Giro del mondo del dottor d. Gio. Francesco Gemelli Careri - Vol. II/Libro II/III

Da Wikisource.
Cap. III

../II ../IV IncludiIntestazione 31 maggio 2020 75% Letteratura

Libro II - II Libro II - IV
[p. 187 modifica]

CAPITOLO TERZO.

Governo politico, costumi, e funerali

de’ Persiani.


L
A giustizia s’amministra in Persia pronta e rigorosamente, senza tanti Avvocati, e Proccuratori come in Italia. Nelle Provincie sono i Kan, o Governadori, che la rendono; e in ogni Città deputano un Deroga, o Giudice criminale, il quale ha sotto di se un’Aatas esecutore de’ suoi ordini. Il Re dall’altro canto vi pone un Divan-Beghy, e un Kalanter, che ha cura di non fare essere oppressi i sudditi dal Kan.

I Micidiali sono in fretta, e con severità puniti; perche il Divan-Beghy gli dà in [p. 188 modifica]mano degli offesi; e questi conducendo il reo al luogo del patibolo, con le proprie mani a lor piacere lo fan morire. Egli si può accordare con danajo, però è di sì gran vergogna rimetter l’ingiuria per tal mezzo, che o di rado, o non mai ciò adiviene.

I ladri di campagna non ponno sperar perdono, e sono puniti con diverse sorti di supplicj. Gli appendono alle volte col capo all’in giù ad una sella di Cammello, e poi aprono loro il ventre. Talora murano il reo sino alla gola, e dopo avergli lasciata una pippa in bocca per ultimo soccorso, lo lasciano così miseramente morire: sicche per compassione chi passa suol tagliargli la testa. Altri sono arrostiti col lardo acceso, come si fa a’ polli, e poi tagliate le carni per le piazze: ed infiniti altri tormenti, che recheriano soverchio orrore a riferirgli.

Egli si è ben vero, che tai ruberie di strade pubbliche non succedono così allo spesso, per le guardie che vi fanno i Rattar: ma quando succedono, il kan della Provincia è tenuto pagare il prezzo delle cose rubate, dopo quattro mesi o dieci giorni, che ha di tempo per trovare il ladro. Alcuni Kan sono però [p. 189 modifica]prontissimi a pagare, per tema che non ne giungano le lamentanze all’orecchie del Re.

Quanto a’ furti, che si fanno in Città; vien ligato il reo per gli piedi a una sella di Cammello (come di sopra) ed apertogli il ventre, si conduce per le piazze; mentre uno va gridando, che il Re l’ha fatto punire per la tale, e tal cagione. Finito il giro, se non è ancor morto, s’appende al primo albero, che si truova, ed esalata l’anima si sepellisce. Si prende anche particolar cura di punire le insolenze, che succedono nelle Taverne, bordelli, e d’altri luoghi pubblici.

Per quel che appartiene a’ viveri, vi è un Mothseh, o Prefetto dell’annona, con quattro assistenti, ch’ogni primo dì della settimana ne stabiliscono il prezzo, a peso non a misura. Se alcuno è colto a vendere per un quadrino di più, la pena ordinaria è di porgli il Taktè-kolas (ch’è una berretta, con una campanella appesa) e condurlo, come frustando per la Città; dopo di che paga una certa somma, e riceve alcune bastonate sulle piante de’ piedi. Il peso delle cose grossolane, come legna ed altro, vien detto Buttiman, ed è quanto 25. libre [p. 190 modifica]nostrali: delle minute si dice Muscal, 72. de’ quali fanno una libra.

Or dopo aver favellato del governo Persiano, egli fie bene dar qualche notizia di tutti i Kan, e Visir che manda il Re nelle Provincie; acciò possa chi legge formarsi qualche idea della vastità di quel Dominio. La lista che siegue, me la proccurò con gran stento da gli archivj Reali un Signor Persiano mio amico, attual servidore del Re, e di nobilissiml natali; di cui i costumi rendeano bastevole testimonianza.

