L'oceano del cuore/Quinta sintesi

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Quinta sintesi

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Quarta sintesi

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Quinta sintesi

IL PONTE DI COMANDO VETRATO

Alba di luna piena velata di nebbia sull’oceano calmo. Sul ponte di comando vetrato buio si vede il bagliore bluastro delle vetrate e si scorge confusamente al centro il timoniere ritto sulla pedana del timone, con la pancia e la ruota arrossate della lanterna fissata sul piedistallo della bussola.

Palumbo

ritto in piedi a Dorville che seduto si regge la fronte fra le mani:

A nome della famiglia del povero Gilberti io vi ringrazio di ciò che avete fatto. Noi siamo poveri e la Compagnia è inesorabile. La vostra generosità darà ad una madre sventurata la consolazione di baciare il corpo di suo figlio.

Dorville

seduto, la fronte fra le mani:

Eravamo diventati due vecchi amici. In poche ore! (Silenzio) Coll’aiuto del bravo dottore ho ricomposto il suo [p. 260 modifica]cadavere... Gilberti si sfracellò il cranio e la spalla contro i remi idi quella maledetta barca di frutta... Tutta la frutta grondava di sangue! Anche il marinaio negro che teneva i remi rimase insanguinato... Fu la maschera veramente impreveduta del carnevale di Rio!

Palumbo

passeggia lentamente su e giù a capo chino dietro S.A. Simonetta che ritta davanti ad una vetrata guarda la prua della nave. Lungo silenzio.

Altezza, lei si è vendicata di me ferocemente!

S.A. Simonetta

voltandosi:

Che dite?

Palumbo

Non potendo colpirmi direttamente, lei mi ha colpito nel mio caro Gilberti!

S.A. Simonetta

No! No! Questa è un’infamia!

Palumbo

Mi scusi, Altezza. Ho esagerato... Vi sono dei fatti che fanno entrare di colpo la pazzia nel cervello. Però lei riconoscerà che Gilberti si è suicidato, per lei! Soltanto per lei! Gilberti non aveva altro motivo per desiderare la morte. Ora, la religione cattolica, condanna all’inferno il suicida... Cosa mai potrà rispondere alla madre di Gilberti che certo le domanderà conto di suo figlio?

S.A. Simonetta rimane ritta immobile taciturna.

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Dorville

seduto nell’ombra:

Penso che nel Cattolicesimo vi sono verità assolute e verità relative. Queste sono dettate soltanto dalle necessità governative della Chiesa. Considererà verità relativa quella della dannazione eterna dei suicidi! Verità che l’infinita e divina saggezza di Dio annullerà misericordiosamente nel giorno del Giudizio Universale... (Un lungo silenzio) Quale peccato ha mai commesso il povero Gilberti? Fu invaso dalla bellezza del cielo che splende sul viso di Sua Altezza e volle morire per meglio godere quel cielo.

Palumbo

No! No! Io lo condanno. Gilberti ebbe paura! Non si deve avere paura. Fuggì, fuggì vilmente il dolore, il solito dolore di non poter possedere una bella donna.

Dorville

Voi semplificate ma non risolvete il problema. Ed è un problema complesso. Ogni immagine di bellezza assoluta ci proietta violentemente fuori nella vita. (Un lungo silenzio) Io non ho mai amato! Per vivere bisogna essere capaci di amare e trovare una donna che dia sapore e colore alla vita. Non ebbi questa fortuna. Forse perché sono troppo femminile, e troppo cerebrale insieme... Ho profuso la mia tenerezza nell’amicizia di un uomo geniale che inaspettatamente mi divenne nemico. Questo tentativo del mio cuore mi lasciò deluso. D’altra parte, favorito dal destino in mille modi, senza preoccupazioni finanziarie, dopo aver raggiunto una notorietà letteraria invidiabile, oggi io mi sento in realtà il più povero dei poveri che cuociono al sole le loro piaghe sulla soglia polverosa delle cattedrali. Gli affari vittoriosi mi tediano. Temo le feste parigine come una pioggia autunnale. Una tristezza atroce assale il mio cuore ogni mattina fino a [p. 262 modifica]soffocarlo e l’immensità di Dio mi spaventa. Sono solo. Tragicamente solo. Ah! Se potessi avere la sua simpatia e la sua amicizia, Altezza.

