Rivista italiana di numismatica 1896/Notizie varie

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Rivista italiana di numismatica 1896 Rivista italiana di numismatica 1896
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VARIETÀ



Il R. Gabinetto Numismatico di Milano. — Nel marzo 1887, il Gabinetto Numismatico veniva aggregato alla Direzione della Pinacoteca e Museo di Brera; un recente decreto gli restituisce l’antica autonomia, nei termini che seguono:


IL MINISTRO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE


Considerata l’opportunità di separare la direzione della R. pinacoteca di Brera in Milano da quella del gabinetto numismatico nella città stessa;

Considerato che il gabinetto numismatico di Milano per il carattere dell’istituto e per la natura speciale del materiale raccoltovi non può essere equiparato, per l’orario e per gli ordinamenti interni, agli altri istituti antiquarii;

Decreta:


Art. 1.

Il gabinetto numismatico è costituito indipendente dalla R. pinacoteca di Brera e prende il titolo di Regio Gabinetto numismatico di Milano.

Art 2.

Il funzionario che avrà l’incarico di direzione del detto istituto assumerà il titolo di Conservatore dei R, Gabinetto numismatico, qualunque sia il grado ch’egli occupi nel ruolo dei funzionari addetti ai musei e scavi di antichità.

Art. 3.

Il gabinetto numismatico rimarrà aperto al pubblico tre giorni della settimana, che saranno designati e notificati dal conservatore.

Negli altri tre giorni saranno ammessi nel gabinetto quei soli studiosi, che ne abbiano fatto speciale domanda, nella quale dovrà essere determinato l’oggetto dello studio, e precisate le monete e medaglie che si desiderano esaminare.

Roma, 14 febbraio 1896.

Il Ministro

G. Baccelli.


[p. 144 modifica]In conformità a questo decreto, il Conservatore Dottor Ambrosoli ci prega di annunciare che il R. Gabinetto Numismatico rimarrà aperto al pubblico nei giorni di lunedì, mercoledì e venerdì non festivi, dalle ore 12 alle 15.

Il Ripostiglio di Bondeno. — Il 28 gennaio scorso, negli scavi che si stanno facendo pel canale di Burana, presso Bondeno, venne messo in luce un tesoretto di monete carolingie, anzi precisamente di Carlo Magno. Il tesoretto apparve sulle prime in forma di un parallelopipedo di 40 cent. di lunghezza per 20 di larghezza e altrettanti di profondità. Queste misure indicano le dimensioni della cassetta probabilmente di legno nella quale le monete erano state riposte e che in seguito venne dal tempo distrutta, in modo che non ne rimaneva più traccia.

I denari contenuti pare dovessero essere suppergiù un duemila; ma gli operai vi furono subito addosso e quasi tutti andarono dispersi.

Sui pochi esemplari che abbiamo potuto aver fra le mani, trovammo indicate le zecche di mediol (Milano) papia (Pavia) tarvis (Treviso) metvllo (Melle) bederris (Béziers) e ci viene riferito che ve ne fossero anche di Roma e di Pisa. — In quelle coniate a Milano troviamo diverse varietà pel famoso punto collocato ora fra due lettere ora fra due altre.

Un ripostiglio di denari dei Tetrarchi. — Nelle vicinanze di Milano — non ci fu dato finora di precisare la località — venne trovato un ripostiglio di denari d’argento di Diocleziano, Massimiano Erculeo, Costanzo Cloro e Galerio Massimiano. Diversi di questi denari, circa duecento, vennero offerti in vendita a Milano e vi si trovano rappresentati molti dei rovesci conosciuti di questi imperatori, dai più comuni ai più rari; ma la gelosia dei possessori non ci permette per ora d’indicare la precisa località del ripostiglio, né l’importanza dello stesso. I denari sono in generale di ottima conservazione e sono intaccati da una ossidazione di rame e di ferro.

La Direzione.               

[p. 145 modifica]Il ripostiglio d’Appiano. — Il giorno 19 febbraio scorso, un contadino, mentre lavorava dissodando un campo poco lungi da Appiano, scopriva, alla profondità di 40 centimetri un’anfora contenente circa un migliajo di monete romane dei bassi tempi. Come accade di solito, l’anfora fu subito spezzata e una parte delle monete andò dispersa fra i varii contadini del luogo. Noi però potemmo esaminarne una buona metà. Sono tutti antoniniani di Gallieno, Salonina, Aureliano, Claudio II, Quintillo e fra essi nessuna varietà che meriti d’essere segnalata.

Nuove monete italiane di rame. — Furono messe in circolazione le nuove monete da 5 centesimi, 2 centesimi e 1 centesimo. Portano l’effigie di Umberto I, la data del 1895 e la sigla della zecca di Roma. Del resto sono affatto simili al pezzo da io centesimi già in corso.



All’ultimo momento ci giunge il doloroso annuncio della morte del nostro egregio Amico e Collaboratore


Dott. Cav. UMBERTO ROSSI


Conservatore del Museo Nazionale di Firenze e Membro del Consiglio di Redazione della Rivista Italiana di Numismatica.

Di lui parleremo nel prossimo fascicolo.


