La miseria di Napoli/Parte III - Proposte e tentativi fatti per migliorare le condizioni di Napoli/Capitolo II. Istruzione elementare

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Parte III - Proposte e tentativi fatti per migliorare le condizioni di Napoli - Capitolo II. Istruzione elementare

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CAPITOLO SECONDO.

Istruzione elementare.


Toccherò volando questo importantissimo fra i provvedimenti contro il pauperismo delle generazioni future, a causa della confusione della istruzione elementare al tempo delle mie visite. I miei quesiti erano rivolti al partito clericale, il quale accusava del malfatto i Moderati e i Radicali ad essi succeduti nell’amministrazione municipale, e questi adducevano prove che i Clericali annullarono con un tratto di penna i provvedimenti da loro adottati. Nel momento del mio soggiorno reggeva le Scuole elementari il Commissario regio, che mi fu molto cortese e per ordine del quale mi si consegnò il seguente specchio:

MUNICIPIO DI NAPOLI.

ISTRUZIONE PUBBLICA.

Napoli, maggio 1876.

Notizie sulle Scuole elementari.
Scuole maschili diurne N. 40
» femminili diurne 44
» maschili serali 31
» maschili di disegno 5
» femminili serali 4
» femminili di disegno (festive) 1
N.  125
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Personale adibito.
Maestri di 1ª Categoria con annue Lire 1000 N. 54
» di 2ª » 1200 8
» di 3ª » 1400 6
N.  68
Maestri di 1ª Categoria con annue Lire 900 N. 122
» di 2ª » 1000 24
» di 3ª » 1200 5
» di 4ª » 1400 3
» di Classi infantili con . . . . . . » 600 44
N.  198
Maestri serali con Lire 600 »  104
Totale N.  570

Gli Alunni che frequentano le scuole sono N. 13,500, gli inscritti sono N. 16,418.

Io visitai alcune di quelle Scuole elementari che mi furono indicate come le migliori e le peggiori; dappertutto trovai bambine ben vestite appartenenti ai galantuomini e agli artigiani. Nessun piccirillo dei quartieri bassi.

Ma dalla povertà all’ignoranza è breve il passo. L’ignoranza genera e alimenta la miseria. Non si può dunque parlare dei mezzi di redimere il povero, senza accennare a quell’uno essenzialissimo, che è l’istruzione.

Ho letto gli articoli del Pungolo di Napoli sulla Relazione del professor Trinchera al Delegato straordinario municipale, e sono perfettamente d’accordo con lo scrittore di essi, specialmente dove questi si raccomanda all’onorevole Assessore che studii seriamente la questione dell’insegnamento professionale [p. 162 modifica]d’arti e mestieri, aggiungendo che, se egli riuscirà a risolvere una parte sola del problema, acquisterà titolo alla riconoscenza della città di Napoli; ed io soggiungerei dell’universale. La semplice istruzione letteraria data ai poveri, se non inutile, certo non basta; bisogna accoppiarvi, mentre sono innocenti, l’educazione al lavoro, porgere quei mezzi di procacciarsi il vivere che la società non esita a dar loro, una volta che hanno commesso contravvenzione alle sue leggi; e qui, pregando il lettore di studiare l’ultimo Rapporto del Training Ship, sotto il sindacato della Scuola distrettuale dei poveri detta Forest Gate. I giornali europei segnalarono lo splendido contegno di questi ragazzi, quando al principio dell’anno presente il bastimento arse.

Il Rapporto per il 74-75 dimostra che da questo bastimento 59 ragazzi entrarono nella reale Marina, e 114 nella Marina mercantile, e la loro condotta riuscì esemplare, e il salario che essi hanno dai capitani mercantili è maggiore di quello dato ad altri ragazzi. Importante è un diario tenuto dai guardiani dei poveri dell’Unione di San Giorgio in Londra. Sopra 63, due soli finirono male, di quattro nulla si sa, tutti gli altri fanno bene.

Uno andò in China per tre anni con salario di 1500 lire, un altro ha 70 lire al mese, un altro, mandato al Goliath, perchè troppo turbolento, per essere domato nelle scuole di terraferma, ora si distingue a bordo del bastimento Violetta. Un altro ha ricevuto un premio per abilità marinaresca, dopo due soli mesi di servizio nella reale Marina, altri sono nelle Colonie, [p. 163 modifica]parecchi suonatori nei reggimenti; di tutti, eccettuatine due soli, si hanno notizie incoraggianti e soddisfacenti.

