Della moneta (1788)/Capitolo XIX

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Capitolo XIX - Alterazioni nei rapporti delle monete

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Capitolo XIX - Alterazioni nei rapporti delle monete
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CAP. XIX.

Alterazioni nei rapporti delle Monete.


I
L valore delle monete è essenzialmente variabile, come ho mostrato nel Cap. 2., non solo considerato il rapporto di tutte le monete coi generi, ma ancora pel variabile rapporto fra le varie specie di monete. Per quanto adunque siansi esattamente seguiti i giusti rapporti de’ metalli quando si sono fabbricate le monete, i valori legali assegnati alle medesime cesseranno d’essere [p. 105 modifica]corrispondenti ai valori veri ogniqualvolta siano cambiati i rapporti fra una specie e l’altra di moneta. Sarà dunque cosa assai importante al buon regolamento delle monete il ricercare qual partito si debba prendere avvenendo tali cambiamenti, per impedire ogni dissonanza tra i valori legali, ed i reali.

I rapporti fra le varie specie di monete ossia i loro valori reali possono mutarsi in primo luogo per certe cagioni accidentali e passaggere, che non influiscono nei rapporti delle masse. Tali sono per esempio un’improvisa ricerca di grosse somme in tali determinate monete, ovvero indeterminatamente in monete d’oro; grossi pagamenti fatti tutti in monete d’argento ec. In questi e simili casi forz’è che, o cresca il valore reale dell’oro, o scemi quel dell’argento. Arriverà dunque che la doppia, per esempio, fabbricata equivalente a tre scudi d’argento, ossia a 18. lire, sia valutata 18. lire e 5. soldi, o più ancora. Il corso abusivo, quando non sia con inutili leggi contenuto, opererà da se questo innalzamento di prezzo, e non resterà perciò turbata in niente l’economia delle monete, perchè sussistendo la denominazione di doppia equivalente alle lire diciotto, nulla importa che la moneta effettiva denominata doppia al tempo della sua fabbricazione abbia acquistato in commercio un aggio [p. 106 modifica]di cinque soldi. Potrà sicuramente il Principe accettarla, e spenderla a simil prezzo senza discapito alcuno, perchè l’innalzamento del valore della doppia non avrà prodotto l’innalzamento del valore dei generi, ma seguirà i giusti rapporti fra la doppia d’oro, e le monete d’argento. Potrà ancora, se più gli piace, il Principe prendere e dare la doppia al prezzo legale senza inconveniente alcuno, perchè la cagione che ha innalzato il valore della doppia è passaggera, e non potrà a meno di restituirsi in breve tempo il rapporto fissato fra l’oro e l’argento al tempo della fabbricazione delle monete. Per quel che riguarda il rapporto fra le monete d’argento e quelle di rame, non mi sembra possibile che le accidentali e passaggere cagioni di cambiamento possano produrre un sensibile effetto, ed interessare i negozianti e i monetarj falsi a trafficare queste monete o a fabbricarne clandestinamente. Non si fanno mai grosse ricerche in monete d’argento, e quando si facciano tali da diminuirne considerabilmente la copia nel paese, la Zecca ne può somministrar delle altre. Non vengono mai grossi pagamenti da fuori in monete di rame, e queste poco escono dallo Stato. Quando si conservi nello Stato quella copia di monete di rame, che non sia nè maggiore nè minore del bisogno [p. 107 modifica]nel minuto commercio, non si faranno mai sensibili alterazioni ne’ loro valori relativamente alle monete d’argento. Dunque non vi sarà niente a temere da quelle passaggere cagioni, che potessero alcun poco alterare i rapporti veri fra le monete d’argento, e quelle di rame.

