Quando il dormente si sveglierà/X. La battaglia nelle tenebre

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X. La battaglia nelle tenebre

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Herbert George Wells - Quando il dormente si sveglierà (1899)
Traduzione dall'inglese di Anonimo (1907)
X. La battaglia nelle tenebre
IX. Il popolo è in marcia XI. Il vecchio che sa tutto

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Capitolo X.

La battaglia nelle tenebre.

Egli non era più nell’Anfiteatro; seguiva una galleria dominante a picco una delle grandi strade dalle piattaforme movibili che attraversavano la città. Davanti e dietro a lui camminavano le sue guardie. Tutta l’estensione concava delle strade mobili al disotto non era che una massa compatta di popolo che’ marciava cadenzatamente urlando, agitando mani e armi, formando in massa un’estesa prospettiva, acclamando appena che Graham e la sua scorta apparivano in vista, acclamando mentre essi sfilavano, acclamando ancora quando sparivano, fino a che i globi della luce elettrica prolungandosi in interminabili file andassero confondersi con il brulichio delle teste nude. E sempre la stessa cadenza, rrrran.... rrrran.... rrrran....

Il canto saliva ora verso Graham come un muggito rauco e strepitoso, il quale non sosteneva più la musica, e lo scalpiccio regolare della folla in marcia, rrrran.... rrrran.... rrrran.... si mescolava con lo strepito assordante di quella folla di persone indisciplinate che si sparpagliava lungo le strade superiori.

Tutto ad un tratto un contrasto lo colpi. Gli edifici della parte opposta sembravano abbandonati; i cavi [p. 116 modifica]e i ponti che si trovavano nella navata laterale erano vuoti e immersi nell’ombra.

Graham pensò che tutti quei luoghi avrebbero dovuto essere pieni di persone e provò una emozione curiosa e rapidissima. Si fermò. Le guardie avanti a lui camminavano sempre. Quelle che lo seguivano si fermarono e volsero tutte gli sguardi in alto nella stessa direzione verso i lumi.

A prima vista si sarebbe detto semplicemente che un accidente fosse sopraggiunto, un fenomeno isolato relativo all’illuminazione e senza alcun rapporto con ciò che avveniva in basso. Ciascuno degli enormi globi d’una bianchezza abbagliante era per così dire afferrato, compresso da una sistole che seguiva una diastole transitoria, poi di nuovo una sistole, simile ad una stretta soffocante: tenebre, luce, tenebre, alternantisi via via.

Graham s’accorse che questi strani casi di fuochi luminosi interessavano singolarmente il popolo sottostante. L’aspetto delle case e delle vie, l’apparizione delle masse compatte cambiò, divenne una confusione di vivi barlumi e d’ombre che balzavano.

Egli vide una moltitudine d’ombre che si animavano tutto ad un tratto d’una attività aggressiva, si slanciavano all’assalto, si ingrandivano, divenivano immense, crescevano con una rapidità costante per gettarsi immediatamente indietro e ritornare alla carica più forti. I canti e lo scalpiccìo erano cessati, la marcia unanime era impedita; avvennero indietreggiamenti in ogni direzione; si udirono alcune voci gridare: I lumi! i lumi! Egli guardò in basso quella danza macabra di barlumi e di ombre; l’arena della strada offriva adesso lo spettacolo d’una lotta mostruosa. [p. 117 modifica]

Gli enormi globi bianchi si tinsero di porpora con uno splendore rossastro,, tremolando lesti lesti come pronti a spegnersi finchè divennero delle semplici macchie di fuoco rossastre e offuscate nell’oscurità immensa.

In capo a dieci secondi l’estinzione terminò, e non ci fu più che un sordo muggito nelle tenebre, un abisso nero aveva subitamente inghiottito quelle miriadi folgoranti di uomini.

Egli sentiva degli esseri invisibili presso di sè, si sentì afferrare per le braccia, e qualche cosa lo colpì al mento lasciandogli un dolore acuto.

— Così va bene. Così va bene, — gli urlò una voce nell’orecchio.

