Orlando furioso (sec. la stampa 1532)/Canto 36

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Canto 36

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Canto 35 Canto 37

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CANTO XXXVI



[1]

C
Onuien ch’ouuque ſia, ſempre corteſe

Sia vn cor getil, ch’eſſer nò può altrimente,
Che per natura, e per habito pſe
Quel ch di mutar poi non e poſſente,
Conuien ch’ouunque ſia: ſempre paleſe
Vn cor villan ſi moſtri ſimilmente,
Natura inchina al male, e viene a farſi
l’habito poi difficile a mutarli.

[2]
Di corteſia, di gentilezza eſempii
     Fra gli antiqui guerrier ſi vider molti,
     E pochi ſra i moderni, ma de gli empii
     Coſtui, auuié ch’assai ne vegga e aſcolti,
     In quella guerra Hippolyto che i tempii
     Di ſegni ornaſte a gli nimici tolti:
     E che traheſte lor galee captiue
     Di preda carche, alle paterne riue.

[3]
Tutti gli atti crudeli & inhumani
     Ch’ufaffe mai, Tartaro, o Turco, o Moro
     Non giā con volontā de Venetiani
     Che ſempre eſempio di giuſtitia ſoro:
     Vſaron l’empie e federate mani
     Di rei ſoldati mercenarii loro:
     Io non dico hor di tanti acceſi ſuochi
     Ch’arfon le ville e i noſtri ameni lochi.

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[4]
Ben che ſu quella anchor brutta vedetta
     Maſſimamente contra voi, ch’appreffo
     Ceſare eſſendo, mentre Padua ſtretta
     Era d’ attedio: be ſapea che ſpeffo
     Per voi piú d’ una ſiamma ſu interdetta:
     E ſpento il fuoco anchor poi ch ſu meſſo
     Da villaggi e da templi, come piacque
     All’alta corteſia che con voi nacque.

[5]
Io non parlo di queſto, ne di tanti
     Altri lor diſcorteſi e crudeli atti,
     Ma ſol di quel che trar da i faſſi i pianti
     Debbe poter, qual volta ſé ne tratti,
     Quel di Signor che la famiglia inanti
     Voſtra mandaſte, la doue ritratti
     Da i legni lor con importuni auſpici
     S’erano in luogo ſorte gl’inimici.

[6]
Qual Hettorre & Enea, ſin detro a i ſlutti
     Per abbruciar le naui greche andaro,
     Vn’Hercol vidi, e vn’ Aleſandro indutti
     Da troppo ardir, partirli a paro a paro,
     E ſpronado i deſtrier: paſſarci tutti
     E i nemici turbar ſin nel riparo,
     E gir ſi inanzi, ch’ai fecondo molto
     Aſpro ſu il Ritornare e al primo tolto,

[7]
Saluoſſi il Ferruſſin, reſto il Cantelmo:
     Che cor Duca di Sora, che conſiglio
     Fu allhora il tuo? che trar vederti l’elmo
     Fra mille ſpade al generoſo figlio:
     E menar pſo a naue, e fopra vn ſchelmo
     Troncargli il capo, ben mi marauiglio
     Che darti morte lo ſpettacol ſolo
     Non potè, quanto il ferro a tuo ſigliuolo.

[8]
SchiauO crudele, Ode hai tu il modo appſo
     De la militia? i qual Scythia s’ intède
     Ch’uccider ſi debba vn poi che glie pſo?
     Che rende l’arme, e piú non ſi difende?
     Dunque vccideſti lui, perche ha difeſo
     La patria, il Sole a torto hoggi riſplende
     Crudel ſeculo, poi che pieno fei
     Di Thyeſti: di Tantali: e di Atrei.

[9]
Feſti Barbar crudel del capo ſcemo
     Il piú ardito garzon, che di ſua etade
     Foſſe da vn polo a l’altro, e da l’eſtremo
     Lito de gl’indi, a quello oue il Sol cade,
     Potea in Anthropophago i Polyphemo
     La beltá e gli anni ſuoi trouar pietade,
     Ma non in te, piú crudo e piú fellone
     D’ogni Cyclope e d’ogni Leſtrigone.

[10]
Simile eſempio non credo che ſia
     Fra gli antiqui guerrier, di quai li ſtudi
     Tutti fur gentilezza e corteſia
     Ne dopo la vittoria erano crudi,
     Bradamante non ſol non era ria
     A quei e’ hauea toccado lor gli feudi
     Fatto vſcir de la fella, ma tenea
     Loro i caualli e rimontar facea.

