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Trattatelli estetici/Parte terza/V. Gli anonimi

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Parte terza - V. Gli anonimi.

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V.

GLI ANONIMI.

Anonimi e maschere sono tutt’uno, a mio credere. Sicuramente, dirà il lettore; e non ci vuole molta fatica a provarlo, è cosa che si può fare da chicchessia. Accade però alcuna volta chic di molte sentenze s’intenda complessivamente la verità, rimanendo tuttavia campo, a chi ne abbia voglia, di farvi sopra alquanto comento. [p. 144 modifica]Questo mi sembra propriamente il mio caso. Anonimi e maschere sono tutt’uno; s’intende egli però subitamente e da tutti che cosa significhi questa proposizione? La lettura paziente del mio articolo vi darà modo a pronunziare il giudizio.

Anonimi e maschere hanno ambidue l’intenzione di occultare la propria persona, e, se non sempre esser presi per altri da quelli che sono, spargere, non foss’altro, un qualche dubbio sull’esser loro. Fin qui la cosa, come suol dirsi, cammina co’ suoi piedi. Le maschere nou si usano sempre per cagione di scherzo, e gli anonimi si fingono molte volte tali per tutt’altro motivo che di scherzare. Anche qui non c’è che dire. Ma chi si mette la maschera al viso con altro animo che di divertirsi o di divertire è, tolti alcuni singolarissimi casi, poco di buono: dobbiamo dir la stessa cosa anche degli anonimi? Qui comincia l’anonimo ad esser altro dalla maschera, e la cosa domanda una qualche considerazione.

Chi si mette nella condizione dell’anonimo, dovrebbe pensare, nè più ne meno, alla inaniera di quello che vuol porsi in maschera. Suolsi d’ordinario aver per le maschere riguardo maggiore che non si abbia comunemente per le persone che si mostrano col proprio viso: in modo eguale gli anonimi possono, o pretendono di potere esercitare una maggiore autorità sopra l’animo dei lettori. Ma egli accade talvolta che, o [p. 145 modifica]per l’indole delle vesti indossate, o della compagnia con cui vanno, o dei luoghi ove si recano, le maschere, anziché cattivarsi il rispetto, attirino sopra di sè l’irriverenza e il disprezzo. Dovrebbe esser questa per gli anonimi una buona lezione, per cui si togliessero dal credere che il loro comparire a faccia coperta sia guarentigia bastante alla malignità, o alla sciocchezza. Quanti pensano di tal guisa vanno errati grandissimamente. Come sarà possibile che io abbia in concetto di rispettabile matrona, perchè mascherata, la donna che fa passando scambietti da pazzerella? E similmente potrò io mai scambiare per uomo onesto ed instrutto l’anonimo che schizza veleno da ogni parola, e incespica in uno strambotto ad ogni sei righe?

Oh, diranno alcuni, io non pongo il mio nome per modestia! Ben per voi se lo fate con questa intenzione. Molte volte per altro è modestia il farsi innanzi col nome proprio, e pretta superbia il nasconderlo. In ogni caso, avete badato, scrivendo colla sicurezza di un uomo che sa, o spera almeno, di non essere conosciuto, al personaggio che rappresentate? Deponendo il vostro nome, vi spogliate dell’individualità, e per conseguenza quanto da voi si pensa e si scrive deve essere improntato della verità più scrupolosa ed assoluta. All’incontro ho udito dire più volte eh! questa posso dirla, già non ci va sotto il mio nome. E se il lettore vi pone sotto il [p. 146 modifica]nome di un altro? Suo danno, direte. È vero, ma colpa vostra, che avete dato mano a quel falso giudizio. Sicchè, quando anche non vi piacesse usar molta diligenza in ciò che scrivete anonimi pel pericolo che correte di essere discreduti e derisi prima ancora che abbiate terminato di parlare, dovete usarla per obbligo di onesta, affinchè non venga riversata sui vostri fratelli l’ignoranza o la malignità vostra. Una qualche proposizione arrischiata che vogliate lanciare sia da voi divulgata con lealtà e con franchezza, e dicendo: son io che la penso a questo modo. Altrimenti tramate un’insidia ai poco esperti, che non ben sapendo chi sia che parla, crede opinione di molti quella ch’è propria vostra. Fate lo stesso discorso in proposito di una censura che vogliate scaricare sopra qualcuno. Avventandola da voi solo, vale a dire col proprio nome, essa avrà se non altro, certa generosità, come di chi ne viene a combattere a tu per tu e petto per petto, e non dieci contr’uno, o menando colpi alle spalle come i vigliacchi. Quanto s’è detto dell’anonimo in generale si può dire di quelli che scelgono una qualche indicazione che mezzi li manifesta, mezzi li tiene nascosti; potrebbero questi tali paragonarsi alle maschere che lasciano scoperta la parte inferiore del volto. O volendo progredire nel confronto si troverebbe da un lato chi si contenta di tacere alcuna sillaba del proprio nome, dall’altro chi re[p. 147 modifica]ca sulla faccia il naso posticcio, o un qualche neo, e nel resto si presenta conforme il fece madre natura.

Sonovi ancora anonimi involontarii, o necessitati a farsi tali dall’indole de’ tempi, de’ luoghi, o delle scritture alle quali si posero. Possono questi paragonarsi a quelle maschere che intervengono a un ballo da cui sono escluse le faccie scoperte. Basta che rechino la mascheretta sul cappello, o legata con un nastro sul braccio, non c’è chi domandi più oltre. In quest’ultima specie di anonimi si comprende anche il compilatore del Gondoliere; a cui oggimai la cortesia di qualche scrittore non ha lasciato arbitrio fra il tenere la maschera sul volto, o contentarsi di quella più picciola sul cappello. Si è egli però sempre mantenuto fedele a quanto in proposito degli anonimi venne dettando finora? O non piuttosto, scrivendo il presente articolo, avrebb’egli messo insieme molti documenti per la propria condanna? Che che ne possa sembrare di ciò ai leggitori, soli giudici convenienti di tale affare, dal canto proprio crede egli poter dichiarare: nulla aver mai detto a cui non sentasi pronto di sottoporre il proprio nome, richiesto che fosse dalla convenienza; e molto essersi sempre studiato di tener lontano dalle proprie scritture ogni singolarità di giudizio, appunto perchè Insingato talvolta a fare altrimenti dalla sua condizione di anonimo. Altri anonimi potranno pen[p. 148 modifica]sare diversamente, egli intende aver oggi fatta una pubblica professione de’ suoi principii intorno a questo argomento.