Graham, superata l’impressione di questo primo stupore, ed avanzandosi, venne ad urtare colla fronte in quella di Lincoln.

— Che significano queste tenebre? — domandò egli.

— Il Consiglio ha interrotto le correnti che rischiarano la città; bisogna attendere, fermarsi. Il popolo continuerà a camminare.... egli....

Il resto della risposta si perse; delle voci gridavano: «Salvate il Dormente! Proteggete il Dormente!»

Una guardia inciampò contro Graham e inavvertitamente lo colpì alla mano con l’arma. Un violento tumulto scoppiò e s’agitò intorno a lui, diventando, almeno così gli sembrava, più assordante, più intenso, più furioso ad ogni minuto. Alcuni frammenti di frasi percettibili erano diretti Verso di lui e si perdevano allorquando il suo spirito si sforzava di udirli. Degli ordini contradittorii s’incrociavano, altri vi rispondevano. Tutto ad un tratto al di sotto di essi e vicinissimo si udirono delle grida acute: — La Polizia Rossa! — strillò qualcuno nel suo orecchio, poi questi si [p. 118 modifica]allontanò immediatamente senza altra spiegazione. Una specie di scoppiettio si ravvicinò, indi divenne distinto e nello stesso- tempo delle piccole fiamme rapide saltellavano all’estremità delle vie esteriori. Alla loro luce Graham intravvide le teste è il corpo d’un certo numero d’uomini muniti d’armi simili a quelle delle sue guardie; ad ogni istante essi divenivano visibili tanto qui quanto là, oppure in diversi luoghi alla volta. Tutta l’arena parve che crepitasse, s’illuminò d’una infinità di piccoli barlumi fulminanti e bruscamente l’oscurità cessò.

Una luce splendente abbagliò gli occhi di Graham ed un immenso ammasso d’uomini che si battevano gettò la confusione nel suo spirito.

Dei gridi e degli evviva risuonarono da tutte le parti. Graham alzò gli occhi per vedere da dove veniva quella luce; un uomo era sospeso in alto dalla parte -superiore d’un cavo tenendo per una corda la stella accecante che aveva scacciato le tenebre. Egli indossava una uniforme rossa. Graham ricondusse la sua attenzione dalla parte delle strade pioventi e ad una piccola distanza una massa triangolare, rossa, arrestò i suoi sguardi. Egli vide una truppa compatta di poliziotti in uniforme, ammucchiati sulla piattaforma superiore e addossati contro la facciata a picco degli edifizi, s’errati e racchiusi da una ressa d’antagonisti. Cominciava il combattimento;; le armi scintillavano, s’innalzavano e ricadevano, delle teste sparivano al termine della rissa ed altre le rimpiazzavano.

I lampi che emettevano le armi verdi divenivano dei piccoli nuvoli di fumo bigio dopo che il barlume era cessato. Bruscamente tutto si spende, e le strade rimasero immerse nelle tenebre; tumultuoso mistero. [p. 119 modifica]Graham sentì che avevano stagliato contro di lui qualche cosa, e nello stesso tempo fu spinto lungo la galleria. Qualcuno pronunziò forte delle parole.... forse al suo indirizzo, ma egli era troppo turbato per capirle; si sentì serrato contro il muro e sentì pube passare davanti a lui correndo una truppa di persone. Gli sembrò che le sue guardie si battessero fra di loro.

