Orlando furioso (sec. la stampa 1532)/Canto 7

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Canto 7

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Canto 6 Canto 8

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CANTO SETTIMO



 [1]
CHi va lonta da la ſua patria: vede
     Coſe da quel: ch giā credea lontane,
     Che narrandole poi non ſé gli crede,
     E ſtimato bugiardo ne rimane,
     Che ’l ſcioccovulgo no glivuol dar fede
     Se non le vede e tocca chiare e piane,
     Per queſto io ſo che l’ineſperienza
     Fara al mio canto dar poca credenza.

 [2]
Poca o molta ch’io ci habbia no biſogna
     Ch’io pòga mete al vulgo ſciocco eignaro
     A voi ſo bé chenó parrā mézogna
     Che ’l lume del diſcorſo hauete chiaro
     Et a voi ſoli, ogni mio intento agogna
     Che ’l ſrutto ſia di mie fatiche caro,
     Io vi laſciai che ’l ponte e la riuiera
     vider ch’n guardia hauea Eriphilla altiera

 [3]
Quell’era armata del piū ſin metallo
     C’hauean di piū color gemme diſtinto,
     Rubin vermiglio, chryſolito giallo
     Verde ſmeraldo, con flauo hiacynto,
     Era montata, ma non a cauallo,
     In vece hauea di quellovn lupo ſpinto,
     Spito haueavn lupo, oue ſi paſſa il fiume
     Con ricca fella ſuor d’ogni coſtume,

 [4]
NO credo ch’il ſi grade Apulia n’habbia
     Egli era groſſo, & alto piū d’un bue,
     Co ſren ſpumar no le facea le labbia:
     Ne ſo come lo regha a voglie ſue,
     La fopraueſta di color di ſabbia
     Su l’arme hauea la maledetta lue,
     Era ſuor che ’l color di quella ſorte
     Ch’i Veſcoui e i Prelati vfano in corte.

 [5]
Et hauea ne lo ſcudo: e ſui cimiero,
     Vna gonſiata e velenoſa botta,
     Le donne la moſtraro al caualliero
     Di qua dal ponte per gioſtrar ridotta,
     E fargli ſcorno, e rompergli il ſentiero
     Come ad alcuni vſata era talhotta:
     Ella a Ruggier che torni adietro grida,
     Quel pigliavn’haſta, eia minaccia e ffida

 [6]
Non men la Giganteſſa ardita e preſta
     Sprona il grā Lupo e ne l’arcion ſi ferra:
     E pon la lancia a mezo il corſo in reſta:
     E fa tremar nel ſuo venir la terra,
     Ma pur ſui prato al fiero incontro reſta,
     Ch ſotto l’elmo il buO Ruggier l’afferra
     E de l’arcion con tal furor la caccia,
     Che la riporta Idietro oltra fei braccia.

 [7]
E giā (tratta la ſpada e’ hauea cinta)
     Venia a leuarne la teſta ſuperba,
     E ben lo potea far che come eſtinta
     Eriphilla giacea tra fiori e l’herba,
     Ma le donne gridar: baſti ſia vinta
     Senza pigliarne altra vendetta acerba,
     Ripon corteſe cauallier la ſpada
     Paffiamo il potè e feguitian la ſtrada.

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 [8]
Alquanto malageuole & aſpretta
     Per mezo vn boſco preſero la via:
     Che oltra che ſaſſoſa Coffe: e «retta
     Quaſi ſu dritta alla collina giá,
     Ma poi che ſuro aſcefi in ſu la vetta
     Vſciro in ſpatiofa prateria:
     Doue il piú bel palazzo, e ’l piú giocódo
     Vider che mai foſſe veduto al mondo.

 [9]
La bella Alcina venne vn pezzo inante
     Verſo Ruggier, ſuor de le prime porte,
     E lo raccolſe in ſignoril ſembiante,
     In mezo bella & honorata corte,
     Da tutti glialtri tanto honore: e tante
     Riuerentie fur fatte al guerrier ſorte:
     Che non ne potrian far piú, ſé tra loro
     Foſſe Dio ſcefo dal ſuperno choro.

 [10]
Non tato il bel palazzo era eſcellete
     Perche vinceſſe ogn’ altro di ricchezza
     Quato e’ hauea la piú piaceuol gente
     Che foſſe al modo, e di piú gètilezza.
     Poco era l’un da l’altro differente
     F. di fiorita etade, e di bellezza,
     Sola di tutti Alcina era piú bella
     Si come e bello il Sol piú d’ogni ſtella.

