Il flauto nel bosco/La madonnina degli involti

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La madonnina degli involti

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Il toro Vertice
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La madonnina degli involti.

Era una bella notte di luna dell’agosto scorso. Stavo seduta sulla banchina in cima al molo, in colloquio col mare, e mi annoiavo. A lungo andare anche col mare ci si è detto tutto, e viene un momento in cui la voce di un uomo sembra più potente e tumultuosa di quella delle onde agitate.

Cosa non parve poi a me la voce di due giovani che vennero a sedersi sull’estremità della banchina, poco distante da me, e cominciarono a parlare il mio dialetto?

Eppure la Sardegna è di là del mare, lontana quanto i due uomini che parlano la nostra lingua sono lontani dall’iminaginarsi che la signora seduta accanto a loro possa capire quello che essi dicono.

Erano due umili guardie di finanza, ma per me in quel momento rappresentavano due ragguardevoli personaggi; e cominciai ad ascoltarli come dalla platea di un teatro si ascoltano due grandi attori in una scena importante. [p. 64 modifica]

A dire il vero sul principio la loro conversazione non offrì gran che d’interessante: uno di essi, il più giovane, doveva essere stato fuori perchè domandava se nulla di nuovo era accaduto in caserma in tutti quei giorni; l’altro raccontava di un conflitto tra fascisti e comunisti, avvenuto nella piazza del paese, e al quale in mancanza di altra forza erano intervenute le guardie di finanza: la cosa però non interessava nessuno dei due: nessuno dei due si scaldava per la politica, nè per i fatti locali; erano come estranei, lontani, e il più vecchio, quello che aveva assistito ai tumulti, ne parlava con indifferenza.

Poi raccontò con più vivacità una caccia al delfino: tre di questi spensierati animali s’erano spinti giocando fino alla palizzata del molo e uno rimase colpito dalla palla di una guardia di finanza. Ma neppure quest’avventura interessava il giovine che fischiettava e pareva tutto raccolto in un suo meditare piacevole. D’un tratto si alzò e si mise a ridere, piano, come fosse solo e ricordasse qualche cosa di molto allegro: una barca senza vele, con dentro alcune figure nere, attraversava la zona luminosa dove il riflesso della luna metteva un subbuglio d’argento, e quando si fu allontanata egli rise più forte e imprecò, poi si [p. 65 modifica]rimise a sedere, sempre col fucile abbracciato, e disse, con la sua voce bassa, un po’ sorda, lenta e sarcastica:

— La vedi quella barca? Mi fa ridere, e ridere più che altro di me stesso, perchè mi ricorda un’avventura che mi è capitata giorni fa. Veramente giorni fa è stato l’epilogo; la storia risale allo scorso anno. Lo scorso anno, tu ancora non eri qui, io guardavo la serva del maresciallo; e lei ci stava, e come ci stava, balla chi l’isconchet, e ancora ci starebbe, se non fossi io lo scottato. Ma, disgraziati noi, che per amore della divisa dobbiamo conservare la nostra castità come i cavalieri di Malta. Ebbene, il maresciallo mi avverte che il regolamento vieta alle guardie di finanza di fare all’amore, almeno in pubblico. La verità è che lui aveva paura di perdere la serva e di non trovarne un’altra. Bene, dico io, obbedisco; ma la ragazza mi veniva appresso lei; finchè il maresciallo mi avverte una seconda, una terza volta; alla quarta mi manda alla caserma di disciplina a Porto Molle. Porto Molle? Maledetto chi l’ha inventato, porto duro, dico io: non c’è che la caserma, laggiù, e pietre e scogli per terra e per mare. Nella caserma siamo in quattro uomini e un gatto, abbandonati da Dio e dal prossimo, e non c’è altro da fare che sbadigliare, [p. 66 modifica]perchè se un tempo il luogo era preferito dai contrabbandieri, adesso che si sa della rigorosa sorveglianza, la tranquillità è perfetta.

Noi guardie si passeggia su e giù tutto il giorno per la spiaggia come impiegati in pensione, e il brigadiere ci permette, quando non siamo di servizio, di giocare alle carte e di bere. Le bottiglie, anzi, le fornisce lui, che le fa pagare tre volte il costo; ma insomma sono sempre gradite, e noi gliene facciamo anche parte.

Ed ecco a rompere la monotonia della situazione si presenta una donna. Accidenti alle donne. Chi è, Sant’Agostino? che dice: dove non c’è il diavolo lo sostituisce la donna. Questa, in fede mia, sembrava una santa. Veniva con la scusa di venderci del pesce, e non sollevava neppure gli occhi a guardarci. Era alta, scalza, bruna come la Madonna; e noi non osavamo neppure scherzare con lei, sebbene il brigadiere ogni volta che la vedeva arrivare gonfiasse le guancie e si arricciasse i baffoni sogghignando... Un giorno la vedo lungo la spiaggia, con un involto in mano: cammina rapida come una cerbiatta, in modo che stento a raggiungerla. Sulle prime cerca di sfuggirmi e non risponde neppure alle mie domande; poi comincia a parlare e non la [p. 67 modifica]smette più: mi racconta una storia tragica del padre e di un fratello di lui che avevano una barca in comune e non andavano d’accordo e una notte partirono per la pesca e né la barca né il padre ritornarono più; e che lei, adesso, vive sola col nonno, un vecchio pescatore che manda lei a vendere il pesce per ricavare più soldi, e guai a lei se non lo vende bene. E sospira e sospira, ma continua a camminare rapida come spinta dal vento, finché arriviamo a un punto della spiaggia in direzione al quale, in mezzo a una distesa di tamerici, c’è una capanna che tante volte io ho veduto ed esplorato senza mai trovarci niente. La ragazza mi dice che la capanna appartiene al nonno, e vi si dirige, e io, mammalucco, la seguo: e stiamo lì ancora un po’ seduti a chiacchierare, finché mi accorgo che è quasi sera e mi scuoto trasognato.

