Poetica descritione d'intorno all'inventioni della sbarra combattuta in Fiorenza - Versione diplomatica/Poetica descritione d'intorno all'inventioni della sbarra combattuta in Fiorenza nel cortile del palagio de' Pitti

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Poetica descritione d'intorno all'inventioni della sbarra combattuta in Fiorenza nel cortile del palagio de' Pitti

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Al serenissimo Sig. Don Francesco de' Medici



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EE
R A N O già i volanti deſtrieri portatori della diuina luce nell'onde d'Heſperia attufati: & all'oſcure tenebre della ſoprauegnente notte dalla fredda Delianō impedite haueuano interamente ceduto i chiari ſplendori del trapaſſato giorno, la cui prima hora fu da Mercurio ſignoreggiata: quando nel gran cortile delle reali caſe; al cui ſuperbo edificio in prima da Luca Pitti incominciato, hanno dato da poi i gran Duci de' Toſcani regni ampio, e glorioſo fine; furono acceſi con mirabile preſtezza infiniti fuochi, la maggior parte de quali da bianchiſsima cera, e non pochi dal dolce humore della pallida Oliua erano mantenuti. Incominciando queſti a ſpiegare in alto le loro fiammelle, fecero vn ſi gran lume d'intorno, che pareua vn'altro nouello giorno al già paſſato continuarſi. All'hora il gran cortile per opera di dotto Architetto in forma di natural teatro ridotto; di mille vaghi fregi di proſpettiua, e di pittura adornato, nel ſuo ſolare a guiſa d'vn verde prato ſparſo di variati fiori dimoſtrandoſi; ſi fece piu bello. Ne molto ſtette, che vditoſi in prima grandiſsimo tuono di pifferi, e di tamburi, e d'altri barbari ſtormenti, ſi vide da poi dalla parte del gran cortile riuolta a mezo giorno vna gran tenda cadere a terra, la quale copriua la

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spatioſa entrata d'vna grotta dentro di ſe rappreſentante con mirabile artificio di proſpettiua vn'ampio corridore da gratioſo ordine di belle colonne circondato, ſopra le quali nel piu leggiadro modo, che ſi può dall'arte deſiderare, vna gran volta poſaua. Queſte coſe componeuano vna merauiglioſa loggia, la quale pareua tra le ſue colonne ſcoprire vn larghiſſimo mare, oue tra molte notabili coſe la ſuperba città, che quaſi vn miracolo de gli Dij è fondata nell'onde, appariua. Di qui incominciarono i ſonatori de' detti ſtormenti, & i paggi portanti i lucidi elmi, & gli ſcudi, & le lunghe picche, gli vni & gli altri di ricchiſſime liuree ſecondo i gradi loro veſtiti, a vſcir fuori. Veniuano dopo queſti tre padrini di nobili veſtimenti coperti, i quali andauano innanzi ad vn ſuperbiſsimo carro da due Indiani Elefanti tirato. Queſto nel candido auorio, del quale egli appariua eſſer fatto, da maeſtreuole mano adorno di gratioſi partimenti di pittura, & in molte parti, oue dal buon giudicio del ſapiente artefice fu giudicato conuenirſi, di finiſſimi ſmalti, e d'oro lauorato ſi vedeua. Dalla parte dinanzi ſopra due pilaſtri, i quali diuideuono tre ſcale con ordine vago d'Architettura alla di lui piu alta parte ſalenti, portaua due moſtruoſe Sfingi. Haueua ancora con ordine ben' inteſo d'intorno alle ſcale, & a tutto l'altro reſtante leggiadri balauſtri ſoſtenenti vn'ampia cornice d'oro, & di [p. 7 modifica]

