Orlando furioso (sec. la stampa 1532)/Canto 7
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CANTO SETTIMO
[1]
CHi va lonta da la ſua patria: vede
Coſe da quel: ch giā credea lontane,
Che narrandole poi non ſé gli crede,
E ſtimato bugiardo ne rimane,
Che ’l ſcioccovulgo no glivuol dar fede
Se non le vede e tocca chiare e piane,
Per queſto io ſo che l’ineſperienza
Fara al mio canto dar poca credenza.
[2]
Poca o molta ch’io ci habbia no biſogna
Ch’io pòga mete al vulgo ſciocco eignaro
A voi ſo bé chenó parrā mézogna
Che ’l lume del diſcorſo hauete chiaro
Et a voi ſoli, ogni mio intento agogna
Che ’l ſrutto ſia di mie fatiche caro,
Io vi laſciai che ’l ponte e la riuiera
vider ch’n guardia hauea Eriphilla altiera
[3]
Quell’era armata del piū ſin metallo
C’hauean di piū color gemme diſtinto,
Rubin vermiglio, chryſolito giallo
Verde ſmeraldo, con flauo hiacynto,
Era montata, ma non a cauallo,
In vece hauea di quellovn lupo ſpinto,
Spito haueavn lupo, oue ſi paſſa il fiume
Con ricca fella ſuor d’ogni coſtume,
[4]
NO credo ch’il ſi grade Apulia n’habbia
Egli era groſſo, & alto piū d’un bue,
Co ſren ſpumar no le facea le labbia:
Ne ſo come lo regha a voglie ſue,
La fopraueſta di color di ſabbia
Su l’arme hauea la maledetta lue,
Era ſuor che ’l color di quella ſorte
Ch’i Veſcoui e i Prelati vfano in corte.
[5]
Et hauea ne lo ſcudo: e ſui cimiero,
Vna gonſiata e velenoſa botta,
Le donne la moſtraro al caualliero
Di qua dal ponte per gioſtrar ridotta,
E fargli ſcorno, e rompergli il ſentiero
Come ad alcuni vſata era talhotta:
Ella a Ruggier che torni adietro grida,
Quel pigliavn’haſta, eia minaccia e ffida
[6]
Non men la Giganteſſa ardita e preſta
Sprona il grā Lupo e ne l’arcion ſi ferra:
E pon la lancia a mezo il corſo in reſta:
E fa tremar nel ſuo venir la terra,
Ma pur ſui prato al fiero incontro reſta,
Ch ſotto l’elmo il buO Ruggier l’afferra
E de l’arcion con tal furor la caccia,
Che la riporta Idietro oltra fei braccia.
[7]
E giā (tratta la ſpada e’ hauea cinta)
Venia a leuarne la teſta ſuperba,
E ben lo potea far che come eſtinta
Eriphilla giacea tra fiori e l’herba,
Ma le donne gridar: baſti ſia vinta
Senza pigliarne altra vendetta acerba,
Ripon corteſe cauallier la ſpada
Paffiamo il potè e feguitian la ſtrada.
[8]
Alquanto malageuole & aſpretta
Per mezo vn boſco preſero la via:
Che oltra che ſaſſoſa Coffe: e «retta
Quaſi ſu dritta alla collina giá,
Ma poi che ſuro aſcefi in ſu la vetta
Vſciro in ſpatiofa prateria:
Doue il piú bel palazzo, e ’l piú giocódo
Vider che mai foſſe veduto al mondo.
[9]
La bella Alcina venne vn pezzo inante
Verſo Ruggier, ſuor de le prime porte,
E lo raccolſe in ſignoril ſembiante,
In mezo bella & honorata corte,
Da tutti glialtri tanto honore: e tante
Riuerentie fur fatte al guerrier ſorte:
Che non ne potrian far piú, ſé tra loro
Foſſe Dio ſcefo dal ſuperno choro.
[10]
Non tato il bel palazzo era eſcellete
Perche vinceſſe ogn’ altro di ricchezza
Quato e’ hauea la piú piaceuol gente
Che foſſe al modo, e di piú gètilezza.
Poco era l’un da l’altro differente
F. di fiorita etade, e di bellezza,
Sola di tutti Alcina era piú bella
Si come e bello il Sol piú d’ogni ſtella.
