Scelte opere di Ugo Foscolo/Agli studiosi dell'italiana letteratura

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Agli studiosi dell'italiana letteratura
Dedicatoria Brevi cenni su la vita, la persona, il carattere e le opere di Ugo Foscolo
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GLI EDITORI

AGLI STUDIOSI

DELL’ITALIANA LETTERATURA





NB. Tutte le note che verranno contrassegnate così (*) sono del compilatore dell’opera, il quale si è attenuto per esse ora al proprio e più spesso al vario giudizio de’ letterati; le altre con numeri arabi sono dell’autore, e quelle che ne’ componimenti tradotti verranno marcate di una lettera alfabetica saranno del traduttore.


Le molte produzioni d’ingegno sì in prosa che in versi, delle quali ha il Foscolo in diversi tempi arricchita l’italiana letteratura, gli hanno giustamente acquistata fama di valente fra gli eccellenti scrittori. E invero le sue prose risplendono tutte di un’acutissima filosofia, di gagliardi concepimenti e di nobili affetti, come pieni e robusti sono eziandio i suoi versi, ne’ quali ammirasi parimente e molto genio e molto sapere. [p. x modifica]Nel suo Carme sui Sepolcri, componimento ricco di gravi intendimenti e di sapore tutto classico ed antico regna come tutti sanno, un estro veramente pindarico, e le altre poesìe, quali le due odi l’una a Luigia Pallavicini, l’altra all’Amica risanata, e il poemetto Alle Grazie (per tacere d’alcuni sonetti avuti in pregio anche dai meno esperti calcolatori delle quantità e qualità liriche) sono da porsi tra i più gentili parti del suo raro ingegno, e tra i più bei fiori del nostro Parnaso.

Nella persuasione pertanto di operar cosa egualmente proficua che gradita a' coltivatori de' buoni studi, noi abbiamo divisato di pubblicare nella presente opera in due volumi divisa alcune delle più pregiate sue prose e poesie, riunendo anche in questa nostra edizione non pochi inediti lavori, tra quali una serie di lettere interessantissime, e si pel lume che diffondono intorno alla Vita dell’illustre autore; e sì perchè sono irrefragabile documento della ingenita facoltà sua di riscaldare i più freddi sentimenti col fuoco e coll’ardore della passione, e perchè fanno fede del come l'onore, anche in mezzo alle strette della fortuna guidasse se apre i suoi passi, e sapesse Egli serbare incontaminata la dignità del carattere, e come infine [p. xi modifica]la patria, la madre, i fratelli gli stessero sempre e tenacemente fitti nel cuore.

Premessi adunque pochi cenni sulla vita, la persona, il carattere e le opere del valente italiano, che noi abbiamo ricavati da diversi analoghi ragguagli, ed emendati dietro cognizioni attinte in parte da diversi MSS., e in parie forniteci graziosamente dal fratello di lui* 1 il meglio informato e sì delle varie vicende di Ugo, e sì della originale condizione della propria famiglia; e premessa pure una lettera critica del medesimo al conte Pecchio intorno alla vita di Ugo da lui scritta e pubblicata in Lugano nel 1830** 2; [p. xii modifica]e preposto anche il ritratto che di esso Foscolo leggiadramente dettò la chiarissima amica sua la contessa Isabella Teotochi Albrizzi, ci facciamo a pubblicare col Discorso sull’origine ed ufficio della Letteratura, le due prime lezioni sommariamente raccolte dalla voce dell’illustre autore, che per troppo breve tempo professò eloquenza nella università di Pavia, e nelle quali riscontrasi i principii di una letteratura vasta ed universale, dedotti da sottili e profonde analisi e pieni di vedute assai belle e sempre nuove. A queste lezioni che verranno seguite da un Parallelo fra Dante e Petrarca* 3, componimento mirabile per la delicatezza dell’autore nel sentire, e l’acutezza dell’ingegno nel rivelare altrui le più riposte bellezze de’ classici nostri scrittori, noi facciamo succedere il Discorso sulla ragion poetica di Callimaco; quindi un articolo lodatissimo sopra Dante e il suo Secolo dal Foscolo pubblicato in inglese nell’Edimburg Rewiev, e dipoi tradotto e riportato nel [p. xiii modifica]Giornale di Scienze, Lettere ed Arti di Sicilia nel 1829* 4, e così pure tre altre Lezioni di Eloquenza, che furono anche le ultime recitate nell’università Ticinese, ed un’ Esperimento sopra un metodo d’Istituzioni letterarie desunte dai principii della letteratura; l’uno e l’altre inediti, e da una degna amica del Foscolo che qui in Firenze diversi MSS. possiede di lui, a noi con bello e cortese animo conceduti. A sì fatti componimenti tutti di un raro pregio susseguiranno Alcuni squarci tratti dal discorso sul testo della Commedia di Dante, ed un Frammento del discorso sul testo del Decamerone, e ciò con animo di dimostrare agli studiosi che non sono queste opere come altri pensano** 5 d’un merito puramente bibliografico, ne’ lavori noiosi da cui nè gli stranieri, nè gl’italiani possono intendere nulla; ma opere bensì nelle quali seppe l’autore annestare e congiugnere alla [p. xiv modifica]inevitabile avidità delle indagini, i concetti del genio filosofico e poetico, e rappresentarli con lodevole stile; e qui tocca il suo termine il volume primo* 6.

