Edipo re (Sofocle - Romagnoli)/Secondo episodio

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Secondo episodio

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Sofocle - Edipo re (430 a.C.)
Traduzione dal greco di Ettore Romagnoli (1926)
Secondo episodio
Primo stasimo Secondo stasimo

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Entra Creonte.
creonte
Cittadini, saputo ho che terribili
520accuse contro me lancia il sovrano:
io però non le tollero; e son qui;
ché se fra i mali ond’egli è oppresso reputa
che alcun detto, alcun atto abbia io commesso
che a ruina lo adduca, oltre piú vivere,
525di tal fama segnato, io non desidero:
ché non piccolo danno, anzi grandissimo
simil taccia m’arreca, ove malvagio
tu, gli amici, i Tebani mi dicessero.
corifeo
Piú che convinzione, impeto d’ira
530simile ingiuria gli strappò di bocca.
creonte
E donde apparve che per mio consiglio
menzognere parole il vate disse?

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corifeo
Gridò così: ma le ragioni ignoro.
creonte
E questa accusa mi lanciò con animo
535deliberato, dici: a viso aperto?
corifeo
Non so. Quello che fanno i signor miei
non osservo. — Ma vedi, esce egli stesso.
edipo
Tu qui? Come venuto? Hai dunque un viso
di tanta audacia, che al mio tetto giungi,
540tu che palesemente l’assassino
sei di quest’uomo, e il ladro manifesto
del mio potere? Pei Celesti, dimmi:
qual traccia di demenza o di viltà
hai scorta in me, che t’indusse alla trama?
545Immaginavi tu ch’io non vedessi
strisciar la frode, o, vistala, indugiassi
a rintuzzarla? Ah! Ma fu pazza impresa
la tua, senza partito e senza amici
dar la caccia al poter, che si conquista
550sol con molte dovizie e molta gente.
creonte
Or ch’ài parlato, devi udire me:
e quando avrai saputo, allora giudica.

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edipo
Tu sei pronto a parlare; a udirti io lento:
ché ti so contro me tristo e malevolo.
creonte
555Su questo punto, dunque, odimi prima.
edipo
Purché non dica che non sei ribaldo.
creonte
Se tracotanza senza senno reputi
sia dote somma, t’inganni di molto.
edipo
Se un consanguineo danneggiar tu pensi,
560e andarne franco, t’inganni di molto.
creonte
D’accordo: è giusto ciò che dici: solo
quale torto hai patito? Dimmi questo.
edipo
M’hai consigliato o non m’hai consigliato
che spedissi un messaggio a quel profeta?

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creonte
565E dello stesso avviso ancora io sono.
edipo
Quanto tempo è trascorso da che Laio...
creonte
Laio che cosa? Non vedo a che miri.
edipo
sparve, colpito da mano omicida?
creonte
Lunghi, lunghi anni computar dovresti.
edipo
570E questo vate allor dava responsi?
creonte
Saggio del pari, e del pari onorato.
edipo
Di me non fece allor menzione alcuna?
creonte
No certo: almeno innanzi a me, nessuna.

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edipo
Né dell’estinto faceste ricerca?
creonte
575Come no? La facemmo: e non fu nulla.
edipo
Né vi die’ lume questo saggio? E come?
creonte
Non so: di ciò che non intendo, taccio.
edipo
Questo di’, ché lo sai, se pure hai senno...
creonte
Che cosa? Se lo so, certo non taccio.
edipo
580Che di Laio uccisor me non direbbe,
se non si fosse accordato con te.
creonte
Se questo dice, tu lo sai. Ma io
vorrei, come tu a me, fare un’inchiesta.

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edipo
Chiedi! Omicida me non troverai.
creonte
585Non è tua sposa la sorella mia?
edipo
Negare non potrei ciò che mi chiedi.
creonte
Non ha potere uguale al tuo, nel regno?
edipo
Ciò che brama da me, tutto ella ottiene.
creonte
Terzo fra voi non sono, ed a voi pari?
edipo
590E appunto in ciò la tua tristizia appare.
creonte
No, se volessi al par di me riflettere!
Questo prima considera. Chi v’è
che comandare fra i terrori elegga,
piuttosto che dormir sonni tranquilli,
595se uguale impero aver potrà? Non io,
né alcuno ch’abbia senno, eleggerà

