Vite dei filosofi/Libro Settimo/Vita di Crisippo

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Libro Settimo - Vita di Crisippo

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Diogene Laerzio - Vite dei filosofi (III secolo)
Traduzione dal greco di Luigi Lechi (1842)
Libro Settimo - Vita di Crisippo
Libro Settimo - Vita di Cleante Libro Settimo - Annotazioni

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CAPO VII.


Crisippo.


I. Crisippo figlio d’Apollonio, nato a Soli od a Tarso, come dice Alessandro, nelle Successioni, fu discepolo di Cleante. Egli da principio si esercitò nella corsa, dopo, scrivono Diocle e molti altri, divenne uditore di Zenone o di Cleante, dal quale, vivo tuttora, si separò, e riuscì non volgare per filosofia.

II. Uomo in tutto ingegnoso ed acutissimo per modo che nel più delle cose dissentiva da Zenone e da Cleante medesimo, a’ quali anche diceva spesso, solo aver egli mestieri della dottrina dei dommi, ma quanto alle dimostrazioni, saperle esso trovare. Ogni qual volta per altro si alzava contro di lui se ne pentiva a segno da allegare continuamente queste parole:

     Uom beato nacqui io nel resto, fuori
     Che con Cleante; in ciò non son felice.


Fu Crisippo sì rinomato nelle dialettiche, che ai più pareva, che se presso gli dei vi fosse stata la dialettica, non avrebbe potuto essere altra che la crisippea. Era fecondo nelle cose, ma non felice nella dizione.

III. Fu, sopra qualunque, amantissimo delta fatica, siccome appare da’ suoi libri, il cui numero oltrepassa [p. - modifica] [p. 151 modifica]i settecento e cinque. Ma quelli riempiva di frequente argomentando su di uno stesso domma, e scrivendo tutto in che s’abbattea, e facendo correzioni superflue, e usando grande apparato di testimoni. A segno che una volta, dopo che in certa sua opera per poco non mise intiera la Medea di Euripide, uno che tenea in mano il libretto, richiesto da un tale che cosa avesse, rispose, La Medea di Crisippo. Ed anche l’ateniese Apollodoro, nella Collezione dei dommi, volendo mostrare che le rose di Epicuro, scritte di forza propria e senza recarvi l’altrui, sono infinitamente più numerose dei libri di Crisippo, così, in proprii termini, si esprime: Poichè se alcuno togliesse dai libri di Crisippo quanto vi fu messo d’altrui lascerebbe la sua carta vuota. Così Apollodoro. E la vecchia che lo assisteva raccontò, come afferma Diocle, ch’e’ scrivesse giornalmente cinquecento righe. — Narra Ecatone essersi volto Crisippo alla filosofìa quando la sua sostanza paterna gli fu tolta dal fisco.

IV. Aveva il corpicciuolo esile, come si vede dalla statua ch’è nel Ceramico, la quale è coperta quasi da un cavaliere che le sta vicino. Il perchè Carneade lo chiamava Cripsippo (nascosto-dal-cavallo). — Rimproverandolo alcuni perchè non istudiasse con molti presso Aristone, disse: S’io avessi atteso ai molti, non mi sarei posto a filosofare. — A un dialettico avversario di Cleante e che proponeva a questo dei sofismi, disse: Cessa di togliere il più vecchio dalle cose più reali, e a noi giovani proponi queste. — Un’altra volta, ad uno che interrogandolo, essendo solo, ragionava seco placidamente, [p. 152 modifica]ma poi che vide accostarsi gente incominciò a contendere con calore, disse:

     Ohimè, fratello, l’occhio tuo si turba:
     Presto smetti la rabbia, rettamente
     Pensando.


— Nonostante che e’ fosse tranquillo quando si avvinazzava, pure dimenava le gambe, così che la fante diceva: Le gambe sole di Crisippo s’inebbriano. — Tale era nell’alterigia, che uno interrogandolo, a chi egli avrebbe raccomandato il figlio? rispose: A me; poichè s’io sapessi esservi alcuno migliore di me, io andrei a studiare filosofia da lui. Onde raccontano essersi detto sul conto suo:

     Solo ei sa, gli altri mostransi com’ombre.


e

     Senza Crisippo il portico non fora.

VI. Finalmente, secondo Sozione, nell’ottavo, passati Arcesilao e Lacide nell’Academia, si pose a filosofare con essi. A cagione di che, e contro la consuetudine e a favore di essa, e delle grandezze e delle moltitudini disputò, usando le prove degli Academici.

