Scritti vari (Cuoco)/Periodo napoletano/I. - Per la riforma dell'istruzione nel Regno di Napoli/II. - Sull'istruzione primaria nel Regno di Napoli

Da Wikisource.
II. - Sull'istruzione primaria nel Regno di Napoli - A Sua Maestá il re Gioacchino Murat

../I. - Rapporto a Gioacchino Murat e progetto per la Pubblica Istruzione/Conclusione ../III. - Sul progetto di decreto organico pel riordinamento della Pubblica Istruzione nel Regno di Napoli IncludiIntestazione 17 agosto 2020 25% Da definire

II. - Sull'istruzione primaria nel Regno di Napoli - A Sua Maestá il re Gioacchino Murat
I. - Per la riforma dell'istruzione nel Regno di Napoli - Conclusione I. - Per la riforma dell'istruzione nel Regno di Napoli - III. - Sul progetto di decreto organico pel riordinamento della Pubblica Istruzione nel Regno di Napoli

[p. 123 modifica]

II

SULL’ISTRUZIONE PRIMARIA NEL REGNO DI NAPOLI

A SUA MAESTÀ IL RE GIOACCHINO MURAT.

Sire, Il re Giuseppe volendo diffondere in questo Regno i primi elementi dell’istruzione, ordinò con un decreto l’istituzione d’una scuola primaria e gratuita in tutte le comuni. La Commissione d’istruzione pubblica nominata da Vostra Maestá aveva proposto inoltre di stabilire come principio di massima che potrebbero esser concessi premi ai maestri di queste scuole e ai loro alunni, per aggiungere il movente d’un interesse personale in coloro che non sentivano tutto il vantaggio d’un’istruzione utile. Ma né il re Giuseppe né la Commissione di Vostra Maestá hanno avuto mai il pensiero di lasciar queste scuole a carico del governo; ma le spese per le scuole primarie dovevano esser sopportate dalle comuni; ma gli abitanti eran soddisfatti, perché questa spesa cadeva su di essi in massa e non poteva divenir mai l’occasione d’una vessazione individuale. E certo non c’era alcuna spesa comunale che fosse meno penosa agli abitanti di tutto il Regno.

Ma oggi tutte queste massime son rovesciate. Vostra Maestá col suo decreto sulle scuole primarie ha imposto a tutti i cittadini l’obbligo di pagare dodici carlini l’anno per l’istruzione di ciascuno dei loro figli.

Quale è stato lo scopo di questo decreto? Non certamente di liberare il governo da un peso o da una spesa, poiché il governo non pagava nulla. Non certamente di liberar le comuni. perché le comuni pagavano egualmente nell’antico come [p. 124 modifica] nel nuovo sistema, tanto piú che oggi le spese comunali sono a carico degli abitanti. Sicché non esiste differenza reale se non nel modo di pagamento. Ma nell’antico sistema sembrava che le comuni non pagassero nulla a titolo d* istruzione pubblica; oggi quest’apparenza, cosí utile, cosí necessaria a conservare, è distrutta. Le comuni sono oggi piú sopraccariche che nel passato, perché i salari dei maestri sono stati fissati nelle comuni di terza classe a sei ducati al mese, e questi stipendi possono ragionevolmente esser ridotti alla metá. E non ci lusinghi d’aver per tal modo migliori maestri, poiché i migliori che esistono nel Regno si possono avere per trentasei ducati l’anno. Ecco dunque una doppia spesa di trentasei ducati l’anno perfettamente inutile e interamente perduta. Si risponderá che le comuni saranno indennizzate di questa spesa mediante le retribuzioni degli alunni. Ma io osservo eh’è impossibile che una comune di terza classe dia un numero sufficiente di alunni per far fronte: i. a un salario di settantadue ducati, sopra tutto deducendo i quattordici ducati per la franchigia concessa al sesto degli alunni a titolo di povertá; 2. all’aumento di venti ducati concesso al maestro a titolo d’incoraggiamento o di premio. Questi oggetti riuniti portan quindi una spesa di centoventi ducati. Bisognerebbe dunque che una comune di terza classe avesse almeno cento alunni. Ora una comune di terza classe può al piú, e come termine medio, esser calcolata a duemila o duemilacinquecento anime; ed è impossibile che su codesta popolazione si trovi un tal numero di alunni dell’etá di sette a nove anni.

Sicché le comuni non ricevono col decreto di Vostra Maestá alcun vantaggio, e dovranno nel futuro pagare almeno quanto pagavano pel passato. Ma non è ancor tutto. Si pretende che i maestri delle scuole normali ricevano un salario di dieci ducati al me 3 e, e per conseguenza la spesa da sopportare dalle comuni è portata al quadruplo di ciò che era precedentemente. Dieci ducati al mese ai maestri delle scuole normali, i quali nelle comuni di terza classe danno lezioni di leggere e scri[p. 125 modifica] vere! Cinque ducati ai professori di belle lettere nel Conservatorio di musica! Quindici ducati ai professori di letteratura e di scienze nei collegi ! Che gradazione strana ! Senza fare alcun vantaggio né al governo né alle comuni, il decreto di Vostra Maestá diventa un vero peso per gli abitanti del Regno. Difatti questi abitanti, dopo il decreto del re Giuseppe, non pagavano assolutamente nulla; prima di questo medesimo decreto pagavano molto meno di dodici carlini l’anno: oggi ancora posson trovar maestri di leggere e scrivere per quattro carlini soltanto.