 [11]
Di perſona era tanto ben ſormata.
     Quanto me finger fan pittori induſtri,
     Con bionda chioma lunga: & annodata,
     Oro non e che piú riſplenda, e luſtri:
     Spargeaſi per la guancia delicata
     Miſto color di roſe, e di liguſtri,
     Di terſo auorio era la ſronte lieta,
     Che lo ſpatio ſinia con giuſta meta.

 [12]
Sotto duo negri: e ſottiliſſimi archi
     Son duo negri occhi, azi duochiari Soli
     Pietoſi a riguardare, a mouer parchi:
     Intorno cui par ch’Amor ſcherzi e voli
     E ch’indi tutta la pharetra ſcarchi,
     E che viſibilmente i cori inuoli,
     Quindi il naſo per mezo il viſo ſcende,
     Che non truoua l’Inuidia oue l’emende.

 [13]
Sotto quel ſta: quaſi ſra due vallette,
     La bocca ſparfa di natio cinabro,
     Quiui due ſilze ſon di perle elette
     Ctí chiude & apre, ú bello e dolce labro
     Quindi eſcon le corteſi parolette
     Da réder molle: ogni cor rozo e ſcabro,
     Quiui ſi ſorma quel ſuaue riſo,
     Ch’ apre a ſua poſta in terra il paradiſo,

 [14]
Bianca nieue e il bel collo: e ’l petto latte
     Il collo e tòdo, il petto colmo e largo
     Due pome acerbe: e pur d’ auorio fatte
     Vègono e va, eòe onda al primo margo
     Quado piaceuole aura il mar combatte
     Non potria I’ altre parti veder Argo
     Ben ſi può giudicar che corriſponde
     A ql ch’appar di ſuor quel ch s’ aſeòde.

 [15]
Moſtran le braccia ſua miſura giuſta
     E la candida man ſpeffo ſi vede,
     Lúghetta alq^to: e di larghezza aguſta,
     Doue ne nodo appar: ne vena eſcede,
     Si vede al ſin de la perſona auguſta
     Il breue aſciutto: e ritondetto piede,
     Gli angelici ſembianti nati in cielo
     Non ſi ponno celar ſotto alcun velo.

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 [16]
Hauea in ogni ſua parte vn laccio teſo
     O parli: o rida: o canti: o paſſo muoua:
     Ne marauiglia e ſé Ruggier n’ e preſo
     Poi che tanto benigna ſé la truoua,
     Quel che di lei giá hauea dal Mirto iteſo
     Com’e pſida e ria, poco gli gioua,
     Ch’ inganno o tradimèto non gli e auiſo,
     Che poſſa ſtar con ſi ſoaue riſo.

 [17]
Anzi pur creder vuol: che da coſtei
     Foſſe conuerſo Aſtolfo in ſu l’arena,
     Per li ſuoi portamenti ingrati e rei
     E ſia degno di queſta. e di piú pena,
     E tutto quel ch’udito hauea di lei
     Stima eſſer falſo: e che vendetta mena
     E mena aſtio & inuidia quel dolente
     A lei biaſmare, e che del tutto mente.

 [18]
La bella donna, che cotanto amaua
     Nouellamente gli e dal cor partita,
     Che per incanto Alcina gli lo lana
     D’ ogni antica amoroſa ſua ferita,
     E di ſé ſola, e del ſuo amor lo graua
     E in quello eſſa riman ſola ſculpita,
     Si che ſcuſar il buon Ruggier ſi deue:
     Se ſi moſtro quiui inconſtante: e lieue.

 [19]
A quella menſa Cithare, Arpe, e Lyre,
     E diverſi altri diletteuol ſuoni
     Faceano intorno l’aria tintinire,
     D’ armonia dolce: e di concenti buoni:
     Non vi mancaua chi cantando dire
     D’Amor ſapeſſe: gaudii: e paſſioni,
     O con inuentioni, e Poefie,
     Rapprefentaffe grate fantafie.

 [20]
Qual menſa triomphante, e ſuntuoſa,
     Di qual ſi voglia ſucceſſor di Nino:
     O qual mai tanto celebre: e famoſa:
     Di Cleopatra al vincitor latino,
     Potria a qſta eſſer par, che l’amoroſa
     Fata hauea poſta inanzi al paladino,
     Tal non cred’ io che s’ apparecchi doue
     Miniſtra Ganymede al ſommo Gioue.

