La cavalleria italiana e le sue riforme/Ordinamento

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Ordinamento.


La tattica è quell’arte che varia necessariamente col progredire degli elementi dond’essa nasce, e perciò prova cambiamenti ad ogni sistema introdotto da una nuova guerra.

I cambiamenti alla tattica di un’arma ne cambiano naturalmente la costituzione, la quale poi ha tante opinioni diverse quanti sono gli aspetti sotto cui un’arma può essere considerata.

I popoli dell’antichità che ignoravano l’influenza della velocità sulla potenza degli urti, e facevano più conto delle armi da getto che della velocità dei cavalli, li vediamo schierati quasi tutti in ordinanza profonda.

I Persiani e gli Egiziani si ordinavano in grossi quadrati o rettangoli; gli Sciti e i Traci, in cunei; i Tessali, secondo Eliano, seguivano anch’essi l’ordinanza profonda e si schieravano in losanga o quadrati.

Alessandro il grande fu il primo ad allontanarsi da questo metodo, e colla sua cavalleria in ordine prolungato vinse quella di Dario in ordinanza profonda. D’allora in poi la cavalleria di tutti i popoli della Grecia adottò quell’ordine; — ordine però non minore di 4 uomini di fondo, nè maggiore di 8.

Gli squadroni d’Annibale forti di 64 cavalieri erano formati su quattro righe di 16 file.

Le turme dei Romani composte da 32 cavalieri, erano divise in tre decurie schierate su 4 righe. I cavalieri distavano tra loro di 3 piedi, e ciascuno era dirimpetto all’intervallo che aveva innanzi. I tre decurioni, il comandante della coda e i due serrafila, non contavano tra i 32. Il 1° decurione comandava la turma ed era a un passo dinanzi al centro. Il 2° decurione alla destra, ed il 3° alla sinistra della prima riga. Il comandante della coda, dietro al centro della turma, ed in mezzo ai due serrafila1.

[p. 9 modifica] I Numidi2, i Galli3 e i Parti4 che tanto formidabili si resero alla cavallerià romana, combattevano in ordine sparso.

La cavalleria feudale caricava schierata in riga, affinchè meglio spiccasse la virtù di ciascheduno; ma ignorava interamente le evoluzioni dell’arte5.

La cavalleria Tedesca, verso la metà del secolo 16°, fu la prima ad abbandonare la formazione sopra una riga per ritornare all’ordine profondo, che si mantenne poi lungo tempo e fu lasciato soltanto quando si conobbe che non conveniva alla cavalleria. [p. 10 modifica]

I Francesi, sconfitti dagl’imperiali a Pavia e S. Quintino, sentirono la necessità d’imitarne l’ordinanza profonda6 e da quell’epoca tutte le cavallerie che non avevano rinunciato ancora all’ordine sottile, ne seguirono il pernicioso esempio, tranne i Polacchi, presso cui l’ordinanza sopra una riga si manteneva ancora ai tempi di Federico7.

Il risorgimento della cavalleria e l’invenzione e i progressi delle armi da fuoco, fecero poi sparire per sempre dai campi di battaglia quello masse d’uomini e di cavalli difficili a maneggiarsi, e tanto in opposizione al principio fondamentale della tattica formulato da Napoleone — La forza della cavalleria è nel suo impulso.

Sino alla metà della guerra dei trent’anni, era regola formare la cavalleria dalle 4 alle 8 righe. Gustavo Adolfo fu il primo ad allontanarsi da quel metodo e schierò la sua cavalleria su 3 righe.

Nella terza guerra di Slesia che scoppio nel 1756, Federico di Prussia schierò la fanteria su tre righe e la cavalleria su 2, con intervalli di 9 in 18 passi tra gli squadroni.

Da quell’epoca sino a dì nostri, cioè durante le guerre della rivoluzione francese, del periodo Napoleonico e dei tempi nostri, la cavalleria non provò essenziali cambiamenti, all’infuori dei Dragoni8, che discostatisi interamente dal principio della [p. 11 modifica]loro istruzione, lasciarono l’uso primitivo di combattere a piedi. Da questo riassunto storico sulle diverse fasi subite dalle costituzioni della cavalleria, si vede come la sua tattica ha sempre progredito assottigliando la formazione delle truppe, e che le 32 righe dell’ordine di battaglia presso gli antichi furono successivamente ridotte ad 8, 6, 4, 3 ed infine a 2.

A misura che si perfezionavano le armi ed il fuoco della fanteria, aumentava la leggerezza e mobilità della cavalleria; ed ora che questa perfezione è salita al più alto grado, è naturale che anche la cavalleria debba raggiungere la maggior mobilità, leggerezza e velocità ne’ suoi movimenti, e che riceva quindi nuovi ordini e nuova tattica.

Il compito della nostr’arma è oramai ridotto a non mostrarsi sui campi di battaglia che per dar dentro colla maggior violenza — colla violenza e l’impeto di un oragano9.

