Osservazioni di Giovanni Lovrich/De' Costumi de' Morlacchi/§. 1. Etimologia del nome Morlacchi, loro origine, e lingua

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§. 1. Etimologia del nome Morlacchi, loro origine, e lingua

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De' Costumi de' Morlacchi De' Costumi de' Morlacchi - §. 2. Etimologia del nome Uscocchi
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§. I.

Etimologia del nome Morlacchi, loro origine, e lingua.

R
Eca stupore, che tanti Autori Illirici copiandosi l’un l’altro, abbian creduto sempre, che il nome Morlacchi sia pretto Illirico, e non abbian mai saputa la sua vera etimologia, ma strasecola ancora di più, che il Fortis, pretendendo di correggerli, abbia sostituita una più chimerica congettura. Mi rimane dubbio, se sien più colpevoli i nostri Autori di non aver compreso, che la parola Morlacchi è Italianizzata, o il Fortis Italiano, che la volle Illirica esso pure, attribuendogli un significato di suo genio. Dopo questo riflesso, così naturale, sembrami, che insino ad ora tutti abbiano parlato a capriccio, secondo il suggerimento del proprio ingegno, senza consultar su di questo proposito gli antichi Autori Greci. Essi chiamavano, se si crede a Lambert, ed a molti altri, la Valacchia superiore Maurovlachia, cioè Valacchia Nera.1 Per la qual cosa è chiaro, che i Morlacchi nostri portarono seco il nome da’ luoghi, d’onde vennero, nè l’acquistarono dopo la invasione di questi Regni lontani, e il Lucio nostro non s’ [p. 69 modifica]ingannò punto, quando disse, che gli abitanti della Valacchia, e i nostri Vlassi Morlacchi doveano essere in tutto, e per tutto la stessa cosa. Non ardirò pertanto assicurare, che tutti quelli, che portano questo nome, sieno provenuti dalla Valacchia sola, ma poco a poco si adattò il nome generico Morlacchi anche a quelli, che provennero d’altre contrade di simile lingua, e costumi. Una verità cotanto evidente non à bisogno di prove. Si può dare, che i Morlacchi, o sia neri Valacchi si chiamassero qualche volta neri-Latini, il che fece probabilmente dir a Lucio, che la parola Morlacchi significa neri-Latini. Nulla vi à di più facile, che cangiando Governo i popoli, cangino anche denominazioni, se non in tutto, almeno in parte. Chi sa, che i Valacchi conquistati dai Romani non abbiano soggiaciuto a questa fatalità, prendendo la denominazione de’ nuovi Padroni, e ritenendo anche della propria. I Galli tanto lontani dalla Grecia, non si chiamarono eglino Gallo-Greci, quando si piantarono colà? „Imperocchè, a parlar con Livio, succede negli uomini quello, che avviene nelle piante. Quelle che crescono nel loro terreno natio conservano tutto il loro vigore, e la loro virtù, laddove quelle, che si trapiantano in un Territorio forestiere in poco tempo tralignano.“ Per questa ragione i Morlacchi, o sia neri-Valacchi, piantandosi nelle terre de’ Romani, e stando anche nelle proprie, e soggetti ad essi, potevan chiamarsi neri-Latini. Ma scosso, ch’ebbero il giogo de’ Romani, era convenevole, che riprendessero il nome originario Mortacchi, (di cui servonsi gl’Istorici, e gl’Italiani per additarli) lasciando quello di neri-Latini. Ma il Fortis è di parere, che Morlacchi voglia dir potenti venuti dal mare. Ecco la sua spiegazione. More signifi[p. 70 modifica]ca mare in tutti i dialetti della lingua. Slavonica; Vlacchi, o Vlahi, o Vlaki, potenti: dunqu’è ragionevole, che la parola composta Morlacchi significhi potenti venuti dal mare. A ciò si risponde, che la parola di Mor, unita a lacchi è corrotta di mauro, e mauro non è parola Illirica, nè significa mare, come vedemmo sopra. Il significato di potente, che dà il Fortis alla parola Vlà è di nessun momento, mentre la sua semplice asserzione in proposito di nostra lingua non è stata mai, nè può essere una prova. Arbitraria, e fallace comparisce dunque la sua interpretazione. Come poi nella Valacchia i Morlacchi abbiano acquistato questo nome, io non vado esaminare: a me basta sapere, che significa neri Valacchi. I Turchi chiamando alle volte i nostri Morlacchi Karavlassi, intendono benissimo la forza del significato Mauro, con cui gli Autori Greci li additavano unitamente alla parola Vlaki; imperocchè Kara nel linguaggio Turco, vuol dir nero.

