Il ripostiglio di Cavriana

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Ercole Gnecchi

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APPUNTI

di

NUMISMATICA ITALIANA




XVI.

IL RIPOSTIGLIO DI CAVRIANA.


Nel Comune di Cavriana (Prov. di Mantova), un operaio, nel demolire un vecchio muro, scopriva, due anni or sono, un gruzzolo di circa 100 monetine italiane d’argento. Di queste monete, settanta furono acquistate da un proprietario del luogo, il quale, solo poco tempo fa, decise d’alienarle. Ho avuto la fortuna di acquistarle tutte e di trovarne altre ch’erano andate disperse; cosicché posso dire di possedere il ripostiglio nella quasi sua totalità. Il tesoretto è piccolo, ma molto variato e interessante, contenendo alcune monete affatto nuove. Credo quindi opportuno pei lettori della Rivista il dare una illustrazione sommaria dei vari tipi di monete che vi trovai, descrivendo quelle nuove e varianti, e riferendomi, per quelle già pubblicate, alle opere dei vari autori. Fra le monete nuove, di cui possedevo due esemplari, ne ho di buon grado sacrificato uno, per far eseguire l’assaggio del titolo, e poter così stabilire con certezza la loro denominazione.

Sono tutte monete delle Repubbliche Italiane dei secoli XII e XIII, e appartengono alle seguenti città: [p. 24 modifica]Acqui, Asti, Bergamo, Brescia, Como, Cortemiglia, Cremona, Lodi, Mantova, Milano, Piacenza, Tortona e Vercelli.




1. Denaro grosso (gr. 1.250).

D/ — + IMPERATOR. Nel campo, in un circolo perlato, F R (Sull’abbreviazione una croce).

R/ — + AQVENSIS. Nel campo, c. s., croce.

Questo grosso, per tutto il resto identico a quello pubblicato da D. Promis, (Monete del Piemonte inedite o rare, Torino, 1852, in-4, pag. 6, tav. I, 1), presenta, come si vede dal disegno, la varietà di una crocetta posta sull’abbreviazione delle lettere F R del diritto.

Non mi accadde mai di vedere questo simbolo sulle numerose abbreviazioni che s’incontrano nei grossi di quest’epoca.

Questa croce, che certo non fu messa a caso, è probabilmente un segno del dominio temporale dei Vescovi sulla città di Acqui, dominio ch’essi avevano ricevuto dagli Ottoni verso il 900, e che ritennero fino al XIII secolo1.

ASTI.


2. Grosso (gr. 1.370).
     Promis D., Monete della zecca d’Asti, Torino, 1853, in-4, P- 20, tav. I, i. [p. 25 modifica]


3. Grosso (gr. 1.300).
     Vimercati-Sozzi P., Sulla moneta di Bergamo. Ivi, 1881, in-4, tav. I, 8.



4. Obolo (gr. 0.320 — Tit. 192 — scodellato).

D/ — FREDERI CVS IMPRT * Busto laureato di Federico II a destra.

R/ — Veduta della città. Ai lati PGA MVM. In alto, nel campo, a destra una stella, a sinistra un punto.


5. Obolo (gr. 0.330 — Tit. 224).

Variante del precedente, senza il punto nel campo del rovescio.

Queste due monetine, che imitano perfettamente il tipo del grosso, sono, ch’io mi sappia, affatto inedite e sconosciute.



6. Obolo (gr. 0.310 · 0.320 — scodellato).
     Bellini V., De Monetis Italiae, etc. Altera Dissertatio, pag. 27, n. 1.


COMO.


7. Grosso (gr. 1.320).
     Ambrosoli S., Zecche italiane rappresentate nella sua Raccolta numismatica. Como, 1881, in-4, pag. 9, tav. I-II, n. 17.


8. Obolo (gr. 0.320 — scodellato).
     Ambrosoli S., Op. cit., pag. 8, tav. I-II, n. 12.


9. Obolo (gr. 0.320 — id.).
     Ambrosoli S., Op. cit., pag. 8, tav. I-II, n. 13.


10. Obolo (gr. 0.310-0.320 — id.).
     Ambrosoli S., Op. cit., pag. 8, tav. I-II, n. 14. [p. 26 modifica]

CORTEMIGLIA.




11. Grosso (gr. 1.300).

D — + · M · D · CARETO · Nel campo, in circolo perlato, Croce. Dal circolo partono due cunei, che si dirigono verso due angoli opposti della croce.

P — + · INPERATOR · Nel campo, c. s., in tre righe: HE RIC N.

Ho il piacere di aggiungere questo grosso, finora affatto sconosciuto, alla scarsa serie delle monete di Cortemiglia.