La carica sarà dunque come fu sempre, dai tempi d’Omero in poi, la sua ultima ratio; e poichè nella carica la sola prima riga è quella che opera colla potenza morale e materiale dell’urto senza che dalla seconda possa ricevere impulso l’aumento di celerità come potrebbe essere per la fanteria10, a che pro mantenerla, a che non abolire la seconda riga?

[p. 12 modifica]Nelle evoluzioni è essa un imbarazzo pel mantenimento delle distanze, — preoccupazione continua di chi comanda.

Nelle conversioni a veloci andature, l’imbarazzo aumenta per la difficoltà dell’obbliquo.

Nella carica, quantunque coperta e neutralizzata dalla prima riga e perciò di niuna efficacia nell’urto, e ugualmente e inutilmente esposta alle offese per la gran passata delle armi da fuoco; ed ove la carica non riesca, non sono più in uno squadrone i 48 cavalieri della fronte, ma altrettanti pur della seconda riga, che proverebbero crudelmente la superiorità delle nuove armi.

Nella ipotesi che l’urto riesca vittorioso, a che servirebbe allora alla prima riga la sua forza raddoppiata dalla seconda, dopo ottenuto il successo?.... Se nel momento in cui la truppa si trova più disunita per l’effetto dell’urta, soprarrivassero truppe fresche, la sola carica d’un’altra linea potrebbe allora salvarla da certa sciagura; e la seconda riga, che nulla contribuì all’efficacia dell’urto, contribuisce allora anche troppo al maggiore ingombro nello sbarazzar la fronte per riordinarsi indietro.

Un reggimento di 6 squadroni di 48 file, caricando in linea, non opera nell’urto che colla sola sua parte attiva formata dalla prima riga, ch’è quanto dire colla metà de’ suoi 600 cavalli; mentre lo stesso reggimento d’ugual numero di cavalli e dell’istessa fronte, co’ suoi 12 squadroni ordinati ciascuno sopra una riga, può replicare la stessa carica con una seconda linea; — può sostener la prima; può infonderle nuova forza e sicurtà, ove fosse d’uopo accrescere o rinfrescare il numero dei combattenti; — può premunirli nel momento in cui sono rotti gli ordini per la confusione della mischia, contro il soprarrivo di nuovi aiuti.

La carica in foraggieri o in ordine sparso, tanto usata oggidì, specialmente in Italia, stante la configurazione del paese e i progressi dell’agricoltura, si eseguisce sempre sopra una riga, quando anche debbansi ristringer gli ordini per caricare a stormo, ed è pur la teoria che così la prescrive!

[p. 13 modifica]Ma v’è però chi per contrario oppone che — «tuttociò che può aggiungere impulso è importante, e la seconda riga che sembra non avere altro scopo che riempire i vuoti che possono sopravvenire alla prima, contribuisce potentemente, se vi si serra sopra a distanza prescritta.

«I cavalli più ardenti della prima riga, vivamente eccitati sentendosi seguiti più da vicino, aumentano velocità e talvolta si slanciano innanzi malgrado la volontà dei cavalieri.

«Sinchè la seconda riga serra sulla prima nel corso d’una carica, questa non potrà mai voltar briglia e bisogna necessariamente che la seconda riga si fermi perchè i cavalieri della prima possano rallentare il moto dei loro cavalli e dar di volta11

Io rispondo che una cavalleria, per la quale vi fosse d’uopo d’una seconda riga per incalzarla innanzi, non darebbe di sè troppo alta idea, nè varrebbe la spesa a mantenerla!

La seconda riga non aumenta la forza dell’urto, perchè non v’è, nè vi può essere tra i cavalli quella pressione e quell’aderenza senza interstizi, per cui due corpi schierati uno dietro l’altro si legano, si comprimono ed aumentano la forza d’impulso del corpo che spingono innanzi.

Non è suo scopo riempire i vuoti della prima; poichè, ammesso che questi vuoti fossero numerosi, bisognerebbe, ragionando in questa guisa, diminuir la fronte e mai più assottigliare gli ordini; imperocchè altrimenti chi spingerebbe innanzi la prima riga, quando non si sentisse più stretta e rincalzata da tergo?!...

Uno squadrone che carica in foraggieri sopra una riga dovrà perciò dar di volta, sol perchè non ha più la seconda che lo spinga innanzi colla spada alle reni?.....

In una carica tra cavalleria, com’è che una delle due parti cede il campo prima dell’urto, quantunque abbia come l’altra una seconda riga che la rincalzi e ne riempia i vuoti?...

A Waterloo tutti gli sforzi della cavalleria francese [p. 14 modifica]riuscirono infruttuosi ed avevano pure una seconda riga che ne accresceva l’impulso, che riempiva i vuoti, che la spingeva innanzi!

Non è adunque dalla seconda riga che dipende l’esito di una carica; ma dalla risolutezza del capo12, dalla fiducia dei soldati e dal principio onde sono animati13.

