Chiaroscuro/Le tredici uova

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Le tredici uova

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Chiaroscuro Un grido nella notte
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LE TREDICI UOVA.

[p. 17 modifica] Nel popolo, che ha la sua nobiltà e la sua plebe, vi sono, come nelle classi elevate, famiglie decadute che cercano di risollevarsi facendo fare buoni matrimoni ai loro figliuoli, e giovani di bassa stirpe che credono di nobilitarsi imparentandosi con tali famiglie, e fanciulle che si sacrificano e parenti interessati che non mancano mai di pescare qualche cosa nel torbido.

La famiglia Palas, un tempo assai benestante e rispettata, dopo lunghi anni di decadenza sperava appunto di rinnovare le proprie sorti combinando un buon matrimonio per la figlia Madalena.

Sedute al sole, nel cortiletto sterrato che pareva un angolo di viottolo, Madalena e la matrigna cucivano le ghette d’orbace pei loro uomini e parlavano spesso del sognato matrimonio. La matrigna, pingue e sucida, ma ancora giovane e fresca in viso, con due grandi occhi neri corruscanti, s’agitava sul suo sgabello di ferula, sollevando di tanto in tanto la mano col ditale e l’ago che scintillavano al sole, mentre Madalena, nonostante la [p. 18 modifica] sua apparenza di fanciulla nervosa, rimaneva immobile, col viso oblungo e bianco come un uovo, ombreggiato dal lembo del fazzoletto scuro.

— Di razza buona siamo, figlia cara — diceva la matrigna — e il tempo e la sorte possono fare e disfare tutto, fortune ed eventi, ma non cambiare le razze. Il pane bianco rimane pane bianco anche nella bertula (bisaccia) del pezzente, e la sorgente d’acqua dolce rimane tale anche se vi si abbeverano i maiali. Sì, foglia d’argento mia, tuo nonno lo chiamavano Palas de ferru (spalle di ferro), tanto era ritenuto forte e potente. Be’, le vicende son mutate, e i tuoi fratelli sono dovuti andare in America assieme coi disperati; ma noi siamo sempre noi, e se tu sposerai Mauru Pinna, egli resterà Mauru Pinna, figlio di un tagliapietre arricchito, e tu resterai la figlia di Franziscu Maria Palas.

Madalena non rispondeva, ma sollevava i grandi occhi dolci e dorati come il miele, s’accomodava con le dita bianche le bretelle del corsettino di velluto verdone, il cordoncino di seta che le ornava il collo un po’ lungo e venato d’azzurro, e pareva si svegliasse da un sogno. Ombre fugaci come quelle delle rondini che le passavano quasi rasente la testa, oscuravano di tanto in tanto le sue iridi dorate.

— Eppoi, figlia cara, tu che sei giovane non sai una cosa: la gente di buona razza come noi è furba, è intelligente, mentre i plebei [p. 19 modifica] sono anche semplici. Tu sarai la padrona, foglia mia d’argento, e Maureddu il servo: tu potrai dargli pane d’orzo e ricotta secca, quando egli andrà ad arare o a mietere, e tu potrai tener sempre la caffettiera sul fuoco e farti la frollata e i biscotti con la cappa e tenere il pane d’isola1 nel guardaroba. Egli non se ne accorgerà, in coscienza mia.

Queste ragioni convincevano la fanciulla, tanto più che i Palas, in quella stagione bella ma lontana ancora dalla raccolta, nonostante tutta la nobiltà della loro razza, pativano quasi la fame. Un giorno la matrigna dovette farsi prestare, al mille per cento, un mezzo ettolitro di grano; poi impegnò per tre lire la sua medaglia d’argento a filigrana, poi andò nella valle a cogliere finocchiella e ramolacci.

Madalena non usciva mai di casa: ma la primavera arrivava fino al cortiletto e copriva i muri di ranuncoli e di fior di musco; e sul tetto della casetta il vento d’aprile scuoteva le gramigne e gli steli d’avena palpitanti che pareva accarezzassero il cielo azzurro sopra gli embrici corrosi. Qualche volta la bianca cucitrice aveva fame; allora pensava a Maureddu Pinna e alla sua provvista di lardo, di frumento, di formaggio; e sollevando le palpebre un po’ livide guardava le nuvolette biancastre d’aprile col vago sguardo dei convalescenti affamati. [p. 20 modifica]

Verso Pentecoste egli fece la sua domanda. La paraninfa parlò a lungo con la matrigna di Madalena.

— Maureddu Pinna? Egli può dirsi un re, in casa sua. Egli ha provviste di tutto; egli ha buoi, carro, vigna, seminerio. E non ha parenti che possano decimare la sua roba.