 [21]
Tolte che fur le menſe, e le viuande
     Facea ſededo I cerchio vn giuoco lieto,
     Che ne l’orecchio l’un l’altro domande
     Come piú piace lor, qualche ſecreto,
     Ilche a gli amanti ſu comodo grande:
     Di ſcoprir l’amor lor ſenza diuieto
     E ſuron lor conclufioni eſtreme
     Di ritrouarſi quella notte inſieme.

 [22]
Finir quel giuoco toſto, e molto inanzi
     Che non ſolea la dentro eſſer coſtume,
     Con torchi allhora i paggi entrati inazi
     Le tenebre cacciar con molto lume,
     Tra bella compagnia dietro e dinanzi:
     Ando Ruggiero a ritrouar le piume,
     In vna adorna e ſreſca cameretta,
     Per la miglior di tutte l’altre eletta.

 [23]
E poi che di confetti: e di buon vini
     Di nuouo fatti fur debiti inuiti:
     E partir glialtri riuerenti, e chini, _
     Et alle ſtanze lor tutti ſono iti:
     Ruggiero entro ne profumati lini
     Che pareano di man d’ Arachne vſciti,
     Tenendo tuttauia l’orecchie attente:
     S’anchor venir la bella donna ſente.

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 [24]
Ad ogni piccol moto ch’egli vdiua
     iSperado che foſſe ella il capo alzaua,
     Sentir credeaſi, e ſpeflò non ſentiua:
     Poi del ſuo errore accorto ſoſpiraua.
     Tal volta vſcia del letto, e l’uſcio apriua
     Guataua ſuori, e nulla vi trouaua,
     Et maledi ben mille volte- l’hora
     Che facea al trapaſſar tanta dimora.

 [25]
Tra ſé dicea ſouente, hor ſi parte ella,
     E cominciaua a nouerare i paſſi
     Ch’eſſer potean da la ſua ſtaza, a quella
     Donde allettando ſta che Alcina paſſi,
     E queſti & altri, prima che la bella
     Donna vi ſia, vani diſegni t’affi,
     Teme di qualche impedimento ſpeffo
     Che tra il ſrutto e la ma, nò gli ſia meſſo.

 [26]
Alcina poi ch’a pretiofí odori:
     Dopo gran ſpatio poſe alcuna meta.
     Venuto il tèpo, che piú non dimori,
     Hormai ch’in caſa era ogni coſa cheta,
     De la camera ſua ſola vſci ſuori,
     E tacita n’andò per via ſecreta,
     Doue a Ruggiero hauea timore e ſpeme
     GrA pezzo Storno al cor, pugnato iſieme

 [27]
Come ſi vide il ſucceſſor d’Aſtolfo
     Sopra apparir quelle ridenti ſtelle.
     Come habbia nele vene acceſo zolfo
     ;on pai che capir poſſa ne la pelle,
     Hor ſino a gliocchi ben nuota nel golſo
     De le delitie, e de le coſe belle,
     Salta del letto, e í braccio la raccoglie:
     Ne può tato aſpettar ch’ella ſi ſpoglie.

 [28]
Benché ne gonna ne faldiglia haueſſe:
     Che venne auolta i vn leggier zèdado:
     Che fopra vna camicia: ella ſi meſſe:
     Bianca e ſuttil: ne piú eſcellente grado,
     Come Ruggiero abbraccio lei: gli ceſſe
     Il manto: e reſto il vel ſuttile, e rado,
     Che non copria dinanzi ne di dietro
     Piú ch le roſe o i gigli vn chiaro vetro.

 [29]
Nò coſi ſtrettamente Mederá preme
     Piata oue itorno abbarbicata s’ habbia,
     Come ſi ſtringon li dui amanti inſicine:
     Cogliendo de lo ſpirto in ſu le labbia
     Suaue fior: qual non produce ſeme
     Indo o ſabeo nel’odorata ſabbia,
     Del gra piacer e’ hauean: lor dicer tocca
     Ch ſpeffo hauea piú d’una ligua I bocca

 [30]
< oſe la dentro eran ſecrete:
     O ſé pur non ſecrete almen taciute.
     Che raro ſu tener le labra chete
     Bi iſmo ad alcun, ma ben ſpeffo virtute,
     Tutte proferte: & accoglienze liete
     Fanno a Ruggier quelle perſone aſtute
     Ognun lo reuerifee, e ſé gli inchina:
     Che coſi vuol l’innamorata Alcina.

