La miseria di Napoli/Parte II - La ricchezza dei poveri/Capitolo IV. Il sistema dell'Alunnato del Brefotrofio dell'Annunziata

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Parte II - La ricchezza dei poveri - Capitolo IV. Il sistema dell'Alunnato del Brefotrofio dell'Annunziata

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CAPITOLO QUARTO.

Il sistema dell’Alunnato del Brefotrofio dell’Annunziata.


Ammesso che lo scopo dei Brefotrofii sia di provvedere alle necessità della vita per le creature abbandonate dai genitori, ai quali la Legge in Italia non impone nemmeno l’obbligo di dare ai figli il proprio nome, non per ciò questi Istituti devono servire a creare una classe d’oziosi e per conseguenza di viziosi a spese della società.

A ciò appunto ha servito finora il Brefotrofio di Napoli, come altri Istituti, per un vizio di ordinamento che lo rende dannoso invece di utile: vera causa questa della sua impotenza a ottenere lo scopo prefissogli.

I maschi, che ieri si deponevano nella Ruota e oggi si consegnano all’Ufficio di presentazione, sono quasi tutti dati fuori a balia, e divenendo poscia utili a questa o alla sua famiglia sono raramente restituiti. Se restituiti, l’Annunziata li affida all’Albergo dei Poveri dopo l’età di sette anni, e ad ogni modo dopo questa età non se ne piglia più cura.

E questo è male, perchè spesso caduti in mano di gente cattiva ed inetta trovansi abbandonati a se stessi e divengono vagabondi o perversi. [p. 99 modifica]

L’Istituto che li ha paternamente raccolti deve almeno sorvegliarli fino ad una certa età, obbligando la famiglia che li adotto a mandarli a scuola, finchè abbiano percorse le classi elementari e ad insegnar loro il mestiere del padre di detta famiglia, salvo a profittare del loro lavoro per un dato numero di anni in compenso del nutrimento, delle cure e dell’insegnamento; e gli amministratori dei rispettivi Comuni possono facilmente vegliare all’adempimento dei doveri reciproci dei giovanetti e dei loro padri adottivi, quando siavi una legge speciale simile a quella che regola gli apprendisti. E così si creerebbe una nuova generazione di operai e di agricoltori istruiti ed abili, e lo Stato avrà fatto tutto ciò che può e deve, perchè l’innocente non isconti la colpa dei genitori, e sia tolto dalla condizione anormale che la stessa società ha creata per i figli illegittimi.

E qui torna sempre più in evidenza l’utilità dei training ships, o bastimenti ad uso scuola, per istruire marinai per l’avvenire di questo paese, rivale futuro, e rivale unico in Europa, dell’Inghilterra sul mare, Quando si pensa che lo Stato per obbligo della propria sicurtà è costretto ad albergare, custodire, nutrire e vestire tutti i suoi figli una volta che sono rei, è strano davvero che se ne dia così poco pensiero, finchè sono innocenti e in grado di divenire utili ed onesti cittadini. Oggi che, forse per la prima volta durante quindici anni, il Municipio di Napoli opera in accordo col Governo, oggi sarebbe il momento per il capo di detto Municipio d’intendersi col Ministro della Marina per avere uno o due bastimenti ancorati in [p. 100 modifica]Napoli: e coi Ministri del Commercio e Agricoltura, e dell’Istruzione Pubblica per fondarvi le scuole necessarie. Questo sarebbe un bel monumento ad onore del Municipio progressista davvero!

Ma se per i maschi la Reale Casa dell’Annunziata è immemore ed improvvida, essa prodiga alle femmine tali privilegi e diritti da diventare ingiusta ed assurda.

Fino all’altro giorno tutte le femmine messe nella Ruota avevano diritto a vivere mantenute e morire nell’Ospizio. Quelle date fuori nelle famiglie, gratuitamente allevatevi od a pagamento, poteano essere restituite o tornarvi a propria volontà, per poi uscire da capo e da capo ritornarvi secondo il loro libito. Sicchè accadeva e tuttora accade che il desiderio della libertà e la ripugnanza al lavoro alternandosi producano un andirivieni continuo, rendendo vano ogni tentativo di ordine e di decoro. Una bambina allevata per esempio nei bassi quartieri di Napoli, rientrando nell’Ospizio, o perchè la famiglia che l’ha allevota è stanca di mantenerla, o perchè essa non vuole lavorare, o perchè vuole acquistare la dote concessa alle figlie che trovansi nell’interno dello Stabilimento e non a quelle che si maritano mentre son fuori, porta seco tutte le nozioni del vizio acquistate in quei luoghi, ove l’idea stessa del bene è ignota. Che esempio fatale per le interne non ancora messe in contatto col mondo!