Gli squadroni ordinati sopra una riga potranno raggiungere per la loro leggerezza quel grado di mobilità e di celerità in cui sta oggi tutto il segreto della loro potenza. Ordinati sopra una riga, non v’è più forza inerte o passiva; e 20 reggimenti di cavalleria, senza aumentare d’un cavallo l’effettivo attuale, potrebbero dare con ingente economia una forza attiva duplicata, e un maggior numero di squadroni combinati in più giusta proporzione colle altre armi.

Questa proporzione non si potrebbe determinare positivamente in modo più o meno convenuto rispetto la forza della fanteria, perchè va coordinata invece colla natura del paese e colla quantità d’uomini e cavalli che può dare pel suo genere di servizio. È principio da tutti riconosciuto, ch’è meglio in un esercito aver buona che numerosa cavalleria, e perciò assai più utile tener conto della sua qualità, che del maggior numero dei suoi elementi.

La composizione della cavalleria dev’essere pure in armonia col servizio e colla sua utilità in guerra, e colla economia indispensabile al suo mantenimento. I principii della tattica non possono ammettere la classificazione di cavalleria

[p. 15 modifica]pesante, lancieri e cavalleggieri, tra gente armata ed equipaggiata nello stesso modo., potendo servire agli stessi usi e non differente tra loro che per cappello, pel colore delle mostre, e sino a un certo punto pella taglia dei cavalli. Oggi la cavalleria ha bisogno d'acquistar più velocità e rapidità di movimenti14; e la cavalleria pesante non può essere così maneggevole, non può avere tanta velocità e tanto impeto come la cavalleria leggiera; e se a ciò si arroge la difficoltà di trovare in paese cavalli di grossa taglia a sufficienza e il loro maggior costo; e la gran quantità invece di cavalli da cavalleria leggiera, possedendone noi più che non ne richieda il consumo di guerra; ne consegue esser più vantaggioso alla tattica ed alla economia, che la cavalleria dell’esercito sia leggiera, e consti d’una sola specie.

La lancia15 dovrebb’essere l’arma principale di tutta la nostra cavalleria formata esclusivamente di cavalleggieri lancieri, improcchè la lancia accresce eziandio l’effetto morale e materiale della sua potenza, avendoci provato i lancieri nelle nostre guerre la superiorità della loro arma in tutte le circostanze16. [p. 16 modifica]Ma affinchè la nuova costituzione tattica ch’io propongo, riesca di vera utilità all’esercito, è d’uopo far risorgere a fianco della cavalleria l’istituzione di un corpo speciale di scorridori, il quale, congiungendo agli efficaci mezzi di difesa della fanteria la velocità della cavalleria, possa soddisfare meglio di ciascuna di esse partitamente, alla esecuzione di quelle operazioni rese oggi tanto necessarie dall’influenza delle ferrovie e dei telegrafi; nelle mosse o nei rapidi accentramenti di un esercito.

Questo corpo dovrebb’essere composto esclusivamente di fanteria, e particolarmente scelto tra i nostri bersaglieri: dovrebb’essere montato su cavalli piccoli, robusti, disadatti a cavalleria, e che a poco prezzo e in copia, potrebbero aversi dal Friuli, dalla Sardegna, dalle Calabrie e da tutta la regione Appenninica.

L’utilità di questa istituzione e raccomandata pur da Napoleone I, che voleva si prendessero dalla fanteria uomini di 5 piedi e si montassero su cavalli piccoli pel servizio di esploratori, tanto presso i reggimenti di fanteria che di cavalleria; e dopo aver detto che la piccolezza dei loro cavalli non alletterebbe i generali di cavalleria come avvenne nei dragoni; ecco, ciò che scrive nelle sue Memorie: «Nel momento d’entrare in campagna, ogni reggimento di fanteria darebbe una compagnia d’esploratori, completamente ordinata per essere incorporata nei reggimenti di grave cavalleria, in ragione di un decimo pei corazzieri e di un quinto pei dragoni.

Così per es. 360 corazzieri avrebbero 36 esploratori; ugual numero di dragoni ne avrebbero 72.... sarebbero adoperati a dar le ordinanze ai generali e farebbero il servizio di esploratori.»

L’istituzione di cotesto corpo riuscirebbe utilissima particolarmente a noi, perchè l’Italia è scarsa di grandi pianurre e la sua configurazione topografica e i progressi crescenti dell’agricoltura ristringono tanto l’azione della cavalleria.

Nei posti avanzati, nella occupazione temporanea di paesi, [p. 17 modifica]strette e posizioni: nella distruzione e rassettamento di ferrovie o telegrafi alle spalle dell’esercito nimico; chi non vede i vantaggi grandi che si possono ottenere con una truppa, che raggiunga il suo obbiettivo colla celerità della cavalleria, e possa fortemente occuparlo e difenderlo da fanteria?...17

L’ordinamento di questo corpo diminuirebbe le perdite della cavalleria in guerra, e se ne avrebbe grande economia; perchè ciò che consuma la cavalleria, ogniqualvolta è ben condotta, non sono i combattimenti, essendovi per così dire istantanea la sua azione; ma sono le pattuglie, le scorte, le ordinanze, i posti di comunicazione o d’avviso; insomma tutti quei minuti servizi in cui gli uomini meno soggetti a vigilanza e più affaticati, hanno meno cura dei cavalli.

