Per molte vie e mille vari modi

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Lorenzo de' Medici

XV secolo Indice:Lorenzo de' Medici - Opere, vol.1, Laterza, 1913.djvu Letteratura Canzone III. Canzona fatta sendo malata una donna. Intestazione 29 settembre 2023 100% Da definire

Tu se' di ciascun mio pensiero e cura Co' passi sparti e colla mente vaga
Questo testo fa parte della raccolta Opere (Lorenzo de' Medici)/III. Rime


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canzone iii

Canzona fatta sendo malata una donna.


     Per molte vie e mille vari modi
provato ha Amor se mia costanzia è vera,
come li parve e come spesso ho detto:
e, benché m’abbia aggiunti mille nodi,
ancor ben chiar della mia fé non era,5
volendomi legar molto piú stretto.
E fece ne’ primi anni un suo concetto,
che, se il celeste viso ornato e puro
mi si mostrassi duro,
impaurito lascerei l’impresa:10
onde giá mai accesa
face non fu della mia donna al core,
ma del mio mal lieta era ne’ sembianti:
non è maggior dolore
che veder ch’altri rida ne’ suoi pianti.15
     In questo modo un tempo Amor mi tenne,
senza che mai provassi altra dolcezza
che contemplar cosa celeste in terra.
Questo mi prese, e questo mi mantenne:
stavo contento sotto tal dolcezza20
e lieto in pace in mezzo a tanta guerra.
Amor, che vede che ’l mio cor non erra,
ma fermo, fece in sé nuovo pensiero,
e l’indomito altèro
cor della donna mia accese alquanto;25
non giá molto, ma tanto
quanto aggiugnessi a me qualche speranza
per mantenermi vivo in tanti affanni;
e poi con piú baldanza
raddoppia in me suo’ tradimenti e inganni.30

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     Quanto fussino allora i miei martíri
e quanto dura e cruda la mia sorte,
difficilmente e si dice e si crede:
era i conforti miei pianti e sospiri,
e la speranza giá ridotta a morte,35
dove credevo sol trovar merzede.
Ma la costanzia mia e intera fede
non manca giá per pene e non si perde,
ma rinasce piú verde
quanto maggior era ogni mio tormento.40
In mezzo a tanto stento
sempre la sua bellezza mi soccorse,
e faceami ogni doglia stimar poco.
Amor di ciò s’accorse,
e fe’ nuovo pensiero e nuovo gioco.45
     E pregò dolcemente la Fortuna
ch’ella cercassi d’ogni cosa nuova
che alla donna mia fussi molesta.
Ella, che volentier sempre importuna,
deliberò di far l’ultima prova,50
e di vari dolor suo cor infesta.
E di ciò molto addolorata e mesta
era madonna, e piú sarebbe stata:
ma ne fu liberata,
come Amor volle e la Fortuna insieme,55
che le saluti estreme
posono in man del suo fedele amante.
Allor ne vide esperienzia certa,
quanto egli era costante
e quanto la sua fede da lei merta.60
     Quand’ebbe fatto questo, il suo stral d’oro
rimisse, e ’l plumbeo trasse che Amor caccia,
e punse il cor della mia luce viva.
Né mai poi da quel tempo al verde alloro
mostrò piú il sol benigna la sua faccia,65
ma fu d’ogni speranza l’alma priva.

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Onde l’amor che dentro al cor bolliva,
come l’animo fa gentil e degno,
quasi vòlto in isdegno,
difficilmente comportò tal torto:70
e fu tale sconforto
che ’l cor di tanta ingratitudin prese,
che lasciò quasi l’amorosa scuola;
ma pur poi si raccese,
pensando alla bellezza al mondo sola.75
     Amor, che vede ogni sua pruova invano,
pensò nuova malizia, e la cagione
di tanta mia costanzia levar vòlse;
perché, levato il bel sembiante umano,
li par che sia levata ogni ragione80
di mia fede, ed a questo il pensier volse,
e parte di beltá da quella tolse
con fare scolorir quel dolce viso,
fede del paradiso
qui fra’ mortali, albergo d’ogni bene.85
Questo accresce le pene,
ma non giá scema la mia fede antica;
perché da questa mai mi potrá sciôrre
dolor, pianti o fatica,
né tu la sua bellezza li puoi tôrre.90
     Perché, se pur di tue bellezze spogli
questo gentile ed onorato fiore,
e tôi le penne a sí bella fenice,
a te tua prima preminenzia togli,
te privi e spogli del sovran tuo onore,95
della cagion la qual ti fe’ felice.
Questa del regno tuo è la radice;
questa è la tua baldanza e la tua gloria;
questa eterna memoria
dará di te alla prole futura:100
mentre che questa dura,
di questo mondo cieco guida e duce,

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durerá la tua forza e ’l tuo valore:
ma, se la viva luce
si spegne in terra, spegnerassi Amore.105
     Non dar, Amore, in podestá d’altrui
quel ch’è tuo sol, quel ch’è l’onor tuo vero:
deh, mostra contr’a morte la tua forza!
Amor, soccorri al mal d’ambo noi dui,
soccorri alla ruina del tuo impero;110
a questa volta i duri fati sforza,
sí che l’alma gentil e la sua scorza,
la qual degno ti fa lieto e giocondo,
si mantenga nel mondo,
a me la vita che da lei dipende.115
Per te chiar si comprende
che omai la mia costanzia è ferma e intera.
Non far oramai meco, Amor, piú pruove,
ché la mia fede è vera:
riserba le tue forze e ingegni altrove.120
     Va’, canzona; Amor priega
che piú non tardi il soccorso a se stesso,
perché veggo il suo imperio in gran periglio;
ed è il suo mal sí presso,
che poco stato non varre’ consiglio.125