Vulcano/Ottava sintesi

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Ottava sintesi

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Settima sintesi L'oceano del cuore

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Ottava sintesi

LA LOTTA FINALE

Il limoneto di Porpora e Serena modificato dallo sviluppo dell’eruzione. Il fondo della scena è costituito dalla scarpata incandescente della collina di lava marciarne che ha divorato completamente le due casette. Rimangono in piedi frammenti del muretto di pietre laviche fra i cactus e le ginestre abbrustolite. A destra si sente il rumore di carri che scendono carichi di materassi stoviglie bambini donne piangenti e scarmigliate.

1ª voce

Povera gente!

2ª voce

Sí, sí. Sono morti tutti e due! La lava ha travolto la baita! Non fu possibile trasportare la signora Eugenia! Era morente! Delirava! Voleva tornare nel cratere! Sembrava impazzita! Voleva guidare la lava verso le case dei peccatori. [p. 200 modifica]

3ª voce

Era innamorata del poeta Serena!

4ª voce

Non è vero! Era una santa.

5ª voce

Se era una santa come mai andava d’accordo con quel demonio di Porpora?

6ª voce

È lui lo stregone che ha aizzato il Vulcano!

7ª voce

Maledetta gara del fuoco! A morte Porpora!

8ª voce

Dove si è cacciato quella canaglia? Certo ha una tana nel Vulcano.

9ª voce

A meno che non sia il Vulcano stesso fatto uomo.

10ª voce

Chi ci salverà dalla lava? Ha divorato venti villaggi. La prima colata è alle porte di Linguaglossa. Non si ferma piú. Anche Castiglione è perduto. Preghiamo Sant’Egidio. Santo Egidio, salvaci tu! Sant’Egidio, salvaci tu! [p. 201 modifica]

Amleto Poveruomo

Sentite, amici miei. Bisogna che gli abitanti di Linguaglossa facciano subito la pace con quelli di Castiglione. Cosí potremo tirare fuori il bastone di Sant’Egidio. Andiamo a persuadere il sindaco di Linguaglossa. Secondo me però il bastone miracoloso appartiene a Castiglione e non a Linguaglossa.

1ª voce

Imbecille! Se vai a parlare in questo modo non otterrai nulla. Andiamo noi, senza di te, buffone! Azzeccagarbugli!

Il corteo

invisibile canta con lentezza sconsolata:

Non fate troppo male
ai carnuzzi dilicati.

Un vecchio

tendendo le braccia disperatamente verso la collina di lava:

Alberi del padre mio, alberi del padre mio, voglio morire con voi.

La folla

Madonna santa, salva la vigna! Madonna santa, salva l’ulivo! Madonna santa, salva il nocciuolo! Madonna santa, salva le case!

Serena

entrando dalla sinistra con voce stentorea:

Abitanti di Castiglione, abitanti di Linguaglossa, ascoltate la verità, l’unica verità! Lasciate scendere la lava dove vuole. [p. 202 modifica] Non maledite la lava. La lava è santa! La lava è il sangue spesso che uscì dal costato ferito di Cristo in Croce! Iddio vuole che la lava scenda a ruscelli, a fiumi e travolga tutto nel suo furente splendore! Non contrariate Iddio! Egli vuole cosí riscaldare abbellire ringiovanire purificare la nostra terra.

La folla prima incuriositi poi stupita finalmente irritata si increspa, bolle, scoppia.

Una voce

E’ un altro stregone! E’ l’amico di Porpora!

Un’altra voce

Uccidiamolo! A morte! A morte! Vuole distruggere le nostre vigne! A morte!

Serena

cade con un pugnale nel cuore, fa uno sforzo per rialzarsi e ricade gemendo:

Avete ucciso l’ultimo difensore del rosso! Sarete tutti assorbiti dal grigio e dal nero!

Rantola e muore, mentre entra lentamente la Macchina Fermala va spinta da Giovanni, Lucia e molti contadini.