 [31]
Non e diletto alcun’ che di ſuor reſte:
     Che tutti ſon ne l’amorofa ſtanza,
     E due e tre volte il di mutano verte:
     Fatte hor’ ad vna: hora ad vn’ altra vſanza
     Speſſo in coititi: e ſempre ſtAno in feſte:
     In gioſtre, í lotte, i ſcene, I bagno, í dáza
     ll<ir pſſo ai ſonti, all’ombre de poggietti
     Leggon d’antiqui gliamoroſi detti.

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 [32]
Hor per l’ombroſe valli: e lieti colli
     Vanno cacciando le pauroſe lepri,
     Hor con ſagaci cani, i fagian ſolli
     Co ſtrepito vſcir fan di ſtoppie e vepri,
     Hor a tordi lacciuoli, hor veſchi molli
     Tendon tra gli odoriſeri Ginepri,
     Hor con hami ineſcati: & hor con reti:
     Turbano a peſci i grati lor ſecreti.

 [33]
Staua Ruggiero in tanta gioia e feſta
     Mètre Carlo in trauaglio & Agramate:
     Di cui l’hiſtoria, io non vorrei p queſta
     Porre in oblio, ne laſciar Bradamante:
     Che con trauaglio, e con pena moleſta
     Pianſe piú giorni il diſiato amante:
     C’hauea per ſtrade diſuſate e nuoue
     Veduto portar via: ne ſapea doue.

 [34]
Di coſtei prima che de glialtri dico:
     Che molti giorni andò cercado invano:
     Pei boſchi ombroſi: e p lo capo aprico
     Per ville, per citta, per monte, e piano:
     Ne mai potè ſaper del caro amico
     Che di tanto interuallo era lontano:
     Ne l’hoſte ſaracin ſpeffo venia:
     Ne mai del ſuo Ruggier ritrouo ſpia.

 [35]
Ogni di ne domanda a piú di cento:
     Ne alcun le ne fa mai render ragioni:
     D’alloggiamento va in alloggiamento
     Cercandone e trabacche, e padiglioni,
     E lo può far: che ſenza impedimento
     Paſſa tra cauallieri: e tra pedoni:
     Merce all’anel, ch ſuor d’ogni huma vſo
     La fa ſparir quando l’e in bocca chiuſo.

 [36]
Ne può ne creder vuol che morto ſia:
     Perche di ſi grande huom l’alta mina
     Da l’onde Idaſpe vdita ſi faria
     Fin doue il Sole a ripoſar declina,
     Non fa ne dir, ne imaginar che via
     Far poſſa, 01 cielo, o 1 terra, e pur meſchina
     Lo va cercando: «e per compagni mena
     Soſpiri e pianti, & ogni acerba pena.

 [37]
Penſo al ſin di tornare alla ſpelonca
     Doue eran l’oſſa di Merlin propheta.
     E gridar tanto intorno a quella conca:
     Che ’l ſreddo marmo ſi moueſſe a pietá,
     Che ſé viuea Ruggiero, o gli hauea tróca
     l’alta neceſſita la vita lieta:
     Si ſapria qndi, e poi s’ appiglierebbe
     A quel miglior gfiglio che n’ haurebbe.

 [38]
Con queſta intention, preſe il camino
     Verſo le ſelue proſſime a Pontiero,
     Doue la vocal tomba di Merlino
     Era naſcoſa in loco alpeſtro e fiero,
     Ma quella Maga che ſempre vicino
     Tenuto a Bradamáte hauea il penſiero:
     Quella dico io, che nella bella grotta
     l’hauea de la ſua ſtirpe iſtrutta e dotta.

 [39]
Quella benigna e ſaggia incantatrice
     Laquale ha ſempre cura di coſtei,
     Sappiendo ch’eſſer de progenitrice
     D’huomini inuitti: anzi di Semidei:
     Ciaſcun di vuol ſaper che fa, che dice,
     E getta ciaſcun di ſorte per lei,
     Di Ruggier liberato, e poi perduto,
     E doue in India andò, tutto ha ſaputo.

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 [40]
Ben veduto l’hauea ſu quel cauallo
     Che reggier non potea, ch’era sfrenato
     Scoſtarfi di lunghiſſimo interuallo:
     Per ſentier periglioſo, e non vſato:
     E bè ſapea che ſtaua i giuoco, e i ballo:
     E in cibo, e in otio, molle e delicato.
     Ne piú memoria hauea del ſuo Signore
     Ne de la donna ſua, ne del ſuo honore.