Fino al 1833 tutte queste ragazze, o non mai uscite o ritornate, erano rinchiuse nel Conservatorio, ove acquistavano prevalenza facendosi oblate: specie [p. 101 modifica]di esseri non religiosi, perchè senza voto di castità, di ubbidienza o altro; non secolari, e perciò esenti dai doveri di cittadine.

E queste oblate vivevano padrone dello Stabilimento, ognuna avea stanza propria e da 50 centesimi a una lira al giorno, mentre le semplici recluse avevano comune la stanza e talvolta ricevevano il pane e 21 centesimo al giorno; e per vivere dovevano lavorare sotto gli ordini ed il capriccio delle oblate, che maltrattavano le une e guastavano le altre, secondo che erano più meno docili ed utili. Nessun refettorio, nessuna sorveglianza. La Casa della Madonna mutata in postribolo. Chi vuol conoscere quella Casa legga il Ranieri; nulla vi è esagerato, mi dicono coloro che di quel tempo bene si ricordano, ed ai quali facilmente si crede pensando allo stato dell’Ospizio nel 1860.

Gli abusi scomparvero; oblate più non se ne fanno; l’Alunnato è un progresso dal Conservatorio; ma il vizio del sistema, dapprima accennato, rimane, ne si può correggere, senza distruggerlo assolutamente.

L’Alunnato oggi sta sotto la direzione delle solite Suore di Carità, che tengono ordine, pulizia; istruiscono assai bene e insegnano, come abbiamo detto, a lavorare all’ago, a far guanti, ricami, fiori, e oltre alle classi elementari, il canto corale, il disegno di ornato e il lineare. Ogni alunna, oltre il vitto eccellente, ha tre vestiti, uno da casa, uno di mezza tenuta, ed uno di gala.

Ora qual sorte attende queste signorine così ben istruite?

Anche nei bassi strali va sempre diminuendo la [p. 102 modifica]riverenza superstiziosa per «le figlie della Madonna,» e queste non trovano marito, e se ne trovano, come possono adattarsi alla vita di fatica, di disagi, di stenti, che solo un operaio può loro offrire? E quando per istinto di libertà, così potente nella gioventù, escono, e si offrono come lavoratrici o cameriere, come si può pretendere che persistano nel lavoro, quando hanno come rifugio, a cui tornare, la Casa della Madonna col suo lusso e comparativo ozio? O ritornano peggiorate, o aumentano quella tremenda categoria delle meretrici che esiste dappertutto, e a Napoli sovrabbonda. Sono allevate al lusso e così solamente possono ottenerlo. Ne si dica questa un’affermazione arrischiata.

Il Direttore dell’Annunziata mi disse che le allieve di questa Casa danno un grande contingente alla prostituzione.

L’Alunnato costa allo Stabilimento 150,000 lire annue per una media di 450 ragazze: quasi una lira al giorno ogni alunna per ottenere poi questo bel risultato! E il denaro così male speso rappresenta la vita mancata alla metà delle creature, che per economia si alleva nell’Ospizio, ossia si lascia morire.

Ma ci si domanda, che cosa fare di queste ragazze? Una volta nello Stabilimento, possiamo metterle alla porta, o anche uscite, possiamo rifiutare di riceverle?

E si risponde: Avete già deciso che al di là di venticinque anni non potete più tenerle, e le mettete alla porta. Ora a quell’età la donna nè trova marito agevolmente, nè si adatta a vita nuova. Bisogna dalla [p. 103 modifica]nascita della bambina prefinire il modo di collocarla nella società, darle casa, interessi, affetti e vita propria. E questo si può fare solamente, incoraggiando le stesse famiglie che allevano le bambine a continuare le loro cure fino a che esse divengano donne. Questo ci pare facilissimo nelle Provincie napolitane quanto altrove.

