Storia della letteratura italiana (Tiraboschi, 1822-1826)/Tomo VIII/Libro I/Capo I

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Capo I – Idea generale dello stato d’Italia in questo secolo

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Capo I – Idea generale dello stato d’Italia in questo secolo
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Capo I.

Idea generale dello stato dell’Italia in questo secolo.

I. Cuale abbiamo veduto sulla fine del secolo precedente, tal fu a un di presso lo stato d’Italia in tutto il decorso del secolo di cui scriviamo. Il regno di Napoli, la Sicilia e lo Stato di Milano, ma assai più esteso che non è ora, sotto il dominio del re di Spagna, le altre provincie, trattene le tre Repubbliche di Venezia, di Genova e di Lucca, soggette a’ lor proprii signori, cioè a’ romani pontefici, ai duchi di Savoia, a’ Medici, agli Estensi, a’ Gonzaghi, ai Farnesi. Gli Stati de’ re di Spagna non ci offrono memorabili rivoluzioni. La famosa sedizione di Napoli, eccitata nel 1647 dal celebre Masaniello, invano sostenuta dal duca di Guisa, che colà accorse da Roma per trovar fra que’ torbidi l’occasion d1 innalzarsi, la sedizione nell’anno stesso seguita in Palermo, e quella assai più grave eccitata in Messina nel 1674, per cui quella città visse per quattro anni soggetta al re Luigi XIV, non [p. 4 modifica]4 LIBlìO ebbero altro effetto che di cagionar la rovina di que’" che ne erano stati gli autori, e di recar gravissimi danni a’ rei non meno che agli innocenti cittadini. Alcune picciole guerre che i Francesi mossero agli Spagnuoli nello Stato di Milano, e quella più generale delle altre, che dal re Luigi XIV cominciata nel 1690 non ebbe fine che nel 1697, non fecer perdere a’ secondi alcuna delle città da Carlo V lasciate a’ suoi successori. La Repubblica veneta tennesi comunemente in pace co’ principi cristiani, e se con alcuni ebbe guerra, essa non fu che di assai breve durata, e senza notabile conseguenza*, e invece rivolse le sue forze contro de’ Turchi. Ma se ella ebbe il vanto di dare in tali guerre pruove sì memorabili di valore, che poche pari ne offrono le antiche e le moderne storie, ebbe anche il dispiacere di non vedersi dagli altri principi sostenuta, come sperava , e di esser perciò costretta a cedere a’ Barbari il regno di Candia nel 1669. Genova fu ancor più tranquilla, e, trattane qualche guerra di poco momento coi duchi di Savoia , visse per lo più in pace. Ma la buona unione della Repubblica colla corona di Spagna la fece cader nello sdegno di Luigi XIV; e frutto di questo sdegno fu il funesto bombardamento di quella città nel 1684? e l’atto di sommissione che il doge Francesco Maria Imperiali dovette rendere al re, portandosi di persona f anno seguente con quattro senatori in Francia, per attestare a quel monarca il dispiacere della Repubblica di averne incorso lo sdegno. [p. 5 modifica]t’ftlMO 5 II. I romani pontefici che nel corso di questo secolo occuparon la cattedra di S. Pietro, seguirono comunemente gli esempii di Paolo III e di quasi tutti gli altri pontefici a lui succeduti , nel tenersi lungi da ogni partito , e sol talvolta in difesa de’ loro Stati impugnarono l’armi. A Clemente VIII, morto nel i(>o5, dopo il brevissimo pontificato di Leone XI, detto prima il cardinale Alessandro de’.Medici, fu sostituito il cardinale Camillo Borghese, che prese il nome di Paolo V. e visse fino al 1621. A’ tempi di esso si accese la troppo famosa contesa per l’interdetto della Repubblica veneta , di cui non è di quest’opera il ragionare. Noi dovremo invece lodarne le fabbriche di rara magnificenza, delle quali abbellì vie maggiormente Roma, e che congiunte alle molte virtù di cui egli fu adorno, l’avrebbono uguagliato ai più illustri pontefici, se la soverchia liberalità co’ suoi nipoti da lui usata non ne avesse alquanto oscurata la gloria. Il cardinale Alessandro Ludovisi arcivescovo di Bologna sua patria, che nel 1621 gli fu dato a successore col nome di Gregorio XV, non tenne che per due anni la cattedra pontificia, e tanto più dolorosa ne riuscì la presta morte, quanto maggiori eran gli elogi che col suo saggio governo avea cominciato a riscuotere. Lungo fu il pontificato di Urbano VIII, detto prima il cardinale Maffeo