Improvvisamente colui che sospeso al cavo teneva la stella raggiante ricomparì, e tutta la scena fu inondata da una luce bianca abbagliante. La lunga banda di uomini in tuniche rosse sembrava più larga e più vicina e si stendeva, formando un angolo, il cui vertice si trovava a mezzo cammino lungo le strade verso l’ala centrale. Graham alzando gli occhi vide pure che un gran numero di quegli uomini si mostravano nelle gallerie oscure dell’edifizio opposto e al disopra delle teste dei loro compagni tiravano combatti, al di sotto di essi, sulla moltitudine che resisteva. Il significato di ciò che vedeva cominciò a farsi strada nella sua mente; il popolo in marcia era caduto in una imboscata alla partenza stessa. L’inaspettata estinzione dei lumi aveva gettato gli insorti nella confusione, ed ora la Polizia Rossa tentava di respingerli. Poi s’accorse che era solo e che le sue guardie e Lincoln si allontanavano per le gallerie nella direzione che avevano seguita prima della caduta delle tenebre. Essi lo chiamavano gesticolando furiosamente e ritornavano correndo verso di lui, quando un tuono di vociferazioni scoppiò sopra le vie inferiori. Tutta la facciata dell’edifizio oscuro dalla parte opposta, era occupata da uomini vestiti di rosso che additavano Graham cacciando dei gridi.

— Il Dormente! Salvate il Dormente! — urlavano [p. 120 modifica]migliaia, di voci, e qualche cosa venne a batter nel muro al di sopra di Graham. Il tonfo gli fece volger la testa; una specie di stella in metallo colore argento si schiacciava contro il muro e nello stesso tempo scorse Lincoln vicino a lui, e si sentì stringere il braccio. Poi pif, pif; avevano fallito ancora due volte, ma egli non se ne rese immediatamente conto. Nel momento stesso in cui cercava di spiegarsi ciò che accadeva, tutto disparve, una seconda volta fu interrotta l’illuminazione, e Lincoln allora l’afferrò per il braccio e lo trascinò lungo la galleria.

— Spicciamoci, avanti la prossima luce, — gli gridava. La sua fretta fu contagiosa. L’istinto della conservazione vinse la paralisi che causava a Graham il suo sbalordimento; e non fu che lo schiavo reso cieco dalla paura di morire. Egli corse, inciampò nelle tenebre che rendevano la sua strada incerta, e si diresse Verso le sue scorte che fuggivano davanti a lui. Il solo suo desiderio era di scappare al più presto dalle pericolose gallerie. Una terza luce s’accese quasi subito, ed una esclamazione partì dalle piattaforme, alla quale rispose un tumulto sulle vie inferiori, mentre le vesti rosse giungevano al passaggio centrale volgendosi verso di lui, gettando dei gridi. Sopra la bianca facciata opposta i punti rossi predominavano, e questa forza armata era la guardia del Consiglio lanciata alle suo spalle; egli era la posta di questa lotta accanita, il centro attorno al quale tutto girava.

Per fortuna egli restava illeso in mezzo a quei colpi di fuoco mal sicuri, i primi che l’esaltazione, dopo 150 anni, facesse tirare. Le palle fischiavano al di sopra della sua testa e sentì uno schizzo di metallo fuso [p. 121 modifica]colpirgli l’orecchio; s’immaginò che tutta la facciata nascondesse una numerosa squadra della Polizia Rossa che tirava su di lui.

Una delle sue guardie cadde e Graham nell’impossibilità d’arrestarsi, saltò sopra a quel corpo scosso dagli spasimi dell’agonia. Un secondo dopo egli s’inoltrò sano e salvo nel passaggio oscuro e gli sembrò che qualcuno che arrivava da una direzione trasversale si gettasse sopra di lui violentemente senza vederlo. Come un pazzo egli discese una scala nelle tenebre più fitte, ed ancora fu percosso, vacillò e battè con le mani contro un muro.

Si sentì come schiacciato da corpi serrati gli uni contro gli altri, cercò di aprirsi una strada verso destra. Una pressione irresistibile lo inchiodava sul posto; egli non poteva respirare, le sue costole scricchiolavano, respirava a fatica; poi tutta la massa di persone in un urto generale lo riportò indietro verso l’Anfiteatro da dove era uscito. Vi furono dei momenti in cui i suoi piedi non toccavano il suolo e quando egli inciampava lo spingevano. Frattanto intese gridare: «Eccolo» e poi una acclamazione soffocata. Egli urtò allora in qualche cosa di morbido, ed una rauca bestemmia risuonò vicino a lui. Si gridava: Il Dormente! ma egli era troppo sconvolto per rispondere. Intese il crepitio delle armi verdi e tutto ad un tratto non ebbe più nessuna volontà, nessuna personalità; egli fu assalito dal timor panico, e cieco e col cervello vuoto agiva macchinalmente. Si agitò con i gomiti e si dibattè in tutti i sensi nella calca, trascinato suo malgrado, fino a che inciampò in uno scalino, lo salì e camminò sur un piano inclinato. Bruscamente i visi intorno a lui sorsero dalle tenebre e divennero [p. 122 modifica]visibili, pallidi, stupefatti, atterriti, coperti di sudore sotto il lucido della pelle.

