Il flauto nel bosco/Il toro
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Il toro.
L’appuntamento era alle sei, ma fin dalle cinque la donna, avida e impaziente come sono le donne, era pronta per uscire. Uscì, poi tornò indietro per indossare la sua giacca a maglia di seta rossa che però lasciò molto aperta sul petto nudo velato dalla patina bronzina che dà il sole marino.
L’aria s’era improvvisamente rinfrescata, e lei amava molto la sua salute e la sua persona: quando fu nel viale tutto brividi e luccichi, si pentì di non aver preso anche la sciarpa per velarsi la testa; ma le pareva di aver già fatto tardi, aveva paura d’incontrare qualcuno che le facesse perdere altro tempo e andò avanti. Il vento passava di sopra i grandi platani, e non la molestò finchè il viale non si restrinse in una strada campestre che pareva un argine, alta fra le vigne che scendono al mare. Lassù il vento giocava a suo piacere coi giovani pioppi radi e con l’avena che cresceva lungo i solchi della strada: d’un tratto parve accorgersi della donna e la investì, le scompigliò i capelli: cosa che cominciò a irritarla e farla ragionare. Sapeva benissimo dove andava e perchè andava: ed ecco che d’improvviso, come se l’aria fresca e il vento dispettoso le schiarissero meglio le idee, si sentì quasi offesa di tutte quelle precauzioni prese più dall’uomo che da lei, di incontrarsi in un punto lontano, di passare per diverse strade, loro che cento volte erano andati assieme, con la libertà che concede la vita all’aperto dei villeggianti, soli per quelle medesime strade, senza preoccuparsi di nessuno, arrivando felicemente a quello stesso punto e più oltre ancora, e tornando non meno felicemente indietro.
Ma è che allora non si fermavano; mentre adesso l’intesa tacita di entrambi era di fermarsi.
*
Forse però anche lui a quell’ora risaliva la strada sabbiosa che dal mare va su tra le vigne e s’incrocia con quella che lei percorreva in compagnia del vento molesto. Questa speranza le fece allungare il passo: e il vento allora la perseguitò di più, come credendosi sfuggito da lei; le gonfiò le vesti di velo sino a farne una iridata bolla di sapone, e sopratutto le rovinò l’edifizio dei capelli lasciando intravedere ciò che vi era di falso e scoprendo i fili d’argento nascosti come raggi di luna fra le nuvole di notte.
Ella arrivò quasi a fatica al crocicchio: guardò a destra, guardò a sinistra; a sinistra sfavillava il mare, a destra si stendeva un’altra strada erbosa e alberata, quieta tra vigne e campi solitari. Nessuno. Il rumore del vento fra gli alberi rispondeva solo al mormorio del mare e al battito del cuore di lei.
*
Ella volse a destra, passando dalla parte soleggiata della strada perchè aveva quasi freddo. Il vento adesso la lasciava in pace, di nuovo occupato con le fitte chiome delle robinie che riparavano la strada: ed essa camminava piano, un po’ umiliata di non aver trovato l’uomo ad incontrarla e di arrivare la prima al convegno.
In fondo sentiva che il suo stato d’animo non corrispondeva a quell’impeto cieco di passione che avrebbe dovuto sospingerla e farla felice della sua impazienza, della sua umiltà, dei piccoli contrasti che attraversava: e questo l’umiliava di più.
Ogni tanto si volgeva indietro: sedette sul parapetto del ponte sul fosso e aspettò. Passavano donne in bicicletta, rapide, sfiorando l’erba come rondini; passarono carretti guidati da donne che frustavano i cavalli e li aizzavano con voce virile: una fumava la pipa. Pareva un paese abitato da sole donne che pensavano a tutto fuor che all’amore.
L’uomo non si vedeva. E se era già al posto del convegno? Ella balzò, riprese subito la strada, arrivò un quarto d’ora prima al posto del convegno. Il luogo era solitario: pittoresco ma solitario. Era un boschetto di pioppi in fondo a un prato, dove le vigne terminavano e cominciava la landa coi suoi pascoli magri e l’orizzonte segnato dalle rughe tristi delle risaie.
Fra le colonne dei pioppi si vedevano nel prato i cavalli e le vacche al pascolo; e l’erba era così fina che invitava a toccarla.
Ma l’uomo non si vedeva. Ella tornò indietro fino alla strada, e si fermò sull’angolo fra questa e il prato. Il sole la illuminava, dava un bagliore infocato alla sua giacca.
E d’un tratto ella si accorse con terrore che un toro grande e pesante, d’un biancore roseo di carne umana, veniva verso di lei a testa bassa, senza guardarla, abbagliato dal colore della sua veste.
Finchè lei stette tranquilla anche lui si avanzò tranquillo: pareva più che altro spinto dalla curiosità; ma fu un attimo; ella si mise a correre e la bestia muggì potentemente, di corsa dietro di lei.
Risposero altri muggiti, rauchi, profondi. Ella ebbe l’impressione di esser inseguita da tutta la mandria; vide rosso anche lei, e invece di correre per la strada, dove avrebbe potuto salvarsi dietro qualche cancello, andò verso il boschetto. Forse sperava istintivamente che l’uomo, laggiù, l’aiutasse: non sapeva; non aveva neppure la forza di gridare: solo, sentiva alle spalle la bestia, coi suoi boati di mostro marino, e le sembrava di nuotare, di perder forza, di annegare.
Ecco, è nel boschetto; inciampa in un ramo, cade, si rialza di volo e riprende la corsa: ma la bestia ha guadagnato terreno, e adesso lei ne sente davvero a poca distanza il galoppo pesante e il soffio feroce: e i fianchi e le viscere le tremano come già penetrati dalle corna del mostro.
Allora cominciò a urlare: ma chi poteva sentirla?
— Dio, Dio!
Dio forse la sentì. All’estremità del pioppeto, dove questo era stato diradato, ella andò a sbattersi, quasi senza vederla, nella baracca dei taglialegna: la porticina s’aprì in fretta, con pietà e con terrore; ella fu dentro, annaspò, riuscì a chiudere. Era tempo. La bestia era là, dietro la porticina che ne sosteneva eroicamente l’urto ma ne tremava tutta. Legno e donna erano un solo tremito e si stringevano l’uno all’altra per combinare un po’ di resistenza; ma la donna sentiva ch’era questione di poco se Dio non l’aiutava.
Ella credeva in Dio.
— Dio mio, Dio mio, eppure mi sono dimenticata di tutto; e sono venuta qui per peccare, per tradire, spinta solo dall’ozio e da questa miserabile carne...
Fuori il toro spingeva e muggiva. La porticina, come disingannata dalla confessione cruda della donna, cadeva, stanca. La fragile serratura si schiodò...
La donna ricominciò a urlare, chiedendo aiuto; ma si sentiva andare a fondo come l’annegato.
Uno sparo scoppiò di fuori, e la palla arrivò fischiando, sicura del fatto suo. La bestia cadde pesantemente come sgarrettata: e anche la donna si lasciò andar giù, senza sensi.
*
L’uomo dovette anche pagare un forte indennizzo al mandriano accorso poco dopo; tuttavia la sua amica non andò più a spasso con lui.