Bollettino delle leggi e disposizioni della Repubblica Romana/Bollettino N. 42
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REPUBBLICA ROMANA
BOLLETTINO DELLE LEGGI
N. 42.
EDIZIONE OFFICIALE
389 Il Triumvirato nomina il maggiore Galvagni capo militare della Direzione di sicurezza pubblica - pag. 19.
390 Bollettino officiale sulla battaglia di Velletri - ivi.
391 Ordinanza del Triumvirato perchè i cavalli dei corrieri e diligenze non possano essere requisiti - pag. 22.
392 Ordine del giorno del Ministro della guerra in cui vengono surrogati altri membri a quelli che mancavano al consiglio di guerra - pag. 23.
393 Idem in cui il capitano Dobrowolski è incaricato dell'organizzazione e del comando della legione straniera - ivi.
394 Ordinanza del Ministro del Commercio per le fiere di Castiglione - pag. 24.
395 Decreto del Triumvirato perchè i campagnoli occupati in lavori a Roma ripiglino le fatiche nella campagna — pag. 25.
396 Ordine del giorno del Ministro della guerra in cui si proibisce di vestire la divisa se non si appartiene a corpi riconosciuti dalla Repubblica - pag 26.
397 Rapporto del generale in capo sui corpi che si sono più distinti a Velletri - pag. 27.
398 Regolamento pel servizio sanitario dell'armata in genere - pag. 29.
399 Decreto del Trinmvirato in cui si proibisce a tutti gl'impiegati e funzionari di obbedire all'invasore, e si dichiara sospesa l’esazione delle imposte nelle province occupate - pag. 37.
400 Ordinanza del Ministro del Commercio per la fiera in Muccia - pag. 39.
401 Decreto del Triumvirato che abroga il decreto del 28 febbrajo - ivi.
402 Ordine del giorno del Ministro della guerra per la formazione di un corpo militare detto deposito degli officiali - pag. 41.
403. Nota dei Triumviri a Lesseps e risposta del medesimo pag. 43.
404 Avviso del Ministro della guerra ai proprietari dei cavalli - pag. 54.
405 Ordinanza del Ministro della guerra per cui esenta alcune classi di persone dalla requisizione dei loro cavalli - pag. 56.
406 Ordine del giorno del medesimo che richiama tutti gli officiali assenti — pag.57.
407 Avviso del Direttore generale del debito pubblico ai possessori di obbligazioni della Repubblica per i prestiti Roshscild e Parodi - ivi.
408 Ordinanza del Triumvirato affinchè nell'officio del controllo vengano raccolte le risultanze degl'introiti dei diversi ministeri e direzioni - pag. 58.
409 Istruzione per l'esecuzione del precedente decreto - pag. 59.
410 Decreto del Triumvirato perchè la S. Casa di Loreto somministri 30 mila scudi all'erario — pag. 61.
411 Ordinanza della Commissione di tutela e di aggiudicamento per gli oggetti e locali requisiti affinchè tutti i cittadini presentino i documenti sulla requisizioni a cui furono assoggettati - pag. 63.
Roma 1849.- Tipografia Nazionale.
(389)
REPUBBLICA ROMANA
Al Cittadino Maggiore Galvagni
- Cittadino:
Trovandosi la Capitale in una condizione affatto militare, è d’uopo che anche la Direzione di Sicurezza pubblica assuma un’attitudine corrispondente. Quindi il Triumvirato, facendo il meritato conto del vostro zelo patriottico, e della provata intelligenza che vi distingue, vi nomina Capo Militare straordinario nella Direzione di Sicurezza pubblica, accordandovi tutte quelle facoltà che sono necessarie alla speditezza ed esecuzione delle misure che nella vostra qualità speciale sarete per prendere, non che all’uso della pubblica forza di cui abbisognerete.
Gradite questo attestato di fiducia, e ricevete l’angurio di prosperità e fratellanza.
Roma 21 Maggio 1849.
Pel Triumvirato - A. Saffi
(390)
BOLLETTINO OFFICIALE
AL TRIUMVIRATO DELLA REPUBBLICA ROMANA
Velletri 20 Maggio 1849.
Siamo in Velletri, e vi dò intanto un rapido cenno dei fatti.
Jeri l’altro notte bivaccammo in tre punti colle tre colonne in cui aveva diviso il mio Corpo; la prima di avanguardia comandata dal Colonnello Marchetti; la seconda del centro comandata dal Generale Garibaldi, di cui faceva parte la Cavalleria comandata dal Generale Bartolucci; e la terza di riserva comandata dal General Galletti. Nella mattina mossi la marcia, ed il General Garibaldi con una parte della sua divisione si avanzò per una riconoscenza assai presso Velletri prima ancora che sopraggiungessero gli altri Corpi; ed il nemico accortosi del poco numero di quella colonna, gli si fece incontro ad un miglio e mezzo dalla Città con forte nodo di truppe, specialmente di Cavalleria (pare che fossero circa 6 mila uomini) attaccandolo vivamente. Il prode Generale ne sostenne l’attacco con tanto vigore e con tanto danno dell’inimico, che lo costrinse a ritirarsi precipitosamente dopo gravissima perdita. I Napolelani, benchè forti di molta Cavalleria e Fanteria, furono ricacciati fin dentro la città. Ivi cominciò dalle forti posizioni che somministrava loro il terreno e gli edifizi, un vivo fuoco di artiglieria e di moschetteria, che fu sostenuta anche dallo stesso Corpo di Garibaldi, finchè sopraggiunti gli altri Corpi, che accorrevano a marcia forzata, si surrogarono truppe fresche a quelle che avevano sostenuto il primo attacco, e si riaccese un vivissimo fuoco, coll’ajuto specialmente delle artiglierie sopraggiunte, che durò fino a mezz’ora di sera. Mancò il giorno a compiere l’opera, e non si potè per l’oscurità proseguire l’attacco; ma l’entusiasmo delle truppe tutte rassicurava di compierla nel dì successivo, e si erano già apprestate le opere per occupare di viva forza le posizioni de’ Cappuccini, da cui si poteva battere la città.
Ma il nemico, comunque forte in ogni Arme, spaventato dal valore delle nostre truppe e dalle perdite sofferte, abbandonò chetamente la Città a tre ore circa prima di giorno, già abbandonata dal Re di Napoli nel dì antecedente verso le due pomeridiane quando ferveva l’attacco. Velletri pertanto ci ha presentato questa mane le porte aperte, e vi siamo entrati prima delle sette del mattino.
Io non posso farvi ora lunghi dettagli: vi dirò soltanto che nel primo scontro fuori la città fu grande la perdita dell’inimico, cui facemmo ancor buon numero di prigionieri; e che la perdita nostra fu poca a fronte della lunghezza dell’azione e del grande favore che ebbe l’inimico appena si ricovrò entro la città, ove, difeso da mura e dalle case, ci batteva sicuro col cannone e colla moschetteria.
Le truppe non indietreggiarono di una linea non solo, ma corsero più volte all’assalto fin sotto alle mura, e tennero ogni posizione conquistata ad onta di tutti gli sforzi del nemico per sloggiarle; e nullostante i disagi dei replicati bivacchi e delle privazioni, si mostrarono d’un valore veramente straordinario. Nella notte scorsa poi, in cui si credeva per la mattina certo un nuovo attacco, era per tutto il campo una festa ed un’impazienza che è più facile immaginarla che descriverla.
Vi darò nota al più presto dei valorosi che diedero la loro vita e il loro sangue per la Patria. Da rapporti che ho finora, il numero è di dieciotto morti, e di settanta feriti.
Il Generale in Capo Roselli |
(301)
REPUBBLICA ROMANA
IN NOME DI DIO E DEL POPOLO
I Cavalli delle Stazioni postali necessarii al servigio dei Corrieri e Diligenze non potranno essere requisiti, e adoperati ad altro uso.