Barberini, che per lo spazio di 21 anni, cioè dal 1623 fino al 1 C>44 ress® la Chiesa. Egli era uomo di cui poteasi a ragione aspettare un governo non men felice a’ suoi sudditi che a lui glorioso; ma il troppo [p. 6 modifica]6 LIBRO 1 abbandonarsi eli ei fece a suoi nipoti, e le poco sagge misure da essi prese, singolarmente nella guerra che mossero al duca Odoardo Farnese pel ducato di Castro, ne renderono a’ Romani odioso il nome, e ne fecer quasi dimenticare i non ordinarii pregi che l’adornavano. Lo stesso dee dirsi del cardinale Giambattista Panfili, detto Innocenzo X, che nell’anno 1644 fino al 1655 tenne la sede pontificia j perciocché le molte lodevoli azioni che gloriosa ne renderanno a tutti i posteri la ricordanza , perderono alquanto del loro splendore dal soverchio potere da lui accordato a donna Olimpia Maidalchini sua cognata, di che sì alto rumore menarono alcuni, a’ quali ogni leggier difetto ne’ papi dà occasion di trionfi. Ad Innocenzo X fu dato per successore il cardinale Fabio Chigi, che prese il nome di Alessandro VII, e per dodici anni con fama di ottimo e virtuoso pontefice sostenne il papato j e forse frutti ancora più lieti ne avrebbe raccolti Roma, se i dissapori col re Luigi XIV non n’avesser turbata la pace. Il cardinale Giulio Rospigliosi, che nel 1(167 surrogato col nome di Clemente IX, mentre col suo giusto e ben regolato governo rallegrava non solo Roma, ma tutta la Chiesa, dopo poco oltre a due anni di pontificato, le fu rapito; ed ebbe per successore il cardinale Emilio Altieri che prese il nome di Clemente X, le cui virtù non erano inferiori a quelle de’ suoi più illustri predecessori, ma che essendo nella decrepita età di 80 anni, fu quasi suo malgrado costretto a lasciare il governo in mano del [p. 7 modifica]PRIMO <Cardinal Paluzzo Altieri suo nipote, e incorse perciò nelle odiosità che accompagnar sogliono il nipotismo. Da questa taccia fu ben lontano Innocenzo XI, detto prima il cardinale Benedetto Odescalchi, che nel 1676 gli succedette, c che coll1 indefesso suo zelo, colle profuse limosine e con una severità di massime e di costumi , che parve ad alcuni soverchia, riscosse f ammirazione e l’applauso anche de’ Protestanti. Dopo il breve pontificato di Alessandro VIII, detto in avanti il cardinale Pietro Ottoboni, che, succeduto nel 1689 ad Innocenzo XI, morì sul principio del 1691, il cardinale Antonio Pignattelli, che gli fu dato per successore, e prese il nome d’Innocenzo XII, sedette sulla cattedra di S. Pietro fino all’ultimo anno di questo secolo, e si fece conoscere non solo pio e zelante pontefice , ma magnanimo principe e padre amorevole de’ popoli a lui soggetti. III. Niuna delle provincie d’Italia fu per avventura in questo secol soggetta a tante rivoluzioni e a tanti tumulti di guerra, quanto il Piemonte e le altre provincie che formavano il dominio de’ duchi di Savoia. Carlo Emanuello I, succeduto in età di soli 19 anni nel 1580 al duca Emanuel Filiberto suo padre, fu uno de’ più gran principi che ci additin le storie, valoroso nell’armi, accorto ne’ maneggi politici, di pronto e vivace ingegno, di rara eloquenza, di amabili e dolci maniere, d’animo splendido e liberale, e parve solo ad alcuni troppo ambizioso di stendere i confini del suo impero. Tentò più volte Ginevra, e tentò ancor Cipri, 111. De’ durili li Saruii. [p. 8 modifica]8 LIBRO ma sempre con infelice successo. Più volte dichiarò guerra a’ Francesi, più volte agli Spagnuoli. Dopo la morte di Arrigo III. si mosse colf armi per occupare quel regno; dopo quella del duca Vincenzo Gonzaga, aspirò al dominio del Monferrato. Se a’ suoi tentativi non furono comunemente uguali i successi, egli ottenne almeno la lode di uno de’ più gran capitani e di uno de’ più gloriosi sovrani della sua età. Vittorio Amedeo I, succedutogli nel 1630, raccolse il frutto delle guerre e delle fatiche sostenute dal padre, e col cedere ai Francesi Pinerolo e alcune altre castella, ottenne di esser posto in possesso di una gran parte del Monferrato. Egli morì nella fresca età di 50 anni nel 1637. La duchessa Cristina sorella del re di Francia Luigi X III , reggente di quegli Stati e tutrice de’ due suoi piccioli figli Francesco Giacinto proclamato allor duca, ma morto f anno seguente, e Carlo