Il Promis2 afferma che i Signori di Cortemiglia batterono moneta sul principio del secolo XIV, e nota come in quell’epoca aprissero zecca " anche i marchesi di Saluzzo, Incisa e Ponzone tutti ugualmente pretendenti discendere dal celebre Aleramo. „

La moneta ora descritta però è evidentemente di epoca anteriore, ed essendo una perfetta imitazione, fino nei più minuti particolari, del soldo battuto a Milano da Enrico VI, mi sembra chiaro ch’essa debba essere contemporanea a quello, o di poco posteriore. L’epoca della sua battitura dovrebbe quindi assegnarsi fra gli ultimi anni del secolo XII e i primi del XIII. Sappiamo che Cortemiglia faceva parte della pingue eredità lasciata dal marchese Bonifacio a’ suoi sette figli. Nella divisione da essi fatta nel 1142, Cortemiglia veniva costituita capo di un marchesato e assegnata ad uno dei figli, pure chiamato Bonifacio. Morto questi senza prole, i fratelli [p. 27 modifica]superstiti fecero una seconda divisione, ricomponendo i due nuovi marchesati di Clavesana e di Cortemiglia. A quest’ultimo fu preposto Ottone, figlio primogenito di Enrico il Guercio, marchese di Savona. Nella porzione a lui toccata ed eretta in marchesato, si trovava il luogo di Carretto3. Da questa piccola frazione del suo feudo Ottone prese il titolo di Marchese del Carretto, nome che restò a tutta la serie de’ suoi successori4. In un documento dell’anno 1209, troviamo che il predetto Ottone, col consenso del figlio, vendeva al Comune di Asti tutto quanto possedeva in Cortemiglia e in molte altre terre circonvicine, e contemporaneamente, con altro atto, essi venivano dal podestà e a nome del Comune di Asti, investiti di quelle terre in feudum rectum et gentile5.

A questo Ottone, che primo prese il titolo di Marchese del Carretto, apparterrebbe per avventura il grosso ora descritto? Metto là quest’idea come una semplice congettura, vedendo che il tipo della moneta coincide appunto con quell’epoca; e lascio ai numismatici più di me esperti e provetti di esaminare la questione e pronunciare un giudizio. Quello che posso asserire con tutta certezza si è che il tipo del mio grosso non può in alcun modo essere assegnato all’epoca nella quale pare accertato siano state battute le altre monete anonime dei Marchesi di Cortemiglia, ossia al principio del secolo XIV. Lo stesso ripostiglio, nel suo insieme, confermerebbe la mia opinione. Tutte le monete che lo compongono, come lo provano il tipo e le leggende, appartengono alla fine [p. 28 modifica]del secolo XII, e ai primi dieci o dodici lustri del XIII, e nessuna oltrepassa quell’epoca.

Un mio amico numismatico, il quale si propone di illustrare la Zecca di Cortemiglia, pubblicherà fra breve un’altra monetina inedita dei Marchesi del Carretto e di epoca forse anteriore alla mia. In quella circostanza egli ritornerà sulla questione, e saprà certo risolverla meglio ch’io non abbia potuto.

Un’ultima osservazione a proposito di questa moneta. Essa, come si disse, è una imitazione servile del soldo di Enrico VI per Milano. Il suo titolo però, evidentemente, appare inferiore a quello della moneta milanese. I Marchesi del Carretto inauguravano con ciò un sistema che fu poi adottato dagli stessi loro successori, e specialmente dai Signori di Saluzzo, d’Incisa, di Ponzone, e da tutti gli altri così detti aleramici. Essi copiavano il tipo delle migliori e più accreditate monete contemporanee, perchè avessero più facilmente corso, e ne alteravano poi spudoratamente la intrinseca bontà. Furono questi enormi abusi che provocarono la famosa Grida di Enrico VII del 1310, colla quale venivano messi al bando, insieme a molte altre monete, imperiales factos in Clivassio, in Yporeya, in Incixa et in Ponzano in Curtemilia, etc.


CREMONA.


12. Soldo (gr. 1.250).

     Tonini P., Della Zecca di Cremona (Periodico di Numis. e Sfragistica, 1868, vol. I, pag. 60, tav. IV, n. 4.



13. Obolo (gr. 0.320 — Tit. 164 — scodellato).

D/ — + FREDERICVS. Nel campo, in un circolo perlato, P * R
I
(Imperator). [p. 29 modifica] Dal basso del circolo, partono due cunei che si dirigono al centro.

R/ — + · CREMONA · Nel campo, c. s., una stella a sei raggi. — (Inedita).



14. Medaglia (gr. 0.320 - Tit. 124).

D/ — + FREDERICVS. Nel campo, in un circolo c. s., P * R
I

R/ — + CREMONA. Nel campo, c. s., croce. In alto, fra i bracci della croce, due stelle. — (Inedita).