S.A. Simonetta

Lei s’illude! Io non ho veramente nulla da dare ai poveri... Come mai potrei soccorrere un ricco come lei! Si, ricco... ricco d’ingegno, volontà, salute e... buon umore!

Dorville

Lei mi conosce poco e mi giudica un superficiale. Non lo sono. Ho sciupato tutta la gioia di vivere in complicate deologie, astruse ricerche artistiche, e purtroppo anche nei cosí detti paradisi artificiali, che sono in realtà agonie monotone! Sono giunto come lei all’assoluta umiltà.

S.A. Simonetta

L’umiltà che piace a Dio non è facilmente raggiungibile! Ogni mattina io scopro e confesso un mio nuovo peccato di orgoglio. Quanto presuntuoso e vano romanticismo nel sentirsi vittoriosa sulla propria carne e sulla propria tenerezza! Vi sono poi i miei autori preferiti che mi lacerano di nostalgie... Il mio caro Chateaubriand mi stringe affettuosamente nelle sue malinconie religiose e sentimentali... Mi sembra di correre come Atala trafitta dai fulmini carnali della lussuria nelle foreste americane. E sempre brucia nelle mie vene l’amore troppo ardente d’un fratello adorato come René! Siamo tutti sotto i piedi di Dio, indegni d’essere schiacciati da lui!

Dorville

Umilmente vi dirò tutto il mio calvario. L’impossibilità di fondermi con la creatura amata e di raggiungere l’unità mi disgustò dell’amore! Due, cioè estranei nemici, lontani e sepa[p. 263 modifica]rati da miliardi di chilometri! Volli allontanarmi dal mondo e chiudermi in una opera astratta. Lavorai solo, assolutamente solo, poiché sentivo l’assurdità di offrire una vita cosí severa ad una donna. Ma le filosofie mi nausearono come le carcasse dei cammelli sulle carovaniere del deserto. Mi rivolsi alla religione cattolica e vi trovai soltanto un miserabile amore per la carne che piange! Non seppi adorare il mio cuore martirizzato! La sete di gioia assoluta che mi tortura non trovò ristoro nelle preghiere davanti alla croce. Il mio spirito non concepiva il sadico culto del sangue e delle piaghe. Come ammettere questo amore dei cristiani per colui che fanno soffrire a forza di peccati e che potrebbero non fare soffrire a forza di virtù? Assurdo l’amore della donna malvagia per il maschio che essa tradisce e dilania! Mi inginocchiai singhiozzando nella folla che recita dogmi tremendi e misteriosi, senza sentirli poiché se li sentisse ne rimarrebbe schiantata! Mi avventai contro i dogmi chiusi della Vergine Immacolata e della Trinità, e ricaddi senza più nulla di chiaro e di distinto nella mia mente. Mi rimpinzai di contraddizioni. Tagliai gli ultimi ponti con la vita e mi sprofondai nella mia anima buia, come in una catacomba senza fede. Ero ormai rovesciato nell’al di là senza orgoglio, senza amore, senza Dio, col terrore delle solitudini eterne.

Palumbo

Conosco il fascino dell’assurdo e gli abbandoni vili dell’immaginazione e il profumo inebriante delle pazzie; ma sono rimasto fiero di pensare, fiero di chiarire e ordinare le mie idee, pronto a difenderle contro le mille idee che le minacciano. Voi fortunata che possedete tutta la verità di Dio!

S.A. Simonetta

Più volte fui abbandonata da Dio, come i porti sono abbandonati dal mare. Questi rimangono aridi e tristi e pieni [p. 264 modifica]di bestiole morte. Io rimasi vuota di fede, di luce e di ardore celeste. Fredda e nera!

Dorville

Foste guidata a Dio dal sentimento?

S.A. Simonetta

Si. Sono andata a Dio guidata dal sentimento. Avevo sacrificato la mia intelligenza al mio cuore che ormai comandava con arroganza. Ogni ironia critica era stata degradata da me con disinvoltura. Divenni una bigotta innamorata dei miei scapolari. Invocai la povertà e le malattie ripugnanti. Mi esaltai, di sudiciume e di vesti rattoppate. In quella delirante inondazione di tenerezza religiosa ero una piccola donna di Cristo, ma donna vile come una lagrima e indegna di Dio! Umanizzavo scioccamente la giustizia e la bontà divina invece di comprendere la forza e la rigidità adamantine. Ma mi ripresi. Si, mi ripresi con eroismo! Ritrovai Dio come una armatura di acciaio. Vinsi la carne cieca e volli diventare un pensiero tagliente senza abbandoni e senza lagrime!