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Vendita Mantagu. — Nello scorso Aprile ebbe luogo a Parigi la vendita della famosa serie d’aurei romani del compianto Sig. H. Montagu di Londra. La Collezione ormai è dispersa, molti musei pubblici e privati raccoglitori se ne sono divise le spoglie; ma di essa rimane come perpetuo monumento lo splendido Catalogo compilato dal Sig. A. Grueber conservatore del Museo Britannico e pubblicato dai Sig. Rollin et Feuardent.

La collezione d’aurei romani del Sig. Montagu è certamente una delle più ricche per numero e per rarità e per conservazione che mai siano apparse in vendita. Ma, quantunque superiore di numero e forse anche di bellezza a quella d’Amécourt (1291 Numeri contro 1009), il ricavo totale ne fu minore (franchi 363,004 contro 366,382).

Ora, prescindendo pure dell’interesse commerciale, conviene ricercare le cause di tale risultato, perchè è sempre interessante seguire il trasformarsi del gusto dei raccoglitori e, diciamo pure della moda — perchè la moda entra dappertutto — nelle diverse epoche.

Per tale studio nessuna migliore occasione che una vendita importante, come quella di cui ci occupiamo.

Crediamo inutile dare qui la lista completa dei prezzi ottenuti dalle 1300 monete; pure è bene esaminarne quella parte che ha relazione colle osservazioni cui abbiamo accennato e le quali possono così riassumersi: ribasso nei pezzi rari e rarissimi, rialzo nei pezzi comuni ma di eccezionale conservazione, e valgano i seguenti esempli, che traggo da quei pezzi di cui è nota la provenienza e l’anteriore prezzo di vendita:

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Arria Vendita d’Amecourt 920 Montagu 420
Mussidia (Quinario) »           » 300 » 250
Munatia           » »           » 245 » 205
Vipsania Vendita d’Amecourt 705 Montagu 405
Lepido (Mussidia) »           » 2210 » 1750
»       (Livineia) »           » 1860 » 1350
M. Antonio (Vibia) »           » 1010 » 540
Albino »           » 3125 » 2280
Uranio Antonino Belfort 4150 » 1950
»           » » 4270 » 3200
Erennio »           » 730 » 430
Procopio »           » 2150 » 955


Fra i pezzi rari, non furono che quelli di straordinaria bellezza che raggiunsero i prezzi anteriori e talvolta leggermente li superarono.

Se invece guardiamo ai pezzi comuni, troviamo un aumento di ricerca veramente straordinario; prezzi finora inauditi, principalmente all’epoca della buona arte, e vediamo salire aurei comuni d’Augusto a 200 e 300 fr., a 150 quelli di Nerone, di Tito e di Domiziano, a 200 quelli di Trajano e ad oltre 300 quelli d’Adriano.

Concludendo dunque, se l’arte può rallegrarsi che il gusto s’affini, non lo può egualmente la scienza che all’arte si vede posposta e vede preferito un pezzo comune perchè di buon epoca, e perchè sepolto appena uscito dalla zecca, a un pezzo che, rarissimo e storicamente importantissimo, porta seco come documento e come marchio d’autenticità il segno della lunga carriera percorsa e le ingiurie del tempo e degli uomini! Non c’è che dire, la moda ora volge precisamente in questo senso. Col che però non è a dire che i prezzi dei pezzi rari siano avviliti e serva la lista seguente di quelli che superarono i 500 franchi.