Una seconda cagione di cambiati rapporti fra diverse specie di monete può essere il credito acquistato presso le ricche Nazioni straniere da una qualche particolare moneta. Questa potrebbe essere una cagione costante di mutati valori, ma ne è poco frequente il caso, e potendo la Zecca somministrare una maggior copia della moneta accreditata, il di lei valore nel paese non sarà di molto alterato, e quando lo sia, poco importa che il corso del commercio dia un’estimazione maggiore della legale a quella moneta. Sarà meglio abbandonarla all’estimazione del commercio che rifarla di minor peso per conservarla in equilibrio colle altre monete, perchè una tale operazione sarebbe atta a togliere il credito che aveva acquistato la moneta, il quale non può essere che vantaggioso al Principe che l’ha fabbricata. Se un tal credito innalzasse il valore delle monete nazionali d’argento, ciò non avverrebbe per certo che alle monete più grosse come agli scudi, e tutt’al più ai mezzi scudi, [p. 108 modifica]restando le lire nella proporzione corrispondente ai valori metallici: Però senza alterarsi l’armonia dei valori legali coi reali acquistarebbe un aggio lo scudo, il che non sarebbe d’alcun danno alla Nazione. Ma repplico, che questo caso è troppo difficile ad accadere, perchè se ne debba fare gran conto.

L’ultima e la più forte e la più costante cagione di mutati rapporti fra diverse specie di monete è il cambiato rapporto fra le masse circolanti de’ metalli, o l’accresciuto o scemato desiderio degli uomini d’avere un metallo piuttosto che un altro. Abbondanti miniere d’una specie di metallo nuovamente o scoperte o esauste1, una quantità grande di monete d’una specie tolte o restituite alla circolazione, muteranno la quantità relativa dalle masse metalliche che si trovano nell’universale commercio. Il lusso, le opinioni, le leggi [p. 109 modifica]suntuarie, le mode atte ad accrescere o sccemare una quantità considerabile d’artefatti d’un metallo, faranno crescere o diminuire il desiderio degli uomini relativamente a quel metallo. Per tutte queste cagioni i valori reciproci ossia reali de’ metalli dovrannosi mutare necessariamente, essendo il valore d’ogni cosa, per unanime consenso di tutti, tanto maggiore quanto essa è più desiderata dagli uomini, e tanto minore quanto è più facile ottenerla, ossia quanto essa è più abbondante in commercio2. Non è possibile saper sempre precisamente la cagione che ha operato questi cambiamenti nei valori, ma dagli effetti si conoscerà se la cagione è passaggera o costante, che è quel che più importa a sapersi. Se i rapporti sono mutati solo nelle monete, restando nelle paste metalliche i medesimi proporzionali valori di prima, segno è che la cagione che ha alterato i valori delle monete è passaggera, se sono mutati i valori reciproci delle paste, indizio sarà che la cagione è costante. [p. 110 modifica]

