Biografia di Frà Paolo Sarpi/Vol. II/Appendice bibliografica/Sezione prima

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Opere edite

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Vol. II - Capo XXX Vol. II - Sezione seconda
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APPENDICE BIBLIOGRAFICA




SEZIONE PRIMA


Opere edite.


I. Col titolo di Opere Varie furono fatte più edizioni degli scritti minori di Frà Paolo, con mentito nome di luogo e di stampatore, più o meno imperfette e tutte scorrettissime. La più bella è quella di Verona colla data di Helmstadt 1750 2 vol. in folio, preceduta della Vita di Frà Paolo scritta da Frà Fulgenzio.


L’edizione più compiuta delle Opere di Frà Paolo è quella in 8 volumi in 4.° 1761-68 colla data di Helmstadt per Jacopo Mullero, ma in Verona per Marco Moroni. I due primi tomi contengono l’Istoria del Concilio Tridentino preceduta dalle Memorie aneddote su Paolo Sarpi del dottore Francesco Grisellini. Gli altri sei volumi contengono le opere varie raccolte a catafascio e col massimo disordine. In generale quest’edizione è spregevole per la esecuzione tipografica e per deformità di errori. Verbi grazia nella Istoria del Concilio Tomo I a carte 8 [p. 356 modifica]è posto immodestamente per modestamente, a carte 22 sufficiente per insufficiente e poche linee dopo sono omesse tre righe, e così di seguito.

Questa collezione fu ristampata a Napoli per cura dell’abate Giovanni Selvaggi, 24 volumi in 8.° 1789-90.

I primi sei volumi contengono la Storia del Concilio con in fronte la dedicatoria del de Dominis, poi quella del Courayer, indi la prefazione di esso Courayer: il 7.° e l’8.° volume comprendono le note del Courayer medesimo. Il Selvaggi aveva promesso di aggiungervi sue illustrazioni, ma non fece niente; e fu meglio, perchè non aveva nè stile nè capacità. Gli altri 16 vol. contengono le Opere varie, alquanto meno disordinate che non nell’antecedente raccolta; ma la stampa è quivi ancora pessima e scorrettissima. Il Selvaggi ebbe persino la temerità di voler correggere di suo capriccio la locuzione del Sarpi, di modo che la Storia del Concilio principalmente è sfigurata.

     Quando questa edizione fu incominciata la corte di Napoli camminava molto fiera sulla via delle riforme ecclesiastiche, quindi essa e la corte di Roma vivevano assai disgustate. Non ostante quest’ultima si querelò di una così ardita ristampa delle opere sarpiane, in seguito a cui era minacciata una ristampa dei Monumenti appartenenti alla Storia del Tridentino pubblicati alcuni anni innanzi da Judocus Leplaet teologo di Lovanio. Così che la censura di Napoli, per conservare almeno le apparenze, fece stampare le note del Courayer in forma quasi clandestina, e fece variare i frontispizi alla Storia del Tridentino. Il primo volume ha visibilmente Napoli MDCCLXXXX nella regia stamperia del real seminario di educazione, con licenza de’ superiori. Ma nei seguenti volumi fu lasciato solamente l’anno e in alcuni anco la formola con licenza de’ superiori, e omesso il nome del luogo e della tipografia.

     Nel 1791, dopo i fatti della rivoluzione di Francia, il re di Napoli si riconciliò col papa, i principii liberali del re si convertirono in principii tirannici, fu vietata la ristampa del Leplaet, e delle opere del Sarpi fu sospesa la vendita e moltissimi esemplari furono fatti ritirare dai più zelanti papalisti. Ma essendo costume [p. 357 modifica]della corte di Roma di opporre altare ad altare, alla nuova edizione e finora l’unica fatta in Italia liberamente della Istoria del Concilio Tridentino del Sarpi, l’ex-gesuita Francesco Antonio Zaccaria, noto a suoi tempi per una cattiva Istoria Letteraria dell’Italia ora dimenticata, vi contrappose una nuova e bella edizione della Istoria del Concilio di Trento del cardinale Pallavicino, incominciata in Faenza nel 1792 e terminata nel 1797, in sei voi. in 4.°; ma ebbe poca fortuna, e gli esemplari abbondano tuttavia nei fondachi de’ librai.