Una figura, quella d’un giovane, era a due passi vicino a lui; per un momento non fu che un incidente senza alcun valore emozionante, ma in seguito quella figura lo tolse ai suoi sogni perchè quel giovine trasportato un istante nell’impeto della folla era stato colto da un proiettile ed era già morto.

Fu accesa un’altra stella dall’individuo sospeso al cavo. La luce entrava da alcune finestre, da immensi archi e mostrava a Graham che egli era ora una unità in quella massa fitta di uomini vestiti di nero, respinta verso l’arena del gran teatro. Questa volta il quadro era violaceo e spezzato da ombre fitte. Vicino a lui le guardie rosse si aprivano rapidamente una strada, combattendo attraverso al popolo, ed egli non avrebbe saputo dire se lo vedevano; solo cercava con lo sguardo la sua scorta, e vide Lincoln presso la scena del teatro, in mezzo a una folla d’insorti con le insegne nere, sollevato da braccia compiacenti, scrutando nel fitto della folla per scoprirlo. Graham si trovava dalla parte opposta; dietro a lui, separati da una barriera si stendevano in piano inclinato i sedili del teatro. Allora ebbe un’idea, quella di aprirsi un passaggio a tutta forza verso l’ostacolo, ma allorquando vi giunse la luce si spense. Vivamente si slacciò il gran mantello, che non solamente impicciava i suoi movimenti ma poteva attirare su lui degli sguardi; lo fece cadere in terra e qualcuno s’impigliò nelle sue pieghe. Un istante dopo egli superava la barriera e si lasciava cadere nel vuoto oscuro, indi camminò a tastoni e raggiunse l’estremità inferiore d’un viale che saliva. [p. 123 modifica]

Il rumore dei colpi di fuoco cessò e il calpestio e le voci s’assopirono. Egli urtò in uno scalino, inciampò e cadde; ma nello stesso tempo l’oscurità fu interrotta da raggi di luce intensa, il muggito aumentò e lo splendore d’una quinta stella bianca brillò a traverso le vaste aperture del teatro. Allora rotolò sopra a qualche sedile, intese dei gridi e il crepitio mormorante delle armi, fece uno sforzo per rialzarsi, ma un urto di nuovo lo respinse indietro. Egli s’accorse che un certo numero d’uomini con l’insegne nere lo accerchiavano facendo fuoco sopra le vesti rosse in basso, saltando di sedile in sedile, rannicchiandosi dietro le spalliere per ricaricare le loro armi. Instintivamente s’accoccolò egli pure nel mezzo delle sedie perchè le palle perdute venivano a strisciare i cuscini pneumatici e a fare dei grandi sfregi lucidi sulle loro leggere coperte metalliche, e instintivamente ancora osservò la direzione dei passaggi, cercò con lo sguardo la strada dove avrebbe avuto più probabilità di salvarsi appena che le tenebre fossero cadute. Un giovane vestito d’un bleu sbiadito si avanzò arrampicandosi sui sedili.

