La medaglia dei dottori di Collegio di Como
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LA MEDAGLIA DEI DOTTORI DI COLLEGIO
DI COMO
Benedetto Odescalchi, che più tardi col nome di Innocenzo XI doveva risplendere per austere virtù sulla cattedra di S. Pietro, attese allo studio delle umane lettere presso i Gesuiti in Como, sua patria. Non pretermise poscia gli studi ne’ suoi viaggi giovanili: in Genova si dedicò alle scienze matematiche, a Roma ed a Napoli alle scienze giuridiche. In questa ultima città, subìto un pubblico, rigoroso e scrupoloso esame, publicum, rigorosum, tremendum examen1 fu dai maestri dell’Università di Napoli, viva voce, vivisque suffragiis ac nemine pœnitus discrepante acclamato dottore e maestro nell’uno e nell’altro giure. Conseguiva l’Odescalchi la laurea dottorale il 22 novembre 1639, compiendo egli il suo ventottesimo anno di età. Però Benedetto non appare che fosse subito ascritto al nostro Collegio dei dottori: parrebbe anzi da una nota autografa del Can. Antonio Maria Odescalchi, che solo alla sua elezione a cardinale egli venisse chiamato a farne parte.
È ben certo tuttavia che nelle feste fatte in Como2 per solennizzare l’elevazione alla sacra porpora dell’eminente cittadino prese larga parte il Collegio dei dottori. Né si contentarono i suoi membri di rendere più decorosa una fantastica luminaria preparata sulla piazza del Duomo; ma vollero con maggior pompa festeggiare il fausto evento con una sacra cerimonia nella chiesa di S. Amanzio, volgarmente detta del Gesù. Quivi recitò, in onore del nuovo eletto, una latina orazione Alessandro Magnocavallo3, scrittore non oscuro di Diarii.
Maggiori feste si celebrarono in Como quando giunse la novella che l’Odescalchi era stato assunto al trono papale: per tre giorni continui vi furono sacre funzioni in Duomo, ed in ciascuna giornata un oratore recitò le lodi del nuovo eletto. La Comunità, il Collegio dei dottori, il Capitolo del Duomo gli scrissero ossequiose lettere di congratulazione, e ne ricevettero da lui amorevole risposta4.
Sono smarrite o andarono perdute le lettere al Collegio dei dottori: molte peripezie toccarono all’archivio di quel sodalizio e già in tempi prossimi ad Innocenzo XI si lamenta sperpero di carte. Comunque è certo che il pontefice non dimenticò i suoi colleghi. E con una bolla5 spedito da Roma a 25 novembre 1688 Benedetto Odescalchi lasciava documenti irrefutabili del suo amore alla patria, del suo affetto al Collegio dei dottori. Nella precitata bolla egli afferma solennemente d’appartenere al Collegio: Nos de numero Collegii Doctorum civitatis Comensis unde ortum accepimus, ecc. E verso i colleghi è prodigo di grazie e privilegi: gli assolve da ogni pena ecclesiastica, censura, interdetto o scomunica nella quale potessero essere incorsi: nomina ciascun dottore presente e futuro, al suo entrare nel sodalizio, conte Palatino e cavaliere della milizia Aurata, decorandolo del relativo ordine con tutti i privilegi, prerogative esenzioni, favori, grazie, indulti, ecc.: concede la facoltà di creare Notari, e Giudici Ordinari previo coscienzioso esame: dà la più larga autorità per legittimare chiunque sia nato da non giusto connubio; concede di creare dottore nel diritto canonico e civile chiunque dopo i necessari studi essi credessero idoneo, nonché di creare dottore in medicina chiunque avesse superato un esame in tal arte da tre maestri scelti dal Collegio. Questi, per sommi capi, i privilegi della Bolla di Innocenzo: larghi oltre ogni dire ed appunto perchè tali ebbero a durare lunghe fatiche i nostri dottori per vederli riconosciuti... e non tutti dal Governo Regio. Il secolare dissidio tra la podestà regia e la podestà pontificia attraversava un periodo acuto; e le controversie tra il Comasco Pontefice ed il re di Francia, il superbo e temuto Luigi XIV, ne erano ampia manifestazione. Ninna meraviglia adunque se da Madrid si andava a rilento nel ratificare gli elargiti privilegi. Ci sfuggono le prime vicende su questo argomento per la dispersione dei documenti: sappiamo solo dal libro delle ordinazioni del Collegio (il solo che ci rimanga6 che il 2 dicembre 1697 i dottori erano avvertiti dall’Oratore della Città di Como, Pietro Paolo Raimondi essere stata spedita in Senato la consulta da farsi a sua Eccellenza toccante l'interinatione del Privilegio. Pregarono i nostri che si sollecitasse la spedizione di detta consulta ed inviarono diciotto filippi a conto delle spese bisognevoli. Al 3 gennaio seguente perveniva copia al Collegio della Consulta rimessa a Madrid ma non pare fosse di pieno aggradimento dei dottori i quali determinavano di fare avvertito il Senatore Reggente Rubino (loro collega di Collegio) di quanto sicccede con supplicarlo della sua assistenza in nome del Collegio.
