 69 modifica]umana investigazione si può dimandare vera scienza se essa non passa per le matematiche dimostrazioni»6?

Questa ricchezza confusa spiega come ogni critico abbia visto in Leonardo un mondo diverso.

Tutti gli uomini, in fondo, hanno caro che un autore sia piuttosto come vogliono loro, che com’è lui. Questo è un istinto umano. Se guardiamo in noi, dovremo confessare che dinanzi ad ogni autore arriviamo con un’opinione prestabilita. Non potremo dunque, neanche noi, renderci conto di quanto l’abbiamo deformato, poichè ci avviciniamo a lui pronti a sentire certi richiami, e ad altri già sordi. Leonardo s’è prestato splendidamente al gioco di questo egotismo filosofico.

È passato come un glorioso precursore dei positivisti. Ora se ne fa un idealista. Non Croce7, che scoraggito dalla indocilità del soggetto, ha rinunziato a metterlo tra i filosofi e non ha visto nel Trattato che un’autobiografia pittorica (e di questa opinione è anche A. Springer8 ma, con molti altri, Lionello Venturi, che nel suo magnifico libro sulla critica e l’arte di Leonardo9, ne fa senz’altro un idealista. Stewart Houston Chamberlain10 vede in Leonardo un kantiano [p. 70 modifica]precoce. Luigi Ferri 11, von Prantl 12 e Gabriel Séailles 13 si mantengono con maggior prudenza in una zona intermedia.

Ma oltre che idealista e positivista, Leonardo è stato fatto romantico 14 e, più spesso, per la sua estetica, formalista. James Wolff scopre in Leonardo un «formal Aesthetiker» 15 Julius von Schlosser 16 lo ammira, nonostante certe assurdità, perchè si riduce alla pura forma, perchè si oppone a tutto ciò che non è forma.

Da questo piccolissimo ristretto di bibliografia vinciana, s’è potuto dunque vedere come i critici abbiano quasi sempre inquadrato Leonardo in un sistema concepito dopo di lui. Approfittando di certi suoi maestosi ondeggiamenti, Fhanno catturato e costretto in dottrine contradditorie.

Gli uomini vanno spesso soggetti, quando vogliono comprendere, alla smania di classificare, e se cercano ogni tanto di spartire secondo schemi geometrici la splendida efflorescenza delle idee è soltanto per riuscire a goderla. Ma anche se classificare vuol dire illuminare torno torno tutte le facce — buone o cattive, vere o false che siano — di un pensatore, e perciò non è una fatica inutile, io cercherò di rinunziare ai premi e ai vantaggi [p. 71 modifica]di un sistema di critica, che mi svierebbe dalla mia strada. Mi sono accinto infatti a studiare l’opera di Leonardo, non già perchè volessi aggiungermi con un altro commento ai tremila critici che m’hanno preceduto, ma perchè speravo di adoperare il suo lavoro a mio beneficio. La critica è forse più utile quando sfrutta un autore che quando lo definisce. D’altra parte il pregio di certi principi profondamente pensati e vorrei dire sofferti dalle menti sovrane, è che continuano a sorprendere e a rimettere le cose a punto, come se nessun’altro pricipio fosse stato espresso dopo di loro. Aveva torto Labruyère di scrivere: «Tout a été dit». Qualunque idea, come i tetti e le vegetazioni riscintillanti sotto la pioggia, quando è stata veramente pensata ha lo splendore delle cose nuove; e qualunque idea, che è stata ripresa dal di fuori, rivela anche a chi non lo sappia la sua tara segreta.

Senonchè, non mi son contentato di ripresentare dei passi in cui Leonardo si esprimeva coscientemente; ma sottolineando i pensieri incidentali, che tra riga e riga splendevano subitanei, ho cercato di ricavare da certe sentenze irritanti, inquadrandole in un sistema, il loro vero significato. Bisogna per far questo spostare un poco il punto di vista con [p. 72 modifica]cui si trattano le idee. Alle volte non c’importa tanto di imparare come una tesi è stata dimostrata, quanto di sapere perchè Leonardo l'ha voluta dimostrare; un’idea può essere infatti grande anche se sono deboli gli argomenti con cui viene difesa. Ora, negli scritti di Leonardo è rimasta appunto sepolta una grande idea, con cui si possono chiarire molti degli enigmi che ci offrono ancora le arti figurative. E’ una idea forse parziale, che alle arti figurative s’adatta bene, ad altre un poco, a talune punto; che ad ogni modo ha un senso solo per quelle arti che possono formare un rapporto — vedremo quale — con la natura; ma che non si può mettere per questo fra le illuminazioni sbagliate o inutili. Noi non cercheremo a ogni modo di allargarla a tutte le arti: la raccoglieremo così come è, sperando di farla maturare, di adoperarla. Per questo ci siamo appoggiati, non soltanto al Trattato di Leonardo, ma a certi principî della Critica del Giudizio di Kant. Ragionare di estetica non è facile. Abbiamo sperato così di mettere i nostri inevitabili errori all’ombra di questi due grandi.


Note

  1. [p. 78 modifica]B. 23.
  2. [p. 78 modifica]B. 15.
  3. [p. 79 modifica]B. 27.
  4. [p. 79 modifica]B. 1.
  5. [p. 79 modifica]Richter, 1148.
  6. [p. 79 modifica]B. 27.
  7. [p. 79 modifica]Leonardo filosofo, in «Conferenze fiorentine», Milano, 1910.
  8. [p. 79 modifica]A. Springer, Bilder aus der neueren Kunstgeschichte, Bonn. 1886.
  9. [p. 79 modifica]Lionello Venturi, La critica e l’arte di Leonardo da Vinci, Bologna, 1919.
  10. [p. 79 modifica]H. S. Chamberlain, Emmanuel Kant, München, 1905.
  11. [p. 79 modifica]L. Ferri, Leonardo da V. Scienziato e filosofo - «Nuova Antologia», 1873.
  12. [p. 79 modifica]Von Prantl, L. da V. in, philosophischer Beziehung, München, 1885.
  13. [p. 79 modifica]Gabriel Seailles, Leonard da V. L’artiste et le savant, Paris, 1895.
  14. [p. 79 modifica]Aldo Oberdorffer, Leonardo Romantico - «Per il IV centenario della morte di Leonardo», Bergamo, 1919.
  15. [p. 79 modifica]James Wolff, Leonardo da Vinci als Aesthetiker, Iena, 1907.
  16. [p. 79 modifica]Julius von Schlosser, Materialien zur Quellenkunde der Kunstgeschichte III, Wien, 1916.