Melmoth o l'uomo errante/Volume III/Capitolo I

Da Wikisource.
Volume III - Capitolo I

Melmoth o l'uomo errante/Volume II/Capitolo XVII ../Capitolo II IncludiIntestazione 20 dicembre 2022 75% Da definire

Charles Robert Maturin - Melmoth o l'uomo errante (1820)
Traduzione dall'inglese di Anonimo (1842)
Volume III - Capitolo I
Volume II - Capitolo XVII Volume III - Capitolo II

[p. 3 modifica]


CAPITOLO I.


«A mala pena il socio di Saldang fu partito dall’abitazione di Walberg, arrivarono i vecchi genitori di questo, indeboliti dalla gioia e dallo strapazzo del viaggio; tutta la famiglia in tal modo riunita si assise intorno ad una tavola ben servita con la speranza di una felicità avvenire che spesse volte suol riuscire più aggradevole dello stesso godimento di quella.

Io lo vidi, disse lo straniero, [p. 4 modifica]interrompendo la sua lettura, lo vidi nella medesima sera di quel giorno di contentezza; ed il pittore, che avesse voluto rappresentare la felicità domestica, sarebbe stato sicuro di trovarne un perfetto modello nella casa di Walberg. Egli era assiso in compagnia della sua sposa, al primo posto della tavola, sorridendo ai suoi figli, che sorridevano ancor essi, senza che un pensiero inquieto venisse a turbarli. Bisogna però confessare, che codesti giovanetti formavano un gruppo molto piacevole. Everardo il maggiore de’ figli aveva sedici anni; desso era troppo bello, per essere un uomo, avea il colore vivace; e delicato; il suo personale già complesso e la voce tuttora sottile, non facevano che indicare la sua robustezza avvenire. Le due figlie Ines e Giulia avevano tutte le grazie del sesso de’ climi settentrionali; capelli biondi, due grandi occhi azzurri, una pelle di alabastro, le braccia rotonde e pienotte, le guancie fresche e colorite: in una parola, al vederle infonder da bere ai loro genitori, sarebbesi potuto dire, che [p. 5 modifica]'erano due giovani Ebe, che versavano un liquore, che al solo contatto convertivano in nettare.

«La vivacità de’ giovani figli di Walberg era stata di buon’ora repressa dalle disgrazie che i loro genitori avevano sofferte: fino dalla loro infanzia avevano essi presa l’abitudine di camminare con passo timido, di parlare a voce bassa, di girare intorno incerto lo sguardo: in una parola essi avevano acquistate tutte le maniere, che vengono da uno stato miserabile inculcate e che i genitori non veggono, se non con dolore. Ma oggi tutto era variato; il loro giovane cuore poteva finalmente dilatarsi; il sorriso, straniero alle loro labbra, che si faceva in esse vedere con tutta la sua grazia e la timidezza del la loro antica abitudine, non faceva che aggiungere un pregio maggiore alla espressione della loro nuova felicità. Di faccia a questo quadro, i cui colori erano ad un tempo sì teneri e vivaci, stavano assisi i due vecchi avi: il contrasto era rimarchevole; da una parte si vedevano i più be’ fiori della [p. 6 modifica]primavera, dall’altra la fredda sterilità del verno.

«Codesti vecchi, non ostante la loro avanzata età, avevano qualche cosa di piacevole nella loro fisonomia, ma in essa traluceva quel freddo sorriso, che può paragonarsi all’ultimo raggio del sole quando tramonta in una giornata d’inverno. Essi non comprendevano assai distintamente le dolci importunità de’ loro nipoti, che li pressavano a mangiare del più abbondante pasto, che avessero fatto in vita loro, ma salutavano e sorridevano con quella espressione di riconoscenza, che fa nel tempo stesso piacere e pena al cuore di giovanetti teneri e rispettosi. Essi sorridevano tanto alla bellezza di Everardo e delle due fanciulle, quanto alle astuzie di Maurizio il quale si mostrava allegro tanto nelle avversità che nel tempo della felicità; in una parola essi sorridevano a quanto sentivano dire, benchè intendessero appena la metà di quanto vedevano, e codesto sorriso della vecchiezza, codesta tranquilla sommissione ai piaceri della [p. 7 modifica]giovinezza, unita alla certezza di una perfetta felicità avvenire somministrava una quasi celeste espressione a de’ lineamenti, che senza di ciò non avrebbero offerto, che il triste aspetto della debolezza e della decadenza.

