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Il Tesoro (Latini)/Libro III/Capitolo II

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Capitolo II. Della parte d’Oriente, ch'è appellata Asia

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Brunetto Latini - Il Tesoro (XIII secolo)
Traduzione dalla lingua d'oïl di Bono Giamboni (XIII secolo)
Capitolo II. Della parte d’Oriente, ch'è appellata Asia
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Capitolo II.


Della parte d’Oriente, ch’è appellata Asia.


In Egitto si è la città di Babilonia, il Cairo e Alessandria, e molte altre cittadi e terre1. E [p. 10 modifica]sappiate, che Egitto sie’2 di contra al mezzodì, e stendesi verso levante, ch’è diritto lui, e dietro gli è Etiopia3, e sopra di lui corre il fiume del Nilo, cioè Geon, che comincia di sotto alla Mauritania e fa qui4 immantinente uno lago, ch’è appellato Nilides, ed è in tutte cose simile a quello che noi veggiamo al fiume5 del Nilo.

E dall’altra parte quand’ egli ha in Mauritania6 grandi pioggie e grandi neve, che caggiono in questo lago7, allora cresce il Nilo, e bagna la terra d’Egitto, e però dicono molti che quel fiume esce di quel lago. Ma l’acque del lago sì entrano sotto terra, e corrono chiuse, e per fori privati dentro dalla terra, tanto ch’elle apparono in Cesarea, e là si dimostrano tutte si[p. 11 modifica]miglianti al primo lago, e poi entrano quelle acque anche da capo sotto terra, e sì ne vanno per lontane terre, ch’elle non escono fuori, infine alle terre d’Etiopia, e là appariscono, e fanno un fiume, che ha nome Nigrides8, di cui il conto dice che divide Africa da Asia. E alla fine si parte egli in sette parti, e vassene tutt’oltre per mezzodì nel mare d’Egitto; e esce un fiume di loro che bagna9 tutta la terra d’Egitto; chè non v’ha10 altro fiume, nè non vi piove.

Ragione come: Quando il sole entra nel segno di cancer. ch’è a’ dieci dì all’uscita di giugno, quel fiume comincia a crescere, e dura a crescere11 infino all’entrata di leone. E quando il sole è dentro a leone12, egli ha sì grande forza, quattro13 dì anzi calendi d’agosto infino a undici dì dall’entrata, ch’egli esce oltre lo letto del suo corso qua e là, tanto ch’egli bagna tutta la [p. 12 modifica]terra; e così fa tanto quanto il sole dimora in leone. E quando egli entra in virgine, egli comincia a scemare ciascuno giorno più, tanto che il sole entra in libra, e che ’l dì e la notte sono eguali, cioè a mezzo settembre14. E allora torna il fiume dentro alle sue ripe, e rinchiudesi nel suo letto. E però dicono quelli d’Egitto, che quando15 il Nilo cresce tanto troppo, che nel suo accrescimento si dismisura oltre diciotto piedi, che li loro campi non rendono assai frutto16, per l’umidore dell’acque, che vi giace entro troppo lungamente; e quando cresce meno di tredici17 piedi, li loro campi non si possono bagnare tutti siccome bisogna: e perciò vi viene la fame, e ’l caro18 in quella terra, e la diffalta delle biade. Ma s’ egli è sedici19 piedi, o da indi intorno, allora è ella doviziosa d’ogni bene. Questo è lo [p. 13 modifica]fiume d’Egitto, del quale credono che ’l suo nascimento20 non può essere trovato ov’ egli sia21.

Oltre quello luogo ove ’l fiume del Nigro si parte in sette parti, e là ove ’l fiume del Nilo comincia sua via, è il paese di Arabia, che si appartiene al mare Rosso. E sappiate, che quel mare è rosso non per natura, ma per accidente, cioè per la terra e per le pietre d’onde corre, che sono rosse22. E questo è uno golfo del mare Oceano, ch’è divisato in due braccia: l’uno che viene di verso Persia, e l’altro che viene di verso Arabia23.