[11]
Di queſta donna valoroſa e bella
     Io vi diſſi di fopra, che abbattuto
     Haueua Serpetin quel da la Stella:
     Gradonio di Voltema: e Ferrauto
     E ciaſcun d’effi poi rimeſſo in fella
     E diſſi anchor che’l terzo era venuto
     Da lei madato a disfidar Ruggiero
     La doue era ſtimata vn caualliero.

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[12]
Ruggier tenne lo’nuito allegramente
     E l’armatura ſua fece venire
     Hor mentre che s’ armaua al Re preſente
     Tomaron quei Signor di nuouo a dire,
     Chi foſſe il cauallier tanto eccellente
     Che di lancia ſapea ſi ben ferire,
     E Ferrau che parlato gli hauea
     Fu domandato, ſé lo conoſcea.

[13]
Riſpoſe Ferrau tenete certo
     Che non e alcun di quei e’ hauete detto,
     A me parea (chi’l vidi a viſo aperto)
     Il ſratel di Rinaldo giouinetto,
     Ma poi ch’io n’ho l’alto valore eſperto
     E ſo che non può tanto Ricciardetto
     Penſo che ſia la ſua ſorella, molto
     (Per ql ch’io n’ odo) a lui ſimil di volto.

[14]
Ella ha ben fama d’ eſſer ſorte: a pare
     Del ſuo Rinaldo, e d’ ogni Paladino
     Ma (p quato io ne veggo hoggi) mi pare
     Che vai piú del ſratel, piú del cugino,
     Come Ruggier lei ſente ricordare
     Del vermiglio color, che’l matutino
     Sparge per l’aria, ſi dipinge in faccia,
     E nel cor triema e non fa che ſi faccia.

[15]
A queſto annuntio ſtimulato e punto
     Dal’amoroſo ſtral, detro inſiammarſe,
     E per l’oſſa ſenti tutto in vn punto
     Correre vn giaccio che’l timor vi ſparfe,
     Timor ch’u nuouo ſdegno habbia 9fiito
     Quel grade amor che giá per lui ſi l’arfe,
     Di ciò confuſo non ſi rifolueua
     S’ incontra vſcirle o pur reſtar doueua.

[16]
Hor quiui ritrouandoſi Marphiſa
     Che d’ uſcire alla gioſtra hauea grá vogli;
     Et era armata: pche in altra guiſa
     E raro, o notte o di: che tu la coglia,
     Sentendo che Ruggier s’ arma, s’ auiſa
     Che di quella vittoria ella ſi ſpoglia
     Se laſcia che Ruggiero eſca ſuor prima
     Penſa ire inazi e hauerne il pgio ſtima.

[17]
Salta a cauallo, e vien ſpronado in fretta
     Oue nel campo la ſiglia d’ Amone
     Con palpitante cor Ruggiero aſpetta,
     Deſideroſa farſelo prigione,
     E penſa ſolo oue la lancia metta
     Perche del colpo habbia minor leſione,
     Marphiſa ſé ne vien ſuor de la porta
     E fopra l’elmo vna Phenice porta.

[18]
O ſia per ſua ſuperbia, dinotando
     Se ſteffa vnica al mondo in eſſer ſorte,
     O pur ſua caſta intention lodando
     Di viuer ſempre mai ſenza conſorte,
     La ſigliuola d’ Amon la mira, e quando
     Le fatteze ch’amaua non ha ſcorte
     Come ſi nomi le domanda, & ode
     Eſſer colei, che del ſuo amor ſi,gode.

[19]
O per dir meglio, eſſer colei che crede
     Che goda del ſuo amor, colei che tanto
     Ha in odio, e in ira, che morir ſi vede
     Se fopra lei non vendica il ſuo pianto,
     Volta il cauallo, e con gran ſuria riede
     Non per deſir di porla in terra, quanto
     Di paffarle con l’haſta in mezo il petto
     E libera reſtar d’ ogni fuſpetto.

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[20]
Forza e a Marphiſa ch’a ql colpo vada
     A prouar fe’l terreno e duro o molle,
     E coſa tanto inſolita le accada
     Ch’ella n’e per venir di ſdegno ſolle,
     Fu in terra a pena che traſſe la ſpada
     E vendicar di quel cader ſi volle,
     La ſigliuola d’ Amon non meno altiera
     Grido, che fai? tu fei mia prigioneira,

[21]
Se bene vſo con glialtri corteſia
     Vſar teco Marphiſa non la voglio,
     Come a colei che d’ogni villania
     Odo che fei dotata e d’ogni orgoglio,
     Marphiſa a quel parlar ſremer s’ lidia
     Come vn vento marino in vno ſcoglio,
     Grida, ma ſi p rabbia ſi confonde
     Ctí no può eſprimer ſuor ql che riſpóde.