«Una descrizione dettagliata di ciò che seguì nel tempo della refezione, farà meglio conoscere i personaggi. Walberg, che sempre era stato molto sobrio, istigò a più riprese il vecchio suo padre a bere più vino di quello che questi fosse solito; il vecchio si ricusò con dolcezza. Il figlio avendo insistito, il padre alla fine acconsentì, più per far piacere a Walberg, che per sua propria soddisfazione. Il più giovane de’ figli carezzava la sua nonna con l’ardente tenerezza della sua età. La madre gli fece de’ rimproveri, ed essa rispose: lasciatelo pur fare. — Ma esso vi annoia, disse la sposa di Walberg. — Ah! non mi annoieranno gran tempo i miei cari nipoti! rispose la vecchia con un sorriso espressivo.

«Padre mio, disse Walberg, non pare, che Everardo sia molto [p. 8 modifica]ingrandito? — L’ultima volta ch’io lo vidi, rispose il vecchio, mi bisognò chinarmi per baciarlo; ed ora conviene quasi, che si chini egli. Everardo allora si slanciò nelle braccia del nonno che si aprirono per riceverlo, e le sue fresche rosee labbra impressero un bacio nella gota del vecchio ricoperta di argenteo pelo. Walberg avendo sentito suonar l’ora, nella quale, sotto qualunque aspetto si presentasse la fortuna, non mancava mai di fare la sua preghiera in seno della famiglia, fece un segnale, che i figli ben compresero e che comunicarono a bassa voce ai loro avi. Rendiamo grazie a Dio, disse la vecchia, inginocchiandosi con l’aiuto de’ nipoti. Ringraziamolo, ripetè il di lei marito sforzandosi di piegare le ginocchia irrigidite dalla età, in tanto che Walberg dopo aver letti due o tre capitoli in una Bibbia alemanna, pronunziò una preghiera con la quale dimandava a Dio la grazia di riempiere di riconoscenza i loro cuori pe’ beni temporali, che si degnava loro accordare, e di [p. 9 modifica]metterli in istato di farne uso senza perdere i beni eterni. Terminata la preghiera tutti si rialzarono e si abbracciarono scambievolmente.

«La sposa di Walberg nulla trascurava di ciò che potesse contribuire alla soddisfazione dei genitori del suo sposo, e Walberg le cedeva questa cura con quella riconoscenza mi sta d’orgoglio, che ci fa provare più piacere nel vedere spargere de’ benefizii da quelli cui portiamo affetto, che se li spargessimo noi medesimi. Egli amava i suoi genitori; ma era sicuro, che sua consorte li amava ancor essa, perchè appartenevano a lui. I figli si erano offerti per assistere ed aiutare il loro nonno, ma il padre disse loro: No, figli miei, vostra madre lo farà meglio di voi; vostra madre fa tutto per lo migliore. Mentre Walberg parlava, i suoi figli secondo il loro costume s’inginocchiarono, perchè li benedicesse. Egli posò la mano tremante dall’allegrezza prima sul capo di Everardo, poscia su quella di Maurizio, che, con la vivacità dell’età sua, rideva nello [p. 10 modifica]inginocchiarsi Iddio vi benedica, disse egli volgendo altrove il capo per piangere liberamente, vi benedica, e vi renda virtuosi quanto la vostra madre, e felici quanto lo è il vostro padre in questa sera.