Palumbo

scattando ad un rumore che insiste dietro la porta di vetro:

Chi è che striscia? Non voglio spie!

Contadino

invisibile:

Non sono una spia. Siamo venuti io e mia moglie a ringraziare Sua Altezza.

Palumbo

Venite avanti.

Entrano due passeggeri di terza classe marito e moglie contadini timidamente chinando il capo.

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Contadino

baciando la mano a Sua Altezza Simonetta:

Grazie, Altezza. Noi la ringraziamo tanto, tanto. Siamo sicuri che è stata lei a guarire la nostra bambina.

Contadina

Lei, con le sue preghiere. Ormai la nostra bella piccola è salva! (Indirizzandosi a Palumbo) Dal momento in cui Sua Altezza le ha sfiorato la fronte quella terribile febbre è sparita! Sua Altezza è forse la Madonna! Grazie! Grazie! Scusateci. Buona notte.

Si ritirano confusi.

Palumbo

irritatissimo, dopo aver guardato la bussola, a Canepa e a Dorville:

E’ una bella disdetta. Non esiste al mondo un timoniere capace di tenere per mezz’ora la stessa linea. Guardate un po’ questo grafico. Non è una rotta, è un’anguilla. Fa pietà! Cosí perdiamo le miglia! Oggi 22 invece di 24... Ma io devo battere, capite, tre compagnie di navigazione! Ho per legge unica, la velocità massima della mia nave. Sono stati aboliti tutti gli scali. Non abbiamo tempo da perdere nella sonnolenza delle baie africane. Il viaggio del mio «Dante» non è una gita di piacere e di curiosità poetica. E’ una gara che stabilirà la nostra superiorità nautica sul mondo. Mantengo religiosamente giorno e notte questo ritmo continuo delle mie macchine. Soffro quando debbo interromperlo a Barcellona. E’ la mia musica preferita.

Dorville

Però quando tornate a Genova, voi accelerate questo ritmo per godere qualche ora di più la vostra Liguria. [p. 266 modifica]

Palumbo

Certamente la famiglia è sempre la famiglia.

Dorville

La famiglia è dunque la vostra linea oscillante. O meglio la famiglia è la linea retta di un sentimento dopo la linea retta di un dovere. E allora, perché mai non ammettere la linea retta di un’offerta a Dio?

Palumbo

Perché sono chiuso nella mia obbedienza alla Compagnia e al Governo.

Dorville

E’ una clausura paragonabile a quella invocata da Sua Altezza Simonetta!

Palumbo

No. La clausura invocata da Sua Altezza tradisce la vita!

Dorville

La vostra legge di volontà e di dovere non vi ha mai tradito?

Palumbo

Accidenti alla nebbia! E’ g’à il secondo faro che non riesco a vedere... Volevo non rallentare, ma non si può fare a meno. Canepa, date l’ordine di rallentare.

Canepa trasmette l’ordine col telegrafo luminoso di macchina. Il fischio della sirena si prolunga quasi ininterrottamente. Bruscamente un urto formidabile sembra schiantare il ponte.

Aah! Siamo rovinati! [p. 267 modifica]

Canepa

Uno scoglio... Quel maledetto faro spento!... A meno che sia una carcassa di nave.

Palumbo

Massima calma. Massimo sangue freddo. Se si tratta di una carcassa di nave non abbiamo sbagliato rotta, ma un abisso di 3000 metri ci sta sotto!

Scoppiano delle voci qua e là terrorizzate, poi un urlio violento sale a flotti dai sottoporti.

Silenzio! Silenzio!

Canepa

La nave si sbanda...

Palumbo

manovrando la leva delle chiusure stagne:

Forse lo squarcio è piccolo. Le chiusure stagne dovrebbero funzionare tutte insieme... Purtroppo ciò non avviene mai.

Nel quadro delle chiusure stagne si accendono successivamente le lampadine elettriche bianche che segnano i punti della nave muniti di chiusura stagna.