I Capi, Comandanti i diversi Corpi Militari, sono responsabili dell’esecuzione del presente Decreto.
Roma 22 Maggio 1849.
I Triumviri
Visto Il Ministro di Guerra e Marina |
MINISTERO DI GUERRA E MARINA
ORDINE DEL GIORNO
22 Maggio 1849.
Trovandosi ora assenti, e presso il Corpo di operazione i membri del Consiglio di Guerra, pubblicato il 3 del corrente, vengono surrogati ai medesimi i cittadini:
Colonnello Savini di Cavalleria.
Tenente Colonnello Rossi del nono Reggimento di Fanteria.
Maggiore Maffei dello Stato Maggiore Generale.
Capitano Ravioli del Genio.
Capitano Pasini del nono Reggimento di Fanteria.
Capitano Amoretti del primo Reggimento di Fanteria.
Capitano Monosilio del primo Reggimento di Fanteria, rappresentante la parte fiscale.
Il Ministro Giuseppe Avezzana |
(393)
MINISTERO DI GUERRA E MARINA
Ordine del giorno 23 Maggio 1849.
Il Capitano di Stato maggiore generale, Dobrowolski, è incaricato della organizzazione e del comando della Legione straniera che si sta formando.
Gli sono per questo confidate le opportune facoltà, col potere inoltre di imporre tutte quelle modificazioni che avvisasse nelle uniformi degli officiali e soldati, e di far eseguire i regolamenti militari.
Stenderà un progetto di nomine ed avanza menti degli officiali, e nominerà egli stesso i sergenti ed i caporali.
Farà insomma quanto è necessario per introdurre nel Corpo la più severa disciplina e la più adatta istruzione militare.
Il Ministro della Guerra Giuseppe Avezzana |
(394)
REPUBBLICA ROMANA
IN NOME DI DIO E DEL POPOLO
ORDINANZA MINISTERIALE
IL MINISTRO DEL COMMERCIO, BELLE ARTI, INDUSTRIA ED AGRICOLTURA
Vista l’istanza del Municipio di Castiglione ricapitata dal Preside della Provincia di Viterbo con lettera N. 3766.;
Visto l’atto del pubblico Consiglio Municipale del dì 11 Febbraro ultimo decorso;
Visto il decreto del Triumvirato dei 22 corrente mese;
Ordina:
In Castiglione sono istituite due nuove Fiere pei giorni 4 Maggio e 4 Agosto di ogni anno, ed è riattivato il mercato settimanale, che ivi si celebrava per lo passato, in tutti i mercoledì dell’anno.
Il Preside di Viterbo è incaricato dell’esecuzione delle presenti disposizioni.
Roma dal Ministero del Commercio ec. li 23 Maggio 1849.
Per il Ministro il Sostituto cesare agostini |
(398)
REPUBBLICA ROMANA
IN NOME DI DIO E DEL POPOLO
Considerata la necessità di restituire ai lavori di campagna, nella presente stagione, le braccia occorrenti ai medesimi;
Il Triumvirato
Decreta:
Tutti i pubblici funzionari, sia civili, sia militari, che presiedono alle opere pubbliche nella città di Roma e ai lavori di fortificazioni e di barricate, sono tenuti sotto la loro responsabilità di non ammettere alle suddette opere i campagnuoli.
Que’ campagnuoli che dopo 24 ore dalla mulgazione del presente Decreto si troveranno ancora in Roma, saranno arrestati e ricondotti per corrispondenza ai loro rispettivi paesi.
Il Ministero de’lavori pubblici e la Direzione di pubblica Sicurezza sono incaricati della esecuzione di una tale misura.
Dato dalla residenza del Triumvirato li 28 Maggio 1849.
I Triumviri
MINISTERO DI GUERRA E MARINA
Ordine del giorno 23 Maggio 1849.
Informato che molti individui vestono la militare uniforme senza appartenere ad alcun corpo costituito;
Atteso che ciò ingenera la confusione degli ordini militari e civili; che mentre i bisogni della Patria chiamano alle armi ogni Cittadino, sono aperti dei ruoli, si stan formando legioni per accogliere coloro che rispondono all’appello di Roma, ed indirizzarli colla istruzione e colla disciplina allo scopo cui si propongono;
Atteso che coloro i quali senza far parte di un Corpo Militare, ne vestono la divisa, possono far gravitare sui Soldati veri la taccia dei disordini, cui si licenziano facilmente gli uomini indisciplinati;
Il Ministro di Guerra
Ordina:
Che fra quarantotto ore ogni individuo, rivestito della militare uniforme, e non ascritto nelle milizie Romane, debba o smetterla, o farsi iscrivere in uno dei Corpi militari, riconosciuti dalla Repubblica.
I contravventori saranno arrestati o tradotti dinanzi alla Commissione militare per essere prontamente e severamente puniti.
1 Ministro Giuseppe Avezzana
(397)
REPUBBLICA ROMANA
COMANDO GENERALE DELL ' ARMATA
AL CITTADINO TRIUMVIRATO GIUSEPPE MAZZINI.
- Cittadino Triumviro,
Per tutto riscontro al vostro desiderio di conoscere i nomi di coloro che più si distinsero nel fatto d’armi, combattuto il 19, non posso dirvi altro, che l’entusiasmo che animava le truppe, ed il valore col quale si slanciarono alla pugna furono tali, che io non potrei nominar nessuno individualmente senza far torto agli altri. — Tutti combatterono con eguale fermezza, e gli officiali dello stato-maggiore generale, esposti sempre al fuoco più vivo, meritarono la mia compiacenza e la mia ammirazione. La prima Brigata combatte la prima, e respinse il nemico entro le mura. - Venne poscia la terza Brigata, che non potè reprimere il suo ardore, e chiese
ed ottenne da me la permissione di passare innanzi alla seconda Brigata non ancora pronta a marciare: ed infatti la terza Brigata arrivò sul luogo del combattimento, rilevò le truppe della prima che erano al fuoco, ed una compagnia della Legione Romana si spinse sulla strada al passo di corsa, caricando al grido Viva la Repubblica.
Le altre truppe mostrarono tutte eguale entusiasmo e valore; sicchè replico sempre che avendo io eguale motivo di lodarmi di tutti officiali e soldati, non posso specificatamente dire che alcuno di essi siasi più dell’altro distinto.
Io desidero, Cittadino Triumviro, che queste spiegazioni siano rese di pubblica ragione,come un omaggio dovuto al coraggio ed alla disciplina della nostra giovane armata.
Dimani muoverò per Albano, ritornando in Roma.
Dal Quartier Generale di Velletri 23 Maggio 4849.
Il Generale in Capo Roselli |
(398)
REGOLAMENTO
PEL SERVIZIO SANITARIO DELL’ARMATA IN GENERE
Il servizio Sanitario delle truppe in tempo di guerra, è affidato agli Ufficiali Sanitarii componenti la Direzione, a quelli formanti le ambulanze, a quelli addetti a Corpi di Truppe.
La Direzione è costituita dal Medico, Chirurgo, e Farmacista in Capo del Corpo di Operazione, che avranno il grado di Ispettori, o almeno di Consultori.
Sono scelti dal Ministero dietro proposta del Consiglio Superiore di Sanità che può toglierli dal proprio seno, o dagli Ospedali, o dai Corpi di Truppe, o dal Civile.
Essi risiedono al Quartiere Generale e dipendono dal Comando Generale del Corpo di Operazione, e perciò che riguarda scienza, dal Consiglio Superiore di Sanità col quale corrispondono direttamente e al quale rendono conto periodicamente del loro operato, dello Stato Sanitario del Corpo di Operazione, e di quanto riguarda gli Uffiziali Sanitarii a questo appartenenti.
