La gioventù di Caterina de' Medici/Documenti e note
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DOCUMENTI E NOTE.
1 Lettera di Gio. Batista Mini a Baccio Valori. Firenze 29 settembre 4331, presso Gaye, Carteggio inedito d’artisti, Firenze 4848, II, 228. «Ditto Michelangelo mi parve molto istenuato e diminuito deila carne;, l'altro di col Bugiardino e Antonio Mini allo stretto ne parlammo, i quali sono continui con lui; e infine facemmo un computo che Michelagnolo vivrà poco se non si rimedia, e questo è che lavora assai, mangia poco e cattivo, e dorme manco, e da un mese in qua è forte impedito di ciesa e di dolore di testa e capogiri: E infine ritratto tutto da detti, egli ha due impedimenti, uno alla testa, e l’altero al cuore, e a ciascuno è de’ rimedi perchè sano. E dicono la eausa ..... A quello della testa, che li sia proibito e chomandato per parte di N. S. che non lavori d'inverno nella sagrestia, che a quella aria sottile non vi è rimedio nessuno, e lui vi vuole lavorare e amazzasi. Potrebbe lavorare nell’altra stanzetta, e finire quella Nostra Donna, tanto belissima cosa, e fare la statua della felice memoria del Duca Lorenzo in questo verno.»
Ecco i versi di Michelangelo:
Grato m’è il sonno, e più l’esser di sasso,
Mentre che 'l danno e la vergogna dura;
Non veder, non sentir m’è gran yentura;
Però non mi destar — deh, parla latino.
Rispondevano alla quartina da Giovanni Strozzi messa in bocca alla statua della Notte:
La Notte, che tu vedi in sì dolci atti
Dormire, fa da un Angelo scolpita
In questo sasso; e, perchè dorme, ha vita:
Destala se no ’l credi, e parleratti.
2In una istruzione del 3 giugno 4516 al Nunzio M. Pietro Ardinghelli che andava in Svizzera (trovasi nell’archivio Torrigiani in Firenze) dopo avergli raccomandato particolarmente di visitare nel suo passaggio da Firenze Madonnn Alfonsina Orsiii, parteciparle lo scopo del viaggio ricevere le sue commissioni, e nella saa missione tener d’occhio gl’interessi di Firenze, gli vien detto: «‡Farete lor (cioè ai Cantoni) fede quanta affectione ed osservanzia porti ale loro sigrie lo stato di Firenze ed il S. M°° Lorenzo, racchomandandolo caldamente, et in questi pagamenti delle pensioni pubbliche e private farete più amici, più grado, et più riputatione al S. Mag°° Lorenzo che vi sarà possibile, perchè in effetto la persona sua et quella città dulcissima patria di N, S. sono el core et la luce degli occhi di Sua Stà„ — Il titolo che nella cancelleria papale davasi a Lorenzo innanzi il suo innalzamento alla dignità ducale, e al suo zio, era «Dilectis filiis nobililwviris Laurenzio iuniori et Juliano de Medicis domicellis florentinis.»
3Il carteggio fra il cardinal vicecancelliere Giulio de’ Medici e Lorenzo duca d’Urbino da una parte, e Monsignor Giovanni Stafileo vescovo di Sebenico, nunzio papale in Parigi, e Francesco Vettori ambasciator fiorentino presso Francesco I dall’altra, trovasi insieme colla minuta della scrìtta matrimoniale e altre cose, a Firenze nell’archivio Torrigiani; ove questi fogli, ed altri di grandissimo rilievo della cancelleria di Leone X pervennero dal possesso di Pietro Ardinghelli, segretario privato del Papa; poiché una bisnipote di qael segretario, Luisa Ardinghelli, sposò nel 4636 Filippo Neri del Nero. I beni del Nero vennero poi ereditati dai Torrigiani, che ora trovansi possessori di documenti preziosi, e non ancora messi a profitto, relativi a quel tempo, come puro dei fogli del Cardinale Niccolò Ardinghelli. La corrispondenza mantenuta più che altro dal Cardinale de' Medici é dell'anno 1547-1548.
In una lettera indirizzata allo Stafileo da Corneto del 48 ottobre 1547, si dice: «Avanti che ci fussi lo adviso vostro qui pel parentado di Navarra, ci era autoricordato da uno amico (Vettori] una figlia di Magr di Bologna, che ha una sorella maritata nel Duca di Albania. Potrete senza scoprirvi intendere et ritrarre un poco le qualità e condizioni sue et avvisarne.» La scelta cadde quindi su Maddalena, ma la cosa procede con molta lentezza. Il 19 gennaio 1548, scrive Lorenzo: «Resta ora che la cosa si concluda senza più prolungarla, perchè N. S. (Leon X) ha tanto desiderio vedermi accompagnato, che ogni minima dilazione che si interponga li pare lunga dopo tanto tempo che’ questa affinità si è praticata. Perché sono già 18 mesi che si cominciò a parlare di quella di Navarra, e le damigelle furono chiamate in corte e mai non arrivarono. Di poi per le mani vostre semo al terzo mese et ancora non se ne vede el fine.» Il Cardinale che già aveva scritto al Nunzio riguardo a Lorenzo: «Essendo or noi una cosa 452 LA GIOVENTÙ DI CATERINA DE* MEDICI.
medesima, potete dividere fra noi quegli uffizi che vi parrà da fare et da comunicare,»Don fa contento dell’assenso del Re. Il 29 gennaio 4518, scrisse egli da Roma: «Speriamo ancora che la cosa non resterà in su gli capitoli ci mandasti^ ma..che il Re per sua liberalità e per lo honore del Duca non mancherà di dargli condotta, pensione e V ordfne.» — Lorenzo otr tenne tutt’e tre queste cose. — Egli aggiunse che le rendite dovevano essere bene assicurate a ad ciò non gli intervenga poi come al Valentino.» Cesare Borgia aveva sposatala sorella di Giovanni re di Navarra. Ognun sa come costui, dopo la morte di Alessandro VI, si rifugiò presso suo suocero, e in Navarra combattendo morì. La sua figlia Luisa Borgia fu seconda moglie di Luigi de LaTremouille, il quale combattè 3otto Lodovico IX contro Carlo il Temerario, combattè con Carlo Vili a Fornovo, con Luigi XII a Ghiaradi^dda, con Francesco I a Marignano dove cadde suo figlio il Principe di Talmont, e trovò a Pavia la morte nel 4525, dove il suo nipote, che.dalla sua sposa Anna di Lavai ereditò i diritti Aragonesi sul principato di Taranto, fu fatto prigione dagli imperiali.
La istruzion«pel Nunzio ha U seguente titolo: a Instructiones et Memorialia roro» agendarum cum Christianissiino Rage Francie ex parte Sanct"* D. N. PP. in finorem Itimi Duds drbini, nepotis sui cbarissimiy ad;;iUam finem ut!ncep(um iam matrimonium Inter iUwii fllmum Ducem et Ulmam D. Magdalenam de Bologna felicissimo et optalissimo fine consumetur, utque in futura perpetua pace initiata federa ista felicia perdurent» nuUaqua discordia violari possint, voJootasque et munificentia regia erga ipsos Illmos futu OTE. 1 j3
ros coniuges verissime execotioni deraandari possinl, nallaque dubitatio super rebus a Regia Maieslate promissis et cooTenlia incidere possit, quin polius ipsa promissa et roaventa elernum el inviolabìlem ac iodubìiatiìlem debeant sorliri eBeclum, fìant et demonslrenlur Regis Chr"’ ex parie dicii S"" Dni N. et non allerius nomine ea que sequunlur. u Seguono le condizioni sui pos^edìmenii e sullo enirelo etc. Le concessioni e le proposte reali si contengono in uou soritlo a parte, ed evvi di più un ragguaglio sul)’ eredità di Bladdalena: u Les terres et seigneuries de la liiaisOD de Boulongne appari’ à monsgr le Due d’Albanie à eau!:e de Biadarne Anne de Boulongne sa consorte, et a Madamolselle Magdaleine do Boulongne sa sear.»
Il mandato di procura del Duca — Illmos D. Laurentius de Medicis Urbìni Dus ac Excelse Beipublice Fiorentine Capitanens generali» — fu redallo a Corneto nel palazzo papale il 17 ollobre 1S17; erano presenti e leslimoni Lorenzo Serapìca, e Baldassarre Torini di Peseta, conBdenle di Leone K e prolettore e amico di Raffaello Sanzio, ivi si dice <■ Conlidens de iìdelilal«, prudentia, circamspectione Rev in Cristo patris et D"’ Joannis Stapliìlei Ep’Sebenìcen., Smì Dni Nri Nuncii apud Franciscum Francie regem Chr""", nec non Mag" viri Franr.isci de Vicloris orat. fior, apud eundem Xmum regem. «Maddalena è chiamala:" Illmii et Excnna Dna D. Magdalena do Bononia filìa quondam llimi Dni Ioannis comilis Aivernie. a
’ II ViesdesDamesillostres. CatherìnedeMédicis.» {CEuvres complèles de Brantàme, pubi, par BticliOn. Parigi 18i8, li, 11.5).
J (54 LA GIOVENTÙ
^ Leltura di Francesco I al Papa relativamei>l«alla missione del Sainle Mesme, e al malrimonio di Lorenzo con Maddalena " de ma Lres schere et amee coosine magdelayne de boolongne»: Amboise *1 marzo 1518; nell’archivio Torrigiani, o Tres saynl pere (cosi dice r aulografo dei Re) je Voos prye ne feles neule donte de se qoe saintement Vons dyra car seur moo honueur ny Irouneres poynt de fote. " E on’altra volla in uno scritto del 92 ottobre che riguarda la futura elezione dell’imperatore; o Tres saynl pere Vous pooues estre seur qiie ne tronvres james fote an se qae je Vous
’Sul viaggio di Lorenzo de’ Medici in Francia nel ^5^8, e sul matrimonio trovansi notizie nei dispacci di Francesco Vetlori al Governo Fiorentino [gli Otto di pratica, quel Magistrato medesimo che negli anni 1513-15^7 regolava gli affari esterni e la guerra, invece di quello de’ Dieci di libertà, o Dieci dì balia e di guerra istituito in occssion della guerra contro Filippo Maria Visconti doca di Milano, il quale nel l^i^T fu redintegrato, e se ne parla nel corso del presente libro), e nella corrispondenza epistolare di GoroGherì di Pistoia, vescovo eletto dì Fano, e secretarlo dì Stalo del Duca d’Urbino, Voiii le lettere del Vettori insieme colla corrispondenza straniera nelle Lettere agli Otto di pratica dall’agosto 1517 a tutto l’anno 1518: nell’Archivio delle Riformagìoni di Firenze, an. X, dist. VI, n. n. Registniffl lìlterarum presso il Marchese Gino Capponi.