Ecco per ordine le altre edizioni in lingua italiana della Istoria del Concilio.

1.° Quella di Londra di cui ho parlato al Capo XXIX, appresso Giovanni Bilio regio stampatore, 1619 in folio.

2.° Seconda edizione riveduta e corretta dall’Autore, siccome porta il frontispizio, 1629 in 4.° senza nome di luogo e di stampatore; ma in Ginevra e credesi per l’Aubert.

     È poco credibile che l’autore, il quale era già morto da più anni, abbia egli riveduta e corretta questa edizione; e nemmanco ne farei lode a Frà Fulgenzio: ma è più probabile che le varianti di locuzione e di alcuni nomi propri che si riscontrano tra questa e l’edizione di Londra si debbano attribuire al Diodati che promosse questa ristampa.

3.° Terza edizione 1656 in 4.°

      L’abate Zaccaria che l’ha esaminata e confrontata coll’antecedente, trova che è la stessa, e soltanto mutato il frontispizio. Altri pretendono che sia diversa.

4.° Altra in 4.° del 1660 ho veduta in alcuni cataloghi di librai.

      Un prete mi parlò di una edizione di Amsterdam da lui possieduta, ma non si ricordava l’anno. Sarebbe mai questa?

5.° Altra colle note del Courayer: Londra (si crede Ginevra) alle spese dei fratelli de Tournes 1757, 2 vol. in 4.°

      Quantunque non senza errori, è un’assai bella edizione, eseguita sulla prima di Londra. [p. 358 modifica]

6.° La ristampa del Moronit già ricordata.

7.° La ristampa di Napoli già ricordata.

8.° Altra di Mendrisio (Cantone del Ticino) in 7 vol. 8.° piccolo, 1835-36 con note estratte da quelle del Courayer ed altre dell’Editore.

     Questa ristampa a cui io ebbi molta parte non riuscì secondo i desiderii, stante l’ignoranza dello stampatore ed una vera anarchia che regnava nella sua officina. Pure è fra le meno scorrette, e la più comoda.

     In quest’occasione si ripetè l’opposizione curialistica che ho accennato qui sopra parlando della ristampa di Napoli. Don Carlo Romanò, fatto vescovo di Como in quell’ora che San Pietro dormiva sul solaio e sognava di veder bestie calare dal cielo, mosse mari e monti per impedire la ristampa del Sarpi che doveva essere fatta dalla Tipografla Elvetica in Capolago, e riuscì. Fece poi lo stesso contro quella incominciata a Mendrisio, ma tornati a vuoto i suoi sforzi fece ristampare, pure in Mendrisio, la Storia del Pallavicino, e obbligò i preti della sua diocesi a comperarla perseguitando quelli che vi preferivano la Storia del Sarpi, abbenchè monsignore per mantenersi più imparziale non abbia mai letto nè l’una nè l’altra. È un prelato che sa fare buon uso della sua mensa vescovile, ma la sua libreria è puramente da tasca.

La Storia del Tridentino di Frà Paolo fu tradotta in latino e stampata a Londra (Augustae Trinobantum) in folio, 1620; indi ristampata a Francoforte nel 1621, a Ginevra nel 1622, a Leida nel 1622, a Gorinchem nel 1658, ad Amsterdam nel 1694, ed a Lipsia nel 1699.

In francese fu tradotta dal celebre Giovanni Diodati e stampata a Ginevra nel 1621, poi nel 1635, indi ristampata a Troyes nel 1655, e a Parigi nel 1663: le due prime sono in 4.°, e le due ultime in folio.

Fu anco tradotta da Amelot de la Houssaye, sotto l’anagramma di Lamothe de Josseval, che vi aggiunse delle annotazioni; stampata la prima volta a Parigi colla data di Amsterdam nel 1683, poi quattro [p. 359 modifica]volte ad Amsterdam nel 1686, 93, 99 e 1703; sempre in 4.°

Infine fu tradotta dal citato Courayer che la illustrò di note piene di critica e di dottrina, e che fecero molto chiasso.