Questo corpo di scorridori, specialmente incaricato di tutti questi servizi, darebbe alla cavalleria una forza difensiva di cui è sprovveduta; le assicurerebbe il riposo durante la notte: permetterebbe lasciarla sempre raccolta, con vantaggio del suo effettivo, che si conserverebbe più forte per presentarsi in azione; e le sue perdite in cavalli, più costose e difficili, e forse, anche impossibili a rimpiazzare, si ridurrebbero alle perdite dei soli combattimenti. Certo che il consumo dei cavalli degli scorridori sarà più considerevole; ma bisogna considerare ch’essi rendono utile un genere di cavalli inutili ai nostri bisogni militari, e dei quali senza alcun inconveniente se ne possono perdere tre contro uno di cavalleria; perchè il loro prezzo sarebbe d’un terzo del valore degli altri, e tutti i cavalli dei contadini li potrebbero agevolmente rimpiazzare18.

[p. 18 modifica]V’è dunque utilità economica nella formazione di questo corpo che costituirebbe soltanto per la guerra una spesa necessaria e temporanea; mentre durante la pace, la spesa per tenerne un 500 montati per poter dare la necessaria istruzione pratica ai 3 o 4000 che vi s’impiegherebbero, sarebbe largamente compensata dal nuovo ordinamento ch’io propongo.

Premessi questi principii e stabilita la nuova costituzione tattica della cavalleria sopra una riga, e d’una sola e medesima specie d’arma; i 20 reggimenti di cui si dovrebbe comporre avrebbero 160 squadroni della forza complessiva in tempo di pace di 20,840 uomini e 12,220 cavalli di truppa compresi gli Stati Maggiori, e 22,960 uomini e 15,020 cavalli in tempo di guerra.

Coll’aumento di 46 squadroni sulla cavalleria attuale non ho accresciuto che un solo reggimento, perchè nella composizione di grossi reggimenti si trovano congiunti l’economia e i progressi dell’arte, avendo essi il vantaggio di meglio formare gli uffiziali superiori, e di evitare le spese inutili impiegate a pagare quei numerosi stati maggiori necessari ad un maggior numero di reggimenti.

Ogni reggimento sarebbe perciò formato da 8 squadroni, [p. 19 modifica]ed avrebbe in tempo di pace 1042 uomini e 611 cavalli; ed in tempo di guerra, un effettivo di 1148 uomini e 751 cavalli19.

L’effettivo di guerra differisce da quello di pace di 106 uomini e 140 cavalli; ma siccome potrebbe anche accadere che non tutti i reggimenti fossero chiamati a marciare; così, all’infuori d’una guerra in cui dovesse concorrere tutta la forza nazionale, l’aumento di guerra dovrebb’essere pei soli reggimenti destinati a combattere.

Questo aumento di guerra consisterebbe per gli uomini nelle classi richiamate; parte delle quali rimpiazzerebbero l’ultima sotto le armi, che sarebbe inviata cogli eccedenti ad uno o due depositi centrali, ove farebbero capo tutte le amministrazioni dei reggimenti in campagna; e che per viste puramente economiche, soltanto per la guerra e per tutta la sua durata dovrebbero essere organizzati.

A questi depositi, si raccoglierebbe pure quel numero illimitato di cavalli, necessari all’istruzione dei cavalieri, ed a mantenere sempre al completo i reggimenti in campagna a misura che il bisogno si manifestasse.

Così, supposto che la metà dei reggimenti di cavalleria fosse chiamata a combattere, non si avrebbero a provvedere che 1400 cavalli per portare gli squadroni all’effettivo di guerra, ed un migliaio circa pel deposito, calcolando ad un settimo le perdite presunte; il che è molto ai disotto di quanto potrebbe dare l’Italia, se con più senno e criterio si desse opera all’incremento della razza equina, e se l’ordinamento militare della nazione poggiasse su nuova base.

La forza dello squadrone che costituisce l’unità tattica della cavalleria, combinata secondo il principio di consistenza [p. 20 modifica]congiunto alla massima leggerezza, avrebbe in pace 124 uomini e 75 cavalli; e 131 uomini e 90 cavalli in tempo di guerra.

In ordinanza spiegata, la fronte dello squadrone non dovrebbe esser mai minore di 48 cavalieri in riga, nè eccedere i 64; chè altrimenti riuscirebbe sproporzionatamente sottile pella sua estensione. In conseguenza i cavalieri eccedenti quel numero, dovrebbero esser raccolti dietro al centro dello squadrone, a distanza conveniente, ove formerebbero una preziosa riserva per tutte le possibili eveniente.

Lo squadrone sarebbe poi diviso in 2 parti uguali o plotoni, corrispondenti pel nome alle attuali sezioni; ogni plotone in 2 sezioni, equivalenti agli attuali plotoni; ed ogni sezione in 2 squadre, qualunque ne sia la forza; giacchè la formazione sopra una riga rende vantaggiosissimo quest’ordine di colonna, la cui lunghezza non eccede la fronte; le formazioni di fianco vi riescono più rapide per la minor distesa d’ogni frazione; la distanza tra loro, che ammesso il minimo delle squadre non potrebb’essere minore di 3 passi, permette marciare senza inconvenienti alle più veloci andature; passare dovunque senza ritardo e serpeggiare con facilità a traverso tutti gli ostacoli.