Alla Direzione Sanitaria del Corpo di Operazione presiede il più elevato di grado Medico o Chirurgo, e in parità di grado il più anziano.
Si riuniscono tra loro in consiglio quante volte il bisogno lo richiede.
Tengono esatto registro degli Ufficiali Sanitarii addetti al Corpo di Operazione che sono loro subordinati compresi quelli appartenenti ai corpi di Truppa, e notano tutto ciò che riguarda gli Ufficiali Sanitarii.
Ne distribuiscono il servizio e lo sorveglia no, ne provocano gli avanzamenti, i premi, e danno loro le istruzioni opportune. S’informano dei movimenti dell’Esercito per poter prevenire, e provvedere ai bisogni di questo per tutto ciò che riguarda la Sanità.
Di concerto col Comandante Generale e coll’Intendenza determinano il numero delle Ambulanze, e la loro composizione, il numero degli Ospedali temporanei dei quali unitamente agli Intendenti stabiliscono la situazione in luogo provvisto di acque, ed avente quelle condizioni per salubrità o per ogni altro riguardo che lo rendono alto a tal uso.
Si assicurano che ogni corpo di Truppa od ogni grande frazione che può esservi distaccata sia fornita degli istromenti chirurgici, apparecchi, carri, proporzionatamente alla sua forza, ed oltre ai Chirurgi Sotto Ajutanti che vi devono essere aggiunti secondo il Regolamento, faranno che vi sia pure un certo numero di soldati addetti al trasporto e servizio dei feriti.
Danno il loro parere al Generale per la situazione degli accampamenti e per ogni altra cosa per cui siano richiesti, avuto riguardo al numero dei combattenti, al luogo ove si fa la guerra, e a tutte le altre circostanze che meritano di essere prese a calcolo.
Prestano le loro cure agli Ufficiali Generali ed altri che risiedono al Quartier Generale.
Propongono al General Comandante e curano la esecuzione di tutto ciò che riguarda e che può contribuire a mantenere o restituire la salute dei Militari che da questo dipendono.
Di concerto coll’Intendenza fanno in modo che dopo una battaglia siano seppelliti i morti, costatandone lo stato di ciascuno per poter dare gli estratti mortuarii.
DELLE AMBULANZE
Le ambulanze saranno proporzionate e per numero e per ogni altro rispetto alla forza del corpo di Operazione.
Un Ambulanza Divisionaria sarà generalmente collocata all’Avanguardia; quella di riserva al Quartier Generale. In caso di azione quella di riserva starà più vicino che sia possibile al centro dell’Armata in modo che non ne sia compromessa la sicurezza.
Le altre potranno essere collocate al centro o all’ali in tal modo che possano in poco tempo riunirsi.
Il personale dell’Ambulanza è quello fissato dal Regolamento organico. Il materiale è quello stabilito dall’annesso elenco.
Sì al materiale che al personale saranno fatte dalla Direzione di Sanità e corpo di Operazione quelle modificazioni, che, ottenute le debite cauzioni, si crederanno opportune.
Il soldo e le competenze degli Ufficiali Sanitarii ed infermieri addetti alle Ambulanze saranno pagate dall’officiale di Amministrazione secondo quello che è stabilito dal Regolamento organico, coll’addizione di tutto ciò che riguarda foraggio, viveri di campagna, e soprasoldo che percepiscono gli altri ufficiali in campagna.
Gli ufficiali Sanitarii che compongono le ambulanze devono essere montati tutti sopra Cavalli equipaggiati alla leggiera.
Sono provvisti di carri e cavalli pel trasporto del materiale d’ambulanza, dei feriti e tanto per farli pervenire alle ambulanze che per evacuarli negli ospedali; avranno perciò oltre gli Infermieri quel numero di uomini che sarà necessario per governare, e guidare i cavalli, e per trasportare i feriti.
Le ambulanze devono generalmente collocarsi in modo che possano sempre comunicare le une con le altre, e colla direzione sanitaria.
I feriti saranno tutti medicati il più presto possibile, e quando gravi ragioni non vi si oppongono, nel luogo stesso ove caddero feriti, o appena trasportati all’ambulanza. Saranno al più presto possibile levati dalle ambulanze, e trasportati negli ospedali di prima linea, ed a quelli delle linee successive.
Quei feriti, o malati che possono essere guariti in pochi giorni non oltrepasseranno la prima linea.
Si procurerà di avere spedali appositi per i venerei e scabbiosi.
Gli Ufficiali Sanitari incaricati del servizio degli ospedali, e delle ambulanze, designeranno ogni giorno i feriti, e malati, che devono essere trasportati.
Non sarà mai portato sulle liste di quelli da trasportarsi alcun malato o ferito del quale il trasporto, potesse compromettere la vita.
I carri, o vetture pel trasporto, saranno muniti di paglia abbondantemente, quando i materazzi o cuscini non siano in sufficiente quancità.
Quando può prevedersi che si deve dare una gran battaglia, il Chirurgo in Capo fa requisire in antecedenza un certo numero di Chirurgi dei Reggimenti e passati in rivista, dà loro delle istruzioni e ne distribuisce il servizio, sceglie il luogo più opportuno al centro dell’armata per stabilirvi l’ambulanza centrale, fa conoscere questo luogo ai Chirurgi maggiori dei reggimenti ed alle ambulanze di divisione. Una bandiera rossa è collocata all’ambulanza per dirigere quelli che vi trasportano i feriti. Stabilita l’ambulanza fa che si preparino tutti gli oggetti che devono servire per medicare, per collocare i feriti, e per evacuare e trasportare tutti quelli che ne sono suscettibili. Ha cura che all’ambulanza vi sia gran quantità di paglia pulita.
Riunisce le ambulanze di divisione, e le distribuisce a seconda della opportunità. Sorveglia il servizio e fa che da per tutto si faccia in maniera conveniente. Ha cura che i frugoni portanti i viveri siano al loro posto, sia pronto il brodo, siano pronti i medicamenti, e i Farmacisti per apprestarli, e che le distribuzioni si facciano regolarmente.
S’informa dei movimenti dell’armata ed invia dei chirurghi ove il bisogno lo esiga forniti degli oggetti necessarii. Questi corrispondono sempre al Chirurgo in capo e lo avvertono dei movimenti che si operano.
Il Chirurgo in capo fa mettere a sua disposizione i mezzi di trasporto per eseguire le evacuazioni il più presto possibile.
I Chirurgi maggiori, quando non preferisse farlo il chirurgo in capo, o il Consultore direttore dell’Ambulanza, fanno le operazioni e le medicature, o le fanno eseguire dagli altri chirurgi dei quali sorvegliano il servizio.
Dopo la battaglia il Chirurgo in capo stabilisce quali chirurgi devono essere incaricati di prestar servizio ai feriti, organizza il servizio, stabilisce gli ospedali temporanei, incarica del servizio diquestigli ufficiali Sanitari che devono mantenere con lui attivacorrispondenza, e da ciò conosce i movimenti dei feriti e ne da conto al Generale ed a suoi colleghi.
Se la divisione abbandona il campo di battaglia i chirurgi dei reggimenti seguono il loro reggimento, ma quelli dell’ambulanza restano sinchè tutte le medicature siano terminate. Se questi non bastassero si faranno ajutare da una parte di quelli dei reggimenti.
Finito il combattimento, e medicati i feriti, e trasportati all’ambulanza, il Chirurgo maggiore e qualche Ajutante maggiore prendono con loro dei Sotto ajutanti e degli infermieri e percorrono tutto il campo di battaglia per medicare e raccogliere tutti i feriti che vi fossero rimasti. Devono essere indistintamente medicati i propri feriti e quelli del nemico.