Unica prova, in fatto d’educazione dei poveri, onde gl’Inglesi siano finora contenti, imperocchè ancora si dibatte del come meglio, coll’istruzione, preparare quella disgraziata e numerosa classe alle battaglie della vita.

Nelle scuole addette alle Case di Ricovero si nota che i bambini rimangono mesti e disanimati come misere creature senza legame e affetti col mondo esterno.

C’erano le così dette scuole Regged o Scuole degli straccioni. Ma con la recente Legge sull’educazione esse rimangono indirettamente abolite: pessima cosa, nell’opinione mia, perchè bambini molto sporchi e laceri tolleransi difficilmente nelle scuole frequentate dai bambini del ceto civile.

Visitando le Scuole elementari napoletane, io rimasi attonita di vedere tutti i bambini e le bambine senza eccezione netti, ben pettinati, calzati. La quale cosa contrastava siffattamente coll’aspetto dei miseri ragazzi che brulicano a migliaia per le strade, che domandai a parecchie persone se esisteva una legge locale, la quale permettesse ai maestri ed alle maestre di rifiutare chi non si presenta decentemente vestito. Anzi il professore Trinchera pose in mia presenza la questione ad una delle principali Autorità scolastiche. Tutti in coro risposero di no, ma tutti ammisero che, venendo all’atto, il no mutasi in sì. Infatti interrogai centinaia di madri nei più miseri [p. 164 modifica]quartieri di Napoli, perchè elleno, non mandassero i loro bambini alle Scuole comunali, non fosse altro, per tenerli fuori delle strade e dei pericoli tante ore al giorno, e tutte mi risposero che già le difficoltà di avere i certificati di nascita dal Municipio erano grandi, e che anche ottenutili, i bambini venivano respinti dalle scuole, perchè laceri e scalzi. Io qui non posso e non voglio indagare di chi sia la colpa, e se ce ne sia. I bambini stessi non amano andare alle scuole, ove i compagni li deridono e li schifano ed ove i maestri, i quali veggono che per la nessuna sorveglianza di casa quelli non fanno profitto, hanno meno cura di loro che degli altri. Forse non sarà peggiore questo stato di cose in Napoli che altrove; ma a Milano ed anche a Roma dobbiamo riconoscere i grandi sforzi falli per togliere i bambini indigenti al vizio e all’ignoranza.

E Napoli possiede una scuola-modello; e benchè fondata da una straniera, avvertiamo, con molta soddisfazione, che progredisce e sveglia simpatie. Vogliamo parlare del Giardino d’Infanzia della signora Schwabe, filantropa signora tedesca, che quando l’Italia lottava per la indipendenza assistette con mano munificente i volontarii e specialmente i feriti, ed ora all’Italia libera dedica la vita e le sostanze a migliorare la condizione sociale dell’infimo popolo napoletano. Narrare partitamente i casi di cotesta scuola occuperebbe troppo spazio, sebbene tornerebbe molto istruttivo il dimostrare l’opposizione accanita diretta e indiretta che i Clericali oppongono a qualunque tentalivo di migliorare la sorte del popolo, e come gli [p. 165 modifica]uomini anche disposti al bene cadano nel laccio volendo allearsi con loro.

Qui non parliamo per ispirito di partito, perchè appoggiarono e fecero possibile quella scuola due Ministri d’Istruzione Pubblica del partito moderato, benchè in gran parte il loro aiuto fosse reso inefficace dal Municipio clericale; ma intanto lo Scialoja diede alla signora Schwabe il diroccato, ma sanissimo stabile dell’ex-Collegio medico e 30 mila lire di scorta. Questo, finora, è tutto l’aiuto governativo; il resto, e passa le 100 mila lire, la signora Schwabe lo ha messo del proprio, e tassando i suoi amici per quanto le è potuto venir fatto. Ora la scuola va, e va bene; ma senza ulteriori aiuti cadrà, come cadde la benemerita Opera della mendicità.

Non dovrebbe temersi possibile tale sventura, mentre la cosa pubblica sta in mano di un Governo riparatore e d’un Municipio progressista.