Le Provincie che si governano da’ Kan sono:


K
Ermun-sciaum.
Effraim.
Amadun. Mascet.
Lorestum. Torscesc.
Cordestum. Xaim.
Bactiari. Tebez.
Terum. Tum.
Reicuramim. Gum-lager.
Semnum. Sares.
Damgum. Zura-bat.
Baztum. Zemin-dacur.
Aserabat. Agiler.
Nasciabur. Geraili.
Sabzavar. Gelaeli.
[p. 191 modifica]
Nessa. Dom dom.
Bacarz. Baharem.
Ferà. Tonecabon.
Curium. Oromì.
Kuscum. Alpauz.
Bol. Derban.
Candaar. Ogligè.
Siztum. Damor-capù.
Soltanie. Meruu.
Zangium. Marusciac.
Aver. Bola moreab.
Tauris. Arat.
Gerum. Badcù.
Sciamaki. Dagstum.
Gange. Aviver.
Carabac. Baxerz.
Ardevil. Cugeluc.
Teflis. Rumus.
Cartil. Bevoum.
Caxet. Sciuster.
Dadeyum. Avizè.
Vasciasciò. Dispul.
Kermaim. Dedest.
Bander Abassì. Sciors.
Sarvessum. Nimruz.
Lestussum. Durak.
Assarà.
Che sono in tutto 81. Provincie governate da Kan. [p. 192 modifica]

Le Provincie con carattere di Visir sono 37. cioè


Sephaum. Ablazìm.
Golpapum. Casbin.
Sarù. Asc-ref.
Tuserxu. Faraavat.
Nataris. Sarij.
Ardescum. Amol.
Naim. Bar-frusc.
Arant. Masciad-ser.
Cupà. Sciapè-cerut.
Cuchì. Com-sce.
Avarku. Sciraz.
Tafe. Geàràm.
Sigdà. Carzerum.
Jesd. Lar.
Ghefiù. Bander cong.
Taaman. Resct.
Casciam. Laypum.
Kom. Avè.
Savè.

Tra’ Kan, e Visir vi è questa differenza, che quelli hanno sotto di loro la gente di guerra, oltre il Governo civile, e criminale; e questi hanno autorità più [p. 193 modifica]limitata; sicchè in alcuni delitti non ponno pronunziar sentenza capitale, ma denno rimettere il reo al Kan più vicino.

I costumi de’ Persiani sono affatto diversi, anzi contrarj da quelli de’ Turchi; imperocchè eglino sono civili, mansueti, piacevoli, onesti, grati, liberali, nemici della frode, ed amatori de’ forestieri. Non odiano come i Turchi il nome, e’l vestire de’ Cristiani, anzi si mostrano loro benigni, ed affabili; sicchè può ciascuno andar vestito a suo piacere, e gire a cavallo, e a piedi senza pericolo d’esser beffato per le strade; nè gli vietano il color verde, come in Turchia. Fra gli altri loro convenevoli sogliono ordinariamente dire: Io mi sacrifico a’ vostri desiderj: vorrei che le pupille de’ miei occhi facessero il sentiero a’ vostri piedi; o pure: Io sono il vostro schiavo, a voi tocca il comandarmi, etc. Nell’incontrarsi fra di loro, le persone di ugual condizione si salutano, stringendosi le destre, nell’istesso tempo portandole nella sommità del capo, in segno d’amore e di stima: a’superiori portano la destra nella sommità della testa, e poi sullo stomaco, con uno inchino. Nelle feste principali si visitano, annunziandosele felici per più anni; e i Signori [p. 194 modifica]ricevono questi complimenti in casa dagli inferiori.

Ciascheduno proccura col corteggio porsi in grazia de’ Grandi, per avere dal Re qualche uficio; spezialmente di portare la Calaat a’ Kan delle Provincie, da’ quali sono sicuri d’avere a ricevere un gran presente. Usa ogni Kan in ricevendo questo dono dal Re incontrar l’Inviato in un giardino sei miglia lontano dalla Città, in compagnia de’ principali Signori, ed Uficiali del paese, al suono di vari strumenti. Nel medesimo istante, che di lontano lo vede, gli fa riverenza, e si pone inginocchione a pregar per la salute del Re. Finito ch’egli ha di orare, l’Inviato gli pone la Calaat, che consiste per lo più in una veste di seta e d’oro, ed alle volte, in segno di maggiore stima, vi si aggiugne la cintola, e’l turbante. Così vestito, ed accompagnato dal popolo vassene alla casa del Re, dove bacia la soglia della porta, e fa qualche altra preghiera; e quindi se ne ritorna in sua casa a fare un magnifico festino a’ principali Signori, per allegrezza dell’onor ricevuto.

Dissimulano i Persiani l’ingiurie, per attendere il tempo di vendicarsi. Sono eglino molto adulatori, ambiziosi di [p. 195 modifica]onore, ma facili ad esser persuasi; di modo tale, che un Missionario, con pochissima fatica potrebbe fare, che abbracciassero la nostra credenza, se si permettesse in Persia l’esercizio libero delle Cattoliche Missioni co’ naturali. Io mi ricordo aver veduto più volte un Signor Persiano (la di cui casa è stata sempre amorevole de’ Padri Agostiniani) porsi inginocchione in Chiesa, ad ascoltare i divini uficj, con maggior divozione de’ Cattolici stessi; e riprender gli altri, che non faceano riverenza all’altare: e pure professava egli la Religione Maomettana.