«La sposa di Walberg, che era di un carattere freddo e ragionevole, e cui le disgrazie avevano fatto acquistare una previdenza inquieta e sospettosa, non si lasciava inebriare, quanto il rimanente della famiglia della presente prosperità. Il di lei spirito era ripieno di pensieri, che non poteva comunicare al marito, e che talvolta avrebbe voluto non avere ella medesima, ma ella apriva tutto intiero il suo cuore ad un buon ecclesiastico, il quale veniva sovente a visitarla per parte di suo fratello essendo esso il direttore spirituale del medesimo. Ella gli diceva, che quantunque fosse riconoscente verso il fratello, il quale le assicurava uno stato comodo e le prometteva l’opulenza, avrebbe nulladimeno desiderato, che il denaro, che la liberalità di Saldang aveva destinato per la [p. 11 modifica]educazione de’ figli di lei, potesse loro servire in parte a procurarsi i mezzi di essere in grado di mantenere la loro vita e di soccorrere in caso di bisogno i loro genitori. Fece vedere, che i sentimenti favorevoli del fratello potevano variare, ma dove più solidamente appoggiava Ines era sulla riflessione, che i suoi figli erano forestieri in Ispagna, e non professavano la religione cattolica; lo che, in caso di disgrazia, avrebbe fatto nascere contro di essi mille difficoltà per sussistere. Ella dunque supplicò l’ecclesiastico di usare tutta la sua influenza, onde ella potesse arrivare ai suoi intenti. L’ecclesiastico l’ascoltò con attenzione, e dopo aver soddisfatto al proprio dovere, scongiurando Ines a rinunziare alla eresia, che maritandosi con Walberg aveva abbracciata, solo mezzo di riconciliarsi pienamente con Dio e col di lei fratello, ed avendo ricevuto una risposta negativa, le offrì i migliori consigli temporali, che potè. Questi consisterono principalmente ad educare i [p. 12 modifica]suoi figli conformemente ai desiderii di suo fratello aggiungendole in confidenza, che Saldang, quantunque in tutto il tempo della sua vita non avesse nudrita altra passione, fuori di quella di ammassar denaro, era stato tutto ad un tratto preso dal demonio dell’ambizione, e non potendola da sè medesimo contentare, voleva che almeno i suoi eredi potessero fare una delle primarie figure in tutte le Spagne. La sposa di Walberg cedette e questo avviso, ma con le lagrime agli occhi, che procurò di tener celate non tanto all’ecclesiastico, quanto al suo marito ivi presente.

«Frattanto i progetti di Saldang andavano rapidamente realizzandosi. Una bella casa fu presa in affitto per Walberg; i suoi figli tanto i maschi che le femmine erano magnificamente vestiti, e quantunque l’educazione fosse molto difettosa a quei tempi in Ispagna, furono ammaestrati in tutto ciò che poteva farli stare in paragone co’ figli di un Hidalgo. Saldang aveva severamente proibito, che ricevessero la minima istruzione [p. 13 modifica]nelle occupazioni ordinarie della vita. Il padre trionfava, la madre ne era afflitta, ma nascondeva il suo dispiacere, e si consolava col pensiero che anco le arti di puro divertimento, che apprendevano i figli, potrebbero un giorno esser loro di qualche vantaggio, occorrendo.

«Gli ordini di Saldang furono puntualmente eseguiti. I giovanetti si immergevano nella loro nuova esistenza con tutta l’avidità della giovinezza, ed il padre si pascolava della bellezza e progressi dei suoi figli. La madre ne sospirava in segreto, ed i due vecchi, gl’incomodi dei quali erano aumentati in grazia del loro viaggio in Ispagna, e forse ancora per le emozioni, che pe’ giovani sono un’abitudine, mentre pe’ vecchi si possono considerare come specie di convulsione, se ne rimanevano assisi sulle loro poltrone, godendo di un piacevole ozio, passavano la maggior parte delle ore, in quello, e non si destavano, che per sorridere ai loro nipoti.