     I Teologi le riputarono più libere del testo, e lo sono: l’autore delle annotazioni alla Difesa del Clero Gallicano di Bossuet ne parla in tal guisa: «In quelle note l’autore pecca molto e in molti modi e sarebbe neccessario confutarne gli errori teologici ed istorici, non superficialmente come fecero alcuni, ma ripassandoli con profondità ad uno ad uno. Conciossiachè il Courayer non sia autore da disprezzare essendo dotto ed eloquente assai, e perciò nissuno venga alle mani con lui se non è fornito di molta dottrina e molto bene esercitato nell’arte critica». Ma bisogna che l’impresa sia stata trovata assai difficile perchè nissuno finora se l’ha indossata, e quei pochi che la tentarono, eccitarono l’altrui compassione.

La versione del Courayer fu stampata la prima volta a Londra nel 1736 in 2 vol. in folio, capo d’opera di eleganza tipografica a giudizio di quelli che la viddero; fu poi ristampata lo stesso anno in Amsterdam in 2 vol. in 4.°; e a Basilea nel 1738 e a Parigi colla data di Amsterdam nel 1741 in 3 volumi in 4.°

     Le note con gli altri additamenti del Courayer, cioè la Vita di Frà Paolo, la dedica alla regina d’Inghilterra, il discorso preliminare, e il discorso sull’accettazione del Concilio, tradotti anco in italiano ornarono poi l’edizione di Londra (Ginevra) del 1757.

In inglese fu tradotta da Natanaele Brent, amico al Sarpi, e stampata a Londra nel 1629 in 4.° e ristampata nel 1640 in folio.

In tedesco fu tradotta da un anonimo e stampata nel 1620 in 4.° Una migliore versione diede Federico Rambach, Ala 1761, in 4.° colle note del Courayer ed una prefazione sua. [p. 360 modifica]

Di questa istoria furono dunque fatte sette od otto edizioni in lingua italiana; fu tradotta ne’ quattro principali idiomi dell’Europa, ed ebbe otto traduttori, cioè uno latino, tre francesi, due tedeschi, ed uno inglese: in latino fu stampata sette volte o più, tredici volte in francese, due in inglese e due in tedesco: più di trenta edizioni in due secoli, fortuna che ebbero pochi libri di storia ecclesiastica.

II. Tornando alle sopracitate collezioni delle Opere di Frà Paolo, quella di Verona in 8 volumi in 4.°, e quella di Napoli in 24 volumi in 8.°, elle potrebbero essere ridotte alla metà quando se ne tolga tutto ciò che al Sarpi non appartiene.

1.° Consolazione della mente ecc. Vedi la Sezione IV n.° 2.

2.° Risposta data da Frà Paolo a Paolo V. Ibid. n.° 3.

3.° Dominio del mare Adriatico e sue ragioni pel jus belli ecc. Ibid. n.° 4.

4.° Allegazione ovvero Consiglio in jure di Cl. Cornelio Frangipane J.C. per la vittoria navale contra Federico I imperatore, ed atto di papa Alessandro III proposto da Cirillo Michele per il dominio della serenissima repubblica di Venezia sopra il golfo contro alcune scritture dei Napoletani.

     È opera del Frangipane.

5.° Il principe di Frà Paolo, ossia istruzione ai principi circa la politica de’ PP. gesuiti.

     È un opuscolo assai vigoroso di Frà Fulgenzio: un anonimo vi ha fatto delle annotazioni che sommergono il testo e piene d’invettive contra i gesuiti. [p. 361 modifica]

6.° Confermazione delle Considerazioni del P.M. Paolo di Venezia contro il P.M. Gian Antonio Bovio Carmelitano, di M. Fulgenzio bresciano, Servita, ove si dimostra copiosamente qual sia la vera libertà ecclesiastica e la potestà data da Dio ai Principi.