S.A. Simonetta

ritta, immobile, impassibile con voce bassa che prega:

Apritele tutte all’inondazione di Dio.

Palumbo

calmo con voce dura:

Cosa fate li immobile, Dorville?

Si sente crepitare la radio.

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Dorville

Sono calmo come voi, comandante. Non ho paura della morte. Ascolto lo scoppiettio della radio che invoca soccorso disperatamente... L’idea elettrica della nostra vita in pericolo tentacola la notte infinita... Mi reputo un letterato fortunatissimo. La tragedia alla quale assisto è eccezionale. Cerco le frasi precise per descrivere il pericolo e i suoi grovigli di sensazioni.

S.A. Simonetta

Io non so che pregare. Preghiamo insieme.

Palumbo

Altro che preghiere! Bisogna agire prontamente questo è il dovere.

Dorville

Il dovere è una parola.

Palombo

Ma voi mi insegnate che l’universo è formato di parole essenziali benefiche o malefiche. A un uomo forte una parola può servire di salvagente.

Canepa

rientra mal reprimendo la sua angoscia:

Lo squarcio della prua ha circa 4 metri di diametro. La nave comincia a sbandare.

Palumbo

si sporge ad una delle vetrate aperte e parla già alla folla di terza classe formicolante sul ponte:

Fermi, fermi tutti! Niente paura! Lfficiali, allineate i passeggeri vicini alle barche. In silenzio. Metà a destra e metà [p. 269 modifica]a sinistra! Fate tacere quei chiacchieroni, per Iddio! Usate la rivoltella se è necessario. Sangue freddo, per Iddio. Il disastro è evitato. Sarete tutti salvi e anche la nave.

Si odono le voci dei marinai che manovrano le barche e gli ordini degli ufficiali precisi e calmi.

Altezza, non perda tempo, anche lei in barca. Via!

S.A. Simonetta

Perchè mi parla così, signor comandante? Lei sa che non tremo. Non merito la sua brutalità.

Palumbo

Bando alle fisime. Io sono un uomo di mare, non una signora anemica. Comando una nave e ne assumo tutta la responsabilità. Rispondo anche della sua vita.

S.A. Simonetta

Lei è convinto che gli avvenimenti e le folle esigono dei dominatori rozzi potenti e veloci carichi di fluidi animali. Io so invece che per aprire le folle e gli avvenimenti catastrofici occorre semplicemente usare certe parole che agiscono come le chiavi prodigiose del destino.

Palumbo

Ah! Ah! Questa è magìa bella e buona. S.A. Simonetta No. Questa è la vita dei nostri Santi!

S.A. Simonetta curva si avvicina al timoniere e gli mette in una mano un rosario d’argento.

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Palumbo

con attitudine sospettosa:

Cosa ha dato al marinaio, Altezza?

S.A. Simonetta

Nulla, signor comandante, un piccolo oggetto sacro.

Palumbo

rudemente al timoniere:

Fa vedere!

Timoniere

Non posso staccarlo.

Palumbo

irritandosi:

Coosa dici? Via! Presto! Dammi.

Si slancia e brutalmente strappa il rosario, poi pentendosi con angoscia lo bacia. Ride di questo suo movimento impulsivo e lo rende a S. A. Simonetta.

Altezza, lei ha preso il mio timoniere per un reliquiario. Fra poco mi trasformerà il ponte di comando in una chiesa. Vuole ch’io spenga la lanterna della bussola, che ha certamente per lei un colore infernale?

Canepa

entrando:

Le chiusure stagne hanno tutte funzionato... però lentamente. (Lungo silenzio) Ora la nave accelera un poco il suo sbandamento

Esce.

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Palumbo

scattando verso S. A. Simonetta:

Ma per tutti i Santi e per tutti i demoni, se siete una Santa, servitevi della Santità per salvare la mia nave! Fuori, una prova della vostra Santità!

S.A. Simonetta

Lei è un positivista!