Il professore De Crescenzio nel libro citato, in cui molti de’ guai da noi narrati sono esposti, dimostra che un anno per l’altro nella Provincia di Napoli nascono 33,000 bambini e che nel primo anno di vita ne muoiono 7000, sicchè ci sono 7000 donne che hanno latte inutile; basta un terzo di queste per dare a ogni esposto una possibilità di vivere. E che la nutrice si affezioni al poppante è una verità così notoria, che non abbisogna di dimostrazione. Chi dunque meglio della balia può fare da madre alla creatura? Mancata la madre propria e il genitore, parmi la cosa più naturale e più facile per offrire alla disgraziata un’avvenire. E qui viene la Casa materna dell’Annunziata, dando alla madre adottiva il soccorso necessario per cibare, vestire ed alloggiare la figlia adottiva, coll’obbligo di mandarla alla scuola ed educarla in tutti i doveri di donna, conferendole tutta l’autorità della madre e altresì la responsabilità. Nel caso di morte o di disgrazia, queste ragazze non sono in istato peggiore o differente da tutte le altre orfane, e han sempre la Casa materna o Brefotrofio che sorveglia e vigila. Havvi grande probabilità che la figlia adottiva sposi qualche membro della famiglia, in cui si alleva; e la Casa che ha fondi può aiutarla con una piccola dote. [p. 104 modifica]Oggi l’una per l’altra, le alunne mantenute nell’Ospizio fino a ventun’anno costano 7350 lire ciascheduna.

S’imagini con quanto meno un’onesta contadina o artigiana manterrebbe la sua figlia adottiva! Il De Crescenzio fa un calcolo che per 2139 esposte, date al di là di sette anni lire 2, 50 al mese per le fanciulle, con premio per il collocamento definitivo di esse, premio di 60 lire per il tenutario e di 20 per il delegato che sorveglia e s’interessa, inchiusa la dote per 275 fanciulle da pagarsi al tempo del matrimonio di 60 lire per ognuna, il totale delle spese sarebbe di 207,360 lire per la famiglia esterna.

Questo sistema dunque unisce l’economia, la salute e la massima possibilità di una vita normale per tutte.

In casi eccezionali, provvedimenti eccezionali. Per certe ragazze di cui, a cagione di disgrazia o morte della madre adottiva, o di difficoltà di collocamento, la Casa dell’Annunziata deve riprendere la tutela, l’Ospizio può avere il diritto di farne delle apprendiste di quel mestiere, onde mostransi atte, di farle ammettere ad una Scuola normale, ad un Ufficio telegrafico, alle Poste, di aprir loro insomma, nè più nè meno, lo stesso avvenire, il quale è aperto alle ragazze nate da genitori conosciuti.

E qui ci viene a taglio di ripetere una proposta spesse volte fatta a chi ci dice che non vi sono carriere aperte alle ragazze, le quali non trovano marito. Perchè non si ha da educare e istruire le nostre ragazze apposta per dirigere le tante istituzioni di beneficenza in balìa delle religiose?

Perchè non istabilire una Scuola normale a tale [p. 105 modifica]uopo? Ospedali, case di ricovero, case di lavoro, case di reclusione, prigioni femminili, esisteranno per necessità anche quando l’Italia avrà riformato dalla base tutte le sue Opere pie. Perchè così fatte istituzioni non possono essere dirette e governate da donne intelligenti di amministrazione, d’igiene, di tutto ciò che costituisce una buona direttrice? Fa pietà il pensare che oggi, con tante donne che non sanno guadagnarsi il pane, a cui l’ozio pesa e il tedio della vita diviene malattia, ogni volta che ci vogliono matrone per le carceri, infermiere per gli Ospedali e Manicomii, soprintendenti per i Brefotrofii, per i Convitti femminili, per ogni Stabilimento pubblico, si ricorra al convento, e nove volte sopra dieci facciasi domanda al Belgio e alla Francia per queste Suore e Figlie di Carità, così dette, che non sono che tante gesuitesse, mosse dall’unico scopo di far servire il proprio ingegno, la disciplina perfetta, l’abilità grande, a procurarsi proselite, a creare nuove generazioni di femmine che mettano il confessore prima del marito, la contemplazione celeste prima dei doveri terrestri, di madre, di sposa, di cittadina.