Comincia il secondo dal volgarizzamento del poemetto di Callimaco per la chioma di Berenice, poemetto che non sarebbe insino a noi pervenuto se Catullo non lo avesse (per dirlo colle espressioni medesime del traduttore) in leggiadrissimi versi latini traslatato** 7; non viene pero da noi accompagnato dalle molte chiose ond’egli lo corredò, perchè più che idonee a mostrare a’ giovanetti il modo di studiare i classici, com’ei crede, provano a’ dotti la farragine del suo sapere e della sua capacità in satireggiare i pesanti glossatori, ed i noiosi eruditi. [p. xv modifica]Altre poesie già nella massima parte conosciute e divulgate terran dietro al prelodato poemetto, e tanto l’uno come l’altre saranno preceduti dalle rispettive dedicatorie perchè sono esse oggimai riguardate come importanti documenti per la storia letteraria de’ nostri giorni* 8.

Verrà quindi il Carme sui Sepolcri. E perchè riesca di maggiore utilità agli studiosi della nostra letteratura, reputiamo conveniente il farlo precedere dalla dotta e piccante lettera che l’egregio poeta scrisse a M.r Guill... sulla sua incompetenza a giudicare i poeti italiani** 9; colla qual lettera rimanda egli al troppo ardito censor francese l’articolo che questi aveva sul carme in discorso inserito nel giornale italiano (N. 173, 22 Giugno 1807), e con esso alcune postille dirette a mostrargli che censurò ma non intese il poema, presentandogli in pari tempo un estratto di [p. xvi modifica]esso, pel quale si prova che ciò che vien dannato da lui come arido di sentimento e senz’anima, e senza invenzione, ridonda invece di tutte le bellezze che al poema lirico più si addicono.

Non associamo al ripetuto carme, come in altre edizioni fu fatto, quello che sullo stesso argomento Dei Sepolcri, ma con disegno e colorito diverso trattò il cav. Ippolito Pindemonte, nè l’Epistola con cui il Torti istituisce un paragone fra i due valenti scrittori, ne il bell’episodio che nella Cantica di Vincenzio Monti in morte di Lorenzo Mascheroni si legge, e che serve d’illustrazione allo splendido ed elegante monumento dall’avv. Rocco Marliani inalzato nella sua Villa Amalia al famoso Parini, perchè è nostro intendimento di non riprodurre che sole opere del Foscolo. Ma recano invece ornamento alla presente nostra edizione e la ristampa di un libercoletto rarissimo e preziosissimo intitolato Vestigi della storia del Sonetto italiano dal MCC al MDCCC. il quale può essere tenuto in conto di un MS.da che non furono tirati di esso che tre soli esemplari in Zurigo pel giorno primo dell’anno 1816, ed un solo, adorno di una dedicatoria manoscritta, introdotto in Italia, quel solo che non senza qualche difficoltà e per un atto di liberale cortesia fu a [p. xvii modifica]noi ceduto dalla prelodata amica dell’autore; e così pure i Canti primo e terzo dell’Iliade che come esperimento di traduzione sono conosciuti in Italia e ne’ quali ebbe in mira l’autore, come osserva il Pecchio, di sostenere principalmente colla brevità e fedeltà l’energia dell’espressione* 10. E rispetto al primo siccome fu egli quà e là ritoccato dall’autore con intendimento, come egli stesso dice, di rammorbidire il verso con più chiarezza e facilità, prevalendoci noi delle varianti da lui lasciate in margine e in diversi fogli bianchi rilegati ad un esemplare del suo libro posseduto con altri non pochi manoscritti dalla ripetuta signora, noi lo riproduciamo assai migliore e diverso di quello la prima volta pubblicato, corredandolo altresì, con qualche variazione delle belle considerazioni intorno al Cenno di Giove che leggonsi nella prima edizione di Brescia del 1807. Finalmente alcuni frammenti di traduzione d’altri canti dell’Iliade; alcuni squarci d’Inni a Canova [p. xviii modifica]intitolati Le Grazie, e la breve raccolta delle precitate Lettere compiono la nostra edizione de’ scelti componimenti del Foscolo, la quale viene eziandio adorna del ritratto di lui.