Giovanni

Avanti. Più avanti. Spingete! Spingete!

Appena la Macchina Fermalava tocca i blocchi di lava, una grande vampa rossa e un enorme fumo nascondono completamente la scena.

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Lucia

a Giovanni che è entrato nella macchina:

Rallenta. Apri. Chiudi. Apri. A destra. Più a destra. Accelera. Ferma.

La folla

nel fumo che diminuisce:

Venite! Venite! Venite a vedere! La macchina ferma la lava! Si; si. Guardate. Qui si è tutta raffreddata. E’ pietrificata.

Lucia

Giovanni, forza, avanti! Come mai non ingrana più? Vi è un inciampo. Perché non si muove?

Il corteo di Linguaglossa e Castiglione

entra da destra seguendo il Vescovo.

Fate largo! Fate largo! Fate largo!

Il Vescovo

nei suoi abiti sacri il cui splendore è raddoppiato da un proiettore bianco si avanza brandendo il bastone miracoloso di Sant’Egidio. In fondo a destra a pochi centimetri dalla lava egli tenta di fermarla con una forza divina, mentre a sinistra alia stessa distanza dal’a ribalta, la Macchina Fermalava tenta di fermarla scientificamente:

Nel nome di Dio e della Vergine Santa, nel nome di Sant’Egidio, o lava, fermati!

Tutta la folla si è prosi uva, la faccia contro la terra, pregando mentre il Vescovo pianta il bastone nella terra.

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La folla

Miracolo! Miracolo! La lava si è fermata! Miracolo! Correte a Linguaglossa, a Castiglione. Fate suonare le campane! Andate a Catania! A Palermo! Miracolo! Miracolo! Miracolo!

Un castiglionese

irato:

Non si dirà più che il bastone miracoloso appartiene a Linguaglossa.

Un linguaglossese

feroce:

E perché?

Un castiglionese

Perché tutti gli abitanti di Linguaglossa sono degli scomunicati!

Rissa terribile con guaiti di donne e bambini fra la Macchina Fermalava e il Vescovo.

Un linguaglossese

brandendo il bastone miracoloso di S. Egidio che ha strappato dalla lava:

Il bastone è nostro! Siamo noi, di Linguaglossa, i soli benedetti dal Santo!

Si fa largo a pugni dì corsa verso la ribalta, poi fugge a sinistra inseguito dalla folla urlante che abbandona la scena.

Giovanni

a Lucia intorno alla macchina:

E’ inspiegabile. Funzionava perfettamente. Ora non funziona più. Non vedo nulla di cambiato. Tutto è a posto. [p. 205 modifica]

Lucia

Certo una macchina sola non può bastare. Ne occorrerebbero venti. Una sola, anche funzionando bene, finirebbe con l’essere schiacciata dalle pressioni delle parti.

Giovanni

cacciandosi pancia a terra sotto la macchina:

I congelatori sono in ottimo stato. Il ventilatore, no. È otturato da un carbone durissimo.

Lucia

Non puoi toglierlo?

Giovanni

È incastrato. Sembra fuso col metallo stesso. Anche la seconda ruota interna è deformata. Non capisco veramente più nulla. Tocco un ammasso molle. Si direbbe un corpo umano fracassato!

Lucia

Non è possibile!

Giovanni

Sí, sí, della carne! Questo è un braccio lacerato! Non ci vedo. Ora tiro fuori tutto.

Giovanni esce da sotto la macchina trascinando un cadavere di donna seminudo, mentre Lucia con curiosità guarda un piccolo blocco nero che è rotolato fuori con Giovanni.

Lucia! Lucia! Questo è il cadavere di Eugenia! [p. 206 modifica]

Lucia

Sí! Sí! (Con orrore) È lei! E queste sono le sue lettere d’amore!

La collina di lava si spegne a quete parole. Buio completo. Tre proiettori rossi colorano il poeta Alberto Serena, Eugenia Brancaccio e il pacco delle lettere.

FINE