Faccia il nuovo Municipio una statistica delle religiose impiegate e lautamente pagate e mantenute in Napoli da una parte, e dall’altra parte delle ragazze, oggi oneste e alle a divenire capaci infermiere, matrone, sopraintendenti e intelligenti direttrici da qui a quattro anni. Vedrà che troverà con poche spese il modo di mettere al posto tutte quelle alunne dei numerosi Stabilimenti che oggi sono imbarazzo e causa di perplessità agli amministratori. [p. 106 modifica]

E a queste figlie di nessuno, e per le quali la Madonna finora si è mostrata madre capricciosa, ora troppo severa, ora troppo indulgente, si pensi specialmente, creando loro un avvenire normale per un altro anno, impedendo che nemmeno continuino a formare una casta a parte, inutile, oziosa, infelice.

In quanto alla Casa di Maternità, che il De Crescenzio vorrebbe vedere accanto ad ogni Brefotrofio «come vivaio delle balie per il servizio del baliatico interno (di cui anche egli deplora l’esistenza), e come Istituto che vi metta sulla via di spandere i beneficii sulla madre e sul figlio e giovare ad entrambi,» la proposta apre un campo così vasto e così irto di spine, che sarebbe presunzione pretendere di percorrerlo per lungo e per largo in queste pagine.

Tanto meno si può in così ristretto spazio rispondere all’altro quesito secco:

«Perchè non concedere alla madre quel compenso di baliatico che dovrete dare ad un’altra per far nutrire il suo bambino?»

«Come non potranno essere benedette quelle otto lire mensuali date alla madre piuttosto che ad un’estranea, la quale non potrà mai avere l’affetto della madre propria?

Temiamo che per quanto queste proposte trovino eco nel cuore, producano un effetto tutt’altro che favorevole al concetto di virtù e di moralità che rappresenta l’ideale della società d’oggidì.

Questa società vorrebbe figli nati solamente per unione legittima,ne vorrebbe quest’unione che quando i genitori fossero in grado di mantenere i proprii figli. [p. 107 modifica]Questa società riconosce il suo dovere di conservare la vita e allevare i poveri gettatelli, ma difficilmente acconsentirebbe di ricompensare la genitrice che essa società ritiene colpevole.

Ora lo stabilire una Casa di Maternità per «le sole illegittimamente incinte,» e annetterla a un Brefotrofio che pagherebbe la madre per il latte che dà al proprio figlio, sarebbe un premio offerto alle fanciulle madri a preferenza che alle madri spose. Temiamo che molti uomini che oggi fanno sacrifizii, che si serbano sobrii, economi e laboriosi pur di sposare la fanciulla amata, eviterebbero il legame, quando fossero sicuri di vedere allevare i proprii figli dalla loro madre — amante e non sposa di lui — a spese dello Stato.

Non bisogna mai dimenticare il fatto sopra ricordato, che in Napoli già tutti i figli naturali vengono esposti: i non esposti stanno come 1 a 100, mentre in Milano come 1 a 40, in Bologna come la 30. — Si vede dunque che il Brefotrofio inventato da papa Innocenzo, spaventato dal gran numero d’infanticidii, provati dalla quantità di neonati pescati nelle reti dei pescatori del Tevere, ha contribuito in Napoli a rendere snaturate le madri. — Ora se tale Istituto premia tali madri, avremo un accrescimento di figli illegittimi, come avvenne in Inghilterra, quando ogni madre che presentava un figlio illegittimo riceveva due scellini alla settimana.

Finchè si crede necessaria l’esistenza dei Brefotrofii, questi debbono servire al solo scopo di dare alimento e mezzi di procacciarselo a quei figli, di cui [p. 108 modifica]è impossibile rintracciare i genitori. Altre istituzioni e mezzi educativi possono rendere più umane le madri e i genitori, ma entrano in un altro ordine di idee e in un’altra categoria di fatti. Confondere questi con quelle sarebbe una nuova ingiustizia aggiunta a quella tremenda già inflitta dalla società ai figli illegittimi di genitori sconosciuti.