E sappiate, che nella riviera del mare Rosso è una fontana di cotale natura, che li montoni che ne beono, incontanente cominciano a mutare la lana di colore, insino a dentro alla pelle. E [p. 14 modifica]ciò addiviene delli tugioni, e dura insino ch’elli li tugia: e quando én24 tugiati, si va via quel colore25.

In quel paese cresce l’incenso, e la mirra, e la cannella. E qui nasce uno uccello, che ha nome fenice, che non è più che uno in tutto ’l mondo, secondo che noi troveremo quà innanzi nel libro degli uccelli.

E ancora in quel luogo medesimo è monte Casio26, là ov’è Giaffe la più anziana città del mondo, siccome quella che fu fatta dinanzi al diluvio.

Ancora v’è Suria, e Giudea, ciò è una grande provincia, e là nasce lo balsamo. E sì v’è la città di lerusalem, e quella di Betleem, il fiume Giordano, ch’è così appellato per due fontane ond’ egli esce27 che l’una ha nome Geor e l’altra Dan, che si aggiungono insieme e fanno quel [p. 15 modifica]fiume; e nascono sotto il monto detto Libano. E divide il paese di Giudea da quello d’ Arabia28, e alla fine cade nel mare Morto, presso in Gerico.

E sappiate, che ’l mare Morto è appellato morto per ciò che non ritiene nè ingenera alcuna cosa vivente: e tutte cose che sono senza vita caggiono in lui nel fondo. Vento no ’l potè movere; ed è tutto come il buturo29 tenace, e per ciò l’appellano molti il mare Salmarre, e si è30 lo lago di Alfat. E sappiate, che ’l buturo31 di quello lago è sì tenente e sì appiccaticcio, che se l’uomo ne prendesse una manata32, ella non se ne ispiccherebbe giammai, anzi se ne avvorrebbe33 tutta insieme la mano a che ella fosse appiccata34, se egli non toccasse lo sangue mestruale della fe[p. 16 modifica]mina che tosto lo spezza. Quello lago è alle parti di Giudea.

Appresso v’è Palestina, ov’è35 la città di Scalona, che furo già appellati quelli di quella terra li Filistei. E lungi a36 lerusalem quasi trenta giornate sono le cinque cittadi, che profondaro per lo peccato contro natura, cioè Sodoma e Gomora, e l’altre tre. Tutto a dentro di Giudea verso occidente sono Essenii37, che per la loro grande sapienza si partono delle genti per schifare diletto, che intra loro non è nessuna femina; e moneta nulla non v’è conosciuta. Elli vivono di palme. E tutto sia che là non vi nasca nulla persona, nientedimeno la moltitudine della gente non vi falla; e se alcuna gente vi va che voglia essere di loro conversazione38, non vi possono rimanere longamente, se castitade, fede e innocenza non è con loro, che Dio non soffrirebbe39. [p. 17 modifica]

Appresso viene lo paese di Seleucia, che v’ha un monte ch’è detto Monte Casio40 presso Antiochia, ch’è sì alto, che l’uomo pote vedere lo sole la quarta parte della notte, E41 cosi può l’uomo vedere lo levare del sole, anzi che lo dì appara.

E per quello luogo corre il fiume d’Eufrates, che corre per Armenia42, e movesi dal paradiso terreno43 e passa a piè del monte Catoten44, per Babilonia, e sì ne va in Mesopotamia, e bagna e infonde tutto quel paese, così come il Nilo bagna Egitto45. Salustio dice che Tigris ed Eufrates, che passano per Armenia, escono d’una medesima fontana46.

