Antichi monumenti di Siracusa/Tomo primo/1

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§. 1. Ortigia prima, città di Siracusa sua fondazione e suoi confini.

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§. 1. Ortigia prima, città di Siracusa sua fondazione e suoi confini.
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ANTICHITÀ DI SIRACUSA

ILLUSTRATE.


§. I.


Ortigia prima Città di Siracusa sua fondazione e suoi confini.


Una delle quattro Città di Siracusa era l’Isola, che chiamavasi Ortigia: Cic. act. v. in Ver. lib. IV. ea tanta est urbs, ut ex quatuor urbibus maximis constare dicatur: quarum una est ea, quam dixi, Insula. Giace ella tra i gradi 32. 2. di longitudine, e 37. 18. di latitudine. Guarda la parte orientale del regno, bagnata dal mare Jonio. Fu la prima, e l’ultima ad essere abitata. Si disse Ortigia dagli Etoli, che vennero ivi a soggiornare, o pur da Diana, alla quale fu consacrata, come leggesi in Diodoro Sicolo lib. V., e in Pausania lib. V. Altri, secondo Cluverio, da un fonte maraviglioso del nome medesimo. La voglion così detta ancora da una delle isole delle Cicladi nell’Arcipelago intorno all’isola di Delo. Fazello, e Abramo Ortellio [p. 27 modifica]per autorità di Nicandro scrivono, che venne chiamata parimente Omotherme, cioè simile ai Bagni. Da Omero fin da’ secoli alti fu appellata la città del Sole, e Cicerone act. VI. in Ver. lib. V. ne assegna la ragione, scrivendo: cujus hic situs, atque haec natura esse loci, coelique dicitur, ut nullus umquam dies tam magna turbulentaque tempestate fuerit, quin aliquo tempore solem ejus diei homines viderent.

Fu abitata Ortigia 320. anni dopo il diluvio, e 2028. avanti Gesù Cristo dagli Etoli, popoli partitisi dall'Eutolia, condotti da Elisa, pronipote di Noè. Si divisero per alcune parti della Sicilia, e vennero chiamati dai Poeti Ciclopi, Lestrigoni, Feaci, e Lotofagi, i quali erano uno stesso popolo. I Feaci si fissarono in Ortigia, stante il mestiere della navigazione. Per la loro gagliardia delle forze, per la robustezza, e altezza straordinaria furon detti ancora Giganti. Poscia vennero i Sicoli, i quali son gli stessi che i Sicani, e dalla Palude Siraca diedero il nome di Siracusa a Ortigia. Fra questo tempo si condussero altre nazioni, per negoziare, come furono i Morghesi, Cretesi, Elimi, Foccesi, Epiroti, Trojani, Sami, e Fenicj, i quali si dispersero per tutta l’isola.

Venne poi nell’anno 758. prima di Gesù Cristo, secondo il Marmo di Oxfort, Archia Corinto [p. 28 modifica]Corinto, e cacciati i Sicoli, come scrive Tucidide, accrebbe Siracusa di abitatori greci. Questi furono scortati ancora da Bellorofronte, da Teleso, da Etioco, da Melituto, e d’altri eroi. Da Archia ne nacquero due figlie, che chiamò la prima Ortigia, e Siracusa la seconda. Il citato Tucidide ci fa sapere, che Ortigia era sul principio isola, quantunque all’età sua fosse penisola, cioè nel secolo V. prima di Gesù Cristo, in cui egli visse; perciò dagli Scrittori fu detta Nasso, che Naxus dicono i latini, e i greci Nassor, Nasos, e Nesos. Un’altra volta però, quando vivea Cicerone, fu isola, e vi si passava per la porta, che congiungea Ortigia col continente, e terminava in quello spazio di terreno, che si frappone tra il porto maggiore, e porto minore, dov’è il fosso de’ vecchi baluardi di S. Antonio, e Settepunti, e l’ultima porta in uscir fuori le mura della città, così abbiam da Cicerone act. V. in Ver. lib. IV. Portus habet prope in aedificatione, adspectuque urbis inclusos: qui cum diversos inter se aditus habeant, in exitu conjunguntur, et confluunt. Eorum conjunctione pars oppidi, quae appellatur Insula, mari disjuncta angusto, ponte rursum adjungitur, et continetur.