Occorsero ben due anni a quanto pare perchè ai nostri giungesse dalla Spagna qualche riscontro: effetto questo della proverbiale lentezza del Governo Spagnuolo, la quale nelle piccole e nelle grandi cose minava l’esistenza del vastissimo impero. E che si che i nostri dottori non erano restii a snocciolare filippi, allora e sempre, validissimi argomenti a far solleciti i pigri.
Finalmente il 2 Marzo 1700 era avvertito il Collegio essere giunto il dispaccio di Sua Maestà intorno al Privilegio ed il 10 maggio successivo il Collegio aveva notizia che non si potrà ottenere dal senato l’approvazione di detto Privilegio nei termini che il Collegio desidera per essere troppo restritivo l’ordine di S. M.... Fu deliberato quindi di pregare il Dott. Giulini di insistere presso il Signor Leiza, Fiscale del supremo Consiglio d’Italia per procurare qualche nuovo Ordine di S. M. che sia con qualche maggior allargo... e che quando si possa ciò ottenere si debba dare al detto sig. Leiza quella ricognitione che sarà strana fa conveniente. Il signor Fiscale prese a cuore la faccenda e forse non fu estraneo al suo interessamento l’intraveduta speranza di una ricognitione.
Ed infatti il 24 Febbraio 1701 era rilasciata una lettera reale,7 nella quale dopo aver esposto i voti del Fiscale e del Senato di Milano si decreta che rispetto alla facoltà di legittimare i figli naturali si debba intendere che valga per i non sudditi e per i beni e diritti non appartenenti al Dominio. Restrizione che rendeva nullo e derisorio il privilegio. Rispetto alla facoltà di concedere le lauree dottorali si dovessero attenere alle prescrizioni esistenti in materia nella Cancelleria del Senato di Milano. Cioè, di molto limitato il privilegio Innocenziano. Quanto alla nomina dei notari ed al relativo giuramento di fedeltà che lo si debba intendere per l’esercizio di notari apostolici, ed in materia Ecclesiastica. La facoltà di rifare i propri statuti è concessa purché questi sieno sottoposti all’approvazione reale. Limitazione pure al titolo di Cavaliere e Conte, e ristrette pure le insegne di Cavaliere a portarne la medaglia sul petto e l’uso della collana d’oro, dopo nuovo esame, limitato solamente a’ Priori del Collegio pro tempore e nelle pubbliche funzioni ed entro le mura delFaula, e che la medaglia dei Dottori sia distinta dalle altre, e sul modello riconosciuto dal Senato. Insomma ai larghi privilegi di Innocenzo XI tali restrizioni da renderli poco men che nulli. Del dispaccio reale si intratteneva il Collegio nella convocazione del 19 Maggio 1701. Vi si leggeva la lettera scritta al Collegio dal Signor Dott. Giulino, con la quale avisa la speditione di tutti li dispachi toccanti l’Interrinatione del privilegio concesso dalla santa memoria di Innocenzo undecimo et approvatione del modello della medaglia da portarsi in virtù di detto privilegio et essendosi riconosciute le scritture inviate dal medesima Signor Giulino, fra le quali si contiene il detto Privilegio originale, l’interrinatione del Senato e l'approvatione del modello della medaglia, il tutto in forma autentica come pure le altre scritture fatte in questo affare, e la nota delle spese fatte per il medesimo quale compreso il salario pagato al Senato ascende a lire dice milla ottocento una, soldi trè, non compresa però la recognitione dovuta al sollecitante Carlo Ambrogio de Capitanei Vimercato, quale ha sollecitato con molta attentione la suddetta faccenda. È stato da suddetti Signori Congregati ordinato che si rimettauo al detto Signor Dott. Giulino venti filippi oltre alti quattrocento che le furono rimessi nel mese di Marzo acciò questi servano di recognitione al medesimo sollecitante Vimercato, e di rimborso al medesimo Sig. Dott. Giulino di lire quarantaquattro che egli ha speso del suo.