N. 15. Famiglia Cornelia L. 1100
» 18.       »           » » 1750
» 26.       »       Julia » 650
» 34.       »       Sanquinia » 720
» 35. G. Cesare (Restituz.) » 615
» 36. G. Cesare e Ottavio » 530
» 40. Bruto » 1400
» 47. Aenobarbo » 1400
» 48. Pompeo e figli » 775
» 49. Lepido (Mussidia » 1750
» 50. Lepido (Livineia) » 1350
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N. 54. M. Antonio (Leg. vi) . L. 1300
» 62. Numonia » 830
» 63. Ottavia e M. Antonio » 2025
» 64. M. Antonio e Antillo. » 600
» 65.         »                 » » 2200
» 71. Ottaviano (Vibia) » 1000
» 86. Augusto (Antistia) » 599
» 109. Augusto e Agrippa » 1405
» 110 Cajo Cesare » 2350
» 165. Interregno di Galba » 1300
» 166.       »                   » » 1450
» 184. L. Vitellio e A. Vitellio » 800
» 202. Vespasiano e Domitilla » 1850
» 218. Giulia di Tito » 3650
» 219. Tito e Giulia » 1205
» 220.    »         » » 3250
» 243. Domizia » 1050
» 272. Matidia » 600
» 274. Trajano e Trajano padre » 1000
» 461. Didio Giuliano » 830
» 462.      »           » » 800
» 463. Manlia Scantilla » 1450
» 464. Didia Clara » 790
» 465. Pescennio » 6100
» 466. Albino » 2280
» 483. Settimo Severo (Medusa) » 2800
» 523. Caracalla (doppio aureo) » 2500
» 524. Caracalla Sett. Severo e Giulia » 535
» 525.       »           »           »          » » 500
» 527. Caracalla e Geta » 740
» 528. Plautina » 970
» 529. Geta » 800
» 530.    » » 1220
» 531.    » » 655
» 532.    » » 1020
» 533.    » » 1030
» 535. Macrino » 890
» 536.     » » 700
» 537.     » » 740
» 538. Diadumeniano » 2420
» 550. Elagabalo » 535
» 551.      » » 1280
» 553. Giulia Soemia » 5000
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N. 565. Uranio Antonino L. 4150
» 566.       »           » » 1750
» 567.       »           » » 3210
» 568.       »           » » 4000
» 569. Massimino » 620
» 580. Filippo padre » 610
» 581.       »          » » 525
» 582.       »          » » 670
» 584. Otacilla » 1205
» 585.       » » 750
» 586. Filippo figlio » 500
» 587.       »         » » 515
» 598. Ostinano » 710
» 608. Emiliano » 980
» 641. Gallieno (Med.) » 1925
» 642. Salonina » 910
» 644. Salonino » 560
» 645.       » » 720
» 646.       » » 500
» 648. Macriano » 1410
» 649. Postumo » 710
» 653.       » » 810
» 654.       » » 1100
» 655.       » » 1300
» 656.       » » 810
» 657.       » » 560
» 662.       » » 1200
» 663.       » » 650
» 664. Leliano » 1705
» 665. Vittorino » 710
» 666.       » » 670
» 667.       » » 1705
» 668.       » » 700
» 669.       » » 1000
» 670. Mario » 3850
» 672. Tetrico » 920
» 674. Claudio Gotico » 855
» 675.       »           » » 650
» 677.       »           » » 550
» 678.       »           » » 860
» 686. Aureliano (Med.) » 1005
» 687. Tacito » 825
» 690.       » » 620
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N. 691. Floriano L. 1750
» 694. Probo (Quin.) » 700
» 700.       » » 720
» 712. Numeriano » 525
» 720. Magna Urbica » 690
» 721.       »         » » 615
» 722. Giuliano tir. » 585
» 742. Diocleziano e Massiminiano » 920
» 760. Alletto » 1900
» 767. Elena » 1000
» 768.     »      (Med.) » 6500
» 771. G. Massimiano (Med.) » 2200
» 773. Gal. Valeria » 700
» 774.           » » 925
» 783. Massenzio » 570
» 787. Licinio padre » 500
» 794. Licinio figlio » 770
» 825. Costantino M. (Med.) » 745
» 826.           »                   » » 1100
» 827.           »                   » » 710
» 828.           »                   » » 735
» 829.           »                   » » 610
» 830.           »                   » » 1200
» 832.           »                   » » 695
» 833.           »                   » » 1550
» 834.           »                   » » 615
» 835. Costantino e figli (Med.) » 3010
» 836. Fausta » 790
» 837.      »         (Med.) » 2665
» 838. Crispo » 515
» 841.     » » 630
» 842     »       (Med.) » 2550
» 850. Costantino II (Med.) » 890
» 851.           »                 » » 780
» 852.           »                 » » 1150
» 853.           »                 » » 750
» 854.           »            (Med. arg.) » 630
» 860. Costante           (Med.) » 1120
» 877. Costanzo II          » » 990
» 878.       »                      » » 850
» 879.       »                      » » 1450
» 880.       »            (Med. d'arg.) » 765
» 881. Vetranione » 1475
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N. 914. Valentiniano I (Med.) L. 3500
» 909. Procopio » 955
» 952. Flaccilla » 652
» 961. Vittore » 1780
» 1001. Eudossia » 1205
» 1002.       » » 1600
» 1023. Olibrio » 608
» 1075. Ariadne » 645
» 1220. Michele III, Teodora e Tecla » 600
» 1224. Basilio I, Costantino IX ed Eudocia » 870
» 1227. Alessandro » 600


Vendita Durazzo. — Sulla fine dello scorso mese di maggio e nei primi giorni di giugno ebbe luogo in Genova, sotto la direzione del Sig. Rodolfo Ratto, la vendita della Collezione numismatica già appartenuta al March. Giuseppe Maria Durazzo. La collezione si componeva di Monete greche, romane, consolari e imperiali, italiane, estere e medaglie. Nel complesso, i prezzi raggiunti, specie pei pezzi rari dell’aes grave e per le monete italiane rare, si possono dire brillanti. Diamo qui una lista dei pezzi più importanti coi prezzi raggiunti:

N. 2. Aes grave. (Pezzo quadrilatero) L. 5250
» 3.           »         (Tripondio) » 500
» 4.           »         (Dupondio) » 385
» 38.           »         (Asse Sabatini) » 195
» 87.           »         Hatria (Quincunx) » 230
» 473. Syracusa (Octodramma) » 335
» 917. Archelaus (Tetadramma) » 140
» 1504. Arria (denaro) » 160
» 1887. Statia       » » 235
» 3345. Flavius Victor (Quinario d'oro) » 220
» 3646. Ancona (Zecchino di Sisto V) » 335
» 3708. Avignone (Zecc. di Gio XXIII) » 415
» 3709.       »           (Zecc. di Martino V) » 280
» 3788. Bologna (due scudi d'oro di Sisto V) » 255
» 3792.       »        (      »       »       di Clem. VIII) » 305
» 3956. Ceva (Grosso di Guglielmo) » 300
» Correggio (Scudo di Camillo) » 500
» 4079. Firenze (Mezzo scudo Ossidionale 1530) » 300
» 4206. Genova (Genovino di Carlo VI) » 310
» 4232.   »       (Genovino di Giano Campofregoso) » 460
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N. 4333. Genova (Genovino di Lud. Campofregoso) L. 205
» 4353.   »       (Mezzo gen. di Gal. Maria Sforza) » 300
» 4258.   »       (Genov. di Paolo Campofregoso) » 185
» 4276.   »       (Testone di Paolo da Novi) » 300
» 4292.   »       (Mezzo scudo d'oro di A.Adorno) » 160
» 4371.   »       (Scudo da otto reali 1666) » 200
» 4391.   »       (Scudo sestuplo 1719) » 185
» 4431.   »       (Scudo da otto reali 1715) » 200
» 4437.   »       Lire cinque 1736 (Unico) » 425
» 4480. Guastalla (Zecch. di Ces. I Gonzaga) » 285
» 4611. Messerano (Scudo d'oro di Lod. e P. Luca Fieschi) » 265
» 4780. Modena (Zecchino di Leone X) » 450
» 4781.       »       (      »          di Clemente VII) » 360
» 5030. Piombino (Mezzo scudo di N. Ludovisi) » 570
» 5207. Roma (Scudo d'oro di Pio V) » 400
» 5212.      »    (Scudo d'oro di Gregorio XIII) » 205
» 5222.      »    (Zecchino di Sisto V) » 215
» 5235.      »    (Doppio scudo d'oro di Paolo V) » 305
» 5419. Savoja (Ducato di Amedeo VIII) » 255
» 5420.      »    (Grosso tornese di Amedeo VIII) » 265
L’importo totale della Vendita fu di Lire 63.195



Vendita Boyne. — Il giorno 29 giugno scorso cominciò a Londra, sotto la direzione della Casa Sotheby, Wilkinson e Hodge, la vendita della Collezione numismatica del fu William Boyne (seconda Parte). Questa Serie contiene Monete medioevali e moderne di tutto il mondo, nonché medaglie. Il compianto proprietario, che fu nostro amico, e appartenne alla nostra Società numismatica fin del suo nascere, dimorò lunghi anni a Firenze, e coltivò di preferenza la serie numismatica italiana. Questa infatti costituisce da sola più di metà dell’intera collezione messa ora in vendita, ed è in modo speciale pregevole per le monete longobarde, carolingie, dei re d’Italia, e pontificie.


Premio per medaglie. — Nell’anno V (1892), fasc. II, della presente Rivista, abbiamo riferito intorno al premio di L. 1000 che una persona benemerita, la quale desiderava mantenere per allora l’incognito, aveva posto a disposizione della R. Accademia di Belle Arti di Milano, per bandire, fra [p. 298 modifica]gli artisti italiani viventi, un concorso di medaglie ottenute da conii d’acciaio incisi a mano. Nel fasc. IV dello stesso anno abbiamo dato il risultamento del concorso, in séguito al quale venne conferito il premio al Sig. Italo Vagnetti, di Firenze, domiciliato in Roma, autore della medaglia di Ubaldino Peruzzi.

Quella persona benemerita non era altri che il noto incisore milanese Cav. Francesco Grazioli; il quale ha poi generosamente provveduto, mediante una cospicua donazione, a rendere stabile quel premio, nella forma che qui appresso trascriviamo dal programma dell’Accademia pei concorsi del corr. anno 1896.


PREMIO GRAZIOLI

all’incisione di medaglie e al cesello.


Il cav. Francesco Grazioli ha fatto la donazione allo Stato e per esso a questa R. Accademia di Belle Arti dell’annua rendita di lire millecentosessanta (L. 1160) per la fondazione di un premio annuo della somma che risulterà esigibile (dedotte le tasse), da conferirsi alternativamente ad un’opera di incisione di medaglie e ad un’opera di cesello a sbalzo.

Per espressa indicazione del fondatore, quest’anno il concorso comincia dalla

INCISIONE IN ACCIAIO PER CONII DI MEDAGLIE


Il premio è stabilito a favore di quell’incisore italiano residente nel Regno od all’estero, autore della migliore incisione per conio di medaglie, che sarà presentata a questa R. Accademia di Belle Arti prima delle ore 4 pom. dei 30 settembre 1896.

La consegna dovrà esser fatta all’Ispettore-Economo dell’Accademia.

Sono ammesse al concorso le medaglie, qualunque sia il soggetto, di commissione pubblica o privata, oppure eseguite per iniziativa dell’artista, purché in esse campeggi almeno una figura od un ritratto artisticamente eseguito, e sieno tali medaglie ottenute da conii d’acciaio incisi e firmati dall’autore e da esso eseguiti nel biennio anteriore alla data del concorso.