Il reggimento avrebbe adunque 8 squadroni; lo squadrone 2 plotoni, 4 sezioni ed 8 squadre, e gli uffiziali e la truppa vi sarebbero così ripartiti. [p. 21 modifica]

UFFIZIALI




designazione dei gradi

In pace In guerra
Stato maggiore 8 scquadroni attivi Totale Totale del reggimento Aumento nel reggimento Totale generale
Colonnello 1 1 1
Luogotenente Colonnello — specialmente incaricato dell’Amministrazione 1 1 1
Maggiore — specialmente incaricato dell’istruzione 1 1 1
Maggiore relatore 1 1
Capitano Aiutante Maggiore 1 1 1
Luogotenente Aiutante Maggiore 1 1 1
Direttore dei conti (Luogotenente) 1 1 1
Uffiziale di massa e matricola (Sotto-Tenente) 1 1 1
Uffiziale di Amministrazione (Luogotenente) 1 1 1
Uffiziale di contabilità per gli squadroni attivi (Sotto-tenente) 1 1
Sotto-Tenente Alfiere 1 1 1
Medico di reggimento 1 1 1
Medico di battaglione 1 1 1 2
Veterinario di 1a classe 1 1 1
Veterinario di 2a classe 1 1 1
Capitani 1 8 8 8
Luogotenenti 1 8 8 8
Sotto-Tenenti 2 16 16 16
Totale Uffiziali 13 4 32 45 3 48
Totale della truppa 37 120 960 997 103 1100
Totale generale degli uomini 50 124 992 1042 106 1148

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TRUPPA




designazione dei gradi

In pace In guerra
Stato maggiore 8 squadroni attivi per ciascuno Totale degli squadroni Totale generale Aumento nel reggimento Totale generale
Foriere Maggiore 1 1 1
Foriere d’amministrazione 1 1 1 2
Sergente d’amministrazione 2 2 2 4
Capo morsaio 1 1 1
Trombettiere maggiore 1 1 1
Capo sarto 1 1 1
Capo calzolaio 1 1 1
Capo sellaio 1 1 1
Caporale maggiore 1 1 1
Caporali forieri d’amministraz. 2 2 8 10
Caporale trombettiere (da seguire il Colonnello) 1 1 1
Trombettieri di 1a classe (da seguire gli Uffiziali Superiori) 2 2 2
Soldati di 1a classe (da seguire il Colonnello) 3 3 3
Soldati attendenti degli Uff. di Stato Maggiore. — Scritturali. 18 18 12 30
Vivandiere 1 1 1
Foriere 1 8 8 8
Sergenti 8 64 64 64
Caporale foriere 1 8 8 8
Caporali 10 80 80 80
Soldati di 1a classe (appuntati) 12 96 96 96
Trombettieri di 1a classe 2 16 16 16
Trombettieri di 2a classe 1 8 8 8
Maniscalco 1 8 8 8
Allievo maniscalco 1 8 8 8
Sellaio 1 8 8 8
Soldati 82 656 656 80 736
Totale truppa 37 120 960 997 103 1100
Cavalli da sella 9 73 584 593 120 713
id. da tiro 2 2 16 18 10 28
id. da basto per le cucine da campo 10 10
Totale cavalli 11 75 600 611 140 751

[p. 23 modifica]La soppressione del Maggiore Relatore, in tempo di pace, diminuisce di uno gli uffiziali superiori, malgrado l’aumento di due squadroni; e il loro numero si è combinato secondo le necessità di sorveglianza e di direzione nella disciplina, nell’istruzione e nelle evoluzioni. Oggi, che la vera utilità della cavalleria, sta tutta nell’impulso, nella rapidità, nell’assieme de’ suoi movimenti, a che servono tanti uffiziali superiori? A ritardare l’esecuzione di questi movimenti, di tutto il tempo necessario a ripetere i comandi del colonnello.

Quando i reggimenti erano disgiunti dai depositi, fu per questo mai avvertita nelle evoluzioni la deficienza di un uffiziale superiore? Potè farsene a meno persino in guerra; a che dunque tenerli in tempo di pace, con un Colonnello presidente del consiglio d’amministrazione; un Luogotenente Colonnello incaricato di quest’amministrazione; ed un Maggiore incaricato dell’istruzione?

Coi capitani messi 10 passi dinanzi alla fronte dello squadrone, perchè più staccati dalla 1.a riga possano meglio udire i comandi; colle evoluzioni semplificate, togliendovi tutti quei movimenti complicati e di parata impraticabili in guerra; col maggiore sviluppo dato ai segnali di tromba; ecco riparato l’inconveniente che mi si potrebbe opporre, per la maggior distesa della fronte, coll’aumento di 2 squadroni sull’ordinamento attuale.