«In questo frattempo la sposa di [p. 14 modifica]Walberg andava di tempo in tempo suggerendo un qualche avviso prudente, che nessuno volle ascoltare. Talvolta essa conduceva i suoi figli ne’ dintorni della casa del loro zio, e di tratto in tratto alzava il suo velo quasi per far prova, se il suo occhio potea penetrar i muri, che le nascondevano il suo fratello quindi gettando una malinconica occhiata sulle magnifiche vesti de’ suoi figli traeva un sospiro, e se ne ritornava mestamente alla sua abitazione.

«Cotesto stato d’incertezza però non fu di lunga durata. L’ecclesiastico, che era il confessore di Saldang andava sovente a vedere la famiglia di Walberg, prendendone molto interesse. Una sera mentre stava favellando con Walberg e la sua sposa, venne un messo a dirgli, che si recasse prontamente presso il signor Saldang. L’ecclesiastico si preparò subito alla partenza; la famiglia di Walberg costernata all’ultimo segno si alzò per accompagnarlo fino alla porta, e sentì che il messo gli diceva: affrettatevi; egli è [p. 15 modifica]prossimo a mandare l’ultimo respiro... vi ha egli stesso mandato a cercare... non ci è un momento da perdere. L’ecclesiastico sortì senza lasciar terminare il discorso al messaggio. La famiglia di Walberg rientrò nella sala, e passarono alcune ore in un profondo silenzio, che non era interrotto, che dal rumore monotono del bilanciere dell’orologio e dai passi di Walberg, che di tanto in tanto si alzava dalla sua sedia e traversava l’appartamento. A tal rumore tutti si rivolgevano, quasi aspettassero qualche persona, che dovesse venire; ma i lineamenti silenziosi di Walberg rispondevano, non essere alcuno. In tutta quella notte nessuno della famiglia si coricò; le candele si spensero e nessuno se ne accorse; l’aurora comparve e nessuno fece attenzione che fosse spuntato il giorno. Dio!... quanto tempo egli soffre! esclamò involontariamente Walberg, e queste parole, quantunque proferite a mezza voce, fecero trasalire tutti gli astanti: erano i primi accenti che fossero stati proferiti in quel [p. 16 modifica]luogo da parecchie ore. In quel momento fu picchiato con un colpo alla porta di strada, ed incontanente si udì un calpestio nel corritoio, che conduceva nella sala, ove la famiglia tutta era riunita. La porta si aprì e comparve l’ecclesiastico. Egli si avanzò senza parlare e senza che nessuno gl’indirizzasse la parola; questo silenzio però non fu che di brevi istanti. Egli si arrestò ad un tratto, e disse: tutto è finito: Walberg si pose ambedue le mani alla fronte ed esclamò: sia lodato il Signore! La sua moglie pianse un momento al pensare, che suo fratello era morto; ma per riguardo de’ suoi figli si ricompose, e dimandò diverse cose per esserne informata. L’ecclesiastico null’altro potè rispondere, se non che Saldang era morto, che erano stati apposti i sigilli a tutti i suoi effetti, e che l’indomani sarebbe stato letto il testamento.