VII. Narra Ermippo che filosofando costui nell’Odeo, fu dagli scolari invitato ad un sagrificio, ove fattogli prendere del vin dolce, colto da vertigine, il quinto giorno se ne partì dagli uomini, di settanta tre anni, nella cenquarantesima terza Olimpiade, siccome dice Apollodoro, nelle Cronache. — Ed è nostro sopra di lui: [p. 153 modifica]

   Preso dalle vertigini, Crisippo,
      Al molto bere, portico non cura,
      O patria, od alma, e scende a casa Pluto.


— Narrano alcuni ch’egli morì per riso prolungato; poichè avendogli un asino mangiato dei fichi, ed avendo detto alla vecchia di dare all’asino da ingollare del vino puro, smascellandosi dalle risa, morì.

VIII. Pare ch’egli avesse una certa alterezza, poichè tante opere non dedicò a nessun re. E, come dice anche Demetrio, negli Omonimi, sfavasi contento alla sua vecchietta sola. E Tolomeo avendo scritto a Cleante o di venir esso o di mandargli qualcuno, Sfero vi andò, ma Crisippo lasciò fare.

IX. Avendogli poscia mandati i figli della sorella, Aristocreonte e Filocrate, gli educò alla filosofia. — Primo nel Liceo ardì avere una scuola al sereno, siccome, narra il prefato Demetrio.

X. Vi fu un altro Crisippo medico di Cnido, dal quale dice Erasistrato di aver apprese molte cose. — Un altro, figlio di costui, medico di Tolomeo, che calunniato subì la pena del flagello. — Un altro, discepolo di Erasistrato, ed uno scrittore di cose campestri.

XI. Il filosofo usava, con certe interrogazioni argomenti di questo tenore: Colui che racconta i misteri a’ non iniziati è un empio; ma l’jerofante li racconta a’ non iniziati; dunque l’jerofante è un empio. Altro: Chi non è in città, nè pure è in casa; ma il pozzo non è in città; dunque nè in casa. Altro: V’ha una certa [p. 154 modifica]testa; ma quella tu non hai; ora avvi qualche testa che tu non hai; dunque tu non hai una testa. Altro: Se uno è in Megara, non è in Atene; ora un uomo è in Megara; dunque non v'ha un uomo in Atene. E di nuovo: Se tu dici qualche cosa, questa passa per la tua bocca; ora tu dici carro; dunque un carro passa per la tua bocca. E: se tu non getti una cosa, questa cosa tu l’hai; ma tu non getti corna; dunque tu hai le corna. Questo, altri lo dicono di Eubulide.