ſpatioſi colori riccamente fregiata, e dipinta: ſopra la quale la piu chiara virtù del piu ſublime elemento in molte parti poco vna dall'altra diſtanti coſi viuamente riſplendeua, che io riſolutamente credo, i veloci carri del Sole nō eſſere ſtati adorni di tanta luce, quando colui, della cui alta rouina diuenne il Re de' fiumi famoſo, mal per ſe de' paterni raggi veſtito; incominciò per lo cielo a guidarli. Sopra il miracoloſo carro tre gran Caualieri di Perſia di bianche, e lucenti arme fregiate d'oro, e ſontuoſamente veſtiti, acconciamente ſedeuono, il gaio, e leggiadro aſpetto de' quali era pieno di tanta maeſtà, ch'io non ſo, ſe con tale vadano per la via lattea al ſuperno conciſtoro i celeſtiali Dij. Sopra l'honorata, e ſaggia teſta d'vno di quelli nel mezo de gli altri due in piu alto luogo riſedente, era vna regal corona da due alati fanciulli in aria ſoſtenuta. Hauendo elli da poi con queſta ſolennità il grande ſteccato girato d'intorno, colà, d'onde vſcire s'erano in prima veduti ſmōtarono a terra. Quiui dal maſtro del Campo honoreuolmente riceuti, s'offerſero arditi ciaſcuno per ſe di mantenere con l'armi; alla ſua bella donna niuna altra di bellezza, d'ornati coſtumi, di ſenno, e di valore pari ritrouarſi. E poi che tolte ſopra le robuſte ſpalle le lunghe picche, hebbero delle loro valoroſe perſone fatta nuoua, e leggiadra moſtra, ſopra ricchiſſime ſeggie s'aſſettarono. [p. 8 modifica] Fermati queſti nel detto luogo, venne d'altra parte vna pellegrina donzella, la quale, ſecondo che ne' ſuoi ſcritti moſtraua, era nobile, & ricca Signora di Dalmatia. Preſo coſtei conſiglio dall'oracolo d'Apollo, come far doueſſe a liberare da ſtrano incanto il caro marito, riceuutone benigno reſponſo, & promeſſa di fauoreuole aiuto; comparue l'inuocato Dio ſopra vn carro, lo quale da due Affricani Leoni tirato veniua: & pregando fuoco dal Cielo, fu in vno ſtante da vno acceſo folgore vna montagna percoſſa, la quale dopo molti fuochi, che mandò fuora, s'aperſe: & d'eſſa ſi vide vſcire vno ſpauentoſo moſtro, lo quale horribili fiamme ſpirando, camminò tanto per lo campo, che al carro del luminoſo Dio fatto vicino, chinata a terra vna teſta di lione, cui egli nel mezo d'altre quattro, che, di ſerpente haueua, di ricchiſſimo cerchio coronata portaua, alla pellegrina donzella offerſe quella corona, della quale niuna donna poteua il crine adornarſi, che Prencipeſſa, e di merito ſopra l'altre non foſſe. Queſta; come a tal donna; fu donata alla Sereniſs. Gran Ducheſſa. Riceuuta ſua Altezza la corona, & per quello finito l'incanto, vſcì tra l'ali del Serpente in habito d'armato Caualiero il marito della pellegrina donzella. Coſtui; paſſeggiato il campo, fermandoſi alla ſolita reſidenza de' Venturieri; a gli altri, che doueuano dopo lui comparire diede luogo. [p. 9 modifica] L'oſcura notte; la quale, da ſuoi humidi ſentieri vſcita fuori, haueua due hore innanzi incominciato per lo tenebroſo Cielo a diſtenderſi, vedendo di lontano la non vſata luce, la quale da tante, e tante facelle, che nel ſuperbo teatro riſplendeuano, naſceua; ſubito contro al giorno acceſa di ſdegno, temendo non egli forſe voleſſe innanzi tempo ſenza licenza di lei le ragioni de' ſuoi tenebroſi regni impedire: piegati a terra i neri gioghi, che delle ſue torbide carra ſono ſoſtenitori, irata in quella parte diſceſe, oue i raggi del non ſolito lume haueua innanzi veduto. Compatiua quiui, & della grande adunanza di gentili huomini, e donne ſtupita, i quali con ordine merauiglioſo intorno al ricco teatro riſedeuano: contemplando con che bell'arte erano ſtati con maeſtreuoli partimenti da dotto Architetto gli acceſi lumi ordinati, & in che nuoua, & bella inuentione di variate lumiere acconciamente poſauano: grandemente ſi compiacque di riguardare il miracolo della bellezza, & della gratia di molte donne gentili, che quiui erano ragunate, tra le quali la Sereniſsima Gran Ducheſſa, non altramenti che ſi faccia tra le piu minute ſtelle il chiaro Sole, riſplendeua. Conoſciuta dalla Dea la cagione del nuouo lume, poſto a terra ogni ſdegno, per fauorire il piaceuole combattimento, [p. 10 modifica]