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esser sovrano, invece che potere
ciò che un sovrano può. Tutto or da te,
senza terrore, io ciò che bramo ottengo:
600qualora io fossi re, contro mia voglia
dovrei pur fare molte cose. E come
chiamarmi re, piú dolce mi sarebbe
che poter senza crucci? Oh tanto folle
non sono ancor, ch’io cerchi altro che il bene
605con l’utile congiunto. Ora da tutti
son prediletto; ognuno a me s’inchina;
chi bisogno ha di te, blandisce me:
ché per essi impetrar tutto posso io.
Il mio stato col tuo perché mutare?
610Mente assennata mai così non erra:
né vagheggiai consiglio tal, né complice
d’altri sarei che il vagheggiasse. Vuoi
di ciò la prova? A Pito va, dimanda
se fedelmente riferii gli oracoli;
615e se fra il vate e me trovi un’intesa,
condannar mi potrai non con un voto,
bensí con due: col tuo, col mio. Ma prima
ch’io mi difenda, non lanciar l’accusa
in causa ambigua; ché non è giustizia
620reputar buoni i tristi, e tristi i buoni.
E gittar via l’amico fido, è come
gittar la propria, la diletta vita.
Col tempo d’ogni cosa avrai certezza:
ché solo il tempo saggia l’onestà:
625a conoscere il tristo un giorno basta.
coro
Bene ha parlato. Dall’errore guàrdati,
re, ché malcerto è súbito consiglio.

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edipo
Quando all’occulta insidia alcuno è pronto,
alla difesa anch’io pronto esser devo.
630Se inerte io mi rimango, avrà buon esito
il suo disegno, irrito il mio sarà.
creonte
Che mi vuoi fare? Bandirmi da Tebe?
edipo
Non ti voglio bandir: ti voglio morto.
creonte
Prima mi proverai ch’io t’abbia offeso!
edipo
635Parli come se ceder non dovessi!
creonte
Perché sei stolto!
edipo
 Son savio per me.
creonte
Anche per me dovresti esser.

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edipo
 Sei tristo!
creonte
Se sbagli in tutto!
edipo
 Obbedirai lo stesso.
creonte
Se dài comandi iniqui?
edipo
 Oh Tebe, Tebe!
creonte
640Tebe! Invocare al par di te la posso.
coro
Deh, signori, cessate! In punto giunge
dalla casa Giocasta: e per suo mezzo
la vostra lite si potrà comporre.
Entra Giocasta.
giocasta
O sciagurati, a che questa contesa
645di parole, demente? E non v’è scorno,

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mentre su Tebe tal malore incombe,
guai privati eccitare? Or tu, rientra:
e tu, Creonte, alla tua casa torna:
non rendete gigante un mal da nulla!
creonte
650Sorella mia, duro governo medita
fare di me lo sposo tuo: bandirmi
dal patrio suolo, o imprigionarmi e uccidermi.
edipo
Certo! Perché con male arti tramava
contro la mia persona: ed io l’ho còlto!
creonte
655Bene io non m’abbia piú, se nulla feci
di quanto affermi; e maledetto muoia.
giocasta
A quanto egli t’ha detto, Edipo, credi:
abbi riguardo al suo giuro solenne;
ed a me, poscia, e a questi cittadini.
corifeo
Strofe
660Cedi, Signore, te ne scongiuro, rifletti, frénati!
edipo
In che ti dovrei cedere?

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corifeo
Stolto non era costui da prima: sacro ora il giuro lo fa: rispettalo!
edipo
Sai bene quel che chiedi?
corifeo
Certo.
edipo
Esprimilo.
corifeo
Non accusar l’amico che sé stretto ha d'un giuro,
665i diritti non torgli, non far giudicio oscuro!
edipo
Se questo chiedi, sappilo, tu chiedi
per me la morte o il bando dalla patria.
corifeo
Pel Sole, principe di tutti i Numi,
lungi dai cari, lungi dai Superi,
670vo’ che un orribile mal mi consumi,
se tal pensiero nutro. Ma l’anima
mia, della patria lo strazio punge,
se il vostro ai tristi mali or s’aggiunge.

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edipo
E dunque vada, anche se dura morte
675m'attende, o senza onore esser cacciato
da questa terra, a furia. Mi commuovono
le tue misere preci, e non le sue:
ché ovunque ei viva, l’odio mio sarà.
creonte
Chiaro è l’odio, sebben cedi. Il rimorso
680giungerà poi, sbollita l’ira. L’indoli
pari alla tua, sé da sé stesse crucciano.
edipo
Taci! Vattene!
creonte
 Vo’: misconosciuto
da te; ma questi come pria mi stimano.
corifeo
Antistrofe
Conduci, o donna, dentro la reggia costui: che indugi?
giocasta
685Vo’ pria saper che avvenne.
corifeo
Da oscuri motti rampogne sursero, che giuste o ingiuste, mordono i cuori.

