L'oceano del cuore/Quarta sintesi

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Quarta sintesi

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Quarta sintesi

il ponte di comando scoperto

Il ponte di comando scoperto del” Dante” all’alba sull’oceano a venti miglia da Rio de Janeiro.

Palumbo

esce dal suo appartamento e scorge in un angolo del ponte scoperto Sua Altezza Simonetta accovacciata che dorme avvolta nel suo mantello nero. Ha un moto d’irritazione e chiama con la mano Giacalone che ritto vicino a Sua Altezza addormentata, fissa la costa con il cannocchiale:

Cosa fa li quell’uccellaccio nero? Ci porterà sfortuna.

Giacalone

continuando a fissare la costa:

No, signor comandante, ci porterà fortuna. [p. 248 modifica]

Palumbo

Caro Giacalone, o siete innamorato o state per entrare in convento anche voi! Avevo dato ordini tassativi perché, dopo l’Equatore, Sua Altezza Simonetta rimanesse sempre nella sua cabina ben custodita... Non voglio né chiacchiere né drammi a bordo.

Giacalone

Ho trasmesso i vostri ordini, ma nessuno li ha eseguiti. Mi dispiace di doverlo confessare: Sua Altezza è divenuta ormai per tutti Sua Santità.

S.A. Simonetta

svegliandosi e alzandosi:

Buon giorno, commissario.

Giacalone

Buon giorno. Come ha dormito?

S.A. Simonetta

Benissimo, la notte era fresca e senza vento.

Giacalone

riprendendo a fissare la costa:

L’aurora si avanza verso di noi velocissima. Ci aggredisce da ogni parte col fascino di una dama bellissima. E suo rosa di guancia infantile penetra tutti gli oggetti. Siamo invasi da questo rosa beato. Non è già più rosa... Eccoci tutti vermigli... Voi, comandante, siete un porporato... Quella carrucola è forse l’enorme rubino di un nababbo... Quell’altra più su è una grande goccia di sangue... I poeti hanno ragione di cantare le dita rosee dell’aurora, ma sono dita di vento che strappando dai cordami di prua una melopea soave. La [p. 249 modifica] sentite? E’ monotona ma incanta la fantasia, alleggerisce il corpo e dà quasi delle ali ai piedi...

Palumbo

Non sapevo di avere un commissario di bordo poeta. Bisogna che vi sorvegli, caro commissario. Il vostro lirismo preoccupa la Compagnia.

Giacalone

Sono certo un poeta mancato... Ho sempre amato la poesia.

S.A. Simonetta

In questo momento voi l’amate più che mai. Vi sono dei luoghi dove l’armonia delle forme dei colori dei profumi è tale che l’anima è di colpo costretta a distrarsi dal quotidiano sforzo di vivere per coliaborare in alto con Dio alla creazione perenne dell’universo. Allora dalle labbra più pratiche e più avare sgorgano immagini e musiche sorprendenti. La poesia è una preghiera, meno spontanea più lenta e più sforzata delle vere preghiere.

Palumbo

Io in questi luoghi prediletti da Dio (con ironia) misuro accuratamente le distanze per non arenarmi in qualche banco di sabbia... Beata lei che incontra Dio dovunque e sempre.

S.A. Simonetta

Anche in lei comandante! Dio si serve di lei per umiliarmi e uccidere così i miei involontari peccati di orgoglio. [p. 250 modifica]

Giacalone

continuando a fissare la costa col cannocchiale:

Ecco il Pan di Zucchero e più a destra il Corcovado... Vedo il motoscafo della polizia che viene a noi.

A queste parole Sua Altezza Simonetta ha un sussulto, si chiude nel mantello, accovacciata sotto il parapetto:

Bella giornata! Arriviamo in pieno carnevale di Rio. Debbono -ansiosamente aspettare le 1800 cassie di champagne che abbiamo a bordo.

Palumbo

Pessima giornata per scaricare... Oggi nessuno lavora a Rio.

Giacalone

Questa non è un’aurora. E’ una sontuosa mascherata di celeste. Bello! Bello!

Voci da una barca

(chitarra).

Finito il saliscendi
del mare mal di mare
la grande nave pende
per meglio scaricare.
Il molo s’innamora
tutte le gru e le tende.
La stiva già le sfiora
e lei offre le scale.
Per chi scende e chi sale
ogni bacio un quintale!