XII. V’ha chi biasima Crisippo come scrittore di molte cose turpi e da non raccontarsi; poichè nell’opera Sugli antichi fisiologi finge turpemente cose che riguardano Giunone e Giove, e narra per seicento versi quello che nessuno saprebbe pronunciare senza lordarsi la bocca. Turpissima, sebbene e’ la lodi come naturale, dicono che si finge da lui questa istoria, piuttosto conveniente a prostitute che ad uomini, anzi non noverata da coloro che scrissero delle figure, poichè nè presso Polemone, nè presso Ipsicrate, e nè anche presso Antigono si trova, ma fu da esso finta. — Nel libro Della repubblica permette congiungersi colle madri, colle figlie e co’ figli: e le stesse cose, subito da principio, dice in quello Di ciò che non è preferibile di per sè stesso. Nel terzo Del giusto, per mille versi, esorta anche a mangiare i morti. E nel secondo Del procacciarsi sussistenza ed utile, dice come il sapiente debba cercare l’utile: Ora per qual cagione sarà esso cercatore dell’utile? Poichè se per vivere, il vivere è indifferente; se per la voluttà, anch’essa è indifferente; se per la virtù, essa basta da sè stessa alla felicità. Ridicoli poi anche i modi [p. 155 modifica]seguenti del profitto, quelli che si hanno dal re, poichè è necessità sottomettersi a lui; quelli che dagli amici, poichè l’amicizia vantaggiosa sarà venale; e quelli che dalla filosofia, poichè la filosofia sarà mercenaria. Queste cose gli si rimprocciano. — E poichè celebratissimi sono i suoi libri, parvemi di dover collocarne qui il catalogo per ispecie; e sono questi: Di luoghi logici — TesiCose logiche e contemplazioni del filosofoDi definizioni dialettiche a Metrodoro, 6 — De’ nomi secondo la dialettica a Zenone, 1 — Arte dialettica ad Aristagora, 1 — Di probabili riuniti a Dioscoride, 4 — Del luogo logico intorno le cose, classe prima; Degli assiomi, 1 — Degli assiomi non sempliciDel connesso pervia di congiunzioni ad Atenade, 1, 2 — Delle negazioni ad Aristagora, 3 — Dei dimostrabili ad Atenodoro, 1 — Delle cose che si dicono per privazione a Tearo, 1 — Degli ottimi assiomi a Dione 1, 2, 3 — Della differenza degli indefiniti, 1, 2, 3, 4 — Delle cose che si dicono secondo i tempi, 1, 2 — Degli assiomi perfetti, 2. — Classe seconda: Del vero disgiunto a Gorgippide, 1 — Del vero congiunto a Gorgippide, 1, 2, 3, 4 — Setta a Gorgippide, 1 — A ciò che è per conseguenza, 1 — Di ciò che è per tre, nuovamente a Gorgippide, 1 — Delle cose possibili a Clito, 4 — A ciò che è delle significazioni di Filone, 1 — Quali sieno le cose false, 1. — Classe terza: Di precetti, 2 — Della interrogazione, 2 — Della inchiesta, 1 — Epitome d’interrogazione e d’inchiesta, 1 — Di risposta, 4 — Epitome di risposta, 1 — Di quistione, 2. — Classe quarta: Di predicamenti a Metrodoro, 10 — Dei retti e obliqui a Filarco, 1 — Delle congiunzioni ad [p. 156 modifica]Apollonide, 1 — A Pasilo, Dei predicamenti, 4. — Classe quiota: Dei cinque casi, 1 — Degli enunciati definiti secondo il subietto, 1 — Della rappresentazione a Stesagora, 2 — Degli appellativi, 2. — Del luogo logico circa la dizione e il discorso che da essa deriva, classe prima: Di enunciati singolari e plurali, 6 — Di dizioni a Sosigene e Alessandro, 5 — Dell’anomalia nelle dizioni a Dione, 4 — Dei soriti spettanti alla voce, 3 — Dei discorsi solecizzanti a Dionisio, 1 — Discorsi fuor dell’uso, 1 — Dizione a Dionisio, 1. — Classe seconda: Degli elementi del discorso e di ciò che si dice, 5 — Della costruzione di ciò che si dice, 4 — Della costruzione e degli elementi di ciò che si dice a Filippo, 3 — Degli elementi dell’orazione a Nicia, 1 — Di ciò che si dice ad altri, 1. — Classe terza: Contro quelli che non usano divisione, 2 — Delle cose ambigue ad Apolla, 4 — Delle ambiguità tropiche, 2 — Dell’ambiguità tropica riunita, 2 — Su ciò che scrisse Pantodico delle cose ambigue, 2 — Dell’introduzione alle ambiguità, 5 — Epitome delle ambiguità ad Epicrate, 1 — Cose riunite per l’introduzione alle materie ambigue, 2. — Dei luoghi logici pei discorsi e pe’ tropici, classe prima: Arte dei discorsi e dei tropi a Dioscoride, 5 — Dei discorsi, 3 — Della composizione dei tropi a Stesagora, 2 — Paragone di assiomi figurati, 1 — Di ragionamenti reciproci, e congiunti, 1 — Ad Agatone ovvero dei problemi che si succedono, 1 — Di alcune cose sillogistiche e con altra e con altre, 1 — Delle conchiusioni ad Aristagora, 1 — Del potersi ordinare uno stesso ragionamento in più maniere, 1 — Sulle cose che si oppongono a che il [p. 157 modifica]medesimo ragionamento si ordini in forma e sillogistica e non sillogistica, 2 — Sulle cose che si oppongono all’analisi dei sillogismi, 3 — A Timostrato, Su ciò che scrisse Filone dei tropi, 1 — Logica