Melmoth o l'uomo errante/Volume II/Capitolo XVII

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Volume II - Capitolo XVII

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Charles Robert Maturin - Melmoth o l'uomo errante (1820)
Traduzione dall'inglese di Anonimo (1842)
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CAPITOLO XVII.


storia di saldang, e della sua famiglia.


Prima di dar principio al suo racconto lo straniero fece osservare al signor d’Aliaga, che egli medesimo era stato testimone di una parte di ciò, che imprendeva a leggere, e che il rimanente era fondato su di una base tanto solida, quanto poteva renderla tale la testimonianza degli uomini. [p. 356 modifica]

«Nella città di Siviglia, nella quale io mi sono fermato per un lungo corso di anni, conobbi un ricco mercadante, per nome Saldang, e che aveva ricevuto il soprannome di Ricco. Era desso di una nascita oscura, e coloro i quali, in grazia delle sue ricchezze, favorivano con frequenti imprestiti la borsa di lui, non ne onoravano giammai il nome, senza farlo precedere dal don o aggiungervi il nome della sua famiglia, che la maggior parte ignoravano, e della quale dicevasi, che neppur esso era sufficientemente informato. Era per tanto riverito da tutti e quando vedevano Saldang, ogni volta che la campana suonava il vespro, uscire dall’angusta porta della sua abitazione, serrarla accuratamente, guardarla due o tre volte con un occhio inquieto, quindi riporsi la chiave in seno e recarsi lentamente alla chiesa non cessando di portar la mano sotto la veste per assicurarsi, che la chiave vi era, le persone più orgogliose di Siviglia si scoprivano il capo al suo passaggio, ed i fanciulli, [p. 357 modifica]che stavano divertendosi nelle strade, interrompevano i loro giuochi, fino a tanto che non avesse egli indirizzata loro qualche parola.

«Saldang non aveva nè moglie, nè figli, nè parenti, nè amici: una vecchia serva componeva tutta la di lui famiglia, e le spese della sua casa erano calcolate sul piede della più stretta economia. Molti andavan pensando che sarebbe stato di tante immense ricchezze alla morte di lui. Ciò diede luogo ad esaminare se Saldang potesse avere un qualche congiunto, e si scoprì che egli un tempo aveva avuta una sorella molto più giovane di lui, la quale in età molto tenera aveva sposato un cantore Alemanno, ma protestante, e che quasi subito dopo il suo matrimonio aveva lasciata la Spagna partendo con suo marito. Vi furono di quelli, che pretesero di ricordarsi, che ella aveva fatti grandi sforzi per toccare il cuore e disarmare la mano del suo fratello, perchè volesse condonare la di lei unione e le permettesse di ritornare in patria con tutta la famiglia. Ricco [p. 358 modifica]e superbo delle sue ricchezze Saldang avrebbe potuto vederla, benchè suo malgrado, unita ad un miserabile, cui avrebbe avuto la gloria di poter arricchire, ma l’idea che ella si fosse unita in matrimonio con un protestante gli era insopportabile.

«Ines si portò dunque in Germania col suo sposo, ove era sicura, che i talenti di lui nella musica sarebbero stati apprezzati. Inoltre ella aveva quel presentimento proprio di quelli che emigrano, e che sono portati ad immaginare, che il cambiamento di luogo possa arrecare un cambiamento di fortuna, e che la disgrazia è più facile a sopportarsi lungi dagli occhi di quelli che ne sono la cagione.

«Tale era la storia che le persone avanzate in età raccontavano in proposito della sorella di Saldang, ed alla quale i giovani ammettevano una fede incontrastabile, quando ad un tratto Saldang infermò e fu abbandonato da’ medici, i quali malgrado di lui erano stati sopracchiamati. Nel corso della sua malattia, sia che sentisse la voce della natura, sia che [p. 359 modifica]giudicasse che la sua sorella lo custodirebbe negli ultimi suoi momenti, molto meglio che gli avidi e mercenarii domestici, sia finalmente che il suo risentimento si indebolisse alla vicinanza della morte, è certo che si risovvenne di Ines, e le spedì un messo in Germania per invitarla a ritornare e riconciliarsi seco lui. Intanto egli porgeva al cielo le più fervide preci, affinchè gli prolungasse la vita fino all’arrivo della sorella, e gli concedesse di spirare nelle braccia di lei e de’ figli, che da essa erano nati.

«Indipendentemente da ciò si fece venire un notaio col quale non ostante la sua debolezza restò rinchiuso pel corso di più ore. Tosto si sparse la voce, aver lui annullato, il suo primo testamento ed averne fatto un nuovo. I suoi più intimi conoscenti avean fatto ogni sforzo onde distorlo da una tanta fatica; ma con loro grande maraviglia appena Saldang ebbe finito il suo secondo testamento migliorò all’istante; ed incominciò a passeggiare per la sua camera ed a calcolare il tempo, che la sua sorella potrebbe [p. 360 modifica]piegare nel viaggio o almeno riceverne le nuove.