Di più è stato ordinato che si faccino fare le medaglie dall’orefice Samos Somigliana secondo il modello approvato dal Senato Eccelentissimo quali dovranno essere pagaie da ciascuno de' Signori Collega che le vorrà ordinare, et oltre a quelle ordinate particolarmente se ne faccino far quattro a spese del Collegio una delle quali si manderà al medesimo Sig.Dott. Giulino per un picciol segno di gratitudine di tanti incomodi che si è preso in questo affare e le altre tre si conserveranno appresso il tesoriere del Collegio8 per darle a chi novamente entrerà nel Collegio con pagare però il costo della medesima.
Si deliberava inoltre di scrivere una lettera di ringraziamento al Dott. Giulini.
Di questo dottor Giorgio Giulini, da cui trae origine l’illustre storico omonimo, e che tanto si adoperò in favore del nostro Collegio mette conto dire due parole. Nacque egli da Giuseppe Giulini, di nobile famiglia il quale da Serico, povero paesello del lago di Como, si trapiantò ad esercitare l’avvocatura in Milano. Percorse Giorgio con onore la carriera giuridica e nel 1699 fu eletto tra i Vicarii Generali dello stato di Milano, copri la carica di avvocato Fiscale presso il Senato nel 1708 e tre anni dopo fu eletto Senatore. Nel 1716 passò Pretore a Pavia, e quindi fu presidente del Magistrato di Sanità. In benemerenza dei prestati servigi ebbe il titolo di conte e la cittadinanza milanese. Né in patria era stato dimenticato: fu aggregato al Collegio dei Dottori nel 1700 ove attesa la notorietà del di lui sommo sapere, et intelligenza della materia legale 9 fu dispensato dal subire un esame al quale erano obbligati per statuto tutti i candidati. Fu pure ascritto al corpo Decurionale di Como. Da questi nacque Giuseppe a sua volta dottore Collegiato di Como, Pretore a Varese, Professore a Pavia, che fu padre allo storico milanese.
Come si è visto il Collegio passò all’orefice Somigliana il modello approvato per 3 a medaglia dei Dottori. Ercole Amos Somigliana era già favorevolmente conosciuto in patria per importanti lavori di orificeria: a lui furono commessi sei candelieri di argento destinati all’altare della Madonna nel Duomo di Como. Lavoro suo di maggior mole fu una lampada d’argento coll'arma Gallio la quale lampada per legato di Monsignor Giacomo Gallio adorna tuttora il detto altare. E sebbene nell’insieme il disegno sia pesantuccio tuttavia il Somigliana seppe con molta leggiadria intrecciarvi aquile e leoni di buona fattura: l’aquila ed il leone occupano due fascio dello stemma Gallio. Esisteva pure del Somigliana un crocifisso di argento 10, ma ebbe sorte comune, se non m’appongo, coi candelieri i quali furono requisiti dai repubblicani francesi. Tuttavia non tutte le medaglie dei dottori di Collegio furono opera del Somigllana.