— Figliastra mia è però un gioiello, — rispose alteramente la matrigna.— Essa ha le mani d’oro ed è di buona stirpe. Maureddu Pinna potrebbe essere ricco come il mare; non troverebbe una ragazza eguale.

Ad ogni modo egli fu accettato, e una sera andò a far la prima visita alla fidanzata. Madalena stava seduta accanto al focolare e cuciva, mentre suo padre, un uomo imponente, dai lineamenti fini e con la barba rossiccia, sdraiato sulla stuoia, parlava con sua moglie infiorando di proverbi e sentenze il suo discorso pacato.

— Così ti dico, moglie mia; il re raggiunge la lepre col carro. Il malfattore crede spesso di farla franca e di salvarsi perchè è furbo: egli corre appunto come la lepre, ma il re, la giustizia del re s’intende, piano piano col suo carro lento ma sicuro finisce col raggiungerlo.

D’improvviso Madalena sentì rimbalzarle sul petto come una palla elastica: trasalì, raccolse in grembo un’arancia, e sollevando gli occhi spaventati vide, sopra la linea oscura dell’antipetus, specie di paravento in muratura costrutto tra il focolare e la porta, il viso nero [p. 21 modifica] e barbuto del suo fidanzato. Era lui che per annunziarle il suo arrivo le aveva lanciato l’arancia; e rideva silenziosamente dello spavento di lei, mostrando fra i peli neri dei baffi e della barba i lunghi denti puntuti.

— Che tu sii il benvenuto, — disse la matrigna alzandosi. — Non avanzi?

Mauru avanzò: piccolo e con le gambe un po’ storte, col suo costume nuovo, il cappuccio sulle spalle, pareva un buffone medioevale.

— Siediti, — gli disse il futuro suocero, senza alzarsi, spingendo uno sgabello.

— Non sono venuto per indugiare, — rispose il pretendente.

Tuttavia sedette e rimase lì due ore, senza mai guardare Madalena, che a sua volta non sollevava mai gli occhi. Ella cuciva e l’arancia, in grembo, le bruciava come una palla di fuoco. Dopo aver parlato del suo seminato, dei suoi buoi, della sua vigna, e fatto assieme con la matrigna e il futuro suocero il calcolo di quanto potevano possedere il tale e il tal altro, il fidanzato se ne andò. La matrigna disse:

— Non è una bandiera di bellezza, ma è grazioso e di buon cuore.

— I quadri con le belle figure stanno attaccati al muro; l’uomo cammina e non ha bisogno d’esser bello, — aggiunse il padre, ripiegandosi la lunga berretta sotto l’orecchio a mo’ di cuscino.

Madalena, taciturna, faceva scorrere da una [p. 22 modifica] mano all’altra l’arancia, poi si alzò, la depose sul sedile dell’antipetus e uscì nel cortiletto.

La luna nuova calava fra gli steli neri dell’avena, sopra il tetto; in lontananza s’udiva un canto d’amore, vibrante e selvaggio come il nitrito dei puledri indomiti a primavera; dalla cucina usciva il profumo dell’arancia che la matrigna mangiava tranquillamente buttandone la buccia sul fuoco, e Madalena s’asciugò gli occhi con la manica della camicia.

Ogni volta che entrava, il fidanzato diceva che non poteva indugiarsi, e dall’antipetus lanciava arancie, pere e noci alla fidanzata. Una volta ella piantò sullo sgabello ove Maureddu usava sedersi, tre piccoli chiodi con la punta in su, e sperò che egli, pungendosi, capisse che ella lo disprezzava e non tornasse più. Egli si punse, ma non disse nulla e tornò e invece di sedersi sullo sgabello s’appoggiò all’antipetus.

Le nozze furono celebrate dopo la raccolta dell’orzo. Benchè facesse caldo, la sposa rimaneva pallida fredda come una statua di neve, e le sue nuove vicine di casa, vedendola così altera e riserbata, cominciarono a parlar male di lei. La chiamavano appunto la «Santa di ghiaccio». [p. 23 modifica]

In autunno Maureddu andò ad arare la terra. La sposa rimase sola in casa, e guardando i suoi sacchi d’orzo, le sue fave, la cassa colma di frumento, le pareva di sognare. Ogni mattina la matrigna, al ritorno dalla messa, entrava da lei e le diceva:

— Procura d’ingrassare, che tuo marito ti vorrà più bene. Non hai uova da farti la frollata?

Madalena aveva le provviste, ma non aveva denari da sprecare in leccornie. Un giorno la matrigna osservò che la cassa del frumento era bucata e che il grano ne veniva fuori.

— Fa una cosa, foglia mia d’argento: vendi il grano e compra le uova e lo zucchero. A Mauru dirai che poco per volta le formiche hanno rubato il grano dalla cassa. Egli è semplice e ti crederà.