«In tutto il corso della giornata seguente la famiglia restò in una inquieta aspettazione, la quale non permetteva loro di pensare che ad un [p. 17 modifica]solo soggetto. I domestici prepararono la refezione della mattina all’ora consueta, ma nessuno assaggiò nulla. Verso mezzo giorno, fu annunziato un personaggio in abito di notaio, il quale veniva a chiamare Walberg, onde si trovasse presente alla lettura del testamento. Egli si preparava a recarvisi, ma tale era la sua distrazione, che sarebbe sortito senza mantello, se i figli non glielo avessero offerto. Oppresso da diverse sensazioni, si pose a sedere per cercar di rimettersi. Fareste meglio a non andarci, amico mio, gli disse la consorte. Sì, rispose Walberg, voglio seguire il vostro consiglio; e ricadde sulla sedia, dalla quale si era alzato per metà. Il notaio veggendo così si accingeva a partire e fece una rispettosa riverenza, quando Walberg mutò idea, e disse: Voglio andare, ed a questa parola aggiunse un giuramento alemanno, il suono gutturale del quale fece trasalire il notaio. Voglio andare, ripetè Walberg, ed all’istante medesimo cadde sul pavimento spossato dalla fatica, dalla inedia e [p. 18 modifica]da una folla di emozione impossibili a descrivere. Il notaio partì e si passarono alcune ore a formare delle diverse conghietture, che la madre esprimeva giungendo insieme le mani e soffocata da sospiri; il padre rivolgeva gli occhi altrove e serbava un silenzio profondo, distendendo sovente verso i figli le braccia che tosto ritirava, come se avesse avuto timore di toccarli; i figli non cessavano di esprimere in volto le alternative che provavano di speranza e di timore, la vecchia coppia rimaneva immobile nulla accorgendosi di quanto seguiva.

«Il giorno inoltravasi; i domestici, che la munificenza del defunto aveva loro somministrato in abbondanza, annunziarono, che il pranzo era pronto: Ines che conservava maggior presenza di spirito di tutti gli altri fece sentire a suo marito, esser necessario di non tradire la loro emozione alla presenza delle persone di servizio; obbedì macchinalmente, e passò nel salotto da mangiare, dimenticando per la prima volta di dar braccio al vecchio suo genitore. [p. 19 modifica]Tutta la famiglia lo seguì, ma quando fu assisa a tavola pareva che ignorasse il motivo per cui si era quivi radunata. Walberg divorato da quella sete, che nasce dalla inquietudine e che nessuna bevanda può estinguere; non cessava di dimandare da bere; sua moglie, che provava della difficoltà a mangiare alla presenza dei domestici ricolmi di maraviglia, fece loro un segnale perchè sortissero, ma alla loro partenza non riacquistò l’appetito. Verso la fine di questa triste refezione fu detto a Walberg, che qualcuno lo dimandava. Egli sortì e dopo pochi minuti ritornò; il di lui aspetto non sembrava punto alterato. Si assise di nuovo, e sua consorte sola osservò un sorriso amaro sulle di lui labbra intanto che riempieva di vino un largo bicchiere; dopo di esserselo approssimato alle labbra esclamò: alla salute degli eredi di Saldang! Quindi invece di bere il vino, gettò il bicchiere per terra, e coprendosi il volto col tovagliuolo, andava ripetendo: neppure un ducato, neppure un ducato! [p. 20 modifica]Egli ha tutto lasciato a’ suoi socii! Neppure un ducato!

«Nel corso della sera l’ecclesiastico venne a visitarli e li trovò più tranquilli. La certezza dell’infortunio aveva loro dato una specie di coraggio. Le parole consolanti di quella degna persona furono un balsamo per le loro orecchia e i loro cuori. Egli dichiarò, che solo i mezzi più infami avevano potuto far variare le disposizioni del vecchio, morendo, ed aggiunse, che era pronto a contestare innanzi a tutti i tribunali della Spagna, che Saldang anco poche ore prima della sua morte aveva altamente manifestato il suo desiderio di lasciare tutti i suoi beni a sua sorella, e che a tale effetto aveva recentemente fatto un nuovo testamento. Finalmente egli istigò Walberg a portare le sue ragioni avanti il tribunale, promettendogli la sua raccomandazione presso i migliori avvocati di Siviglia, e tutti i soccorsi de’ quali poteva abbisognare, fuori del denaro, che non era in grado di offrire.

«Tutta la famiglia andò a riposare [p. 21 modifica]piena di buone speranze e dormì tranquillamente. Una sola circostanza contrassegnò del cambiamento ne’ loro sentimenti e nelle loro abitudini. Quando furono sul punto di separarsi, il vecchio ponendo la destra sulla spalla di Walberg, gli disse: Mio figlio, non faremo noi la preghiera in questa sera? Per questa sera, gli rispose Walberg, per questa sera, no! io sono troppo.....felice!