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giocasta
Dall’uno e l’altro?
corifeo
 Sí.
giocasta
 Quale rampogna?
corifeo
Basta, basta! Ov’è giunta rimanga la contesa,
mentre sopra la patria tanta sciagura pesa.
edipo
690Vedi a che giungi? Uom sei di buon consiglio:
pur mi trascuri, e il cuor da me distogli.
coro
Non una sola volta io t’ho detto
che se sviassi da te lo spirito
sembrerei stolido, di mente inetto.
695Tebe, ch’errava dei guai fra il turbine,
già tu guidasti pel cammin destro:
anche ora mostrati buon navalestro.
giocasta
In nome degli Dei, dimmi, o Signore,
perché mai tanta furia in cuore accogli?

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edipo
700Reverenza ho di te piú che di questi:
e ti dirò le insidie di Creonte.
giocasta
La causa esponi chiaramente. Parla.
edipo
Dice ch’io sono l’uccisor di Laio.
giocasta
Di sua scienza? Od altri a lui lo disse?
edipo
705Un profeta intromise, un malfattore:
ei dell’accusa in tutto si scagiona.
giocasta
Oh!, da te gitta pure ogni terrore
di queste ciance, e ascoltami, ed apprendi
che niun evento dei mortali è stretto
710all’arte dei profeti: e questa breve
prova ti basti, ch’io t’adduco. Un giorno,
giunse a Laio un oracolo, non dico
d’Apollo stesso, ma dei suoi ministri,
ch’era destino a lui spento morire
715per man del figlio che da me nascesse.
E invece, lui, come ognun sa, l’uccisero

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in un trivio i ladroni; ed il fanciullo,
non corsero tre dí dalla sua nascita,
e, avvinghiatigli i piedi alle giunture,
720per mano d’altri, il padre lo gittò
su monte impervio. Ed Apollo non fece
né che quello uccisor del padre fosse,
né che dal figlio suo ciò che temeva
Laio patisse: e ciò pur decretavano
725le profetiche voci. Oh, no, non dartene
pensiero: ciò che un Nume utile crede,
fa che senza profeti a luce venga.
edipo
Ahi, come, o donna, nell’udirti, l’anima
va fluttuando, ed il pensiero s’agita!
giocasta
730Qual cura ti sconvolge a dir cosí?
edipo
Questo punto da te, mi sembra, ho udito:
che in un trivio trafitto Laio cadde.
giocasta
Ne correa voce; e niuno la smentí.
edipo
Quale la terra ove seguí lo scempio?

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giocasta
735Fòcide è detta: e al punto istesso, un duplice
sentier vi sbocca, da Delfi e da Dàulia.
edipo
E quanto tempo da quei fatti è corso?
giocasta
Poco prima che tu di questa terra
avessi il regno, a noi la nuova giunse.
edipo
740O Giove! Che vuoi tu fare di me?
giocasta
Edipo! Che sgomento è questo tuo?
edipo
Non dimandare! Dimmi. Quale aspetto
aveva Laio? L’età sua qual’era?
giocasta
Alto: fioriagli in capo il primo bianco:
745le forme dalle tue poco dissimili.
edipo
Ahi, me infelice! Da me stesso all’orride
Furie, mi son dannato, e non m’avvidi!

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giocasta
Che dici, o re! Ti guardo, e sbigottisco.
edipo
Troppo temo che il vate sia veggente:
750meglio il saprò, se questo ancor mi dici.
giocasta
Ansia mi stringe: pur chiedi, e dirò.
edipo
Con poca gente andava, o aveva molti
seguaci, come a condottier conviene?
giocasta
Erano cinque in tutto, ed un araldo
755fra loro: Laio sopra un cocchio andava.
edipo
Ahimè, che questo è già chiaro! — E chi
donna, vi riferí simili eventi?
giocasta
Un dei servi, che in salvo solo giunse.
edipo
E dimmi: in casa esso si trova ancora?

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giocasta
760No no! Dal di’ ch’ei fu tornato, e vide
che, spento Laio, il poter tu reggevi,
baciandomi le mani, ei mi pregò
che lo mandassi a pascere le greggi
nei campi, sí che quanto era possibile
765lungi da Tebe egli vivesse. Ed io
lo mandai: ché diritto avea quell’uomo,
sebbene servo, a questa e a maggior grazia.
edipo
Non c’è modo che a noi súbito venga?
giocasta
V’è, certo. Ma perché questa tua brama?
edipo
770O donna, temo d’aver troppo detta
la ragione per cui voglio vederlo.
giocasta
Presto verrà: ma degna sono anch’io
d’udir la causa del tuo cruccio, o re!
edipo
Priva non ne sarai, poi che a sí misera
775attesa io giunsi. In simile sciagura,
a chi, meglio che a te, parlar potrei?
Pòlibo di Corinto fu mio padre.
Mèrope Doria madre mia. Fra tutti