Rade volte giuocano, per non contravvenire al divieto di Maometto. Il loro passatempo ordinario non è di passeggiare come gli Europei, ma di sedersi a lor modo, a godere del mormorio d’un ruscello, o delle verdure d’un qualche giardino. I maschi non ballan mai, ma suppliscono a questo difetto alcune donne da partito, che vanno a’ festini per mercede. Vi sono Saltimbanchi, ma disgraziati, e scimuniti al maggior segno. Il maggior trastullo de’ giovani si è, di fare come un canale di cartone, circondato di non so che pelle, che tirato in aria con una lunga corda, quando soffia vento, [p. 196 modifica]rende un suono, come d’organo: i Portughesi lo chiamano Papagayo.

Non fanno mai le loro preghiere senza essersi prima lavati nell’acqua corrente; e quando questa manca, nella piscina, che a questo effetto ciascheduno tiene in casa. Quando però hanno usato con le loro donne, vanno a lavarsi nel bagno, ciò che ponno fare sino a due ore di Sole; il rimanente del tempo essendo destinato per le donne.

Non usano barba lunga, come i Turchi, ma le persone applicate alle leggi se la tagliano di quando in quando con forbici. I cortigiani, e persone di guerra si radono; lasciandosi lunghi mostacci, e sotto il labbro inferiore come una coda di rondine pendente, per rendersi d’aspetto più venerando, o terribile: i vecchi sogliono applicarvi una tinta nera, che dura molti giorni. Gli altri giovani poi fanno strapparsi i peli dalle guancie, per conservar la morbidezza della pelle.

Prestano grandissima fede a gli augurj; onde se due amici casualmente si toccassero il piede, stimano che dee fra di loro seguir nemicizia; e perciò si prendono subito amorevolmente per [p. 197 modifica]mano, e poi ciascuno porta la sua destra sul capo. Hanno anche per cattivo augurio trovarsi con persone malinconiche, quando fa la Luna nuova. In somma sono così amici delle superstizioni, e scienze divinatorie, che non vi è azione, che non facciano con l’ora stabilità dagli Astrologi, tenuti da essi come tanti oracoli. Niuno perciò lascia di comprarsi l’Almanacco, o Tacuim, che nota il tempo favorevole per vestirsi, andare al bagno, purgarsi, ed altro: come anche la sterilità, o fertilità dell’anno, malattie, e guerre.

Hanno una spezie di divinazione per numeri impari, o pari, come la Geomanzia. Ho veduto anche le donne far presagio delle cose avvenire sopra alcune lamine, ove erano segnati i Pianeti, e le stelle fusse della prima grandezza.

Circoncidono i loro figliuoli in età tenera, a somiglianza de’ Turchi; e quella parte che si taglia si fa mangiare alle donne sterili, come ottimo rimedio per la fecondità.

Non costumano i Persiani cognome, ma si dicono il tale figlio del tale. Pongono per titolo d’onore a’ letterati Mirzà, a’ soldati Bech; però bene spesso se ne [p. 198 modifica]abusano, dando quello di Mirzà a persone sciocche, ed ignoranti. I discendenti di Maometto sono intitolati Sahet che sarebbe come dir Signori appresso di noi.

La caccia, e spezialmente quella del falcone è molto frequente fra di loro; onde i più agiati ne nutriscono in gran numero, come anche cani, e cavalli. Il tabacco lo prendono diversamente da’ Turchi; perche sotto la pippa, dove quello si brucia, sta posta una picciola caraffa piena d’acqua; sicchè il fumo passandovi per entro, vien fresco nella bocca: e quella pippa la chiamano Caliana.

Oltre del tabacco (di cui nissuno giammai si priva) usano di prender l’oppio: e così quella stupidità, ed ubbriachezza, che non hanno dal vino, vietato loro dalle leggi, vogliono per ogni conto averla da’ papaveri. Ne pigliano sino al peso di mezza dramma (che un’Europeo non potrebbe prendere ne pure in 15. volte senza pericolo) onde divengono pallidi, freddi, e peggio che mentecatti. Usano molto il cavè, o caffè; e oltreacciò un’altra bevanda, per rendersi allegri, detta Koknar. Vanno eglino nelle botteghe, dove si vende (o Koknar-konè) e dopo averne molto bevuto, fanno i più [p. 199 modifica]ridicoli atti del Mondo, beffandosi, ed ingiuriandosi l’un l’altro: perduta la forza della bevanda si rappacificano, come se non fusse stato nulla.