Quando anche queste medicature sono finite, il Capo dell’ambulanza, se non vi è il Chirurgo in capo, designa uno o più chirurgi per evacuare i feriti.
Il Chirurgo in capo non torna al quartiere generale che dopo essersi assicurato che si è provveduto ai bisogni dei feriti e fa tornare al loro posto quelli che non crede necessario che restino al campo di battaglia, o che devono accompagnare i trasporti.
Se ha luogo una ritirata, e malgrado tutte le diligenze per effettuare le evacuazioni e trasporti, rimangono dei feriti sul campo di battaglia, e debbano cadere in mano del nemico, si tirerà a sorte quel numero di chirurgi necessario alla loro assistenza che deve rimanere con loro.
I trasporti per evacuazione dagli ospedali dei feriti devono essere accompagnati almeno da un chirurgo e in generale da un ufficiale di amministrazione e da qualche infermiere. I migliori mezzi di trasporto devono essere riservati ai fratturati, a quelli che hanno ferite alla testa, al petto, all’addome, e per gli amputati.
Quando la distanza e le altre circostanze permettono che i feriti gravi possono essere trasportati in barella questo mezzo sarà sempre da preferirsi. Le ferite leggerissime possono permettere che il ferito vada a piedi.
I feriti non devono esser posti in vettura che dopo essere stati medicati, e aver ricevuta una distribuzione di alimenti.
Tutte le vetture devono porsi in fila e oltre la scorta degli infermieri avere anche scorta di truppa, quale richiedono le circostanze. Se l’ospedale al quale si mandano i feriti è distante più di una giornata è d’uopo che il chirurgo a cui è affidato il convoglio mandi persona intelligente a far preparare il luogo ove devono riposare gli ammalati, e avvertire le autorità dell’arrivo.
Si faranno d’ordinario due fermate in ogni giorno di marcia durante le quali si faranno distribuire bevande, e si assicurerà che i feriti non abbiano bisogno di alcuna cosa.
Il Chirurgo cui è affidato il convoglio resterà in generale alla coda, ma ogni tanto tempo percorrerà tutte le fila per conoscere se tutto proceda regolarmente, e se vi è alcuno che abbisogni di lui.
Se vi saranno più chirurgi, egli li distribuirà nel modo che potrà essere il più utile ai feriti, e così farà degli infermieri.
Impedirà che i feriti si allontanino dalle vetture.
Arrivati al luogo del riposo il chirurgo va egli stesso al Comando di Piazza, fa visitare il suo foglio di via, va a visitare l’alloggio dei feriti e procura che nulla manchi di quanto ad essi può abbisognare.
In seguito distribuisce i feriti assegnando a ciascuno il proprio posto, e li fa togliere dalle vetture, poi di concerto coll’intendente e coll’Autorità a ciò preposta, fa i boni per la distribuzione dei viveri e li fa firmare, fa che la cucina sia montata facendola fornire di tutto l’occorrente; in fine fa le medicature, che devono essere rinnovate, e non pensa a se che quando i feriti non hanno più bisogno di lui.
L’indomani, prima della partenza, devono essere rinnovate le medicature, distribuiti i viveri, e ricaricati i feriti sulle vetture.
Arrivato il trasporto alla sua destinazione il chirurgo rimette al Chirurgo dell’ospedale il suo ordine, il movimento degli uomini che ha condotto, dà conto dello stato dei feriti e malati, e si restituisce al suo posto, o rimane presso i feriti secondo gli ordini che avrà ricevuti.
Roma 23 Maggio 1849.
Pel Consiglio Superiore di Sanita'
P. BARONI
Approvato il presente regolamento
Pel Ministro M. MONTECCHI Sost. |
(399)
REPUBBLICA ROMANA
IN NOME DI DIO E DEL POPOLO
Considerando che è debito di combattere l’invasione Straniera con ogni mezzo di opposizione;
Cosiderando che tutti gli elementi della vita civile dello Stato hanno già protestato con voti unanimi, e devono protestare col fatto contro la violenza nemica;
Considerando che sarebbe delitto de’ funzionarj della Repubblica il seguitare, a cenno degl’invasori, del mandato loro commesso dal Governo del paese;
Il Triumvirato
Decreta:
Gl’impiegati e funzionarj tanto Governativi quanto Municipali dovranno astenersi da ogni cooperazione ed ubbidienza agli ordini di coloro, che in onta al diritto dei Popoli, s’imposero colla forza brutale alla direzione delle Province invase, sotto pena pei trasgressori di essere considerati traditori della Patria.
È sospesa nelle suddette Province l’esazione delle imposte, sotto la stessa comminatoria pei contravventori; i quali saranno inoltre responsabili verso il Governo della Repubblica delle somme indebitamente percepite ed erogate.
I contribuenti e debitori dello Stato, che abitano ne’luoghi soggetti all’invasione, sono diffidati dal versare i pagamenti nelle rispettive Casse erariali.
Tutti coloro che dopo la promulgazione del presente Decreto eseguiranno i suddetti pagamenti, a meno che non risulti provato il versamento definitivo de’medesimi nella Cassa della Depositeria in Roma, non saranno tenuti assoluti dal loro debito verso il Governo della Repubblica.
Dato dalla residenza del Triumvirato li 24 Maggio 1849.
I Triumviri
(400)
REPUBBLICA ROMANA
IN NOME DI DIO E DEL POPOLO
ORDINANZA MINISTERIALE
IL MINISTRO DEL COMMERCIO, BELLE -ARTI, INDUSTRIA, E AGRICOLTURA
Vista l’istanza del Comune di Muccia ricapitata dal Preside di Camerino con lettera n. 1116.
Visto l’atto del pubblico Consiglio Municipale del giorno 18 Febbraro ultimo;
Visto il decreto del Triumvirato del dì 22 corrente mesc;
Ordina:
In Muccia è instituita una Fiera pel giorno 3 Agosto di ogni anno.
II Preside di Camerino è incaricato dell’esecuzione delle presenti disposizioni.
Roma dal Ministero del Commercio ec. li 24 Maggio 1849.
Per il Ministro il Sostituto Cesare Agostini |
(401)
REPUBBLICA ROMANA
IN NOME DI DIO E DEL POPOLO
Il Triumvirato
Considerando che ogni vincolo non necessario in materie di pagamento è contrario ai principii di una savia Amministrazione pubblica;
Considerando che lo scopo al quale tendeva il decreto 28 Febbrajo 1849, relativo al pagamento delle imposte da farsi in boni dello Stato o della Banca, è cessato per trovarsi ora la suddetta valuta diffusa in tutte le Province dello Stato;
Considerando che il decretato vincolo serve di pretesto ai Percettori delle pubbliche imposte, per versare nelle Casse erariali i prodotti dello Stato in soli Boni, e non nella specie che vengono loro pagate dai Contribuenti;
Considerando che per tal modo il denaro pubblico può essere adoperato ad alimentare un Commercio di Cambio, ad un saggio effrenato ed immorale;
Decreta:
1. Resta abrogato il Decreto 28 Febbrajo, e quindi il pagamento delle Tasse pubbliche, Dazi, e tutt’altro potrà farsi liberamente dai Contribuenti, o in boni o in moneta metallica, non esclusa quella erosa, senza limitazione di somma.
2. I Percettori delle imposte tutte saranno obbligati a notare tanto nelle ricevute che eglino rilasciano ai Contribuenti, quanto nelle matrici di quelle e nei loro registri la specie dei valori incassati, per quindi versare in eguale qualità nelle Casse erariali.
3. Ogni provata contravenzione a questa legge, per parte dei percettori suddetti, sarà punita come prescrivono le leggi contro coloro che abusano del pubblico denaro.
4. Il Ministero delle Finanze è incaricato di vegliare alla esecuzione del presente Decreto.
Dato dalla residenza del Triumvirato li 24 Maggio 1849.