Nel Sommario della Storia d’Italia dal ISH al "1518 (pubblicato dall’autore della presente operetla nell’Archivio Storico Italiano, Appendice VI, —
J Firenze, 1848) il Vettori così espone la cosa «Il Papa, dopo questo (cioè dopo la congiura dei Cardioali) cercò dì fare una buona e solida amicizia con Francesco re di Francia: ed acciocché lutto quello che era successo tra loro per il passalo si mettesse in oblivioae, fece praticare che Lorenzo togliesse moglie in Francie; e si concluse il parentado per Francesco ’eltori, che era oratore per ì Fiorentini appresso il Re, di Maddalena Bgliuola del conia Giovanni d’Alvernia, che era della stirpe di quello Gottlfredi Buglioni che fece tante prove oltre al mare: e la sorella era maritata al duca d’Albania: ed erano dne sorelle eredi, che avevano, infra loro due, scudi X mila d’entrala per anno: e Francesco aggiunse in dote a Lorenzo la contea di Lavau:;, che volle fusse d’entrata di scudi V mila. Fermo lo sposalizio, serdo nato a! Re il primo suo figlio maschio a di XXVII di Febbraio MDXVIl, Francesco ricercò il Papa che fossi suo compare, e mandasse Lorenzo a tenere il figlio al ballesimo, e a fare le nozze. Consenti Leone molto volentieri, e mandò Lorenzo subilo in Francia in poste, nel principio del MDXVIII; e fu onorato dal Re tanto, quanto potesse essere onorato principe, ed alloggiato nel castello d’Ambnosa, dove si teneva in quel tempo Francesco, nelle principali stanze vi fussino. Fecesi il battesimo solenne; fecesi il convito per le nozze sontuosissimo; fecionsi balli, feste e giostre; e Lorenzo si portò in modo, che acqoislò l’amore di lolla la corte di Francia, ma più di Fraacesco e della madre. Ebbe soldo dal Re di cento lance; ebbe pensione di franchi X mila per anno, e l’ordine di San Michele, n (ibidem 327.) 156 t.t GIOVENTÙ Ur C&TEBINA DE’ MEDICI.
Il 13 decembre ISIT ii Vettori, il quale già da’ Parigi, il 1. Maggia dell’anno medesimo, do^ ilrilornu del Cardinale di San-Malò e l’accordocol Papa, riguardo al Re aveva annunciato «voleva si conoscesse qaanlo desiderasse esaltar lui e la casa sua (Leone e i Hedii;i], e si rallegrò assai intendete che il Duca fosse libero.oda Amboise scrivequel chesegue: nQoestaMaestà mostra tanta soddisrazione dì Nostro Signore e del Duca che non si potrebbe credere, e Monsignor dello Scu [Lesciin, presso gli Italiani comunemente Lo Scodo ) che è tornalo, ha fatto ottima relazione.» (Archivio delle BiFarmagioni, ibidem.) Come pure il Sii marzo 151S; «Come V. S. havranno poluto intendere, il Cristianissimo vuole che Nostro Signore sia soo compare, e mandi la Ex" del Duca a tener il figlio al battesimo, et ordina di fargli tutti gli honori che sono possibili, et ba deliberato gli sieno dote le più belle e le più comode stanze che sieno in questo Castello, ed ha fatto ordinare al principio del Regno che sua Ex" sia honorata, e Madama la Duchessa sua moglie sarà qui otto giorni dopo Pasqoa. u E parimente il 13 aprile. «Io sono stato dieci di fuori della corte (lontano cioè da Amboise), perché andai ad incontrare il nostro Duca d’Urbino, il quale arrivò qui sano et allegro di che Iddio sia lodato, e che gli è stato fatto tanto haooi-e per il cammino e qui dal Re che é stata cosa inconsueta e da meravigiiarsi. Sua Maestà non ha ornassa cerimonia alcuna verso Sua Sig"*. La Duchessa sua moglie sarà qui tutla questa settimana e presto consumeranno il matrimonio; il battesimo si farà come sarà venuto il Duca di Lorena che sarà sabbaio.»
U 6 Maggio scrisse Goro Gheri da Firenze
1 dassarre Turini: «Ci sono delle letlerecome si è fatfo el batlesitno del Delphìno con una grandissima pompa, e che fu battezzala a SO ore di notte, e dio el d’i che sì Fece.el ballesimo el Crislianissìmo die I] ordine alla Ex’* del Duca e al Duca di Lorena. Et cosi ci è l’avviso che domenica passata si doveva consumare el matrimoaio fra el Signor Duca e sua Consorle {Regisirum Literarum ibidem).
Sul Battesimo e sulle nozze consulta anche: Mé moires de Messire Manin du Bellay seigreor de Lan gey, presso Buchon: Choix de Chroniqueselmémoires
sur l’hisloire de Franca (Volume che contiene il Loyal
Serf ileur. Parigi 1537, 331.): Auquel lìeD(Amboise) peti
delempsaprésaccoucbalaroyneClaudedesonfilBaisnè,
so mois de février 1Sl’7; lequel!e seigneur Laurens de
Hédicis, nepveu du pape Leon, au nom dudji pape,
lint sur les Tonts, et Tut nommé Francois. Au dil ba plesme Tnrent faictes les plus grandes magni Rcences,, taot en joDsies, escarmonches, balailles Teintus, Qu’as ^ siégemens de places, qu’on euHt veo du vivant des
hommes. Le roy, pour confirmer l’amitió enire ledit
i pape et luy, donna à Laurens de Médicis, due d’Urbin,
en marìage une sienne cousine, fille et héritière du feu
P conile de Boulongne, et de la soeur de feu Francois de
I Bourbon corale de Vendosme, qui estoit mort à Vercel.
► au relour du roy Charles de Naples.» La più circo, stanziata e pittoresca descrizione delle feste nuziali
è quella clic dà Boberlo de la Mark- signore di Sedan,
’ e di Flearanges, e maresciallo di Francia, figlio del
celebre «Cinghiale delle Ardenne >> nelle sue memorie
(Le jewie AdventureuT) d] ciò che accadde ad Amboise:
ov’era egli pure, e prese parie al torneo. — Vedi Bn 4.%S l.t (lIOVeNTJJ DI CATEBIKl BE’-dEDICl,
chon, loco citato. — Quel ragguaglio è il foDdamento della narrazione presente. Delta-sposa eì dice: «la più-i jeune (ìlio de Boulongae. qui estoii très belle dame et jeune, o e quindi < la roariée, qui c^toit Irop plus belle qne le marie.» Qoel che jierò Fieuranges dice dei MiUrié non si paò ripetere.
Vedi pure i ragguagli della nascila del Delfino <r Frangois, Hls de mon fils, daolphin de Viennois " Amboise 38 febbraio ISH; e la nascita di Enrico, a Saint GermaÌD en Laye 3t marzo ISIS, nel diario di Laigia di Savoia madre del re (Presso Bachon, loco citalo. 296 IT.).
L’ambasceria di Francesco Vettori (snlla qnale vedi il RaceoUo delle azioni di Francesco e di Pagolo Vettori innanzi al Viaggio di Francesco Velloriin Àletnagnaetc. Parigi 1 837, XX ff.) era allora terminata, e il suo successore Jacopo GianGglJazzi era già arrivalo. La partenza del Vettori fu dìITerilB solamente dalla brilla di nozze, e dalle Feste [Vedi lettera da Amboise deli’8 maggio); ei parli quindi perAngers a motivo della divisione dell’eredità fra Lorenzo e l’Albaiiy (Vedi lettera del 7 gingno). 11 Gianfigliazzì annunzia da Angora il 1G luglio la partenza del Duca per l’Auvergne.
Era una stagione critica assai in Francia. Il Vettori scrive, Blois 1 novembre 1517: o Per li poveri è gran tempo non [ù il più tristo anno perchè il grano è ai caro quanto sia stato costi in carestie ben grandi. Ma li popoli sono tanto asaueti a patire, che non si sente remore, e perchè le spese delle pensioni et altre sono pur grandi, bisogna che paghino assai, i
Sul ritratlo di Enrico (o del Delfino poiché le parole non sono chiare) di mano d’Andrea del Sarto, vedi Vi
ì sari nella Vita di Andrea (edizione Le Monnier. 11Ì5S. Vili, 271.)- Del Sarto andò a Parigi sul princi[iiar di Giugno del 151S.
Sai regali di nozze clie Papa Leone mandò io Francia, vedi A, Fabroni Leonis X. Poni. Max. Vitti (Pisa, 1797) adnot. LXIX.
’ L’originale è sparilo; il ritrailo pure di QiulÌBDO per mano di nafTaella più non si trova. Evveoe un’antina copia nel corridore che dal Palazzo Vecchio mena al Palazzo Pitti, h E1 retraclo mio che fa Rapliaello da Urbino " scrive Lorenzo a Baldassar Torini, 4 febbraio <5I7. On anno dopo, il rilralto era Ir pronto (Goro Gberi Lettere,) Vedi Gaye, loc. cilal.. Il, 146. — Vasari nella Vita di RafTaello. — Passavant, Raffaello di Urbim 1, 258, dove è sbagliato il tempo; il II, 177).
r. Nella stanza di Leone X in Palazzo Vecchio, nelW^ fa (Tresco che rappresenta la grati congiura de’Csrdinali ■N-del1S17,il Vasari dipinse Lorenzo presso il suo zioGiuW liano, e vicina a lui Leonardo da Vinci, e Michelangelo " Buonarroti che parlano con i due Medici (Ragionamento fii Giorgio Vasari.’^opra le invenzioni da lui dipinte ia Firenze nel Palazzo di Loro Altezze SS. ^ Giornata II, Ragionamcnlo 3. — Opere di G. V, FiÌK| renze. Passigli, 1833-38, pag. 138j. Vedi Rastrelli, ^b- f Uustraxione islorica del Palazzo delta Signoria, Fi^^renze, 17Q3, 166). Nella sala medesima, olire un meKa, dagliene di marmo colia testa Hi Lorenzo de’ Medici, e
rnn altro rappresentante Caterina, vedonsi due quadri di soggello preso dalla storia d’Urbino; l’investitura del ducalo in Lorenzo, e l’assedio di San Leo. Il Vasari
3 4 60 fiA Qiowtntè DI CATERirr A de* medici.
non ha dipìnto ritratti migliori di qoelli che trovansi in questa sala; i qaalif, e riguardo al colorito e al carattere loro, appartengono agii affreschi migliori del suo tempo.
Angelo Allori denominato il Bronzino dipinse il duca d’Urbino in quella graziosa collezione di ritratti Medicei che già stavano nel battente d’un armadio di Palazzo Vecchio, e ora trovansi nella stanza del Direttore della pubblica galleria. (Vasari, loco citato, HOT.)
’ Guicciardini, Istorie d^ltaÌMi, XIII, 4.
’ Goro Gheri, Lettere al.Turini ed a Lorenzo de’Nedici, 25 marzo, 45 aprile, 8 maggio 47 maggio, 3 Giugno. (Vedi Gaye, loco citato, II, 446— 448.)