Prima di essere sindaco l’onorevole Sandonato ha sempre aiutata la scuola, come presidente del Consiglio provinciale. Oggi, sindaco, confidiamo che darà più potente aiuto, e so da buona fonte che il presente Ministro d’Istruzione Pubblica adoprerà ogni potestà sua per dare a quella scuola parte dei fondi destinati all’istruzione elementare.

Per ben capire come tale scuola adattisi alla svegliata, irrequieta e pur docile indole napoletana, vorremmo che ognuno dei nostri lettori vi passasse un giorno, e ciascuno può recarvisi senza preavviso, perchè al contrario delle scuole paterne dei preti, ove nessuno può penetrare, essa apresi a tutti. Vi è allo [p. 166 modifica]stesso tempo convitto e scuola diurna. Un’Amministratrice dirige con molta intelligenza, con amore e con rara economia il convitto. Vi ha un Direttore italiano impratichito nella difficile professione della pedagogia in Inghilterra, sua moglie tedesca educata nell’Istituto fröbelliano di Germania ed altre due maestre, torinese e lombarda, educate pur esse in Germania. A questa eletta compagnia di persone interamente devote al faticoso lavoro sono dovuti il raro ordine e l’armonia ammirati in questa scuola, e associate con loro sono molte maestre toscane e napoletane, le quali vengono man mano perfezionandosi nel sistema.

E mentre il Governo ed i privati possono consolidare e allargare la scuola, il Municipio farebbe opera egregia stabilendovi una Scuola normale. Si sa quanto costi, quanto sia difficile mandare una giovanetta all’estero.

Per Napoli non è necessario. Essa possiede la sua Scuola normale, dove ci sono allieve che promettono bene; ma erra grandemente chi suppone si possa divenire maestra de’ Giardini d’Infanzia senza un corso normale speciale. Ora le allieve che si sentono disposte a questa specialità, possono essere istruite e far pratica di sistema fröbelliano o nel convitto o frequentando la scuola Schwabe dalla mattina alla sera. Così in breve tempo potrebbe il Municipio aprire almeno una scuola in ognuno dei 12 quartieri della città.

All’ex-Collegio medico di Sant’Aniello accettansi in proporzione dei mezzi pecuniarii tutti i bambini che si presentano; chi non può pagare vi è accolto [p. 167 modifica]gratuitamente; c’è poi chi paga poco e chi paga di più, ma vi ha parità di trattamento, e se non guardate le scarpe, non distinguereste il figlio del deputato A, del medico B, del commendatore C, da tre bambini che dormivano la notte in un sottoscala prestato da un carbonaio, o da quattro bambine convittrici che la signora Schwabe rinvenne lacere, affamate, febbricitanti, coperte d’insetti e rosicchiate da topi nelle famose grotte degli Spagari.

Ma per giungere a tale risultato, quanta abnegazione, quanta devozione e quanta insistenza! Le porte delle scuole apronsi alle otto, le maestre sono già al posto, e ad uno ad uno i bambini si sottopongono a ispezione.

Se sporchi, lavati e rasi; poi tutti vestiti col grembiale netto, nè la Direttrice permette che ad un solo grembiale manchi un bottone od un nastro.

Suonata l’ora della scuola, i maschi grandi vanno in un’ala separata, ove il Direttore e le maestre patentate dànno istruzione fino alla quarta classe elementare. In una classe le ragazze grandi apprendono a cucire a mano ed a macchina, e soprattutto a rammendare; e quindi si fa e si rassetta tutta la biancheria dello Stabilimento.

I piccini e le piccine spartonsi in varie classi, ed hanno tutti i giocattoli ed il materiale per lavoro che fa parte del sistema. L’intero metodo del Fröbel essendo basato sull’attività spontanea, e avendo per iscopo di avviare i bambini a formarsi e produrre da sè, la ginnastica occupa il maggior tempo. Gli esercizii fisici alternativi col canto morale, con lezioni [p. 168 modifica]date sugli oggetti e su tutte le figure geometriche, la costruzione di case, di oggetti di mobilia, con fuscelli e stecchi, fanno sì che i bambini non si stancano mai, ne hanno mai l’aspetto languido e annoiato abituale su quei visini nelle scuole ordinarie. Viene poi la gradita ora del pranzo, e tutti i bambini del Giardino raccolti in una sala da ciò mangiano una buona minestra.

