Pensando ch'ogni cosa aggio da Dio

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Meo Abbracciavacca

Guido Zaccagnini/Amos Parducci XIII secolo Indice:Rimatori siculo-toscani del Dugento.djvu Duecento Pensando ch’ogni cosa aggio da Dio Intestazione 15 luglio 2020 75% Da definire

Questo testo fa parte della raccolta Sovente aggio pensato di tacere
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IV

Al medesimo

Sul medesimo argomento.

Onesto e savio religioso frate Guittone, lo Meo Abracciavacca, ch’è vostro, vi si racomanda.

Se veritá cannoscenza sostene e bono amore, con vene che ogni fine elezione da canoscenza mova ed amore lo confermi. Dunque, se, per vera dimostranza di bono, sento me apriso d’amore, e poi diletto disiando servir e veder voi, non meraviglio, ma laudo, conoscendo ciò ch’amare ed elegere si dee in está parte, e purificando e sanando. Amore, non in ozio, ma in continua operazione regna. E quinde intendo vostra benignitá, sovenendo e svegliando me, ne la grave e fortunosa aversitade, in gioia alcuna, di che fue alquanto brunita la ruginosa mia intenzione. Ora sperando sanare la mente in veritá, mò vo’ dimando risposta di fina sentenzia di ciò ch’i’ ho dubbio, mandandolovi dichiarando per lo sonetto di sotto scritto. Consimil è la lettera e ’l sonetto a l’autro in sentenzia, ma non in voce. [p. 13 modifica]

     Pensando ch’ogni cosa aggio da Dio,
non so di che mendar lui possa fallo;
ché alma e corpo e vita e mondo ’n fio
mi die’ per lui servire a fermo stallo.
     5Ed eo ’l diservo, in che tegna disio,
non sento di che dica: — Esso disfallo. —
Aldo misericordia dir: com’io
creder lo possa, non veo, si n’avallo.
     Ché pur somma giustizia è fòr defetto.
10Al vero Dio misericordia come
chede contr’essa e m’opera salute
     vorrial sapere; e poi di loro assetto,
avendo pieno ciascuna su’ nome
dal Signor nostro, ch’è tutto vertute.