«Passarono alcuni mesi e due suoi socii nella mercatura profittarono di questo intervallo per procurare, che egli cambiasse le nuove risoluzioni. Vedendo che loro era impossibile di riuscirvi, esigettero almeno, che egli non avesse alcuna comunicazione con questa famiglia eretica, e che egli non vedrebbe la sua sorella o i figli di lei, se non alla loro presenza. Saldang ebbe tanto minor pena ad assoggettarsi a questa condizione, perchè egli, a vero dire, aveva poca inclinazione a collegarsi di nuovo intimamente con la sua sorella, la cui presenza non poteva mancare di richiamargli alla mente i sentimenti obbliati ed i trascurati suoi doveri. Oltre di che era molto attaccato alle sue abitudini, e la società della persona più interessante gli sarebbe divenuta insopportabile, se questa avesse apportato il piccolo cambiamento alla sua maniera di vivere. Pel tal modo Saldang capitolò colla sua coscienza. A dispetto de’ suoi socii risolvette di attirare [p. 361 modifica]presso di sè la sua sorella con la di lei famiglia, ma dall’altra parte promise e giurò ai suoi due consiglieri di mai vedere un solo individuo di cotesta famiglia. Decise, che sua sorella sarebbe l’erede de’ suoi beni, ma non vedrebbe giammai il suo volto. Poscia si mise a calcolare ciò che costerebbe il viaggio della sorella, e lo stabilimento della famiglia di lei, perchè non voleva nulla risparmiare, perchè ella vivesse per l’avvenire una vita agiata.

«In meno di un anno il signor di Walberg con Ines sua moglie ed i loro quattro figli arrivarono a Siviglia. Desso era un eccellente cantore ed un uomo industriosissimo. I suoi talenti gli avevano fatto ottenere il posto di maestro di cappella del duca di Sassonia, ed aveva educati i suoi figli in maniera da poter un giorno sottentrare alle sue veci, o da dare delle lezioni di canto nelle diverse corti di Germania. Vivevano essi nella più stretta economia, e speravano che un giorno l’abilità dei loro figli contribuirebbe al [p. 362 modifica]ben’essere di tutta la famiglia. Il primogenito, che si chiamava Everardo, aveva ereditati i talenti del padre; le due figlie Giulia ed Ines erano ancor esse esperte nella musica, ed inoltre molto brave ricamatrici; Maurizio, il più giovanetto, era la delizia e nel tempo stesso il tormento de’ suoi genitori.

«Essi avevano lottato per più anni contro disgrazie troppo poco importanti per dover esser qui registrate, ma troppo crudeli per non condire di veleno la vita di quelli, che erano destinati a provarle giornalmente, e per così dire, a tutte le ore della giornata. Ad un tratto l’arrivo inaspettato del messaggio apportatore dell’invito, che il ricco zio faceva loro di recarsi in Ispagna, offrì loro la prima aurora della felicità e del riposo. Tutte le loro pene furono obbliate; pagati i loro debiti si affretrono a fare i preparativi necessarii pel loro viaggio in Ispagna.

«Arrivati a Siviglia, ricevettero la visita di un grave personaggio, (uno dei due socii di Saldang) il quale [p. 363 modifica]partecipò ad essi la risoluzione che il loro zio aveva presa di non veder giammai la sorella, quantunque egli fosse nel tempo stesso deciso a fornir loro tutti i mezzi, onde vivere nell’agiatezza, fino a che la morte non li mettesse in possesso de’ copiosi beni di lui. A cotesto avviso rimasero eglino un poco turbati, ed Ines pianse al riflettere che non le sarebbe permesso di abbracciare suo fratello pel quale nudriva un verace affetto. Questa nube fu la prima, che oscurasse il loro avvenire, dopo che furono partiti dalla Germania, sparse una tinta di tristezza sulla prima serata che passarono in Siviglia.

«Walberg nell’aspettativa de’ comodi della vita che era venuto a godere in Ispagna, non erasi contentato di seco condurre tutti i figli, ma aveva ancora persuaso ai genitori suoi, molto avanzati in età e molto poveri, di seguirlo a piccole giornate e raggiungerlo in Siviglia. La vendita de’ suoi mobili avevano messo in grado di loro somministrare il [p. 364 modifica]denaro necessario per un così lungo viaggio. Egli li stava attendendo da un momento all’altro; ed i suoi figli, i quali si ricordavano appena di aver ricevuta una volta la loro benedizione, erano impazienti di rivedere i loro avi. Ines aveva detto però al suo sposo che forse sarebbe stato meglio lasciarli in Alemagna, e rimetter loro di tanto in tanto il denaro, che loro potesse abbisognare, piuttosto che alla loro età esporli ad un così lungo viaggio; Walberg aveva sempre risposto: amo meglio, che muoiano presso di me.

«Per la prima volta Walberg sentì nel corso di quella sera la prudenza dei consigli della sua sposa, la quale, accorgendosi di ciò che passava nello spirito di lui, fu bastantemente generosa per non rammemorargli ciò, che gli aveva detto altre volte. Il tempo era oscuro e freddo, e non a tenore di quello, che suol essere nelle ordinarie notti di Spagna. Ines stava lavorando in silenzio; i figli radunati intorno ad una finestra parlavano a voce bassa dell’arrivo dei [p. 365 modifica]loro avi, e Walberg che passeggiava con inquietudine per la sala, sospirava di tratto in tratto ascoltandoli.

«L’indomani il cielo fu sereno. Il negoziante ritornò a visitarli, e dopo aver espresso il suo dispiacere, che la risoluzione di Saldang era inalterabile, disse di essere stato incaricato a pagar loro una pensione, della quale nominò la somma e che loro sembrò enorme. Aggiunse, che un’altra somma considerabile era stata fissata per l’educazione de’ figli, la quale doveva corrispondere alla opulenza dello zio, non alla passata ristrettezza dei genitori. Ed a tale effetto consegnò nelle loro mani alcuni contratti, e si ritirò ripetendo che, siccome era fuori di ogni dubbio che essi sarebbero stati gli eredi universali di Saldang, potevano intanto esser contenti e tranquilli, e vivere nell’abbondanza senza prendersi alcun pensiero.

fine del volume sesto.