E così fecero e comprarono le uova, lo zucchero, la cioccolata e fecero i biscotti, il pane d’isola, i dolci d’uva passa e di sapa.

Dopo il frumento fu la volta dell’orzo.

— Dirai a tuo marito che son passati i frati questuanti e i priori di San Francesco e quelli di San Cosimo e che tu hai dato loro I’orzo per l’elemosina.

Poi decimarono anche l’olio e al vino mescolarono l’acqua, e i topi rosicchiarono il formaggio.... Ma un giorno Maddalena disse:

— Adesso basta: son grassa abbastanza.

Infatti sembrava un’altra; il suo viso aveva preso una tinta scura e calda ed i suoi [p. 24 modifica] occhi splendevano appunto come due stelle sul cielo bruno della sera.

Col sangue rinnovellato le scorreva nelle vene un’insolita energia; e quando il marito tornò, ella seppe dirgli tante bugie che egli la guardò con rispetto e pensò:

— Quasi quasi ella diventa saggia e ponderata come la sua matrigna.

Mauru ripartì il lunedì mattina con la bisaccia delle provviste sulle spalle. Alcune vicine di casa che andavano alla fontana, lo raggiunsero, guardarono ridendo la bisaccia e gli chiesero:

— Ti ha dato buona roba tua moglie, Maureddu Pì?

— Roba buona mi ha dato; perchè, che vi importa?

— No, così! perchè lei digiuna, quando tu non ci sei, e anche tu, quindi, dovresti far quaresima.

— La vita del contadino è tutta una quaresima, — egli rispose, allontanandosi col suo passo lento d’uomo slombato.

Le nuvole salivano a frotte, scapigliate e selvagge, su da Monte Albo e da Monte Pizzinnu; e tutto il cielo sopra la vallata, da Orune a Nuoro, s’oscurava come al crepuscolo: anche sul viso del contadino pareva si stendesse quell’ombra mobile e triste.

Egli credeva d’essere molto furbo, e pretendeva che tutti lo rispettassero, specialmente dopo il suo matrimonio con Madalena. Le sue vicine, invece, lo deridevano appunto a [p. 25 modifica] proposito di sua moglie; perchè? A che cosa alludevano? Ella digiunava? Accennavano forse alle privazioni amorose della moglie quando è lontano il marito? Ma se esse ridevano significava che Maddalena non sentiva troppo queste privazioni.

Alcuni giorni dopo egli rientrò a casa all’improvviso, e trovò il fuoco acceso e Madalena che arrostiva allo spiedo un bel pezzo di carne grassa.

— Abbiamo un ospite, — ella disse, alquanto confusa, — il tuo amico Juanne Zichina, che è venuto dal suo paese per una lite che ha col fratello....

— Ben venga l’ospite: fai bene a trattarlo con onore.

Poco dopo arrivò la matrigna di Madalena, guardandosi attorno e fiutando l’aria come sun cane da preda; ma la figliastra l’accolse con freddezza e non la invitò neppure a sedersi.

Maureddu attese fino a mezzogiorno; poi siccome l’ospite non rientrava, si decise a ripartire.

I suoi buoi erano rimasti al pascolo, senza custodia, ed egli pensava che i malfattori quando vedono un bue e non ne vedono il padrone, si sostituiscono volentieri a questo.

Prima di uscire di casa disse a Madalena:

— E con le vicine come vai?

— Non è gente per me, — ella rispose torcendo la bocca da un lato; ed egli se ne andò senza osare di dirle altro.

Ma nella solitudine fu ripreso dai suoi [p. 26 modifica] cattivi pensieri, perchè è appunto nella solitudine che il demonio ci punge come il contadino punge i buoi sonnolenti per farli camminare.

E Maureddu si rimise di nuovo in cammino: era una bella mattina di dicembre: vapori azzurri come veli staccatisi dal cielo coprivano le lontananze; ma fin dove l’occhio poteva distinguer le pietre e i macigni, questi apparivano nitidi, come lustrati; ogni filo d’erba aveva una perla di rugiada, e sulle quercie nere le foglie gialle scintillavano come monete d’oro.

A gran distanza, nel sentiero della vallata, Maureddu distinse un uomo a cavallo, col cappuccio in testa e l’archibugio sulle spalle, e riconobbe il suo amico Juanne Zichina che si recava a Nuoro per la solita lite. Maureddu non si fermò, ma a poco a poco Juanne Zichina lo raggiunse, e assieme fecero il resto della strada. L’uomo a cavallo cominciò a parlare della sua lite, chiamando suo fratello «nuovo Caino» perchè s’era impadronito di una lista di terra in una tanca di comune proprietà; e l’uomo a piedi ascoltava torvo, sollevando di tanto in tanto gli occhi ironici e minacciosi.

