Epistole (Caterina da Siena)/Lettera 56

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  1. 91 A D. CR1STOFANO MONACO DI CERTOSA. DEL MONASTERO DI S MARTINO DI NAPOLI (A).
I. Arendo iti teso che egli si ritrovata iu grandi tentazioni e confusioni di mente, desidera vederlo illuminato di vita fede, mostrandoli corno per esso conosciamo noi stessi e la divina bontà,

perreniamo alla vera virtù della pazienta.


II. Cbe le tribolazioni e tentazioni ci sono date dal demonio, per farci attediare dcll’opere bnone, ma da Dio permesseci per nostro bone; onde dobbiamo procurare dì non consentirvi con la volontà, e supportarle con umiltà e con sauta pazienza.

%l$tUx& 38, / Al nome di Jesù Cristo crocifìsso e di Maria dolce.

I. ilarissimo padre in Cristo dolce Jesù. Io Catarina, serva e schiava de’servi di Jesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedere in voi il lume ed il fuoco dello Spirito Santo, il quale lume caccia ogni tenebre, ed il fuoco consuma ogni impazienzia ed amore proprio che fosse nell’anima, o corporalmente o spiritualmente che fosse; però ho grande desiderio di vedere in voi questo lume e fuoco, perchè secondo che mi scriveste, avete passioni e tribulazioni spirituali e corporali, per le quali elli vi bisogna questo lume. E perchè ci bisogna, padre caris* [p. 92 modifica]92 si ino, questo lume? perchè è uno vedere che ha l’occhio deH’intelletto, perchè come nella visione di Dio sta la nostra beatitudine, così nel vedere e nel cognoscimento di noi medesimi e della bontà di Dio che è in noi, riceviamo il lume della grazia dello Spirito Santo, il qual lume e grazia fortifica 1 anima, ed accende a portare con grande desiderio, e pazienzia ogni infirmità, e tribulazione, e tentazione che ricevessimo, o dagli uomini, o dal dimonio, o dalla carne propria, e non vuole eleggere niuno tempo a modo suo, ma ogni tèmpo e stato che ha, ha in reverenzia; siccome persona che è vestita della dolce ed eterna volontà di Dio; perocché subito che l’uomo volle l’occhio dell’intelletto a cognoscere e vedere la volontà di Dio in sè, e quello che la volontà di Dio richiede, truova che elli non cerca nò vuole altro da lui, che la sua santificazione; che se elli avesse voluto altro, Dio non ci averebbe dato il Verbo del figliuolo suo, ed il figliuolo non averebbe dato la vita con tanto’ fuoco d’amore.

II.

Vede dunque 1’ anima, che ciò che Dio le permette in questa vita; o d’infirmità corporale o spirituale per diverse tentazioni, il fa per suo bene, e tutte le giudica nella volontà di Dio; la quale permettendole solo per* nostro bene, vede 1’ uomo che una foglia d’arbore-non cade senza la provvidenzia sua. Dio ci lascia tentare per prova dello virtù e per accrescimento di grazia; non perché noi siamo vinti, ma perchè noi siamo vincitori, non confidandoci nella nostra fortezza, ma nell’adiutoi io divino, dicendo con l’apostolo dolce Paulo: per Cristo crocifisso ogni cosa potrò, il quale è in nie che mi conforta; facendo così, il (limonio rimane sconfitto: e questa è l’arme con che rimane sconfino: spogliarsi della sua volontà e vestirsi di quella di Dio, giudicando che ciò che egli permette e per nostra santificazione, perocché niuna cosa è che dia pena nell’anima, se non la propria volontà; e perchè di questo il dimonio se ne avvede, non [p. 93 modifica]potendo ingannare fi servi di Dio nelle cose che paono male, ed in troppo larga coscienzia, egli si pone ad incannarli sotto cplore di virtù con disordinata confusione, estrema coscienzia, dicendo all* infermo: se tir fusse sano molto bene potresti fare: ed a colui che è tentato e molestato da esso dimonio di qualunque tentazione o molestia « vuole essere, per cogitazioni e pensieri, dice nella mente sua volendo che egli le rifiuti!

se tu non l’avessi, ne piaceresti più a Dio; avresti la mente pacifica; l’oflìcio e l’altre operazioni tue sarebbero grate e piacevoli a Dio; volendoli far vedere, che per quelli pensieri e forti battaglie, neuno suo detto o fatto piaccia alla bontà di Dio; e perocché il dimonio guadagna più nelli servi di Dio dalla confusione, che d’altro; poiché egli non li può fare cadere con colore di vizio, elli vuole fare cadere sotto colore di virtù.