In questo caso si potrà impedire il disordine delle monete, in primo luogo con esplorare qual è la specie di metallo che ha sofferto il cambiamento e rifare le monete di quel metallo secondo il nuovo rapporto, lasciando le monete anteriori alla estimazione del commercio. Ma non è facil cosa il conoscere precisamente qual è la specie di metallo di cui si è mutato il valore. Trovando i medesimi rapporti di prima fra l’oro e l’argento, e cambiati egualmente i rapporti fra il rame e l’argento, fra il rame e l’oro, si crederà che il rame abbia sofferto mutazione, quando restando fisso il valore del rame, potrebbe essere che si fosse proporzionalmente accresciuta o diminuita in commercio la copia sì dell’oro che dell’argento. Una legge Chinese, una moda Persiana un tremoto in America, una carestia ec. possono fare una complicazione di cause di cui sia difficile conoscere il vero risultato. Il confronto delle monete coi generi è quel solo onde si potrebbe conoscere quale specie di moneta ha mutato valore, come si è detto al Capo 7. Quella moneta che conserverà l’istesso rapporto coi generi, sarà la sola che non avrà sofferto mutazione. Questo confronto è difficile a farsi esattamente. I generi stessi sono soggetti a continue mutazioni di valore, essi si rapportano a tutte le specie [p. 111 modifica]di monete, talchè quello stesso genere che si vende al minuto per monete di rame è stato comprato con argento e con oro. L’alterazione de’ prezzi de’ generi relativamente alle monete non succede immediatamente dopo l’alterazione avvenuta a qualche specie di moneta; ma ciò si fa assai lentamente. Per queste ed altre cagioni che lungo sarebbe voler qui sviluppare, vedesi che facilmente potrebbe insinuarsi l’errore nel confronto delle monete coi generi, e per conseguenza che la più semplice e spedita maniera di conservare l’equilibrio fra le monete, si è di assumerne una specie per misura costante delle altre e non variarla mai, abbandonando le altre al commercio, ovvero rifondendole quando sia d’uopo. Quando avvenisse un cambiamento nel valore della moneta assunta per misura costante, non ne soffriranno i tributi e gli stipendj, che si potranno ragguagliare di nuovo coi nuovi valori della moneta costante. I cambiamenti del numerario valore dei generi non sono così pericolosi in questo caso, in cui possono tali valori ora crescere, ora diminuirsi, come lo sono nel caso esposto al Capo 4., ove supponevansi continuamente crescenti. Finalmente è un grande imbarazzo nella moneta il doverne cambiare ora una specie, ora un’altra e non aver così mai una misura [p. 112 modifica]costante, a cui paragonare le altre monete e tutti i generi. Conchiudo adunque che una specie di moneta si debba avere qual campione, cui si riferiscano le altre monete tutte, da cui prendano la denominazione i tributi e gli stipendj, e che resti essa invariabile nel suo peso, variandosi le altre secondo il bisogno nelle nuove monetazioni. Questo non è pensiero nuovo, ma è quel che si usa anzi comunemente. Solo parmi importante cosa esaminare quale dei tre metalli l’oro, l’argento o il rame, debbasi assumere per misura costante, ossia per campione della moneta, cui riferire tutte le altre. L’oro è stato preferito negli affari di grosse somme da coloro che non vollero avventurare i loro contratti ai valori numerarj delle monete. Si è dunque contrattato anticamente, e si sono pure fissati pubblici stipendj e pubbliche pene, in tanti scudi d’oro (ora dicesi tanti Gigliati, tanti Luigi ec.) ma non si è forse mai, che io sappia, considerato l’oro come misura fissa di tutte le altre monete nelle operazioni di Zecca. È stato in questo comunemente preferito l’argento. Essendo questa la moneta media fra l’oro ed il rame, si è creduta la più opportuna, e tal opinione fu autorizzata talvolta da leggi solenni, talchè non ad altro che a tali leggi venne attribuito l’inefficace rimedio [p. 113 modifica]suggerito del gran Newton per riordinare la sconvolta monetazione dell’Inghilterra. Malgrado la opinion comune a favor dell’argento io non tralascerò di avventurare qui le mie conghietture a favore del rame, le quali potrebbero forse in mani d’un uomo più istruito di me, divenire dimostrazioni.