I Triumviri
(402)
MINISTERO DI GUERRA E MARINA
Ordine del giorno 24 Maggio 1849
Il Governo della Repubblica Romana confida l’onorato vessillo della libertà alle vittoriose sue milizie rese benemerite della Patria. Rappresentando esse la forza materiale del principio democratico, conviene, che non solo si pongano, mediante l’unità e la disciplina, nell’attitudine di farlo rispettare e all’interno e all’estero, ma si ravvisa altresì necessario che ne sia aumentato il contingente, fino a formarne un esercito numeroso in proporzione ai nostri mezzi e ai nostri bisogni.
E perchè la scelta di buoni Uffiziali è il principale fondamento di un’armata bene ordinata e compatta, così questo Ministero intende giovarsi dell’opera dei già esperti nell’arte militare a fine di raggiungerne più facilmente lo scopo. Nè vuol farsi in ciò privativa fra i soli Statisti, ma, adottato il principio della fraternità, si accolgono eziandio i servigj degli altri Italiani e stranieri, che per amore di libertà, lasciata altrove deserta una piazza da Ufficiale, vengono qui a ricercare un asilo.
Il concorso però degli Ufficiali estranei non deve render peggiore la condizione degli altri che ora appartengono alla nostra famiglia militare, e che luminose prove han già date di valore e di patriottismo. Il beneficio per gli uni non deve essere di danno per gli altri. La certezza delle promozioni, a chi le merita, fra quei che fanno già parte della nostra armata, esser deve integra, esser deve una verità.
A conciliare pertanto l’accoglienza che il Governo fa ai nuovi Ufficiali, colla giustizia di non pregiudicare ai militari già in servizio, si dispone quanto appresso:
1. E istituito un Corpo Militare distinto, denominato deposito degli Ufficiali.
2. Ogni individuo, sia italiano, sia straniero, che abbia servito in Milizia regolare, in Nazionale mobilizzata, o in Corpi franchi in qualità di Uffiziale, e che abbia idoneità a sostenerne l’incarico, potrà essere ascritto nel Corpo suddetto.
3. Nel Ministero della Guerra e Marina un Incaricato speciale dovrà esaminare i brevetti e documenti dei concorrenti, riconoscerne la regolarità, assicurarsi della idoneità e moralità del soggetto, ed eseguirne la iscrizione nei ruoli del Corpo.
4. Di mano in mano che andranno a costituirsi i Corpi di nuova formazione, fino al completamento dell’Armata a senso delle disposizioni del Triumvirato, sarà prelevato dal Deposito quel dato numero di Ufficiali che sarà necessario per il Corpo che si organizza, e del quale andranno a far parte. Un’apposita Commissione nominata dal Ministro ne designerà i soggetti.
5. Ogni individuo che apparterra al Corpo di Deposito riceverà bajocchi trenta giornalieri, tutto compreso, e senza distinzione di grado. Quando andrà a far parte di un nuovo Corpo, godrà delle competenze proporzionate al grado che andrà ad occupare.
6. La direzione, il vestiario, il servizio, la disciplina, e il locale di riunione saranno stabiliti con apposito Regolamento.
7. Gli Ufficiali, Cadetti, Sott’Ufficiali e comuni, appartenenti già all’armata, avranno esclusivamente il diritto ai movimenti e promozioni nei diversi Corpi già esistenti, o in quelli che possono formarsi in seguito, senza che loro esser possa di ostacolo il concorso dei nuovi Ufficiali del Corpo di Deposito.
Il Ministro — Giuseppe Avezzana.
(403)
COPIE DE LA NOTE DES TRIUMVIRS
A MONSIEUR LESSEPS
25 Mai 1849.
- Monsieur!
Nous avons eu l’honneur, Monsieur, de vous fournir, dans notre note du 16, quelques renseignemens sur l’accord unanime qui a présidé a l’instauration du gouvernement de la République Romaine. Il nous faut aujourd’hui vous parler de la question actuelle telle qu’elle est posèe, de fait si non de droit, entre le gouvernement français et le nôtre. Vous nous permettrez de le faire avec toute la franchise que reclament l’urgence de la situation, et les sympathies qui doivent dominer tout rapport entre la France et l’Italie. Notre diplomatie c’est la verité, et le caractére donné à vôtre mission, Monsieur, nous est una garantie que la meilleure interpretation possible sera toujours donnée à tout ce que nous aurons l’honneur de vous dire.
Permettez-nous, Monsieur, de remonter un instant à la source de la situation actuelle.
A’la suite de conférences et d’arrangemens qui eurent lieu sans que le gouvernement de la République Romaine fut appelée à y intervenir, il fut, il y a quelque temps, décidé parles Puissances Catholiques: 1. qu’une modification politique aurait lieu dans le gouvernement et dans les institutions de l’Etait Romain: 2. que cette modification aurait pour base le retour de Pie IX, non comme Pape—ce qui ne rencontrerait pas d’obstacles chez nous - mais comme Souverain temporel: 3. que si pour atteindre ce but, une intervention continuée était jugée nécessaire, l’intervention aurait lieu.
Nous voulons bien admettre que tandis que pour quelques uns des gouvernemens contractans le seul et unique mobil était un rêve de restauration générale et le retour absolu aux traités de 1815, le gouvernement Français ne fut entraîne dans cet accord que par suite d’informations erronées, tendantes systématiquement à lui peindre l’Etat Romain comme livré à l’anarchie et dominé par la terreur exercée au nom d’une audacieuse minorité. Nous savons de plus, que dans la modification proposée le gouvernement Français se proposait de représenter une influence plus ou moins libérale, opposée au programme absolutiste de l’Autriche et des Naples. Il n’en reste pas moins vrai que, sous la forme despotique ou constitutionnelle, sans ou avec des garanties libérales aux popolations Romaines, la pensée dominante dans toutes les négociations aux quelles nous faisons allusion, a été un retour quelconque vers le passé, une transaction entre le Peuple Romain et Pie IX considéré comme souverain temporel.
Nous ne pouvons pas nous dissimuler, Monsieur, que ce fu sous l’inspiration de cette pensée que fut conçue et executée l’expédition française. Elle a eu pour but de jeter, d’un coté l’épée de la France sur la balance des negociations qui devaient s’ouvrir à Rome; de garantir, de l’autre, les populations Romaines de tout excès rétrograde, en y posant toute-fois pour condition la réconstitution d’une monarchie constitutionelle en faveur du S. Père. Ce but, Monsieur, resulte pour nous, à part les informations précises que nous croyons posséder sur le concert autrichien, des proclamation du Général Oudinot, des déclarations formelles faites par des envoyés successifs au Triumvirat, du silence obstinnament gardé toutes les fois que nous avons cherché a aborder la question politique et à obtenir une declaration formelle du fait constaté dans notre note du 16: que le institutions par les quelles se régit en ce moment le Peuple Romain sont l’expression libre et spontanée du voeu inviolable des populations légalement interrogées. Le vote, au reste, de l’Assemblée Française vient lui-même implicitement à l’appui du fait que nous affirmons.
