Levia Gravia/Libro II/Per il trasporto delle reliquie di Ugo Foscolo in Santa Croce

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Libro II - Per il trasporto delle reliquie di Ugo Foscolo in Santa Croce
Libro II - Roma Note
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XXIX.

per il trasporto

DELLE RELIQUIE DI UGO FOSCOLO

IN SANTA CROCE

(24 giugno 1871)


Raggia di luce un riso
Da i marmi che d’argiva anima infusi
Vivono dèi ne le medicee sale,
4Un fremito improviso
Corre lungo i severi archi dischiusi
De l’alta Santa Croce, or che immortale
De’ numi e de’ poeti a le serene
8Sedi il molto aspettato Ugo riviene.


O vale che nel canto1
La bellezza e la morte e di Mimnermo
Il senso al pianto del Petrarca annodi,
12Vieni e posa nel santo
Luogo di gloria, nel solenne ed ermo
Tempio de’ padri; al tumulo custodi
Son qui l’itale muse, e la divina
16Venere arride in vetta a la collina.

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Di rose e laüreti
Ella ti adorna con eterne feste
Le note a l’Alighier contrade austere,
20E i colli e gli oliveti,
Che il tuo verso di luce anco riveste,
Come la luna, a le odorate sere
Che forse nel desio de la tua lira
24Da Bellosguardo il rusignol sospira.


Chi a le libere muse
Puro si addisse e per l’augusto vero
Spregiò vulghi e tiranni e ’l fato a prova,
28Chi al popol suo dischiuse
Dal cor profondo e da l’ingegno altero
L’onda e la luce de la vita nova,
Ben posa qui da la mortal fatica
32A l’ombra de la grande Italia antica.


Vivi tu, conscio spirto,
Forse, e da i verdi elisi, ove te Dante
Per mano addusse al gran veglio smirnèo
36E tra l’ombroso mirto
Saffo ti ride e in gioventú raggiante
Teco d’armi e d’amor favella Alceo,
Rivóli ombra placata, e de’ nipoti
40Ascolti il lacrimoso inno ed i vóti?

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O ver nudo pensiero
Vivi ne l’universa alma che solve,
Rinnovellando ognor, le forme antiche?
44E noi, te di severo
Culto onorando ne la muta polve,
Questa diva onoriamo umana Psiche
Che i secoli, varcando, adempie e schiara?
48Pietra a i servi le tombe, a noi son ara.


Ma di Carrara i monti
Marmo non dan che paghi la ferita
Del poeta e i dolori ignoti e soli,
52O belle ardite fronti
Ove s’impenna il sogno or de la vita,
Se quindi a voi gentil desio non voli,
Gentil desio di glorie e di dolori:
56O gioventù d’Italia, in alto i cori!


Meglio le ingiurie e i danni
De la virtude in solitaria parte,
Che assidersi co’ i vili a regia mensa:
60Meglio trascorrer gli anni
Ne l’ombra de l’oblio, che vender l’arte
A cui d’ignobil fama aure dispensa:
Meglio i nembi sfidare al monte in cima,
64Che belar gregge ne la valle opima.

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Co ’l bello italo regno
Non crebber l’alme, e per piú largo cielo,
Qual farfalletta in cui formazion falla,
68Svolazza il breve ingegno:
Giacquer gli eroi; sogghigna, e senza velo
La fronte oscena e la deforme spalla
Da la verga d’Ulisse illividite
72Su ’l tumulo d’Aiace erge Tersite.


Qual gittò fra le genti
Pensier l’Italia? in su l’antica fronte
Qual astro ride a l’avvenir d’amore?
76Alte parole, e lenti
Umili fatti! Ahi, ahi; mal con le impronte
De le catene a i polsi e piú nel core,
Mal con la mente da l’ignavia doma,
80Mal si risale il Campidoglio e Roma!


Patria di grandi e forti,
Il tuo fato qual è? Se tal risponde
A gli avi suoi tuttor questa mal viva
84Gente, l’ossa de’ morti
A che gravar di marmi? Io l’onde a l’onde
Impreco avverse in su la doppia riva,
E da i ridesti in Apennin vulcani
88Pioggia di fuoco a i nostri dolci piani.



Note

  1. [p. 398 modifica]A certi lettori, anche non ignoranti, questi versi con in mezzo Mimnermo hanno fatto l’effetto dell’È? non è? Indovinati quel ch’egli è. Cotesti lettori abbiano, se vogliono averla, la pazienza di leggere nella Ist. della lett. greca di C. Ottofr. Müller il cap. x intitol. La poesia elegiaca e l’epigramma e in cotesto capitolo specialmente il ritratto di Mimnermo. Chi poi ha senso di poesia e sa un po’ di greco ripensi i frammenti dell’elegiaco smirneo, e del Foscolo certi luoghi delle Grazie e tutta l’ode all’amica risanata, massime

    L’aura beltade ond’ebbero
    Sollievo unico a’ mali
    Le nate a vaneggiar menti mortali

    e

    Meste le grazie mirino
    Chi la beltà fugace
    Ti membra e il giorno dell’eterna pace.

    [p. 399 modifica]Ma della poesia del Foscolo della quale tanto piú cresce in me l’ammirazione quanto piú veggo la materialità metafisica e dogmatica di certi critici affettare una quasi indifferenza o degnazione di occuparsene, bisognerebbe alfine parlare con piú sentimento e conoscenza d’arte e con meno declamazioni e preoccupazioni civili, politiche e filosofiche.