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Giacalone

fissando col cannocchiale la barca dei cantori:

Sono maschere in barca!... Di tutti i colori!... Gesticolano! Lanciano in mare bottiglie vuote. La barca sembra un immenso fascio di fiori galleggiante... A circa cento metri più a destra un veliero camuffato da bosco di banani del Madagascar, tutto coperto di liane e piante parassite che coprono le acque d’un lungo strascico verde...

Maccaluso

entrando dal cancelletto, presenta al comandante un radiogramma:

Signor comandante...

Palumbo

preoccupato:

Questo è il dodicesimo radiogramma. (Legge) La Compagnia mi avverte che una dimostrazione imponente si prepara sul molo coll’intenzione di rapire Sua Altezza Simonetta. (Un lungo silenzio; poi con decisione irosa) La nasconderò nella stiva! La popolazione di Rio dovrà convincersi che non è a bordo.

Giacalone

Difficile!... Ecco il motoscafo della polizia.

Palumbo

sporgendosi al parapetto del ponte di comando parla al motoscafo della polizia:

Buon giorno. Attracco, ma per il momento non abbasso le scale. [p. 252 modifica]

1ª voce

dal motoscafo invisibile:

E perché signor comandante?

Palumbo

Ordini superiori.

2ª voce

E la sanità?

Palumbo

Non posso ricevere nessuno a bordo. Stiamo tutti benone. Buon giorno.

Giacalone

Ah! Ah! Ah! Ha fatto una smorfia l’ufficiale... Il motoscafo se ne va.

Palumbo

Tanto meglio. Non voglio dare spiegazioni.

Gilberti

durante questo dialogo è stato ritto dietro il comandante, con una agitazione mal repressa di tutto il corpo. Appena Palumbo si volta egli con uno sforzo dice:

Comandante, ho bisogno di parlarvi subito.

Palumbo

Parla, caro Gilberti. Paria! Ma come sei stralunato, pallido! Non hai dormito? Cosa hai? Ti senti male? [p. 253 modifica]

Gilberti

No, non mi sento male... Ho una preghiera da rivolgervi... Vi prego, vi supplico di dare la libertà a Sua Altezza Simonetta. (Poi non potendo piú reprimere l’ira interna) Si, si, bisogna liberarla. Dovete liberarla!

Palumbo

Coosa? Cosa ti salta in mente, Gilberti? A me rivolgi una simile domanda? Domanda assurda! E con questo tono?... Ora singhiozzi! Sono tuo zio! Mi devi almeno un po’ di rispetto. Male! Molto male! Evidentemente sei ammalato o impazzito d’amore. Và! Và! Non ho altro da dirti.

Gilberti esce per il cancelletto.

Palumbo

stringe i pugni, si morde le labbra, poi ripresa la sua calma con tono freddo si indirizza a Canepa:

Ordinate di rallentare le macchine. Timone a destra.

Le evoluzioni lentissime della grande nave incorniciano a poco a poco il ponte di comando in una foresta multicolore di alberi di piroscafi e velieri. Questi, colorati e polputi di negri e negre mascherati da indi pennuti, si avvicinano e si incurvano su Palumbo Giacalone e Canepa avviluppandoli di riflessi sgargianti.

1ª voce negra

Le palme reali erano stanche di essere verdi sulle colline. Le abbiamo tutte tinte di un bel vermiglione.

2ª voce negra

Comandà, buttaci la scala, veniamo a bordo a ballare la matchiche. [p. 254 modifica]

Giacalone

al parapetto del ponte di comando:

Cosa vuole quella barca piena di preti? Sì, si, non sono maschere, sono dei veri preti!

1ª voce

dalla barca dei preti:

Signor comandante, avete a bordo Sua Altezza Simonetta di Spagna?

Palumbo

con ira sporgendosi al parapetto:

Non ho Altezza a bordo.

1ª voce

dalla barca dei preti:

Possiamo salire?

Palumbo

No, in carnevale non amo le barche di malo augurio... Attenti alle eliche. Scostatevi! Per Iddio, scostatevi!

La coffa di ferro che pende sospesa alla catena del braccio metallico di una gru automobile gira lentamente sulla testa del comandante. Contiene negri e negre camuffati da pezzi di carbone, balle di cotone e pappagalli giganteschi.