     Quantunque il Sarpi abbia moltissimo contribuito a quest’opera, massime per ciò che riguarda l’erudizione e la critica, essa è pur sempre di Frà Fulgenzio, com’è di G. Leoni il Ragionamento sopra la potestà ecclesiastica, sebbene il Sarpi ne abbia fornito il materiale. È d’altronde un’opera tediosissima e di scarso interesse pei nostri tempi. Tutto al più può essere letta ancora da quelli che desiderassero vedere quanto male ragionavano i fautori della Curia.

7.° Vita di Paolo Sarpi.

     Quest’operetta di Frà Fulgenzio poteva passare nella edizione di Napoli; ma torna al tutto superflua in quella di Verona dopo aver portate nel Tomo I le Memorie aneddote del Grisellini, omesse dal Selvaggi.

8.° Compendio dell’Interdetto.

     È una cattiva abbreviazione della Storia dell’Interdetto di Frà Paolo, fatta da un anonimo.

9.° De iure asylorum.

     È la traduzione latina fatta dal Frickelburgio del Trattato sulla Immunità delle Chiese di Frà Paolo.

10.° Index librorum proibitorum cum regulis confectis per Patres Tridentina Synodo delectos.

Instructio de impressione librorum.

Instructio de prohibitione librorum.

     Ognun vede che sono cose estranee alle Opere sarpiane.

11.° Lettera di Enrico IV re di Francia al suo ambasciatore.

Lettera del cardinale di Perron al re Cristianissimo. [p. 362 modifica]

Estratto di un capo di lettera scritto da un Senatore Veneto al sig. Pietro Priuli.

Lettera del P. Possevino al P. Capello.

Risposta del P. Capello al P. Possevino.

Joannis Marsilii neapolitani Votum pro serenissima Repubblica Veneta.

Risposta di Gio. Marsilio alla inquisizione di Roma (in latino).

La stessa di Frà Fulgenzio francescano (in latino).

Consultatio Parisii cujusdam de controversia inter sanctitatem Pauli V et serenissimam Rempublicam Venetam (di Jacopo Leschassier).

Queste operette possono star bene in una collezione di documenti relativi alla storia dell’Interdetto, ma sono al tutto indipendenti dalle Opere di Frà Paolo.

Oltre le accennate, che si trovano tanto nella collezione veronese quanto nella napolitana, il Selvaggi aggiunse a quest’ultima le tre seguenti dissertazioni di sua fabbrica e la quarta che è del P. Bergantini.

1.° Digressione sulle censure. — Nel Tomo V.

2.° Dimostrazione sul dominio del mare Adriatico e sue ragioni a favore della monarchia di Sicilia. — Nel Tomo VI.

Senza questa dissertazione la censura di Napoli non li lasciava pubblicare il volume.

3.° Ragioni del principato sulla materia di stampe e proibizione di libri. — Nel Tomo VIII.

4.° Frà Paolo giustificato dissertazione epistolare di Giusto Nave. — Nel Tomo XVI.

Quest’operetta (di cui vedi Sez. VI num. 3) era forse necessaria per quei tempi; ma errò l’editore a servirsi della prima anzichè della terza edizione che è molto migliore.

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III. Le opere dunque che appartengono veramente a Frà Paolo, e comprese nelle citate due collezioni, sono le seguenti che io disporrò, per quanto è possibile, secondo l’ordine dei tempi acciò servano di complemento a quanto ho detto nella Biografia: le indicate con due §§ sono cose imperfette o appena sbozzate; e quelle indicate con una Ø sono di un interesse al tutto locale e temporaneo.

1595 (marzo). §§ Sommario in materia di Stampe e due schede sullo stesso soggetto.

1606. §§ Due rimedi ai fulmini di Roma.

§§ Ragioni per la superiorità del Concilio.

     Sono gli abbozzi del seguente.

Consulto se la repubblica di Venezia possa e debba valersi dell’appellazione al futuro concilio nella sua controversia con Roma.

Trattato e risoluzione sopra la validità delle scomuniche di Giovanni Gerson.

Apologia contro al Bellarmino.

Considerazioni sopra le Censure.