[22]
Mena la ſpada, e piú ferir non mira
     Lei, che’l deſtrier, nel petto e ne la paci
     Ma Bradamante al ſuo la briglia gira
     E quel da parte Cubito ſi lancia,
     E tutto a vn tempo con iſdegno & ira
     La ſigliuola d’ Amon ſpinge la lancia
     E con quella Marphiſa tocca a pena
     Che la fa riuerſar fopra l’arena.

[23]
A pena ella ſu in terra, che rizzoſſe
Cercando far con la ſpada mal’opra,
Di nuouo l’naſta Bradamante moſſe
E Marphiſa di nuouo andò ſozopra,
Benché poſſente Bradamante foſſe
Non perho ſi a Marphiſa era di fopra:
Che l’haueſſe ogni colpo riuerſata,
Ma tal virtú ne l’haſta era incantata.

[24]
Alcuni cauallieri in queſto mezo
     Alcuni dico de la parte noſtra,
     Se n’ erano venuti doue in mezo
     l’un capo e l’altro ſi facea la gioſtra,
     Che non eran lontani vn miglio e mezo,
     Veduta la virtú che’l ſuo dimoſtra:
     Il ſuo che non conoſcono altri mente
     Che per vn cauallier de la lor gente.

[25]
Queſti vedèdo il generoſo figlio
     Di Troiano alle mura approſſimarſi:
     Per ogni caſo per ogni periglio
     Non volſe ſproueduto ritrouarſi:
     E ſé che molti all’arme dier di piglio
     E che ſuor de i ripari appreſentarſi:
     Tra queſti ſu Ruggiero, a cui la fretta
     Di Marphiſa la gioſtra hauea intercetta.

[26]
L’inamorato giouene mirando
     Stana il ſucceſſo, e gli tremaua il core.
     De la ſua cara moglie dubitando
     Che di Marphiſa ben ſapea il valore,
     Dubito dico nel principio, quando
     Si moſſe l’una e l’altra con furore,
     Ma viſto poi come ſucceſſe il fatto
     Keſto marauiglioſo e ſtupefatto.

[27]
E poi che ſin la lite lor non hebbe
     Come hauea l’altre hauute al prio ícotro
     Nel cor profundamente gli ne’ncrebbe
     Dubbioſo pur di qualche ſtrano icótro,
     De l’una egli e de l’altra il ben vorrebbe
     Ch’ama amedue: nò ch da porre incOtro
     Sien queſti amori, e l’un ſiamma e furore
     L’altro beniuolenza piú ch’amore.

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[28]
Partita volentier la pugna hauria
     Se con ſuo honor potuto haueſſe farlo,
     Ma quei ch’egli hauea ſeco I compagnia
     Perche non vinca la parte di Carlo,
     Che giá lor par che ſuperior ne ſia,
     Saltan nel campo e vogliono turbarlo
     Da l’altra parte i cauallier Chriſtiani
     Si fanno inanzi, e ſon quiui alle mani.

[29]
Di qua: di la: gridar ſi ſente all’arme
     Come vſati eran far quaſi ogni giorno,
     Monti chi e a pie, chi nò e armato, s’ arme
     Alla bandiera ognun faccia ritorno,
     Dicea con chiaro e bellicoſo carme
     Piú d’una tromba che ſcorrea d’intorno,
     E come quelle fuegliano i caualli
     Suegliado i fanti i Timpani e i Taballi.

[30]
La ſcaramuccia ſiera e ſanguinoſa
     Quanto ſi poſſa imaginar ſi meſce,
     La Donna di Dordona valoroſa:
     A cui mirabilmente aggraua e increſce
     Che quel di ch’era tanto diſioſa
     Di por Marphiſa a morte, non rieſce,
     Di qua: di la: ſi volge e ſi raggira
     Se Ruggier può veder per cui ſoſpira.

[31]
Lo riconoſce all’Aquila d’argento
     C ha nello ſcudo azurro il giouinetto.
     Ella con gliocchi e col penſiero intento
     Si ferma a contemplar le ſpalle, e’l petto,
     Le leggiadre fattezze, e’l mouimento
     Pieno di gratia, e poi con gran diſpetto
     Invaginando ch’altra ne gioiſſe
     Da furore aſſalita coſi diſſe,

[32]
Dunque baciar ſi belle e dolce labbia
     Deue altra? ſé baciar non le pofs’io?
     Ah non fíavero giá ch’altra mai t’ habbia
     Che d’altra eſſer non dei ſé non fei mio,
     Piú torto che morir ſola di rabbia
     Che meco di mia man morir diſio,
     Che ſé ben qui ti perdo, almen l’inſerno
     Poi mi ti renda: e ſtii meco in eterno.