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i cittadini il primo ero io creduto,
780avanti che seguisse un certo caso,
degno di meraviglia, e non però
dell’angustia ch’io n’ebbi. Un uom briaco,
in un banchetto, mi proverbiò
suppositizio a Pòlibo. Quel giorno,
785sebben crucciato, a forza, mi contenni.
Ma la dimane, mi recai dal padre
mio, dalla madre, a interrogarli. Ed essi,
per questo oltraggio arser di sdegno contro
chi l’aveva lanciato. Io m’allegrai
790delle loro parole; e tuttavia
sempre quei detti mi serpeano in cuore,
e mi struggevo. E senza che mia madre
né mio padre sapesse, a Pito andai.
Né per quanto io chiedevo, Febo onore
795di risposta mi die’; ma mi predisse
altri miseri, atroci, orridi eventi:
ch’io giacerei con mia madre, e darei
la vita ad una stirpe intollerabile
ad ogni gente; e diverrei del padre
800ond’io m’ebbi la vita, l’assassino.
Uditi tali orrori, io, da quel giorno,
dirigendo cogli astri il mio viaggio,
lungi fuggii dalla corinzia terra,
dove non mai veder potessi compiersi
805le nefandezze del mio tristo oracolo.
Cosí, peregrinando, alla contrada
giunsi, ove dici che fu spento il re.
Oh sposa, e il vero a te narrerò. Quando
fui vicino a quel trivio, incontro a me
810un araldo si fece, e un uomo simile
a quel che dici tu, sovresso un cocchio

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tratto da due puledri. E dalla via
l’auriga, e il vecchio istesso, fuor mi gittano
a viva forza. Per lo sdegno, allora
815batto l’auriga. E il vecchio, còlto il punto
ch’io passo accanto al carro, ben due volle
in mezzo al capo mi vibra il randello.
Altro riscosse ch’ei non die’. Colpito
da questa mano con la mazza, súbito
820s’avvoltolò rovescio a mezzo il cocchio;
e tutti gli altri stermino. Or, se Laio
e lo straniero son tutt’uno, chi
piú misero di me, piú inviso ai Numi?
Niuno dei cittadini e niun degli ospiti
825può ricevermi in casa o favellarmi,
ma mi deve scacciare. E lo scongiuro,
io, non già altri, contro me lanciai:
io, con le mani mie che gli diêr morte,
il letto dell’ucciso ora contamino.
830Oh! non son dunque un tristo? Oh, quale macchia
non è su me? Fuggir devo, e, fuggiasco,
veder non posso i cari, avvicinarmi
alla patria non posso; o in nozze unirmi
devo con la mia madre, e il padre uccidere.
835Oh! Chi dicesse che tal sorte è l’opera
d’un Dio crudele, sbaglierebbe ei forse?
Ah, ch’io non vegga, oh reverenza somma
dei Numi, ah, ch’io non vegga un giorno simile!
Via sparisca dal mondo, anzi ch’io scopra
840di sciagura su me macchia sí turpe!
corifeo
Di ciò che dici, o re, siamo sgomenti;
ma sin che giunga quei che vide, spera!

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edipo
È questa appunto la speranza sola
che mi rimane: attendere il pastore.
giocasta
845E che mai speri dalla sua presenza?
edipo
Questo. S’egli dirà le cose stesse
che dici tu, son d’ogni accusa libero.
giocasta
Che cosa ho detto mai, ch’abbia tal peso?
edipo
Egli narrò, m’hai detto, che l’avevano
850trucidato ladroni. Or, se il medesimo
ripeterà, non sono io l’uccisore:
uno e molti non son la stessa cosa.
Se invece parlerà d’un uomo solo,
chiaro è che sopra me cade lo scempio.
giocasta
855Le sue parole furon quelle certo
né modo v’è che adesso le rinneghi:
tutta Tebe l’udí, non io soltanto.
E pur se in qualche parte or le mutasse,

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dimostrar non potrà mai che la morte
860di Laio fu, come dicea l’oracolo,
per man del figlio suo: ché quel meschino
non l’uccise, anzi prima egli fu spento.
Onde, nell’arte dei profeti, mai,
né ora, né in futuro, io fede avrò.
edipo
865Giusto dici; ma pur manda qualcuno
a chiamare il pastore: udir lo voglio.
giocasta
M’affretto a farlo. Entriamo in casa. Nulla
mai non farò che a te grato non sia.
Edipo e Giocasta rientrano nella reggia.