- ^ G. Gheri, Lettere a Lorenzo ed a Jacopo Gianflgliazzi,
nunzi fiorentini in Francia, t giugno, 93 luglio, 6, 46, 47, SO e 30 agosto: «Come sapete, S. Ex* fugge le ceremonie.» «Mi pareva gentilissima Madama».
- ’ Il Duca di Urbino al Cardinal Bibbiena, 96 settembre;
G. Gheri a Jacopo Gianfigliazzi, 6 ottobre.
" G. Gheri al Gìanfigliazzi, 30 ottobre, «4 decembre a La Duchessa sta bene et di bona v<^lia la quale s* è cominciata a vestir alla fior"’ et riesce molto bene».
" G. Gheri al Cardinal Bibbiena, mezzo novembre (( La Ex’ del Duca due di fa ha avuto un poco dì DOCUMENTI E NOTE.; * 464
terzanella et è piccola cosa, et prestò speriamo che si risolverà in bene et cosi piaccia a Dio.» ^^ G. Gberi a Benedetto Suondelmofiti, 47 decembre: «Credo che S. E. fra dna o tre giorni in lettiga sen’andrà a Montughi dai Sassetti a stare 608 giorni per«mutare un poco d* aria a che i medici consentono e lo consigliano. E le stanze sono molto buone e laudate dai medici.» E il 24: «La Ecc. del Duca questa mattina di buon* ora andò a Mont* Ughi.... Credo quando sarà buon tempo lo piglierà maggiore (piacere) per essere bel luogo e piacévole stanza, e S. E. sta bene.» — Niccolò Machiavelli rammenta la ricchezza dei Sassetti accresciuta dal favore, e dalle relazioni avute co* Medici.: «dal che molte eccessive ricchezze in molte famiglie di Firenze nacquero; come avvenne in quella dei Tornabuoni, dei Benci, dei Portioari e dei Sassetti.» Storte fiorent, I^ Vili. Vedi riguardo ai Sassetti, e specialmente intorno al bravo scrittore Filippo (Romolo) F. L. Polidori nella prefazione al Volume IV, parte 2, dell* Archivio storico Ilal, pag. XVIII — CIX., e le Lettere edite e inedite di Filippo Sassetti raccolte da Ettore Marcucci, Firenze, 4855. — Il possessore dell* antica villa Sassetti, sulla via di Bologna, è presentemente un uomo nobilissimo di stirpe quanto di animo: il Marchese Gino Capponi.
Abbiamo dell* ultimo giorno di quell’anno 4548 una ricevuta del Duca d* Urbino, colla quale confessa di aver ricevuto dal soprintendente generale delle finalize di Francesco I per le mani di Zanobi Bartolini negoziante fiorentino stabilito a Lione ce la somme de vingt et cinq mille livres tournois, faisant le quart des cent mil livres tournois que le dit seigneur nous a 46S LA OIOTENTÙ DI CATERINA DE* MEDICI.
donnees ponr les services que lay avoos fòìtz et qu'il espere que luy pourrons faire. » V. Moli ni, Documenti di storia Ital. ol. I, pag. 74,
G. Gberì al Cardinal Bibbiena, 45 aprile 4549. E parimente a Messer J. Gianfigliazzi.
'* G. Gfaeri a Benedetto Buondelmonti , 46 Aprile. Anche Isabella, V infelice sorella del Duca Cosimo I, fa chiamata Romola al suo battesimo (7 settembre 4542). y. Diario di Francesco Settimanni neirArchivioMediceo. tomo II, anno 4542 — Priore di S« Lorenzo era fin dal 4540 Francesco d'Antonio Dini. Vedi Cianfogni, Mefnorie storiche dell* Ambrosiana Real Basilica di 5r Lorenzo, Firenze, 4804. Voi. I. — Nella Ditma Commedia (Inferno, XV, 62) dicesi del popolo fioren- tino : « che discese di Fiesole ab antico. » *
^^ G. Gberi loco citato — La seguente lettera fu spedita in nome del Duca d* Urbino al Cardinal Bib- biena.
<(R"»« Domine D. tanq" perobserv»^ Per lettere
- La fede battestiqale di Caterina , eùstente in va giornale di
Santa Maria Nuova , citata dal P. Richa e riportata da T. A. TroUope nell'opera, T/ie Girlhood of Catherine de' Medici [libro pabblicato a Londra 1856, parecchi mesi dopo la stampa della seconda edis. tedesca d^la presente operetta] , indica i soli nomi Caterina Maria, e nomina i seguenti compari : Padre Francesco d' Arezzo generale dei Servi, Mes- ser Francesco Campana priore di S. Lorenz», Speranza de' Signorini Badessa delle Murate , Chiara degli Albizzi priora d' Annalena , Paolo d* Orlando de' Medici e Gio. Bat. de' Mobili : amministrando il bat- tesimo il Rev. Liohardo BonaCedi spedalingo di Santa Maria Nuova. — Noi4i del TradttUore. DOCUMENTI E NOTE. 463
del Vescovo di Fano la S. Y. Rev»* havrà inteso come la Duchessa mia dilettissima consorte dipoi el parto della fanciulla femmina che fece, per non essere del parto bene purgata et evacuata, è stata indisposta pa- recchj giorni et si sono usati et facti tutti quelli remedj che possibili erano per farla purgare et evacuare, et in effecto la n>ala sorte nostra ha voluto che nulla cosa remedio le babbi giovato, in modo che la poveretta questo dì ha reso l* anima a Dio et è passata di questa presente vita et me ha lassato in tanto travaglio et affanno per aver perso tanto diletta et da me amata conpagnia, che certamente conosco haver havuto di questa cosa tal bastonata airanimo et contento mio che non so quando o di che io mi possa più contentare. Pure pensando che la morte è cosa naturale e che tutti haviamo ad fare questo passo in quel modo et a quel tempo che piace alle onnipotente Dio, però in tanto di- spiacere di haver perso sì cara conpagnia me rimetto a quello che piace alla divina Maestà , et de ogni cosa che succede la voglio ringraziare et restar patiente. Piacerà alla S. Y. R. far tutto intendere alla Maestà Xma, alla regina et alla. Ex* di Madama, et condolersi in nome mio di tanta perdita che io ho fatto et cosi di Lor M'^^ et Ex' che hanno persa una devotissima ser- vitrice et alle Loro M^ et Ex' vi piacerà humilmente raccomandarmi. — Io mi sto pure nel lecto con un poco di febbre, con catarro, con mollificatione delle braccia et con molte altre cattive dispositioni, et per mia dia- gratia m' è sopra venuto un colpò^ di questa sorte di perdere la mia dilectìssima consorte. Pensi Y. S.Rev">* come io possa stare di bona voglia. Pure Dominus de- dit, Dominus abstulit, fiat voluntas Domini. » 464 LA GIOYERTÙ DI CATBRIlfA DB* MEDICI.
U vescovo di Fai» aggiunse ciò che segae: a Per la attera della Ex* dei Duca la S. Y. R. inteoderà lo sfortuoato caso delia saa dolcissima consorte della qnal cosa S. Ex* se n'ó molto accnorata et ne lia preso tanto dispiacere quanto più scrivere non potrei. Et per- chè io so che la S. V. B. ama S. Ex* come inm padrOf però me ne dolgo seco, et maxime perchè dubito che aggiunto al male di S. Ex' questo tanto dispiacere et fastìdio che piglia della morte di sua consorte tanto benigna et da S. Ex* tanto amata, che non segua qoa^ che grande disordine di che Dio ne guardi. Io non entro in altro con la S,,Y. R. perchè sono tanto afilieto che r animo non me lo patisce. Però se scrivo cosi bre- ve, la prego me admetta la scusa, et a lei humilmente me raccomando. »
^ San Marco fu rifabbricato da Cosimo il vecchio, e San Gallo da Lorenzo suo nipote. Quest* ultimo fu disfatto neiranno itf29 innahzi l'assedio.
'* Estratto dal registro dei morti di San Lqrenzo: a Addi XVI di Febraio 15Ji4.Fede per me Cancel- liere infrascritto qualmente al libro nero vechio de morti de Sig^ Uffiziali di grascia della città di Firenze dove per e* tempi che in esso sono stati descritti e' morti nella prefata città infra gli altri sotto l* infrad» tempo e al detto libro esistente pure in detto uff» 37& appare r infrasca nome della lilma Sigra Duchessa nel modo forma et come segue cioè Addi xxviiij d'Aprile 4549 . La Illma. Duchessa de Bologna Franzese Donna del Signor Duca d'Urbino Lorenzo de' Medici passò DOCUMBin'I E NOTE. 465
di questa vita d'aprile 4549 et fu riposta in San Lo- renzo. In quor. fidem.
Ego lacobùs Francisci de Pasquinis civis et not* pub* florentinus nec non Cancellarìus dom"* Ufficia- lium grascie cìv. Fior. etc. fidem facìens etc. »
Carte Strozziane, N^ 9S6, neìrArchivio Mediceo.
- ^ Pubblicato da Gino Capponi in appendice alia
istoria Fiorentina dì Iacopo Pitti nel I tomo deir^lr- chivio storico Italiano, Firenze 4842; pag. 376-383. •
Guicciardini, XIV, 4 : « occultissimamente. »
- Quanto nella mente del papa si unissero Firenze
e la sua famiglia lo mostra fra gli altri un' istruzione del 4547: — n inditam florentinorum rempublicam ac Illmum Dnum Laorentium de Medicis Urbini ducem ac domum de familia de Medicis unum atque idem corpus effidentes unum atque idem potentcUum repre^ sentantes. »
- ' Lettera a D. Luis Carroz, presso Mignet « Une
élection à l'Empire en 4519, » Revue des deux mon- rfes, 4854. V. 260.
- Lettere a Luigia di Savoia: presse^Molini, Doeti-
menti di storia Italiana con note di G. Capponi , Firen- ze, 4836, I, 74. Cinque lettere, Roma 48 febbraio *— 4 9 omaggio 4 520. — Il Bibbiena morì in Roma dopo lun- ga malattia il 9 novembre 4520.
- ' Pressa Molini loc. cl. 1. VI .
f •466 LA GIOVENTÙ DI CATERINA DE* MEDICI.
"Guicciardini, XIV, 4.
' ^'^ Moreoi Pompe funebri celebrate neW L e R, Basi- lica di San Lorenzo, Firenze, 4827 ,40.
•• 1. Pini Ice. cit., 448, 449. — I. Nardi, Istorie della città di Firenze, VI, (ed. L. Arbib, Firenze, 4848, II 44, 49.)
^' Vita di Filippo Strozzi (del suo fratello Lorenzo), presso Niccolini: Filippo Strozzi, tragedia, Firenze 4847, XI.
'M. Nardi, loc. cit. (VII. II. 94.)
a
'^ Scipione Ammirato, Istorie fior. lib.XXX.
s> U 48 aprile 4526 €lemente VII mandò al re Francesco il seguente breve.