Tigris è un fiume che leva lo suo capo in [p. 18 modifica]Armenia, d’una nobile fontana47 che al cominciamento corre lentamente48, se non è quando tocca la marca di Mediani, che allora immantanente49 corre forte50, tanto ch’egli cade in uno lago ch’è appellato Aretusa, ch’è di tal natura51 che sostiene le cose che l’uomo vi mette dentro52, quantunque elle sian gravi e pesanti53, e quelli pesci ch’egli mena non possono vivere in altro lago54, e corre sì forte ch’è una meraviglia. Il colore di quel fiume è divisato da quello del lago. In questa maniera se ne va il Tigro correndo come folgore, tanto che ’l trova monte Tauro all’incontra. E allora entra sotto terra, e esce dall’altra parte di Zoroanda. Poi entra sotto terra, e corre tanto ch’egli rappare nella terra degli Adiabenesi e degli Arabi. [p. 19 modifica]

Poi viene Cilicia, ch’è una grande terra, là ove monte Tauro siede, che guarda a destra verso settentrione. Da quella parte è Caspio, ed Ircania. A sinistra55 guarda verso mezzodì, che in quella parte è il regno delli Amazoni56: il regno delle femine, cioè, Chaie e Escite. E le sue fronti guardano da occidente, e57 in mezzodì iscalda egli forte per lo sole. Ma dall’altra parte, che guarda in verso settentrione, non v’ha altro che venti e piova. Là è la terra di Scithe, là ov’il monte di Cimere, che di notte fa grandi fumi58. Ed evvi la terra d’Asia minore, ov’è Efeso e Troia, e la terra di Galata, e di Bitinia, e la terra di Paflagonia, e quella di Capadocia, e la terra di Assiria. In contra v’è la terra di Arbelite, cioè la terra ove Alessandro vinse Dario re59. E si v’è la terra di Medi. Ancora è a destra di monte Tauro le porte di Caspe60, là ove non può andare [p. 20 modifica]uomo, se non per uno piccolo sentieri, che fu fatto per forza, per mano d’uomini, ch’è per lungo bene otto milia passi. Poi v’ha61 uno spazio di terra di diciotto milia passi per lungo, là ove non è pozzo nè fonte. E sappiate, che immantanente che ’l buono tempo viene, tutti i serpenti del paese fuggono a quella parte, però non si puote andare alle porte di Caspe se non di verno. Ed in la terra di Caspe verso oriente, evvi un luogo62 divizioso di tutte cose che sono in terra, e quel luogo si è appellato Direu. Ed ivi presso è la terra di Termigere, che sì è dolce e sì dilettevole, che il re63 Alessandro vi fece la prima Alessandria, ed ancora è appellata Seleucia64. Appresso sì v’è Bauzia, un paese contra alla terra di India65 Oltre alla Battriana si è Pande66, una [p. 21 modifica]città67 de’ Sodiani ove Alessandro fece la terza Alessandria, per dimostrare la fine del suo andamento. Ciò è lo68 luogo ove primieramente Liber, e poi Ercules, e poi Semiramis, e poi Ciro fecero altari, per segno ch’elli aveano conquistata la terra infino là, e che più innanzi non avea nulla gente. E quindi se ne va lo mare Scithe, e quel di Caspe in Oceano.

E havvi al cominciamento, quando viene, grandi onde e grandi tempeste69. E poi v’è ’l grande diserto. E poi vi sono Antropofai, cioè una gente molto aspra e fiera. Ed appresso v’è una grandissima terra, ch’è tutta piena di bestie salvatiche, sì crudeli che l’uomo non vi pote andare. E sappiate, che quella grande malaventura addiviene per le grandi onde, che ’l mare vi fa, che li barbari appellano Tabi70.

Appresso sono le solitudini grandissime, e le terre disabitate verso levante. Dopo quello luogo, oltra tutte abitazioni di gente, si trovano uomini che sono appellati Scir, ovvero Seres71, che di [p. 22 modifica]foglie e di scorze d’arbori, per forza d’acqua, fanno una lana, ond’ elli vestono loro corpi; e sono amabili72 e pacifici tra loro, e rifiutano compagnia d’altra gente. Ma li nostri mercadanti passano uno loro fiume, e truovano in sulla riviera di tutte maniere mercanzie che là si possono trovare, e senza nullo parlamento ci guardano, e dànno con gli occhi lo pregio di ciascuna73. E quando elli l’hanno veduta74, elli portano di ciò che vogliono, e lasciano lo valsente nel luogo medesimo. In questa maniera vendono loro mercanzia75: nè della nostra non vogliono nè poco nè assai.