fece quiui due armati Canalieri apparire, i quali in difeſa delle circoſtanti Donne la loro forza adoperaſſero. Nel qual tempo prendendo ella in mano vna dolce lira, fece ſentire di quella, e d'altri inuiſibili ſtormenti diletteuole conſerio, al ſuono de' quali cantando ella ſoauemente porſe all'attendente popolo incredibile diletto. Contemplando io dette coſe, tanto dal piacere, e dalla merauiglia fui preſo nell'animo, che tutto tra me ſteſſo era in dubbio, che non forſe, dormendo io, alcuna di quelle finte larue, delle quali tutto il carro della notte era pieno, la fantaſia mi moueſſe a trauedere quelle forme.

La fama ſubita portatrice dell'occorrenti coſe, conduſſe ancora la nouella della querela de' tre ſorti Caualieri di Perſia al gratioſo Cithero. Peruenuta queſta alle ſante orecchie della bella Dea di quel monte, chiamato ella a ſe l'alato fanciullo, che fa l'incredibile valore delle ſue cocentiſsime fiamme, non ſolamente per la ſpatioſa terra, ma ancora ne' dolenti regni di Dite, e negli altri ſeggi degli immortali Dij potentemente ſentire. Figlio, li diſſe, tu ottimamente ſai, che hauendo noi per manifeſta proua conoſciuto, eſſere con quello affetto di deuotione, che da noſtri petti piu feruente ſi deſidera, tutto lo ſtudio de' cuori de gli huomini a' noſtri ſacrificij riuolto, deſioſa di riuedere gli amati ſeggi del [p. 11 modifica]

noſtro Cielo: volendo innanzi la noſtra partenza dal mondo laſciare in vece di noi, chi, godendo il primo vanto della bellezza, con auueduto conoſcimento la fede, e la deuotione dell'vniuerſa terra ci conferuaſſe: dopo debita, & diligente ricerca, in niun'altra parte del mondo mortal donna ritrouammo, che piu al noſtro intendimento faceſſe, che colà doue dal continuo fluſſo, & refluſſo dell'Adriano mare ſono l'altere mura della ſuperba Venetia percoſſe. Quiui tu fai, che la bella, & ſapiente B i a n c a gentile virgulto del famoſo ceppo della nobiliſſima Caſa Cappello giouane donzella, ſecōdo il deſiderio de' noſtri cuori, ci eleggēmo. Tu ſai parimente, che in queſto non a pieno contenta del noſtro giudicio, domandammo di lui alla madre Natura conſiglio, la quale ſecondo la verità ci riſpoſe. Alla noſtra ſaggia elettione niuno, che d'intelletto dotato foſſe, potere ragioneuolmente contradire: auuenga che ella nella creatione di queſta nobile creatura (acciò che foſſe ſenza pari) ogni ſuo piu diligente ſtudio adoperaſſe. Ci mancaua ſolo (per ſodisfatione della gente volgare, la quale, ſe non ne gli alti ſeggi de' Prencipi, l'humane perfetioni non conſidera, o ſe pure altroue le mira, non prezza) a far sì, che l'eccellenze, & le perfetioni di queſta Donna foſſero in perſona di Principeſſa conoſciute: & inſieme, accioche eſſendo ella di ſuprema autorità, doue il noſtro [p. 12 modifica]