Sappiate dunque, carissimo padre, che Dio ci permette le fatiche, solo perchè noi proviamo in noi la virtù della pazienzia, della fortezza e della perseveranzia, le quali virtù escono dal cognoscimeuto di sè, perocché nella battaglia io cognosco me non essere, perchè se io fossi alcuna cosa, io me la levarei: ma io non posso levarmi le battaglie dell anima nell’infirmità del corpo!

possiamo bene levare la volontà che non consenta, ecl in questa volontà- troviamo la bontà di Dio, che per amore ineffabile ci donò questa volontà libera, nella quale sta il peccato; e la virtù, che siccome donna (lì) che ella è, nè dimonio, nè creatura la può costringere più che ella si voglia a niuno peccato; vedendo dunque questo l’anima prudente, nel tempo delle battaglie gode, vedendo che Dio gli le permette per farla crescere in maggiore e più provata virtù, perocché la virtù non è mai provata, se non per lo suo contrario; e non si vede se ella è virtù, siccome la donna che ha conceputo in sè il figliuolo, che infino che noi parturisce, non può vedere di verità quello che è, se non per opinione. Così l’anima, se ella non par*’ turisce la virtù con la pruova delle molte pene, da? [p. 94 modifica]94 qualunque lato elle vengono, o dalla carne, o dal dimonio, o dagli uomini, non può mai vedere se ella 1’ ha, o sì o no, perocché molte volte 1’ anima, che anco non è provata in virtù, si dispone a portare ogni cosa per lo Dio suo, e quando Dio vede conceputo il desiderio nell’ anima, subito la mette alla pruova, e vuole pruovare 1’ amore suo se elli è fedele o mercennajo, perocché allora il prova l’anima in sè, quando il trova fedele, cioè che tanto si muova per la tribulazione, quanto per la consolazione, e perchè vede che ogni cosa è permessa da Dio, gode e diletta di ciò che ella ha, perocché è fatta una volontà con quella di Dio; ma se egli si truova servo, cioè che nel tempo della pruova egli voglia fuggire la pena, questi sarebbe mercennajo e non fedele; onde ha materia allora di correggersi. Adunque bene è la verità, che Dio ogni cosa permetta a noi per accrescimento di grazia e provazione della virtù; come detto è, perocché l’anima per questo ne cognosce meglio sè, nel quale cognoscimento s’umilia e non si leva in superbia, e cognosce la bontà di Dio in sè, trovando che gli conserva la volontà che non consente a tante molestie ed illusioni di dimonio!