Juanne Zichina era un bellissimo uomo sui cinquant’anni, alto, colorito in viso, con la lunga barba nera e gli occhi e i denti scintillanti, dritto sul suo cavallo, con la cartucciera alla cintura e gli speroni sulle ghette.

Accanto a lui Maureddu si sentiva piccolo [p. 27 modifica] e goffo, e un pensiero strano, proprio di quelli che manda il diavolo, gli attraversava la mente.

Nel veder arrivare assieme i due uomini, Madalena corrugò le sopracciglia, ma non disse nulla.

— Siediti accanto al fuoco, Juanne Zichì, — disse Maureddu. — Ora mia moglie ci darà da mangiare e da bere e tu potrai andare all’udienza con la calma della volpe sazia....

— Dunque ti dicevo, frate caru, quel nuovo Caino voleva anche prendersi la fontana che si trova in mezzo alla tanca.... — riprese l’ospite, sedendosi accanto al focolare, dopo aver salutato Madalena. — Tu dirai: la fontana era d’entrambi. No, adesso ti spiego...

Prese la canna di ferro, avanzo di un antico archibugio, che serviva per soffiare il fuoco, e cominciò a tracciare qualche linea sulla cenere ammucchiata in un angolo del focolare.

Madalena preparava il canestro per la colazione: si avvicinò con evidente inquietudine e cominciò a fissare l’ospite in modo strano, come vivamente colpita dal suo racconto e dalle traccie dei muri e dei sentieri della tanca che egli segnava sulla cenere.

— Quel Caino, dunque, doveva prendersi questa parte, cioè il bosco e il pascolo dell’asfodelo; a me spettava la marcita.... Io gli dissi: frate meu, siamo nati per morire, cerchiamo dunque di aggiustarci alla meglio... Invece egli mi si gettò addosso.... eravamo [p. 28 modifica] appunto davanti alla maledetta sorgente, come sarebbe a dire qui.... Io gridai e accorsero i pastori; altrimenti Caino mi avrebbe strangolato come quello antico fece col fratel suo.

— Oh, Zesus, Zesus! — gridò a sua volta Madalena, atterrita, strappandogli la canna di mano.

Anche Maureddu era livido, e fissava l’ospite con uno sguardo febbrile. Ma il Zichina si mise a ridere, mostrando i suoi bei denti da lupo serrati e candidi; s’alzò e disse:

— Adesso il giudice aggiusterà ogni cosa; andiamo in Tribunale.

Appena egli fu uscito, Maureddu balzò su come se il pavimento gli scottasse, e si gettò sopra la moglie come il nuovo Caino s’era gettato sul fratello.

— Ah, con gli stranieri dunque ti metti, coi vecchi cinghiali, mala donna, che ho raccolta morta di fame?

Madalena non vacillò, non si piegò: solo gli mise le mani sul petto per respingerlo, sollevando il viso diventato color del lievito. I suoi occhi sembravano brage.

— Appunto perchè avevo fame ti ho preso, o tu che hai il cervello storto come le gambe! Lasciami!

Un sorriso crudele illuminò il suo viso tragico. Si curvò sul focolare e dal mucchio di cenere su cui il Zichina aveva tracciato le linee della tanca, tolse due, cinque, tredici uova.

— Ecco, le vedi, — disse, curva, con due [p. 29 modifica] uova nel cavo delle mani protese. — Sì, ti ho sposato per saziarmi, e t’ho decimato il frumento, l’orzo, l’olio, per comprarmi i biscotti, il caffè, le uova.... Le vedi? È stata matrigna a consigliarmi, e abbiamo rubato e mangiato assieme; ma adesso ero stanca e volevo mangiar da sola, e siccome lei fruga e fruga, ogni volta che entra qui, avevo nascosto le uova.... e non volevo che lei le vedesse.... e neppure tu!... E tanto meno l’ospite, che avrebbe riso di noi....

L’uomo ascoltava sbalordito. Allora Madalena balzò su, e cominciò a lanciargli le uova sulla testa.

— Prendi, mala stirpe.... così mi buttavi le arance.... prendi.... ed io schiantavo di rabbia, mentre nel vederti avevo voglia di ridere.... prendi; e va a lagnarti con matrigna, se non sei contento.... Prendi, tu che osi insultarmi come una tua pari!...

Le uova si spaccavano contro la testa del disgraziato, e il rosso si scioglieva tingendogli d’oro il viso e il petto, mentre l’albume scivolava fino al pavimento: ed egli mugolava come un vitello saltando a testa bassa di qua e di là per la cucina e pulendosi gli occhi con la manica della camicia, proprio come se li aveva asciugati lei la prima sera del loro fidanzamento.

UN GRIDO NELLA NOTTE.

  1. Panini dolci.