« Regi Frabcie. Charissime in Christo fili noster salutem etc. Cum dilecte in Christo fìlie nobilis puelle Gatherinae de Medicis Urbini Ducisse nostre secundum carnem proneptis paternam curam ac tutoriam perso- nam geramus, nec prò officio et affectu nostro pos- simus commodis et iuribus eius deesse, mandavimus dilecto filio Roberto Acciainolo ut super bis nostro nomine Serenitatem Tuam alloqueretur. Sicut enina ipse Robertus latius explicabit, bine ipsi Catherine ex materna successione plora bona cum multorum anno- rum fructibus per dilectum .fìlium lohannem Ducem Albaniae, bine ex bone memorie Laurentii Ducìs UrbìDÌ patris sui successione, Cot(iA & dA Lavaure DOCUMENTI E NOTE. 467
cnm pertinentiis et locìs circuravicinìs prò annuo red- dìtu X roilUam Francorum eidem Laurentio Duci per Serenilatem Tuam assignatus, etiam cum fructibus debentur. Quare Nos licei plurimum in ìustitia et prò- bitate, nec minus in benevolentia erga, Nos tua spere- mus nec dubitare possimus quin (quam omnibus soles) etìam. nostre pronepti iustitìam tua sponte sis benigne administraturus, tamen quo possimus^tudio et affecttì Serenitatem Tuam hortamur et requirimus in Domi- no, velis prò manifesta rei equitate, ^t intuitu nostro, ac prò dicti Laurentii (qui Tuam Serenitatem officio- sissime coluit) memoria, in hac quoque re ut in ceteris Tuam erga Nos benignitatem declarare, efficaciterque ordinare ac mandjsire, ut utraque bona predicta cum illorum fructibus omnibus eidem nostre pronepti vel procuratori eius, quem dedita opera istuc misimus, integre ac sine mora consignentur etrestituantur. Quod Nos quidem, iicet a Serenitate Tua prò iustitia debi- tum agnoscamus, grati tamen loco muneris ab Ea su- scipiemus.Quemadmodum ex eodem Roberto (cui fìdem haberi a te cupimus) plenius intelliges. Datum etc. XVIH aprilis 4526 a. III. »
(Nell'archivio Mediceo, Append. alle Strozziane, f. I, Ins. N°. 49) Fu pure spedito allo stesso fine un breve al duca d'Albany che si trova nello stesso luogo.
- ' Francesco Vettori, Sacco di Roma, nel Viaggio
in Alemagna, del medesimo, 242.
'* Scip. Ammirato loc. cit.
" Leggi la descrizione dell' assalto dato dax ^AaJC 168 LA GIOVENTÙ DI CATERINA DE* MEDUUJV^
mercenari, e della difesa operata dai cilla<ÌÌ|fifcritro- VBvansi nel palazzo, animali dallo storico laoopcT^ardi: « Essi a gara V uno dell* altro tante pietre a eod gcosse cominciarono giù sopra la porta a piombare (una dalle quali ruppe V omero e spezzò di tronco tutto il braccio stanco al Da^itte di Hicbelagnolo) che ì soldati furono di subitamente ritirarsi costretti. » Y^rchì, Istoria Fio- rentina, 1. II, ed. di L. Arbib, Firenze, 4643, L 443.
^ Varchi, ktoria^Fiorentina, III (1. 4 66 e s^;g.) Ftto i2» Fi/. Sbozzi, XLIII e segg. — Sulla morte di Clarice,Fito di FU. S«ro«j3t, LI V.— Testamento di Fil. Strozzi, 4535 (presso Niccolini loco citato, pag. 345.) : e Yoglio AlmiU roente che alia Clarice de' Medici mia mogliart» di^ sitata in detta cappella (cioè in Santa Maria Novella) sia fatto un . . . sepolcro . . . con epitai&o che faceta vera fede della pudicizia, e nobiltà sua, e dell' incomparab^p amore e perpetua concordia nostra. » — Varchi lae. cit. , VI. (I. 428.)
'^ Michelozzo Michelozzi fabbricò il palazzo Medi- ceo tf il primo che in quella città fusse stato fatto con ordine moderno, e che avesse in sé uno spartimento di stanze utili e bellissime. » (Vasari, Vita di Miche- loszi.) Una parte delle antiche case de' .Medici fu ab- battuta; un' altra rifatta a nuovo in tempi posteriori rimase a Lorenzo fratello di Cosimo il Vecchio(ramo di Lorenzino e deiGranduchi): iviLorenzo di Bicci dipinse nella sala alcuni ritratti di uomini celebri. (V. Vasari, Vita di Lorenzo di Bicci,) Cosimo non scelse il disegno del Brunelleschi — « che parendo a Cosimo troppo soDluosae gran fabbrica, più per fuggire l* invidia che Ir: DOCUMENTI E NOTE. <69
la spffliy fasciò di metterla in opera. (Vasari Vita di Filippo Brwielleschù) Il David di Donatello stava aopra una colonna in mezzo al cortile, cosicché poteva ben vedersi dalla strada. Di là fu tolto e trasportato nel cortile del Palazzo de* Priori, ove più tardi il Duca Cosimo fece porre la fontana colla statuetta del Yer- rocchio. L* Orfeo di Bandinella, collocato sopra una massiccia base lavorata da Benedetto da Rovezzano, era d'ingombro nella corte, é fu tolto più tardi a ri- chièsta del Cardinale Carlo de* Medici. (Vasari, Vite di Donatello e del Bandinelli.) Anche la Giuditta di Dona- tello e la copia del Laocoonte fatto dal Bandinelli rima- sero per qualche tempo nel cortile Mediceo : nel secondo cortile eravi la fontana di Antonio Rossellino (Vasari, Vita di questo). Michelangelo a richiesta del Cardinal Giulio cambiò la loggia in una sala a datole (cioè alla loggia) forma di camera con due Bnestre inginocchiate, che furono le prime di quella maniera fuori de*palazzi, ferrate. » Oltre Giovanni daUdinedipinseroiviCristofano Grherardi di Borgo San Sepolcro, e il giovale Vasari. Vasari, Vite del Buonarroti , del Gherardi, e di Gto» da Udine, e una Lettera a Pietro Aretino, Ediz. Le Mounier. Le sculture antiche furono in parte sciupate nella rivo- luzione dopo il 4 494, in parte trovansi oggi nella col- lezione degli Uffizj.
'* « i 497, M Maii. Piero di Lorenzo di Piero dipin- tore per la dipintura dell* arma del Re di Francia al palagio di Piero de* Medici L. 33. 40. » Regesta floren^ tina, presso Gaye loc. cit. , I, 587.
^ Alazzi, Ricordi di Filippo di Cine Rinuccini, Firenze, 4840, pag. 430. «
470 LA GIOVENTè DI CATERINA DE* MEDICI. »
- ^ Lettera dell* ambasciatore veneziano Gftiio Ca-
pello, 47 settembre 4529. Ae/az tom degli Àmboida- tori Veneti, serie II, tomo 1, 217. .
- ^ Frammento della cronica ms. del convento delle
Murate dì Snor Giustina Niccolini, presso Mellini : Ri- cordi del Granduca Cosimo J, pubbl. dal Moreni , Firen- ze, 4820,, pag. 426.
" . D. 0. M.
Moniales Moratarum in boc pontis latere sponte reclusse MCCCLXXXX vitam ereraiticam degentes crescente numero ad eum locum MCCCCXXIV ubi nunc sunt migranles aediculam banc in suae ipsarum erìgi nis memoriam Ferdinando Magno Etruriae Duce III annuente construi curarunt MDCYI. La iscrizione trovasi sotto un tabernacolo che rappresenta le benedettine inginocchiate innanzi air im- magine dell* Annunziata.
Innanzi la metà del secolo decìmoquarto s'inco- minciò a costruire cappelle sui piloni del ponte Ru- baconte. Cosi nel 40 aprile 4347 il terzo pilone a sinistra fu concesso a vita al a Presbyter Andreas de sancta Catherina de Rìpolis » per una cappella in onore dì Santa Caterina (Gaye, Regesta Fioren- tina nel Carteggio inedito, I, 498). Cosi un altro pi- lone fu concesso per una cappella in onor di San Lo- renzo a « Johanna de Castro Seti Johannis nunc babi- tatrix Florentie in populo Seti Niccolay pinzochera. » (Ibidem, ) Piazocchera corris^^ude a quel che nel Belgio Vf
DOCUMENTI E NOTE. 471
e sai Reno dicesi Béguine, Eranvi pinzocchere, come pure pinzoccheri tanto dell' ordine domenicano che del francescano: in qnesto appartenevano ai terziari. Nel convento di santa Lucia forono ricevute le pinzocche- ro domenicane dopo la nuova fondazione di Madonna Gontessina. La Via delle Pinzocchere rammenta tuttora queste mezze monache, la istituzione delle quali però non prese in Italia quell'importanza che ebbe nelle Fiandre e nel Brabante. (Y. Lastri , Osservatore Pioren- tino, y, 33.) — Il 27 agosto 4 35S sì trova nominata la cappella di San Barnaba; il H novembre 4370 vien data la permissione di fabbricare la cappella della Ma- donna, da cui il ponte trasse il presente suo nome. (ivi ò%i.) Il qual ponte eretto nel 4237 da Messer Ru- baconte da Mandella, sebbene già nella prima metà del secolo XiV in pessimo stato, ha resistito a tutte le inondazioni.
- ^ Innanzi all' aitar maggiore oravi la pietra sepol-
crale coli* iscrizione.
Caterina Sfortia Medìces
Comrtissa et Domina Imolae Forolivii
Obiit IV Kal. lunii
MDIX.
Caterina Riario Sforza fondò una messa nella
Cappella di San Carlo « Per la signora Caterina Sforza
che in ordine al suo testamento rogato Ser Antonio
del Sera sotto il di 28 maggio 4549 lasciò al monastero
un annuo legato di se. 4 ; fu erede della medesima il
Granduca (cioè Cosimo I, nipote di Caterina), che fino
deiranno 4566 fece risegnare in faccia e credito del
monastero fiorini 300 sul monte deW^ ^^>X. ^ fJM
- ,
flt LJl GIOVENTÙ DI GATEKIIfA DE* MEDICI.
- ^ Ecco r iscrizione sepolcrale di Eleonora Gybò e
della sua zia Caterina, vedova di Gìo. Maria Varano, ultimo duca legittimo di Camerino
Catharine Cybo Camertom daci amite et Leonore itidem Cybo corniti et prìncipi Filisci prius ao demum Marchioni Cetone sorori sicqti optimis animi dotibas vite atque roorum integritata conianctis sic unicum tumulum poni cur. Albericus Cybo princeps L Masse. Obiitillaanno^557 ea autem 4594.