— Attenzione! — gridò con i piedi in aria a sei pollici al di sopra del Dormente, e appuntellato sopra due spalliere aprì due occhi feroci senza aver l’aria di riconoscer nessuno, alzò la sua arma e fece fuoco; poi si disponeva a tirare ancora gridando: — Morte al Consiglio — quando sembrò che metà del suo collo sparisse immediatamente. Uno schizzo tiepido cadde sulla gota di Graham; e l’arma verde alzata a metà si arrestò. Un istante l’uomo restò immobile con i tratti immediatamente irrigiditi, poi si chinò in avanti, gli si piegarono i ginocchi e ruzzolò [p. 124 modifica]nello stesso tempo che si faceva di nuovo notte. Al rumore di questa caduta Graham si alzò e pazzamente volle fuggire; ma inciampando in un gradino, cadde in terra. Si rialzò come meglio potè e s’arrampicò sulla scala di passaggio.

Allorquando brillò la sesta stella era vicino all’apertura d’un corridoio; e veduto meglio la strada raddoppiò di sveltezza, entrò nel corridoio e ancora una volta si trovò nella notte completa. Un urto lo rimandò da parte, egli s’aggirò su sè stesso, ma riprese presto l’equilibrio e fu allora immischiato in una truppa di fuggiaschi che si spingevano verso una stessa direzione. Il solo pensiero di Graham come quello dei suoi compagni era di sottrarsi a quella battaglia. Egli spinse e colpì, vacillò, corse e fu schiacciato dalla folla.

Durante qualche minuto corse fra le tenebre, lungo un corridoio tortuoso, poi attraversò uno spazio aperto e vasto, discese un lungo pendio ed arrivò finalmente senza sforzo alcuno ai piedi d’una scalinata. Molte persone urlavano: — Eccoli! Ecco le guardie! Tirano! Si salvi chi può! Le guardie tirano! Saremo sicuri nella settima strada! Avanti verso la settima strada! — e vi erano fra la folla delle donne e dei fanciulli.

Alcuni individui incontrandosi con Graham lo ingiuriavano. La folla si precipitò verso un passaggio vuoto attraverso un’entratura corta e raggiunse uno spazio più vasto debolmente rischiarato. Gli uomini vestiti di nero si schierarono, fecero al galoppo una salita che nella luce crepuscolare Graham credè che fosse una gigantesca serie di gradini. Egli seguitò. Il popolo si disperse a destra e a sinistra.... Più tardi Graham s’accorse che non era più nella folla e fece [p. 125 modifica]sosta sul gradino più alto. Vicino a lui, sullo stesso piano c’erano dei gruppi di sedili e un piccolo padiglione; s’avanzò bruscamente e, trafelante, dissimulato nell’ombra delle tettoie, sorvegliò.

Tutto era confuso e grigio; ma egli riconobbe che quei grandi gradini erano una serie di piattaforme immobili. Presentavano da ciascuna parte un piano inclinato e gli edifizi si elevavano al di là, come degli oscuri spettri con le loro insegne, le loro réclames appena visibili, e in alto fra gli intervalli delle travi e dei cavi si scorgeva una debole striscia di cielo pallido.

Delle persone passarono rapidamente e ai loro gridi e all’accento delle loro voci s’indovinava che essi correvano alla battaglia; altre meno strepitose passavano timidamente leggere e rapide fra le ombre. Dal basso della strada, lontanissimo, giungeva il rumore delle palle, ma era evidente che non era la strada nella quale si apriva il teatro. La prima battaglia sembrava ora d’aver cessato tutto ad un tratto e, inverosimile paradosso, tutti questi esseri combattevano per lui. Durante qualche istante, fu come un uomo che si arresta nella lettura d’un libro appassionante, preso ad un tratto da dubbi sulla realtà di ciò che ha creduto fino allora, senza più riflettere.

Il suo spirito s’imbarazzava non poco dei dettagli; e l’effetto generale era uno stupore enorme. Cosa assai singolare, mentre che la sua fuga dalla prigione del Consiglio, la grande folla nel salone, l’attacco subitaneo del popolo per parte della Polizia Rossa, erano avvenimenti chiari e presenti nel suo spirito, gli abbisognava al contrario fare uno sforzo per rammentarsi e rivivere il suo soggiorno meditativo nelle camere silenziose. Tutto ad un tratto la sua memoria abbando[p. 126 modifica]nando queste idee lo ricondusse a Pentargen, alla cascata che tremolava al vento, e a tutti gli oscuri splendori della costa soleggiata della Cornovaglia. Il contrasto dava a queste cose una apparenza d’irreale; poi l’abisso si colmava ed egli cominciava a comprendere la sua situazione.