Nel mangiare non si servono di cucchiaro, se non nelle cose liquide: il bere lo riserbano per l’ultimo, dopo aver mangiato; e per l’uno, e per l’altro usano vasi di rame, o di porcellana, perche le leggi loro vietano di farlo in argento. Il Re usa per la sua tavola vasi d’oro.

Peraltro sono eglino sobrj. La gente povera si contenta la mattina dell’Azerì (ch’è pane, e cacio stritolato) di latte, che si vende entro l’utri, e di frutta secondo la stagione: la sera mangiano il pilao. I Nobili, e ricchi oltreacciò si cibano di carne arrostita, e frutta condite in aceto; ponendo in un picciol forno un’intiero montone, o agnello appeso sopra un gran piatto di pilao, acciò il grasso vi scorra sopra. I poveri ne comprano, se ne vogliono, alla taverna, per la carestia di legna, ch’è in Ispahan. Il pane sarebbe ottimo, se si cocesse alla maniera d’Europa; ma perche si pone la pasta schiacciata, come una focaccia dentro un vaso di rame riscaldato, non può mai riuscir cosa che vaglia. [p. 200 modifica]

Dividono il giorno in quattro parti uguali, cominciando dalla mezza notte; ed in ogni una di esse, fuor che nel mezzo dì, da un luogo eminente della Città s’ode un dispiacevole concerto di tamburri.

Per quello che riguarda la Religione, si servono i Persiani de’ mesi lunari, de’ quali chiamano il I. Muserram; il II. Sofar; il III. Rabra al avel; il IV. Rabra al axer; il V. Gemad il avel; il VI. Gemad il axer; il VII. Regeb; l’VIII. Sciaabon; il IX. Ramazan; il X. Sciaval; l’XI. Zikade; il XII. Zilagge. Gli Astronomi però contano per mesi solari, di due maniere: della nostra, e di quella degli Egizj.

Il loro anno (detto Nurùs) comincia il giorno dell’Equinozio di Primavera. Allora vanno tutti i Grandi ad annunziarlo felice al Re, e gli mandano qualche curiosa rarità, o almeno scudi d’oro di Vinegia: ciò che denno fare i Kan assenti altresì. Costumano di più i Signori vestir di nuovo tutti i loro servidori, e schiavi; prendendo il danajo in prestanza, quando non l’hanno, per non farsi sinistro augurio per tutto quell’anno, che dee seguire: ed è così radicata negli [p. 201 modifica]animi questa opinione, che non v’è meschino, che quel giorno non proccuri vestirsi di nuovo da capo a piedi. Si spende molto eziandio in mangiare, e far presenti a gli amici.

Come che i Persiani sono amatori delle scienze, hanno i loro Collegi o Medres, dove s’apprendono. Quivi gli Studenti sono semplicemente albergati, e dal Mudrè o Maestro sentono l’esplicazione di que’ libri, ch’essi leggono. In particolare amano la Poesia, e vi riescono maravigliosamente. Hanno ottimi libri in lingua Araba, alcuni de’ quali sono tradotti nella Persiana; però tutti manuscritti (non usando essi stampa) e d’ottimo carattere per la grande loro abiltà nello scriver bene, e di varie maniere con cifre, e senza cifra. Alcuni si pregiano di saper sare sino a undici spezie di caratteri differenti, di cui s’avvagliono giusta la differenza de’ negozj, e de’ Tribunali. La prima si chiama Aestalik, la seconda Curicate-Nesk, la terza Sciakeste, la quarta Kaber, la quinta Talik, la sesta Rugum, la settima Sols, l’ottava Kaler, la nona Serenk, la decima Amtuni, l’undecima Zaterrakà; e di tutte ne ho l’esemplo fatto in un mezzo foglio di [p. 202 modifica]carta da quel Sign. Persiano mio amico.

Quanto alle lingue, i Nobili ne usano quattro; cioè la Persiana, che chiamano Belik o dolce, la Turchesca detta Sciasce o arrogante, l’Araba eloquente o Gescich, e la quarta corrotta, e de’ Contadini, chiamata Valaat.