or questo è la volontà di Dio, cioè che per questo fine ce le ooncede; ma la volontà perversa del dimonio, quale è? è questa che per far venire l’anima a tedio, a confusióne, a tristizia di mente ed a stimolo di coscienzia, non ci tenta l’antico nemico di peccato dissoluto, dandoci molte volte molestia e movimento nel corpo nostro, perché egli creda che noi vi cadiamo, perocché egli vede bene che la volontà ha deliberato innanzi di morire che di consentire, ma fallo per giungerlo nel secondo, cioè facendoli reputare, che quella sia offesa colà dove ella non è, dicendoli le tue operazioni ed orazioni debbono essere con purità di mente e di cuor#, e tu le fai con tanta immondizia, questo dice egli, perché l’orazione gli venga in tedio, acciocché nel tedio e nella tristizia egli l’abbandoni, e quello cd ogni buona e santa opc[p. 95 modifica]razione, perocché egli raguarda solo che modo possa tenere di farci gittare l’arme a terra, con la quale noi ci difendiamo perocché gli è più agevole averci nel pruno che nel secondo. L’arma nostra è questa, la santa orazione e le cogitazioni sante fondate nella dolce ed eterna volontà di Dio, nella quale volontà 1* anima non cerca sè per sè, ma sè per Dio,, il prossimo per Dio, e Dio per Dio, e non per propria utilità, inquanto Dio è somma ed eterna bontà, e degno d’essere amato e servito da lui, sicché dunque l’ama e serve in ogm stato e tempo che egli è: onde allora sta in su la rocca sicura, con un acceso ed ardito desiderio, levandosi sopra di sè, tenendosi ragione con uno odio santo «li sè medesimo, reputandosi degno delle pene e delle battaglie, ed indegno del frutto che seguita dopo la pena, e per umiltà si reputa indegno della pace e quiete della mente, e dilettasi di stare in croce con Cristo crocifisso. Egli si vuole satollare d’obbrobrj. di péna, di scherni, di villanie, purché egli si possa conformare con Cristo; perocché* vede che l’anima non si pu unire col suo Creatore, se non per amore, e per amore Cristo Jesù elesse questa vita per la più perfetta e migliore che avere potesse, e però egli ci insegnò, che ella era la via della verità e della luce, dicendo: Io son via, verità e vita, chi va per questa via non erra, anco va per la luce, e però i servi di Dio, volendolo seguitare, se possibile fosse loro di fuggire 1’ inferno, ed avere paradiso, ed uscire dal mondo senza pena non vogliono, anco con pena vogliono uscire dal mondo, campare dell’inferno, ed avere vita eterna, per conformarsi col loro diletto Cristo: oude se essi sono infermi godono, perchè veggono vendetta del corpo loro, e di quella legge perversa che impugna contro 10 spirito* e se essi sono in battaglie, ed in tenebre di mente, o in tentazione di bestemmia, o di disperazione, o d’infidelità o d’altra molestia che il dimonio 11 desse, essi godono per vera umiltà, reputandosi indegni della pace e non curano fatiche, ma attendono [p. 96 modifica]pure a conservare la rocca forte della sua volontà, sicché ella non s’inchini a niuno suo sentimento; sentendo che la rocca della volontà per la grazia di Dio sta forte, che non tanto che ella consente, ma d’altro non ha pena, se non per timore che ha di non offendere Dio, ma in questa pena voglio che v’abbiate cura, perocché mi pare che il dimonio vi ci dia molta molestia, anco tutte le vostre pene sono ridotte qui sii; e però sappiate che questa pena vuole essere ordinata, come detto è; cioè fondata in cognoscimento di sè per umiltà, e nel cognoscimento della bontà di Dio, il qual e vi conserva la volontà, ed a questo modo sarà pena ingrassaliva, che ingrasserà 1* anima nella virtù; e non consumativa per disperazione, e trarranno la virtù piccola della umiltà per cognoscimento di sè, e la virtù della carità per cognòsciuiento di Dio, che sono queste due ale che fanno volare 1’ anima a vita eterna, perocché non sarebbe buono a pigliare solo il timore deH’offesa che non fosse mescolato con la speranza della divina misericordia, che altro non vorrebbe il dimonio che conducervi in su la confusione e tristizia, la quale disecca l’anima, la quale tristizia e confusione di mente gitta a terra l’arme che lo Spirito Santo ha dato neU’anima, cioè della volontà sua conformata con quella di Dio, e cominci poi a volere la sua propria, sotto colore di meglio servire a Dio, volendo levare la infirmità, e 1’ altre pene mentali che elli ha avute ed ha, dicendo: meglio e più liberamente servirei al mio Creatore. Questo cotale s’inganna, e lo inganno li viene dal disordinato timore che il dimonio gli dà, il quale fa questo per rivestirlo della volontà sua propria, onde gli nasce allora una impazienza che diventa incomportabile a sè medesimo, con una occupazione di mente, uno parere proprio, ed uno volere eleggere le vie e gìi stali a suo modo, non secondo che Dio gli permette. Dunque non ci voglio più confusione, nò tristizia, nè volontà vostra, ma una letizia

fuoco dolce d’amore, e lume di Spirilo Santo,

[p. 97 modifica]97 con uno cuore virile e non timoroso, vestendovi della dolce ed eterna volontà di Dio, la quale v’ha permesso e permette ogni pena che avete corporale e mentale » e. questo ha fatto e fa per vostra santificazione, e pei* smgulare amore donato a voi e non per odio. Orsù dunque con 1’ arme, e sconfiggiamo questo dimonio con la eterna volonti sua, e col pensiero cacciamo il pensiero, cioè con pensieri di Dio cacciare quelli del diavolo. E se voi mi diceste: io non posso pensare di Dio, nè dire l’officio, nè fare neuna altra buona operazione, sì per la infirmità, e sì per li molti contrarj che nella monte mi vengono, io vi rispondo non lasciate però, ma nella infirmità adoperate la pazienzia perocché in me si pruova, e nelle cogitazioni del dimonio adoperate 1’ officio, ed i pensieri sanli di Dio, non occupandovi la mente di stare a contrastare col dimonio, volendo per questo modo fare resistenzia a lui!