congiunta a Timocrate e Filomate, nelle cose dei ragionamenti e dei tropi, 1. — Classe seconda: Dei ragionamenti concludenti a Zenone, 1 — Dei sillogismi primi e non dimostrabili a Zenone, 1 — Dell’analisi dei sillogismi, 1 — Dei ragionamenti sovrabbondanti a Pasilo, 2 — Dei precetti sui sillogismi, 1 — Dei sillogismi introduttivi a Zenone, 1 — Dei tropi per l’introduzione a Zenone, 3 — Dei sillogismi secondo le false figure, 3 — Ragionamenti sillogistici secondo analisi nelle cose non dimostrabili, 1 — Quistioni figurate a Zenone e Filomate, 1 — Questo sembra un falso titolo. — Classe terza: Dei ragionamenti incidenti ad Atenade (titolo falso) — Ragionamenti cadenti verso il mezzo (titolo falso). — Contro le cose disgiuntive di Aminia, 1. — Classe quarta: Delle quistioni a Meleagro, 3 — Ragionamenti ipotetici sulle leggi a Meleagro di nuovo, 1 — Discorsi ipotetici per introduzione, 2 — Ragionamenti ipotetici di precetti, 2 — Soluzione degli ipotetici di Edilo, 2 — Soluzione degli ipotetici di Alessandro , 3 (falso titolo) — Delle esposizioni a Laodamante, 1. — Classe quinta: D’introduzione al fallace ad Aristocreonte, 1 — Discorsi fallaci per introduzione, 1 — Del fallace ad Aristocrate, 6 — Classe sesta: A coloro che stimano esistere e falso e vero, 1 — A coloro che colla divisione sciolgono un ragionamento fallace ad Aristocreonte, 3 — Dimostrazione del non doversi dividere gli infiniti, 1 — Alle [p. 158 modifica]cose che si dicono incontro a quelle contro la divisione degli infiniti a Pasilo, 3 — Soluzione secondo gli antichi a Dioscoride, 1 — Della soluzione di un ragionamento fallace ad Aristocreonte, 3 — Soluzione degli ipotetici di Edilo ad Aristocreonte ed Apolla. — Settima classe: A coloro che dicono avere le premesse false l’argomento fallace, 1 — Del negante ad Aristocreonte, 2 — Ragionamenti negativi a Gimnasia, 1 — Del quasi ragionamento a Stesagora, 2 — Dei ragionamenti contro le opinioni, e dei quiescenti ad Onetore, 2 — Del coperto ad Aristobulo, 2 — Del nascosto ad Atenade, 1. — Classe ottava: Dell’impersonale a Menecrate, 8 — Degli argomenti tratti dall’infinito e dal finito a Pasilo, 2 — Del discorso impersonale ad Epicrate 1. — Classe nona: De’ sofismi ad Eraclide e Pollide, 2 — Dei ragionamenti ambigui dei Dialettici a Dioscoride, 5 — Contro l’artifizio di Arcesilao a Sfero, 1. — Classe decima: Contro la consuetudine a Metrodoro, 6 — Della consuetudine a Gorgippide, 7 — Del luogo logico, ciò che è oltre le quattro differenze predette e contiene, sparsamente e non in corpo, quistioni logiche — Delle quistioni numerate, trenta nove. Tutte insieme del logico trecento undici. — Del trattato morale che s’aggira sulla spiegazione per articoli delle nozioni morali, classe prima: Descrizione del ragionamento a Teofrasto, 1 — Tesi morali, 1 — Minori probabili pei dommi a Filomate, 3 — Di definizioni dell’urbano a Metrodoro, 2 — Di definizioni del vile a Metrodoro, 2 — Di definizioni dei medii a Metrodoro, 2 — Di definizioni per generi a Metrodoro, 7 — Definizioni secondo altri artifizj a [p. 159 modifica]Metrodoro, 1, 2, — Classe seconda: Dei simili ad Arisloteie, 3 — Dette definizioni a Metrodoro, 7. — Classe terza: Delle cose che non rettamente si dicono contro le definizioni a Laodamante, 7 — Probabili nelle definizioni a Dioscoride, 2 — Delle specie e dei generi a Gorgippide, 2 — Delle divisioni, 1 — Dei contrari a Dionisio, 2 — Probabili nelle divisioni, generi e specieDei contrarj, 1. — Classe quarta: Di cose etimologiche a Diocle, 7, — Di etimologici a Diocle, 1. — Classe quinta: Dei proverbj a Zenodoto, 2 — Dei poemi a Filomate, 1 — Del come debbansi ascoltare i poemi, 2 — Contro i critici a Diodoro, 1. — Del luogo morale circa i ragionamenti comuni, secondo le da esso costituite arti e virtù, classe prima: Contro il rinnovamento delle pitture a Timonacta, 1 — Del come ciascuna cosa diciamo e pensiamo, 1 — Delle nozioni a Laodamante, 2 — Dell’opinione a Pitonatte, 3 — Dimostrazioni sul non dovere il sapiente aver una opinione, 1 — Della comprensione, della scienza e dell’ignoranza, 4 — Del discorso, 2 — Dell’uso del discorso a Leptine. — Classe seconda: Che gli antichi approvarono la dialettica con dimostrazioni a Zenone, 2 — Della dialettica ad Aristocreonte, 4 — Delle cose che si oppongono a’ dialettici, 3 — Della retorica a Dioscoride, 4 — Classe terza: Dell’abitudine a Cleone, 3 — Dell’arte e del difetto d’arte ad Aristocreonte, 4 — Della differenza delle virtù a Polli, 2. — Del luogo morale circa i beni ed i mali, classe prima: Dell’onesto e della voluttà ad Aristocreonte, 10 — Dimostrazioni del non esser fine la voluttà, 4 — Dimostrazioni del non esser un bene la voluttà, 4 — Delle cose che si dicono.