Il mago di Oz/A colloquio coi Succhialimoni

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A colloquio coi Succhialimoni

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Il ciclone

[p. 17 modifica]A colloquio coi Succhialimoni

Si svegliò per un colpo così forte e improvviso che, se non fosse stata sdraiata sul suo lettino morbido, avrebbe potuto farsi male. Per fortuna, invece, non fece altro che trattenere il respiro per la paura e si chiese che cosa mai fosse accaduto, mentre Totò le strofinava sul viso il suo musetto freddo lamentandosi penosamente. Dorothy si alzò e si accorse che la casa non si. muoveva più e non era neanche più buio perché il sole brillava attraverso la finestra inondando la stanza di luce. Dorothy balzò dal letto e, con Totò alle calcagna, corse ad aprire la porta.

Allora la bimbetta diede in un grido di stupore e si guardò attorno, mentre gli occhi le si facevano più grandi alla vista delle meraviglie che le stavan dinanzi.

L'uragano aveva deposto la casetta — che pensiero gentile per un uragano! — in mezzo [p. 18 modifica]ad un paese di straordinaria bellezza. C’erano delle belle aiuole verdeggianti con alberi giganteschi. carichi di frutti deliziosamente profumati. Da ogni parte risaltavano macchie di fiori sfarzosi, e uccelli rari dalle penne variopinte cantavano e svolazzavano sugli alberi e sui cespugli. Poco più in là un ruscelletto scorreva scintillando fra le sue verdi sponde con un gorgoglio armonioso che giungeva molto gradito all’orecchio della piccola Dorothy, vissuta tanto tempo sulle secche e grige praterie del Kansas.

Mentre fissava intenta queste cose strane e meravigliose, scorse un gruppo delle più curiose persone che avesse mai visto venire alla sua volta. Quella gente non era alta come tutte le altre persone grandi a cui ella era abituata, m a non era nemmeno molto piccola. Insomma, aveva press’a poco la statura di Dorothy, una bambina ben piantata per la sua età, benché, quanto meno a giudicare dall’aspetto, dimostrasse molti anni più di lei.

Erano tre uomini e una donna, tutti bizzarramente vestiti. Portavano cappelli a pan di zucchero, alti, due.spanne più della testa, con tanti campanellini appesi tutt’attorno alla falda che tintinnavano dolcemente quando si movevano. I cappelli degli omettini erano azzurri e [p. 19 modifica]quello della donnina era bianco; bianco era pure il manto che le ricadeva a piegoni giù dalle spalle, e tutto cosparso di stelle che rilucevano al sole come brillanti. Gli omettini erano vestiti d’azzurro, lo stesso colore dei cappelli, e portavano stivali lucidissimi con le punte rivolte all’insù. Dorothy pensò che dovevano avere press’a poco la stessa età dello zio Enrico, dato che due di loro avevano la barba. Ma senza dubbio la donnina era molto più vecchia: aveva il viso coperto di rughe, i capelli argentei e l’andatura piuttosto rigida.

Avvicinandosi alla casa sulla soglia della quale stava Dorothy, essi si fermarono bisbigliando qualcosa fra di loro, quasi avessero paura di farsi più avanti. Soltanto la vecchierella si accostò alla bimbetta inchinandosi profondamente dinanzi a lei.

— Sii benvenuta, fata nobilissima, — disse con voce dolce — nel paese dei Succhialimoni.

Noi ti siamo infinitamente grati per aver ucciso la Perfida Strega dell’Est e per aver liberato il nostro popolo dalla schiavitù.

Dorothy ascoltava a bocca aperta questo discorso. Che diamine voleva intendere la donnina col darle della fata e col dire che aveva ucciso la Perfida Strega dell’Est? Dorothy era una bambina ingenua ed innocente che un ci[p. 20 modifica]clone aveva portata molte miglia lontana da casa, e che non aveva mai ucciso nessuno in vita sua!

Ma era evidente che la donnina aspettava da lei una risposta, e allora Dorothy disse esitando:

— Siete molto gentile; ma temo che ci sia un errore. Io non ho ucciso nessuno.

— Ma la tua casa sì, in ogni modo — ribatté la donnina ridendo, — che è poi la stessa cosa. Guarda! — ella continuò, indicando l’angolo della casa; — non vedi che i suoi piedi spuntano ancora sotto quel pezzo di legno?