 [41]
E coſi il fior de li begli anni ſuoi:
     In lunga inertia hauer potria confluito
     Si gentil cauallier, per douer poi
     Perdere il corpo e l’anima in vn punto,
     E quel odor che ſol rimati di noi
     Poſcia che ’l reſto ſragile e defunto,
     Ch tra l’huom di ſepulchro: e ivita ilſerba
     Gli faria ſtato o tróco, o ſuelto in herba

 [42]
Ma quella gentil Maga che piú cura
     N’ hauea, ch’egli medeſmo di ſé ſteffo,
     Penſo di trarlo per via alpeſtre e dura,
     Alla vera virtú, mal grado d’effo,
     Come eſcellente medico, che cura
     Con ferro e fuoco, e co veneno (pedo,
     Che ſé ben molto da principio oſſende
     Poi gioua al ſine, e graſia ſé gli rende.

 [43]
Ella non gli era facile, e talmente
     Fattane cieca di ſuperchio amore,
     Che come facea Athlante: ſolamente
     A darli vita haueſſe poſto il core,
     Quel piú toſto volea che lungamente
     Viueſſe, e ſenza fama, e ſenza honore:
     Che con tutta la laude che ſta al mondo
     Mancaffe vn’áno al ſuo viuer giocòdo.

 [44]
l’hauea mandato all’Iſola d’Alcina,
     Perche obliane l’arme in quella corte,
     E come Mago di ſomma dottrina
     Ch’ufar ſapea gl’incanti d’ogni ſorte:
     Hauea il cor ſtretto di quella Regina
     Ne l’amor d’effo: d*un laccio ſi ſorte,
     Che nò ſé ne era mai per poter ſciorre
     S’ inuechiaffe Ruggier piú di Neſtorre.

 [45]
Hor tornando a colei ch’era preſaga
     Di quanto de auuenir, dico che tenne
     La dritta via, doue l’errante e vaga
     Figlia d’Amon: ſeco a incontrar ſi véne,
     Rradamante vedendo la ſua Maga
     Muta la pena che prima ſoſtenne
     Tutta in ſperanza, e quella l’apre ilvero
     Ch’ad Alcina e 9dotto il ſuo Ruggiero
 [46]
La Giouane riman preſſo che morta,
     Quado ode che ’l ſuo amate e coſi lſlge
     E piti che nel ſuo amor periglio porta
     Se gra rimedio, e ſubito non giunge,
     Ma la benigna Maga la conforta:
     E pſta pon P impiaſtro oue il duol puge,
     E le promette, e giura, in pochi giorni
     Far che Ruggiero a riueder lei torni.

 [47]
Da che Dona (diceaí Pannello hai teco
     Che vai cotra ogni Magica fattura,
     Io nò ho dubbio alcú, che s’ io P arreco
     La doue Alcina ogni tuo ben ti ſura,
     Ch’ io no le rópa il ſuo diſegno, e meco
     Non ti rimeui la tua dolce cura,
     Me n’andrò qſta ſera alla prim’hora,
     E faro in India al naſcer de l’aurora.

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 [48]
E ſeguitando, del modo narrolle
     Che diſegnato hauea d’adoperarlo,
     Per trar del regno effeminato e molle
     Il caro amate, e in Fratria rimenarlo,
     Bradamante l’annel del dito tolle,
     Ne ſolamente hauria voluto darlo:
     Ma dato il core, e dato hauria la vita
     Pur che n’ hauelTe il ſuo Ruggiero aita,

 [49]
Le da l’annello, e ſé le raccomanda,
     E piú le raccomanda il ſuo Ruggiero,
     A cui per lei mille ſaluti manda.
     Poi preſe ver prouenza altro ſentiero,
     Ando l’incantatrice a vn’ altra banda
     E per porre in effetto il ſuo penderò
     Vn palaſren fece apparir la ſera,
     C haueavn pie roſſo eogn’ altra pte nera

 [50]
Credo ſuſſe vn’Alchino: o vn Farfarello
     Che da l’inferno in quella ſorma traſſe,
     E ſcinta e ſcalza monto fopra a quello,
     A chiome ſciolte, e horribilméte paſſe,
     Ma ben di dito ſi leuo Pannello,
     Perche gl’incanti ſuoi non le vietane,
     Poi con tal fretta andò, che la matina
     Si ritrouo ne l’iſola d’ Alcina.