Curioso a dirsi! la gran difficoltà consisteva nel far mangiare questa minestra ai poveri. I bambini civili la divoravano, e il vero lazzarello preferiva un torso di cavolo alla minestra di riso; ma una volta assuefattosi divoravasi uno, due, tre e fin quattro piatti di minestra; e dopo la minestra la ricreazione, e poi ancora l’istruzione.

E queste scuole sono i veri vivai per le altre arti ed industrie, su cui, con tanta ragione, lo scrittore del Pungolo insiste.

La scuola presente non conta in tutto che 259 inscritti, di cui in media sono presenti 214.

Ma l’edificio è adattatissimo ad un gran convitto, e se tutti i locali di esso appartenessero alla scuola, il Giardino d’Infanzia potrebbe ricevere almeno 500 fanciulli, e quella di Sant’Aniello potrebbe diventare una scuola-modello, da imitarsi non solo in Napoli, ma nelle Provincie e nelle altre città.

Visitai da ultimo, fra le istituzioni educative, la Scuola normale femminile, ove le ragazze esterne e convittrici si preparano per la patente.

La prima cosa che mi colpì fu l’affollamento delle classi, l’angustia dei dormitorii; e sì che s’era nello splendidissimo ex-Collegio dei Gesuiti, edificio che [p. 169 modifica]conosco per filo e per segno avendocelo concesso il Garibaldi nel 1860 pei feriti.

Domandai chi occupava il resto del palazzo, e mi fu risposto: «Vedove e parenti o sedicenti vedove e parenti dei militari morti.»

Ma se il Ministro di Guerra désse un’occhiata alle fedi di nascita di quelle inquiline, ne scoprirebbe molte di costoro ivi raccolte abusivamente, le quali ad ogni modo potrebbersi alloggiare altrove, lasciando a quelle ragazze, che secondo me lavorano troppo e passeggiano poco, almeno lo spazio necessario e l’aria respirabile per mantenerle in salute. Io non conosco mestiere, se coscienziosamente esercitato, più faticoso di quello di una maestra degli Asili infantili e delle Scuole elementari: fatica di mente, di polmoni e di braccia.

E se cominciano con poca lena morale e gracile salute, avremo scolari fiacchi e maestre malate.

In un piccolo, ma molto succoso opuscolo del direttore Pietro Rossi sulle Scuole normali di Napoli, leggonsi le seguenti osservazioni degne di meditazione, perchè appropriabili a quasi tutte le ragazze della stessa età in Italia.

Conosco una madre di numerosa prole, la quale mi disse francamente che i proprii figli avrebbeli tollerati liberi pensatori, ma che voleva le femmine allevate nei riti più rigorosi del Cattolicismo.

Nell’ottobre del 1862, scrive il direttore Pietro Rossi, alcune fra le giovani, che frequentarono la Scuola magistrale, si presentarono all’esame per la seconda classe e ne riuscirono approvate dodici; [p. 170 modifica]mentre altre 30 su 38 presentatesi furono inscritte nella prima classe. Molte però non vennero mai, oppure pochi giorni dopo lasciarono la scuola. Chi volesse darsi ragione di tali fatti dovrebbe conoscere le condizioni di quegli anni; e vedrebbe quante difficoltà siansi rizzate contro questa scuola, le quali sono certo diminuite di molto, ma non del tutto cessate. Ne dirò alcune.

Per l’educazione delle fanciulle di agiata condizione esistono i due grandi educatorii detti di San Marcellino e dei Miracoli, ed alcuni privati Istituti. Per le fanciulle appartenenti a famiglie di scarsa fortuna vi sono molte Pie Case o Conservatorii, come si chiamano. In quelle Case di educazione vi s’insegnavano molte fra le discipline che a bennate giovani si addicono, in queste si coltivavano i lavori di cucito e di ricamo; ma oltre il leggere e lo scrivere, fatto senza riflettervi sopra, null’altro s’insegnava.