non fate così, perocché ella se ne occuparebbe più, ma fate ragione che sia fuore di voi, perocché la potete fare, perocché tanto sono dentro di voi, quanto la volontà consente, non consentendo, non sono entrati nella casa, ma bussano alla porta. Debbasi dunque levare l’anima, e non pigliare la saetta del dimenio, e con essa volerlo ferire, perocché noi ferirebbe mai, cioè di volere stare a contrastare con lui, ma è da pigliare la saetta della volontà di Dio e dell* odio e dispiacimento di sé, e con esso percotcrlo, rispondendo al dimonio se tutto il tempo della vita mia il mio Creatore mi volesse tenere in questa pena e fatiqa, io sono apparecchiato di volerla per gloria e loda del nome suo; e dire alle tentazioni: voi siate le mollo ben venute, e riceverle come carissimo amico, perocché sono cagione e strumento di levarmi dal sonno della negligenzia, e farmi venire a virtù. Godete dunque, ed esultale, e perseverate infino alla morte, ed innanzi morire che innovarvi dal luogo che Dio v’ha chiamato, ma con una pazienzia abbracciate la croce, nascondendovi tra «S. Caterina da Siena, Opere T. IV, 7 [p. 98 modifica]98, Dio e le pene; aprendo l’occhio nlPAgncllo svenalo e consumalo per voi, essendo contento di permanere in quello che Dio vi pone e vi ponesse per lo tempo avvenire. Questo debbiamo fare, perchè noi siamo certi che Dio ci chiama ed elegge in quello modo che più piacciamo a lui; facendo Così acquistarete lume sopra lume, e le pene per Cristo crocifisso vi saran diletto, ed il diletto e le consolazioni del mondo vi recarete a pena, ed in questa vita cominciarcte a gustare T arra di vita eterna; perocché questa è una delle beatitudini principali che ha l’anima che è nella vita durabile, che è confermata e stabilita nella volontà del Padre eterno; onde gusta la divina dolcezza, ma non la gusta mai di lassù, se elli non se ne veste prima di quaggiù, méntre che siamo peregrini e viandanti; ma quando n’ è vestito gusta Dio per grazia nelle pene, empiesi la memoria del sangue deH’Agnello immaculato,’ lo intelletto s’ apre e ponsi per obietto l’amore ineffabile che Dio gli ha manifestato nella’ sapienzia del figliuolo, unde allora l’amore che trova nella clemenzia dello Spirito Santo, caccia T amore proprio di sè e d’ ogni cosa creala fuore di Dio. Non temete dunque, padre carissimo, ma con letizia portate di conformarvi bene con la volontà sua, o infermo, o sano, o in qualunque modo o stato vi vuole; perocché ora non vi richiede altro che la pazienzia e la fortezza con dolce perseveranzia; la quale perseveranzia averete, se deliberarete nel cuore vostro di non volere altro che fatiche e pene, e seguilaravvene la corona, perocché élla è data alla fortezza ed alla perseveranzia. Questa riceve 1’ anima che è alluminata e piena, del fuoco dello Spirito Santo, e senza questa guida non possiamo andare, la quale guida s’acquista e si perde per lo modo detto di sopra. E però dissi, che io desiderava di vedervi il lume e l’ardore dello Spirito Santo, e così vi prego e pregarò la somma ed eterna verità, che ve ne riempi sì perfettamente, che voi cognosciale il tesoro dello molte [p. 99 modifica]99 tribolazioni e tentazioni che v’ò messo nelle mani solo per amore, e perchè voi siate de’suOi eletti, e per remunerarvi delle vostre fatiche nella eterna sua visione.

Altro non dico. Se piacer i alla bontà di Dio che voi serviate al luogo di Gorgona, so’certa che egli ne farà quello che sarà meglio per voi. Or state dunque contento in ogni luogo, e guardate che non credeste alla tenerezza e compassione del corpo:- siate contento alla vita degli altri frati

fratelli che sono stati, e sono di quella carne che voi, e’ quello Dio è per voi, che c per loro. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Jesu dolce, Jesù amore.

[p. 100 modifica]x IOO’ Annotazioni alla Lettera 56.

/ (J) Il momstero di s. Martino de’PP. Certosini, ove dimorava questo D. Cristoforo, è fuori di Napoli ad un miglio al disotto del castello di s. Elmo, ed è delle magnifiche certose d’Italia, sì per la castità e vaghezza dell’ edificio, si per le rendite copiose di cui è dotato.. , * » » (B) Siccome donna. L‘ liso del Yocabolo donno e donna, siccome è qui, uri significato di. padrone, padrona, è tanto frequente negli anturi del buou secolo, che nulla più.