Emanuele II che in età di quattro anni gli succedette, ebbe il dolore di veder turbata la quiete di quelle provincie dal cardinale Maurizio e dal principe Tommaso di Savoia suoi cognati, che per togliere a lei la reggenza , e, come ancor fu creduto dal cardinale, al giovinetto duca il dominio, mossero armati contro il Piemonte; e per tre anni il renderono un funesto teatro di euerre • iti* • civili, che ebber poi fine nel 1642. Poichè il duca Carlo Emanuele II cominciò a reggere per se medesimo il suo Stato, si mostrò adorno di tutte quelle virtù che render possono un principe amabile e caro a’ suoi sudditi, e diede continue pruove della sua splendida magnificenza [p. 9 modifica]PRIMO 9 singolarmente nell’ingrandire ed abbellire la città (di Torino. Queste sue doti ne renderono vieppiù dolorosa la morte, da cui nell’età immatura di soli anni fu sorpreso nel 1675. A lui succedette Vittorio Amedeo II di lui figliuolo, fanciullo allora di 9 anni, che fu il primo di questa augusta famiglia ad assumere il titolo di re. Ma la storia di questo gran principe appartiene più al nostro secolo, che a quello di cui ora scriviamo. IV. Assai più lieto e tranquillo fu in questo secolo lo Stato della Toscana. Cosimo II, che nel 1609 succedette al gran duca Ferdinando I suo padre, ebbe breve dominio; e le continue sue indisposizioni non gli permisero nè di goder gli agi del principato, nè di farne provare a’ suoi popoli le beneficenze. Morì nel 1621, lasciando quello Stato a Ferdinando II suo figliuolo , che tranquillamente lo resse fino al 1(170, amatissimo da’ suoi popoli, de’ quali fu vero padre, ed esaltato con somme lodi da’ dotti, de’ quali fu splendidissimo mecenate, come tra poco vedremo. Cosimo III, succeduto a suo padre , regnò assai più lungamente, cioè fino al 1723, nel qual anno finì di vivere con fama non inferiore a quella de’ suoi gloriosi predecessori. Se traggasene qualche leggier movimento d" armi più per lega contratta con altri principi, che per ambizion de’ gran duchi, la Toscana fu in tutto questo corso di tempo durevolmente tranquilla , e poteron perciò le scienze e le lettere fiorirvi con quella invidiabile felicità che a suo luogo vedremo. [p. 10 modifica]V. De’ duriti Minlou. IO LIBRO V. Non ugualmente felice fu il ducato di Mantova. Al duca Vincenzo I, morto nel 1611, succedette Francesco di lui figliuolo: ma pochi mesi appresso, nell1 anno medesimo, gli tenne dietro; e perciò Ferdinando di lui fratello, cinque anni prima annoverato tra’ cardinali, fu proclamato duca, ed egli, de post a la porpora, nel 161 ~ prese in sua moglie Caterina de’ Medici. Ma morto egli pur senza figli nel 1626, lasciò quello Stato a Vincenzo II suo fratello, esso pure già cardinale, il quale un anno solo lo resse, e finì di vivere nel 1627. Principi amendue che de’ loro privati piaceri più che de’ vantaggi de’ loro sudditi parver prendersi cura, e de’ quali perciò alla posterità non rimase quell1 onorevol memoria che sì celebri rende molti de’" loro predecessori. Carlo Gonzaga , duca di Nevers e nipote del duca Guglielmo, fu chiamato a succedergli, ed egli per meglio assicurarsi il marchesato del Monferrato, diede in moglie a Carlo suo figlio duca di Rethel Maria figlia del defunto duca Francesco, unico avanzo della famiglia dominante di Mantova. Ma egli ebbe a sostenere lunga ed asprissima guerra contro gl’imperiali e contro il duca di Savoia; ed amaro frutto di essa fu il memorabil sacco di Mantova, per cui nel i(33o 3uelf infelice città , ridotta poc’anzi pel furor della peste a estrema desolazione, videsi esposta all’ingordigia e alla barbarie de’" vincitori; e i tesori pregevolissimi di ogni genere da’ Gonzaghi raccolti nella lor corte, e tanti altri da’ più ricchi cittadini adunati, o furon dalle [p. 11 modifica]PRIMO I | fiamme consunti, o divenner preda de’ rapitori. Ricuperò nondimeno e Mantova e Casale. Ed egli venendo a morte nel 1637, poichè prima di lui era parimente morto il soprannomato suo figlio, nominò erede Carlo II, suo nipote e figlio del defunto, fanciullo allora di circa otto anni, che visse e signoreggiò fino al iG(>5, ottimo principe e amantissimo de’ suoi sudditi, e da essi pur riamato, e degno di molti elogi, se l’intemperante amor de’ piaceri non ne avesse oscurata