Trattato dell’Interdetto.

Lettera ai Cardinali Inquisitori di Roma (in latino).

1607. §§ Scrittura sopra l’esame del Patriarca.

1608. Storia dell’Interdetto.

Consulto circa le istanze fatte da Roma perchè dalla Repubblica si desse luogo alla proibizione e soppressione de’ libri stampati a di lei favore nella controversia.

§§ Consulto se l’eccelso Consiglio de’ Dieci debba esaminare i rei ecclesiastici coll’intervento del vicario patriarcale o no. [p. 364 modifica]

     Breve e molto fiacco lavoro, che sembra non essere che una scheda.

§§ Sopra la degradazione dei cherici.

     Scheda che non manca di curiosità; ma lo stesso argomento fu trattato dall’autore con maggiore profondità nella Istoria del Concilio Tridentino Lib. IV num. XVII.

1609. Istoria dei Beneficii ecclesiastici.

1610. §§ Della immunità delle chiese.

     Abbozzo di una materia ampiamente sviluppata nel trattato seguente col medesimo titolo

Della immunità delle chiese.

§§ Scrittura sopra la proibizione de’ libri.

Ø Scrittura sopra la proibizione de’ libri ed altri punti.

Ciò che v’ha di meglio sono i seguenti passaggi:

     «Pubblicando il Concilio Tridentino Pio IV proibì a tutti il potervi fare dichiarazione sopra: deputò una congregazione di cardinali, la quale sola avesse facoltà di rispondere sopra le difficoltà ed ambiguità. Quel concilio fece degli ordini in quasi tutte le materie: per questo un tal arcano successe, che pochissime cause fossero nelle quali non fosse necessario ricorrere a Roma per dichiarazione; dal che venne grande accrescimento de’ negozi in Corte. Ma se quelle dichiarazioni una volta fossero raccolte in forma pubblica, avrebbono dato forma a’ giudizi senza necessità di ricorrere a Roma per dichiarazione in difficoltà simili. La Corte ha usato diligenza che non si raccogliessero nè stampassero: gli avvocati e sollecitatori ne fanno raccolte scritte a mano per loro istruzione. Alcune capitate sono state stampate, come quella di Prospero Farinaccio. La Corte la perseguita, primo, perchè da quella si vede lo stile della Curia; secondo, perchè s’imparano le dichiarazioni e si scemano i ricorsi.

     (Una terza ragione omessa dal Sarpi può essere perchè quelle dichiarazioni sono così ridicole, e la venalità e la cavillazione vi appariscono così manifeste, che il pubblicarle non torna a troppo onore della corte di Roma, Pure furono raccolte e pubblicate nel IV vol. delle Decisioni novissime della Ruota romana raccolte dal Farinaccio, celebre giureconsulto ed auditore della Ruota medesima, indi stampate unitamente ai canoni del Concilio di Trento, prima dal Benedettino [p. 365 modifica]Pietro Vincenzo de Marcilla professore di teologia nella università di Compostella, poi da Giovanni Gallemart giureconsulto di Douvai. Ma la corte di Roma n’ebbe tanta vergogna che si credette in dovere di smentirle e di farle registrare nell’Indice de’ Libri Proibiti. Ciò nulla ostante oltrecchè il Marcilla e il Gallemart, e più che altri il Farinaccio, non potevano nè per interesse nè per posizione personale essere capaci di una impostura, l’autenticità di quelle dichiarazioni è attestata dagli esaminatori delegati dal regio consiglio di Castiglia e dalla accademia di Douvai, che dipendeva allora dal re di Spagna, e dalla stessa Inquisizione che ne permise ripetutamente la stampa. L’edizione più ampia è quella unita ai Canoni e Decreti del Concilio Tridentino stampata a Colonia nel 1620, un grosso volume in 8.°).

     «Questo è stato un arcano della Corte: abbracciar tutto, non risparmiar nulla; alla fine vi resta sempre qualche cosa dell’acquistato. Ed in ciò si vale di tanti ministri e fautori, che osservano le cose che non conviene contendere, e sempre qualche principe si è svegliato. Ecco un altro mezzo: Che non occorre voler tutto; che si vada pian piano».