[11]
Di perſona era tanto ben ſormata.
Quanto me finger fan pittori induſtri,
Con bionda chioma lunga: & annodata,
Oro non e che piú riſplenda, e luſtri:
Spargeaſi per la guancia delicata
Miſto color di roſe, e di liguſtri,
Di terſo auorio era la ſronte lieta,
Che lo ſpatio ſinia con giuſta meta.
[12]
Sotto duo negri: e ſottiliſſimi archi
Son duo negri occhi, azi duochiari Soli
Pietoſi a riguardare, a mouer parchi:
Intorno cui par ch’Amor ſcherzi e voli
E ch’indi tutta la pharetra ſcarchi,
E che viſibilmente i cori inuoli,
Quindi il naſo per mezo il viſo ſcende,
Che non truoua l’Inuidia oue l’emende.
[13]
Sotto quel ſta: quaſi ſra due vallette,
La bocca ſparfa di natio cinabro,
Quiui due ſilze ſon di perle elette
Ctí chiude & apre, ú bello e dolce labro
Quindi eſcon le corteſi parolette
Da réder molle: ogni cor rozo e ſcabro,
Quiui ſi ſorma quel ſuaue riſo,
Ch’ apre a ſua poſta in terra il paradiſo,
[14]
Bianca nieue e il bel collo: e ’l petto latte
Il collo e tòdo, il petto colmo e largo
Due pome acerbe: e pur d’ auorio fatte
Vègono e va, eòe onda al primo margo
Quado piaceuole aura il mar combatte
Non potria I’ altre parti veder Argo
Ben ſi può giudicar che corriſponde
A ql ch’appar di ſuor quel ch s’ aſeòde.
[15]
Moſtran le braccia ſua miſura giuſta
E la candida man ſpeffo ſi vede,
Lúghetta alq^to: e di larghezza aguſta,
Doue ne nodo appar: ne vena eſcede,
Si vede al ſin de la perſona auguſta
Il breue aſciutto: e ritondetto piede,
Gli angelici ſembianti nati in cielo
Non ſi ponno celar ſotto alcun velo.
[16]
Hauea in ogni ſua parte vn laccio teſo
O parli: o rida: o canti: o paſſo muoua:
Ne marauiglia e ſé Ruggier n’ e preſo
Poi che tanto benigna ſé la truoua,
Quel che di lei giá hauea dal Mirto iteſo
Com’e pſida e ria, poco gli gioua,
Ch’ inganno o tradimèto non gli e auiſo,
Che poſſa ſtar con ſi ſoaue riſo.
[17]
Anzi pur creder vuol: che da coſtei
Foſſe conuerſo Aſtolfo in ſu l’arena,
Per li ſuoi portamenti ingrati e rei
E ſia degno di queſta. e di piú pena,
E tutto quel ch’udito hauea di lei
Stima eſſer falſo: e che vendetta mena
E mena aſtio & inuidia quel dolente
A lei biaſmare, e che del tutto mente.
[18]
La bella donna, che cotanto amaua
Nouellamente gli e dal cor partita,
Che per incanto Alcina gli lo lana
D’ ogni antica amoroſa ſua ferita,
E di ſé ſola, e del ſuo amor lo graua
E in quello eſſa riman ſola ſculpita,
Si che ſcuſar il buon Ruggier ſi deue:
Se ſi moſtro quiui inconſtante: e lieue.
[19]
A quella menſa Cithare, Arpe, e Lyre,
E diverſi altri diletteuol ſuoni
Faceano intorno l’aria tintinire,
D’ armonia dolce: e di concenti buoni:
Non vi mancaua chi cantando dire
D’Amor ſapeſſe: gaudii: e paſſioni,
O con inuentioni, e Poefie,
Rapprefentaffe grate fantafie.
[20]
Qual menſa triomphante, e ſuntuoſa,
Di qual ſi voglia ſucceſſor di Nino:
O qual mai tanto celebre: e famoſa:
Di Cleopatra al vincitor latino,
Potria a qſta eſſer par, che l’amoroſa
Fata hauea poſta inanzi al paladino,
Tal non cred’ io che s’ apparecchi doue
Miniſtra Ganymede al ſommo Gioue.