[33]
Se tu m’occidi, e ben ragion che deggi
     Darmi de la vendetta ancho conſorto,
     Che voglion tutti gli ordini e le leggi
     Ch chi da morte altrui, debba eſſer morto
     Ne par ch’acho il tuo dano il mio pareggi
     Ch tu mori a ragiòe, io moro a torto,
     Faro morir chi brama (ohimè) ch’io muora
     Ma tu crudel’chi t’ama e chi t’adora.

[34]
Perche non dei tu mano eſſere ardita
     D’ aprir col ferro al mio nimico il core ?
     Che tante volte a morte m’ha ferita
     Sotto la pace in ſicurta d’Amore,
     Et hor può conſentir tormi la vita
     Ne pur hauer pietá del mio dolore,
     Contra qſto empio ardifei animo ſorte
     Vendica mille mie con la ſua morte.

[35]
Gli ſprona còtra in qſto dir: ma prima
     Guardati (grida) perfido Ruggiero,
     Tu nò andrai (s’io porto) de la opima
     Spoglia del cor d’ una donzella altiero,
     Come Ruggiero ode il parlare, eſtima
     Che ſia la moglie ſua cotti’ era in vero,
     La cui voce in memoria ſi bene hebbe
     Ch’ in mille riconoſcer la potrebbe.

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[36]
Ben penſa quel che le parole denno
     Volere inſerir piú, ch’ella l’accuſa
     Che la conuention ch’inſieme fenno
     Non le oſſeruaua, onde per farne iſcuſa
     Di volerle parlar le fece cenno,
     Ma quella giá con laviſiera chiuſa
     Venia dal dolor ſpinta e da la rabbia
     Per porlo e ſorſè oue non era ſabbia.

[37]
Quando Ruggier la vede tanto acceſa
     Si riſtringe ne l’arme e ne la fella:
     La lancia arreſta, ma la tien foſpefa
     Piegata in parte, oue no nuoccia a quella
     La Donna ch’a ferirlo e a fargli ofTefa
     Venia con mente di pietá rubella,
     Non potè foſſerir, come ſu appreſſo
     Di porlo i terra, e fargli oltraggio eſpffo

[38]
Coſi lor lancie van d’effetto vote
     A qllo incontro, e baſta ben s’ Amore
     Co l’un gioſtra e con l’altro, e gli pcuote
     D’ una amoroſa lancia in mezo il core,
     Poi che la Donna foſſerir non puote
     Di far onta a Ruggier: volge il furore
     Che l’arde il petto altroue, e vi fa coſe
     Che faran ſin che giri il ciel famoſe.

[39]
In poco ſpatio ne gitto per terra
     Trecento e piú: con quella lancia d’oro
     Ella ſola quel di vinſe la guerra
     Meſſe ella ſola in ſuga il popul Moro,
     Ruggier di qua di la s’ aggira & erra
     Tanto che ſé le accoſta e dice, io moro
     S’ io nò ti parlo, ohimè che t’ho fatto io?
     Che mi debbi ſuggire ? odi perdio.

[40]
Come a i meridional tiepidi venti
     Che ſpirano dal mare il ſiato caldo
     Le nieui ſi diſciolueno, e i torrenti
     E il ghiaccio che pur dianzi era ſi ſaldo:
     Coſi a quei prieghi a quei breui lamenti
     Il cor de la ſorella di Rinaldo
     Subito ritorno pietoſo e molle:
     Che l’ira piú che marmo indurar volle.

[41]
No vuol dargli o no puote altra riſpoſta
     Ma da trauerſo ſprona Rabicano,
     E quanto può da glialtri ſi difeoſta
     Et a Ruggiero accena con la mano:
     Fuor de la moltitudine in repoſta
     Valle ſi traſſe, ou’era vn píccol piano,
     Ch’i mezo hauea vn boſchetto di cypffi
     Che parean d’una ſtampa tutti impreſſi.

[42]
In quel boſchetto era di bianchi marmi
     Fatta di nuouo vn’alta ſepoltura,
     Chi dentro giaccia era con breui carmi
     Notato, a chi ſaperlo haueſſe cura,
     Ma quiui giunta Bradamante, parmi
     Che giá non poſe mente alla ſcrittura
     Ruggier dietro il cauallo affretta e puge
     Tanto ch’al boſco e alla donzella giuge.