Di questa medaglia detta anche cremonese e nota dai documenti dell’epoca, fece un primo cenno il prof. Alessandro Lisini in questa stessa Rivista6. In esso egli osserva giustamente come il Tonini, nella sua Illustrazione della zecca di Cremona7, pretese di pubblicare la medaglia, ma s’ingannò, illustrando invece e dando il disegno di un mezzanino, equivalente alla metà del denaro imperiale, mentre la medaglia ne valeva soltanto la quarta parte.

Nella celebre Convenzione conchiusa nel 1254 fra le città di Bergamo, Cremona, Parma, Brescia, Piacenza, Pavia e Tortona, allo scopo di coniar moneta uniforme, oltre il grosso ed il mezzanino, si stabiliva la battitura della medaglia, al taglio di 816 per libbra, al titolo di once 1 1|2. La medaglia doveva dunque avere il peso di gr. 0.399, l’intrinseco di gr. 0.50, e la lega di gr. 0.349.

Probabilmente questa monetina fu battuta in [p. 30 modifica]seguito a quella Convenzione, e lo arguisco anche dalle stellette che vi si scorgono nel diritto e nel rovescio, contrassegno ch’era stato espressamente convenuto in un articolo di quel concordato. In tal caso la monetina dovrebbe essere stata battuta dal 1254 al 1256, che per soli due anni ebbe vigore quel trattato. Il peso della mia moneta sarebbe un poco inferiore a quello prescritto; ma il titolo di 124, che mi risultò all’assaggio, vi corrisponde con precisione, equivalendo a once 1 1|2, ossia ad un ottavo di fino.


LODI.


15. Grosso (gr. 1.250).
     Aldini P. V., Sopra un’antica moneta di Lodi. Pavia, 1836, fig.


MANTOVA.


16. Obolo (gr. 0.325 — scodellato).
     Portioli A., La zecca di Mantova, Parte I. Mantova, 1879, in-8, tav. ann. n. 3.


17. Medaglia (gr. 0.310).

D/ — + MANTVE. Nel campo, in circolo perlato, croce. In due angoli opposti della croce, due punti.

R/ — + VIRGILIVS. Nel campo c. s. E · S
P
(Episcopus).

È una variante di quella pubblicata dal Portioli nell’opera citata, tav. ann. n. 4, la quale ha le lettere e . e . . nel diritto, e la croce nel rovescio.


MILANO.



18. Denaro (gr. 0.460 — scodellato).
     Gnecchi F. e E., Monete di Milano inedite. Supplemento (Riv. Ital. di Num., 1893, fasc. I, pag. 50, n. 3).


19. Denaro (gr. 0.470 — id.).
     Gnecchi F. e E., Op. cit., pag. 50, n. 4.

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PIACENZA.


20. Soldo (gr. 0.730).
     Muratori L. A., Antiquitates Italicae medii aevi, etc. Vol. II, pag. 723724, n. 1.

TORTONA.


21. Grosso (gr. 1.850).
     Promis D., Monete del Piemonte inedite rare. Torino, 1852, in-4, pag. 31, tav. II, 8.


22. Soldo (gr. 1.100).
     Promis, Op. cit., pag. 31, tav. II, 9.


23. Denaro piccolo (gr. 0.500 — scodellato).
     Promis D., Monete inedite del Piemonte. Torino, 1866, in-4, psg. 47» tav. VI, 62.


VERCELLI.



24. Denaro grosso (gr. 1.250).

D/ — + · FRED’RIC’ · Nel campo, in circolo perlato, le lettere: I P, sopra le quali un punto.

R/ — + VERCELLЄ. Nel campo, c. s., croce. Dal circolo partono due cunei, che si dirigono verso due angoli opposti della croce.

Questa rarissima moneta, la sola che si conosca, coniata in Vercelli al nome di Federico II, fu pubblicata da D. Promis (Monete del Piemonte inedite o rare. Torino, 1852, pag. 34-36, tav. II, 11).

Il mio esemplare ha la variante dei due cunei nel rovescio, che mancano nel grosso edito dal Promis.

Ercole Gnecchi.               




Note

  1. Vedi Promis D., Monete del Piemonte inedite o rare. Torino, 1852, in-4, pag. 5.
  2. Promis D., Monete inedite del Piemonte. Torino, 1866, in-4, p. 24-25.
  3. Carretto, piccolo comune di circa 200 abitanti in Prov. di Genova, Circ. di Savona.
  4. Gazzera C., Delle zecche e di alcune rare monete degli antichi marchesi di Ceva, Incisa e Cortemiglia (Mem. dell’Accad. di Torino, serie I, 1833, pag. 94-95)
  5. Gazzera, Op. cit., pag. 95.
  6. A. Lisini, Medaglie di zecche italiane. (Rivista It. di Numis. 1896, anno IX, fasc. II, pag. 229).
  7. Nel Periodico di Numismatica e Sfragistica, anno I, pag. 60, tav. IV, n. 5.