Dorothy guardò e diede in un piccolo grido di spavento. In realtà, sotto l’angolo del grosso trave su cui poggiava la casa, spuntavano due piedi calzati di scarpe d’argento appuntite.

— Oh, poveri noi! — esclamò Dorothy giungendo le mani con fare disperato; — ma allora la casa le è caduta sopra! Cosa facciamo adesso?

— Non c’è nulla da fare, — rispose calma la donnina.

— Ma chi era? — tornò a chiedere Dorothy.

— Ti ho già detto che era la Perfida Strega dell’Est, — rispose la donnina. — È lei che ha tenuto i Suechialimoni sotto il suo potere per molti anni, obbligandoli a lavorare come [p. 21 modifica]schiavi per lei, notte e giorno. Ora essi son tutti liberati, e ti sono grati per la grazia che hai loro concesso.

— Ma chi sono i Succhialimoni? — domandò Dorothy.

— La gente che vive in questo paese dell’Est, dove governava la Perfida Strega.

— E tu, sei una Succhialimoni anche tu? — chiese la bimba.

— No, ma sono loro amica, benché io abiti nella terra del Nord. Quando videro che la Strega dell’Est era morta, i Succhialimoni mi inviarono un messaggero volante, e io corsi subito. Io sono la Strega del Nord.

— Oh, mio Dio! — esclamò Dorothy spaventata, — sei una vera Strega?

— Ma certo, — rispose la donnina. — Ma io sono una strega buona e tutti mi vogliono bene. Però io non sono potente come la Perfida Strega che governava questi luoghi, altrimenti avrei liberato io questa gente.

— Ma io credevo che tutte le streghe fossero cattive, — soggiunse la bimbetta, mezzo spaventata all’idea di trovarsi faccia a faccia con una vera e propria strega.

— Ah, no, questo è un grande errore. C’erano soltanto quattro streghe in tutto il regno di Oz e due di loro, quelle che vivono nel Nord [p. 22 modifica]e nel Sud, sono streghe buone, cioè fate. E questo è senza dubbio vero, perché io sono proprio una di loro e non posso sbagliarmi. Invece quelle che vivevano nel’Est e nell’Ovest erano, è vero, streghe cattive; ma adesso che tu ne hai uccisa una, in tutto il regno di Oz non resta più che un’unica strega malvagia, la Strega dell’Ovest.

— Ma, — obiettò Dorothy dopo un momento di riflessione, — la zia Emma mi. ha detto che le streghe sono morte tutte, tanti e tanti anni fa.

— Chi è la zia Emma? — domandò la donnina.

— È la mia zia che vive nel Kansas, il paese da cui io vengo.

La Strega del Nord sembrò riflettere un momento, col capo chino e gli, occhi fìssi al suolo. Ma poi sollevò lo sguardo e disse:

— Io non so dove sia il Kansas, perché mai prima di adesso ne ho sentito parlare. Ma dimmi, è un paese civile?

— Certo! — rispose Dorothy.

— Allora mi spiego. Credo infatti che nei paesi civili non ci siano più streghe, né stregoni, né maghi, né fate. Ma, vedi, il regno di Oz non ha mai potuto diventar civile, perché noi siamo tagliati fuori da tutto il resto del [p. 23 modifica]mondo. Per questo ci sono ancora streghe e maghi da noi.

— Quali sono i maghi? — chiese Dorothy.

— Oz in persona è il Grande Mago, — rispose la strega, abbassando il tono della sua voce ad un bisbiglio. — È più potente di tutte noi altre messe insieme. E abita nella Città degli Smeraldi.

Dorothy stava per fare un’altra domanda, quando i Succhialimoni, rimasti zitti ad ascoltare fino a quel momento, emisero un alto grido indicando l’angolo della casa dove giaceva prima la strega.

— Che c’è? — domandò la vecchietta; poi guardò anche lei e si mise a ridere. I piedi della strega morta erano scomparsi completamente e non erano rimaste che le scarpette d’argento.

— Era così vecchia, — spiegò la Strega del Nord, — che il sole ha impiegato poco tempo a disseccarla completamente. Così è finita anche lei. Ma le scarpette d’argento sono tue, e tu dovrai portarle. Si chinò a raccattare le scarpe che porse a Dorothy, dopo averne scosso la polvere.