, Sulla dimòra di Camilla Martelli presso le Murate Frammento del MS. Cronica di Suor (riusHna NUscO' lini, presso Mellini , loc. cit, pag. 442.
Nella facciata del convento leggevasi la seguente iscrizione sulla fondazione del medesimo : D. Virgini- Nunciate virginum -faic sacrarum examen Muratarum dicunt Ponti primujn incubuerat Rubaconti exile dante initium Appollonia ex spdalitio olim S. Ca- tharine Senensis ceterum malora struente tramine Go- mesius Abbatie Fiorentine Abbas primis illis virginibos nondum aulboritatis in militiam Patriarche Benedicti sacramento adegit eduxitque 43 numero in hanc au- gustiorem sedem Anno D. 4424.
- Cronica di Suor Giustina Niccolini, loc. cit., P.
426. « Era piccolina di anni otto, di stile graziosissima , e per sé stessa si faceva amare da ciascun. » — « Colle Madri era benignissiraa ed affabile a tale, che d'ogni suo disgustoed afflizione ne com pali vano stremamente. »
- • Varchi, loc, cit. XI. (II, 389, 390.) Nardi, ibidem
IX, (lì, nb, 826.) Cronica di Snor GìvaUim. Nimo^mi, DOCUMENTI E NOTE. 473
loc. cit. , i 28. —Già Batista Basini {Lettere a Benedetto Varchi sugli avvenimenti delP Assedio di Firenze, Pisa, 4 822, 447) dà la seguente curiosa notizia a Ancora avete a sapere che là regina, che è ora, era nelle Mig- rate, e messe tanfarte e confusione fra quelle Nendo^ line, che il Monastero era confuso e diviso, e chi pre- gava Dio (che altr' arme non avevano] per la libertà e chi per i. Medici; talché i magistrati la tranratarono, e mandarono per M. Salvestro a cavarla di quivi ; ed ella piangeva credendo che la volessero fare ammazzare ed ora è regina. »
^ Le lettere di Caterina dal 4542 al 4588 si tro- vano col titolo Lettere della Regina Caterina di Francia, stata educata, da piccola, nel nostro monastero, e no- stra gran benefattrice , scritte alla Badessa, [ira. le carte spettanti al monastero della SS.°^* Annunziata delle murate, nell'Archivio fiorentino dei Conventi soppressi, N^24 Filza, 400, No 2 interno. Sebbene il tempo a cui queste lettere appartengono sia lontano assai da quella gioventù di Caterina della quale ci occupiamo, metto qui le più rilevanti, le quali danno favorevole testimo- nianza dei sentimenti di lei. Sono scritte di mano d* un segretario , eccetto una del 6 luglio 4 583 che è autografa. Il sigillo porta i gigli di Francia colle palle medicee» e coirarme di Boulogne, coi gigli nello scudetto interno e r iscrizione a Catherine par la grace de Diea royue de Franco. »
I.
Madame des Murates. Ayant Francisque le pelUsse present porteur si apropos quii sen va par dela il ma este grant plaisir pour le desir que javons (sic) tousi74 LA GIOVENxè DI GATEBIHIA DE* MEDICI.
jours de voos faire savoir et entesdre de mes nouvelles qai sont- si bonDes quìi est possible pour la tres benne sante de Monseigneur et de moy graces a Dfeu. Yous prìant que vous et vostre benne soci^tte de relligienses vueillez toiisjours avoir en singnliere affectìon de voz devotes prieres mon dit Seignear et moy pour recom- mandez, me faisant savoir de voz eslat et disposition et sì aucune chose soffre ou je vous puisse faire plaisir je my emploieray de tres ben cueur. Priant Dieu vous avoir avec vostre dite compaignye en sa .tres saingte et digoe garde. Escript a Escleron le XII'» your de juing MDXLII.
La byen vostre Caterine. a Madame des Murattes de Florence.
II.
Madatne Labbesse jay receu voz lettres par les- quelles jay bien cogneu que je nay point oste foustree de mon oppinion que jay tousjours eue que vous faysiez prier Dieu et nostre Dame de la conception pour moy vous priant bien affectueusement de vouloir continuer et que voz Relligienses a qui je man sens tant attenuo vueillent perseverer les asseurant comme vous devuez estro de vostre part que je noublieray point le playsir que vous et elles mavez faict et que jespere feront en- core et le recognoistray vers vous et elles en telle maniere et endroict que me vouedrez employer soit en general ou particullìer. Vous remertiant aussi du beau present que vous mavez envoyequejextime beaucoup, la recom ponce du quel jespere vous donner a cognoi- stre en Heu, ou vous apersceverez que jay ea souvedocumbuti e notb. 475
nance de vous et qne je vons feray tousjoiirs tout le plaisir que je ponrray. Priant Dieu Madame Labbesse apres mastre recommandee a vous quii vous donne ce que desìrez. Escript a Paris le vi™" jour de Juil-
let MDXLiifj.
La bien vostre Caterine. A Madame labbesse des Immurates de Florence.
Ili, .
Madame Delle murate jay receù les lettres que vous mavez escriptes qui mont este fort agreables tant pour avoìr entendu par jcelles de voz bonnes nouvelles et de tout votre monastero que pour la benne souvenance que vous avez de mòy en voz bonnes prieres et orai- sons des quelles je masseure pour e$tre continuelles et assidues faictes par vous de benne et dovette affection ne peuvant faillir destre agreables a nostre seigneur. Je vous prie de continuer tousjours et vous souvenir de rooy et de tous mes enffans en vostres oraisons, affin que tout ainsi que en mes jeunes ans Jay este conservee en vostre monastero je puisse a present par voz bonnes intercessions et prieres estro conservee en la grace de Dieu le quel je prie vous tenir en sa saincte garde. Escript A paris Lexxfj™ jour de Septembre 4573.
Caterine Cbantereàu. Madame L'abbesse delle
Murate de Florence.
IV.
Rev^* Madre in Ghristo. Il raro et continovo zelo al servitio di Dio con la honestà et integrità di vita. 176 Là GlOTEHlè •llMWnyA DE* MEDICI.
che sino dalla mia teaetti ^à io hcf sedato et inteso regnare nel vostro Monialirp> dofQ forse ancbor vive qualcuna di quelle cba ini ti YeddoDO giovinetta. Mi hanno indotta a mostravinu grata verso il vostro Con- vento delle conti nove et devote orationi che voi havete fatte et fate per il Re mio Signore et per me, et a darvi occasione di perseverare in quelle per T avvenire col donarvi per sei mila scudi di beni a^aiiìM nello stato del mio Cugino il Gran Duca di Toscaaa, che io intendo di comperare et donarvi, come io scrivo con questa al detto mio Cugino, pregandolo per amor mio affinchè voi habbiate quel più di liberarvi dalla ga- bella della compera de detti beni eh* io intendo donarvi- e di pie sgravarli in perpetuo della decima, secondo che più ampiamente Io contengono le lettere che sopra ciò glene scrivo, et vi mando con queste, le quali da mia parte voi gli farete presentare et procurerete di haverne risposta che voi mi manderete sperando oh* ella sarà tale che io la desidero, dovendo ridondare tal gratia in iitil& et honore del vostro Munistero. Hauta con la vostra, sua risposta, io vi dichiarerò che uffity et che orationi io voglio si celebri et faccino perpetua- mente per r anima del Re mio Signore et per la mia ogni anno nel vostro munistero con gli paramenti et ornamenti che io vi donerò destinati a tale effetto. Et qui senza più farò Qne R^ Madre pregando Iddio che voi con tutta la vostra devota compagnia conservi nella sua santa gratia. Da Mesieres alli sei di Luglio 4583. {Di proprio pugno) R<>* Madre questi pochi versi da mia mano sieno per acertarvi più de la mia buona volontà verso jdel vostro Munistero et del desiderio che io ho che voi continoviate de pregara Idio per el. fia DocuBffiim X Hon. 477
mi Signore (£nrieo II) et hi Bemia filtouli (Fran- cesco II e Carlo IX] et per qae$to che vive (Enri- co III) et per me et pèrchio posa vedere avanti morire questo regno ritornato per l' bouor de deo et tonte laltre cose come io lo trovai quando ci venni, con darmene ocasione mediante la elemosina che io intendo di farvi per farvi placare.
Caterine. Alla R^ in Chrìstò Madre L* Abbadessa del Munasterio delle Murate
a Fiorenza.
■ V. ' ■
Mes dames je vous envoie presentement le eontract de lachapt et acqqisitìon que jay faicte des Si" Del Benne, des possessions et heritaiges , que je vous escri- vis lannee passee que je vous voullòis donner avecque mes lettres patantes contenant le don et delaissement que je fais a tousjours a vostre Couvent des dites ter- res. Je vous prie agreer en cella mon zelle et piete et recepvoir la dite donatipn aux cbarges et conditions qui y sont contenues les quelles je desire que vous executiez en memoire de moy et de Tamitle et benne volunté que je vous porte. Oultre ceUa Jay faict reme- ctre en la banque du S' Martelly la somme de mil escuz dor ditalie des quelz jentendz quii en soit emploie par vous cinqcent escuz en aòbapt de bestiai pour gar- nir les dites Mestairies, et le surplus au paieroent d'une statue de marbré qui me represantera la quelle en'a mise en vostre eglise suyvant le pourtraict qu;e jen envoie a Mon Cousin Monsieur le Grand due daToscane . au quel jescrips pour le prier de vx)ulloir descharger
VI
•* 478 LA GlOYEHTè f>l GAVBRINA DE* MEDICI.
le&sas dìtes posieaaioiit qoe je* vons donne de toates cbarges et gravesses iant ordinairas qoe extraordinaì- res. Et mesmes de tont ce qae pourroit montar la Ga- belle de lachapt d'iceìles , tant pour le regard da ven- dear que de lachepteur. Chose qae je maaseure quii fora bien voluotiers pOur Isunour de moy a qui il a desja par ses lettres donne esperance de toos graiisBer eo cella. Je suìs ben mar rie quii ne sest pas presente meilleare.occasion de vous faìre parròìstre Famitie et grande affection qae je voua porte a toates et le desir que Jay d'estre conlinnee en voz bonnes saintes et devotés prieres et quclles je vous recommande a tous- jours la bonne sante et prosperité du Roy Monsieur mon Filz de la Roy ne Madame ma fiUe et de moy, priant Dieu mes Dames vous avoir en sa s^ garde. Escript a Paris le xiiij jour d'Aoust 4584.
Caterine. ^ .De Laubespine.
Mes Dames les Abbesse et Religieuses des Immu- rees de la ville de Florence.
Il Granduca Francesco de' Medici rispose il 40*otto- bre 4584 nel seguente tenore alla Regina Caterina, che gli aveva fatto presentare la sapplica di esonerar dalle imposizioni i beni da lei donati al Convento. (L*origi* naie è nel Registro N». 77 a 54 delle Lettere del Gr.an- duea Francesco de' Medici, neir Archivio Mediceo.)