Questa soppressione che credo abbastanza ragionata, offre l’economia di lire 94,400, senza nuocere affatto all’utilità del servizio.

Ho notato agli uffiziali d’amministrazione, di lasciarli partecipare all’avanzamento nell’arma, col mantenerli temporaneamente in carica; affinchè coll’infeudarsi in perpetuo negli uffici non perdano le abitudini del servizio militare e la pratica dell’istruzione, per non doverli poi preterire negli avanzamenti superiori o passare alle piazze. In questo modo si avrebbe nei reggimenti buon numero d’uffiziali capaci a reggere e condurre amministrazioni, con grande vantaggio dell’avvenire degli uffiziali superiori, i quali arriverebbero ai [p. 24 modifica]loro gradi bene istruiti nell’amministrazione, meglio che non farebbero tutte le scuole normali; nè si vedrebbero quei casi funesti, di cui furon vittima tanti capi di corpo o di deposito, nel resto valentissimi.

Ho pure aggiunto allo Stato Maggiore i trombettieri addetti agli uffiziali superiori, e quel certo numero di soldati necessari pei servizi privati degli uffiziali che v’appartengono; affinchè la forza degli squadroni non sia distolta da altri usi, e vi rimanga sempre intatta.

Il numero degli uffiziali destinati a condurre gli squadroni è pur combinato secondo i diversi aspetti della utilità del servizio e dell’economia; e la più semplice riflessione farà sentire come il loro numero sia giusto, relativamente allo squadrone ed alle suddivisioni ond’è ripartito.

Nei sottuffiziali v’è invece aumento, malgrado la riduzione degli squadroni, perchè non si potrebbe far economia sopra di essi, senza scalzar dalle fondamenta l’edifizio militare di cui son la base. La loro riduzione indebolirebbe il morale della truppa, e toglierebbe a quelli che servono la speranza d’un avanzamento atto ad incoraggiarli. Col piccol numero di sottuffiziali lasciato come oggi agli squadroni, qual soldato ha la speranza di divenirlo?.... E senza speranza d’avanzamento, l’energia s’intorpidisce; la volontà vien meno; sottentra il disgusto e tutto si fa macchinalmente.

Negli squadroni, il numero degli uomini eccedenti i cavalli anche in tempo di pace è calcolato sulla necessità d’avere il maggior numero di cavalieri istruiti pel momento di guerra; e perchè in tutte le possibili eventualità di malattia o licenza rimanga sempre presente un certo numero d’uomini sufficiente, affinchè ogni soldato non abbia più d’un cavallo a custodire, e non sia aggravato di servizio.

Lo squadrone schierato in ordinanza sarebbe dunque così formato:

Il Capitano, dieci passi dinanzi al centro dello squadrone, perchè così innanzi sarà meno esposto a quei falsi movimenti che per la troppo vicinanza della riga potrebbero esser conseguenza di comandi malintesi.

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Il Luogotenente, in serrafila a cinque passi dietro al centro dello squadrone.

Il 1° Sottotenente, alla destra dello squadrone, conta in riga e comanda il primo plotone: — nella marcia in colonna di sezioni, comanda la prima sezione: — nella marcia in colonna di squadre colla destra in testa, dirige la prima squadra.

Il 2° Sottotenente, alla sinistra dello squadrone, conta in riga e comanda il secondo plotone: — nella marcia in colonna di sezioni, comanda la quarta sezione: — nella marcia in colonna di squadre colla sinistra in testa, dirige l’ottava squadra.

Il Foriere in serrafila ad un passo dietro al 2° cavaliere di destra dello squadrone.

Il Caporal-foriere in serrafila ad un passo dietro al penultimo cavaliere di sinistra dello squadrone.

Il 1° Sergente alla sinistra del primo plotone e comanda la seconda sezione.

Il 2° Sergente alla destra del secondo plotone e comanda la terza sezione.

Il 3° Sergente in serrafila ad un passo dietro al centro della prima sezione.

Il 4° Sergente in serrafila ad un passo dietro al centro della quarta sezione.

Il 5° Sergente in serrafila ad un passo dietro al centro della seconda sezione.

Il 6° Sergente in serrafila ad un passo dietro al centro della terza sezione.

Il 7° Sergente alla sinistra della prima sezione, ed è guida di colonna, nell’ordine in colonna di sezioni.

L’8° Sergente alla destra della quarta sezione, ed è guida di colonna nell’ordine in colonna di sezioni colla sinistra in testa.

I dieci caporali sono collocati nel centro delle sezioni alle ale delle rispettive squadre.

I dodici soldati di prima classe, nel mezzo delle rispettive [p. 26 modifica]squadre, e preferibilmente ai numeri 1 e 4 nello squadrone di 64 cavalieri; ovvero ai numeri 1 e 3 se lo squadrone fosse di 48; perchè allora essendo le squadre di 6, l’ordine in colonna di 320, sarebbe preferibile all’ordine con 2 o con 4; giacchè marciandosi in quell’ordine s’avrebbe facilità di formar le squadre.