Che cos’abbia questa ragazza io non so; è come si beva un filtro, quando si sta con lei: sento che se lei volesse mi farebbe disertare.

E non si lascia dare neppure un bacio, ma promette di tornare il giorno dopo e appresso.

E il giorno dopo e appresso sono sempre dietro di lei come un cagnolino, e non mi dò riguardo, tanto in disciplina per amore ci [p. 68 modifica]sono già. Il guaio è che a gironzare intorno alla capanna non sono io solo; vedo dei ragazzacci scalzi e anche qualche giovanotto; ma lei giura che non li conosce neppure, che vuol bene solo a me, ed io le credo ciecamente. Per un mese abbiamo fatto all’amore, or sulla spiaggia come gabbiani, or nella capanna come lepri; io ero disposto a sposarla, a ritirarmi dal servizio, e lei prometteva sempre di condurmi dal nonno per la domanda di matrimonio; ma aveva paura, diceva lei, perchè il vecchio si serviva di lei come di una schiava e la mandava persino a raccattar legna e a portare grossi pacchi di roba a un suo fratello che stava giù dopo il fiume: infatti la vedevo sempre, quando però non veniva in caserma per il pesce, con involti e involtini, preoccupata e ansante, e, oltre all’amore provavo pietà di lei. Le ho fatto molti regali, anche di valore, la ho vestita da capo a piedi come una mendicante che era. Un giorno mancò all’appuntamento: aspetta, aspetta, non viene più. Ho paura che sia malata e la vado a cercare: il nonno, un gran vecchio selvatico, mala fata lo porti, mi accoglie col bastone alzato, urlando che la nipote l’ho fatta fuggire io: accorre gente e per poco non mi ammazzano a colpi di pietra. Il mio dolore, sì, proprio dolore, [p. 69 modifica]è tale che i miei compagni non osano beffarsi di me e il brigadiere mi raccomanda al maresciallo perchè mi richiami dalla disciplina.

E il maresciallo non ha da pentirsi della sua clemenza perchè io la sua serva, in fede mia, nè altre donne cristiane nè ebree nè turche guardo più in faccia. Anzi denunzio apertamente i compagni quando so che vanno appresso a qualche maledetta gonnella.

E divento così serio e attaccato al mio servizio che il maresciallo mi onora di tutta la sua fiducia, tanto che due settimane or sono mi manda in ispezione alla stessa caserma dove sono stato in disciplina.

Nella caserma le cose non vanno più come prima: il brigadiere beve e trascura il servizio, per farsi trasferire, dice lui; figurati se gli altri seguono il suo esempio! La costa è perfettamente abbandonata; e la sera stessa del mio arrivo riesco a prendere un piccolo contrabbandiere con un sacco di paglia con dentro tante bottiglie di spirito.

Naturalmente ero curioso di sapere qualche cosa della ragazza; ma in caserma non era più riapparsa e nessuno ne sapeva niente. Una sera però, sabato scorso, mentre io e un compagno eravamo di [p. 70 modifica]servizio lungo la spiaggia, ecco che vedo una barca in mare, in piena luna, come quella che abbiamo veduto poco fa.

I miei occhi, per quanto buoni, m’ingannano, o la capigliatura a torre di una donna seduta a prua è quella della mia sirena stracciona?

Istintivamente tiro indietro il compagno e ci nascondiamo dietro la capanna abbandonata: anche di là vedo benissimo la barca, che tende ad avvicinarsi a riva. È una barca da passeggio, con dentro alcuni uomini, oltre la donna, che suonano il mandolino e ridono e cantano: e dopo un poco si avvicina a una specie di banchina costrutta fra le pietre, e la donna e un giovine scendono.

Scendono e vengono proprio verso di noi, ridendo, parlando ad alta voce e scherzando. Se ti dicessi che il cuore mi stava fermo direi cosa non giusta; mi batteva, ma di rabbia e per un subito pensiero di vendetta: perchè è proprio lei, la madonnina degli involti, vestita bene, con le calze di seta e le scarpine scollate: ed è incinta grossa.

S’è sposata? È il marito o l’amante il mammalucco che la segue? Non so niente: so che voglio pigliarmi un gusto, spaventarla e svergognarla.

Tiro su il compagno, ci alziamo come [p. 71 modifica]banditi dalla macchia, col fucile spianato, e fermiamo la coppia. A dire il vero nel riconoscermi la ragazza rimase male.

— Signori — dico io — mi spiace ma dobbiamo perquisirli.

— Perchè? — strillano.

— Perchè è nostro dovere.

— Mi perquisiscano pure finchè vogliono — dice il mammalucco; — ma la signorina non deve essere toccata; o se mai dev’essere perquisita da una donna.

— La signorina mi conosce: non è la prima volta che la perquisisco — dico io con calma. — E basta con le chiacchiere. Del resto nessuno vi tocca: spogliatevi da voi.

L’uomo si spogliò, rovesciò le tasche, si scosse la camicia: cercava di farci ridere, ma senza riuscirci.

— E lei? — dico alla ragazza che rimaneva ferma e pensierosa.

E d’un tratto ella mi guardò negli occhi e sghignazzò:

— Non mi hai perquisito bene, le altre volte — disse slacciandosi la veste. E intorno ai suoi piedi cadde una muraglia di pacchi e pacchettini: tutta roba di contrabbando.