Poi sento ch'ogni tutto da Dio tegno

Da Wikisource.
Meo Abbracciavacca

Guido Zaccagnini/Amos Parducci XIII secolo Indice:Rimatori siculo-toscani del Dugento.djvu Duecento Poi sento ch’ogni tutto da Dio tegno Intestazione 15 luglio 2020 75% Da definire

Questo testo fa parte della raccolta Rimatori siculo-toscani del Dugento
[p. 11 modifica]

III

Al medesimo

Se Dio possa usare misericordia verso di lui peccatore.


      Onesto e savio religioso frate Guittone, Meo Abracciavacca. A ciò che piú vi piace e’ son sempre con volontá di servire.

S’amore crea solo di piacere, e piacere solo di bono, temo di convenire a vostra contanza, perché non è fòr d’amore amistate, ned amore fòr simile di vertú infra li amici. Mò, sostenendo veritá, conoscenza e bono desio, sono costretto a desiderare per ragione; unde conforto che’l sano di voi gusto sosterrá lo mio amaro cibo: ché non fora benignitá scifare bono volere d’alcuno che l’have in servire, ma pare dirittura di sovenire a colui che si vòle apressare a quello che porge e sovene a privadi e a strangi. Perciò vi dimando che sia brunito lo mio ruginoso sentore de la quistione di sotto per sonetto hovvi scritto. [p. 12 modifica]


     Poi sento ch’ogni tutto da Dio tegno,
non veggio offensa, ch’om possa mendare,
ché alma e corpo e tutto mio sostegno
mi die’ per lui servendo fòr mancare.
5 Ed eo contr’esso deservendo veglio,
di che non saccio u’lui deggia pagare:
aldo mi drá misericordia regno,
perché lo credo noi posso avisare.
     Però che pur Dio è somma iustizia,
10misericordia contra me par sia,
ch’omè opra ver’me salute nente.
     Ditelmi saggio, e poi de lor divizia,
chi tene inseme Dio per sua balia
assettata ciascuna e ’n sé piacente.