Per tal modo confidiamo nond overe all’impresa nostra mancare il pubblico aggradimento ben sapendo quanto smova il nome del valente greco-Italico chiarissimo all’orecchio della studiosa gioventù nostra, e quanto egli sia meritamente caro e pregiato all’italiana letteratura.




Note

  1. * Il signor Giulio Foscolo che dall’età di 15 anni abbracciò la carriera militare nell’armata d’Italia; che in mezzo alle convulsioni de’ tempi fu nelle lettere addottrinato dal proprio fratello e dal famoso Lomonaco; che in varie campagne spiegò senno e valore, e che per la validità dello ingegno e la lodevole probità sua ha ora grado di Tenente Colonnello di cavalleria in un reggimento austriaco.
  2. ** Questa lettera dettata con rara semplicità e verità e senza livore è diretta a vendicare il defunto fratello dalle qualificazioni ingiuriose, dalle ardite esagerazioni, e, diciamolo pure, dalle patenti falsità pubblicate gratuitamente dal conte Pecchio tanto benemerito dell’italiana letteratura per altre opere, nella vita di Foscolo, che per propria confessione imprese a tessere senza idonei materiali, ma per quel che sembra, con animo di detrarre sotto il manto della lode alla fama dell’italiano ellenista, e filosofo, del suo consorte di sventura, del suo preteso amico.
  3. * Questo Parallelo è estratto dall’opera intitolata Saggi sopra il Petrarca pubblicati in inglese da Ugo Foscolo, e poscia tradotti in italiano dal chiarissimo barone Ugoni: e questa traduzione è riguardata dal Pecchio (Vita citata p. 227) di uno stile sì terso, che l’autore non avrebbe sdegnato di riconoscerla per sua.
  4. * Questo lavoro ebbe tale applauso in Inghilterra, che tutti i compilatori di Giornali Inglesi ricorsero a Lui per avere articoli largheggiando nelle offerte del premio. Noi non oseremo per altro credere incontrastabili tutte le opinioni in esso contenute ed aderirvi; perocchè, grazie al cielo, i tempi di Dante sono passati, e i guai del suo secolo non sono punto applicabili all’età nostra: e perciò ne lasciamo di buon grado tutta la responsabilità al chiariss. autore.
  5. ** V. Pecchio Vita citata.
  6. * Non abbiamo creduto dover comprendere nella nostra raccolta, nè il Ragguaglio di un’adunanza dell’Accademia de’ Pitagorici; nè l’articolo sul Codice penale de’ Chinesi, nè quello sui versi di Cesare Arici in morte di Giuseppe Trenti, nè altri, comecchè pregiatissimi, perchè si trovano in tutte le precedenti edizioni, e sono già abbastanza conosciuti e divulgati.
  7. ** Vuolsi per altro che quegli che tra i prestantissimi poeti italiani traduttori di Callimaco ha riportata la palma sia per universale sentimento il cav. Dionigi Strocchi faentino, il quale ce ne diede una bella ed elegante traduzione in terza rima con un’edizione fatta in Milano nel 1805 ristampata poi in Bologna e in Firenze nel 1816.
  8. * Il Foscolo potè darsi il vanto d’avere annunziato prima d’ogni altro all’Italia quali speranze erano da porsi nell’ingegno dell’antico suo Gio. Battista Niccolini, al quale fu egli tenerissimo.
  9. ** La pubblicazione di questa lettera, che per la prima volta comparisce unita al Carme de’ Sepolcri, ci scioglie per l’analogia del soggetto dall’impegno di pubblicare in questo volume la bella dissertazione che sul poema in discorso dettò in latino il chiarissimo sig. Federico Borgno, e che poi in italiano tradotta fu, coi Sepolcri più volte ristampata.
  10. * È noto che sopra all’originale greco di 451 versi la traduzione del Foscolo ne ha 522, e quella del Monti 609. Da ciò consegue adunque, che se il primo avesse potuto conservare in 24 canti quella stessa energia, fedeltà ed espressione che con sommo studio seppe osservare nel terzo canto, non gli si avrebbe certo potuto negare la palma sopra il suo emulo. Ved. Pecchio, Vita cit. pag. 220.