 [52]
Di faccia, di parole, e di ſembiante:
     Si lo ſeppe imitar: che totalmente
     Potea parer l’incantatore Athlante:
     Poi ſi naſcofe, e tanto poſe mente,
     Che da Ruggiero allontanar l’Amante,
     Alcina vide vn giorno ſinalmente,
     E ſu gran ſorte: che di ſtare o d’ire
     Senza eſſo vn’hora potea mal patire.

 [53]
Soletto lo trouo come lo volle,
     Che ſi godea il matin freſco e ſereno
     Lúgovn bel rio, ch diſcorrea d’ un colle
     Verſo vn laghetto limpido & ameno,
     Il ſuo veſtir, delitioſo e molle
     Tutto era d’ otio e di laſciuia pieno,
     Che de ſua ma gli hauea di ſeta, e d’ oro
     Teffuto Alcina con ſottil lauoro.

 [54]
Di ricche geme, vn ſplendido monile
     Gli diſcendea dal collo in mezo il petto
     E ne l’uno e ne P altro giá virile
     Braccio, giraua vn lucido cerchietto,
     Gli hauea ſorato vn ſil d’ oro ſottile
     Ambe l’orecchie: I ſorma d’ annelletto,
     E due gran perle pendeuano quindi,
     Qua mai no hebbo gli Arabi ne gl’Indi

 [55]
Quiui mirabilmente trasmutoſſe,
     S’accrebbe piú d’un palmo di ſtatura,
     E ſé le membra a proportion piú groſſe,
     E reſto apunto di quella miſura
     Che ſi penſo che ’l Negromante foſſe,
     Quel che nutri Ruggier co ſi grá cura,
     Veſti di lunga barba le maſcelle
     E ſé creſpa la ſronte e l’altra pelle.

 [56]
Humide hauea l’innanellate chiome
     De piú ſuaui odor che ſieno in prezzo,
     Tutto ne geſti era amoroſo, come
     Foſſe in Valèza a ſeruir donne auezzo,
     Non era in lui di ſano altro che ’l nome
     Corrotto tutto il reſto: e piú che mezzo
     Coſi Ruggier ſu ritrouato: tanto
     Da V eſſer ſuo mutato per incanto.

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 [56]
Ne la ſorma d’Atlante ſé gliaſſaccia
     Colei, che la ſembianza ne tenea
     Con quella graue e venerabil faccia,
     Che Ruggier Tempre riuerir ſolea,
     Co qllo occhio pien d’ira e di minaccia
     Che ſi temuto giá fanciullo hauea,
     Dicendo: e qſto dunqj il ſrutto ch’io
     Lungamente atteſo ho del ſudor mio?

 [57]
Di medolle giá d’Orfi, e di Leoni,
     Ti porſi io dunque li primi alimenti?
     T’ho per cauerne & horridi burroni
     Fanciullo auezzo a ſtrangolar ſerpéti?
     Pantere: e Tigri diſarmar d’ungioni
     Et a viui Cingial trar ſpeffo i denti ?
     Accio che dopo tanta diſciplina
     Tu ſii l’Adone o l’Atyde d’Alcina?

 [58]
E queſto quel, che l’offeruate ſtelle,
     Le ſacre ſibre: e gli accoppiati punti
     Reſponfi, auguri, ſogni, e tutte quelle
     Sorti, oue ho troppo i miei ſtudi 9funti
     Di te promeſſo ſin da le mamelle
     m’hauea, come qſt’ anni ſuſſer giunti?
     Ch’in arme l’opre tue coſi preclare
     Eſſer douean, che farian ſenza pare?
 [59]
Queſto e ben veramente alto principio:
     Onde ſi può ſperar che tu ſia pretto
     A farti vn’ Aleſſandro, vn Iulio, vn Scipio
     Chi potea ohimè di te mai creder qſto?
     Che ti faceſſi d’Alcina mancipio?
     E perche ognun lo veggia manifeſto
     Al collo, & alle braccia, hai la cathena,
     Co ch ella a voglia ſua preſo ti mena.