Appresso v’è la terra di Aracie, che stà sul mare, ed evvi l’aere molto temperato. Ed intra quella terra ed India sie’76 il paese di Simicone [p. 23 modifica]intra due. Appresso quella terra, sie’ India, che dura dalle montagne di Emedia77 insino al mare di mezzodì. Là è l’aere molto buono, che fa due volte istate con due messi in78 un anno. E nel tempo di verno sì vi è un vento dolce e soave a maraviglia, sì che non sentono alcuna freddura79.

In India è ben cinque milia cittadi, ben popolate ed abitate di gente. E non è maraviglia se gl’Indiani non furono mai mutati di loro terra, per ciò che vivono ad uno signore, e senza nulla guerra80 Li grandi fiumi che sono in India, sono questi, Gange, Indus, Ipazio81. Quegli è nobile fiume, che ritenne82 l’andare d’ Alessandro, secondo le [p. 24 modifica]colonne83 ch’egli ficcò sulla riviera, che il dimostra apertamente.

Li Ganbaridi84 sono il più diritano popolo che sia in India. Nell’isola di Gange è la terra di Pres85 e di Paliporte, e monte Martello. E la gente che abitano intorno al fiume di Indus, di verso mezzo die, sono di verde colore86

Fuori d’India sono due isole, Eride ed Argite, ov’egli ha sì grande cosa di metalli, che crede la gente che tutta la terra sia piena d’oro e d’ariento.

E sappiate che in India, e in quei paesi là oltra, è molta diversità di gente, che v’ha di tali, che non vivono d’altro che di pesce, e tali che uccidono i loro padri, anzi che morano di vecchiezza o d’infermità, e sì li mangiano, ed è tenuto tra loro cosa di grande pietade. Quelli che abitano nel monte Niles87 si hanno i piedi a river[p. 25 modifica]sio, cioè la pianta disopra, e hanno otto dita nel piede. Altra gente v’è che hanno la testa a modo di cani; ed altri che hanno gli occhi nelle spalle, per ciò che non hanno capi. Un’altra gente v’è, che immantanente che nascono, li loro capelli si diventano bianchi e canuti, ed in loro vecchiezza anneriscono. Altri v’è che non hanno più che un occhio nella fronte. Ed altri v’è che hanno pure un piè, e si chiamano cidoplei, e corrono come folgore. Ma loro piedi non sono fatti come quelli degli uomini; anzi è un piede sì ampio e sì fatto, che quando ad alcuno fa caldo, egli si pone a sedere, e ponselo sopra capo e fassene ombra. Sì v’ha femine che portano figliuoli in cinque anni, ma elli non vivono oltra a otto anni. Tutti gli arbori che nascono in India non perdono mai foglie88.

Al cominciamento d’India si è il monte Caucaso89, che montando in sulla cima può uomo vedere grande parte del mondo. E dall’una parte [p. 26 modifica]del mondo90, verso il sole levante, nasce il pepe.

Anche v’è in India una isola, ch’è appellata Taprobane, ed è dentro lo mare Rosso91, che vi corre per lo mezzo un grandissimo fiume. E dall’una parte sono li leofanti, e altre bestie salvatiche; e d’altra parte vi sono uomini, con grandissima quantitade di pietre preziose. E sappiate che in quel paese non luce nulla stella, se non una ch’è grande e chiara che ha nome Canopes. E medesimamente non veggiono ellino la luna sopra la terra, se non dall’ottavo dì infino al sestodecimo. Quelle genti sono a diritto92 il sole levante. E quando vogliono andare per mare, ellino portano uccelli che sono nutriti in quelle parte, là ov’elli vogliono andare, e poi vanno secondo che gli uccelli lo’93 dimostrano. E sappiate che quelli d’India sono la maggior gente del mondo, [p. 27 modifica]e grande parte di quell’isola è disabitata per lo grande calore che v’è94.