[21]
Tolte che fur le menſe, e le viuande
Facea ſededo I cerchio vn giuoco lieto,
Che ne l’orecchio l’un l’altro domande
Come piú piace lor, qualche ſecreto,
Ilche a gli amanti ſu comodo grande:
Di ſcoprir l’amor lor ſenza diuieto
E ſuron lor conclufioni eſtreme
Di ritrouarſi quella notte inſieme.
[22]
Finir quel giuoco toſto, e molto inanzi
Che non ſolea la dentro eſſer coſtume,
Con torchi allhora i paggi entrati inazi
Le tenebre cacciar con molto lume,
Tra bella compagnia dietro e dinanzi:
Ando Ruggiero a ritrouar le piume,
In vna adorna e ſreſca cameretta,
Per la miglior di tutte l’altre eletta.
[23]
E poi che di confetti: e di buon vini
Di nuouo fatti fur debiti inuiti:
E partir glialtri riuerenti, e chini, _
Et alle ſtanze lor tutti ſono iti:
Ruggiero entro ne profumati lini
Che pareano di man d’ Arachne vſciti,
Tenendo tuttauia l’orecchie attente:
S’anchor venir la bella donna ſente.
[24]
Ad ogni piccol moto ch’egli vdiua
iSperado che foſſe ella il capo alzaua,
Sentir credeaſi, e ſpeflò non ſentiua:
Poi del ſuo errore accorto ſoſpiraua.
Tal volta vſcia del letto, e l’uſcio apriua
Guataua ſuori, e nulla vi trouaua,
Et maledi ben mille volte- l’hora
Che facea al trapaſſar tanta dimora.
[25]
Tra ſé dicea ſouente, hor ſi parte ella,
E cominciaua a nouerare i paſſi
Ch’eſſer potean da la ſua ſtaza, a quella
Donde allettando ſta che Alcina paſſi,
E queſti & altri, prima che la bella
Donna vi ſia, vani diſegni t’affi,
Teme di qualche impedimento ſpeffo
Che tra il ſrutto e la ma, nò gli ſia meſſo.
[26]
Alcina poi ch’a pretiofí odori:
Dopo gran ſpatio poſe alcuna meta.
Venuto il tèpo, che piú non dimori,
Hormai ch’in caſa era ogni coſa cheta,
De la camera ſua ſola vſci ſuori,
E tacita n’andò per via ſecreta,
Doue a Ruggiero hauea timore e ſpeme
GrA pezzo Storno al cor, pugnato iſieme
[27]
Come ſi vide il ſucceſſor d’Aſtolfo
Sopra apparir quelle ridenti ſtelle.
Come habbia nele vene acceſo zolfo
;on pai che capir poſſa ne la pelle,
Hor ſino a gliocchi ben nuota nel golſo
De le delitie, e de le coſe belle,
Salta del letto, e í braccio la raccoglie:
Ne può tato aſpettar ch’ella ſi ſpoglie.
[28]
Benché ne gonna ne faldiglia haueſſe:
Che venne auolta i vn leggier zèdado:
Che fopra vna camicia: ella ſi meſſe:
Bianca e ſuttil: ne piú eſcellente grado,
Come Ruggiero abbraccio lei: gli ceſſe
Il manto: e reſto il vel ſuttile, e rado,
Che non copria dinanzi ne di dietro
Piú ch le roſe o i gigli vn chiaro vetro.
[29]
Nò coſi ſtrettamente Mederá preme
Piata oue itorno abbarbicata s’ habbia,
Come ſi ſtringon li dui amanti inſicine:
Cogliendo de lo ſpirto in ſu le labbia
Suaue fior: qual non produce ſeme
Indo o ſabeo nel’odorata ſabbia,
Del gra piacer e’ hauean: lor dicer tocca
Ch ſpeffo hauea piú d’una ligua I bocca
[30]
< oſe la dentro eran ſecrete:
O ſé pur non ſecrete almen taciute.
Che raro ſu tener le labra chete
Bi iſmo ad alcun, ma ben ſpeffo virtute,
Tutte proferte: & accoglienze liete
Fanno a Ruggier quelle perſone aſtute
Ognun lo reuerifee, e ſé gli inchina:
Che coſi vuol l’innamorata Alcina.