Esseqaendo L' honorata donatione, che la Maestà Y. ha fatta a quelle venerande Religiose del Convento delle Morate, ho dato ordine, et comandamento, che il mio supremo Magistrato dei Clarissimi Consiglieri iotet^ ponga per me la sua auttorità , in mettere le monache validamente in possesso di tutti quei beni, et per la DOCUMENTI E NOTE. 179
bene affetta , et pietosa dìspositione, che tengo anchMo, oltre al mio debito del servire la Maestà Y. verso Taioto, et benefltio di quelle devote saore, non mancherò, per il baono affetto (ne) di questo negotro, di quel più, che bisogni, et convenga; Et circa La statua di Marmo, che rappresenti L' Effigie di V. Maestà, per collocarsi nella Chiesa delle suddette Religiose; mandi la Maestà V. a sua posta il disegno, et modello di quello, che la de- sideri, et il Ritratto del suo volto per effigiare la statua più somigliante, che sia possibile, che io eleggerò il più suffitiente scultore, che ci sia, et procurerò, che , tutto si faccia conforme all'ordine di Lei, et in queltaf più eccellente maniera, che si potrà, et può bene ve- dere, ahe io mi reputi a gloria commune ogni honore, et memoria, che della Maestà Y. con splendore appa- risca ìn.qual si voglia luogo, et baciandole le mani di questo suo comandamento, le fo burnii reverenza, et le pregò da N. Signore Iddio etc.
YL
(Il principio della lettera neir originale manca; con una traduzione però* può supplirsi nel modo seguen- te : Signora Abbadessa, e^ Monache. Dalla lettera vo* stra ho rilevato con gioia che vi ricordate di ve nelle vostre sante e devote orazioni. Desidero che cosi facciate anche per V avvenire, e vi assicuro che mi sarà gratissima ogni occasioDe che mi....).... presenterà moien de vous pouvoir faire paroistre l'^mìtie et bornie volunte que je vous porte. Ainsy que jay faict alendroit de Mon Cousin Monsieur le Cardinal Grand Due de Toscaìoe (Ferdinando I) aiant donne charge au Sieor Horatio del Monte luy parler en àion nom ^out ^^'«^^ 480 LA GIOVENTÙ DI CATERINA DE* MEDICI.
donner et remectre les gabelles qae vous loy debaez. Je vous envoi« irne lettre que je iìiy tecrips encores à cest effect la quelle je suis dadoi8^4^>^^'^^3KisrÌQy fdì- cte$ presaDter. Masseurant que vous troi^erez eo lay toute la gratìffication que vous ponvez esperer. Je don- oeray ordre a faire en voler en vostre Gouvant ainsy que je la vous ay promise, non ma statue de marbré pource que cela est tropmalaize mais un portraict au vif de moy tres bien faict» Le quel sera mis et apose dans peu de teraps en vostre Eglise vous recommandant en voz prieres La sante du Roy monsieur mou' Glz et de la Roine^ ma Glie. Et quii plaise a Dieu leor donner des enfifans^ au bien de cest estat et de toute la Xpiefit (cioè, Chrétienté.) Je prie Dieu Mesdames les abbesse et religieuses vous avoir cn sa s^ et digne garde. Escript a Paris le iij Jour de Januier 4588.
Caterine. De Laubespine.
Mes dames les abesse et relligieuses des enmurates de Florence.
Nel monastero delle Murate si cantava ogni anno, il 5 gennaio per Caterina, il 9 luglio pel re Enrico, una messa di requiem. Fin dall'anno 4584 fu fondata dalla regina una messa solenne di requiem nella cappella della SS"»* Annunziata. Nel libro Descrizione e origine degli obblighi di chiesa, (nell* Archivio dei conventi aop- pressi} cosi dicesi a i)tietto riguardo. « Messa solenne^ mente cantata. Fino dall'anno 4584. Fu in edacazione nel nostro monastero, e donò quattro poderi con villa posta in Val d' Elsa nel popolo di Santa Maria a Lan- cialberti denominati Casetta, Golpaia, Caéone e la Grotta, qaali beni si posteggono attualmente e com^ DOCUMENTI E NOTE. 484
pongono la Fattoria di Cìnciano: y> (presso PoggibonsiJ Fondandosi soir affezione della Regina Caterina per la sua nata)#^ città , Griorgio Vasari scrisse a Piero de'Gondi nel 4569 pregando che a Lei piacesse di fare una dotazione a San Lorenzo, chiesa restaurata dal suo antenato Cosimo il vecchio, e dove la massima parte de* suoi avi erano sotterrati. «Considerato che a tutte le città di Toscana', e forse d' Italia , non ha con- cesso Dio, che d* altro che di questa casa illustre sia asceso nessuna: donna al grado di regina, desidererem- mo che ella, che sarà e per la vita e per l'opere fa- mosissima fra l'altre donne illustri, lasciasse ed a questo tempio, ed a questa città ed al mondo qual- che memoria onorata sotto titolo di magnanima re- gina. » Vasari. Lettere, N. 44, ediz. Passigli.
^^ « Deh! quanto è gran dolore
Ruinar di nostre mani L' arche de' Padri nostri. Li templi de' Cristiani.
Deh l quanto è gran dolore Pensar che a tal destino Mena la madre patria Un Papa, un Cittadino.
Ma di tener Fiorenza Non avrai. Papa,. il vanto, tu l'avrai morente Per darle V Olio santo ! »
I Sonetti a Baccio Valori cominciano:
Povero Campanile sventarato . . . . j
e
Vanne , Baccio Valor , dal Padre stotoi 482 LA GIOVENTÙ DI CATERINA DE* MEDICI.
" Varchi loa cit. XII. (II. 559.) « Baccio Valori, i)Oti ostante il sonetto fattogli centra , gli campd» favo- rendolo ancora la Dachessina , la vita* »
50
Varchi, loc. cit., XIV. (KI. 50.).
^^ Lionardo Tornabuoni, era figlio di quel Loremzo, che neU' anno 4497 fu impiccato per una secreta intel- ligenza con PierQ de* Medici. Leon X e Clemente Vii lo favorivano molto» £i mori nel 4540. La sua famiglia si spense in Francia dove un suo nipote da parte d* un figlio naturale erasi recato al servizio di Caterina.
" Varchi, loc. cit., XVI, (III 365); o XII, (IL 560,
578.)
^' « TraditioD, legend, tune and song Shall many an ago that wail prolong : Stili fron the son shall bear Of the stern strife, and carnage drear,
Of Flodden*s fatai field , Where shivered was fair Scotland*s spear And broken was her Shiéld ! »
Marmion, canto VI.
" W. Scott, Scorta di Scoria (Londra, 4830) I, 304, 323, 325; II, 3-40.
" Brantóme, loc. cit., II, 445.
^^ Vedi Breve di Clemente VII del 44 jprik 4526 alla, nota 32. DOCUMENTI E NOTE. 493
Antonio Soriano, Relazióne della sua ambasce- ria presso Clemente VII, letta il 3 luglio 4534, natte Relazioni degli Ambasciatori Venetiy serie II, tomo 3, 28) .
- Sir John Hussel, quindi primo Duca di Bedford,
al re Enrico Vili, Roma 44 febbraio 4547. (State pa- per$ etc., part. V, voi VI, n« 449.)
5» Martino du Rellay, loc. cit^ 506.
^ Soriano, loc. cit., 288.
- Soriano, loc. €it., 284.
^^ Accomodamento delP anno 4524, MS. nell'Ar- chivio Mediceo, carte di casa Strozzi.
" A Coppi, Memorie Colonnesi (Roma, 4855) P. 299, 304. Isabella é detta ivi erroneamente figlia di Giulia Gonzaga. Sua Madre fu Beatrice. Appiani di Piombino, prima moglie di Vespasiano. V. Litta Fa- miglia Colonna, tav. IV.
^* Il ritratto di Ippolito nel palazzo Pitti , quello di Alessandro nella galleria degli uffizi in Firenze.
65
Nardi, loc. cit., II, 273.— Soriano, loc, cit, 282.
^? Lettera di Carlo V al granduca Ferdinando : Toledo.il loglio 4525. (Presso W. Bradford, Corres- pondetM ofthe Emperor Charles F, Londra, 4 850, 4 42.)
^ BradCurd, ibidem 278, 279. " Giovanni Marco Barigozzo, nelle Cronache Mi- lanesi edile daC. Canili , Archivio star. Ital., III. (Fi- renze, 1842) !i01.
" State paperi, loc. ciL, Vn,N« 2G6. Siconffonli questa deBcrìzione delle miserie della Lombardia sotto r ulliniD Sforza con quella che Goilirredo di Viterbo Ta della provincia stessa in simili circostanze al l<;nnpo di Federigo Barbarossa :
Arma pTemanl icgelei , qiu nan putuere Inerì
Terra iacel iteriiii, IViKliu ubiqut piril,
Surgit ab oiituii , piiil<]iniin perii undiqae m
Civibtu oppreuii, ad praxfma coltra renuil
Ow Ttqtiitm qaeral, frimai el imhtr trai.
{
(Godefridi Vilerb., Carmen ile gestis Friderici I. Imp., ed. Ficker, v. i7S-i77 , ionspr. 18S3, pag. 37.)
'" Pietro Verri, Storia di Milano, cap. XXVI.
" Figlio di Lodovico il Moro e di Beatrice d'Este; nulo a Vigevano ^^^%. — Lettera di Francesco Sforza a Francesco 1, presso Mulini, loc. cil., Il, S67. — V. G. Giordani, Della venuta e della dimora in Bologna di Clemente VII per la coronaaione di Carlo V [Bologna, ISi2.)Docum. pag. 'SO.
"" Giovanni Soranso, ragguaglio della sua missioDe pressoEnrico 11,1558; Relazioni Vende, BerÌ6l,iomot, iSi. — Branlflme negli Hommes illustret et grand* Ca- pitaines frangais I, 296-313.
.Varino GiuiliniaDÌ,mÌ5soti(i presso Francesco I, <a95;loc.ciLI,l, 191. -Marino Cavalli, ibidem, lai e parimente 342.
loc. cil.,I, 3H.