Nessun artista può concorrere con più di un’opera.

Le medaglie presentate al concorso dovranno essere opere originali eseguite dal concorrente, anche nei disegni e modelli, nel biennio anteriore al concorso e non devono essere copie di altre medaglie né essere state presentate ad altre esposizioni.

A pari merito sarà preferito un soggetto storico patrio.

Della medaglia per il concorso si dovranno presentare due esemplari che verranno restituiti dopo il giudizio, però l’autore della medaglia premiata dovrà lasciarli all’Accademia e consegnarne ancora un terzo per il R. Gabinetto Numismatico.

Il premiato non sarà ammesso ad altro concorso, se non dopo due altri concorsi d’incisione.

Il giudizio sarà dato con voto motivato da una Commissione speciale e noi sottoposto alla definitiva approvazione del Consiglio Accademico.



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Concorsi Gnecchi e Papadopoli. — Col 30 novembre testè scorso scadeva il termine utile per la presentazione dei lavori pei due Concorsi indetti dalla Società Numismatica Italiana. Alla Presidenza della Società furono spediti colle norme prescritte tre lavori; due di questi concorrono al Premio Gnecchi e il terzo al Premio Papadopoli. Nel primo Consiglio, che la Società terrà nel p. v. novembre, sarà nominata la Commissione incaricata di esaminare detti lavori e farne la Relazione alla Presidenza.

La Gazette Numismatique è il titolo di un nuovo periodico che si pubblicherà a Bruxelles, sotto la direzione del signor Carlo Dupriez, negoziante di monete e medaglie in quella città (Place de Brouckère, 26). La pubblicazione consterà di 8 fascicoli annuali, dal 1° ottobre al 1° Giugno (fr. 2,50 all’anno). Scopo precipuo del Periodico si è quello di tener informato il pubblico di tutto quanto si riferisce alla numismatica, e può interessare gli amatori e gli studiosi di questo importante ramo dell’archeologia; recensioni di opere numismatiche, ritrovi di monete, vendite al pubblico incanto, concorsi, nomine, necrologie, ecc., ecc. — Abbiamo sott’occhio il primo fascicolo di questa Gazzetta, uscito il 1° ottobre testè scorso. Oltre le notizie del genere indicato, e una serie di monete romane in vendita coi loro prezzi, vi troviamo alcuni pregevoli articoletti di numismatica con illustrazioni, che valgono a rendere il fascicolo utile e variato. —

Auguriamo al nostro confratello, vita prospera e rigogliosa, ben persuasi che questo genere di pubblicazioni è utilissimo per popolarizzare la scienza, per diffondere l’amore [p. 406 modifica]alla numismatica e aumentarne i cultori, tanto più che il tenue prezzo lo rende accessibile a tutti.

Revue belge de numismatique. — Il signor C. Cumont si è testè ritirato dalla direzione della Revue belge de numismatique, ch’egli dirigeva da molti anni. Lo rimpiazza il Conte Th. de Limburg-Stirum, Vice-Presidente della Società reale belga di numismatica.





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VARIETÀ




Storia di alcune falsificazioni. — Al comparire di una falsificazione sull’orizzonte numismatico avviene spesso un fatto che arreca, o dovrebbe arrecare sorpresa e disgusto. La maggior parte degli intelligenti in materia, pure intimamente convinti che si tratta di una falsificazione, e avendo anche qualche sentore più o meno preciso sulla sua provenienza, vi creano intorno un’atmosfera di silenzio e di mistero; il loro coraggio pare svanisca a quell’apparizione, e pel timore di compromettersi con questo o con quello, o di urtare la suscettibilità di un collega, o d’attirarsi l’inimicizia di un negoziante, si guardano bene dal denunciarla al pubblico, e, tutt’al più, si accontentano di sussurrare la cosa fra gli intimi, come se si trattasse d’un argomento scottante, sul quale vai meglio mettere una pietra, pur di non compromettersi. Proprio come i compaesani di Renzo e Lucia quando parlavano di Don Rodrigo. Tutti sapevano delle sue bricconerie; ma bisognava che due si conoscessero ben bene tra di loro per aprirsi su di un tale argomento.

E il risultato di tale condotta? Favorire i falsarli e contribuire insieme a questi al danno degli inesperti e dei novizii; mentre una parola autorevole pronunciata in tempo basterebbe a salvar questi dai prodotti della criminosa industria dei primi.

Per quanto personalmente mi riguarda — giacché devo entrare a parlare soggettivamente — non posso rimproverarmi di fiacchezza e di viltà in tale argomento. Ho sempre nudrito un odio implacabile contro i falsarli e mi sono sempre fatto un dovere di combatterli e di smascherarli. Poco mancò che tale franchezza mi procurasse noje e guaj: ma di ciò non mi curavo, e d’altra parte m’ebbi varie volte in compenso [p. 502 modifica]il sincero ringraziamento di qualche persona salvata. Ora poi, in grazia di una inaspettata fortuna, ho potuto ottenere quella che è la massima soddisfazione in questi casi, il mezzo di poter produrre la prova materiale di tante affermazioni fatte, come andrò esponendo.