Non era più assolutamente un enigma, come nelle camere silenziose, ora si disegnava per lo meno in un contorno bizzarro e vero. Egli si trovava senza saper come, possessore della metà del mondo e formidabili partiti politici erano in lotta per impossessarsi della sua persona. Da una parte, il Consiglio bianco con la Polizia Rossa, risoluto ad usurpare la sua proprietà e forse a sopprimere lui stesso; dall’altra la Rivoluzione che l’aveva liberato con l’invisibile Ostrog che la guidava: e tutta la gigantesca città era sconvolta da questa lotta. Furioso impazzamento di questo mondo trasformato.

— Io non capisco! io non capisco! — esclamava. Era riuscito a liberarsi dai partiti in contrasto e ora si trovava solo in quella pace del crepuscolo. Che accadrebbe in seguito? Che cosa succedeva adesso? Egli si figurava gli uomini vestiti di rosso inviperiti per impadronirsi di lui e respingenti davanti a loro gli insorti dalle insegne nere. In tutti i casi la sorte gli permetteva di respirare un poco, e poteva, senza rischiare d’essere disturbato, nascondersi e osservare il corso degli avvenimenti. Il suo sguardo percorreva l’immensità inestricabile e oscura degli edifizi tenebrosi; e si ricordò, come un fenomeno d’una stranezza infinita, che aldi sopra di tutto ciò il sole adesso si levava e che il mondo risplendeva raggiante sotto la chiarezza famigliare del giorno. [p. 127 modifica]

Questa volta ebbe tempo di riprender fiato. Le sue vesti bagnate dalla neve si erano già asciugate. Percorse qualche miglio lungo quelle vie immense nel crepuscolo non parlando a nessuno, non accostandosi a nessuno, figura oscura tra le figure oscure, uomo del passato risorto alla vita attuale, possessore incosciente della metà della terra. Dappertutto ove c’era luce e folla o qualche sovreccitazione eccezionale egli temeva d’esser riconosciuto; spiava, voltava le spalle e saliva o discendeva le scale di mezzo, raggiungendo qualche sistema trasversale di strade, a livello più basso o più alto. Quantunque non constatasse più nessuna rissa, la città intera era in movimento è una volta gli toccò di fuggire di corsa per evitare una moltitudine che insorse occupando la larghezza della strada. Tutta la popolazione pareva prender parte alla sommossa e i combattenti erano in maggior parte degli uomini e portavano degli oggetti che dovevano essere delle armi.

Il conflitto ferveva nel quartiere da cui era venuto, ed a ogni minuto un muggito lontano gli arrivava agli orecchi indicando che le ostilità continuavano.

Allora fu combattuto dalla prudenza e dalla curiosità, ma la prudenza prevalse ed egli pensò bene d’allontanarsi dal parapiglia. Camminava ora senza incontrare ostacoli ma sospettoso a traverso l’oscurità.

Ben presto cessò di sentire gli echi, pure soffocati, della battaglia; le persone passavano vicino a lui sempre meno numerose e finalmente le strade titaniche divennero deserte. Le facciate degli edifizi avevano un aspetto brutto e severo; anzi si sarebbe detto una regione di magazzini vuoti. Un sentimento di solitudine s’impossessò di Graham. Egli si mise a cammi[p. 128 modifica]nare più lentamente, ma si stancava e spesso spesso s’arrestava, si sedeva in disparte sopra uno dei numerosi sedili delle vie superiori. Una agitazione febbrile, prodotta dal pensiero della parte che egli aveva in questa lotta non gli permetteva di restare più a lungo nello stesso posto. Era egli l’unica causa di questo sollevamento? In un luogo triste fu sorpreso da una scossa di terremoto seguita da un fracasso spaventevole e da un rumore di tuono; un soffio potente d’aria fredda passò a traverso la città, ed egli udì un fracasso di vetri enormi che si spezzavano, degli edifici che crollavano, una serie di crolli giganteschi. Un ammasso di vetri e ferri piombò dall’altezza del tetto nelle gallerie di mezzo, quasi cento metri da lui, mentre che in lontananza si udiva galoppare e gridare. Egli pure scosso da un sussulto incognito si sentiva preso da un’attività senza limiti; si slanciò dapprima in una direzione, poi ritornò indietro senza sapere il perchè.