ſeruigio l'haueſſe richieſto, haueſſe altrui dimoſtrato, che quello, che non con la piaceuolezza ſi foſſe fatto, haueria potuto con la forza ottenere. Perche ne queſto ancora foſſe impedimento alla noſtra piena ſodisfattione; tu ſai, che dall'eccelſo Tonante datore di tutti i regni per gratia impetrammo, che il piaceuole Himeneo con quel prencipe, che foſſe ornamento del mondo, in matrimoni la congiungeſſe. Ottenuta la deſiderata gratia, & dal donatore di lei dichiarato, chi foſſe quel fortunato Prencipe, che poſſeſſore, e marito di queſta valoroſa Donna eſſer doueſſe: tu ſai, che, per mio comādamento, lei dalle riue d'Adria, oue alle dolci acque d'Arno le ſuperbe mura della bella Flora fanno ſponda, conduceſti. Arriuata ella quiui, tu naſcondendoti ne' ſuoi begli occhi, quando opportuna hora ti parue, al giouane, & valoroſo Principe di quei regni innanzi la preſentaſti, lo quale meraugliando della nuoua bellezza, & fiſſando nelle vaghe luci della giouane Donzella, oue tu con gran piacere naſcoſo ti ſtaui, gli occhi ſuoi, reſtò dalle tue inuiſibili ſaette profondamente ferito: & furono in quello ſtante per opera tua i cuori dell'vno, & dell'altra di loro del tuo foco coſi potentemente acceſi, che fino a tanto, che mortali ſaranno, s'ameran ſempre. Paſſarono molti tempi, per occulta cagione ripoſta ne' ſegreti petti de gli Dij (tutto per beneficio degli huomini, alla conſeruatione [p. 13 modifica]

de' quali le diuine menti ſono ſempre intēte) che l'eſſecutione della riceuuta gratia non venne. Quando poi all'eterno Gioue piacque di torreſe a queſto obligo della promeſſa gratia, & noi fare de' noſtri deſideri contenta: a punto è tanto di tempo paſſato, quanto dall'entrata del Sole nella caſa di Cancro, all'arriuo di lui in quella di Scorpione traſcorre: che fu manifeſto al mondo, eſſere la da noi eletta Donna, per volere de gli Dij, del detto gran Prencipe nouella ſpoſa. Celebrandoſi hora per queſto felice congiungimento ſolenniſſime nozze, tra le molte feſte, che di lui ſi fanno, vn gentiliſſimo torneo ſi combatte. Noi deſideroſa d'honorare, & fauorire quanto ſi può maggiormente colei, la quale eſſempio della noſtra bellezza, & dominatrice de noſtri regni in terra vogliamo laſciare, habbiamo reſoluto queſta notte del feſteuole combattimēto cōdurre due forti guerrieri in quel campo, i quali le ragioni di lei valoroſamente ſoſtengano: & a lei patenti ampliſſime, e contraſegni di queſto noſtro intendimento portare. Tra queſti, il pomo; che nelle fortunate ſelue, le quali d'hauer veduto ignude le noſtre delicate membra ſi tengono altere, e ſuperbe, dal Troiano giudice per merito della noſtra bellezza riceuemmo; le doneremo. Tacendoſi nel fine di queſte parole la ſanta Dea, coſi il gratioſo figliuolo le riſpoſe. Ancora che della merauiglioſa gratia, & bellezza della [p. 14 modifica]