[31]
Non e diletto alcun’ che di ſuor reſte:
Che tutti ſon ne l’amorofa ſtanza,
E due e tre volte il di mutano verte:
Fatte hor’ ad vna: hora ad vn’ altra vſanza
Speſſo in coititi: e ſempre ſtAno in feſte:
In gioſtre, í lotte, i ſcene, I bagno, í dáza
ll<ir pſſo ai ſonti, all’ombre de poggietti
Leggon d’antiqui gliamoroſi detti.
[32]
Hor per l’ombroſe valli: e lieti colli
Vanno cacciando le pauroſe lepri,
Hor con ſagaci cani, i fagian ſolli
Co ſtrepito vſcir fan di ſtoppie e vepri,
Hor a tordi lacciuoli, hor veſchi molli
Tendon tra gli odoriſeri Ginepri,
Hor con hami ineſcati: & hor con reti:
Turbano a peſci i grati lor ſecreti.
[33]
Staua Ruggiero in tanta gioia e feſta
Mètre Carlo in trauaglio & Agramate:
Di cui l’hiſtoria, io non vorrei p queſta
Porre in oblio, ne laſciar Bradamante:
Che con trauaglio, e con pena moleſta
Pianſe piú giorni il diſiato amante:
C’hauea per ſtrade diſuſate e nuoue
Veduto portar via: ne ſapea doue.
[34]
Di coſtei prima che de glialtri dico:
Che molti giorni andò cercado invano:
Pei boſchi ombroſi: e p lo capo aprico
Per ville, per citta, per monte, e piano:
Ne mai potè ſaper del caro amico
Che di tanto interuallo era lontano:
Ne l’hoſte ſaracin ſpeffo venia:
Ne mai del ſuo Ruggier ritrouo ſpia.
[35]
Ogni di ne domanda a piú di cento:
Ne alcun le ne fa mai render ragioni:
D’alloggiamento va in alloggiamento
Cercandone e trabacche, e padiglioni,
E lo può far: che ſenza impedimento
Paſſa tra cauallieri: e tra pedoni:
Merce all’anel, ch ſuor d’ogni huma vſo
La fa ſparir quando l’e in bocca chiuſo.
[36]
Ne può ne creder vuol che morto ſia:
Perche di ſi grande huom l’alta mina
Da l’onde Idaſpe vdita ſi faria
Fin doue il Sole a ripoſar declina,
Non fa ne dir, ne imaginar che via
Far poſſa, 01 cielo, o 1 terra, e pur meſchina
Lo va cercando: «e per compagni mena
Soſpiri e pianti, & ogni acerba pena.
[37]
Penſo al ſin di tornare alla ſpelonca
Doue eran l’oſſa di Merlin propheta.
E gridar tanto intorno a quella conca:
Che ’l ſreddo marmo ſi moueſſe a pietá,
Che ſé viuea Ruggiero, o gli hauea tróca
l’alta neceſſita la vita lieta:
Si ſapria qndi, e poi s’ appiglierebbe
A quel miglior gfiglio che n’ haurebbe.
[38]
Con queſta intention, preſe il camino
Verſo le ſelue proſſime a Pontiero,
Doue la vocal tomba di Merlino
Era naſcoſa in loco alpeſtro e fiero,
Ma quella Maga che ſempre vicino
Tenuto a Bradamáte hauea il penſiero:
Quella dico io, che nella bella grotta
l’hauea de la ſua ſtirpe iſtrutta e dotta.
[39]
Quella benigna e ſaggia incantatrice
Laquale ha ſempre cura di coſtei,
Sappiendo ch’eſſer de progenitrice
D’huomini inuitti: anzi di Semidei:
Ciaſcun di vuol ſaper che fa, che dice,
E getta ciaſcun di ſorte per lei,
Di Ruggier liberato, e poi perduto,
E doue in India andò, tutto ha ſaputo.
[40]
Ben veduto l’hauea ſu quel cauallo
Che reggier non potea, ch’era sfrenato
Scoſtarfi di lunghiſſimo interuallo:
Per ſentier periglioſo, e non vſato:
E bè ſapea che ſtaua i giuoco, e i ballo:
E in cibo, e in otio, molle e delicato.
