Pagina:Campanella, Tommaso – Poesie, 1938 – BEIC 1778417.djvu/325

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v. sotto il nome di Campanella, ad ann.); ma anche lui è pochi giorni dopo arrestato. La sua condotta nel corso del processo fu assai fiacca e incoerente: appena arrestato confessò profusamente; poi, sollecitato da un sonetto a doppio senso del Campanella (p. 225, n. 12) e forse anche da argomentazioni piú energiche da non affidare alla carta, si ritrattò; ma poco dopo, impaurito dalle opposte argomentazioni dei giudici, ritrattò la ritrattazione (p. 293).

Pflug (Cristofaro). Giovane tedesco forse parente dei Fugger (v. q. n.) residente in Italia, probabilmente per ragioni di studio. Arrestato per equivoco in Napoli, conosce a Castel nuovo il Campanella (25 febbraio-15 aprile 1603) col quale si stringe di deferente e affettuosa amicizia. Tornato in libertá, poco appresso si converte al cattolicismo, entra in intimi rapporti con lo Scioppio (v. q. n.) e con questo e coi Fugger si adopera per la liberazione del Campanella (pp. 266-8; 270).

Pizzoni, v. Cortese.

Polo, per S. Paolo (p. 153, madr. 3).

Ponzio. Ragguardevole famiglia di Nicastro, alla quale appartenevano i tre fratelli Dionisio, Pietro e Ferrante. I primi due entrati nell’ordine domenicano, conoscono il Campanella giovinetto e si stringono tra loro tre rapporti non piú rotti di confidente intimitá (v. sotto il nome di Campanella). Ferrante si trasferisce a Napoli dove compie gli studi legali, e ci resta. Dionisio e Pietro, nel monastero di Nicastro, di cui Dionisio è priore, rivedono il Campanella di ritorno in Calabria nella seconda, metá del 1598 (v. sotto Campanella ad ann.). I due fratelli s’ingolfano
nella congiura, diventando i luogotenenti del Campanella. Loro arresto. Animoso contegno durante il processo, specialmente di Dionisio. Fedeltá a tutta prova di Pietro pel Campanella; ammirazione della sua poesia e tentativi per propalarla. Il libretto di poesie trascritte per Francesco Gentile e sue peripezie. Fuga di Dionisio da Castel nuovo (16 ottobre 1602). Ripara a Costantinopoli; si fa maomettano e s’imbarca sull’armata turca destinata alle annuali scorrerie contro le coste del Regno di Napoli. Diffonde la voce che va a liberare il Campanella, ciò che contribuisce a peggiorare le condizioni di vita di questo (v. sotto Campanella, ad ann. 1604). Pietro condannato all’abiura dal tribunale del S. Uffizio; assolto dal tribunale vicereale esce di carcere nell’ottobre 1602 (pp. 228-29, nn. 17-20; 261-3; 265-6; 279; 280; 283-4; 286-91; 304).

Ponzio (fra Maurizio). Uno dei congiurati minori, assolto dal tribunale vicereale. A lui si allude forse a p. 120, madr. 5 col nomignolo di Bocca.

Presterá (fra Pietro). Vicario del convento di Stilo, dove conobbe il Campanella nel 1598. Uno degli ecclesiastici che meno aveva partecipato alla congiura; ma rimase egualmente implicato per l’amicizia col Campanella e col Cortese, di cui era stato scolare e rimase fedele (pp. 227, nn. 15, 16; 266; 290).

«Profetali». Allude agli Articuli prophetales, che sono stati poi pubblicati in Am. T. C., III, docc., pp. 489 sgg.

Prometeo, v. Caucaso.

«Pseudo teologo», v. Teologo cantanbanco».