1612 (15 sett.) §§ Scrittura sopra le cause dei Greci.

§§ Sommario di un consulto sopra una causa matrimoniale tra due Greci di Candia.

      Contiene pochi frammenti del consulto antecedentemente accennato, rappezzati insieme con troppa goffaggine quantunque l’intiero debba essere uno tra gli egregi lavori dei Consultore.

§§ Scrittura sopra l’autorità dell’inquisizione per gli eretici greci.

§§ Trattato circa le ragioni di Ceneda.

1612 (16 sett.) Ø Due Scritture sul Dominio del mare Adriatico.

Ø Scrittura nella quale si raccolgono le dispute della vertenza delle cause di Belgrado, Castelnuovo, Marano, porti di Lignano, Busso e Sant’Andrea e della navigazione del golfo nel convento (congresso) di Friuli fatte da vicendevoli avvocati.

      È un riassunto delle allegazioni pro e contro tra i giureconsulti austriaci e veneziani sul dominio del mare Adriatico e di alcune terre littorali. [p. 366 modifica]

1613 (14 sett.) Informazione che sia lecito a cattolici ricevere aiuti dagli eretici.

Ø Sopra le vertenze ferraresi colla corte di Roma.

1615 (17 agosto). Ø Discorso sopra le stampe.

     Ribatte le pretensioni della Curia romana che si arrogava col mezzo dell’Inquisizione il diritto di far leggi repressive e sindacative sulla stampa de’ libri e il commercio librario. Ma gli oggetti qui discussi sono meramente occasionali e locali.

Discorso sull’Inquisizione.

1613-16. Istoria degli Uscocchi.

1616 (12 marzo). Ø Scrittura sopra le contribuzioni degli ecclesiastici alle pubbliche gravezze.

(18 aprile). Ø Parere se nella parte (legge) che non possono essere alienati beni stabili a persone e luoghi ecclesiastici, s’intende proibito anco il costituire, sopra gli stessi beni, livelli affrancabili da pagarsi agli ecclesiastici.

     È un po’ di commento a un articolo della legge 26 marzo 1605 che fu una tra le cause dell’interdetto.

(28 maggio). Ø Altro parere sullo stesso soggetto.

     Pare che ci manchi il principio.

1617 (genn.) Discorso sopra le contribuzioni dei cherici.

     Eccellente opuscolo che contiene una storia succinta delle immunità reali dei cherici. Questa controversia di beneficiaria era già incominciata colla corte di Roma nel 1614. Il discorso porta la data di gennaio 1616 seguendo lo stile de’ Veneziani che incomiaciavano l’anno dal mese di marzo.

1618. §§ Sommario di una scrittura contro alle decime del Clero ed alle contribuzioni ecclesiastiche.

(12 luglio.) §§ Considerazione come si possa ampliare la grazia del Sommo Pontefice di riscuoter la decima clericale.

     È il sommario o abbozzo di un consulto intorno al sistema di percezione de’ tributi pagati dagli ecclesiastici, detti la decima, [p. 367 modifica]e sul modo di ampliarli dando una più estesa significazione alle bolle del papa senza bisogno di ricorrere per una nuova.

(28 novem.) Parere sopra la congiura del duca di Ossuna.

     Non è fra le opere del Sarpi; ma si legge stampato tra i documenti alla Storia della Congiura contro Venezia di Leopoldo Ranke, in seguito alla Storia della Repubblica di Venezia di Pietro Daru, da me tradotta, Tomo VII edizione di Capolago.

1619. Istoria del Concilio Tridentino.

1620. Ø Sopra una elezione di suddiacono della chiesa di San Barnaba di Venezia, ecc.

Sopra l’ufficio del conservatore della Clementina in Venezia.

1621. Ø Considerazioni sopra l’elezione di D. Ottavio Salvioni alla pieve di San Giuliano di Venezia, il quale era stato riprovato dal patriarca ed aveva appellato al nuncio apostolico.