[43]
Ma ritorniamo a Marphiſa: che s’ era
     In queſto mezo in fu’l deſtrier rimeſſa,
     E venia per trouar quella guerriera
     Ch l’hauea al primo ſcótro I terra meſſa,
     E la vide partir ſuor de la ſchiera
     E partir Ruggier vide e feguir’effa,
     Ne ſi penſo che per amor ſeguiſſe,
     Ma per ſinir con l’arme ingiurie riſſe,

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[44]
Vrta il causilo e vien dietro alla peſta
     Tanto ch’a vn tepo con lor quali arriua:
     Quanto ſua giunta ad ambi fía moietta
     Chi viue amado il fa ſenza ch’iol ſcriua
     Ma Bradamante oſſeſa piú ne reſta
     Che colei vede onde il ſuo mal deriua,
     Chi le può tor che non creda eſſer vero
     Che l’amor ve la ſproni di Ruggiero?

[45]
E perfido Ruggier di nuouo chiama
     Non ti baſtaua perfido (diſſe ella)
     Che tua perfidia ſapeſſi per fama?
     Se non mi faceui ancho veder quella?
     Di cacciarmi da te veggo e’ hai brama,
     E per ſbramar tua voglia iniqua e fella,
     10 vo morir, ma sforzerommi anchora
     Ch muora meco chie cagion ch’io mora.

[46]
Sdegnoſa piú che Vipera, ſi ſpicca
     Coſi dicendo, e va contra Marphiſa,
     Et allo ſcudo l’haſta ſi le appicca
     Che la fa a dietro riuerſare in guiſa
     Che quaſi mezo l’elmo in terra ſicca,
     Ne ſi può dir che ſia colta improuiſa,
     Anzi fa incontra ciò che far ſi puote
     E pure in terra del capo percuote.

[47]
La ſigliuola d’Amon che vuol morire
     O dar morte a Marphiſa, e in tata rabbia,
     Che non ha mente di nuouo a ferire,
     Con l’haſta onde a gittar di nuouo l’habbia
     Ma le penſa dal buſto dipartire
     11 capo mezo ſitto ne la ſabbia,
     Getta da ſé la lancia d’oro, e prende
     La ſpada, e del deſtrier ſubito ſcende.

[48]
Ma tarda e la ſua giunta, che ſi troua
     Marphiſa incontra, e di tanta ira piena
     Poi che s’ ha viſta alla feconda prona
     Cader ſi facilmente ſu l’arena,
     Che pregar nulla: e nulla gridar gioua
     A Ruggier che di qſto hauea gran pena,
     Si l’odio e l’ira le guerriere abbaglia
     Che fan da diſperate la battaglia.

[49]
A meza ſpada vengono di botto
     E per la gran ſuperbia che l’ha acceſe
     Van pur’inanzi, e ſi ſon giá ſi ſotto
     Ch’altro non puon che venire alle preſe,
     Le ſpade il cui biſogno era interrotto
     Laſcian cadere, e cercan nuoue oſſeſe,
     Priega Ruggiero e ſupplica amendue
     Ma poco ſrutto han le parole ſue.

[50]
Quando pur vede che’l pregar non vale
     Di partirle per ſorza ſi diſpone,
     Leua di mano ad amendua il pugnale
     Et al pie d’ un Cypreſſo li ripone,
     Poi che ferro non han piú da far male
     Con prieghi e con minaccie s’ interpone
     Ma tutto e in van, che la battaglia fanno
     A pugni e a calci, poi ch’altro non hano.

[51]
Ruggier no ceſſa, hor l’uá hor l’altra prede
     Per le man per le braccia e la ritira,
     E tanto fa che di Marphiſa accende
     Cótra di ſé quato ſi può piú l’ira,
     Quella che tutto il mondo vilipende
     Alla amicitia di Ruggier non mira,
     Poi che da Bradamante ſi diſtacca
     Corre alla ſpada e co Ruggier s’attacca.

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[52]
Tu fai da diſcortefe e da villano
     Ruggiero a diſturbar la pugna altrui,
     Ma ti faro pentir con queſta mano,
     Che vo che baſti a vincerui ambedui,
     Cerca Ruggier co parlar molto humao
     Marphiſa mitigar, ma contra lui
     La troua in modo diſdegnoſa e ſiera
     Ch’un perder tépo ogni parlar ſeco era.