Un uomo arrivò correndo e Graham riprese allora il suo impero su sè stesso.

— Che hanno fatto saltare? — domandò quell’uomo affannato. — Era proprio un’esplosione? — Ma avanti che Graham avesse avuto il tempo di rispondere egli era già lontano.

I grandi edifizi s’inalzavano nell’ombra velati da un triste crepuscolo, quantunque la piccola striscia di cielo là in alto annunziasse un giorno raggiante.

Egli notò dei motti strani, dei quali non ne comprese uno sul momento; e decifrò pure un buon numero di quelle iscrizioni in caratteri fonetici. Ma quale profitto si può avere a decifrare delle lettere bizzarre quando dopo una tensione penosa dell’occhio e dello spirito, [p. 129 modifica] ci si trova in faccia a delle frasi di questo genere: «Ecco l’Eadhamite», «Ufficio del Lavoro, Piccola Parte?...» Pensiero grottesco; qualcuna o l’insieme di quelle case simili a delle rupi gigantesche appartenevano probabilmente a lui. Chiaramente ebbe conoscenza di tutto ciò che le circostanze avevano di sconcertante; in realtà egli aveva fatto uno di quei salti nel tempo, come i romanzieri ne immaginano molte volte.

E una volta ammesso questo salto egli si aspettava di assistere a uno spettacolo, ma ora non era uno spettacolo bensì un vago pericolo di ombre ostili e veli di tenebre; e in qualche parte a traverso questo laberinto d’oscurità la morte lo cercava. Sarebbe egli ucciso avanti d’aver veduto? Chi sa, forse al più prossimo angolo oscuro la sua distruzione era imboscata.

Un gran desiderio di vedere, una sete di conoscere lo invasero, ma ebbe paura dei nascondigli e delle svoltate e si persuase che la sua sicurezza dipendeva dall’abilità di sapersi nascondere. Dove avrebbe potuto rifugiarsi per non esser veduto, allorquando le tenebre sparissero? Finalmente s’assise sopra un banco in una cavità, sur una delle vie superiori, felice di sentirsi solo.

Si strofinò gli occhi stanchi. E se quando li riaprisse le oscure strade parallele e quelle facciate intollerabilmente alte fossero sparite? Se scoprisse che tutta la storia di questi ultimi giorni, il risveglio, le moltitudini tumultuose, l’oscurità, la sommossa, non era che una fantasmagoria, un sogno d’un nuovo genere e più vivo? Era un sogno certamente, poichè tutto ciò era sì poco logico e privo di ragione. Perchè [p. 130 modifica] il popolo combatterebbe per lui? Perchè questo mondo più razionale vedrebbe in lui un possessore e un padrone?

Tali erano i suoi pensieri mentre restava là con gli occhi chiusi.... poi riguardò, quasi colla speranza di scorgere, ad onta di ciò che udiva, qualche essere famigliare della vita del XIX secolo, e contemplare forse il piccolo porto di Boscastle, le scogliere di Pentargen, la camera della sua abitazione. Ma i fatti poco si curano delle speranze umane. Una truppa di uomini con una bandiera nera passò davanti a lui, sorgendo dall’ombra, camminando a passi accelerati verso la prossima lotta; e al di là si elevavano i muri vertiginosi delle facciate vaste e oscure, con le loro insegne incomprensibili, confuse, a grandi lettere appena visibili.

— Non è un sogno, — diceva egli, — non è un sogno! Abbassò la testa e si nascose il viso fra le mani.