Quasi non bastassero le innumerevoli falsificazioni fatte a Roma, a Siena, a Udine, e in molte altre città d’Italia, alcuni anni fa s’era costituita anche a Milano una associazione di falsarli, il cui capo, per quanto non avessi alcuna prova materiale per poterlo pubblicamente nominare, mi era ben noto, come lo era a varii miei amici raccoglitori. La prima moneta fabbricata da costoro, e comparsa nel 1884, fu il famoso denaro di Pipino per Milano. Appena lo ebbi in mano, e ne rilevai la falsità, mi affrettai a farla conoscere in un articoletto dal titolo Raccoglitori, all’erta, pubblicato nella Gazzetta Numismatica di Como (Anno IV, 1884, N. 2, pag. 13). L’articolo, per desiderio della Direzione del Periodico, non portava il mio nome, ed era firmato OTHO. Qualche giorno dopo un individuo, (evidentemente un socio di quella nobile industria) si presentava al Direttore della Gazzetta Numismatica, pretendendo di conoscere il nome dell’autore di quell’articolo; e minacciava un processo, dicendosi rovinato da un invidioso, perchè, possedendo un piccolo ripostiglio di quelle monete, e contando di realizzarlo a poco a poco, il malaugurato articolo aveva fatto nascere dei dubbii sull’autenticità della moneta, e gliene rendeva impossibile o molto difficile la vendita. I denari di Pipino infatti dal prezzo di L. 200, al quale era stato venduto da principio qualche esemplare, discesero subito a L. 20 o 30, e poi scomparvero affatto. Eppure alcuni raccoglitori miei amici e conoscenti avevano la persuasione che quelle monete fossero autentiche e continuarono a rimproverarmi la mia precipitazione nel giudicarli. Intanto, a conferma di quanto ho detto da principio, dirò che fra tutti i periodici italiani e stranieri, il solo Bulletin de la Société Suisse de Numismatique (1884 N. 8-9) si occupò della cosa, riportando per intero l’articoletto della Gazzetta Numismatica. E si noti che il denaro di Pipino aveva non solo percorso l’Italia, ma aveva anche varcate le Alpi.

Nel 1888 venne fuori la seconda falsificazione della [p. 503 modifica]Associazione milanese. Era questa il Sesino della Prima Repubblica milanese. Stentai a procurarmelo, giacché quei messeri si guardavano bene dal propormi i loro prodotti; ma, appena ebbi veduto la moneta, ne pubblicai sulla attuale Rivista (Anno I, 1888, fasc. IV, pag. 497-498) una descrizione, mettendone in guardia i raccoglitori. La moneta, come il Pipino, era abbastanza ben fatta, ma ad un occhio un po’ pratico si rivelava subito per falsa e pel tipo, e per caratteri e per quell’insieme che non si potrebbe facilmente definire, ma che è insegnato dall’esperienza. In poco tempo i sesini disparvero, e un mio amico che desiderava acquistarne un esemplare per la sua collezione di monete false, non fu capace di trovarlo.

Nel gennaio del 1891 mi fu annunciata la comparsa di una moneta di esimia rarità. Si trattava nientemeno che del Fiorino d’oro della I Repubblica milanese, del quale, come tutti sanno, si conoscono oggi tre soli esemplari. A quell’annuncio mi nacque subito il sospetto che quella moneta potesse essere una nuova falsificazione dei noti compari. Quando la moneta mi venne nelle mani, il sospetto si tradusse in certezza, e ricorsi di nuovo alla Rivista per informarne il pubblico (Anno IV, 1891, fasc. I-II, pag. 280-281). Siccome però la Rivista, essendo trimestrale, non sarebbe uscita che in capo a due mesi, trovai opportuno di dare subito la notizia ai raccoglitori, e ne mandai un comunicato a varii giornali cittadini.

Nel 1892 comparve la quarta falsificazione della nostra ditta; uno zecchino di Ferdinando II Gonzaga, Principe di Castiglione. Quella moneta mi fu mostrata dal Sig. Ing. Agostino Agostini, il quale mi assicurò di averla acquistata a prezzo favoloso. Lo stesso Signore aveva pur acquistata una moneta di conio identico, battuta in argento. Riconosciutele per false, ne diedi tosto comunicazione ai raccoglitori per mezzo della Rivista (Anno V, 1892, fasc. I, pag. 158-159). Il Sig. Agostini, pubblicando nel 1895 la sua illustrazione della Zecca di Castiglione delle Stiviere, vi univa in appendice, dandone anche il disegno, il famigerato zecchino e la moneta simile in argento. Parlando del giudizio sfavorevole da me dato su quelle monete, aggiungeva che a quel giudizio devesi contrapporre quello di altri cultori reputatissimi che [p. 504 modifica]giudicarono questi pezzi come veri ed assai preziosi. Mi spiace che l’autore non abbia fatto i nomi di questi cultori; ora, colla conclusone che darò, questi non avrebbero certo fatto bella figura. Intanto anche per quella mia franca dichiarazione ho arrischiato di aver dei guaj col venditore delle due monete, il quale intanto, per tranquillizzare il compratore, gli promise di mostrargli certi documenti irrefragabili comprovanti la loro genuinità. Inutile aggiungere che quei documenti non si videro mai.