[53]
All’ultimo Ruggier la ſpada traſſe
     Poi che l’ira ancho lui ſé rubicondo:
     Non credo che ſpettacolo miraſſe
     Athene, o Roma, o luogo altro del mòdo
     Che coſi a riguardanti dilettaſſe
     Come diletto queſto e ſu giocondo
     Alla geloſa Bradamante, quando
     Queſto le poſe ogni ſoſpetto in bando.

[54]
La ſua ſpada hauea tolta ella di terra
     E tratta s’era a riguardar da parte:
     E le parea veder che’l Dio di guerra
     Foſſe Ruggiero alla poſſanza e all’arte,
     Vna Furia Ifernal quando ſi sferra
     Sembra Marphiſa, ſé ql ſembra Marte,
     Vero e ch’un pezzo il giouene gagliardo
     Di non far’ il potere hebbe riguardo.

[55]
Sapea ben la virtú de la ſua ſpada
     Che tante eſperienze n’ha giá fatto:
     Oue giunge conuien che ſé ne vada
     L’incanto, o nulla gioui e ſtia di piatto,
     Si die ritien che’l colpo ſuo non cada
     Di taglio o punta, ma ſempre di piatto,
     Hebbe a qſto Ruggier lunga auuertenza
     Ma perde pure vn tratto la patienza,

[56]
Perche Marphiſa vna percoſſa horrenda
Gli mena per diuidergli la teſta,
Leua lo ſcudo che’l capo difenda,
Ruggiero, e’l colpo in ſu l’Aquila peſta,
Vieta lo’ncanto che lo ſpezzi o fenda
Ma di ſtordir non perho il braccio reſta,
E s’ hauea altr’ arme ch quelle d’ Hettorre
Gli potea il fiero colpo il braccio torre.

[57]
E faria ſcefo indi alla teſta, doue
     Diſegno di ferir l’aſpra Donzella,
     Ruggiero il braccio maco a pena muoue
     A pena piú foſtien l’Aquila bella,
     Per queſto ogni pietá da ſé ri muoue,
     Par che ne gliocchi auápi vna facella:
     E quanto può cacciar, caccia vna punta:
     Marphiſa mal per te ſé n’eri giunta.

[58]
lo non vi ſo ben dir come ſi foſſe
     La ſpada andò a ferire in vn cypreſſo,
     E vn palmo e piú ne P arbore caccioſſe,
     In modo era piantato il luogo ſpeffo,
     In ql momento il monte e il piano ſcoſſe
     Yn gran tremuoto, e ſi ſenti con eſſo
     Da quell’aite] ch’in mezo il boſco ſiede
     Gran voce vſcir ch’ogni mortale eccede.

[59]
Grida la voce horribile, non ſia
     lite tra voi, glie ingiuſto & inhumano
     Ch’alia ſorella il ſratel morte dia
     la ſorella vecida il ſuo germano,
     Tu mio Ruggiero e tu Marphiſa mia
     Credete al mio parlar che non e vano
     In vn medeſimo vtero d’un ſeme
     Foſte cocetti: e vfeiſte al mondo inſieme.

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[60]
Concetti foſte da Ruggier fecondo,
     Vi ſu Galaciella genitrice:
     I cui ſratelli hauendole dal mondo
     Cacciato il genitor voſtro inſelice:
     Séza guardar e’ haueſſe in corpo il podo
     Divoi, ch’ufeiſte pur di lor radice,
     La ſer: perche s’ haueſſe ad affogare
     S’ un debol legno porre in mezo al mare.

[61]
Ma Fortuna, che voi ben che non nati
     Hauea giá eletti a glorioſe impreſe,
     Fece che’l legno a i liti inhabitati
     Sopra le Syrti a ſaluamento ſcefe,
     Oue, poi che nel mondo v’ hebbe dati:
     L’anima eletta al Paradiſo aſceſe,
     Come Dio volſe: e ſu voſtro deſtino:
     A queſto caſo io mi trouai vicino.

[62]
Diedi: alla madre ſepoltura honeſta
     Qual potea darſi in ſi deſerta arena,
     E voi teneri auolti ne la veſta
     Meco portai fu’l monte di Carena,
     E manſueta vſcir de la foreſta
     Feci e laſciare i ſigli vna Leena:
     De le cui poppe dieci meſi e dieci
     Ambi nutrir con molto ſtudio feci.

[63]
Vn giorno che d’andar per la contrada
     E da la ſtaza allontanar m’occorſe
     Vi foprauenne a caſo vna maſnada
     D’ Arabi (e ricordaruene de ſorſè)
     Che te Marphiſa tolſer ne la ſtrada
     Ma no poter Ruggier: che meglio corſe,
     Reſtai de la tua perdita dolente
     E di Ruggier guardian piú diligente.