En face d’une pareille situation, et sous la menace d’une transaction inadmissible, et de négociations que l’état de nos populations ne provoquait nullement, notre rôle, Monsieur n’était pas douteux. Résister. Nous le divions à notre pays, à la France, à l’Europe entiére. Nous devions, pour remplir un mandat, loyalement donné, loyalement accepté, maintenir à notre pays l’inviolabilitè, autant que cela nous était possible, de son territoire, et des institutions loyalement acclamees, par tous les pouvoirs, par tous les élémens de l’Etat. Nous devions conquérir le temps nécessaire pour en appeler de la France mal informée à la France mieux informée, pour éviter à la Republique-sœur la tâche et les remord qui lui seraient éclus, si precipitamment entràinée par des mauvaises suggestions étrangères, elle s’était, presque à son insu, trouvée complice d’une violence, à la quelle nous ne saurions trouver l’égale, si non en remontant à 1772, au premier partage de la Pologne. Nous devions à l’Europe de maintenir, autant qu’il était en nous, le principe fondamental de toute vie internationale, l’indépendance de chaque peuple en tout ce qui concerne son administration intérieure. Nous le disons sans orgueil: car si c’est avec enthusiasme que nous resistons aux tentatives de la monarchie napolitaine et à nôtre éternel ennemi, l’Autriche, ce n’est qu’avec une profonde douleur que nous nous voyons contraints de résister aux armes françaises; nous croyons avoir bien mérité, en suivant cette ligne de conduite, non seulement de votre patrie, mais des peuples européens et de la France el le - même.
Nous venons, Monsieur, à la question actuelle.
Vous connaissez, Monsieur, les evénemens qui sesont produits depuis l’intervention française. Notre territoire a été envahi par le roi de Naples. Quatre mille Espagnols ont dù s’embarquer le 17 pour nos côtes dans un but d’invasion. Les Autrichiens, apres avoir surmonté la résistance héroique de Bologne, se sont avances sur la Romagne, et sont aujourd’hui en pleine marche sur Ancone.
Nous avons battu et repoussé hors de notre territoire les forces du roi de Naples. Nous en ferions de même, c’est notre foi, des forces autrichiennes si l’actitude du corps expeditionnaire français n’entravait pas nôtre activité.
C’est à regret que nous disions cela; mais il faut enfin, Monsieur, que la France sache ce que l’expédition de Civitavecchia, conçue, disait-on, dans un but de protection, nous coûte.
Il est douloureux d’avoir à affirmer des choses pareilles; mais nous affirmons, Monsieur, que de toutes les interventions dont on cherche à nous accabler, l’intervention française est celle qui nous a été la plus fatale. Contre les soldats du roi de Naples et les Autrichiens nous pouvons nous battre, et Dieu protège les bonnes causes. Nous ne voulons pas nous battre contre les Français. Nous sommes envers eux en élat, non de guerre, inais de simple défense. Mais cette position, la seule que nous voulions avoir par tout où nous rencontrons la France, a pour nous tous les inconvéniens, sans aucune des chanches favorables de la guerre.
L’expedition française, Monsieur, nous a, dès l’abord, forcés d’opérer un mouvement de concentration de nos troupes qui a laissé notre frontiére ouverte à l’invasion autrichienne, Bologne et les villes de la Romagne dégarnies. Les Autrichiens en ont profitè. Après huit jours d’une lutte héroïque soutenue par la population, Bologne a dû succomber. Nous avions acheté en France des armes pour nous défendre. Ces armes, au nombre de dix mille fusils au moins, entre Civitavecchia et Marseille, ont été sequestrées. Elles sont en vos mains. D’un seul coup vous nous avez enlevé dix mille soldats, car tout homme armé est un soldat contre les Autrichiens.
Vos forces sont sous nos murs, à une portée de fusil, disposées comme pour un siège. Elles y restent sans but, sans programme avoué. Elles nous ont forcés d’entretenir la ville en un état de défense qui obère nos finances. Elles nous forcent d’y garder un chiffre proportionné de nos troupes qui pourrait sauver nos villes de l’occupation et des dévastations autrichiennes. Elles entravent notre circulation, nos approvissionnemens, nos courriers. Elles tiennent les esprits dans un état de surexcitation et de défiance qui pourrait, si notre population était moins dévouée, amener des conséquences sinistres. Elles n’engendrent pas l’anarchie ni la réaction, car l’une et l’autre sont impossibles à Rome; mais elles sément l’irritation contre la France; et c’est un malheur assez grave pour nous qui étions habitués à l’aimer et à espérer en elle.
Nous sorames assiégés, Monsieur, assiégés par la France, au nom d’une mission de protection, tandis que à quelques lieues de nous, le roi de Naples emporte en fuyant nos ôlages, et les Autrichiens égorgent nos frères.
Vous avez, Monsieur, présenté des propositions. Ces propositions ont été déclarées inadmissibles par l’Assemblée, et nous n’avons plus à nous en occuper. Aujourd’hui vous en ajoutez une aux trois qui ont été rejeteés. Cette proposition nous dit que la France protégera de tout envahissement étranger toutes les parties du territoire romain occupées par ses troupes. Vous devez sentir vous même, Monsieur, qu’il n’y a rien là qui change notre position.
Les parties du territoire occupées par vos troupes sont de fait protégees; mais si c’est pour le present, à quoi se reduisent elles? et si c’est pour l’avenir, n’avons nous pas d’autres voies ouvertes à la protection de notre territoire qu’en vous le livrant tout entier?
Le noeud de la question n’est pas là. Il est dans l’occupation de Rome. Cette demande forma jusq’ici la condition premiere de toutes les propositions présentées. Or, nous avons eu l’honneur de vous le dire, Monsieur. Cela est impossible. Jamais le peuple n’y consentira. Si l’occupation de Rome n’a pour but que de la pro téger, le peuple vous exprimera sa reconnaissance: mais il vous dira que, capable de défendre Rome par ses propres forces, il croirait se déshonorer à vos yeux en faisant acte d’impuissance, en déclarant qu’il faut pour se défendre quelques règimens de soldats français. Si l’occupation a pour but, ce qu’à Dieu ne plaise, une pensée politique, le peuple qui s’est donné librement des institutions, ne peut pas se resoudre à la subir. Rome est sa capitale, son Palladium, sa ville sacrée. Il sait fort bien qu’à part les principes, à part son honneur même, il y a au bout de toute occupation de sa ville la guerre civile. Il se méfie de toute insistance. Il prévoit, une fois les troupes admises, des changements dans les hommes et dans les intentions, qui seraient funestes à sa liberté. Il sait qu’en présence des baïonettes étrangères, l’indépendance de son assemblée, de son gouvervement ne serait plus qu’un vain mot. Il a sans cesse Civitavecchia devant les yeux.
Sur ce point là, Monsieur, croyez-le bien, sa volonté est irrévocable. Il se fera massacrer de barricade en barricade plutôt que de se soumet tre. Les soldats de la France veulent ils, peuvents-ils massacrer un peuple frère qu’ils viennent protéger, parcequ’il n’entend pas leur livrer sa capitale?
Il n’y a pour la France que trois rôles à jouer dans les Etats Romains.
La France doit se déclarer pour nous, contre nous, ou neutre.
Se déclarer pour nous, c’est reconnaître formellement notre république et combattre côte a côte avec nos troupes les Autrichiens.
Se déclarer contre nous, c’est écraser sans motif la liberté, la vie nationale d’un peuple d’amis, et combattre côte a côte avec les Autrichiens.
La France ne peut pas faire cela. Elle ne veut pas risquer une guerre européenne pour nous défendre comme alliée. Qu’elle reste donc neutre dans la contestation qui se vide entre nous et nos ennemis. Hier encore nous espérions plus d’elle. Aujourd’hui nous ne lui demandons que cela.
