Memorie storiche della città e del territorio di Trento/Parte seconda/Capo III

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CAPO III.
Memorie Storiche dall’anno 1219
fino all’anno 1274.

A Federico Wanga succedette, come detto abbiamo, nel Vescovato di Trento Alberto ovvero Adalpreto III. eletto nel fine dell’anno 1219. Egli riparò ed ampliò il borgo di Egna, come attesta il seguente documento «.... Anno Domini 1222 Indict. 10 die Veneris tertio exeunte Julio in Burgo de Egna.... Cum Dominus Albertus Dei gratia Trid. Ecclesiæ Venerabilis Episcopus vidisset destructionem Burgi Egne ab inferiore parte capitis per flumen Atesis, ideoque dixit se velle longare dictum Burgum de Egna de superiore capite....» Può vedersi tutto intero questo documento registrato nel libro Monumenta Ecclesiæ Tridentinæ pag. 54.

Il Vescovo Adalpreto III. non regnò che anni quattro, e dopo la morte di lui sul [p. 22 modifica]finire dell’anno 1223 fu eletto a suo successore Gerardo cremonese di patria ma Canonico ed Arcidiacono della Cattedrale di Trento. Egli convocò l’anno seguente 1224 un concilio diocesano onde estirpare molti gravi abusi, e molti delitti, che allora commettevansi, ed havvi di lui un documento, che così incomincia: «Anno Domini 1224 3 exeunte Aprili in Trid. in Capella Pallatii Episcopatus.... Ibique Dominus Gerardus illustris Trident. Ecclesiæ Episcopus, facta previa amonitione D. D. Canonicis, et Monachis., Arcipresbiteris, Prelatis, Presbiteris, et Clericis Civitatis et Episcopatus sui, ut si qui in sua Civitate et Episcopatu clerici sunt, qui sciant se incidisse in Canonem Sententie late per Dominum Hostiensem Episcopum tunc summi Pontificis Legatum, quam protulit contra clericos concubinarios....»

Essendosi formata nuova lega nell’anno 1226 delle città lombarde contro l’Imperatore Federico II., il Re Arrigo suo figlio con un esercito tedesco e con molti Principi venne fino a Trento per andare in Italia, ma «fu astretto, come scrive il Muratori1, a fermarsi in Trento per sei settimane inutilmente, poichè i Veronesi avevano presa ed armata la Chiusa nella Valle dell’Adige, nè lasciavano passare persona, che andasse o venisse dalla Germania. Per ciò Arrigo se ne tornò [p. 23 modifica]indietro, ma con lasciare una funesta memoria di se in Trento, perchè nella di lui partenza attaccatosi accidentalmente il fuoco alla città la ridusse quasi in un mucchio di pietre.»

Il Vescovo Gerardo morì l’anno 1232, e l’anno 1233 fu eletto Vescovo di Trento Aldrigo ovvero Aldrighetto Canonico d’essa Chiesa, della famiglia de’ Signori di Castel Campo nelle Giudicarie. Questo Vescovo li 7 Luglio 1234 pronunziò contro uno dei Signori di Castelbarco, cioè contro Federico Signore di Castel Nuovo nella Valle Lagarina, il quale si era contro di lui rivoltato, e commesso aveva varj delitti, una solenne sentenza, colla quale ordinò, che il Castel Nuovo fosse da cima a fondo demolito, arso, e distrutto, nè mai più in avvenire alcun castello potesse edificarsi in quel luogo. L’intero documento, in cui leggonsi narrate e descritte le violenze, le ruberie e le depredazioni commesse per terra e sull’Adige dal detto Federico di Castel Nuovo, può vedersi nel Volume secondo delle Notizie istorico-critiche della Chiesa di Trento pag. 568 e segg.; ma il Vescovo Aldrighetto dovette poco dopo abbandonar Trento per la invasione, di cui ora diremo, e morì esule dal suo Stato l’anno 1247.

Fu in questi tempi, che il famoso tiranno Ezelino da Romano col titolo di Vicario imperiale signoreggiava, o a dir meglio [p. 24 modifica]tiranneggiava parecchie città d’Italia a noi confinanti. Ezelino estese le usurpazioni sue anche sopra la città ed il vescovado di Trento, e vi mandò un esercito, che ruinò la città e fece guasti gravissimi nel territorio.