L’insaziabile cupidigia degli uomini rivolgesi assai più alle miniere d’oro e d’argento, che a quelle di rame. Non si sarebbe sparso tanto sangue in America sicuramente per esportarne del rame. I grossi ammassi di denaro non si fanno in monete erose, ma in monete nobili; e per conseguenza non ritornano mai in circolazione dopo esserne state lungo tempo sottratte, se non le monete d’oro e d’argento: le mode, le manifatture, le leggi non riguardano mai artefatti di rame, ma d’oro o d’argento. Dunque è assai verisimile che il valore dell’oro e dell’argento sia più soggetto a variazioni che il valore del rame. Dunque assumendo per campione della moneta il rame, vi è maggiore probabilità d’avere scelto il metallo più opportuno, cioè quello il cui valore è meno variabile. Di più, se si voglia assumere per campione l’argento, talchè per esempio lo scudo vaglia perpetuamente sei lire, ogni volta che mutisi [p. 114 modifica]considerabilmente il rapporto fra l’argento ed il rame 120. di quelle monete chiamate soldo non saran più equivalenti ad uno scudo; ma la centoventesima parte dello scudo, ossia il soldo legale, corrisponderà a più o a meno del soldo effettivo. Allora se vogliasi che il soldo effettivo seguiti tuttavia ad equivalere al soldo legale, s’introdurrà violentemente la perniciosa sproporzione fralle monete; se si abbandonino le monete di rame al corso del commercio acquisteranno esse un numerario abusivo non corrispondente al legale, e cesseranno i nomi dei valori di corrispondere alle specie di monete, sorgenti di gravi disordini e della perturbazione in tutto il sistema monetario; se finalmente si fabbricheranno nuove monete di rame che abbiano all’argento il giusto rapporto, senza però ritirare le vecchie si troveranno in corso due soldi effettivi di diversi valori, i vecchi ed i nuovi; ne sarà imbarrazzatissimo il minuto commercio, avranno pena i posseditori di soldi vecchj a darli a meno di quello che si spendevano prima, e si correrà rischio che ne resti gravemente perturbato il sistema intiero della monetazione. Non si potrà dunque a meno, per evitare ogni disordine, di ritirare le vecchie monete di rame e rifonderle, distribuendone delle nuove ch’abbiano coll’argento il giusto [p. 115 modifica]rapporto. Questa è la più dispendiosa operazione che possa occorrere in materia di monete. Perchè, finchè trattasi solo di fabbricar nuove monete di rame, ciò non è d’alcun peso alla Nazione, perchè sono esse comunemente estimate in commercio quanto vagliono, e per ragion di metallo e per le spese della fabbricazione; ma quando trattasi di rifonder le vecchie monete, bisogna perdere tutto il valore di rappresentazione che avevano, e oltre ciò soccombere al consumo ed alla spesa della rifusione, cose tutte che si risparmiano adoperando le lastre di rame per farne monete. Vedesi dunque quanto sia inconveniente per campione della moneta l’argento. Ma se all’opposto siasi assunto per campione il rame mutandosi i rapporti fra il rame e l’argento si potranno abbandonare le monete nobili al corso libero del commercio, nè si avrà più bisogno di rifonderle, che ne abbiano quelle Nazioni, cui non conviene di fabbricarne di sorta alcuna. Sarà sempre la lira lo stesso che la somma di venti soldi effettivi, e ciascun soldo la somma di dodici denari effettivi, qualunque sia il valore numerario assegnato dal commercio alle monete d’oro e d’argento. Ma supposto ancora che si volessero rifabbricare le monete d’argento secondo il nuovo rapporto che tra esso corre ed il rame, per avere le [p. 116 modifica]lire effettive e gli scudi di sei lire giuste ec. vi sarà sempre il vantaggio di una rifabbricazione assai meno dispendiosa che non è quella delle monete di rame. In questa maniera parmi, che o vogliansi in una Nazione fabbricare monete nobili, o non se ne vogliano fabbricare, o vogliansi abbandonare le proprie monete nobili alla estimazione del commercio, o conservarle in proporzione colle monete di rame mediante le opportune rifusioni, sempre è meglio tenere per misura costante il rame (onde prendesi il primo elemento della moneta, cioè il denaro) che alcun’altra specie di metallo.

Note

  1. Serva qui d’esempio un nuovo metallo scoperto non ha molt’anni in America chiamato Platina, eccettuate poche proprietà, somigliantissimo all’oro, e per alcune, somigliante all’argento. Il Governo di Spagna n’ha vietata l’escavazione, perchè mischiato coll’oro non si vendesse per tale, ma dopo i sicuri indizj somministrati dai Chimici per conoscerne la mistizione nelle verghe d’oro, se si introdurrà in commercio, chi sa qual varietà non sia per cagionare questo metallo ai rapporti fra l’oro e l’argento, secondo che sarà reso più atto a sostituirsi ai vasellami e utensiglj ed alle monete d’oro e d’argento, o a variamente combinarsi coi metalli perfetti.
  2. Un forte ramo di commercio nuovamente aperto o chiuso con una Nazione straniera, senz’alterare le quantità e desiderj relativi dei metalli nell’universale commercio, muterà però i rapporti dei valori reciproci presso quella Nazione, che avrà acquistato o perduto o mutato da Nazione a Nazione un considerabile ramo di commercio esterno.