 [60]
Se non ti muouon le tue proprie laudi
     E l’opre eſcelſe , a chi t’ha il cielo eletto
     La tua ſucceſſion perche defraudi
     Del ben, che mille volte io t’ho pdetto ?
     Deh perche il ventre eternamete Claudi
     Doue il ciel vuol che ſia per te concetto
     La glorioſa e fopr’ humana prole
     Ch’ eſſer de al modo piú chiara ch ’l Sole

 [61]
Deh non vietar che le piú nobil’alme
     Che ſian ſormate ne l’eterne idee:
     Di tépo in tèpo habbia corporee ſalme
     Dal ceppo: che radice in te hauer dee,
     Deh non vietar mille triomphi e palme
     Con che dopo aſpri danni e piaghe ree
     Tuoi ſigli: tuoi nipoti: e fucceffori:
     Italia torneran ne i primi honori.

 [62]
Non ch’a piegarti a queſto: tante e tante
     Anime belle hauer doueſſon pondo:
     Ch chiare: illuſtri: ielyte: íuitte: e fante
     Son per fiorir da l’arbor tuo fecondo:
     Ma ti douria vna coppia eſſer baſtante
     Hippolyto e il ſratel: ch pochi il modo
     Ha tali hauuti anchor ſin al di d’hoggi,
     Per tutti i gradi onde a virtú ſi poggi.

 [63]
Io ſolea piú di queſti dui narrarti
     Ch’ io non facea di tutti glialtrí inſieme
     Si perche eſſi terran le maggior parti
     Che gli altri tuoi ne le virtú ſupreme:
     Si perche al dir di lor mi vedea darti
     Piú attention: che d’ altri del tuo ſeme,
     Vedea goderti che ſi chiari heroi,
     Eſſer doueſſen de i nipoti tuoi.

[p. 74 modifica]


 [64]
Che ha coſtei che t’ hai fatto regina
     Che non habbian mill’altre meretrici?
     Coſtei che di tant’ altri e concubina,
     Ch’ai ſin fai ben s’ella ſuol far felici:
     Ma perche tu conoſca chi ſia Alcina
     Leuatone le ſraudi e gli artiſici
     Tien qſto anello in dito: e torna ad ella
     Ch’ aueder ti potrai: come ſia bella.

 [65]
Ruggier ſi ſtaua vergognoſo e muto
     Mirando in terra: e mal ſapea che dire,
     A cui la Maga nel dito minuto
     Poſe l’annello, e lo ſé riſentire:
     Come Ruggiero in ſé ſu riuenuto
     Di tanto ſcorno ſi vide aſſalire:
     Ch’eſſer vorria ſotterra mille braccia:
     Ch’alcun veder no lo poteſſe in faccia.

 [66]
Ne la ſua prima ſorma in vno inſtante
     Coſi parlando la Maga riuenne:
     Ne biſognaua piú quella d’Athlante
     Seguitone l’effetto perchevenne,
     Per dirui quel, ch’io no vi diſſi inante,
     Coſtei Meliſſa nominata venne:
     C’hor die a Ruggier di ſé notitia vera
     E diffegli a che effetto venuta era.

 [67]
Mandata da colei che d’amor piena
     Sempre il diſia: ne piú può ſtarne ſenza,
     Per liberarlo da quella cathena
     Di che lo cinſe magica violenza,
     E preſo hauea d’ Atlante di Carena
     La ſorma, per trouar meglio credenza,
     Ma poi ch’a fanita l’ha homai ridutto
     Gli vuole aprire e far ch veggia il tutto.

 [68]
Quella donna gentil che t’ ama tanto
     Quella ch del tuo amor degna farebbe:
     A cui (ſé non ti ſcorda) tu fai quanto
     Tua liberta da lei ſeruata debbe:
     Queſto annel che ripara ad ogni incáto
     Ti máda: e coſi il cor mádato haurebbe,
     S’ haueſſe hauuto il cor coſi virtute,
     Come Pannello: atta alla tua ſalute.

 [69]
E ſeguito, narrandogli 1* amore
     Che Bradamáte gli ha portato e porta:
     Di quella inſieme comendo il valore
     In quanto il vero e l’affettion comporta,
     Et vſo modo e termine migliore
     Che ſi conuenga a meſlaggiera accorta,
     Et in quel odio Alcina a Ruggier poſe
     In che foglionfi hauer P horribil coſe,

 [70]
In odio gli la poſe, anchor che tanto
     l’amaſſe dianzi: e non vi paia ſtrano,
     Quádo il ſuo amor p ſorza era d’ incáto
     Ch’eſſendoui l’annel rimaſe vano,
     Fece P annel paleſe anchor, che quanto
     Di beltá Alcina hauea, tutto era eſtrano
     Eſtrao hauea e no ſuo: dal pie alla treccia
     Il bel ne ſparue: e le reſto la feccia.