" 11 Estant un joor à Venise chez on des princi- pBDX imprimeurs i racconta Branlóme (loC. cit. I, 311 j Della sna graziosa ingenuità « ainsy que jeluy deman- dois un Petrarqne en grosse lettre, grand volume et commenlé, il y eat un grand magniflque près de moy. s'amusant à lira qnelquo livre, qui, [n'oyanl.roe dict, moictié en italien, moiclic en iis!-ez bon rrangois, car il avoit esìé autresFois ambassadeur en France, qui me dit: Mon gentilbomme, je m'estoiine comment vous esles corieux de cbercher un Peirarque par'my nous; pusque vous en avei un en vostre Franco pina excellent deos fois que le nostre, qa'esl M. de Ronsard. — Et là deasus se mit à l'exaller par dessus lous les poetes qu'il avoit jamais leus, et m'entretint toutun longlemps, non seulemeot de co subject, mais de plusieors aulres beaux, avecques certaine douce courtoisie etaffabililé de leur nature. » La douee courtoisie ed affabilité, propria del carattere veneziano oggi come ai tempi di Brantome, in questo caso fu alquanto eccessiva; o un Tranceiie del secolo XIX diOieilmenle direbbe come quello del XVI «secolo alle parole del Veneziano, n com- me il avoit raison. »
" G. Heine. Lettere all'Imperatore Carlo V, scritte dal fioo compare, dall'anno 1530 al 153S, Berlino, 18i8: 118, 136, 138. (Garcia do Loaysa, dell' ordine de' pre- dicalori vescovo di Osmaetc). e. Lacz, Corrispondenza dell' Imperatore Cai lo V, Lipsia, 18U, I, 5«7.
"" Soriano, loc. eil.,a83.
'" Soriano, loc. ciL, 283.
'" Heioe, Letlore di Loaysa, loc. cil,, 190.
^' Heine, loc. cit., 192 (LeLlera del 30 novumr, bre<531.)
"^ Carlo V at re Ferdinasdo, K-Ì6 setlembre 1 031^ preaeo Lanz, loc. cit., I, SiO.
, " Fwdinando all'Imperatore, Innspruck, Sii dicera^ br« 8531 ; ibidem, Gi7.
" Guicciardini, loc. cit., XX, 2.
- "G. Benel al re Enrico VIU, Bologna, H a.
1633. Slate papers, VII.N" 334.
" Uawkins al ro Enrico Vili, Barcellonii, Il gno 1533; Ibidem N" 363.
" he. Pitti, loc. cil.
- = LeUera del i giugno t53J, presso Niccoliai,,
loc. cil. 189.
presso Clemente VII, 1 liìH^ DOCUMENTI E NÒTE. 487
Relas. VenAly 3, 265. — Soriano, loc. cit, 278. — Var- chi, loc. cit., XIV (III, 50.) ~ Busini, loc, cit. 88 (dop- pio e debole fra tanti.) — Vettori, Sacco di Roma, où. cit., 237, 238. — Guicciardini, loc. cit., XX, 2. — Gabriel de Gratnont, vescovo di Tarbes, Lettera a France- sco I: Roma, aprile 4530, secondo il manoscritto della reale Biblioteca a Parigi pubblicato da Molini e Cap- poni neWArchiino storico italiano : appendice I (Firenze , 4844) 473. Il me dist qu*il estoit contant que Florence n*eust jamais esté.
•* Soriano, loc. cit., 286,
- ' Lettere scritte al signor Pietro Aretino da molti
signori ec. , Venezia, 4554. Nella- Cronica di Settiroanni (tomo li, anno 4 543) è dipinta Maria Salviati: a Fu alta di statore, bianca éi volto, occhi grossetti, come -quella che ritraeva a P. Leone X^ » Vedi anche D. Ilei- lini, Ricordi del Granduca Cosimo l e'dito da D. Moreni, febbraio 4820. P. 85, 86,
'" Maria Salviati de' Medici a Filippo Strozzi, al Trebbio, 2 Settembre 4 528 : presso Niccolini, loc. cit., 479^ 4 80.
' •♦ Varchi, loc. cit., XV, (HI, 329),
^^ Sonano, loc. cit., 283.
'* Vasari nella Vita di SebasOam V»Miano (Seba- stiano del P)embo)ediz.Le Monnief , vd» X, p. 4 34 .^Delle proprie sue «pere pirla Vasari doii vQMbè«^VVò.«^N^^9^^ 488 LA GIOVEI^TÒ DI CATERINA DE* MEDICI.
ibidem, 4 422, e in una lettera a messer Carlo Gnasconi, ibidem 4428. Questo ultimo lo aveva richiesto d*un ritratto di Caterina, a Egli è vero (rispose il Vasari) chMo n*ho fra le mani uno, dalle ginocchia in su quan- tMl vivo, il quale, finito che n*ebbi un grande di Sua Eccellenza (duca Alessandro) m'impose facessi questo della signora Duchessa, che, finito, debbo andare subito in Francia al Duca d'Orleans, suo sposo novello; e perchè sono forzato farne una copia che xinvanga a messer Ottaviano de' Medici, che l'ha in custodia da quello, avendo la S. V. pazienza, potrò ritrarne uno e servirla. » La lettera al Guasconi è senza data: deve però esseredella primavera del 4533. Michelangelo era già andato a Roma («e ebbi comodo d'entrare^ scrive Vasari, nella sagrestia nuova di san Lorenzo, dove sono l'opere di Michelagnolo,^ essendo egli in quei giorni andato a Roma ») quando Vasari, di 20 anni tornò il 40, decembre 4532 a Firenze. — Il terzo ritratto, inciso presso Eugenio Àlberi, Caterina de* Medici, 4838, viene attribuito ad Angelo Allori chiamato il Bronzino. Del Bronzino è un piccolo ritratto della Regina fatto più tardi, che già trovavasi con altri della famiglia in Pa- lazzo Vecchio, ed è ora nella Galleria degli Ufizi. Ne- gli affreschi di Taddeo Zuccheri della storia della casa Farnese in Caprarola vedesi Caterina nel quadro che rappresenta le nozze di Orazio Farnese con Diana figlia naturale di Enrico secondo.
^■^ Branlòme, loc cit., II, 446, 4 47.
- ^ Cronica di Francesco Seltimanni, MS. nell'Ar-
chivio mediceo, tomo I, anno 4533. — M; Rastrelli, Sto- ria d* Alessandro de' Ifedioi, Fir. 47B4, 1, 30, 34 .
.M OOGUMENTI E NOTE. 489
'^ Minuta del contralto nuziale di Caterina con cor- rezioni e giunte di mano di Francesco Guicciardini , nel- r Archivio mediceo (Append. alle Strozziane, filza I, Is. N^ 49). Ecco il testo del documento.
I.
Gum diutius inter Sanctissimum D. Clementem VII Pontificem Maximum ex una parte, et Excellentissimum potentissimunque Principem Franciscum Dei gratia Francorum Regem Ghristianissimum ex altera parte tractatum fuerit de matrimonio contrabendo ac cele- brando inter Illustrem Principem Henricum Ducem Aurelianensem Cbristianissimi Regis filium^ Illustrem- que Principem Catberinam Ducem Urbinj, ipsius sum- mi Pontificis neptem secundum carnem, cupiantque nunc prefate SaitctitasetMajestas, annuente Deo, trac- tata perficere in condìtiones, capita et pacta infrascri- pta coDCorditer et unanimiter consensere.
In primis inter Sanctitatem et Maiestatem prsedic- tas pactum et conventum extìtit, ut raatrimonium inter prefatos Illustres Henricum Ducem Aurelianen sem et Catberinam Ducem Urbini contrahatur quamprimum per verba de presenti in facie Sancte Matris Ecclesiae, et inde quamcitius ad consumationem iDatrfmonij inter eos devenìatur.
Promittit autem Sommus Pontìfex tum prò sin- gulari suo in praedictam Ducem Urbinj neptem suam amore, tum etiam babita ratione splendoris àc fortu- narum domus, in quam recipitur, se ei dotis nomine et in accessìonem dotis persoluturum Centum millia aureorum solarium eius estimationis ^ lio^a..v^^^^V^* 490 L4 GIOVENTt DI CATERINA DE* MEDICI.
daris, quibas statato cavetur in Gallia: qtie Centam- mìllia sibi persolverìnt ultra ius hereditatis materne predicte Duci competens, et ultra ius etiam paterne hereditatis: quam paternam hereditatem pra maiori commoditale omnium predictorum Saoctissimus Pon- tifex et Rex Cbristianissimus cum cónsensu eorundem Ducis Aurelianensis et Ducis Urbini estimaverunt trìgin- tamillibus aureorum solarium eiusdem qualitatis : quam et quantitatem aureorum TrigiDtamiUium Snmmus Pon-, tifex prOmisit persolvere, prò pretiò omnium et quo- runcunque honorum, que ad eam pervenire possentex hereditate paterna. Et idcìrco praefata Dux Urbini sen- tiens et cognoscens sibi de hereditate prasdicta abunde satisfactum interveniente auctpritate, venia et cónsensu pxa&fatorum Summi Pontificis et Regi» Cbristianiasimi ac. etiam Ducis Aurelianensis futuri coniugis sui. eidem hereditati paterne, ac omnibus, et quibuscumque bonis, iuribus et actiònibus sibi eius occasione obveoientibus et quae obvenire possent, renuntiavit ad commodum Summi PontìGcis, in quem cessit et transtulit omnia iura et actiones tam directas, quam utiles et mixtas sibi ad hereditatem prsedictam competentes ita tamen quod tali renuntiatìone et cessione non comprehendatur ius quomodolibet sibi competens in Ducatu Urbini.
Vel sic poUioetur autem Rex Christìanissimus quod quandocumque voluerit Summus Pontifex prefata Dux Urbini interveniente auctoritate, venia et cón- sensu utriusque ac etiam Ducis Aurelianensis futuri coniugis sui.eìdem hereditati paterne, ac omnibus IlOnis, iurihus et actiònibus sibi eius occasione obve- «iéotibus et que obvenire possent, renuntiavit in forma iaris FflJJda ad commodum Summi Pontificis cum cesDOCTJMCFITI E NOTE. 494
Sione etìam oomittm iurium et actionum et cnm pacto etìam de ulterios non petendo.
Qnam quanlitatem aureorum Centum trigintamil- lium debitorum ex causa dotis et prò pretto bereditatis paterne promisit idem Sommus Pontifex hoc modo sol- vere et erogare Regi Cbris^iaoissino recipienti nomine predicti Ducis Henrici (seu predicto Duci recipienti cum consenstt Regis Gbristianissimi). Qainquaginta millia aureorum Massiliae sive Lugdunì , uli commodius visum fuerit : intra.... Qqadraginta vero millia aureo- rum solarium intra sex menses post primam pensio- nem : Reliqua aùtem quadraginta millia in fra sex iqenses a die sejcnilde pensionis : De quarum pecuhiarum solu- tioneutcautum sit Regi Cbristianissimo Sanctitas Sua promittit idonee cavere per aliquem numularium, qui sit solvendo in Civitate Lugduni.
Quantum vero attinet ad cultum mulìebrem Sum- mas Ponti fex IHostrem neptem suam arbitratu suo ornabit veslltn , mundo ac gemmis : quse gemmae esti- mari debeant ac de earum estimatìone confici publica scrìptura, ut si evenerit casus restitutionis, consqltum sit eidera nepti suae.
Appoìiantur nunc Capitula pertinentia ad a'ssigna- tionem fìendam Duci Àurelianensi per Regem Chris- tianissimum et ad successionem Glìorum E.