C’è gran divario tra i quattro esemplari che mi conosco: due nel Civico Museo di Como, uno nel Regio Gabinetto Numismatico di Brera, l’altro presso il Principe Odescalchi. Sono probabilmente lavoro del Somigliana uno di quelli di Como, e quello di Milano. Vi è in questi una leggerezza di cesello, anche nei più minuti particolari, che salta agli occhi mentre le due fronde di quercia che incorniciano la medaglia sono trattate con molto amore e verità. Buona è pure l’effigie di S. Amanzio, speciale protettore del Collegio (confermato dalla scritta che gli gira attorno nella parte superiore S. Amantius prot. Coll.) 11. Perchè i giureconsulti comaschi scegliessero a protettore del loro sodalizio questo santo, che fu il quarto vescovo della Diocesi può spiegarsi da certi versi di assai remota fattura nei quali desso è celebrato come alunno di Cantorbery12 e quindi probabilmente insignito del grado dottorale. La devozione al Santo Protettore durò a lungo nel Collegio, il quale, il giorno 9 di Aprile veniva con gran pompa ed in forma solenne alla chiesa del Gesù dove si venera la salma di quel vescovo.
Dall’altra parte della medaglia si vede lo stemma degli Odescalchi coronato dalla tiara e le chiavi papali: ciò che doveva sempre ricordare con orgoglio ai dottori del Collegio di Como il loro collega che era pervenuto a sì alta dignità.
Del privilegio Innocenziano allo stringere dei conti non restava altro che il diritto di fregiarsi di questa medaglia ed oggi che le decorazioni sono diventate assai meno rare non si potrebbe forse spiegare tanto affannarsi di valentuomini dietro ad una sterile medaglia.
Como, Marzo 1889.
APPENDICE
DOCUMENTO A.
Innocentius Papa XI.us
Ad perpetuam rei memoriam. E suprema Apostolicae digitatis specilla, in qua humilitatem nostram mentis licet imparibus, inscrutabili aeternae suae sapientiae, atque bonitatis Consilio, collocavit Altissimas, ad praeclara, quae Catholicae Ecclesiae: Reique publicae ex Doctorum virorum Collegiis provenire noscantur, commoda et utilitates mentis nostrae aciem intendentes, ac memoria recolentes: Nos de numero Collegii Doctorum Civitatis Comen. unde ortum accepimus aliquando fuisse, indeque ad dignitatum, et honorum gradus prodire cepisse, ac propterea ipsum Collegium propensa paternae civitatis nostrae benignitate prosequentes, illudque ac eiusdem Doctores praefatos condignis beneficentiae nostrae favorìbus et gratiis ad majos dictae Civitatis Comen. Patriae nostrae decus, communeque omnium bonum condecorare volentes, dictorumque Doctorum singulares personas a quibusvis excomunicationibus, suspens. et interdicti, aliisque Ecclesiasticis sententiis, censuris, et poenis a jure vel ab homine, quavis occasione, vel causa latis, si quibus quomodolibet innodatae existunt ad effectum praesentium dumtaxat consequens. harum serie absolventes, et absolutas foro censentes, motu proprio, non ad ipsorum Doctorum, vel alterius pro ipsis nobis super hoc oblatae petitionis instanciam, sed de mera liberalitate, certaque scientia nostris, deque Apostolicae potestatis plenitudine memorati Collegii Doctores; tam praesentes, quam futaros, et eorum singulos in perpetuam ipso jure et facto, in ipso eorum in dictam Collegium ingressa seu receptione et admissione, Sacri Palatii Apostolici et Aulae Lateranensis Comites ac Auratae Militiae Equites facimus, creamus et deputamus, ipsosque aliorum Pallatii et Aulae Comitum, Aurataque Militiae Equitum huinsmodi numero et consortio favorabiliter aggregamus ac eosdem etiam torqueo aureo, caeterisque Comitum et Equitum huiusmodi insignibus decoramus, eisque et eorum singulis etiam in perpetuam, quod omnibus et singulis privilegis, praerogativis, exemptionibus, favoribus, gratiis et indultis