In questo modo lo squadrone stretto ai lati da due uffiziali; tramezzato nelle righe da 4 sergenti, 10 caporali e 12 soldati di prima classe; che ne inquadrano la più piccola frazione, chiuso da tergo dal Luogotenente e da 6 sottuffiziali; possiede tutti gli elementi di forza morale e di consistenza, che invano si cercherebbero in tanto numero nell’ordinamento attuale21.

Ma, ripeto, questa trasformazione radicale negli ordini della nostra cavalleria non produrrebbe mai quei risultamenti completi, che la nazione e l’esercito sono in diritto d’aspettarsi; se contemporaneamente, altre modificazioni e cambiamenti non seguissero al sistema di reclutamento, d’istruzione, e di amministrazione; alla divisa, alle armi, alla bardatura, alle evoluzioni ed ai comandi.

«Seidlitz, Warnery, i generali Préval e Laroche-Aymon, sono d’avviso che poca cavalleria, ma brava, bene ordinata, bene istruita è preferibile ad altra più numerosa, composta di nuovi cavalieri montati su giovani cavalli, e conseguentemente privi di pratica istruzione22

[p. 27 modifica]È questa una verità che noi, più che altri, dobbiamo particolarmente meditare; imperocchè lo stato miserando del tesoro nazionale c’impone l’obbligo di sopperire al numero colla bontà e colla perfezione degli ordini, e di tutti quei varii elementi, che costituiscono in complesso una bene ordinata milizia.