[64]
Ruggier ſé ti guardo mentre che viſſe
     Il tuo maeſtro Atlante tu lo fai,
     Di te ſenti predir le ſtelle ſiſſe
     Che tra Chriſtiani a tradigion- morrai,
     E perche il male inſluſſo non ſeguiſſe,
     Tenertene lontan m’affaticai,
     Ne oſtare al ſin potendo alla tua voglia,
     Infermo caddi, e mi mori di doglia.

[65]
Ma inanzi a morte, qui doue preuidi
     Che con Marphiſa hauer pugna doueui,
     Feci raccor con inſernal ſuſſidi
     A ſormar queſta tomba i faſſi greui,
     Et a Charon diſſi con alti gridi
     Dopo morte non vo lo ſpirto leui
     Di queſto boſco, ſin che non ci giugna
     Ruggier con la ſorella per far pugna,

[66]
Coſi Io ſpirto mio per le belle ombre
     Ha molti di aſpettato il venir voſtro,
     Si che mai geloſia piú non t’ ingombre
     O Bradamante ch’ami Ruggier noſtro,
     Ma tèpo e hormai ch de la luce io ſgobre
     E mi conduca al tenebroſo chioſtro:
     Qui ſi tacque, e a Marphiſa & alla ſiglia
     D’amò laſcio e a ruggier gra marauiglia

[67]
Riconoſce Marphiſa per ſorella
     Ruggier con molto gaudio, & ella lui:
     E ad abbracciarſi, ſenza oſſender quella
     Che per Ruggiero ardea, vano ambidui:
     E ramentando de l’etá nouella
     Alcune coſe, i feci, io diſſi, io ſui,
     Vengon trouando con piú certo effetto
     Tutto eſſer ver quel e’ ha lo ſpirto detto.

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[68]
Ruggiero alla ſorella non aſcofe
     Quato hauea nel cor ſiſſa Bradamante,
     E narro con parole affettuoſe
     De le obligation che le hauea tante,
     E non ceffo, ch’in grand’ amor compoſe
     Le diſcordie ch’infieme hebbono auate,
     E ſé per ſegno di pacificarli
     C’humanamète andaro ad abbracciarli.

[69]
A domandar poi ritorno Marphiſa
     Chi ſtato foſſe, e di che gente il padre,
     E chi l’haueſſe morto, & a che guiſa:
     S’in capo chiuſo, o ſra l’armate ſquadre,
     E chi cOmeſſo hauea che foſſe vcciſa
     Dal mar’ atroce la miſera madre,
     Che ſé giá 1* hauea vdito da fanciulla
     Hor ne tenea poca memoria, o nulla.

[70]
Ruggiero incomincio, che da Troiani
     Per la linea d’ Hettore erano ſcefi:
     Che poi che Aſtyanatte de le mani
     Campo d’Vlyffe e da li aguati teſi,
     Hauendo vn de fanciulli coetani
     Per lui laſciato, vſci di quei paeſi,
     E dopo vn lungo errar per la marina
     Venne in Sicilia, e domino Medina.

[71]
I deſcendenti ſuoi di qua dal Faro
     Signoreggiar de la Calabria parte,
     E dopo piú ſucceſſioni, andaro
     Ad habitar ne la citta di Marte.
     Piú d’uno imperatore, e Re preclaro
     Fu di ql ſangue i Roma, e in altra parte,
     Cominciando a Coſtate, e a Coſtantino
     Sino a Re Carlo figlio de Pipino,

[72]
Fu Ruggier primo: e Gianbaron di qſti
Buouo: Rábaldo, al ſin Ruggier ſecodo,
Che ſé come d’Atlante vdir poteſti
Di noſtra madre l’utero fecondo,
De la progenie noſtra i chiari geſti
Per l’hiſtorie vedrai celebri al mondo:
Segui poi come venne il Re Agolante
Con Almóte e col padre d’ Agramante.

[73]
E come meno ſeco vna Dózella
     Ch’ era ſua ſiglia: tanto valoroſa
     Che molti Paladin gitto di fella,
     E di Ruggiero al ſin venne amoroſa,
     E per ſuo amor del padre ſu ribella
     E battezoflí, e diuentogli ſpofa,
     Narro come Beltramo traditore
     Per la cognata arte d’ incerto amore.