quibus alii Pallatii et Aulae Comites ac Militiae Auratae huiusmodi Equites de iure et consuetudine, aut alias quomodolibet utuntur, fruuntur, potiuntur et gaudent, ac uti, frui, potiri et gaudere poterant, quomodolibet in futurum parimodo, (citra tamen facultates a Concilio Tridentino sublatas) uti, frui, potiri et gaudere; nec non illos quos praevio examine ad id idoneos, et fideles esse repererint, in Notarios et Tabelliones publicos ac Iudices ordinarios, extra Romanam Cariam, recepto prius ab eis nostro, et Romanae Ecclesiae nomine fidelitatis debitae solito iuramento creare et instituere, ac de Notariatus, et Tabellionatus ac judicatas officiis huiusmodi, at moris est investire. Praeterea quoscumque utriusque sexus nathos, spurios, naturales et manseres, copulative, vel disiunctive ex quocumque illicito rei damnato coita procreatos, tam praesentes, quam absentes, viventibus, seu mortuis eorum parentibus, ita at ad eorundem parentum, nec non quorumque consanguineorum affinium et attinentium Agnatorum et Cognatorum ac Transversalium, caeterorumque proximiorum suorum, et quorumvis aliorum successiones in quibuscumque rebus et bonis mobilibus et immobilibus ac semoventibus nec non iuribus et actionibus, etiam allodialibus et praecariis et alias quomodolibet qualificatis et nuncupatis (non tamen Ecclesiasticis) tam ex Testamento, quam ab intestato succedere, et ad illa haereditatis, fidei commissi, substitutionis, legati, donationis inter vivos et causa mortis, ac quovis alio titolo, sine praejuditio venientium ab intestato devenire, admitti, et recipi, illaque consequi, et habere ac de eisdem bonis juribus et actionibus disponere, ac in illis haeredes et successores instituere et habere, nec non ad honores, dignitates, status, gradus et Offitia secularia publica et privata quaecumque recipi pariter et admitti, illaque gerere et exercere libere et licite possint et valeant, ac si de vero, et legitimo matrimonio procreati essent servata tamen forma litterarum felicis recordationis Pii Papae IV praedecessori nostri desuper editarum legitimare ac omnem ab eis geniturae maculam abolere, eosque ad primeva et legitima naturae jura restituere et reducere.
Ad insuper quoscumque emensis studiorum curriculis in iure Canonico et Civili seu altero eorum per diligentem examinationem scientia et moribus habiles, et idoneos esse invenerint, in utroque seu altero jurium huiusmodi ac in Philosophia, seu Medicina per diligentem similiter examinationem duorum vel trium per eos eligendorum Doctorum seu Magistratorum vel Licentiatorum eius facultatis in qua promovendi erunt, coram eis habendam ac fidelem Magistrorum seu Doctorum, vel licentiatorum eorundem attestationem medio iuramento eis faciendam peritos ac scientia pariter e moribus ad hoc habiles, idoneosque esse reperint de eorundem Doctorum seu Magistrorum vel Licentiatorum consilio et assensu, ac eorum votis juratis in Philosophia aut Medicina huiusmodi ad Baccalaureatus etiam formati, Licentiaturae, Doctoratus ac Magisterii gradus cum solita insignium in talibus tradi solitorum exhibitione servata tamen in omnibus forma et dispositione Viennensis et Tridentini Conciliorum quibus in aliquo derogare non intendimus, promovere, et sic promotis, quod omnibus, et singulis privilegiis, libertatibus, exemptionibus, favoribus, gratiis et indultis quibus alii Baccalaurei, Licentiati, Doctores, et Magistri in utroque seu altero Jurium, seu Philosophia, aut Medicina huiusmodi in Universitatibus Stadiorum generalium promoti de jure, vel consuetudine, etiam utuntur, fruuntur, potiuntur et gaudent, ac uti, frui, potiri et gaudere poterunt in futurum etiam pariformiter, et aeque principaliter uti, frui, potiri et gaudere possint concedere.