Sopra l’autorità della nunciatura per la licenza de’ Brevi.

     Tiene il Grisellini che questo breve opuscolo non sia di Frà Paolo perchè vi è portata una legge del Senato 10 gennaio 1625 stile veneto, e 1626 stile comune. Il Sandi cita pure questa legge colla data del 1625; ma io oso credere che tale data o è male scritta o fu sbagliata dal segretario che la copiò e la mise in filza nella compilazione delle leggi, e parmi che dovrebbe dire 1615, che poi sarebbe il 1616. E m’induce in questa opinione 1.° che lo stile laconico della scrittura e persino le frasi e i modi sono tutto di Frà Paolo; 2.° perchè non si può attribuirla a Frà Fulgenzio suo successore, il quale aveva uno scrivere più elaborato ed oratorio; 3.° perchè l’argomento della nunciatura e della autorità di lei in Venezia fu trattato a tempi di Frà Paolo e precisamente tra il 1620 e il 1622, e sembrami aver molta connessione coll’affare del Salvioni e coll’oggetto delle due seguenti schede trattate pure da Frà Paolo, cioè

§§ Sopra l’ufficio del teologo.

§§ Sopra l’ufficio del canonista. [p. 368 modifica]

1622. Scrittura sopra gli affari della Valtellina.

(17 novem.) Sopra il Collegio de’ Greci in Roma.

(14 dicemb.) Parere se le leggi della Repubblica proibiscono ad un cardinale figliuolo del doge di poter ottenere e ricever beneficii ecclesiastici.


Le seguenti scritture non hanno alcuna data probabile.


§§ Sopra il giuramento dell’Inquisizione.

     L’inquisizione obbligava i magistrati, gli osti, i librai ecc. a giurare gli uni che servirebbero al Sant’Offizio nella estirpazione della eretica pravità, e gli altri che non venderebbero cibi o libri vietati. Frà Paolo trova che questo giuramento è assurdo, e propone che sia abolito.

§§ Sopra le patenti dell’Inquisitore.

     L’inquisitore del Sant’Offizio, dice Frà Paolo, non può esercitare la sua carica se non ha prima una patente del governo; e quindi debbe essere sottomesso al Rettore della provincia al quale è obbligato di deferire in ogni cosa, e da cui può anco essere impedito.

§§ Due altri scritti Sopra l’officio della Inquisizione di cui l’uno sembra far parte dell’altro.

     Nel secondo vi fu intruso uno squarcio che ha niente di comune cogli inquisitori, e riguarda la tutela e sopraintendenza che i governi per legge divina e canonica sono obbligati ad esercitare sulle chiese, monasteri e luoghi pii dello Stato onde impedire che i preti non ne facciano il loro buon piacere o v’introducano abusi.

     Del resto queste quattro scritture sul l’inquisizione non sono che schede o sommarii di una materia sviluppata diffusamente nel Discorso sopra l’Inquisizione: ciò che vi trovo di più notabile è il seguente paragrafo dove l’autore parla delle stregonerie.

     «Sono, dic’egli, leggerezze di opinione, che con parole o cose lontane pensa far effetti naturali, di che le donne semplici sono piene.

     «Queste meritano una buona istruzione dal confessore, non disonore da’ tribunali. Chi le fa per ingannare, merita castigo ma da chi tocca aver cura della giustizia. [p. 369 modifica]

     «Perciò l’escluderli dal Sant’Offizio negli Stati di Vostra Serenità sarebbe cosa da desiderarsi, ma difficilmente da riuscirvi per le grandi opposizioni che s’incontrerebbono dalla corte di Roma, e per la critica e taccia che verrebbe ad incontrarsi da chi non conosce il vero bene, mentre esercitar l’inquisizione con poca prudenza il più delle volte porta pregiudizi notabilissimi alla santità della religione e a’ veri principii della stessa».

§§ Sopra l’uso de monitorii introdotti in Bergamo.

§§ Sopra comunità che supplicano Brevi a Roma.

     Abbozzo di una scrittura sopra quelli che invocavano Brevi onde preservare i campi dalle calamità naturali.