Gumkoko

balzando dalla gru al parapetto del ponte di comando scoperto:

Comandà, mia moglie negra è sempre allegra! Stanotte ha partorito una Fiat! Beviamo. Comandà! [p. 255 modifica]

1ª voce negra

nella coffa di ferro:

Comandà! Comandà hahaha! Hahaha! Hahaha!

Gumkoko

presentando gli altri negri:

Ecco un mammon! Ecco un frutto da Conte; la sera, si accende tutto. Allora goccia un bianco sugo di lampadine. Ecco, mia moglie. Ha sei lingue rosse in bocca! Porta intorno al collo una corona mortuaria di roselline color viola elettrico. E’ il mio previdente regalo di nozze! Ecco Korumba, il mio miglior amico vestito da tucano.

1ª voce negra

Sono fuori misura. Questo naso da tucano lungo due metri mi costa un conto.

Gumkoko

Comandà, ti presento Lanciga. E’ diventata una orchidea carnivora! Quest’altra nostra amica è camuffata da luna nera. Suo figlio da macaco. Guardalo; è sospeso alla catena con la sua coda! Kim è diventato un regime di banane. Le muove tutte quando balla, e suonano come trombette! Giù vi sono in barca mulatte diventate bionde inglesi, e negri trasformati in ufficiali di marina napoletani con baffoni rossi. Chi può più riconoscersi in questa confusione! L’amante si crede marito, il marito becco ha il becco! La vergine si crede incinta. La prostituta vuol entrare in convento!

Palumbo

ridendo a crepapelle mentre S.A. Simonetta accovacciata, sussulta nel suo mantello nero:

Ah! Ah! Siamo al Moulin Rouge, Giacalone! [p. 256 modifica]

Gumkoko

Korumba ha preso il mio piede per il suo e ne lustra la scarpa! Ha bevuto poco, non regge il Cognac! Ci siamo scambiati l’anima, la scorza, il colore, il sapore, la patria, le idee, la voce. Cosa sono io? Asino, banana, urubù, pesce fritto? Non c’è più serietà. Il denaro non corre più! Finalmente si è fermato nelle tasche. Il porto di Rio fiorisce e fruttifera. Le montagne navigano con ciminiere fumanti. Fa molto caldo e io sono il grande capo elettorale della festa. A Parigi ero groom da Poiret. Grasset ha stampato le mie impressioni di guerra allo Chemin des dames... Ora sono barman a Coppacabana. Ho inventato un cocktail che mette in bocca alle donne una voce d’uomo, e dà curve inaspettate al corpo degli uomini. Non voglio più vendere coca!

Palumbo

ridendo:

Ah! Ah! Cosa ne dici, Giacalone?

Gumkoko

Non voglio più vendere coca. Rende, ma fa male. Sono sei giorni e sei notti che ballo senza dormire. Stasera le fontane coleranno birra gelata. La collina della Favella è tutta minata! Salterà alle tre del pomeriggio. Gumkoko, preda mia, mostra la faccia al comandante. Non sono geloso, io! Preferisco le bianche alle negre. Tutte le bianche mi piacciono. Tu ne tieni una nascosta nella stiva? Bellissima donna di lusso!

Palumbo

con ira fulminea:

Coosa? [p. 257 modifica]

Gumkoko

sganasciandosi:

Fammela vedere! Non la toccheremo, te lo giuro. Parola di negro! La guarderemo leccandoci le labbra con la lingua lunga lunga, come fanno i marinai olandesi intorno ad una aringa sospesa. Ah! Ah!

1ª voce

Vogliamo salire! Appoggiate le scale! Le scale! Le scale! Le scale!

Palumbo

No.

2ª voce

Dovrete buttare sulla banchina il vostro carico! Avete a bordo 800 casse di champagne e 10 aeroplani smontati.

Palumbo

con voce lenta e ritmata:

Ho un carico di fede che debbo sbarcare in cielo!

2ª voce

Il comandante è impazzito!

S’ode un tonfo a prua seguito da un vocio confuso.

Maccaluso

Gilberti è caduto! Si, si, l’ho visto. E’ caduto dalla prua

Canepa

Presto, una barca! A prua! A prua! Il signor Gilberti sa

nuotare. [p. 258 modifica]

1ª voce

Si è suicidato!

2ª voce

Un morto più o meno non rallenta il carnevale!

S.A. Simonetta

pregante:

Era un dolce frutto maturo per la fame di Dio.

Sipario