«L’ecclesiastico adempiè puntualmente alla sua promessa; i primi avvocati di Siviglia s’incaricarono della causa di Walberg; l’ecclesiastico li istruì di tutto ciò, che sapeva intorno a Saldang e alla sua famiglia; le speranze di Walberg andavano di giorno in giorno aumentando. Al momento della morte di Saldang, la di lui sorella aveva presso di se una somma considerevole di denaro; ma questa non passò molto tempo, che fu spesa unitamente ai risparmii di Ines, che ella sagrificò volentieri al bene generale della famiglia, confidando particolarmente di guadagnare la lite. Quando il tutto fu consumato, [p. 22 modifica]rimaneva ancora qualche risorsa; furono venduti i mobili, siccome comunemente avviene, pel quarto del loro valore; furono licenziati i domestici, ed Ines, avendo affittata una meschina casa ne’ sobborghi, riassunse senza rincrescimento unitamente alle sue figlie i lavori domestici, ne’ quali si erano occupate in Germania. In tutti questi cambiamenti i due vecchi non avevano altro risentito, che il cambiamento di luogo, ed anche di questo sembrò, che si accorgessero appena. Le attenzioni continue che Ines aveva per loro, erano piuttosto cresciute che diminuite, quantunque la circostanza volesse che ella dovesse servirli da sè medesima. Ella faceva, unitamente ai suoi figli, un frugalissimo pasto per essere in grado di loro offrire le cose più delicate, che potevano lusingare il gusto della vecchiezza.

«Intanto la lite era stata portata al tribunale, e per due giorni gli avvocati sembrarono sicuri di un felice successo; al terzo però gli avversarii ripresero la loro superiorità. [p. 23 modifica]Walberg ritornò a casa pieno di tristezza. La consorte se ne accorse, ma senza affettare una non curanza, che avrebbe inasprito il dolore del marito, si occupò tranquillamente della direzione della casa, procurando però di non mai allontanarsi da lui. Quando venne l’ora di separarsi per andare al riposo, il vecchio Walberg per una particolare coincidenza ricordò nuovamente al suo figlio, che obliava la preghiera. Per questa sera, no, gli rispose il figlio con impazienza; per questa sera, no; io sono troppo..... infelice! — Ed è pur vero! disse il vecchio alzando le mani al cielo e parlando con una energia, che da molti anni non aveva usata; ed è pur vero, mio Dio! che la prosperità e la disgrazia ci forniscono ugualmente dai pretesti per trascurarvi? Quando Walberg vide il suo genitore, appoggiò il capo nel seno della sua moglie e versò qualche lagrima. Ines disse fra sè medesima: o mio Dio! non rigettate un cuore contrito ed umiliato!

«La causa era stata trattata con [p. 24 modifica]un vigore, ed una prontezza senza esempio ne’ tribunali della Spagna. Il quarto giorno era stato fissato per la decisione. Spuntata appena l’aurora, Walberg sortì di casa, e si mise a passeggiare per qualche ora avanti la porta del tribunale finchè fosse aperto. Appena schiusa la porta vi entrò, si assise macchinalmente in una panca della gran sala, che era vuota, e stava con tanta attenzione, come se i giudici fossero già radunati e la causa sul punto d’esser decisa. Dopo un silenzio di qualche momento sospirò, trasalì e parve che si destasse dal sonno; si alzò, ed incominciò a passeggiare nel vestibolo fino a tanto che incominciò l’udienza. Gli avvocati d’ambe le parti spiegarono in essa tutti i loro talenti. Ma reputo inutile di entrare in minute particolarità, e mi ristringerò a dire, che la parte avversa di Walberg riportò la vittoria.