Ø Sopra una processione solita farsi in Este.

     Tocca una contesa insorta fra’ canonici e’ francescani, la quale ei dichiara doversi decidere dall’autorità secolare.

§§ Sopra l’esame de’ laici al fôro ecclesiastico.

     Abbozzo di una scrittura che dovrebbe essere un pezzo eccellente perocchè fa la storia de’ tribunali ecclesiastici, gli abusi a cui diedero luogo in più paesi, e i temperamenti oppostivi dal secolare: il têma è che nissun laico può essere richiesto ad un tribunale di preti senza licenza della potestà secolare.

Ø Sopra un caso di truffa a più confraternità fatta da un prete, a chi spetta il giudizio?

     Il prete truffatore fu processato dal tribunal secolare, il vescovo ordinario pretendeva il giudizio; ma il Sarpi dimostra che rubare non è azione spirituale, perchè debba giudicarne l’autorità ecclesiastica.

§§ Sopra l’erezione di un monastero di monache in Retimo (Candia).

     Per far questo conveniva alterare le disposizioni di un testamento; ma il Sarpi fa osservare che la corte di Roma è sempre pronta a conceder tutto, anco quello su cui non ha dritto, perochè in tal guisa ella usurpa quel d’altri e s’ingrandisce; e che il mutare le disposizioni testamentarie non si appartiene al papa, ma al principe, ed è a questo cui si debbe ricorrere. La scrittura non è che un abbozzo.

§§ Sopra le confraternite laiche.

     «Le confraternità laiche, dice Frà Paolo, non sono soggette al vescovo in altro che nelle cose spirituali, che sono le orazioni, [p. 370 modifica]offici, processioni, uso dei sacramenti sepoltura de’ morti: ed anco in quelle solo può proibire le cose in cui li trovasse trasgressori: nelle altre cose non ha che fare, ma tutto è materia attinente all’eccellentissimo Magistrato, per essere cose temporali il congregarsi, il ricevere o escludere dalla società, giudicare le differenze, maneggiare i danari, vedere i conti di spesa, raccolte, castigare i falli, eleggere gli officiali, e simili.

     «I ricorsi che sopra tali cose si facessero agli Ecclesiastici o alla Congregazione di Roma, sono tentativi con offesa dell’autortà del principe. La Congregazione non ricusa; è stile di quella Corte ascoltare ognuno che ricorra, sia persona o causa che si voglia, sia pur notorio quanto si voglia che la causa spetti ad altri.

     «Insegnano in dottrina, e mettono in pratica di essere giudici competenti sopra qualunque persona o causa. E questo è stato un arcano inteso da quella Corte, col quale tanto si è avanzata».

Ø Sopra il compromesso di due monasteri in quattro laici.

     Pretendevano i preti che il giudizio dei compromessari non fosse valido perchè i laici non possono metter le mani nelle cose sacre; ma il Sarpi fa vedere che una lite di muri, di acque piovane, di altra servitù di uno stabile è tutt’altro che cosa sacra; che d’altronde anco i laici possono essere compromessari in cose appartenenti al fôro ecclesiastico quando abbiano sufficiente cognizione della causa e giudichino secondo le leggi a cui compete.

Sopra lo Stato della controversia de Auxiliis.

Lettere latine al Leschassier dal 1608 al 1613: sono 52, benchè a stampa siano notate per 53.

Lettere latine al Gillot dal 1608 al 1617: sono 19.

Lettere latine al Casaubono 1610-12: sono due.

Lettere italiane al Priuli 1609: sono 11.

Lettere ginevrine dal 1607 al 1618.

     Non si trovano in nissuna collezione delle opere di Frà Paolo; ma furono ristampate nella Storia Arcana del Fontanini.

Lettere inedite al Foscarini ed al Castrino, stampate da me a Capolago nel 1833, sopra una copia terribilmente mutilata.

Lettere a monsignor Lollino vescovo di Belluno. Sono nel tomo 3 delle Inscrizioni veneziane di Emanuele Cicogna, a carte 509.