Di piú si direbbe che si è proprio voluto che il nuovo decreto di Vostra Maestá fosse accolto ancora meno favorevolmente, rendendolo coercitivo, cioè obbligando i padri di famiglia a mandare i lor figli alle scuole nuovamente stabilite. Chi lo crederebbe. Sire, che sotto il governo di Vostra Maestá, nel secolo decimonono. l’istruzione sarebbe per questi popoli occasione d’una violenza o d’una vessazione? e che questi popoli sarebbero ridotti, non dirò solo a rimpiangere le disposizioni del re Giuseppe, ma anche l’abbandono e l’oblio in cui li lasciava l’antico governo? Sire, tutto ciò che io sono in questo mondo lo debbo unicamente a Vostra Maestá: debbo per conseguenza dirle tutta intera la veritá. La debbo dire come un uomo penetrato di riconoscenza, e perché parlo a un re magnanimo, che ama e non potrá mai temere il linguaggio della franchezza. Vostra Maestá ama i suoi popoli e ne è amato: Vostra Maestá vuole che l’istruzione si diffonda, perché l’istruzione pubblica è il primo bisogno e il primo mezzo di felicitá per un popolo, come è il piú bel titolo di gloria per un sovrano. Giusta queste considerazioni. Vostra Maestá può giudicare se il suo ultimo decreto è veramente conforme alle sue intenzioni liberali, generose e benefiche. Potrei bene aggiungere ancora altre osservazioni, e sopra tutto sulle scuole di medicina, stabilite nell’ospedale col decreto Idei 14 maggio 1810] io. Queste scuole son tali, non temo (i) In bianco nel tris. [Edd.]. [p. 126 modifica] di dirlo a Vostra Maestá, che appena sarebbero state sopportabili un secolo fa. Oggi che la medicina ha fatto tanti progressi, queste scuole sembrano essere come un ostacolo ai lumi, e non possono avere altro risultato che di ritardare il progresso della scienza. Perché dunque, invece d’imitare i grandi esempi di Parigi, di Gottinga, di Vienna e di Pavia, siamo ridotti a rinnovare istituzioni invecchiate, utili forse nella loro origine, ma che oggi non sono se non un contrasto quasi umiliante con tutto ciò che si fa nel resto dell’Europa? Ma tutti questi particolari. Sire, forse importunerebbero Vostra Maestá. Mi limiterò a due osservazioni. 1. Una buona organizzazione per la pubblica istruzione non può esser determinata se non da un medesimo pensiero, in un medesimo tempo. Essa deve in qualche modo venir fuori di getto dalla fonderia. Non potrá mai essere il risultato d’una quantitá di mezze misure, che non possono avere uno stesso centro e uno stesso punto di riunione. 2. L’organizzazione dell’istruzione pubblica in un regno qualsiasi interessa e occupa l’Europa intera. Tutto ciò, che sará fatto a Napoli a questo riguardo, sará sottoposto al giudizio dei dotti di Parigi, di Londra, di Vienna, di Pietroburgo. Non esiste, non può esistere alcun ramo d’amministrazione che interessi altrettanto la gloria di Vostra Maestá. Ed è precisamente questa considerazione che diresse la Commissione d’istruzione pubblica nella redazione del rapporto e del progetto di legge che furono sottomessi a Vostra Maestá. Si volle esaminare la sola legge, senza esaminare il rapporto; non si volle vedere che la legge doveva essere degna di Vostra Maestá; che essa doveva richiamare le espressioni di Sua Maestá l’imperatore relativamente al decreto organico dell’istruzione pubblica, ed elevare la nazione, che è sottomessa alle leggi di Vostra Maestá, al livello delle nazioni piú colte. Non si volle vedere che la legge esprimeva molto meno ciò che ci si proponeva d’ottenere nel primo momento che lo scopo che si voleva raggiungere nell’avvenire Questa legge, per esser degna di Vostra Maestá, doveva comprendere tutto il suo pensiero [p. 127 modifica] futuro: la saggezza della direzione dell’istruzione pubblica sarebbe consistita nel realizzare questo pensiero generoso gradualmente e proporzionatamente ai mezzi e alle circostanze. L’Europa, che conosce il cuore magnanimo e le intenzioni di Vostra Maestá, le avrebbe resa giustizia, perché tutte le grandi imprese non si eseguono se non lentamente; ma Vostra Maestá doveva aver la gloria di disegnare e decretare un piano completo. So che s’è obiettato che il progetto della Commissione era troppo vasto. A questo ho giá risposto. So che si è detto che con esso s’andrebbe incontro alle maggiori spese; e a questo proposito posso rispondere a Vostra Maestá che questa asserzione non ha fondamento. Infine si è insistito principalmente sul fatto che questo progetto s’allontanava, piú nei suoi particolari materiali che nei suoi principi, dall’organizzazione adottata nell’Impero francese. Mi sarebbe facile senza dubbio provare che questa differenza è piú apparente che reale, ed è una conseguenza quasi necessaria delle circostanze locali. Ma tutto ciò che m’importa di provare a Vostra Maestá è unicamente la mia riconoscenza rispettosa e profonda e la mia devozione senza limiti.

Umilissimo, obbiedentissimo, devotissimo e fedelissimo servitore e suddito. Vincenzo Cuoco.