Quodque demum pro salubri ipsius Collegii regimine et administratione, illius Doctores praefati quaecumque statuta, Ordinationes et Decreta, licita tamen et honesta, sacrisque Canonibus et eiusdem Concilii Tridentini Decretis, ac Constitutionibus Apostolicis, non repugnantia facere et edere, illaque pro tempore, prout eis videbitur, et expediens fuerit, mutare, alterare, corrigere, revocare et annullare, aliaque de novo condere, edere, quae postquam mutata, correcta, condita, ac de novo edita fuerint eo ipso Apostolica aucthoritate approbata, censeantur, libere et licite valeant, plenam et liberam licentiam et facultatem dieta aucthoritate earumdem tenore praesentium concedimus et impartimur.
Decernentes easdem praesentes litteras semper firmas, validas et efficaces existere, et fore, suosque plenarios et integros effectus sortiri et obtinere nec sub quibusvis similium vel dissimilium gratiarum revocationibus, suspensionibus, limitationibus, aliisque contrariis dispositionibus etiam per Nos et Successores Nostros Romanos Pontifices, ac Sedem Apostolicam quandocumque faciendis unquam compraehendi aut compraehensas censori, sed semper ab illis exceptas et quoties illae emanaverint toties in pristinum et validissimus statum restitutas et plenarie reintegratas, ac etiam sub posteriori data per eos ad quos pro tempore spectabit eligenda denuo concessas intelligi, ac ab illis ad quos spectat, et pro tempore spectabit inviolabiliter observari et illis respective in omnibus et per omnia plenissime suffragari: Sicque et non aliter in praemissis per quoscumque Iudices ordinarios et delegatos etiam causaram Pallatii Apostolis Auditores, ac S. B. E. Cardinales etiam delatore delegatos, aliosve quoslibet quacunque praeeminentia et potestate fungentes et functuros, sublata eis, et eorum cuilibet quavis aliter judicandi et interpraetandi facultate et auctoritate iudicari et definiri debere, ac irritum et inane, si secus super bis a quoquam quavis auctoritate scienter, rei ignoranter contigerit attentari non obstantibus record. memor. Pii V et Sixti etiam V aliorumque Romanorum Pontificum, praedecessorum nostrorum contra illegitimos editis, et aliis quibusvis Apostolicis, ac in universalibus provincialibusque et Synodalibus, Conciliis, editis generalibus vel spetialibus Constitutionibus et Ordinationibus, nec non quatenus opus sit dictae Civitatis Comens, aliisque quibusvis etiam iuramento confirmatione Apostolica vel quavis firmitate alia roboratis statutis et consuetudinibus legibus quoque Imperialibus, Privilegiis, Indultis et litteris Apostolicis, quibusvis Universitatibus studiorum generalium, nec non dilectorum filiorum, scriptorum Archivii Romanae Curiae, aliisque Collegiis et quibuscumque aliis locis et personis, etiam motu, scientia et potestatis plenitudine similibus, ac etiam de Consilio eiusdem S. A. E. Cardinalium sub quibuscumque verborum tenoribus et formis, ac cum quibusvis etiam dorogatoriarum, derogatoriis, aliisque efficacioribus efficacissimis et insolitis clausolis irritantibusque et aliis decretis in genere vel in specie in contrariam praemissorum quomodolibet concessis, confirmatis et innovatis.
Quibus omnibus et singulis etiam si pro illorum sufficienti derogatione de illis, eorumque totis tenoribus spetialis, specifica, expressa ac individua et de verbo ad verbum non autem per clausulas generales idem importantes mentio, seu quaeris alia expraessio habenda, aut quaeris alia exquisita forma, ad hoc servanda foret, tonores huiusmodi, ac si de verbo ad verbum exprimerentur et insererentur praesentibus pro piene et sufficienter expraessis et insertis habentes illis alias in suo robore permansuris ad praemissorum effectum hac vice dumtaxat spetialiter et expraesse derogamus, caeterisque contrariis quibuscumque: Volumus autem, ut earumdem praesentium litterarum transumptis, seu exemptis etiam impraessis manu alicuius Notarii publici subscriptis et sigillo alicuius personae in Ecclesiastica dignitate constitutae munitis, eadem prorsus fides ubique locorum, tam in juditio, quam extra illud habeatur, quae ipsis praesentibus haberetur, si forent exhibitae, vel ostensae.