«La famiglia di Walberg aveva passata tutta questa giornata nella camera più ritirata dell’umile loro abitazione. Everardo avrebbe voluto [p. 25 modifica]accompagnare suo padre, ma la madre vi si era opposta. Le sorelle di lui si lasciavano da un tempo all’altro sfuggire il lavoro di mano, e lo avrebbero del tutto obbliato, se la loro genitrice non avesse fatto loro sovvenire di riprenderlo; e lo ripresero di fatti, ma lavorando facevano tanti sbagli, che Ines, sforzandosi di ridere, non ostante le lagrime, che le piovevano sul viso, terminò col levarlo loro di mano, facendole occupare in altre incombenze attive pel suo buon’ordine della casa. Ecco il nostro genitore, esclamarono tutti ad una volta, veggendo una persona traversare la via. Non è il nostro padre, soggiunsero poscia, quando videro la persona medesima ritirarsi di nuovo. Questi si avanzò un’altra volta, quindi tornò ad allontanarsi; alla fine sentirono picchiare un colpo alla porta, ed Ines corre ad aprire, e vede passarsi davanti rapidamente come un’ombra. Dessa lo seguì compresa da terrore, e vide il suo sposo inginocchiato in mezzo ai figli, che si sforzavano in vano di rilevare il [p. 26 modifica]padre loro, che andava esclamando: No, lasciatemi umiliare; io vi ho mandati in rovina tutti! La causa è perduta! ed io vi ho ridotti alla miseria! Alzatevi, alzatevi, caro padre, gli dicevano essi circondandolo, nulla è perduto quando voi siete salvo. Alzatevi, amico mio, gli diceva Ines prendendolo per un braccio; lasciate cotesta positura umiliante e contro natura. Aiutatemi figli miei! mio padre, mia madre, non volete aiutarmi ancor voi?

Intanto che Ines parlava i deboli vecchi si erano alzati da sedere, ed avevano aggiunti i loro sforzi impotenti a quelli di lei. Questo spettacolo fece più effetto di tutto il resto in Walberg, che cedette: fu posto a sedere sopra una sedia, intorno alla quale si riunirono la di lui moglie ed i figli, intanto che i vecchi genitori ritornavano al loro posto, e sembrava aver già dimenticata la scena, che per un momento aveva loro somministrata una forza portentosa. Lo eccesso della loro disgrazia era forse per essi una felicità, non [p. 27 modifica]permettendo loro d’internarsi per molto tempo in una sensazione dolorosa.

«Finalmente la voce della necessità si fece sentire, e loro disse, che bisognava pensare per l’indomani. Quanto denaro vi rimane? furono le prime parole, che Walberg indirizzò sua moglie; quando ella gli ebbe detto all’orecchio la piccola somma, che le spese della lite avevano loro lasciata, egli gettò un grido di orrore, ed alzandosi traversò la camera, come se avesse voluto sortire di là per trovarsi solo. In quel momento istesso egli vide il minore de’ suoi figli, che stava trastullandosi con le vesti del di lui nonno; gli aveva più volte detto di non farlo, ma egli ci ricadeva sempre. Walberg corre a lui, lo batte con violenza, quindi ad un tratto prendendoselo fra le braccia, gli dice di sorridere più che poteva.

«Rimaneva loro tanta somma da poter sussistere una settimana, e questa circostanza fu per essi una sorgente di consolazione. Dopo che Ines ebbe presa la cura di ricondurre i [p. 28 modifica]due vecchi alla loro camera, si riunì al rimanente della famiglia, e passarono tutta la notte nel formare progetti per l’avvenire. Nel corso della loro lunga e triste conferenza, la speranza si rianimò gradatamente nel loro cuore, e formarono un progetto, che doveva lor procurare i mezzi di sussistenza. Walberg doveva offrirsi per dare delle lezioni di musica, Ines e le due figlie dovevano attendere al ricamo, ed Everardo che possedeva dei talenti rimarchevoli tanto nel disegno che nella musica, dovea rendersi utili in queste due professioni. Noi non morremo di fame, dissero i figli pieni di speranza. Mi lusingo di no, rispose Walberg sospirando. Sua moglie guardava il silenzio.