— La Strega dell’Est era orgogliosa di quelle pantofoline d’argento, — disse uno dei Succhialimoni — e si tratta certo di pantofole [p. 24 modifica]incantate, ma quale sia il loro incantesimo non siamo mai riusciti, a saperlo.

Dorothy portò le scarpette in casa e le pose sul tavolo. Poi tornò fuori dai Succhialimoni e disse loro:

— Io voglio tornare dai miei zii perché sono sicura che stanno in pena per me. Potete aiutarmi a ritrovare la strada?

I Succhialimoni e la Strega si guardarono dapprima fra di loro, poi guardarono la bimba e infine scossero tutti il capo.

— Nell’Est, non molto lontano da qui — disse uno di loro — c’è un grande deserto e nessuno al mondo sarebbe in grado di attraversarlo.

— Lo stesso è al Sud, — disse un altro; — io ci sono stato e l’ho veduto. Il Sud è il Paese dei Gingillini.

— Mi risulta — intervenne il terzo omettino — che lo stesso sia all’Ovest. E quel paese, abitato dai Martufi, è governato dalla Perfida Strega dell’Ovest che ti farebbe sua schiava se tu mettessi, piede nel suo territorio.

— Quanto al Nord, è il mio paese, — disse la vecchia — ed esso confina con lo stesso sconfinato deserto che circonda il regno di Oz. Temo, cara, che dovrai restare con noi per sempre. [p. 25 modifica]Dorothy si mise a singhiozzare a quelle parole, perché si sentiva sola in mezzo a tutte quelle strane persone. Forse le sue lacrime intenerirono il cuore dei bravi Succhialimoni, perché anche loro estrassero i lqro fazzolettini e cominciarono a piangere. La donnina, invece, si tolse il cappello a cono e ne tenne in equilibrio la punta sul suo naso, mentre con voce solenne contava: «Uno, due, tre». D’un tratto il cappello si trasformò in un pezzo d’ardesia che portava scritto a grandi caratteri bianchi, tracciati col gesso:

«CHE DOROTHY VADA ALLA CITTÀ DEGLI SMERALDI»

La vecchietta si tolse il cartello dal naso e, dopo averne lette le parole, chiese:

— Ti chiami Dorothy, cara?

— Sì, — rispose la bambina levando lo sguardo verso di lei ed asciugandosi gli occhi.

— Allora devi andare nella Città degli Smeraldi. Forse il Mago Oz ti aiuterà.

— Dove si trova questa città? — domandò la bimba.

— Esattamente nel centro del regno, ed è governata da Oz, il Grande Mago di cui ti ho parlato.

— È buono? — interrogò ansiosa Dorothy. [p. 26 modifica]— Sì, è un buon mago; ma non posso dirti se sia un uomo o po perché non l’ho mai veduto.

— Come posso arrivare fin là? — chiese nuovamente la piccina.

— Devi andare a piedi. È un viaggio molto lungo, attraverso un paese talvolta bellissimo, e talvolta oscuro e terribile. Ma io farò uso di tutte le magìe che conosco per tenerti lontana dal male.

— Non vuoi venire con me? — supplicò Dorothy, che cominciava a considerare la vecchierella la sua unica amica.

— No, non posso, — rispose quella; — ma ti darò il mio bacio, e nessuno oserà far del male a chi è stato baciato dalla Strega del Nord.

Si avvicinò a Dorothy e la baciò delicatamente sulla fronte: nel punto in cui le sue labbra l’avevano sfiorata rimase un’impronta rotonda e splendente, e presto anche Dorothy se ne accorse.

— - La strada per giungere alla Città degli Smeraldi è pavimentata di mattoni gialli, — disse la Strega; — così non puoi sbagliare. Quando arriverai dal Mago, non aver paura di lui, ma raccontagli la tua storia e chiedigli di aiutarti. Addio, cara. [p. 27 modifica]I tre Succhialimoni le si inchinarono profondamente dinanzi augurandole buon viaggio; dopo di che si incamminarono attraverso il bosco. La Strega fece un’affettuosa carezza alla piccola Dorothy, girò per tre volte sul tallone sinistro e disparve improvvisamente, con grande sorpresa del piccolo Totò che le abbaiò dietro furiosamente vedendola dileguare, mentre se n’era stato zitto zitto durante tutto il tempo della conversazione della Strega con la sua padroncina.

Ma Dorothy, che sapeva con chi aveva a che fare, non si sorprese affatto di quella sparizione.