Ne piú memoria hauea del ſuo Signore
Ne de la donna ſua, ne del ſuo honore.
[41]
E coſi il fior de li begli anni ſuoi:
In lunga inertia hauer potria confluito
Si gentil cauallier, per douer poi
Perdere il corpo e l’anima in vn punto,
E quel odor che ſol rimati di noi
Poſcia che ’l reſto ſragile e defunto,
Ch tra l’huom di ſepulchro: e ivita ilſerba
Gli faria ſtato o tróco, o ſuelto in herba
[42]
Ma quella gentil Maga che piú cura
N’ hauea, ch’egli medeſmo di ſé ſteffo,
Penſo di trarlo per via alpeſtre e dura,
Alla vera virtú, mal grado d’effo,
Come eſcellente medico, che cura
Con ferro e fuoco, e co veneno (pedo,
Che ſé ben molto da principio oſſende
Poi gioua al ſine, e graſia ſé gli rende.
[43]
Ella non gli era facile, e talmente
Fattane cieca di ſuperchio amore,
Che come facea Athlante: ſolamente
A darli vita haueſſe poſto il core,
Quel piú toſto volea che lungamente
Viueſſe, e ſenza fama, e ſenza honore:
Che con tutta la laude che ſta al mondo
Mancaffe vn’áno al ſuo viuer giocòdo.
[44]
l’hauea mandato all’Iſola d’Alcina,
Perche obliane l’arme in quella corte,
E come Mago di ſomma dottrina
Ch’ufar ſapea gl’incanti d’ogni ſorte:
Hauea il cor ſtretto di quella Regina
Ne l’amor d’effo: d*un laccio ſi ſorte,
Che nò ſé ne era mai per poter ſciorre
S’ inuechiaffe Ruggier piú di Neſtorre.
[45]
Hor tornando a colei ch’era preſaga
Di quanto de auuenir, dico che tenne
La dritta via, doue l’errante e vaga
Figlia d’Amon: ſeco a incontrar ſi véne,
Rradamante vedendo la ſua Maga
Muta la pena che prima ſoſtenne
Tutta in ſperanza, e quella l’apre ilvero
Ch’ad Alcina e 9dotto il ſuo Ruggiero
[46]
La Giouane riman preſſo che morta,
Quado ode che ’l ſuo amate e coſi lſlge
E piti che nel ſuo amor periglio porta
Se gra rimedio, e ſubito non giunge,
Ma la benigna Maga la conforta:
E pſta pon P impiaſtro oue il duol puge,
E le promette, e giura, in pochi giorni
Far che Ruggiero a riueder lei torni.
[47]
Da che Dona (diceaí Pannello hai teco
Che vai cotra ogni Magica fattura,
Io nò ho dubbio alcú, che s’ io P arreco
La doue Alcina ogni tuo ben ti ſura,
Ch’ io no le rópa il ſuo diſegno, e meco
Non ti rimeui la tua dolce cura,
Me n’andrò qſta ſera alla prim’hora,
E faro in India al naſcer de l’aurora.
[48]
E ſeguitando, del modo narrolle
Che diſegnato hauea d’adoperarlo,
Per trar del regno effeminato e molle
Il caro amate, e in Fratria rimenarlo,
Bradamante l’annel del dito tolle,
Ne ſolamente hauria voluto darlo:
Ma dato il core, e dato hauria la vita
Pur che n’ hauelTe il ſuo Ruggiero aita,
[49]
Le da l’annello, e ſé le raccomanda,
E piú le raccomanda il ſuo Ruggiero,
A cui per lei mille ſaluti manda.
Poi preſe ver prouenza altro ſentiero,
Ando l’incantatrice a vn’ altra banda
E per porre in effetto il ſuo penderò
Vn palaſren fece apparir la ſera,
C haueavn pie roſſo eogn’ altra pte nera
[50]
Credo ſuſſe vn’Alchino: o vn Farfarello
Che da l’inferno in quella ſorma traſſe,
E ſcinta e ſcalza monto fopra a quello,
A chiome ſciolte, e horribilméte paſſe,
Ma ben di dito ſi leuo Pannello,
Perche gl’incanti ſuoi non le vietane,
Poi con tal fretta andò, che la matina
Si ritrouo ne l’iſola d’ Alcina.