Ortigia era cinta di mura sin dal principio della sua abitazione, perchè così costituita dalla natura: Cic. act. III. in Ver. lib. I. Urbem pulcherrimam [p. 29 modifica]pulcherrimam Syracusas, quae cum manu munitissima esset tum loci natura terra, ac mari claudebatur, e se Diodoro scrisse, che Dionisio I. la cinse di mura, son queste muraglie delle torri attorno, come afferma lo stesso autore dopo la cacciata di Trasibolo, cioè dall’anno 405., in cui Dionisio ascese al trono fino al 367., in cui successe il figlio.

L’Ab. Balsamo nel suo Viaggio, fatto in Sicilia, e particolarmente nella Contea di Modica nei mesi di Maggio, e Giugno 1808., e impresso nella stamperia reale, non può persuadersi, che Siracusa circa anni 100. addietro, o sia nel secolo XVII. ascendea a 40. mila abitanti, nè per la storia (dice egli nella pagina 216.) del suo stato politico, nè per la capacità dell’abitato, e de’ suoi materiali edifici. Il Balsamo par, che ignora le vicende di Siracusa, e osservando egli, come scrive, correndo incessantemente, non potea perciò esaminar bene tutti i punti della città, e far delle mature riflessioni. L’anno sterile del Secolo XVII. fece morire in Siracusa da nove mila persone circa, oltre della peste che lentamente avea prima per anni due sofferto; onde ii Senato fatta nel 1690. la numerazion delle anime ascese a 22. mila, come ricavasi dagli atti della Cancellaria. Indi seguì il tremuoto del 1693. che diè morte a più di quattro mila persone [p. 30 modifica]persone. Nel secolo appresso le due guerre, che afflissero Siracusa, obbligaron quasi la metà dei cittadini a uscir fuori della città, e si dispersero nelle vicine abitazioni. Tante famiglie nobili, o de’ principali si stabilirono in Palermo. Tutte le vaste fortificazioni poi, che oggidì si vedono, erano allora luoghi, destinati alle case dei paesani, le quali comprendean tanto terreno, quanto ne racchiude oggi la sola città abitata. Il quartier vecchio militare dentro la città, e il quartier nuovo, che occupano non poco spazio di terreno, furon case, e palagi di ricchi cittadini. Entrando l’ultima porta di terra di Siracusa, e camminando a sinistra sino ai nuovi forni militari, e a destra sino alla Chiesa di S. Agata, questi lunghi spazj, che sono oggi piani, e muraglie, venivano allora abitati. Tutti i piani superiori degli alti palazzi eran pieni di abitatori, e dopo il detto tremuoto del 1693. furon di supremo ordine diroccati, come al presente si osservano. Se il Balsamo in quelle poche ore, che dimorò in Siracusa, non correa frettolosamente nell’osservare, se riscontrato avesse gli annali della mia patria ne’ secoli posteriori, avrebbe verificato con non tanta fatica, che lo spazio dell’abitato d’allora occupar potea 40. mila persone. Oggi il circuito d'Ortigia è più di 3. miglia, comprese le vaste fortificazioni, e nelle [p. 31 modifica]trincee, e piani interni potrebbero seminarsi palme 5. d’orzo per erba. Non si calcolano più di 14. mila abitanti; sette parrocchie con la Cattedrale Chiesa, 10. Conventi di Frati co’ tre fuori le mura di mendicanti; 7. Monasterj di donne legati a voti; 2. ritiri di donzelle orfane del basso ceto, un collegio di S. Carlo, assistito da’ Preti; un collegio di regj studj publici; un altro di scuole del Seminario Vescovile per gli ecclesiastici con diverse cattedre; 52. son tutte le Chiese, e 11. fuori le mura; 7. le Confraternite col sacco, e 12. senza il medesimo; i Sacerdoti secolari num. 193., i Regolari 52. e le monache professe 103. Tutta la Diocesi poi di Siracusa conta num. 40. terre baronali, 7. demaniali, e circa 250. mila anime.