Struttura di un film/Atto primo
Questo testo è completo. |
Atto secondo | ► |
ATTO PRIMO
Angolo di un letto matrimoniale. E’ notte. Si intravedono le spalle larghe del ricco Ratkowicz. Il vecchio dorme. Una mano nuda si insinua sotto il cuscino. Ratkowicz si volta, e schiaccia con il suo corpo, dormendo, la mano del ladro. Si volta di nuovo e di nuovo la mano può manovrare liberamente: estrae furtivamente da sotto il cuscino un mazzo di chiavi e sparisce.
La stanza della casa di Ratkowicz ammobiliata con lusso, col gusto tipico di una città di provincia. E’ una notte estiva. I raggi della luna cadono sul pavimento lucido. La porta si apre lentamente. Entra in punta di piedi nella stanza Lewek Ratkowicz, il figlio diciottenne del vecchio ricco. La fiamma della candela trema. Il giovane posa la candela sul tavolo e si avvicina alla cassaforte.
La poltrona tradizionale di famiglia sta sotto la parete. Nello specchio centrale si riflettono la luce della luna e la fiamma della candela.
Lewek apre la cassaforte. Tira fuori tales di seta del padre ed un sacchetto di velluto. Dal sacchetto cade sul pavimento un sacco di banconote facendo rumore. Il ragazzo lascia cadere il tales, si getta spaventato sul pavimento e copre i soldi con tutto il suo corpo.
Un raggio di luna illumina il tales di seta che ha un bordo nero.
Il giovanotto rimane sempre sdraiato sul pavimento. Nello specchio si riflette la sua faccia contorta da una smorfia. Dietro alle sue spalle dondola un fantasma bianco. Dondola ogni volta di più, si avvicina sempre più al peccatore, sembra volerlo portar via. Lewek si appiattisce sempre più sul pavimento.
Il gatto, che fino a quel momento aveva dormito su una poltrona, si sveglia, si stira, salta sulla lampada sospesa al soffitto, rivestita da una fodera bianca. La lampada dondola. E solo a questo si riduce il fantasma, che aveva tanto spaventato Lewek.
Il riflesso della lampada dondola nello specchio.
Il gatto salta giù dalla lampada sulle spalle del giovane sdraiato. Lewek freme, alza la testa, infine si calma. Mette via i soldi ed esce dalla stanza di corsa come se si fosse scottato.
La candela si consuma ed è quasi finita. Si spegne. Il gatto si rannicchia e si addormenta.
La stanza da letto di Ratkowicz senior. Il vecchio dorme con la moglie, pure vecchia, su un grande letto matrimoniale con una coperta di piume. Ambedue hanno il capo coperto da un fazzoletto. Lewek attraversa di nascosto la stanza da letto. Cammina scalzo, con una mano tiene gli scarponi al di sopra delle spalle, con l’altra il violino e l’archetto avvolti in uno straccio. Con cautela apre la porta che dà in una altra stanza, la camera degli altri eredi di Ratkowicz.
E moltiplicherò la tua stirpe, o Israele, fino a renderla più numerosa dei granelli di sabbia che sono sulle rive del mare.
La camera dei piccoli Ratkowicz ricorda un dormitorio di un collegio. Vi sono molti letti di grandezza e forma varie. Un grande numero di bambini di diversa età e colore di capelli. Il fuggitivo passa fra i letti, bacia in fronte la sorellina più piccola e salta dalla finestra.
Fra la terra e la finestra da cui è saltato il giovane Ratkowicz si stendono i tetti di un mucchio di capanne e di edifici l’uno accanto all’altro. Le capanne sono tutte unite fra di loro. I tetti sono spioventi, coperti da uno spesso strato di muschio e il loro agglomerato fa pensare a un gruppo di pagode indiane. Ratkowicz salta giù dalla finestra sul primo tetto.
La luce della luna illumina la terra. Sulle te gole si muove un’ombra. E’ l’ombra di Ratkowicz che salta da un tetto all’altro.
Ratkowicz salta di tetto in tetto. Si muove come un atleta che salta da un trapezio all’altro. Finalmente arriva a terra.
Una via solitaria di una città, vicino alla frontiera di Wolyn. La luce incantevole della luna illumina i vicoli serpeggianti pieni di case vecchissime: queste strade ricordano lo scenario di una favola teatrale. Affondando nel fango e stringendosi al petto il violino, Ratkowicz corre a zig-zag come se fosse inseguito.
Incontra due contadini ubriachi che si sostengono l’un l’altro; i contadini tengono le gambe aperte e le teste vicine, come due cara bine che si reggono in piedi l’una contro l’altra. Dopo un po’ essi si separano con un certo sforzo e si appoggiano alla maniglia di una casa estranea; i loro volti esprimono disperazione.
Qui stamattina cera un catenaccio, adesso non c’è più... Jesu di Nazareth, Santa Maria!...
Gli ubriachi certi ormai di non trovare più la loro casa, con movimenti lenti si abbracciano e si accarezzano, poi si inginocchiano; con una espressione molto tenera e contrita si sbavano abbondantemente la barba. Non potendo separarsi i contadini cadono nel fango continuando a tenersi abbracciati e così si addormentano.
Si scorge in fondo alle viuzze Ratkowicz. Egli si avvicina nascosto da una casa vecchia di secoli dalla forma buffa. La casa ha una cantica, e al pianterreno c’è un posto per la legna e la stalla.
Gli ubriachi si baciano ancora, e ormai per forza di inerzia sprofondano sempre di più nel fango della strada. Sono spettinati, le loro scarpe sporche spuntano fuori dal fango come tronchi galleggianti, le loro barbe sono sporche e le facce pensierose.