La Persiana in se è povera di parole, onde ne piglia molte dall’Araba, ch’è la lingua de’ dotti, e serve per le scienze. Nella Corte però il Re medesimo parla sempre Turchesco, siccome il Gran Mogol nella sua Persiano: lo stesso idioma usavano i Re di Vigia-pur, e Golconda prima d’esser prigionieri del G. Mogol.

Gli artefici migliori d’Ispahan sono quelli, che fanno tele, e drappi d’oro, o di seta, sopra i quali alcuni ingegnosamente pongono fiori con gomma. Riescono anche ottimi i lavori d’acciajo; perche quello metallo, che prima da Golconda (dove è il migliore) andava in Damasco, oggidì va tutto in Ispahan, dove di presente fanno anche molto bene la tempra Damaschina col vitriolo. Niente inferiori sono i lavori di zegrino, e i vasi di terra; de’ quali però i più belli vengono dalle vicinanze di Kerman, e sono bianchi dentro e fuori, ma non si [p. 203 modifica]riscaldano così presto. Per l’opposito gli argentieri, ed orefici non fanno cosa di buono; e i legnajuoli peggio, non avendo altri strumenti, che una cattiva serra, un’ascia, un martello, uno scalpello, e rari qualche pialla.

Il traffico maggiore che sia in Persia e quello delle sete della Provincia di Ghilan, e di altri luoghi. Molta ne comprano gli Olandesi, e di quella che rimane, se ne fanno drappi, parte de’ quali si vende anche fuori del Reame. Oltre acciò entra gran danajo in Persia per gli pistacchi di Casbin, e mandorle di Yezd; per gli zegrini, marrocchini, frutta secche, e tele dipinte, che gli Olandesi portano poi nell’Indie, nel Giappone, ed in Europa: come anche per gli cammelli, cavalli, mule, ed agnelli, che vanno in Turchia, ed altrove.

Le donne di Persia sono bellissime, perche ne vengono dalle Provincie di Circassia, Mengrelia, e Giorgia; e dalle frontiere della Polonia, Moscovia, e Gran Tartaria: e ciò per negozio, poiche oltre le mogli legittime, e d’affitto, comprano i Persiani schiave, per tenerle nel loro Aram. Eunuchi neri, e bianchi hanno cura di custodirle negli [p. 204 modifica]appartamenti; e fuori d’accompagnarle, e fare appartar la gente. Vanno elleno per le strade coperte d’una lunga tela, onde rassembrano tante fantasime.

Essendo gravemente infermo qualche Persiano, accendono molti fuochi sul tetto della casa, per avvertire i vicini di pregare Dio per la sua salute. Morto ch’egli è, fanno grida, ed urli spaventevoli; particolarmente le donne, le quali narrano di quando in quando le buone qualità, ed azioni del morto, e poi fanno un grido intercalare, che mette paura. Mandano poscia ad avvisare il Deroga, che il tale è morto, acciò suggelli la licenza di lavarsi il corpo. Ciò fatto vengono i Mullah della Moschea (con alcuni lunghi bastoni, a’ quali sono attaccate lastre di ottone, o di ferro, o qualche poco di taffetà) e lo portano a sepellire, gridando sempre ad alta voce allah allah. La bara l’ajutano a portare le persone, che s’incontrano per istrada, pregate da’ parenti del morto. Nell’esequie de’ Grandi seguono molti cavalli sellati, qual col turbante sopra, qual colla scimitarra, qual colle freccie, e coll’arco, e con tutto quello, onde può trarsi argomento della loro virtù. [p. 205 modifica]

La fossa si fa per lo più nel cimiterio grande, detto Carbeston, larga due piedi, e lunga e profonda sei. In essa posto il cadavere col volto verso la Mecca, aggiungono due pietre allato alla testa, acciò non possa mutar sito, e quattro altre intorno alla fossa, e poi la empiono di terra. Alle persone di conto vi fabbricano su una cupoletta sopra quattro pilastri: nè è vero quello che dice il Tavernier, che insieme co’ soldati sepelliscono le arme; ma solo chi può fa dispensarvi da mangiare a’ poveri. I Mullah non lasciano anch’essi di andare a mangiare in casa del defonto; oltre il pagamento, che si prendono per l’esequie. In fine, per molti giorni vi vanno gli amici, e parenti a condolersi coll’erede.

A’ soldati solamente è negato di far legati pii (de’ quali abbiamo ragionato di sopra diverse volte) ed a coloro, che hanno amministrato giustizia, o le rendite del Re; perche quelli ne diviene erede universale, dando appena qualche picciola porzione de’ beni al figliuolo primogenito del morto, ed elevandolo al medesimo grado, se lo sperimenta abile.