Ma, veniamo alle prove materiali di tante affermazioni. Pochi mesi sono, al capo della sullodata Associazione — del quale risparmierò il nome — venne l’idea di abbandonare la scena del mondo. Primo pensiero che mi corse alla mente fu che fra le cose da lui lasciate si sarebbe forse potuto trovare qualche indizio di quelle falsificazioni, conii, punzoni, prove, disegni, ecc. Andato per tale richiesta, mi fu mostrato un conio, il solo che si trovò dopo aver rovistato in ogni angolo. Non era uno dei conii ch’io cercavo; ma di questo parlerò in seguito. I conii — mi fu detto — stanno ancora presso gli incisori; però se ne può avere un’idea esaminando queste prove in rame e piombo fatte cogli stessi, e mi fu presentato un involto. Immagini il lettore la mia gioja nell’aprirlo, e vedermi davanti numerose prove delle quattro monete incriminate, i corpi del delitto che io andavo cercando. Ecco il Pipino; ecco il Sesino e il Fiorino della Prima Repubblica Milanese; ecco il famoso zecchino di Castiglione, che molti intelligenti hanno giudicato vero e prezioso. Fu una vera soddisfazione dell’amor proprio. Ormai le prove materiali le avevo davanti agli occhi. Non m’ero dunque ingannato giudicando quelle monete false, e tutte provenienti dalla stessa mano!

E il conio? Questo era una novità per me, una falsificazione, di cui non avevo ancora sentito parlare. Si trattava della moneta ossidionale di Pavia del 1524. Seppi di poi che quel conio era stato, eseguito anni sono e che già da tempo aveva fatto le sue vittime. I bricconi ne avevano fabbricate alcune monete in argento e persino una in oro, che riuscirono a vendere a caro prezzo ad un amatore che andava in traccia di memorie relative ad Antonio di Leyva. Unite al conio si [p. 505 modifica]trovavano tre prove in piombo. Il conio e tutte le prove furono da me acquistate e nell’interesse dei raccoglitori presento qui alla Tavola IX la riproduzione dal vero delle cinque monete in quistione, perchè, se mai qualcuna di esse venisse loro offerta, possano farne il necessario confronto. Le prove furono poi depositate presso la Sede della Società Numismatica Italiana e sono a disposizione di chiunque desiderasse esaminarle.

Ercole Gnecchi.               


Monete Romane travate nella Lorena. — La Società degli Antiquarii della Lorena di Metz ha comperato 16 mila monete romane d’argento, trovate dall'agricoltore Winckel a Niederrentgen vicino a Thiouville. Le dette monete erano chiuse in un vaso di terra cotta, tra gli avanzi di una casa romana, tratta in luce dallo stesso Winckel. Altri vasi contenevano qualche centinaio di monete di rame. Delle 16 mila monete d’argento ritrovate, la metà è ben conservata. Esse datano dal 250 al 292 dell’era volgare, e portano l’effigie di 22 imperatori e imperatrici romane, rappresentando poco più di 150 tipi differenti. Gli imperatori Caro, Diocleziano e Probo sono i più spesso raffigurati. In un vasetto stava una dozzina di monete di rame del 4° secolo. La Società degli Antiquarii procede innanzi negli scavi per fare altre scoperte e determinare qual fosse l’edificio romano, del quale si sono trovati gli avanzi.

L’ordine cavalleresco d’Abissinia. — Da un recente opuscolo di Carlo Padiglione presidente dell’Istituto araldico italiano stralciamo a titolo di curiosità quanto si riferisce all’Ordine che si conferisce attualmente dal Negus Neghesti in Abissinia e propriamente in quegli Stati detti d’Asmara e del Tigre in sostituzione dell’ordine di S. Antonio di Etiopia che è stato riconosciuto dai Papi e sembra si sia estinto verso la fine del secolo XVII.

L’ordine attuale è detto "Suggello di Salomone„ e veniva istituito da re Giovanni nel 1874 per conciliarsi l’amicizia e la benevolenza degli europei.

[p. 506 modifica]La decorazione, a forma di medaglia, è sostenuta da un nastro di color nero. Su d’una faccia vedonsi a sinistra due triangoli d’oro riuniti ed incrocicchiati, ed a destra dì chi guarda una croce di filigrana, che ha uno smeraldo nel mezzo ed un rubino.

Sul rovescio della decorazione, in caratteri etiopici, leggesi il nome ed il titolo del fondatore dell’Ordine: Giovanni re dei re dell’Etiopia.

La medaglia è sormontata da una corona simile a quella che usavano gli antichi imperatori di Etiopia; la qual corona è a forma di camauro, ma più basso di quello dei Pontefici, con due liste discendenti alle spalle; sulla cima evvi un pennacchio sfioccato aperto.

Il Colin de Paradis dice che i triangoli sono il fac-simile del suggello di Salomone.