[52]
Di faccia, di parole, e di ſembiante:
Si lo ſeppe imitar: che totalmente
Potea parer l’incantatore Athlante:
Poi ſi naſcofe, e tanto poſe mente,
Che da Ruggiero allontanar l’Amante,
Alcina vide vn giorno ſinalmente,
E ſu gran ſorte: che di ſtare o d’ire
Senza eſſo vn’hora potea mal patire.
[53]
Soletto lo trouo come lo volle,
Che ſi godea il matin freſco e ſereno
Lúgovn bel rio, ch diſcorrea d’ un colle
Verſo vn laghetto limpido & ameno,
Il ſuo veſtir, delitioſo e molle
Tutto era d’ otio e di laſciuia pieno,
Che de ſua ma gli hauea di ſeta, e d’ oro
Teffuto Alcina con ſottil lauoro.
[54]
Di ricche geme, vn ſplendido monile
Gli diſcendea dal collo in mezo il petto
E ne l’uno e ne P altro giá virile
Braccio, giraua vn lucido cerchietto,
Gli hauea ſorato vn ſil d’ oro ſottile
Ambe l’orecchie: I ſorma d’ annelletto,
E due gran perle pendeuano quindi,
Qua mai no hebbo gli Arabi ne gl’Indi
[55]
Quiui mirabilmente trasmutoſſe,
S’accrebbe piú d’un palmo di ſtatura,
E ſé le membra a proportion piú groſſe,
E reſto apunto di quella miſura
Che ſi penſo che ’l Negromante foſſe,
Quel che nutri Ruggier co ſi grá cura,
Veſti di lunga barba le maſcelle
E ſé creſpa la ſronte e l’altra pelle.
[56]
Humide hauea l’innanellate chiome
De piú ſuaui odor che ſieno in prezzo,
Tutto ne geſti era amoroſo, come
Foſſe in Valèza a ſeruir donne auezzo,
Non era in lui di ſano altro che ’l nome
Corrotto tutto il reſto: e piú che mezzo
Coſi Ruggier ſu ritrouato: tanto
Da V eſſer ſuo mutato per incanto.
[56]
Ne la ſorma d’Atlante ſé gliaſſaccia
Colei, che la ſembianza ne tenea
Con quella graue e venerabil faccia,
Che Ruggier Tempre riuerir ſolea,
Co qllo occhio pien d’ira e di minaccia
Che ſi temuto giá fanciullo hauea,
Dicendo: e qſto dunqj il ſrutto ch’io
Lungamente atteſo ho del ſudor mio?
[57]
Di medolle giá d’Orfi, e di Leoni,
Ti porſi io dunque li primi alimenti?
T’ho per cauerne & horridi burroni
Fanciullo auezzo a ſtrangolar ſerpéti?
Pantere: e Tigri diſarmar d’ungioni
Et a viui Cingial trar ſpeffo i denti ?
Accio che dopo tanta diſciplina
Tu ſii l’Adone o l’Atyde d’Alcina?
[58]
E queſto quel, che l’offeruate ſtelle,
Le ſacre ſibre: e gli accoppiati punti
Reſponfi, auguri, ſogni, e tutte quelle
Sorti, oue ho troppo i miei ſtudi 9funti
Di te promeſſo ſin da le mamelle
m’hauea, come qſt’ anni ſuſſer giunti?
Ch’in arme l’opre tue coſi preclare
Eſſer douean, che farian ſenza pare?
[59]
Queſto e ben veramente alto principio:
Onde ſi può ſperar che tu ſia pretto
A farti vn’ Aleſſandro, vn Iulio, vn Scipio
Chi potea ohimè di te mai creder qſto?
Che ti faceſſi d’Alcina mancipio?
E perche ognun lo veggia manifeſto
Al collo, & alle braccia, hai la cathena,
Co ch ella a voglia ſua preſo ti mena.
[60]
Se non ti muouon le tue proprie laudi
E l’opre eſcelſe , a chi t’ha il cielo eletto
La tua ſucceſſion perche defraudi
Del ben, che mille volte io t’ho pdetto ?