L’occupation de Civitavecchia est un fait accompli: soit. La France croit que, dans l’état actuel des choses, il ne lui sied pas de se tenir éloignée du camp de bataille. Elle pense que vainqueurs ou vaincus, nous pauvons avoir besoin de son action modératrice, ou de sa protection. Nous ne pensons pas comme elle; mais nous n’entendons pas réagir contre elle. Qu’elle garde Civitavecchia: qu’elle étende même ses cantonnements, si le nombre de ses troupes vient à le réclamer, aux localités salubres qui se trouvent sur le rayon de Civitavecchia et Viterbe. Qu’elle attende là l’issue des combats qui vont se livrer. Toutes les facilitations lui seront offertes; tous les témoignages de franche et cordiale sympathie lui seront donnés; ses officiers visiteront Rome; ses soldats auront tous les soulagemens possibles. Mais que sa neutralité soit sincère et sans arrière-pensèe. Qu’elle la déclare en termes explicites. Qu’elle nous laisse libre de jeter toutes nos forces dans la mêlée. Qu’elle nous rrnde nos armes. Qu’elle ne ferme pas, avec ses croiseurs, nos ports aux hommes des autres par ties de l’Italie qui veulent nous venir en aide. Qu’elle s’éloigne surtout de nos murs, et que jusqu’à l’apparence de l’hostilité cesse entre deux peuples, qui plus tard, nous n’en doutons pas, sont destinés à s’unir dans la même croyance internationale, comme ils le sont aujourd’hui hans l’adoption d’une même forme gouvernementale.
Agréez, Monsieur, l’assurance de notre con sidération distinguée.
I Triumviri
MISSION EXTRAORDINAIRE
DE LA RÈPUBLIQUE FRANÇAISE A ROME
Quartier général de l’Armée francaise
de la Méditerranée.
Villa Santucci, 6 heures du matin.
- Messieurs!
J’ai reçu avec beaucoup de satisfaction la lettre que vous n’avez fait l’honneur de m’adresser hier; les explications que j’ai déja données aux trois Commissaires de l’Assemblée Constituente Romaine et les communications que j’ai cru devoir faire directement à l’Assemblée éllemême, répondent, sans exception, à toutes les objections soulevées dans votre note; et lorsque vous voudrez sérieusement terminer la négociation, en envoyant vos Commissaires revétus des pouvoirs nécessaires, il sera, suivant moi, très facile de nons entendre complètement, et de fixer les bases d’un arrangement définitif qui devra nécessairement contenter tout à fait les deux par ties contractantes. Cette déclaration, à laquelle mon secretaire particulier pourra ajouter quelques observations verbales, fera disparaître, j’en suis certain, les fàcheuses préventions qui ont pu exister jusqu’à présent de part et d’autre. Pour mon compte j’ai été, je suis et je serai toujours empressé à dégager la question des nuages qui s’étaient présentes devant moi, de même que, de votre côté, je l’espère, mon langage détruira les derniers doutes qui peuvent encore arrêter le patriotique résultat que vous vous proposez.
Un seul point paraît surtout vous préoccuper; c’est la pensée que nous voulons vous imposez par la force l’obligation de nous recevoir en amis. Amitié et violence s’excluent. Ainsi, il serait inconséquent de notre parte de commercer par vous tirer des coups de canon pour chercher à nous faire accepter comme vos protecteurs naturels. Une pareille contradiction n’entre ni dans mes intentions, ni dans celles du gouvernement de la République Française, de notre armée et de son honorable chef. Ce que le Général Oudinot a dit hier, en ma présence, à la députation romaine chargée de lui offrir, en votre nom, pour ses soldats, un cadeau de 50,000 cigares et de 200 livres de tabac, suffirait certainement pour lever les doutes qui pourraient exister dans certains esprits portés encore à l’hésitation par de déplorables malentendus.
Mais, du moment où nous commençons à nous entendre, ma revue rétrospective devient inutile. Occupons-nous donc uniquement du présent et de l’avenir. Vous nous trouverez, je le répète, complètement disposés par nos paroles et par nos écrits à vous donner les explications et les garanties que peut réclamer votre juste susceptibilité nationale.
Ce ne seront jamais les Français, connus par leur dévouement sans bornes à leur patrie, qui blameront les autres nations de défendre leur territoire contre leur véritables ennemis, et qui pourraient vous obliger à faire chez vous le contraire de ce qu’ils feront toujours chez eux.
Vouillez agréer, Messieurs, les assurances de ma haute considération.
(Envoyée le 26 Mai 1849.)
L'Envoyé extraordinaire et Ministre plénipotentiaire
de la République Française en mission à Rome
(404)
REPUBBLICA ROMANA
AVVISO
Si prevengono tutti i Proprietarj di Cavalli di trovarsi entro il Palazzo Colonna nei giorni ed ore, come viene indicato, a piè del presente, facendo coudurre a mano i Cavalli stessi, ove rinverranno un’apposita Commissione Militare incaricata dell’acquisto di quelli che si riconosce ranno atti al servizio militare.
26 Maggio
Alle ore cinque antimeridiane i Rioni Monti e Trevi.
Alle ore cinque pomeridiane i Rioni Colonna, e Campomarzo.
27 Maggio
Alle ore cinque antimeridiane i Rioni Ponte, e Parione.
Alle ore cinque pomeridiane Regola e S. Eustacchio.
28 Maggio
Alle ore cinque antimeridiane i Rioni Pigna, e Campitelli.
Alle ore cinque pomeridiane i Rioni S. Angelo e Ripa.
29 Maggio
Alle ore cinque antimeridiane i Rioni Trastevere e Borgo.
Tutti quei proprietari che non corrispondessero al presente avviso soffriranno la perdita del Cavallo o Cavalli.
Roma li 25 Maggio 1849.
Il Ministro della Guerra e Marina
(405)
MINISTERO DI GUERRA E MARINA
ORDINANZA
Ritenuto essere indispensabile, per vettovagliare prontamente la Capitale, che i Commercianti di commestibili di prima necessità abbiano sempre a loro disposizione i necessarj mezzi di trasporto.
Il Ministro di Guerra E Marina
Esenta dalle requisizioni Militari i cavalli ed i Carri ad uso dei Macellaj, degli Ortolani, e Vignajuoli, dei Foraggiatori e Carettieri da vino, e finalmente dei Padronali di campagna per le loro aziende. Godranno ancora di tale esenzione i padroni dei Cavalli già requisiti per uso del Corpo dei Vigili.
Gl’individui compresi in questa eccezione si recheranno alla Commissione Municipale di approvigionamento per ritirare copia della presente ordinanza, munita del timbro di questo Ministero e firmata dal Capo della Commissione suddetta.
Tutti quelli che falsificassero copia della presente Ordinanza munita del suddetto timbro e firma, onde esentarsi dalla requisizione, saranno trattati come falsarj, e puniti a rigor di legge.
Roma 28 Maggio 1849.
Il Ministro della Guerra Giuseppe Avezzana |
(406)
MINISTERO DI GUERRA E MARINA
Ordine del giorno 26 Maggio 1849.
In questi momenti decisivi per l’onore e per la libertà della Patria, tutti gli Ufficiali che sono assenti dai loro corpi, e dal luogo di azione senza giusto motivo, e senza necessitato permesso, saranno cancellati dai ruoli militari.
Il Ministro — Giuseppe Avezzana
MINISTERO DELLE FINANZE
DIREZIONE DEL DEBITO PUBBLICO
I possessori delle obbligazioni del Governo della Repubblica Romana emesse per i prestiti di Parigi con quella Casa di Roshscild e fratelli, e pel prestito di Genova con la Casa di Bartolomeo quondam Giacomo Parodi, che in sequela di contemporanei avvisi inseriti nei fogli di Francia e Genova, preterissero di conseguire in Roma il pagamento dei così detti Cupponi per gl’interessi del semestre scaduto al primo giugno prossimo, sono invitati ad esibire i Cupponi suddetti alla Direzione generale del Debito Pubblico, da cui sarà emesso un corrispondente recapito.
Verificata la sussistenza del Credito, sarà rilasciato a favore degli esibenti entro otto giorni da quello della produzione, il mandato da realizzarsi sopra la Depositeria Generale.
Roma 26 Maggio 1849.