„Ma il nome singolare di Vlà, ed il plurale Vlassi appresso gli Slavi, dice Lucio, citato dal Fortis, divenne obbrobrioso, e servile, per modo, che fu esteso anche agli uomini d’infima condizione fra gli Slavi medesimi. “ A questa miseria risponde il Fortis anche più del bisogno, dicendo „ che se gli Slavi conquistatori avessero dovuto dare, o lasciare un nome ai popoli vinti, non avrebbero mai dato, o lasciato loro quello, che significa nobiltà, e potenza, come necessariamente intendevano, essendo voce pura, e pretta Slavonica; e che finalmente il Lucio aveva del mal umore, quando si è affaticato per avvilire i Morlacchi anche nell’etimologia del nome, che portano.„ Si supponga per un momento, che Vlà, di cui il vero significato è Valac[p. 71 modifica]co, voglia dire potente. Non è lecito dubitare, che ad un Giandone, che questo nome di Vlà non sia proferito con isprezzo dagli abitanti delle Città marittime, ed anche dagl’Isolani, per contracambiare ai Morlacchi, da cui vengono chiamati Bodoli, nome di somma ingiuria, e che non porta significato ingiurioso.2 Da ciò ne siegue, che non è il nome alle volte, che significa veramente obbrobrio, e servitù, ma l’idea, che gli si attacca. La barbarie Ottomana, sotto cui molti Morlacchi vivono, e molti de’ nostri una volta vivevano, non crede di poter ingiuriar più oltre, che quando ad uno di essi arriva a dire Vlasce Morlacco. Ma se i Turchi, che nella Bosnia intendono bene la lingua nostra non ànno cangiato il nome di Vlà, per supposto potente, quando intesero di prenderlo in nome d’ingiuria, è segno, che i vincitori, se anche avviliscono le Nazioni vinte, lasciano loro il proprio Nome. Voglio dire con ciò, che se [p. 72 modifica]gli Slavi avessero dovuto convertire il nome di Vlà in servile (benchè significasse potente), non era di necessità cangiar il nome stesso, poichè ciò, che significava potente, l’uso, ed il comun consenso poteva convertir in servo.3 È presumibile, che se il Fortis avesse fatta questa piccola osservazione, avrebbe lasciato in pace il nostro Lucio. Ma gli uomini illuminati si accorgeranno, che il Fortis si à fidato troppo del suo poetico talento.

E passando dall’etimologia all’origine de’ Morlacchi, questa Nazione apparisce un misto delle antiche Nazioni Settentrionali, e dell’Oceano glaciale, che non avendo alcuna cosa, che le affezioni alla loro Patria, accostumate ad errare senza stabilimento fisso, portando seco tutto ciò, che possiedevano, incoraggiate dallo spirito del bottino, costrette per la gran moltitudine di gente, procreata dalla sana e robusta generazione, si univano di tratto in tratto, e andavano con violenza a procacciarsi l’alimento negli altrui Stati in quella guisa, che le Api vedendosi in gran numero, si separano, e le più giovani vanno in traccia delle nuove abitazioni. Questa è la ragione, ch’esaminando ben la Storia si vede, che in varj tempi furono rispinteFonte/commento: Pagina:Osservazioni di Giovanni Lovrich.djvu/269 da’ Romani, ora le incursioni de’ Geti, ora de’ Sarmati, ora de’ Daci, ora de’ Roxolani, ora de’ Quadi, ora de’ Marcomani, nomi tutti di[p. 73 modifica]versi, e che rappresentavano una Nazione istessa, almeno per la lingua, e costumi, e da taluni detta col solo nome di Sciti, cui dopo una lunga, ed infaticabile perseveranza riuscì d’impadronirsi di molte Provincie Romane, e specialmente dell’Illirico. Questi Sciti, che non tutti arrivarono in Dalmazia nel tempo stesso, e coll’istesso nome ànno fatto nascere quella differenza notabile del dialetto, del vestire, e dell’indole, che passa da’ Morlacchi agli abitanti del litorale, ed agl’Isolani, o forse, il che mi sembra più probabile, anche anticamente vi sarà stato della differenza fra queste razze. La diversità poi de’ caratteri delle varie popolazioni della Morlacchia, io lascio esaminare al Fortis, che concilia i caratteri de’ Morlacchi del Kotar con quelli delle pianure di Sign, e che si contrariano. Esso anche fa discendere gli abitatori delle Città maritime, e del litorale dalle Colonie Romane, che generalmente devono riconoscere la stessa origine co’ Morlacchi. Ma questo non è il luogo di chiarir una difficoltà, così grande. È certo che i discendenti delle Colonie Romane non saranno svaniti tutti nella invasione de’ popoli stranieri. Ora resterebbe da sapersi, se vi sien più discendenti delle Colonie Romane fra gli abitatori delle Città maritime, o fra’ Morlacchi. Ella sarebbe una di quelle questioni, che dopo aversi cicalato molto da una parte, e dall’altra, si rimarrebbe in dubbio chi avesse ragion, o torto, e forse forse la vincerebbono i Morlacchi. Ma non esclamo punto del soggetto, che si abbiamo proposto a trattare: osserviamo di passaggio qualche cosa intorno la loro lingua.