Ad Aldrigo o Aldrighetto di Campo succedette nel Vescovato Egnone ovvero Eginone della famiglia de’ Conti di Eppiano ossia di Eppen congiunto di sangue con Mainardo Conte del Tirolo, e fu eletto l’anno 1248. Cessò intorno a tal tempo l’usurpazione di Ezelino da Romano, e scosse Trento il suo giogo; perchè coll’ajuto del Marchese d’Este nemico di Ezelino introdotti in città cinquecento uomini, i Trentini si mossero arditamente contro il presidio lasciatovi da Ezelino, e tagliatolo a pezzi si liberarono dalla di lui tirannide. Il Vescovo Egnone ricuperò dunque il dominio del suo Vescovato, e dacchè l’ebbe ricuperato, pronunziò contro il Signore di Castel Campo una solenne sentenza di confiscazione di tutti i suoi beni feudali ed allodiali, come reo di fellonìa e di ribellione contro il proprio Principe per avere prestato ajuto e favore ad Ezelino da Romano nella invasione, che questi aveva fatta del Vescovato di Trento. Egli perdonò poi al Signore di Castel Campo il suo delitto, come rilevasi dal documento seguito l’anno 1259 in Tridento in Palatio Episcopatus, che così dice: «Nos Egno, Dei gratia Trid. Episcopus more pii Patris, qui offendentes filios odisse non po[p. 25 modifica]test .... Virum nobilem Graciadeum Filium D. Albertini Longini de Campo dilectum fidelem nostrum recipiente pro se, et dicto Patre suo, et ipsum Patrem suum licet absentem a sententia privationis Honorum, Allodiorum, Feudorum, et Bonorum omnium propter favorem ab ipso, et ipso Patre ejus absente impensum quondam Ezelino de Romano .... tenore presentium duximus liberaliter absolvendum restituentes eis Honores, Allodia, Feuda, Justa, et Bona omnia, quæ per nos sententialiter confiscata et publicata extiterant .... Pro qua absolutione et restitutione idem nobilis Graciadeus pro se et dicto Patre suo promisit semper astare nobis, nostrisque successoribus, Ecclesie, Civitati, ac Comuni Trid., et nobiscum esse toto posse contra omnes Homines de mundo existentes contrarios vel rebelles, et Specialiter contra Comitem et Dominum Tirol. .... Que omnia et singula attendere, et observare pro se et Patre suo promisit, et corporaliter ad Sancta Dei Evangelia juravit ....»

Eguale documento del Vescovo Egnone abbiamo degli 8 Ottobre 1259, con cui perdona anche ad Aldrighetto di Castelbarco il delitto di fellonìa, in cui era incorso per aver egli pure prestato favore ed ajuto ad Ezelino da Romano, e lo assolve dalla confisca o privazione de’ beni feudali ed allodiali, nella quale era stato condannato con precedente [p. 26 modifica]sentenza contro di lui pure pronunziata. Tutto intero il documento si legge nel volume secondo delle Notizie istorico-critiche pag. 593 e segg.

Poichè Ezelino da Romano, mentre signoreggiava Verona, aveva assoggettato Trento al dominio di quella città, ed i Trentini eransi poi, come detto abbiamo, liberati dal di lui giogo, Mastino dalla Scala Capitano generale de’ Veronesi l’anno 1265 volle ricuperar Trento onde assoggettarlo nuovamente alla repubblica o città di Verona. Venne egli dunque in tale anno con potente esercito sotto Trento, ed espugnate le mura lo prese, e l’abbandonò al saccheggio de’ suoi soldati. Un diffuso racconto di questa invasione si legge nel libro intitolato Istorie della Città di Verona di Girolamo dalla Corte (volume secondo pag. 13 e segg.) Il Vescovo Egnone dovette per questa nuova invasione partirsi da Trento, ed egli morì esule dal suo Stato in Padova l’anno 1273, e di là il suo corpo fu trasportato in Trento, e seppellito nella Cattedrale nell’1274.

Note

  1. Annali d’Italia anno 1226