Dopo gli Indiani sono nell’alta95 montagna una gente che si chiama icthyphagi, che non mangiano altro che pesci; ma quando Alessandro li conquistò, vietò che mai ne mangiassero96.

Oltre quella gente è lo deserto di Carmane, che v’ha una terra rossa, e non vi va97 nulla gente, che nulla cosa vivente v’entra che non vi mora immantinente.

Poi v’è la terra di Persida, ch’è intra India e il mare Rosso, ed intra Emodia e Carmania. Poi v’è tre isole, là ove nascono le calcatrici98, le quali mangiano a retro, cioè che menano le mascelle di sopra, e quelle di sotto tengono ferme. Poi v’è la terra di Partia99 e di Caldea, ove la [p. 28 modifica]città di Babilonia siede, che gira sessantamilia piedi d’intorno, e correvi il fiume d’Eufrates.

In India è il paradiso terreno, là ove son tutte100 maniere di frutti, e d’arbori, e di pomi101, e sì v’è l’albore della morte, che Iddio vietò al primo uomo, che non manicasse del suo frutto. E sì v’è l’albore della vita, che non morrebbe mai chi mangiasse del suo frutto102 La non v’ha nè freddo, nè caldo, se non perpetuale tranquillitade e temperanza. E nel mezzo è la fontana che tutti li bagna ed infunde103, e di quella fontana nascono li quattro fiumi che voi avete udito, cioè Fison, Geon, Tigris ed Eufrates. E sappiate, che dopo lo peccato del primo uomo, quello luogo fu chiuso a tutte genti.

Queste e molte altre terre sono in India in verso levante104. Ma il conto non ne dirà ora più che detto abbia; anzi dirà la seconda parte, cioè Europa. [p. 29 modifica]

Sappiate che in questa105 parte orientale nacque Gesù Cristo nostro signore, che fu Dio ed uomo veramente; e ciò fu in una provincia ch’è appellata Giudea, presso di lerusalem, fuori106 d’una cittade chiamata Betleem. E però cominciò la legge de’ cristiani107 primieramente in quel paese, secondo che lo conto divisa qua di dietro, là ov’ il conto parla di lui e de’ suoi apostoli.

Ed in quello paese son molti patriarchi ed arcivescovi e vescovi, secondo lo stabilimento di santa Chiesa, che sono per conto centotrentatre. Ma la forza delli Saracini miscredenti hanno la maggior parte occupati108, perchè la santa Chiesa non vi puote essere onorata109.