Vi erano anche pubbliche Scuole gratuite per le fanciulle (nel 1868 erano 17); ma pure in queste le maestre occupandosi di un po’ di lettura e scrittura, dei lavori donneschi e del catechismo romano, punto non svolgevano le facoltà mentali, nè davano quella istruzione più ampia dalle condizioni civili richiesta. L’istruzione era stimata come ornamento, non come bisogno di ogni persona, molto meno come mezzo di conoscere i proprii doveri ed aiuto ad adempirli. In molte famiglie poi a qualche monaca di casa era commessa la cura d’insegnare: la quale, oltrechè ignorante, avea la mente ed il cuore pieni di pregiudizii e superstizioni. In conseguenza si doveano prima di [p. 171 modifica]tutto persuadere le famiglie che le giovinette sui 15 o 20 anni potevano, senza rimanerne umiliate, frequentare la pubblica scuola, e conveniva far loro acquistare stima per l’ufficio di maestra. Anche l’Autorità religiosa consigliava ai genitori di non mandare le figliuole loro alla pubblica scuola, molto meno alla normale, sia perchè non era necessario che tante cose imparassero di lingua o di aritmetica, di storia, di geografia e di scienze naturali, sia per non apprendere, come dicevano, massime contrarie alla dottrina cattolica. A tutto questo deve aggiungersi la triste condizione della scuola per il luogo angusto e tanto cattivo, che qualche giornale in quel tempo scrisse avere l’aspetto più di cantina che di scuola. E, se non sembrasse ch’io volessi muovere censura all’Autorità scolastica preposta allora alle scuole primarie, io aggiungerei che pure grandemente nocque alla Scuola femminile l’aver conservato per un anno nello stesso locale e al medesimo piano l’uffizio del regio Ispettore per gli Studii primarii, al quale doveano recarsi ogni giorno molte persone, senza che potesse osservarsi la vigilanza necessaria per una Scuola femminile. Ora la Scuola normale, a cui annettesi una Scuola elementare per il tirocinio, è frequentatissima.

Ho assistito a tutta una lezione, e le composizioni erano eccellenti. Le istitutrici e le amministratrici del convitto mi sembravano devotissime nel compimento dei loro doveri; e in esse notai la modestia delle vesti, mentre in molte allieve esterne la pettinatura incipriata e i fronzoli del vestiario scimmiottavano ed esageravano l’ultima moda. [p. 172 modifica]

Or pensando quanto tempo avranno preso quelle goffe acconciature, quanto danaro quegli abiti, mettendoli a riscontro col miserabile salario che riceveranno come maestre, sarebbe molto utile che quelle buone istitutrici cercassero di far seguire il proprio esempio. Le lezioni, a cui assistetti date da un prete, che conobbi all’asilo, erano veramente edificanti per la lucidità del pensiero e la pazienza, ond’egli si accertava che ognuna avevalo compreso.

Da questa scuola sono già uscite più di 300 maestre, e l’istituto continua a vigilare la loro carriera. Molte insegnano nelle Scuole comunali di Napoli, altre nei Comuni della Provincia, altre nei reali Educatorii, negli Asili d’Infanzia e negli Istituti privati. Altre sono andate a Salerno, ad Avellino, a Bari, a Lecce, a Potenza, ove per lo più divengono direttrici delle Scuole magistrali.

E ora una parola al Ministro della Istruzione Pubblica del Governo riparatore.

Quando queste povere fanciulle, con infiniti sacrificii dei genitori e gran fatica propria, si presentano a chi di ragione per avere un posto come maestre, così profonda radice ha preso la camorra, che in moltissimi casi esse debbono pagare, e largamente, sul loro salario la mancia a chi le nomina; e ciò quando non sono obbligate a pagare col più prezioso tesoro della donna.

Nè ciò asserisco con leggerezza. Queste ragazze, temendo ulteriori vendette, vi pregano di non denunciare i loro nomi.

Ma ci sono persone pronte a garantire i fatti. E [p. 173 modifica]per onor del vero deveși dire che nè questi nè altri abusi ebbero luogo durante i tre anni, nei quali il cav. Girolamo Nisio, che ha lasciato tanto desiderio di sè nei maestri e negli allievi, fu Provveditore degli Studii in quella Provincia.

Non mi è venuto fatto, per quanto m’adoperassi e per quanto si adoperassero molti amici miei, di penetrare in una delle scuole dette Paterne che sono assolutamente in mano del Clero, e che giudicando da quelle che ho viste in altre Provincie, non sono capaci di riforma, ma devono essere abolite ipso facto.