Ratkowicz entra di nascosto nel corridoio buio e puzzolente che scorre sotto le fondamenta di una casa ad un piano. In fondo, dietro al tra mezzo si intravede il muso di una mucca.
In un angolo scuro della stalla, piena di botti, di secchi, e di legna, si è rannicchiata una donna in un largo mantello.
Ratkowicz si avvicina al tramezzo, alza un bastone e bussa con questo sul soffitto.
Il piccolo personaggio dal suo angolo rabbrividisce, si alza di scatto e rovescia il secchio. Dal secchio si sparge un rivo di latte denso.
Ratkowicz bussa sul soffitto con il bastone. Una mano femminile afferra il bastone; dall’angolo esce Rachele Monko, la figlia diciassettenne del più giovane insegnante della scuola ebraica locale. La sua figura e la sua faccia sono nascoste.
Rachele scopre il viso e si getta verso Ratkowicz; la sua bocca si avvicina alle sue labbra, ma la ragazza indietreggia immediatamente. Al cune lacrime brillano nei suoi occhi; ella guarda il ragazzo con una particolare tenerezza.
Dunque è tutto deciso, mio caro?
Ratkowicz stringe la mano di Rachele. Le loro mani tremano, a lungo, febbrilmente ed ininterrottamente.
Il rivo di latte continua lentamente a scorrere sul rozzo pavimento.
Ratkowicz si china verso Rachele e dice:
Ormai non si può più tornare indietro... Scapperemo all’estero con Hocmach. Hochmach diventerà finalmente un attore tragico. Io farò il solista in uri orchestra... e fra due anni ci sposeremo, Rachele, a Mosca.
Le facce di Ratkowicz e Rachele si avvicinano. Entram bi chiudono gli occhi, le loro palpebre tremano. Ora si avvicinano, ora si allontanano. Soffrono, come sempre soffrono un ragazzo e una ragazza prima del primo bacio. Ratkowicz goffamente avvicina le sue labbra alle guance della ragazza. Gli occhi di lei spalancati, pieni di meraviglia, guardano da un’altra parte e lacrime rigano il suo volto felice. Lewek avvicina sempre più la bocca alle labbra di lei. Il violino gli cade dalle mani. Rachele si fa di pietra, è immobile. Il ragazzo la bacia sulle labbra. Rachele sorride, trema ed improvvisamente abbraccia Lewek con tutta la sua forza.
Il violino è sui pavimento. Il rivo di latte lo bagna lentamente.
Il primo bacio. La mucca sporge il muso dal tramezzo e con la lingua lecca gli innamorati.
Dissolvenza.
La steppa illuminata dalla luna. Sotto un dirupo sta ferma una carrozza con la capote alta coperta da uno straccio. A causa di questo la carrozza assomiglia ad un carro di zingari. Sul sedile sta addormentato un cocchiere ebreo. Egli si muove terribilmente nel sonno, agita le gambe, si gratta le spalle con la canna della capote della sua «carrozza».
Cielo limpido. Luna piena che splende intensamente. Le nuvole nuotano nel cielo lentamente come cigni.
In prospettiva, lontano, corrono Ratkowicz e Rachele.
Il cocchiere si gratta forte, ma non si sveglia. Il suo movimento brusco avrebbe potuto rovesciare la carrozza. Da un mucchio di stracci sbuca una agitata faccia femminile.
Che cosa è successo Meir?
Il cocchiere si sveglia e si rivolge alla passeggera con una voce del tutto disinvolta.
Niente di speciale, solo le pulci...
Il volto brillante della luna.
Il fiume. Il chiarore lunare sull’acqua.
Ratkowicz e Rachele si trovano sul dirupo presso il fiume. Le loro mani tremano. Ràtkowicz stringe il violino. Gli innamorati si separano e si allontanano; camminano con passo tre mante, prima lentamente, poi più velocemente e finiscono col correre.
La carrozza; il cocchiere dorme.
Ratkowicz, col fiato grosso, si avvicina alla carrozza. Butta il violino su un mucchio di stracci e cade stanco dentro la vettura. La donna batte sulle spalle del cocchiere addormentato.
Via, Meir, al galoppo!
Il cocchiere frusta la coppia dei cavalli indolenti. Allora Meir frusta le bestie sotto la coda. I cavalli recalcitrano e si lanciano al galoppo. La carrozza corre sulle pietre del sentiero scosceso verso il fiume che brilla.
Dentro la carrozza siedono vicini Ratkowicz e una donna. Il ragazzo dà alla donna un mucchio di banconote. Il fazzoletto scivola dal capo della donna scoprendo così la testa calva e la fisionomia chiara e ben rasata del commediante ebreo, Hocmach. Hocmach solleva tutta la collezione di gonne di cui era vestito, arriva fino ai propri pantaloni, li apre molto più largamente di quanto le circostanze richiedano e nasconde il denaro in un sacco cucito nelle mutande. La scia cadere a terra le sue gonne e con una espressione di completa beatitudine appoggia la testa sulla spalla di Ratkowicz.
I cavalli attraversano il fiume, affondando nell’acqua sempre più profondamente. La luce della luna brilla sulle onde. Meir sta sul se dile, i cavalli affondano nell’acqua fino al ventre. Hocmach impaurito sale sulla capote della carrozza. Con una mano abbraccia Meir e tiene l’altra nel punto in cui ha nascosto il denaro. L’emozione e la paura si leggono chiaramente sul suo viso. Il fondo si abbassa ogni volta di più...