Saggio di rime devote e morali/Vergine illustre, e saggia

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Vergine illustre, e saggia

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Costei, che un dì pel vaneggiar suo folle D'Evangelica voce il tuon possente
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VErgine illustre, e saggia,
     Che sai nel fior degli anni
     Del Mondo lusinghiero
     4Schernir l’arte, e gl’inganni,
Nè il chiaro sangue avito,
     Che pur ti bolle in seno,
     Per cui sperar potevi
     8D’esser felice appieno,
E le ricchezze, e gli agi,
     Che in giovin donna tanto
     I molli affetti, e il core
     12Han di sedurre il vanto,
A trarti fuor son manchi
     Da quel sentier scosceso
     Più assai di quel che credi,
     16Ch’oggi a salire hai preso.
Anzi veloce il passo
     Via più rinforzi ognora;
     Sì il tuo cammin comincia
     20Del giorno in su l’aurora.
Qual semplicetta cerva
     Dal santo Amor ferita
     Corri a smorzar tua sete
     24Al fonte della vita.
Ivi la brama, e attende
     Il Crocefisso Sposo,
     A prepararne intento
     28L’eterno tuo riposo.

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L’incominciata impresa
     Dunque a compir t’affretta,
     Sia di tue glorie a parte
     32La Genitrice eletta.
Giusto egli è bene ch’essa
     Esulti nella Figlia,
     Che in tutti rari pregi
     36Cotanto a lei somiglia.
Per tratto il più soave
     A nobiltà congiunto,
     Che il chiaro sangue addita,
     40Non superbisce punto;
Così quel cor che ha in petto
     Di virtute è seguace;
     E pregi suoi son questi,
     44Che a te imitar sì piace.
Onde a ragion ti scelse
     Per sì il Divino Amante:
     Vergine avventurata,
     48T’invidieran pur tante!
Dunque ad ornar tua fronte
     Or va col sacro velo:
     Sia spettator felice
     52Il Genitor dal cielo.
Oh! come lieto assiste
     All’atto grande, e pio,
     Per cui, Vergine eccelsa,
     56Sposa ti rendi a Dio.
Un tanto onor già in vano
     A te rapir tentaro
     Quanti n’ha l’uom nemici
     60In questo esilio amaro.

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Ma tu, forte Eroina,
     Gli hai debellati, e vinti,
     E con piacer lor vedi
     64In fra tuoi lacci avvinti.
Così Giuditta un giorno
     Fe’ d’Oloferne scempio,
     E che possa mai donna
     68Tardo s’avvide l’empio.
Bella vittoria invero
     Appo gli Ebrei fu quella;
     Ma tu più assai pugnasti
     72Di lei, gentil Donzella.
Quei fu un nemico solo,
     Se ben di squadre cinto,
     Quì tre sono i nemici,
     76E tutti e tre n’hai vinto.
Di scimitarra a un colpo
     Quegli cader potea,
     O ancora per altr’arme
     80Versar l’anima rea;
Ma non così già questi,
     Che non temon di morte
     L’ira, nè di ferite
     84Che son d’umana sorte.
Zelo solo, e virtute
     Loro orgoglio raffrena,
     Che se pur non gli ancide,
     88Gli sforza, e gl’incatena.
Arme così possenti
     Tu maneggiar ben sai,
     E teco al gran cimento
     92Il tuo Signor avrai.

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Ma intanto il sacro rito
     Ella già compie, e stretto
     L’indissolubil nodo,
     96S’unisce al suo Diletto.
Quindi, Canzon, tu vanne
     Ov’è l’illustre, e cara
     A Dio umil Fanciulla,
     100E il tuo amor le dichiara.
E se gentil t’ascolta,
     Dille pur che s’aspetti
     Canto dell’anno al fine,
     104Che più ne la diletti.