Il Direttore Generale F. Nocchi |
(408)
REPUBBLICA ROMANA
IN NOME DI DIO E DEL POPOLO
Il Triumvirato
Vista la necessità che gl’Introiti dello Stato curati dai diversi Ministeri e Direzioni siano poi centralizzati in Ufficio che ne raccolga i risultati, e che vi eseguisca le operazioni di con trolleria.
Considerando che in pendenza della pubblicazione diun Regolamento organico sulla contabilità della pubblica Amministrazione che stabilisca le attribuzioni di ciascun Dicastero non è conveniente che sia trascurata la parte relativa agl’Introiti.
Dietro proposta della Commissione direttiva pel Ministero delle Finanze
Ordina
Nell’Ufficio del Controllo Generale verranno centralizzate e raccolte le risultanze degl’Introiti che si realizzano a mezzo dei diversi Ministeri e Direzioni, e verranno eseguite le operazioni relative di controlleria.
La Direzione del Controllo Generale presenterà al Ministero di Finanza i Stati periodici sul movimento delle Rendite, e sulla situazione delle Casse Nazionali per le opportune operazioni.
I Ministeri e Direzioni corrisponderanno coll’Ufficio del Controllo per quanto è relativo all’esecuzione della presente Ordinanza.
Dato dalla residenza del Triumvirato li 26 Maggio 1849.
I Triumviri
(409)
MINISTERO DELLE FINANZE
ISTRUZIONI
Per l’esecuzione dell’Ordinanza del Triumvirato sulla controlleria e centralizzazione de’ risultati degľ Introiti dello Stato.
Perchè l’Ordinanza del Triumvirato del 26 Maggio corrente sulla controlleria e centralizzazione de’ risultati degl’Introiti dello Stato abbia il suo pieno effetto, resta stabilito quanto appresso:
1. Da oggi in poi tutti i Ministeri e Direzioni dovranno rimettere al Controllo Generale copia de’ Stati N. 1, 2, 4, prescritti nella Circolare del Ministero di Finanza del 27 Marzo decorso N. 28921 e questi nelle precise epoche, e scadenze accennate nella Circolare stessa, e bene inteso che con ciò non s’intendono esonerati dal trasmettere al Ministero di Finanza i Stati prescritti nella Circolare indicata.
2. Per quanto è relativo al quadrimestre decorso a tutto Aprile, basterà che ciascun Ministero e Direzione non più tardi del giorno 14 del venturo Giugno trasmetta al Controllo Generale la situazione degl’Introiti, e delle Spese dell’intero quadrimestre a forma del Modello N. 4 della Circolare indicata.
3. Tali Stati verranno accompagnati da annotazioni sommarie che indichino le cause delle differenze avvenute tra la somma presunta, e quella verificatasi.
4. Le Casse Nazionali continueranno a rimettere direttamente al Controllo Generale l’estratto del Giornale di Cassa, e relative situazioni quindicinali.
3. La Cassa Generale Nazionale in Roma dovrà rimettere al Controllo una copia completa della situazione giornaliera, e suoi allegati eguale in tutto a quella che ora rimelte al Ministero di Finanza, di cui fin quì avea rimesso al Controllo soltanto una parte, retrotraendo tale operazione dal 1. Gennaro prossimo passato.
6. Per qualunque dubbio potesse insorgere per la puntuale e piena esecuzione di quanto sopra, potranno i respettivi Dicasteri porsi d’intelligenza col Controllo Generale.
7. All’appoggio di tali Stati il Coutrollo Generale redigerà un prospetto generale della Situazione e movimento degl’Introiti e delle Casse, che presenterà mensilmente al Ministero di Finanza munito delle opportune osservazioni, e farà le operazioni relative di Controlleria.
8. Qualora alcuno degli Uffici de’ Ministeri e Direzioni non corrisponda esattamente a quanto trovasi prescritto, il Controllo Generale ne farà rapporto alla Superiorità per le opportune provvidenze.
La Commissione Direttiva pel Ministero delle Finanze
Brambilla
(410)
REPUBBLICA ROMANA
IN NOME DI DIO E DEL POPOLO
Considerando che dove la causa che si tratta è per tutti, il sagrificio dev’essere di tutti;
Che ogni sagrificio tende oggi a salvare libertà , onore, beni e persone dall’oppressione devastatrice dell’invasore straniero;
Che cittadini agiati e poveri, corpi morali, militi della Repubblica, gareggiano convinti e spontanei nel sagrificio, ognuno a seconda del le proprie capacità;
Considerando che il Pio Stabilimento Lauretano non soggetto a incameramento, benemerito nel passato per essersi prestato in altre circostanze, non ha ancora in queste gravissime partecipato a’ sagrifici comuni;
Il Triumvirato
Decreta:
Art. 1. La Santa Casa di Loreto somministrerà immediatamente la somma di scudi trenta mila a beneficio del pubblico Erario.
Art. 2. Ritardandosi per fatto degli Amministratori l’adempimento della presente Ordinanza, il Governo provvederà direttamente nei modi più efficaci.
Art. 3. I Ministri dell’Interno e delle Finanze sono incaricati della esecuzione del presente Decreto.
Roma dalla residenza del Triumvirato 27 Maggio 1849.
I Triumviri
REPUBBLICA ROMANA
IN NOME DI DIO E DEL POPOLO
LA COMMISSIONE DI TUTELA E DI AGGIUDICAMENTO
PER GLI OGGETTI E LOCALI REQUISITI.
In seguito degli incarichi assunti dinnazi al Governo della Repubblica ed ai proprii Concittadini, dovendo tutelare le requisizioni nell’interesse dei diritti di tutti;
Dovendo accettarsi che alla sola Repubblica sieno stati trasmessi religiosamente tutti i frutti delle requisizioni fatte in suo nome;
Dovendo addimostrare a chiunque come il Governo Repubblicano, appunto perchè il migliore di tutti, sa mantenere l’inviolabilità d’ogni diritto naturale od acquisito, e sa persuadere ai suoi governati l’obbedienza alla Legge, più col rispetto a se stesso, che non con dannose arrendevolezze a parziali violenze;
Ordina:
1. Tutti i Cittadini di Roma o dello Stato Romano, che si ritrovano in Roma, vengono invitati a presentare i loro documenti intorno alle requisizioni alle quali furono assoggettati, da chiunque fossero state eseguite, e ciò entro il perentorio termine di giorni quindici, a da tare da quest’oggi 28 Maggio corrente.
2. Alle note che verranno trasmesse alla Commissione, dovranno unirsi tutti gli allegati com provanti il fatto, le ricevute dei requisitori, la narrazione esatta dell’accaduto. Nella assoluta mancanza di prove scritte, si accetteranno quelle di testimoni non invalidati sotto rapporto veruno.
3. Per l’accettazione delle istanze scritte, e degli schiarimenti orali che si richiedessero, l’ufficio della Commissione rimane aperto dalle ore 11 antimeridiane fino alle tre pomeridiane durante i 15 giorni suddetti nel Palazzo del Governo in Piazza Madama, secondo piano.
Dato dal Palazzo del Governo li 28 Maggio 1849.
La Commissione
Orazio Antinori Presidente |
- Testi in cui è citato Orazio Antinori
- Testi in cui è citato Federico Seismit-Doda
- Testi in cui è citato Aurelio Saffi
- Testi in cui è citato Giuseppe Garibaldi
- Testi in cui è citato Bartolomeo Galletti
- Testi in cui è citato Pietro Roselli
- Testi in cui è citato Carlo Armellini
- Testi in cui è citato Giuseppe Mazzini
- Testi in cui è citato Giuseppe Avezzana
- Testi in cui è citato Cesare Agostini
- Testi in cui è citato Mattia Montecchi
- Testi in cui è citato Ferdinand de Lesseps
- Pagine con link a Wikipedia
- Testi SAL 75%