Note

  1. E terre, manca al t.
  2. Corretto si è, in sie’ (siede) t terre qui siet.
  3. Aggiunto dietro gli è, col t et par derriere li est.
  4. Nota il Sorio, che stampe e codici leggono di sotto al mare Oceano: ma bisogna correggere l’errore, perchè Solino cap. XLV qui tradotto, ed il ms. Ambr. leggono dirittamente: alla Mauritania. Il ms. Vis. in Mauritania di sotto lo mare.
  5. Il t e ms. Vis. de toutes choses semblable a celes que nos veons au flun de Nile. Empita la lacuna, coll’aggiunta: a quello che noi veggiamo.
  6. Corretto Emalaritane in in Mauritania, col t e ms. Vis. en Mauritenie. Un codice Chabaille, legge Maliritenie.
  7. Corretto luogo in lago col t e ms. Vis. qui dechient en celui lac.
  8. Corretto Tigrides, in Nigrides, con Solino qui tradotto, e colla geografia.
  9. Il t qui arouse et baigne. Il ms. Vis. bagna e rogia.
  10. Corretto va, in v’ha, col t il ne’a autre flum e col ms. Vis.
  11. Aggiunto a crescere col ms. Vis. e col t: et tozjors croist.
  12. E quando il sole è dentro a leone, ripetizione di Bono.
  13. Corretto tre, in quattro, col t. Il Sorio con Solino legge tredici dì.
  14. Il t ed il ms. Vis. en septembre.
  15. Il t en cele année.
  16. Il t ne gaaignent mie tant, colla variante di due codici: ne rendent mie assez fruit.
  17. Mutato quattordici, in tredici col t Qui, ed appresso, Solino parla di cubiti, e non di piedi, ed ha numeri diversi da questi.
  18. E ’l caro, manca al t.
  19. Mutato quindici, in sedici, col t.
  20. Le stampe leggono: questo fiume d’Egitto credono che ’l suo nascimento. Rabberciato col ms. Vis. e col t c’est li fluns d’Egypte, de cui dient li plusor que sa naissance ne puet estre trovée.
  21. Leggono senza senso le stampe: Non può essere trovato ch’egli sia oltre quello luogo ecc. Mutato, ch’egli sia, in ov’egli sia, e posto il punto dopo trovato in conformità del ms. Vis. e del t: Non puet estre trovée. Outre celui leu ecc.
  22. Il t ed il ms. Vis. por les terres qui sont rouges, dont ele fait son cours.
  23. Il ms. Vis. ed il t de Perse, e poi d’Arabe.
  24. Le stampe quanto è tugiate. Il Sorio crede che si debba leggere, quando en tugiate. Il ms. cap. ver. quant la toisent.
  25. Il t et cele colour croist et maint, et l’autre colour, quant la toison est escreue, s’ en vait o tout la toison: colla variante di un codice: et celle couleur croist et vient, et quant la thoison est escreue, et on la voeult tondre, l’autre couleur s’ en va avec la thoyson.
  26. Le stampe imbrogliano: Montecasse, là ove già fu, dicifrato, Monte Casio, là ov’è Giaffe col t: Mont Casse, où est Iafe. Il ms. Vis.: Molta casia, ed è in Giaffa.
  27. Ond’ egli esce, manca al t.
  28. Aggiunto da quello, col t devise le pais de Iudée de celui d’Arabe. Le stampe, Giudea d’Arabia.
  29. Alla voce Buturo, la Crusca reca questo esempio, e spiega. Bitume. Alle voci Manata, Appiccicaticcio, reca il medesimo, e non legge più buturo, ma bitume. il t: semblable à burre bien tenant.
  30. Corretto: e sì v’è, in e si è col t est le lac de Alphat.
  31. Il t la boe.
  32. Il t une fiole. Il ms. Vis. con un ferro de tanagie.
  33. Il Sorio a questo avvorrebbe, spiega avvolgerebbe. Il t ainz tenroit tous ensemble. Avvorrebbe è senismo.
  34. A che ella fosse appiccata, manca al t. Tre codici leggono con Bono: la char où ele fust apichèe.
  35. Le stampe leggono: là ov’è: ommesso , col t où est la cité.
  36. Leggono le stampe: a lunga a Ierusalem trenta giornate. Corretto col t: loing de Ierusalem entor XXX jornées.