Postremo Illustris Dux Aurelianensis ex supradicto annuo redditu sibi assignato conslituit iamnum de con- fuso Regis Gbristianissimi nomine dotalitìj Illustri Do- ipinae futuraB consorti sxkb decemmillia librarum aojQ.UÌ proventus cum Palatlo oppidi Gyemi convenienti sup^l^ lectile adornato prò iiMrtat constituentis dignitate : qutf palatium non imputabitur in buiusmodi proveaUk-, q^ììì
..
492 LA GIOTENTt DI C4TEÌLIirir nt'.MEDICl.
quidem bona dotajilia si fortasse Dna «Aarelianeasis priore vita migraverit, eidem Duci Urbini statim solato matrimonio assignabuntur, ut eis ad libitum. utator et froatur, quoad vixerit dumtaxat.^
Sequentur nunc Capitala concernentia restitutio- nem, seu lucrum dotli et aliorum bonornm in caisu so- luti matrimonìj, de quibus est concordandum.
II.
Subsequuntur conditiones, capita, et pacta inìta, transacta et conclusa' inter Sanctissimum D. Clemen- tem VII Ponteficem ^Maximum ex «na parte, et Excel- lentissimum, potentissimumque Principem Francisctim Dei gratia FrancorumRegem Chrìstianissimum ex altera etiam parte, super matrimonio: quod anpuente Ghristo contrahendum est ac eelebrandqm in prsesentia, inter Illustrem Principem Henricum Ducem Aurelianensem Christianissimi Regis fiiiuro, Ulustremque principem Catberinam, Ducem Urbinatem, ipsiot Summi Ponti- ficis neptem secundum carnem.
In primis pactum est, convènitque inter Sanctis- simum Pontificem Maximum, et Regem Ghristianis- simum ut matrimonium, cumprimum alter ah altero %d petierit, contrahatur per verba de presenti, in facie Sanctae Matris Ecclesiae inter supradictum Illustrem Ducem Aurelianensem, et Dominam Ducem Urbinj.
In cuios matrimonij favorem et contemplationem Summus ipso Ponti fex spopondit et spondet sé dotis nomine persoluturum prsdicte nepti suaB, praeter vas materne hereditatis et paterne, grtioac{ moòt'/ta illi com- pètentìs, Centum et triginta miilia aureorum solarium cfos sesti iDaiìoms, bomlaWs, ac ^onderis, quibus statuto
> * feMGUllEFITI E NOTE. 493
cavelur in GalKa: videlicet Triginta millia aoreorum, loco boiK)rumimmobiiium,quaeex bereditate paterna ei- dem obveDerunt; Cui quidembereditati IlluslrìsipsaDo« mina Gatberioa idcirco renuntiavit ad commodum Sum- mi PoDtificis interveniente auctori tate, venia,et consensu praediciti Summi Pontificis simul et Regis Gbristìanis- sitni. Qnae vero restant Centum millia aureoram Som- mas Pontifex nepti suse donavit, atqae etiam donat in accessionem dotis, tum prò singolari suo in illam amore, et cbaritate, tam etiam babita ratione splendoris et fortonarum domos, in quam eius neptis admittitur.
Rex vero Gbristianissimus dedit et assrgnavit, dat itidemqae assignat illustri Domino Benrico fìlio suo prò ea parte ac portione bonorum quse debenlur ei iure hereditario ob felicis memoriae defunctam Claudiam matrem FrancisB Reginam , et quae possunt eidem con- tingere post obitum patris Regis Cbristianissimi, donec ad ipsius patris bereditatem perveniate tum ut interim babeatyUnde dignitatem^ coniugemque et futuros libo- ros decénter alai, assignavit in qua Dominium Ducatus Aurelianensis : a quo singulis annis proveniant quin- quaginta mìUia librarum turonensium, alioquin prò- misit Rex Christlanissimus se aliunde prsestitorum siquid de annuo ilio redditu defuerit.
PecunifiB autem summa doti superius constituta per Sommum Pontificem boc modo debebiterogari, ut quinquaginta millia aureorum solarium pendantur seu Massiliae, sive Lugduni uti commodius visum fuerit : pars vero, qnae.supererit, numeretur scilicet dimidia, idest quadraginta millia aureorum solarium intra sex m^ses post primam pensionem : reliqua autem qua- draginta millia, sex aliis mensibus elapsia, persolviii498 LA GIOVENTÙ DI CATERINA DE* MEDICI.
di Camerino (Caterina Cybò Varano). Vedesi anche Maria de* Medici Salviati,^ il cardinale Ippolito, e altri cardinali Gaddi, Pucci, Cybo, e Gtiise presso al Nanzio Ridolfo Rio di Carpi, che dopo fu cardinale. Ai piedi dei re trovasi il leone addimesticato di Chaireddin Rarbarossa; il nano Gradasso non doveva mancare. Come mai non si trovi fra gli spettatori Filippo Strozzi, è facile intenderlo, pensando che il Vasari lavorava per Cosimo I nemico mortale dello Strozzi medesimo. Vi è pare rappresentato il ritorno di Clemente a Roma; lo riconducono alla Santa Sede il Riposo, la Vittoria, TUnione e la Pace. {RoffUmamenti di Giorgio Vasari, loc. cit.,
"* Vita di Benvenuto CeUini, cap. Xll.
"» Vita di Filippo Strozzi, loc. cit. LXIX.
^^^ D. Molli ni, Ricordi di Cosimo I (pubblicato da D. Moreni), Firenze 48^0, 39, 43S.Nell*anno 456a Cosimo mandò il M. Agnolo Guicciardini ad esprimere la parte presa nella perdita fatta dalla Regina, e per offrire aiuto. V. Settimanni, loc. cit., tomo III. Nel settembre 4567 r inviato toscano Gio. Antonio Petrocci presentò alla regina ventidue ritraiti della sua famiglia.
"^ Presso Lacretelle, Histoire des guerres de retigion. tomo III, e dopo lui presso Alberi, Vita di Caterina de* Medici, pag. 265. ( a encore que je eois suro que n*est que desespoir et non pas mechanceté.» }
^^ Giastiniani, loc. c^ 494. DOCUMENTI E NOTE. 499
I
^^ Cav. Cavriana al secretario di stalo Belisario Vinta, 8 maggio 4588. Dall’Archivio Mediceo, presso Alberi, loc. cit, 233.
^^^ G. Lippomano, Ragguagli delia sua dimora in Francia^ 4677; presso Alberi, 46. Nelle Relazioni venete Irovansi. namerose notizie riguardo a Caterina. Considerato poi il tempo e la condizione dello scrivente, il giudizio più retto e significativo é quello che ne dà T ambasciatore Giovanni Correr pel suo ragguaglio d^l 4569. Vedi Tommaseo, Relaiions des Ambassadeurs Vénitiens sur les affaires de Franee; Paris, 4 838, II, 4 54. <c Ritiene quella Regina deiromoffB de* suoi maggiori; però desidera lasciar memoria dopo di sé, di fabbriche, librarie, adunanze d’anticaglie. E a tutte ha dato principio, e tutte ha convenuto lasciar da parte, e attendere ad altro. Si dimostra principessa umana, cortese, piacevole con ognuno. Fa professione di non lasciar partire da sé alcuno se non contento, e lo fa almeno di parole, delle quali è libéralissima. NaHi. aegozj è assidua, con stupore e meraviglia d’ognuno; perchè non si fa né si tratta cosa, per pieoob che sia, senza il suo intervento. Nò mangia né beve, e dorme appena che non abbia qualcuno che le tempesti le orecchie. Corre qua e là negli eserciti, facendo quello che dovrebbero fare gli uomini, senza alcun risparmio della vita sua. Né con tutto ciò è amata in quel regno da alcuno; o se è^è da pochi. Gli Ugonotti dicono che ella gli tratteneva con belle parole e finte accoglienze, poi dair altro canto s’intendeva col re cattolico, e macchinava la distruzione loro. I cattolici all’incontro dicono, che se ella c^otL. ^ ^t^»^^^ r
SOO L GIOTENTtp- DI CATEBIIIA DE* MEDICI.. V
- ’•
gli Ugonotti) avesse iogranditi e favoriti, non aiVrieDO potuto fare qnello che hanno fatto. Di pttt, egli i un tempo adesso in Francia, che ognun si presume; e tutto quel che s* immagina, domanda arditamente; ed essendogli negato, grida e riversa la colpa sopra la Regina, parendo loro che, per essere eUa forestiera, quantunque ella donasse ogni cosa, non per questo darebbe niente del suo. À lei ancora sono sempre state attribuite le resoluzioni fatte in pace o in guerra, che non sono piaciute, come se ella governesse da sé assolutamente, senza il parere e consiglio d* altri. Io non dirò che la Regina sia una Sibilla, e che non possa fallare, e che Saa Maestà non creda troppo qualche volta a sé stessa; ma dirò bene ohe non so qual prencipe più savio e più pieno d* esperienza non avesse perduta la serima, vedendosi una guerra alle spalle, nella quale difficilmente potesse discernere 1* amico dal nemico; e volendo provedere, fosse costretto prevalersi delr opera e consiglio di quelli che gli stanno intorno, e questi conoscerli tutti interessati, e parte poco fedeliTorno a dire che non so qual prencipe si prudente non si fosse smarrito m tanti contrari, non che una donna forestiera, senza con6denti, spaventata, che mai sentiva ima verità sola. E quanto a me, mi sono maravigliato, che ella mm si sia confusa, e datasi totalmente in preda aduna delle parti; che saria stata la total rovina di quel regno. Perchè essa ha conservato pur quella poca maestà regia che si vede ora a quella Corte. — So bene che é stata veduta nel suo gabinetto a piangere più d*una volta: poi, fatta forza a sé stessa, asciugatisi gli occhi, con allegra faccia si lasciava vedere nei luoghi pubblici, accioQcbè (uelli che dalla disposizione del suo volto facevan giudizio come passavano le cose, non si smarrissero. Poi ripigliava i negozi, e non potendo fare a modo suo, si accomodava parte alla volontà dì questo, parte di quell’altro; e cosi faceva di quegli impiastri, dei quali con poco onor suo n’ha fatto ragionare per tutto il mondo.»
Come notizia cronologica potrebbe qui in fine aggiungersi che Enrico II, dopo un regno di 12 anni, morì il 10 luglio 1559, che Francesco II col nome di re già a 16 anni morì il 5 decembre 1560, e Carlo IX il 30 maggio 1574. La notte di san Bartolommeo era cominciata il 24 agosto 1578. Caterina prese la reggenza alla morte del suo secondogenito. Enrico III giunse in Francia nell'agosto del 1574. La lega fu stretta nel 1576, l’assassinio dei Guisa a Blois ebbe luogo il 23, e il 24 decembre 1588. La Regina Caterina mori ivi pure il 5 gennaio 1589 in età di 70 anni. In Enrico III si spense il 8 agosto dell’anno medesimo la casa de’ Valois.
fine.