Re Giovanni evidentemente volle riprodurre il suggello di Salomone, composto dei due triangoli, ritenuti dagli Etiopi raffigurare la sapienza di quel re, dal quale e dalla regina Saba, secondo i re di Abissinia, sarebbe nato quel Menelik, o Menclehec capo stipite della loro casa, che in arabo suona figlio del savio, come per antonomasia chiamavasi Salomone.

La vendita della Collezione Montagu. — Nello scorso Novembre (dal 13 al 21) si teneva a Londra presso i Signori Sotheby, Wilkinson e Hodge la vendita della terza parte della splendida collezione di monete inglesi formata dal fu Sig. H. Montagu. — Era la più ricca serie di monete inglesi che mai fosse comparsa in vendita e lo prova il ricavo che fu di fr. 466.635. Se a questo prodotto aggiungiamo quello ottenuto dalla serie greca, pure venduta a Londra e che fu di fr. 224.400 e quello della serie romana, venduta a Parigi, in fr. 325.000, abbiamo un totale di fr. 1.016.035 che non crediamo sia mai stato raggiunto da nessuna privata collezione.

Premio Grazioli. — Nel fasc. II, anno corrente, abbiamo dato il programma del Concorso all’incisione in acciaio per conii di medaglie, istituito dal ben noto incisore milanese Cav. Francesco Grazioli.

[p. 507 modifica]Il concorso ebbe luogo nel decorso ottobre; inviarono lavori quattro concorrenti da diverse parti d’Italia; e la Commissione giudicatrice di cui era segretario il Cav. Solone Ambrosoli, fu " d’accordo nel designare come meritevole di un premio la medaglia per Giovanni Caselli, eseguita dall’incisore Luigi Maluberti di Firenze, trovando che in essa concorrono i requisiti essenziali per tal forma d’arte, cioè il carattere monumentale, la larghezza e vigoria dell’interpretazione, la sobrietà e correttezza del disegno. „

" Siccome tuttavia „, — aggiunge il verbale, " questi pregi essenziali potevano forse esser accompagnati da maggior ricerca di opportuni particolari, la Commissione, valendosi delle facoltà accordatele, propone di assegnare al sig, Maluberti i due terzi del premio Grazioli, devolvendo l’altro terzo a favore del concorrente D. G., che nella medaglia da lui esposta (raffigurante Monsign. Bonomelli) ha superato non lievi difficoltà tecniche, mostrandosi degno di lode e d’incoraggiamento „.

Il Consiglio della R. Accademia di Belle Arti approvò il giudicato della Commissione.

Autore della medaglia per Monsig. Bonomelli risultò il sig. Giovanni Del Soldato, di Milano.


Per la storia del medaglisti italiani. — Un gentiluomo polacco, il sig. de Zielinsky, si rivolge per mezzo nostro alla cortesia dei lettori, pregandoli di fornirgli notizie biografiche o indicazioni bibliografiche intorno ai seguenti artisti italiani, che eseguirono medaglie di personaggi polacchi, o che hanno relazione con la storia di Polonia:

1. Giovanmaria Padovano (Patavinus).
2. Caraglio (Giovan Jacopo).
3. Lampanelli (Domenico) (1558).
4. Leoni (Lodovico).
5. Gugielmada (Giambattista) (1660).
6. Eques Lucecenti (1674).
7. Hameranus (1683).
8. Januario [Gennaro] (Ant.) (1744).

L’indirizzo è: M. Joseph de Zielinski; — Pologne — par Lubicz à Lonzyn (Gouv. de Plock).

[p. 508 modifica]Documenti Visconteo-Sforzeschi per la storia della zecca di Milano. — Come s’è indicato nel p. p. fascicolo a p. 404, in nota al n. 558 di quei Documenti e regesti verrà pubblicato possibilmente presto un supplemento abbastanza copioso a quel Corpus. Il compilatore rimanda ad appendice completa l’Indice promesso in prefazione a quel lavoro.

R. Gabinetto Numismatico. — Il Conservatore ci prega di ricordare che il R. Gabinetto Numismatico di Brera è aperto gratuitamente al pubblico nei giorni di lunedì, mercoledì e venerdì non festivi, dalle ore 12 alle 15.

Vocabolarietto pei numistnatici — Fra pochi giorni l’Editore Hoepli pubblicherà un Vocabolarietto pei numismatici, compilato da Solone Ambrosoli, e diviso in sette parti:

I. — Francese–Italiano.
II. — Tedesco–Italiano.
III. — Inglese–Italiano.
IV. — Spagnuolo–Italiano.
V. — Latino–Italiano.
VI. — Greco-moderno–Italiano.
VII. — Italiano–Francese–Tedesco–Inglese.

Il Vocabolarietto si prefigge sopratutto uno scopo assai modesto e pratico: quello di render possibile o facilitare r intelligenza delle opere descrittive numismatiche, e dei cataloghi di vendita, a coloro che ignorassero o conoscessero imperfettamente l'una o l’altra di quelle lingue e si trovassero tuttavia (come ad ogni istante può accadere) nella necessità di consultare pubblicazioni redatte in essa.

Anche il Vocabolarietto formerà parte della notissima collezione dei Manuali Hoepli, e costerà sole L. 1,50.