virtuoſa B i a n c a Signora de' Toſcani regni, non ſia biſogno, che a me ſia fatta fede, anzi eſſendo, che piu toſto altrui ſi faccia da me, mentre, ſcherzandole io piaceuolmente d'intorno, hor quà, hor là per le parti delle ſue bellezze volando, mi fo viſibile a gli occhi humani, di maniera, che qual ſi voglia, che priuo del beneficio della mente non ſia, può facilmente conoſcerlo, e dire. Queſta nuoua bellezza è nido d'Amore: & ancora che io d'ogni ſua gloria, & contento ſia piu toſto ingordo, che deſioſo, non di meno non vorrei, ch'ella da noi tanto fauorita ſi conoſceſſe, che non eſſempio di voi, ma voi ſteſſa ſi giudicaſſe, & fatta delle ſue bellezze ſuperba diueniſſe vſurpatrice de noſtri regni. Sorridendo all'hora la vezzoſa Citherea ſoggiunſe coſi. Figlio a noi caro, quanto l'amate pupille de gli occhi noſtri, grato ci è ſtato il dubbio, che t'è nato nell'animo, auuenga che noi per eſſo conoſchiamo, quāto tu ſij geloſo della conſeruazione de' noſtri honori: ma ne gli animi ſaggi, come è quello della da noi eletta Donna, nō ha da temerſi, che ſiano per naſcere queſti arroganti, e vitioſi penſieri, o almeno nō potendo il naſcer loro vietarſi, che ſiano nodriti. Ella ha ben veduto riuolgendo le antiche carte, con quanta pena ſiano ſtati ſempre puniti coloro, i quali temerariamente hanno hauuto ardire contendere di parità, o maggioranza con gli Dij, & come auueduta Donna, non [p. 15 modifica]

vorrà perderſi per vile atto di ſuperbia quello, che da Cieli le è ſtato ordinato: Che ella dopo queſta vita mortale negli alti ſeggi de gli immortali Dij fatta compagna di quelli, come coſa diuina, eternamēte viua. Appreſta dunque i noſtri carri, & colà, doue in honore di lei ſi combatte, n'andiamo. Contento il piaceuole figliuolo di queſta riſpoſta, ſenza altro ſoggiugnere, legati i volanti Cigni a' ſoliti carri, eſſendone egli auriga, montatoui ſopra inſieme con la bella madre, & con gli altri amori, incominciarono con miracoloſa preſtezza verſo la feſteggiante Etruria a fender l'aria, & nello adorno teatro, oue erano i gran Caualieri di Perſia mantenitori, a punto diedero a terra in quell'hora, che i guerrieri dall'humida notte condotti, haueuano per lo campo il ſolito paſſeggio finito. Comparita quiui la gratioſa dominatrice del terzo Cielo, riempì d'incredibile merauiglia, & diletto gli animi de' circoſtanti popoli, e dopo vn largo giro fermate le ſue carra, oue la Sereniſsima Gran Ducheſſa riſedeua: hauendo in loda di lei fatto a' cari figli cantare alquanti verſi, donatole il ricco pomo, ſodisfatto ſeco interamente a' corteſi complimenti, e laſciatole i due Caualieri, i quali tra ſuoi ſeguaci di valoroſa ſtima haueua eletti: tutta ridente quindi partì, per condurre con altra leggiadra inuentione nuoui Campioni alla battaglia.

Al minore de' tre fratelli, al quale, poi che [p. 16 modifica]

fu leuato di regno l'antico Saturno, venne in ſorte il dominio de' tenebroſi regni, oue il nero Acheronte la doloroſa Dite circonda, diſceſe ancora la nouella del piaceuole torneo, lo quale in honore della Sereniſsima nuoua gran Ducheſſa ſi combatteua: Et volendo egli dimoſtrare, che queſta nobile Signora era da lui non meno fauorita, che da gli altri Dij per piu ricco adornamento di quella ſuperba feſta, tra le felici ombre de' cāpi Eliſei, quella di colui, che ſolo ſopra il ponte di contraſtare a Toſcani eſerciti hebbe valoroſo ardire, eleſſe. Riueſtitala poi di quella carne, che le fu indiuiſa compagna in terra, datoli due ſoli paggi in cōpagnia, che l'vno lo ſcudo, e l'altro l'elmo le portaſſe, la fece a punto nel teatro apparire in tempo, che ſubito, dopo i due Caualieri condotti da Venere, il campo paſſeggiaſſe.