Deh perche il ventre eternamete Claudi
Doue il ciel vuol che ſia per te concetto
La glorioſa e fopr’ humana prole
Ch’ eſſer de al modo piú chiara ch ’l Sole
[61]
Deh non vietar che le piú nobil’alme
Che ſian ſormate ne l’eterne idee:
Di tépo in tèpo habbia corporee ſalme
Dal ceppo: che radice in te hauer dee,
Deh non vietar mille triomphi e palme
Con che dopo aſpri danni e piaghe ree
Tuoi ſigli: tuoi nipoti: e fucceffori:
Italia torneran ne i primi honori.
[62]
Non ch’a piegarti a queſto: tante e tante
Anime belle hauer doueſſon pondo:
Ch chiare: illuſtri: ielyte: íuitte: e fante
Son per fiorir da l’arbor tuo fecondo:
Ma ti douria vna coppia eſſer baſtante
Hippolyto e il ſratel: ch pochi il modo
Ha tali hauuti anchor ſin al di d’hoggi,
Per tutti i gradi onde a virtú ſi poggi.
[63]
Io ſolea piú di queſti dui narrarti
Ch’ io non facea di tutti glialtrí inſieme
Si perche eſſi terran le maggior parti
Che gli altri tuoi ne le virtú ſupreme:
Si perche al dir di lor mi vedea darti
Piú attention: che d’ altri del tuo ſeme,
Vedea goderti che ſi chiari heroi,
Eſſer doueſſen de i nipoti tuoi.
[64]
Che ha coſtei che t’ hai fatto regina
Che non habbian mill’altre meretrici?
Coſtei che di tant’ altri e concubina,
Ch’ai ſin fai ben s’ella ſuol far felici:
Ma perche tu conoſca chi ſia Alcina
Leuatone le ſraudi e gli artiſici
Tien qſto anello in dito: e torna ad ella
Ch’ aueder ti potrai: come ſia bella.
[65]
Ruggier ſi ſtaua vergognoſo e muto
Mirando in terra: e mal ſapea che dire,
A cui la Maga nel dito minuto
Poſe l’annello, e lo ſé riſentire:
Come Ruggiero in ſé ſu riuenuto
Di tanto ſcorno ſi vide aſſalire:
Ch’eſſer vorria ſotterra mille braccia:
Ch’alcun veder no lo poteſſe in faccia.
[66]
Ne la ſua prima ſorma in vno inſtante
Coſi parlando la Maga riuenne:
Ne biſognaua piú quella d’Athlante
Seguitone l’effetto perchevenne,
Per dirui quel, ch’io no vi diſſi inante,
Coſtei Meliſſa nominata venne:
C’hor die a Ruggier di ſé notitia vera
E diffegli a che effetto venuta era.
[67]
Mandata da colei che d’amor piena
Sempre il diſia: ne piú può ſtarne ſenza,
Per liberarlo da quella cathena
Di che lo cinſe magica violenza,
E preſo hauea d’ Atlante di Carena
La ſorma, per trouar meglio credenza,
Ma poi ch’a fanita l’ha homai ridutto
Gli vuole aprire e far ch veggia il tutto.
[68]
Quella donna gentil che t’ ama tanto
Quella ch del tuo amor degna farebbe:
A cui (ſé non ti ſcorda) tu fai quanto
Tua liberta da lei ſeruata debbe:
Queſto annel che ripara ad ogni incáto
Ti máda: e coſi il cor mádato haurebbe,
S’ haueſſe hauuto il cor coſi virtute,
Come Pannello: atta alla tua ſalute.
[69]
E ſeguito, narrandogli 1* amore
Che Bradamáte gli ha portato e porta:
Di quella inſieme comendo il valore
In quanto il vero e l’affettion comporta,
Et vſo modo e termine migliore
Che ſi conuenga a meſlaggiera accorta,
Et in quel odio Alcina a Ruggier poſe
In che foglionfi hauer P horribil coſe,
[70]
In odio gli la poſe, anchor che tanto
l’amaſſe dianzi: e non vi paia ſtrano,
Quádo il ſuo amor p ſorza era d’ incáto
Ch’eſſendoui l’annel rimaſe vano,
Fece P annel paleſe anchor, che quanto
Di beltá Alcina hauea, tutto era eſtrano
Eſtrao hauea e no ſuo: dal pie alla treccia
Il bel ne ſparue: e le reſto la feccia.