Dat. Romae apud Sanctam Mariam Majorem sub Annulo Piscatoris die 25 Novembris 1688. Pontificatus Nostri anno decimotertio.
Cum sigillo in cera Rubea.
J. P. Albanus.
(L. S. Tab. « I. U. M.)
Concordat cum alia simili copia similis privilegii mihi exhibita in carta pergamena et per me visa et collationata, mox restituta et prò fide, etc
Firm.° Io. Mattheus Macchius Caus. Colleg. et publicus Mediolani Notarius.
DOCUMENTO B.
Philippus V, etc.
- 1701, 24 Februarii
Petita a Senatu nostro per Venerabilem Collegium Iuris Peritorum Civitatis Novocomi approbatione et confirmatione Diplomatis diei 25 Novembris 1688 praeteriti, quod SS.mus Pontifex Innocentius XI recolendae memoriae elargitus est ipsi Ven. Collegio tribuendo haec decora, ut singuli I. C. Collegiati sint Comites sacri Palatii Apostolici, Aulaeque Lateranensis, ac auratae Militiae milites, cum facultate legitimandi, conferendi lauream doctoralem, condendi statuta, et utendi Torque aureo, cæterisque Comitum et Equitum hujusmodi insigniis, jussimus pro opportuna eiusdem approbatione tunc alterum ex Egr. Advocatis Fiscalibus nostris subjicere, cuius voto habito, reque in Senatu proposita, Decrevimus die XXI Februarii anni 1689 interinandum esse enunciatum Privilegium, eo abdito, quod respectu facultatis legitimandi uti libere valeant quo ad non subditos et bona ac jura huic Dominio non subiecta tantum; Respectu facultatis doctorandi pro maturiori deliberatione iungendos esse ordines antecedentes, et scripturas existentes in Cancelleria in materia doctorandi in Collegio Mediolani; Respectu Iuramenti fidelitatis Notariorum, illud referendum duntaxat ad munus et exercitium Notarii Apostolici, et ad materias Ecclesiasticas; Respectu autem usus tituli Equitis et Comitis, ac delationis Torquis aurei denuo audiendum Egr. Advocatum Fiscalem edoctum Censuimus ac demum respectu facultati condendi statuta, decrevimus hanc esse concedendam, dummodo per ordinem nostrum approbentur. Superventis postmodum, cum adhuc penderet cognitio coram Fisco, literis regiis nostris datis Matriti die XII Septembris anni 1691, et at ordinem nostrum per antecessorem Ill.ris L.um Ten.ti nostri remissi ut informaremus, et diceremus quidquid Nobis in hac re se se offerebat, eaque informatione facta per responsivam Consultationem eidem Ill.ri L.um Ten.ti nostro, in qua voti fuimus annui posse peritæ concessioni etiam quo ad usum tituli Comitis et Equitis cum limitationibus ibi expressis, restringendo tamen insignia Equitum ad sigillum in pectore gestandum, et a Senatu approbandum; mox superventis aliis novissimis literis Regiis datis Matriti die xxix Septembris anni 1700 proxime evoluti, remittentibus omnimodam approbationem Cognitioni Senatus iuxta interrinationem a Nobis factam, suprascripta die xxi Februarii anni 1689, et juxta limitationes contentas in praedicta consultatone super resservationibus factis in suprascripta Interinatione, et audito iterum superinde Fisco nostro, recognitis prius, et diligenter consideratis memoratis literis nostris regiis Potentissimi Caroli 2di Avuncali majoris et Prædecessoris nostri recolendæ memoriæ, una cum enunciata Consultatione, reque novissimo in ordine nostro proposita, Censuimus de ipsiusmet Ordinis Sententia interinandum recensitum Diploma cum sapra recensitis limitationibus tam in supradicta prima Interinatione, et etiam quo ad usum tituli Comitis et Equitis, cum moderationibus et restrictionibus, in narrata Consultatione expressis nempe quod in dilatione Torquis aurei permissum hoc tantum sit Prioribus Collegii per tempora, et in publicis functionibus, et intra fines Aulae, quo ad caetera vero Insignia, quae Nos unice tribuimus sigillo aureo in pectore gestando, haec quoque permittenda decrevimus, modo ipsa sigillaris forma distinguatur ab aliis, et proprius per Senatum recognitus, atque approbatus romaneat modulus opportuno exhibitus; prout tenore praesentium modis quibus supra ipsummet Privilegium approbamus et confìrmamus ad normam etiam dictae Regiae nostrae approbationis, Mandantes omnibus ad quos spectat et spectabit, ut Diploma ipsum sic ut supra a Nobis approbatum servent, et exequantur, servarique et exequi faciant, per quos decet.