Le ſante Dee, le quali delle tre parti della terra prima conoſciute ſono protettrici, e ſignore, ancora eſſe propoſero, per fauorire la nouella ſpoſa, alla ſontuoſa Sbarra tre potenti Caualieri de'loro ampli regni condurre, & in quella Iſola, che del mare Mediterraneo è la maggiore, per queſto trattare, inſieme conuenute, l'Aſia, per importanti biſogni de' ſuoi popoli eſſendole forza non ſenza molto dolore quindi partire, coſi parlando alle care compagne ſi volſe. Il ſommo Gioue amate ſorelle di tutti i penſieri delle noſtre menti veditore, apertamente conoſce l'affanno, che io ſento [p. 17 modifica] [p. 18 modifica] [p. 19 modifica] [p. 20 modifica] [p. 21 modifica] [p. 22 modifica] [p. 23 modifica] [p. 24 modifica] [p. 25 modifica] [p. 26 modifica] [p. 27 modifica] [p. 28 modifica] [p. 29 modifica] [p. 30 modifica] [p. 31 modifica] [p. 32 modifica] [p. 33 modifica] [p. 34 modifica] Hauendo coſtui tra gli altri venturieri preſo luogo: eſſendo di già incominciata la terza vigilia della notte: vedendo il Maſtro del campo, che à combattere piu Caualieri non compariuano, per dar principio alla battaglia, fece date ne bellici ſtormenti. S'udì in vn tempo percuoter l’aria da coſi gran romore di tamburi, e di trombe, che ſe Gioue all'hora gli ſpauentatori de' Gigāti haueſſe mandati, non ſi ſariano vditi. Si vide in queſto mentre vno de mantenitori dall'una, & vno de venturieri dall'altra parte della Sbarra muouerſi incontro; e dapoi che con molta brauura ſi furono queſto à quello moſtrati; quaſi cō valoroſi geſti inuitandoſi alla battaglia; andarono con le picche à incontrarſi: delle quali, poiche i tronconi ſi videro volar per l'aria, poſero mano a' taglienti ſtocchi; & andati arditamente à ferirſi, tanto tempo combatterono, quanto le leggi del piaceuole combattimento comportauano. Con queſto ordine hora con uno, & hora con l'altro de' mantenitori tutti i venturieri ſi prouarono. Finita poi la battaglia: e dati à quei Caualieri, che di loro furono giudicati più degni, ricchi doni; vſciti i combattenti del campo, tutta la moltitudine dello ſpettante popolo alle ſue caſe fece ritorno.

I L  F I N E.

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Al Sereniſs. Sig. D. FRANCESCO de' Medici

Gran Duca di Toſcana.

S o n e t t o  d e l l'  a v t o r e.

L'
Hauer voi con tant' arte inuidia, e ſcorno

Recato à la Natura, e quella vinto
Ne la bell' opra, ond' è tant oltre ſpinto
Trà le memorie il Pratolino adorno;
Ed in riua al Tirreno hauer Livorno
Fatto ampia terra, e d'alte mura cinto;
L'Elba reſa piu forte; e ſempre accinto
Col penſiero à gran geſti eſſer d'intorno:
Il richiamar le venerande figlie
Del ſommo Gioue ad habitar la terra,
Già gran tempo di loro pouera, e ſola:
Son le cagion, che rare merauiglie
Spiega del valor voſtro, ouunque vola
La preſta Dea, cui nulla il paſſo ſerra.


Nella coronatione della Sereniſſima Signora

B i a n c a Cappello Gran Ducheſſa

di Toſcana.

S o n e t t o  d e l  m e d e s i m o.

M
Entre aſcendono al Ciel fumi, & odori

D'eletti incenſi, e di deuoti fuochi;
Acciò propitio il ſommo Dio s'inuochi,
Onde piouon quà giù gratie, e ſplendori:
Quando d'Etruria, e d'Adria vniti i corsi
Iuan là sù volando, oue da pochi
S'ottien ſalire, e ne gli Empirei lochi
Impetrauano altrui lumi, e fauori:
Ecco d'alto venir fregio il più degno,
Che'n terra ſcenda, e l'aureo crine adorno
Di B i a n c a fronte coronar ſi vide:
E s'udì riſonar l'aria d'intorno.
Donna, al cui pregio ogni intelletto arride,
Queſto è del suo valore vn picciol ſegno:

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I N    F I R E N Z E,

Nella Stamperia de' Giunti.

M D L X X I X.