  37. Mutato Siasenes, in Essenii, col t Essenien.
  38. Manca al t che voglia essere di loro conversazione.
  39. Il t se il ne offre foi et chastée: chè Dio non soffrirebbe, è giunta di Bono. Sei codici del Chabaille concordano con Bono.
  40. Aggiunto: presso Antiochia, col t près d’Antioche. Corretto Selvizie, in Seleucia: ancora Montcasse, in Monte Casi e va, in v’ha per non far andare un monte.
  41. Bono qui ommise quest’altra meraviglia: et ainsi puet on veoir et jor et nuit tout à une heure. Il ms. Vis. vedere il sole in fino al quarto della notte. Nel resto è ligio al t.
  42. Il t qui naist en Hermenie la Grant, sor Zizame.
  43. E movesi dal paradiso terreno, manca al t. Lo hanno tre codici del Chabaille.
  44. Il t et court touz tens parmi Babiloine. Le stampe Monte Catantrese.
  45. Il t ha di più: et en celui tens meismes.
  46. Il t issent en Hermenie de une meisme fontaine.
  47. Bono qui ommette alcuni nomi. Il t fontaine, qui est dite Elogiez. Per le correzioni, veggansi le illustrazioni in fine di questo libro.
  48. Il t lentement sanz non.
  49. Il t maintenant est apelez Tigris.
  50. Corre forte, manca al t.
  51. Di tal natura, manca al t. Corretto: Arecuso, in Aretusa, col t. Due codici francesi concordano con Bono.
  52. Che l’uomo vi mette dentro, manca al t. È nei due codici francesi suddetti.
  53. Il t et s’en court en tel maniere parmi le lac, que li poisson ecc. Di qui Bono prese il corre forte, sopra notato.
  54. Il t que li poisson de l’un, n’entrent pas en l’autre.
  55. Le stampe leggono: Urcania a sinistra, e guarda. Trasportato il punto, col t et Hurcania. A senestre ecc. Riscontra con: A destra guarda ecc. poco sopra.
  56. Il t est Amazoine, li regnes des femes.
  57. Il t ha di più: tant com cil mons esgarde midi, eschaufe il fort, ecc.
  58. Corretto lumi, in fumi, col ms. Vis. e col t granz fumées.
  59. Il t Daire le roi de Perse.
  60. Corretto le parti di Gaspe, in le porte di Caspe, col ms. Vis. e col t les portes de Caspe.
  61. Le stampe leggono brulle di senso: per lungo bene otto passi si va uno spazio di terra di diciotto milia passi per lungo. Guarito col ms. Vis. e col t qui a de lonc bien VIII m pas, puis i a une espace de XVIII m pas de terre par lonc.
  62. Le stampe a sproposito. Ed è la terra di Gaspe verso oriente. Evvi un lungo ecc. Raddrizzate col t en la terre de Caspe, vers orient, est. I. lieus ecc.
  63. Il re, manca al t.
  64. Mutato Celartem delle stampe, in Seleucia col t, il quale ha le varianti Celeuce, Cileuce, Celaite, Oclaite.
  65. Mutato, Giudea, in India, col t. Correzione fatta anche nel libro II cap. 13.
  66. Mutato Bauzia, in Battriana, col t; e Bande, in Pande.
  67. Scarabocchiano le stampe: una cittade Isodiames: corretto col ms. Vis. e col t une vile des Sogdianiens.
  68. Posto il punto dopo andamento, col t.
  69. Il t ed il ms. Vis. Au commencement sont les très granz nois et parfondes. Corretto farvi in havvi.
  70. Il t par les grandismes jons qui sont sor la mer.
  71. Il t col ms. Vis. qui sont apelè Sere.
  72. Mutato umili, che è pur nel ms. Vis. in amabili, col t amiable.
  73. Il t esgardent as oils le pris de chascune.
  74. Corretto venduta in veduta col t et quant il l’ont veue.
  75. Le stampe mutilano: e lasciano lo valsente nel luogo medesimo in questa mercanzia. Il ms. Vis. e lasciano in quello luogo quello che vi trovano scritto. Empiuta la lacuna e corretta l’interpunzione col t et laissent la vaillance au leu meisme. En ceste maniere vendent il lor mercheandise, ne des nostres ne vuelent ecc.