In quorum, etc.
Firm.° Pertusatus.
Firm°......
Note
- ↑ Cosi nel diploma autentico che si conserva a Roma presso il Principe Odescalchi. Devo questa notizia al molto Reverendo Can. Gianera, cni rinnovo i miei ringraziamenti. Erra adunque il P. Colombo (Notizie biografiche e lettere di Papa Innocenzo XI. — Torino, 1878) quando afferma Benedetto laureato in Roma.
- ↑ Relazione delle feste ed allegrezze per la promozione dell’Eminentssimo Signor Cardinale Odescalchi fatte dalla città di Como, ecc., ecc. — Como, Caprani, 1645.
- ↑ Oratio habita Comi in Tempio Divi Amantii ad Vener. Collegium Jurisconsultorum et ad reliquos ordines in Promotione Eminentissimi et Reverendissimi Cardinalis Benedicti Odescalchi. — Como, Caprani, 1645.
- ↑ Rovelli. Storia di Como. Parte III. Tomo II, pag. 270.
- ↑ Vedi documento A in appendice. Questo ed il seguente documento B esistono in copia all’Archivio di Stato, e mi furono favoriti dal ch. cavalier Biancardi, che infinitamente ringrazio.
- ↑ Ordin. Collegii Jurisper. de anno 1696 usque ad annum 1795. Vol. unicum. In Archivio Municipale di Como.
- ↑ Vedi documento B in appendice.
- ↑ Pare che il tesoriere del Collegio abbia sempre tenuto in serbo di queste medaglie. Parecchi anni dopo la soppressione del Collegio, Filippo Scalini, già cassiere di quel sodalizio, consegnò al Podestà Tatti quattro medaglie d’oro, e la Congregazione municipale (1832), quale amministratrice della sostanza del Collegio, determinò d’interessare il sig. Podestà ad eseguire la vendita (Arch. Municip. di Como. Amministrazione pubblica, n. 49). Tal vendita non si effettuò allora e le quattro medaglie passarono al Civico Museo di Como, dal quale provengono questa del Gabinetto di Brera, e quella del Principe Odescalchi.
- ↑ Ordin. Coll. cit. Seduta 29 dicembre 1699. Furono prese in quella occasione informazioni sopra la pisana del Signor Dott Giorgio Giulini della vita e costumi come pure del Signor Dott, Giuseppe suo padre, et Signor Giorgio suo Avo e sopra le qualità della di lui casa, che riuscirono soddisfacentissime.
- ↑ Ciceri. Selva di notizie riguardanti la Cattedrale di Como, ecc., Como, Gaprani, 1811. pag. 225, 226, 229.
- ↑ L'effigie intiera di S. Amanzio ai vede pare nei due nielli di ferro, che furono del Collegio dei dottori e che ora si conservano nel Civico Museo di Como. Intorno tì ha intera la leggenda: s. amamtius protector. collegii. i. c. c. comi.
- ↑ Ecco i versi:
Aprilis sexto celebratur Amantius idus
Hic Sanctus Como fulsit in Urbe pater
Si patriam quaeris ratio me carminis ipsa
Dicere ni malo britanus esse vetat
Et si nosse velis, hoc Cantuaria alumno
Gaudet et hoc recubant illius ossa loco.Ciceri, cit., pag. 278.