Palumbo

Non sono un positivista. Esigo da voi un miracolo! Non sa, non può farlo? Ciò significa che la Fede e la Santità sono stelle inutili, o meglio fari pericolosi nascosti nella nebbia! Credetemi, l’unica realtà è il dovere che vuole e che fa. (Voltandosi di scatto verso il timoniere) Cosa fai lì immobile? A destra! A sinistra! Il timone! Hai capito, a destra! E apri la bocca per ridere. Sorridi per dimostrare che non hai paura e che sei vivo come me... e che non sei un fantasma né un mostro diabolico, colla tua faccia di fumo nero!...

Dorville

Vi è molto fumo qui!

Palumbo

Per carità, non perdiamo la testa! Questo è il fumo delle mie macchine e non il fumo del vostro inferno...

Canepa

rientrando:

Signor comandante, la manovra delle barche è riuscita perfettamente. Tutte le barche sono in mare. Quasi tutti i passeggeri hanno trovato posto nelle barche. Quelli che si sono gettati a nuoto... — sono pochi!... — vengono raccolti [p. 272 modifica]man mano. La costa ha risposto ora ai nostri radiogrammi. Due rimorchiatori partiranno fra 5 minuti. Abbiamo un carboniere a due miglia a destra. Corre verso di noi.

Lungo silenzio.

Pochi incidenti, nessuna ribellione. Ho dovuto sparare a un cameriere ohe stava chiudendo a chiave i passeggeri nelle loro cabine.

Palumbo

E’ morto?

Canepa

No. Ferito. Credo che se la caverà quella canaglia!

Palumbo

Va bene. (Lungo silenzio) La nebbia si è squarciata. Si dilegua. Una splendida luna piena. Le barche sembrano ferme, allineate al traguardo di una regata!

Canepa

Siamo a tre miglia dalia costa brasiliatìa. Possiamo facilmente essere rimorchiati!

Palumbo

Canepa, chiamatemi il capo delle macchine. Se lo sbandamento non aumenta ci serviremo delle macchine. (Un lungo silenzio) Però io mi spacco il cranio per spiegarmi l’enigma dell’urto. Non sappiamo ancora chi ci ha squarciato la prua.

Canepa

I marinai dicono che è stata una carcassa di nave morta. Dichiarano di averne scorto l’angoloso profilo nel chiaro lunare. (Un lungo silenzio) Anche la vedetta della coffa di trinchetto ha visto la carcassa morta!... [p. 273 modifica]

S. A. Simonetta

Non è stata una carcassa di nave, né uno scoglio... La prua del «Dante» urtò contro un duro pensiero di Dio... (Lungo silenzio) Dio, sì, Dio ha voluto tuffarci un attimo nei terrore della morte per poi ridarci la vita... Servirà questa lezione divina?...

S.A. Simonetta esce.

Il capo macchina

entrando a Palumbo:

Lo sbandamento si è fermato da due minuti.

Palumbo

Penso che si potrà riprendere fra poco una marcia lenta coi nostri mezzi. Cosa ne dite voi?

Il capo macchina

Sono del vostro parere. Scendo e aspetto i vostri ordini.

Dorville

a Palumbo che affacciato al parapetto appare, per lo sbandamento della nave, profilato in nero sui vasto tremolio argenteo dell’oceano:

Lei, comandante, non deve, torturarsi. Nessuna colpa può esserle imputata. Si tratta evidentemente di una imprevedibile carcassa di nave morta incontrata in una nebbia fittissima. D’altra parte lo squarcio del «Dante» non è grande. Tutto procede con ordirne perfetto.

Si scorgono le barche che si allontanano ordinatamente e con tutte le pale dei remi alzate a tempo.

Guardate. Che bel corteo... Ma però, in testa... Vedo una cosa strana... [p. 274 modifica]

Palumbo

Sí! Sí! Vedo anch’io... Non ci sbagliamo... E’ Sua Altezza Simonetta ritta in piedi.

Dorville

Sí, sí, è lei! E’ lei ritta... Bellissima! La sua mano destra brandisce un crocifisso d’argento! Il crocifisso brilla quanto le gocce d’acqua delle pale dei remi...

Palumbo

Mi sembra di assistere ad una processione marinara a San Fruttuoso!... (Lungo silenzio) In quanto alla lezione divina ci credo fino ad un certo punto. Il mezzo disastro che abbiamo avuto servirà, speriamo, di lezione agli ingegneri che devono perfezionare questo balordo sistema di chiusura stagna pieno di esitazioni e di lentezze pericolose.


F I N E