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Acarnesi (Aristofane-Romagnoli)/Prologo

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Prologo

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Aristofane - Gli Acarnesi (425 a.C.)
Traduzione dal greco di Ettore Romagnoli (1924)
Prologo
Personaggi Parodos
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PROLOGO


diceopoli


esce di casa, portando un bastone e una grossa bisaccia: guarda da tutte le parti, e, veduta la Pnice vuota, sospira tristemente, e siede su una panca: si volge al pubblico.


Quante trafitte a questo cuore! Gioie
n’ebbi poche, assai poche, due o tre;
ma dispiaceri.... Si, conta le arene!
Vediamo un po’: le gioie quali furono?
Lo so, mi rise l’anima, pei cinque
talenti ch’ebbe a vomitar Cleone.
Che gusto matto fu! Ne vado pazzo
pei Cavalieri: fu degna dell’ Diade
quell’impresa! Ma una da tragedia,
dopo me ne toccò! Stavo aspettando
Eschilo a bocca aperta, e il banditore:
«Teognide, — gridò, — conduci il Coro!»
Pensa che strappo al cuore mio fu quello!
Un altro gusto fu quando Desslteo

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venne a cantare, dopo Mosco, un’aria
della Beozia. Ma poi mi sentii
squartar, quest’anno, assassinare, quando
spuntò Cheride ad intonare un canto
di.Terpandro. Però, da che fo bagni,
mai la lisciva m’arse tanto gli occhi,
come adesso mi scotta che la Pnice
è vuota ancora, mentre l’assemblea
si dovea riunir fino dall’alba!
Stanno a ciarlare in piazza, e vanno in su
e in giú per evitar la corda rossa.
E neppure i pritani son venuti!
Quando poi giungono in ritardo, s’urtano,
si contendon l’un l’altro i primi posti,
rovesciandosi in frotta. E mai si pensa
al modo di far pace. Oh Atene, Atene! —
Io, poi, vengo ogni giorno all’assemblea
primo di tutti, e seggo. E, solo solo,
m’annoio, gemo, sbadiglio, mi stiro,
tiro peti, disegno sulla sabbia,
mi strappo i peli, computo, contemplo
i campi, col desio la pace invoco,
impreco alla città, sospiro il mio
borgo, che mai non’ mi diceva: compera
carbone, compera olio e aceto; e tutto
mi produceva, e quel comprar non c’era
che il cuor mi fende. — Oggi, però, son qui
disposto a schiamazzare, ad interrompere,
a scagliar contumelie agli oratori,
se parlan d’altro che di pace. — Oh. vedi

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che a mezzogiorno arrivano i pritani.
Che vi dicevo? Son le mie parole!
Incalzan tutti per i primi posti.

Entrano i pritani. il banditore, gli arcieri e una folla di cittadini.


banditore
Avanti!
Venite avanti, entro il recinto sacro!
anfiteo
Ha parlato nessuno?
banditore
Chi domanda
la parola?
anfiteo
salendo sulla tribuna
Io!
banditore
Chi sei, tu?
anfiteo
Sono Anfiteo

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banditore
Non uomo?
anfiteo
No, immortal. Fu Anfiteo prole
di Trittòlemo e Dèmetra- Da lui
nacque Celèo. Celèo, condotta sposa
Fenarète, ava mia, n’ebbe Licíno.
Io da questo immortai nacqui: e i Celesti
stringer la tregua coi Lacóni, solo
concedettero a me. Ma, cittadini,
con tutta l’immortalità, mi trovo
a non aver quattrini pel viaggio,
ché me li negano i pritani....
uno dei pritani
Arcieri!
Accorrono gli arcieri ed allontanano Anfiteo.
anfiteo
invano reluttante
Trittolemo, Celèo, sopporterete....
diceopoli
Fate, o pritani, torto all’assemblea,
allontanando un uomo che bramava
fare la tregua e appendere gli scudi.

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banditore
Siedi, e sta zitto!
diceopoli
Stare zitto? Mai,
se non pritanizzate sulla pace!
banditore
Gli ambasciatori del Re!
diceopoli
Che re? Li ho in uggia, io, gli ambasciatori,
ed i pavoni, e le fanfaronate.
banditore
Zitto!


Si avanzano gli ambasciatori con un séguito di persone pomposamente vestite.


diceopoli
Guarda che lusso, per Ecbàtana!
ambasciatore
Al Gran Re ci mandaste ambasciatori
con una paga di due dramme al giorno,
mentr’era arconte Eutimene.