[71]
Come fanciullo che maturo ſrutto
Ripone, e poi ſi ſcorda oue e riporto:
E dopo molti giorni e ricondutto
La doue truoua a caſo il ſuo deporto
Si marauiglia di uederlo tutto
Putrido e guaſto, e non come ſu poſto:
E doue amarlo: e caro hauer ſolia:
L’odia ſprezza: n’ha ſchiuo: e getta via,
[72]
Coſi Ruggier poi che Meliſſa fece
Ch’a riueder ſé ne torno la fata
Con quell’annello, inanzi a cui no lece:
Quando s’ ha i dito: vſare opra incatata,
Ritruoua, cotra ogni ſua ſtima: in vece
De la bella: che dianzi hauea laſciata
Donna ſi laida: che la terra tutta
Ne la piú vecchia hauea ne la piú brutta
[73]
Pallido, creſpo, e macilente hauea
Alcina il viſo, il crin raro, e canuto,
Sua ſtatura a fei palmi non giungea:
Ogni dente di bocca era caduto,
Che piú d’Hecuba, e piú de la Cumea:
Et hauea piti d’ognaltra mai viuuto:
Ma ſi l’arti vſa al noſtro tempo ignote,
Che bella e giouanetta parer puote,
[74]
Giouane e bella ella ſi fa con arte,
Si che molti inganno come Ruggiero,
Ma l’annel venne a interpretar le charte
Che giá molti anni hauea celato il vero,
Miracol non e dunque ſé ſi parte
De l’animo a Ruggiero ogni penſiero
C hauea d’amar Alcina, hor ch la truoua
In guiſa, che ſua ſraude non le gioua,
[75]
Ma come l’auifo Meliſſa, ſtette,
Senza mutare il ſolito ſembiante,
Fin che de l’arme ſue piú di neglette,
Si ſu veſtito dal capo alle piante,
E per non farle ad Alcina fuſpette,
Finſe prouar s’ in eſſe era aiutante
Finſe prouar ſé gliera fatto groſſo,
Dopo alcú di ch no l’ha hauute idoſſo.
[76]
E Baliſarda poi ſi meſſe al ſianco
(Che coſi nome la ſua ſpada hauea)
E lo ſcudo mirabile tolſe ancho,
Che no pur gliocchi abbarbagliar ſolea
Ma l’anima facea ſi venir mancho
Che dal corpo eſhalata eſſer parea,
Lo tolſe e col zédado in che trovollo,
Che tutto lo eopria, ſé ’l meſſe al collo.
[77]
Venne alla ſtalla: e fece briglia e fella
Porre a vn deſtrier piú ch la pece nero,
(Coſi Meliſſa l’hauea inſtrutto) ch’ella
Sapea quanto nel corſo era leggiero,
Chi lo conoſce Rabican l’appella
Et e quel proprio, che col caualliero
Del quale ivéti hor pſſo al mar fa gioco
Porto giá la Balena in queſto loco.
[78]
Potea hauer l’Hippogrypho ſimilmète,
Che preſſo a Rabicano era legato,
Ma gli hauea detto la Maga: habbi mète
Ch’ egli e (come tu fai) troppo sfrenato,
E gli diede intention, che ’l di ſeguente
Gli lo trarrebbe ſuor di quello flato,
La doue adagio poi farebbe inſtrutto,
Come ſrenarlo: e farlo gir p tutto.
[79]
Ne ſoſpetto dará ſé non lo tolle,
De la tacita ſuga ch’apparecchia
Fece Ruggier come Meliſſa volle
Ch’iuifibile ogn’hor gliera all’orecchia
Coſi ſingendo del laſciuo e molle
Palazzo vſci de la putána vecchia:
E ſi venne accoſtando ad vna porta
Donde e la via ch’a Logiſtilla il porta.
[80]
Aſſalto li guardiani all’improuiſo,
E ſi caccio tra lor col ferro in mano,
E qual laſcio ferito, e quale vcciſo:
E corſe ſuor del ponte amano amano,
E prima che n’haueſſe Alcina auiſo,
Di molto ſpatio, ſu Ruggier lontano,
Diro nel altro canto, che via tenne
Poi come a Logiſtilla ſé ne venne,