  76. Mutato si è, in sie’, come poco appresso, col t siet. Il t Simicone: Solino ha Ciconi.
  77. Il Sorio corresse: Media, in Emedia, con Solino e colla geografia. Il t legge come le stampe.
  78. Aggiunto con due messi, col ms. Vis. e col t et II meissons.
  79. A maraviglia, sì che non sentono alcuna freddura, è glossa di Bono. È in due manoscritti del Chabaille.
  80. Per ciò che vivono ad uno signore, e senza nulla guerra; è giunta del politico e storico Giamboni, se Dio gliel perdoni. Il t dice, che non è meraviglia se nell’India sono cinque mila città ed assai popolate, perchè gli Indiani non furono mai fatti emigrare dalla loro terra.
  81. Mutato Guagut, in Gange: Ispamia, in Ipazio.
  82. Corretto ritiene, in ritenne. Il t dice: li très nobles fluns qui detint ecc.
  83. Il t les bones que il ficha sor la riviere.
  84. Corretto col t Guabadiri in Ganbaridi.
  85. Corretto col t Dapes e Dipaliporte, in di Pres e di Paliporte. Le stampe: alla terra Dapes e Dipaliporte è monte Marcello.
  86. Corretto di diversa legge, in di verde colore col ms. Vis. e col t de vert color.
  87. Tutta questa dei Cidoplei, è peregrina erudizione del Volgarizzatore. Il t ed il ms. Vis. dicono solamente: li autre n’ont que I oil et une jambe, et corrent trop durement. Le stampe 'Nibes, il t Niles, la geografia antica Milo.
  88. Due codici del Chabaille qui aggiungono altre meraviglie dell’India: Et si y a une gent c’ om apele Pigmei, qui n’ont de haut que II cuetes, et ne vivent que XXX ans, et se combatent sovent aus grues, qui les assaillent. Questa variante prova, che gli amanuensi manomettevano il Tesoro a loro capriccio.
  89. Il t legge diversamente: En Ynde commence mons Caucasus.
  90. Corretto monte, in mondo, col t en cele partie de la terre, par là où li solaus lieve.
  91. Il Sorio dimostra che quest’isola Taprobane (Sumatra) secondo Solino, qui tradotto, è nel mare Eoo, e non Rosso come legge il t. Le stampe Essorobane.
  92. Mutato diritto, in a diritto, col ms. Vis. e col t a destre.
  93. Mutato lo, in lo’, con Solino. Lo’ è sincopato di loro (Sorio).
  94. Il t est deserte et deshabitée par la chalor.
  95. Corretto altra, che è pur nel ms. Vis. in alto, col t hautes montaignes.
  96. Perché non paresse aver Alessandro condannato gli ittiofagi alla morte del conte Ugolino, corretto non in ne col t il lor vea qui il ne les manjassent jamais. Il ms. Vis. comandò loro che non ne manicassero.
  97. Corretto v’ha in vi va col t où nule gent ne vont.
  98. Il t ed il ms. Vis. li quocatrix', qui ont XX piès de lonc. Bono tralascia di tradurne la lunghezza, e vi aggiunge la sua chiosa.
  99. Corretto Media in Emedia, come sopra: Parta in Partia, Carmenia in Carmania col t.
  100. Corretto tante, in tutte, col ms. Vis. e col t de toutes manieres.
  101. Il t ed il ms. Vis. ha di più: et de fruiz, qui sovient en terre.
  102. Qui Bono ci scambia le carte in mano. Il t ed il ms. Vis. et si est li arbres de vie que Diex vea au premier home. L’albero della morte è aggiunta di Bono.
  103. Il t trestout l’arouse. Bono aggiunge qui il verbo, dimenticato altrove, dove il t diceva baigne et arouse.
  104. Il t en toute cele partie qui est vers soleil levant.
  105. Mutato quella in questa col t en ceste partie.
  106. Bono corregge il t en une cité. Il ms. Vis. è ligio al t.
  107. Il t la novele loi. Il ms. Vis. la cristiana loi.
  108. Il t une grant partie sorprise. Il ms. Vis. cacciati.
  109. Il t ed il ms. Vis. la sainte loi Ihesu Crist, ne puet estre coltivée.