[74]
E che la patria, e’l padre e duo ſratelli
     Tradi, coli ſperando acquiſtar lei,
     Aperte Riſa a gli nimici, e quelli
     Fer di lor tutti i portamenti rei,
     Come Agolante i ſigli iniqui e felli
     Poſer Galaciella, che di fei
     Mefi era graue, in mar ſenza gouerno,
     Quando ſu tépeſtofo al maggior verno.

[75]
Staua Marphiſa con ſerena ſronte
     Fiſa al parlar che’l ſuo german facea,
     Et eſſer ſcefa da la bella ſonte
     C hauea ſi chiari riui, ſi godea,
     Quinci Mongrana, e qndi Chiaramente
     Le due progenie deriuar ſapea,
     Ch’ai modo fur molti e molt’ani e luſtri
     Spledide: e ſenza par d’huomini illuſtri.

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[76]
Poi che’l fratello al ſin le venne a dire
     Che’l padre d’Agramate, e l’auo, e’l zio,
     Ruggiero a tradigion ſeron morire
     E poſero la moglie a caſo rio,
     Non lo potè piú la ſorella vdire
     Che lo’nterroppe, e diſſè ſratel mio
     (Salua tua gratia) hauuto hai troppo torto
     A non ti vendicar del padre morto.

[77]
Se in Almonte, e in Troian non ti poteui
     Inſanguinar, ch’erano morti inante,
     De i ſigli vendicar tu ti doueui:
     Perche viuendo tu viue Agramante?
     Queſta e vna macchia che mai nò ti leui
     Dal viſo, poi che dopo oſſeſe tante
     Nò pur poſto non hai queſto Re a morte
     Ma viui al ſoldo ſuo, ne la ſua corte.

[78]
Io ſo ben voto a Dio ch’adorar voglio
     Chriſto Dio vero ch’adoro mio padre,
     Che di queſta armatura non mi ſpoglio
     Fin ch Ruggier no vedico e mia madre,
     E vo dolermi, e fin’ hora mi doglio
     Di te, ſé piú ti veggo ſra le ſquadre
     Del Re Agramate, o d’ altro ſignor Moro
     Se non col ferro in man per danno loro.

[79]
O come a quel parlar leua la faccia
     La bella Bradamante, e ne gioiſce,
     E conforta Ruggier che coſi faccia
     Come Marphiſa ſua ben l’ammonifee,
     E venga a Carlo, e conoſcer ſi faccia
     Che tanto honora, lauda, e riueriſce
     Del ſuo pre Ruggier la chiara fama
     Ch’achor guerrier sèza alcu par lo chiama

[80]
Ruggiero accortamente le riſpofe
     Che da principio queſto far douea,
     Ma per no bene hauer note le coſe
     Come hebbe poi, tardato troppo hauea,
     Hora eſſendo Agramante che gli poſe
     La ſpada al ſianco, farebbe opra rea
     Dandogli morte, e faria traditore
     Che giá tolto l’hauea per ſuo Signore.

[81]
Ben, come a Bradamante giá .pmeſſe,
     Promettea a lei, di tentare ogni via
     Tanto ch’occafione onde poteſſe
     Leuarſi con ſuo honor naſcer faria,
     E ſé giá fatto non 1* hauea, non deſſe
     La colpa a lui, ma’l Re di Tartaria
     Dal qual ne la battaglia che ſeco hebbe
     Laſciato ſu come ſaper ſi debbe.

[82]
Et ella ch’ogni di gli venia al letto
     Buon teſtimon quáto alcun’ altro n’era
     Fu fopra queſto assai riſpoſto e detto
     Da l’una e da l’altra inclyta guerriera,
     L’ultima concluſion, l’ultimo effetto
     E che Ruggier ritorni alla bandiera,
     Del ſuo Signor, ſin ch cagion gli accada
     Che giuſtamente a Carlo ſé ne vada.

[83]
Laſcialo pur andar, dicea Marphiſa
     A Bradamante, e non hauer timore
     Fra pochi giorni io faro bene in guiſa
     Che non gli ſia Agramante piú Signore,
     Coſi dice ella, ne perho deuiſa
     Quanto di voler fare habbia nel core,
     Tolta da Ior licentia al ſin Ruggiero
     Per tornar al ſuo Re volgea il deſtriero.

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[84]
Quando vn pianto s’udi da le vicine
     Valli ſonar, che li ſé tutti attenti,
     A quella voce fan 1* orecchie chine
     Che di femina par che ſi lamenti,
     Ma voglio qſto canto habbia qui ſine
     E di quel che voglio io ſiate contenti,
     Che miglior coſe vi prometto dire
     S’ali’ altro canto miverrete a vdire.