La lingua, cui parlano i Morlacchi, come ognun sa, è la Slava. L’abbondanza de’ termini, e la fortezza dell’espressioni, oltre la sua ampia estensione, [p. 74 modifica]deggiono renderla distinta sopra tutte le altre. In essa si scorge inoltre la naturalezza delle lingue antiche. Quando si parla con una Persona, non si adopera giammai il voi, ne l’ella, ma solamente il tu, maniera di parlare degli antichi Romani, ch’è la più forte, e la più nobile. Il Signore, e l’Illustrissimo, sono titoli ignoti alla incorrotta lingua Slava, come lo errano alla Romana, ne si diceva Signor Cesare, Signor Cicerone, Signor Pompeo, bensì Cesare, Cicerone, e Pompeo. Si sa, che Tiberio tanto ambizioso, ch’egli era, non soffrì mai di esser chiamato Domine Signore. Io non mi fermo a parlar della sua antichità. Le mozioni di essa sono di già spacciate in moltisimi Autori, tra’ quali non si lascia di citare, il P. Dolci da Ragusi, che ne parlò più diffusamente degli altri. Esso la fa derivare dai figli di Jafet, da quali fa discendere anche la nostra Nazione. Confesso il vero, io temerei di confondermi, a parlar di cose, tanto lontane. Io solamente osserverò, che fra tante Nazioni, che parlano la lingua nostra, eccettuati i Moscoviti, mi è sembrato, che i Morlacchi conservino di antica purità più di tutte le altre. Quindi è, che in Dalmazia convien ricorrere ad essi per la vera pronuncia Illirica; nè si abbian a male per questo i Cittadini di Ragusi, che soli di que’, che possiedono lingue forestiere fra noi, si vergognano di parlar comunemente, e con molta eleganza anche la propria; la pronuncia per altro sempre conserva meglio, chi non possiede altre lingue, che la nativa, come i nostri Morlacchi. Non è già per questo, ch’essi non abbiano anche di voci, e frasi straniere. Ma qual è quella lingua, che non sia soggetta a questa fatalità? Il commercio delle nazioni deve portar necessariamente questa conseguenza. Questo è, [p. 75 modifica]che gli abitanti delle contrade maritime, de’ Scogli, e delle Isole per la troppa frequenza degl’Italianismi ànno corrotta l’antica semplicità della lingua Slava. Il Fortis, che conobbe questa verità, come non si accorse, che Salbun, e teplo, ch’esso fa derivar dal Latino Sabulum, e tepidus, sono voci derivate dall’Italiano sabbia, e tiepido, e comuni solamente agli abitanti del litorale? La sabbia è chiamata da’ Morlacchi col nome di parscina, e tiepido con quello di mlaco. Bisogna dire, che i conoscitori di lingua, co’ quali il Fortis ebbe lunghissime conferenze, non s’intendessero, che di corrotta lingua Slava. Si potrebbe far una lunga diceria su di questo punto, ma non vale la pena di perdersi in simili cianfrusaglie.

  1. La Moldavia è propriamente la Valacchia superiore, chiamata da’ Greci Maurovlachia, cioè Valacchia nera. Lambert. Storia Generale ec. Tom. 2. p. 45.
  2. Il nome di Bodoli, per quanto io posso rilevare, non trovo, che possa aver analogia con altro, che col verbo bost, che vuol dir pungere. In Illirico si dice Boduli, e questo termine, accentato diversamente, corrisponde al dir in Italiano: Pungono essi? Questa etimologia sembra alquanto strana, e che che io non ne sia persuaso, potrebbe fors’esser vera. Chi sa da quali circostanze ella sia stata da principio accompagnata? Così al giorno di oggi i Soldati Nazionali per tutta la Italia vengono chiamati da certuni, Sboghe. E perchè ciò? Essi si salutano in Illirico, Sbogom, vale a dir Addio. Gl’Italiani, che non intendono il saluto, credono, che la Nazione si chiami Sboga, e perciò volendo nominar i Soldati Nazionali, dicono gli Sbaghe. Ecco da quali leggiere circostanze nasce qualche volta una denominazione, e i posteri poi impazziscono a trovarne l’etimologia.
  3. Questa è la ragione, che oggidì col nome di Morlacchi non si chiamano fra noi, che i contadini ed i pastori. Vi à chi vuole, che Vlà anche nella sua origine non volesse dir altro, che pastore, ma io non voglio rimontar a così alta antichità. Il vero, e primario significato della parola Vlà resterà forse sepolto per sempre sotto le rovine de’ Secoli.