 [71]
Come fanciullo che maturo ſrutto
     Ripone, e poi ſi ſcorda oue e riporto:
     E dopo molti giorni e ricondutto
     La doue truoua a caſo il ſuo deporto
     Si marauiglia di uederlo tutto
     Putrido e guaſto, e non come ſu poſto:
     E doue amarlo: e caro hauer ſolia:
     L’odia ſprezza: n’ha ſchiuo: e getta via,

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 [72]
Coſi Ruggier poi che Meliſſa fece
     Ch’a riueder ſé ne torno la fata
     Con quell’annello, inanzi a cui no lece:
     Quando s’ ha i dito: vſare opra incatata,
     Ritruoua, cotra ogni ſua ſtima: in vece
     De la bella: che dianzi hauea laſciata
     Donna ſi laida: che la terra tutta
     Ne la piú vecchia hauea ne la piú brutta

 [73]
Pallido, creſpo, e macilente hauea
     Alcina il viſo, il crin raro, e canuto,
     Sua ſtatura a fei palmi non giungea:
     Ogni dente di bocca era caduto,
     Che piú d’Hecuba, e piú de la Cumea:
     Et hauea piti d’ognaltra mai viuuto:
     Ma ſi l’arti vſa al noſtro tempo ignote,
     Che bella e giouanetta parer puote,

 [74]
Giouane e bella ella ſi fa con arte,
     Si che molti inganno come Ruggiero,
     Ma l’annel venne a interpretar le charte
     Che giá molti anni hauea celato il vero,
     Miracol non e dunque ſé ſi parte
     De l’animo a Ruggiero ogni penſiero
     C hauea d’amar Alcina, hor ch la truoua
     In guiſa, che ſua ſraude non le gioua,

 [75]
Ma come l’auifo Meliſſa, ſtette,
     Senza mutare il ſolito ſembiante,
     Fin che de l’arme ſue piú di neglette,
     Si ſu veſtito dal capo alle piante,
     E per non farle ad Alcina fuſpette,
     Finſe prouar s’ in eſſe era aiutante
     Finſe prouar ſé gliera fatto groſſo,
     Dopo alcú di ch no l’ha hauute idoſſo.

 [76]
E Baliſarda poi ſi meſſe al ſianco
     (Che coſi nome la ſua ſpada hauea)
     E lo ſcudo mirabile tolſe ancho,
     Che no pur gliocchi abbarbagliar ſolea
     Ma l’anima facea ſi venir mancho
     Che dal corpo eſhalata eſſer parea,
     Lo tolſe e col zédado in che trovollo,
     Che tutto lo eopria, ſé ’l meſſe al collo.

 [77]
Venne alla ſtalla: e fece briglia e fella
     Porre a vn deſtrier piú ch la pece nero,
     (Coſi Meliſſa l’hauea inſtrutto) ch’ella
     Sapea quanto nel corſo era leggiero,
     Chi lo conoſce Rabican l’appella
     Et e quel proprio, che col caualliero
     Del quale ivéti hor pſſo al mar fa gioco
     Porto giá la Balena in queſto loco.

 [78]
Potea hauer l’Hippogrypho ſimilmète,
     Che preſſo a Rabicano era legato,
     Ma gli hauea detto la Maga: habbi mète
     Ch’ egli e (come tu fai) troppo sfrenato,
     E gli diede intention, che ’l di ſeguente
     Gli lo trarrebbe ſuor di quello flato,
     La doue adagio poi farebbe inſtrutto,
     Come ſrenarlo: e farlo gir p tutto.

 [79]
Ne ſoſpetto dará ſé non lo tolle,
     De la tacita ſuga ch’apparecchia
     Fece Ruggier come Meliſſa volle
     Ch’iuifibile ogn’hor gliera all’orecchia
     Coſi ſingendo del laſciuo e molle
     Palazzo vſci de la putána vecchia:
     E ſi venne accoſtando ad vna porta
     Donde e la via ch’a Logiſtilla il porta.

[p. 76 modifica]


 [80]
Aſſalto li guardiani all’improuiſo,
     E ſi caccio tra lor col ferro in mano,
     E qual laſcio ferito, e quale vcciſo:
     E corſe ſuor del ponte amano amano,
     E prima che n’haueſſe Alcina auiſo,
     Di molto ſpatio, ſu Ruggier lontano,
     Diro nel altro canto, che via tenne
     Poi come a Logiſtilla ſé ne venne,