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diceopoli
Ahimè, povere
dramme!
ambasciatore
E difatti, noi ci strapazzammo
per le pianure del Caistro, errando,
dormendo entro le tende, e sovra i cocchi
mollemente sdraiati. Era un supplizio!
diceopoli
La pacchia era la mia, che me ne stavo
sugli spaldi, sdraiato in mezzo al fango.
ambasciatore
Ci facevano, ovunque ci accogliessero,
bere per forza un vin pretto e soave
entro calici doro e di cristallo.
diceopoli
O di Crànao città, non senti come
si fan beffe di te gli ambasciatori!
ambasciatore
seguitando
Ché in conto tengon d’uomini, quei barbari,
solo quelli che cioncano e diluviano!

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diceopoli
E noi gli svergognati e i culaperti!
ambasciatore
Dopo quattr’anni, giungemmo alla reggia;
ma era lungi, a fare una gran scarica,
con le sue schiere, il Re, sui monti d’oro;
e li si scaricò per otto mesi.
diceopoli
E quando la fini, codesta scarica?
Al plenilunio?
ambasciatore
E poi, tornato a casa,
ci ospitò, ci offerí dei bovi interi
al forno.
diceopoli
E chi li ha visti mai, dei bovi
interi al forno? Senti che sbruffone!
ambasciatore
Poi ci servi un uccello, che si chiama
scroccone, e grosso è quanto tre Cleònimi.

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diceopoli
Lo scroccone eri tu, che ci rubavi
due dramme al giorno!
ambasciatore
E poi siamo tornati,
recando insiem con noi Pseudartabàno,
l’Occhio del re.
diceopoli
Ti becchi un corvo i tuoi,
ambasciatore bello, e te li cavi!
banditore
L’Occhio del re!
S’avanza l’ambasciatore: ha in mezzo alla fronte
un occhio mostruoso.

diceopoli
Per Ercole! Davvero
mi sembri un bastimento! Che fai? Doppi
un promontorio, in cerca d’un rifugio?
Un sostegno da remo hai sotto l’occhio?
banditore
Su via, Pseudartabàno, esponi quanto
t’ingiunse il Re di dire agli Ateniesi.

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Pseudartabano
lartàm exarxapíssona satrà.
ambasciatore
Avete inteso?
diceopoli
Per Apollo! io no.
ambasciatore
Dice che il Re vi manderà dell’oro!
A Pseudartabano
Via dillo, in modo pili distinto, l’oro
Pseudartabano
No, Ionî gonzi, non avere l’oro!
diceopoli
Poveri noi, come si spiega chiaro!
ambasciatore
Che cosa dice?

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diceopoli
Che? Che sono gonzi
gli Ionî, ad aspettare oro dai barbari!
ambasciatore
Ma cosa! Parla di bigonci d’oro!
diceopoli
Ma che vai bigonciando, fanfarone
matricolato! Va’ via, che lo interrogo
da solo. — E tu rispondi a chiare note,
se non vuoi fare un bagno nella porpora!
Il Gran Re, ce lo manderà, quest’oro?
Pseudartabano fa cenno di no.
Dunque l’ambasceria ci piglia in giro?
Pseudartabano fa cenno di si.
Ma gestiscono, questi, come noi!
E non c’è verso, son proprio di qui!
Di questi eunuchi, uno lo conosco:
è distene, il figliuolo di Sibirzio.
Si volge a lui.
Tu che al culo focoso il pelo radi,
tanta barba, o scimmiotto, al mento avendo,
camuffato da eunuco, ti presenti? —
E quest’altro chi è? Che sia Stratone?

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banditore
Chetati e siedi! —
Invita l’assemblea l’Occhio del re
al Pritanèo.
diceopoli
Non son cose da forca?
E allora io, che resto a cincischiare?
Per certa gente, l’uscio è sempre aperto!
Ma voglio proprio compiere un’impresa
ardita e grande. — Dov’è andato Anfiteo?
anfiteo
accorre
Eccomi!
diceopoli
Piglia sll’queste otto dramme,
e coi Laconi fa’ tregua, per me
solo, e i bimbi e la sposa. — E voi, mandate
ambasciatori e fate i rimbambiti!
Anfiteo va via di corsa.
banditore
S’avanzi Tèoro, ambasciatore presso
Sitalce.