la fama. Questo vizio medesimo parve da lui trasfuso nel suo figliuolo e successore Ferdinando Carlo, che lasciatosi poscia avvolgere nella guerra per la successione al trono di Spagna, spogliato per sentenza imperiale di tutti i suoi Stati, morì infelicemente in Padova nel 1708, senza legittima prole. Gli altri rami della stessa famiglia, che avean dominio in Guastalla , in Novellal a, in Castiglione ed altrove , non ci offrono cosa che degna sia di memoria, e noi perciò non ci tratteniamo in parlarne distintamente. VI. Frattanto gli Estensi, perduta Ferrara, come si è altrove accennato, erano nel loro dominio ristretti a’ ducati di Modena e di Reggio e al principato di Carpi. Il duca Cesare resse questi Stati con fama di ottimo e ama* bil sovrano, e trattane qualche breve e leggier guerra contro i Lucchesi, si tenne sempre lungi dall1 armi. Alfonso III di lui figliuolo , che nel 1628 gli succedette, l’anno seguente, con esempio memorabile ed unico tra’ moderni sovrani , cedendo il dominio a Francesco suo figlio, entrò nell’Ordine de’ Cappuccini, e vi [p. 12 modifica]•3 , LIBRO visse con singolare pietà fino alla morte. Francesco I nel valor militare, nell’amore della giustizia , nell* esercizio della pietà, nella pompa della sua corte, e in tutte le altre doti che formano un gran sovrano, ebbe pochi pari a’ suoi giorni. Visse molto fra l’armi, or collegato cogli Spaglinoli, or co’ Francesi j aggiunse a’ suoi Stati il principato di Correggio, di cui dall’Impero era stato spogliato don Siro ultimo principe di quella illustre e antica famiglia; recossi a Madrid nel i(>38, per tenere al sacro fonte F infanta Maria Teresa , e nel suo viaggio e a quella corte fece ammirare il suo senno non meno che la sua magnificenza. Ma nel corso delle sue glorie finì di vivere in età di soli 48 anni in Sant’Ià nel Vercellese nel i(x>8, dopo avere, essendo allora generale delle truppe francesi, espugnata poc1 anzi Mortala. Brevissimo fu il dominio di Alfonso IV, figliuolo e successor di Francesco, che in età di soli 28 anni morì nel 1662. Francesco II di lui figliuolo, fanciullo allor di due anni, sotto la tutela della duchessa Laura Martinozzi sua madre e nipote del Cardinal Mazzarini, donna di animo e di senno virile, e poscia per se medesimo resse con fama di oli imo principe questo Stato ma egli pure nel fior degli anni, cioè contandone soli 3.j di età, venne a morte nel 1694, e allora il cardinale Rinaldo di lui zio assunse il titol di duca, e deposta poscia la porpora I anno seguente, nel 1697 prese in sua moglie la principessa Carlotta Felicita di Brunswick madre di Francesco III, e nel 1710 aggiunse a’ suoi Stati il ducato della Mirandola, di cui [p. 13 modifica]PRIMO |3 ora stato <1 all’imperadore spoglialo Francesco Pico ultimo duca di quel!1 antica famiglia. Ma del duca Rinaldo, e dei rarissimi pregi che lo renderon caro a’ suoi sudditi e rispettabile agli stranieri, non è di questo luogo il parlare. VII. I ducati di Parma e di Piacenza continuarono ad esser dominio della famiglia Far-a nese. Ranuccio I, succeduto nel 1592 al grande Alessandro suo padre, ebbe per massima di farsi temere, anzi che amar da’ suoi sudditi \ ma ei fu a pericolo di provare quanto dannosa fosse tal massima per una terribil congiura contro di esso ordita l’anno 1612 da molti de’ principali suoi sudditi. Scoperta però la congiura, altro effetto non ne seguì che la morte de’ congiurati, il confiscamento de’ loro beni, e l’inasprimento sempre maggiore del duca. Egli morì nel 1622; ed ebbe a successore Odoardo suo figlio, che col suo tratto piacevole e colla sua generosa magnificenza fece dimenticare il troppo duro governo del padre , ma che poco felice nelle sue risoluzioni, si avvolse più volte in guerre, le quali non gli produssero che perdite ed amarezze. Ranuccio II, che nel 1646 gli succedette, governò quegli Stati con lode di ottimo e giusto, ma forse troppo severo principe, fino al 1(194 > i»i cui diè fine a’ suoi giorni, lasciando due figli Francesco ed Antonio, che l’un dopo l’altro gli succederono, finchè morto il primo nel 1727, e il secondo nel 1 y31, atnendue senza prole, si estinse in essi la famiglia de’ Farnesi, quasi al tempo medesimo che quella de’ Medici in Firenze. vii. Ile1 (turbi 1 Pétm*.