Note

  1. 10 turme formavano un’ala, ed avevano in ordinanza intervalli uguali alla loro fronte. — V. VegezioDe re militari.
  2. «Numidarum... nihil primo adspectu contemptius. Equi hominesque paulluli et graciles discinctus et inermis eques, praeterquam quod jacula secum portat. Equi sine frenis, deformis ipse cursus rigida cervice et extento capite currentium.» — Liv., Hist., lib. 35.
  3. Ambiorige fa tosto mandare una grida che i soldati attendessero a tirar l’armi contro i nostri di lontano, e che non si venissero più accostando a’ nostri; e che appresso si dovessero ritirare e cedere a’ Romani in que’ lati, dove avvenisse che essi stringessero e facessero impeto, e per essere esercitati continuamente alla guerra non si poteva far loro alcun danno, e che ritirandosi all’insegne essi dovessero andar loro addosso. Onde avendo i nimici con grandissima diligenza messo ad effetto il comandamento fatto loro, ognora che qualche compagnia fosse uscita dalla battaglia tonda de’ nostri, e fosse venuta con furie ad assaltare i nitaici, essi velocissimamente fuggendo si ritiravano... E qualora essi cominciavano a ritirarsi verso quel luogo d’onde s’erano partiti, erano tolti in mezzo da coloro, i quali erano fuggiti loro davanti, e da coloro altresì che quivi vicini erano stati forti.— C. Giulio Cesare, Commentari, Lib. V.
  4. Tiridate a guerra rotta infestava l’Armenia e saccheggiava i creduti a noi fedeli; e se gente gli veniva incontro, la scansava; qua e là volando, spaventava col romore più che con l’armi. Tacito. Degli annali, lib. 43, c. 37.
  5. Carlo il Temerario, Duca di Borgogna, fu il primo che nel 1470 fece un regolamento d’esercizi per imparare alla cavalleria le evoluzioni dell’arte che allora completamente s’ignoravano.
  6. «Dans les premiers temps de la monarchie, je veux dire à la bataille de Soissons et à celle de Tolbiac, Clovis combattait à la tête de sa cavalerie formée sur un rang.... Nous semblon nés pour les extremes; à cette époque et vers le melieu du regne d’Hery II, on donna una forme carrée à la cavalerie en bataille; il y avait dix rangs, les uns derriere les autres, ce qui faisait une profondeur d’environ 30 pas. Sous l’immortel Henry IV la formation des escadrons diminue de front et de profondeur. Mottin de la Balme; Eléments de tactique pour la cavalerie, 1776, pag. 10.
  7. Warnery, De la cavalerie, pag. 30.
  8. I Dragoni non sono altro che fanti posti a cavallo, armati di moschetti leggieri, un poco più corti degli altri, di mezze picche e di spade, per occupare con diligenza un posto, per prevenire il nemico ad un passaggio, e perciò forniti di zappa e pala......» Montecuccoli, Aforismi dell’arte bellica. Capit. 2°. tit. 1°, pag. 93.
         Di questa milizia qual’era a’ tempi del suddetto autore, resta appena il nome: fu anticamente istituzione italiana che passò in Francia a’ tempi dello Strozzi. — Vedi Brantone, Vie des illustres étrangers, parte 2ª, nella vita del Maresciallo Strozzi.
  9. Chiama la Bibbia con bella e poetica metafora — procella equestris — una carica di cavalleria.
  10. Bismark. — Tactique de la cavalerie. È vero che aggiunge poco dopo: «L’esperienza di tutti i secoli vuole che la cavalleria di tutti gli eserciti europei (eccettuata quella dei Turchi) sia formata su due righe.» — Mi permetto però osservare che Bismark scrisse la sua opera poco dopo il 1815; cioè quando non v’era ancora idea che la tattica sarebbe entrata nel suo ottavo periodo, per l’influenza delle ferrovie, delle telegrafie, delle armi rigate di precisione, e del fuoco fitto delle armi ad ago.
  11. D’Azemare — Avenir de la cavalerie. Vol. 2° pag. 178.
  12. Tutto adunque dipende dalla risolutezza del capo, e siasi persuasi che non s’hanno mai cattivi reggimenti, ma assai più spesso inetti capi. — Schauenbourg, De l’emploi de la cavalerie à la guerre; pag. 245.
  13. Passarono i tempi in cui il soldato non combatteva che pel soldo o per una causa qualunque; lo stato militare non è più per esso un mestiere che finisce colla vita; ma è invece ridivenuto, come presso gli antichi, il primo dovere d’ogni cittadino. Il patriottismo animerà sempre il soldato allorchè sarà cittadino. — Bismark, Tactique de la cavalerie; pag. 130.
  14. La mobilità, l’elasticità, per così dire, debbono essere i principii fondamentali della nuova cavalleria, che dovrà sorgere dalle modificazioni prodotte dai nuovi strumenti di guerra. — V. Chasseurs d’Affrique par M. le Lieutenent Colonel Vicompte. I lancieri hanno origine da un signore di Lituania chiamato Hulland: quindi, l’appellativo d’Ulani ch’ebbero in Polonia. In principio si reclutavano tra le famiglie tartare colà trasportate, e furono per la prima volta istituiti ed ordinati in quel paese. — Nolan, Histoire et tactique de la cavalerie (traduzione dall’inglese).
  15. La Russia non paga dei numerosi Cosacchi irregolari, e del suoi 24 reggimenti di lancieri, ha ancora armato di lancia una parte dei corazzieri. Tutta la cavalleria Wurtemberghese ha oggi la lancia — De la Barre, pag. 218.
  16. È la lancia la regina delle armi a cavallo. — Montecuccoli. Aforismi applicati alla guerra possibile col Turco in Ungheria. — Libro 3, cap. 3, pag. 426; e libro 1, cap. 2, pag. 94.
  17. Nell’ultima guerra d’America cotesti corpi di scorridori sotto la condotta dei generali Morgan e Seward si resero celebri per le straordinarie operazioni che seppero compiere. Vedasi la relazione del Colonnello R. D. Coynart sulla guerra d’America.
  18. Il nostro generale Griffini Presidente del Comitato di Cavalleria, ed attualmente Deputato del collegio di Lodi al Parlamento Nazionale, presentò un progetto di questo genere sin dal 1864; ma come presso di noi è destino che tutte le cose buone non siano ammesse, fu tale e tanta l’opposizione che incontrò in alto dagli oppositori sistematici di tutto ciò ch'è miglioria e progresso, che anche quel progetto cadde a vuoto.
         Su tale proposito mi giova rammentare come Napoleone I ebbe fin dal 1806 la stessa idea ugualmente abortita, ed ecco com’egli stessa la racconta:
    «Si sarebbero resi utili i piccoli cavalli Lorenesi e delle Ardenne poco alti alla cavalleria regolare. Si sarebbero presi gli uomini piccoli, di taglia non sufficiente ai belli reggimenti di cavalleria; ma peraltro ugualmente buoni e più agili. Questi Panduri avrebbero potuto completarsi in tutti i paesi, fare il servizio d’esploratori e risparmiar molto la cavalleria. L’ordine fu dato; ma poco dopo vi rinunciai dietro le osservazioni dei miei generali, ed ebbi occasione di pentirmene.» — Jomini. Vie politique et militaire de Napoléon. Tomo 2, pagina 256.
  19. Nel numero dei cavalli di truppa vi sarebbero eziandio computati i cavalli di servizio, che dovrebbero darsi uno per ciascheduno, a tutti gli uffiziali di squadrone compresi i capitani, per alleviar loro le ingenti spese, non proporzionale ai magri stipendi, e renderli più franchi in superar gli ostacoli.
  20. L’ordine in colonna di 3 è usato in Germania, e venne introdotto prima nella cavalleria prussiana dal generale Kalkreuth. — Bismark. Tattica della cavalleria, cap. VI, pag. 99.
  21. ......ve ne occorrono alle ale (d’uffiziali) perchè possono meglio vedere ciò che succede, e tengono meglio in freno e più stretti i soldati; mentre dalle ale incomincia sempre lo sbaraglio, non potendolo così facilmente quelli in mezzo. Ve ne vuole uno ugualmente dietro lo squadrone con alcuni sottuffiziali scelti per impedire che i soldati restino indietro o prendano la fuga. Il regolamento prussiano in questo caso vuol che si ritengano a sciabolate. Warnery, De la cavalerie, cap. 1, 28.
  22. Schauenburg. De l’emploi de la cavalerie a la guerre. Cap. 1, pag. 1.