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teoro
Eccomi.
diceopoli
Un altro fanfarone!
teoro
Non avremmo indugiato in Tracia molto.
diceopoli
No, se, perdio, non c era da buscare!
teoro
seguitando
Se non avesse il ciel tutta di neve
ricoperta la Tracia, e strette il gelo
le correnti dei fiumi.
diceopoli
E ciò fu al tempo
che le tragedie dava qui Teògnide.
teoro
Durante questo tempo, io trincai presso
Sitalce. E veramente, egli mostrossi

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filateniese prodigiosamente,
e invaghito cosí di noi, che scrivere
solea sui muri: Ateniesi belli! —
Abbiamo data la cittadinanza
ateniese al figlio, che va pazzo
per i pasticci apaturiesi. Ed egli
scongiurava suo padre che corresse
a sostener la nuova patria. E il padre
libò, giurando che sarebbe accorso
in vostro aiuto, con un tale esercito,
che quei d’Atene avrebbero sciamato:
«Guarda che invasione di locuste!»
diceopoli
Vo’ crepare, se credo una parola
di quel che dici, meno le locuste!
teoro
Ed or vi manda la piú bellicosa
razza di Tracia.
diceopoli
Ora ci vedo chiaro!
banditore
Avanti i Traci qui con Tèoro giunti!


S’avanzano una quantità di straccioni camuffati alla peggio da soldati traci,
e in evidente stato di concupiscenza erotica.

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diceopoli
E che malanno è questo mai?
banditore
L’esercito
degli Odomanti.
diceopoli
Che Odomanti! Oh dimmi,
che affare è questo? Chi glie l’ha sbucciato,
il pinco, agli Odomanti?
banditore
Se gli date
la paga di due dramme, vi saccheggiano
da cima a fondo la Beozia!
diceopoli
Due
dramme di paga, a questi sprepuziati?
Tragicamente.
Ben piangerà dei marinari il popolo
salvator della patria!
Cerca a un tratto vicino a sé.

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Ahimè! Son fritto!
M’han gli Odomanti saccheggiato l’aglio!
Facendosi addosso a loro.
Lo lasciate quell’aglio?
teoro
Ah, disgraziato!
Attacchi gente che mangiato ha l’aglio?
diceopoli
Soffrirete, o pritani, ch’io patisca
un tal sopruso, e da persone barbare? —
Ma io m’oppongo che s abbia a discutere
del soldo ai Traci. Il ciel manda un avviso:
una stilla di pioggia m’ha colpito.
banditore
Vadano i Traci, e posdomani tornino,
poiché i pritani sciolgon l’assemblea.
Dalla pàrodos di destra l’assemblea si vuota.
diceopoli
Che bella torta mi si son beccata!
Ma ecco Anfiteo, che torna da Sparta!
Dalla sinistra giunge Anfiteo, correndo affannato.
Ben arrivato, Anfiteo!

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anfiteo
Sinché
non mi trovo al sicuro, non lo dire!
Devo fuggir, fuggire gli Acarnesi!
diceopoli
Che t’è successo?
anfiteo
Io m’affrettavo qui
con la tregua per te. Ma la fiutarono
certi vecchi Acarnesi, vecchi solidi,
duri, cocciuti, eroi di Maratona,
tutti d’un pezzo, e subito: «Ah, canaglia,
le vigne nostre son tagliate, e tu
porti la tregua!» — E metton mano ai sassi.
Io scappo; e loro, urlando, alle calcagna!
diceopoli
Lasciali pure urlar! La tregua, I hai?
anfiteo
presenta tre ampolline.
Lo credo io! Tre assaggi. Questa qui
è di cinqll’anni. Accostaci le labbra.

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diceopoli
fiuta e fa una smorfia di disgusto.
Puah!
anfiteo
Che cosa c’è?
diceopoli
Mi garba poco!
Manda odore di pece e d’arsenale.
anfiteo
Allora, assaggia questa di dieci anni.
diceopoli
come sopra.
Acutissimo afrore d’ambasciate
ha questa pure, e d’alleanze infrante.
anfiteo
Ma di trentanni è questa qui, per terra
e mare.
diceopoli
fiuta e si delizia.
Questa si, corpo di Bacco,
manda olezzo di nettare e d’ambrosia,

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né ti dice: procurati provviste
per tre giorni, ma in sommo ha della bocca
un: va’ dove ti pare! lo questa accetto,
e libo, e lutta me la voglio bere;
e fo fanti saluti agli Acarnesi.
A guerre e brighe posto fine, vado
a celebrare i Baccanali agresti.
Entra in casa.
anfiteo
Ed io bado a fuggir dagli Acarnesi!
Via, a tutte gambe, dalla pàrodos di destra.