Lo sciopero generale, il partito e i sindacati/Lo sciopero generale nella Rivoluzione Russa

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Lo sciopero generale nella Rivoluzione Russa

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Prefazione Lo sciopero generale come forma di lotta rivoluzionaria
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Lo sciopero generale

nella Rivoluzione Russa



I.


Fin qui gli scritti e le dichiarazioni del Socialismo internazionale relativi alla questione dello sciopero generale datano quasi tutti dall’epoca anteriore alla Rivoluzione russa, che fu la prima esperienza su vasta scala di questo mezzo di lotta. Nella loro concezione s’ispirano essenzialmente al criterio seguìto da Federico Engels, il quale nella sua critica su Bakounine e sulla sua fabbrica di rivoluzioni in Spagna, scriveva nel 1873:

«Lo sciopero generale è, nel programma di Bakounine, la leva che farà scatenare la Rivoluzione sociale. Un bel mattino tutti gli operai di tutte le officine di un paese, o magari del mondo intiero, abbandonano il lavoro e con questo atto costringono, in quattro settimane al massimo, le classi possidenti o a capitolare o ad entrare in battaglia contro gli operai, in modo che questi allora hanno il diritto di difendersi e possono approfittare dell’occasione per finirla con la vecchia società.

«Tale progetto non è muovo: i socialisti francesi e anche i socialisti belgi hanno spesso, dopo il 1848, inforcato questo cavallo di parata; ma in origine è di razza inglese. Durante lo sviluppo rapido e vigoroso del chartismo, si predicava, fin dal 1839, il «Santo Mese», la sospensione del lavoro realizzata nazionalmente, e questa predicazione aveva trovato tale eco, che gli operai industriali del Nord tentarono, nel luglio del 1848, di applicare il programma. Nel Congresso degli Alleanzisti (Ginevra, 1° settembre 1873) lo sciopero generale ebbe un grande posto nella discussione, ma si riconobbe da tutte le parti, che per farlo occorreva un’organizzazione completa della classe operaia ed una cassa piena; dall’altra parte, gli avvenimenti politici e lo sviluppo delle classi dominanti avvieranno all’emancipazione dei lavoratori prima encora che il proletariato giunga a darsi questa organizzazione ideale e questo gigantesco fondo [p. 9 modifica] di riserva. E se poi li avesse già, non avrebbe bisogno dello sciopero generale per arrivare al suo scopo».1.

Noi abbiamo qui gli argomenti, che negli anni successivi regolarono l’atteggiamento della democrazia socialista internazionale riguardo allo sciopero generale. Sono fatti sulla stessa misura della teoria anarchica dello sciopero generale, ossia la teoria dello sciopero generale come mezzo della Rivoluzione sociale, in antagonismo con la lotta politica quotidiana della classe operaia. E si riducono a questo semplice dilemma: o il proletariato non è ancora in possesso di organizzazioni di classe potenti ed allora non può realizzare lo sciopero generale; o è già potentemente organizzato ed allora non ha bisogno dello sciopero generale.

Questa tesi, veramente, è così semplice e così inattaccabile a prima vista, che durante un quarto di secolo, ha reso al movimento operaio moderno servizi non lievi, sia come arma logica contro le frottole anarchiche, sia come mezzo ausiliare per diffondere l’idea della lotta politica negli strati più profondi della classe operaia. I progressi giganteschi del movimento operaio in tutti i paesi moderni durante gli ultimi venticinque anni, sono la testimonianza più chiara in favore della tattica della lotta politica, preconizzata da Marx ed Engels in opposizione al Bakounismo.

II.

Adesso, la Rivoluzione russa ha sottoposto la tesi ad una revisione fondamentale. Per la prima volta nella storia della lotta di classe, essa ha reso possibile una realizzazione grandiosa dell’idea dello sciopero generale, aprendo così una nuova epoca nell’evoluzione del movimento operaio.

Non ne segue certamente che Marx ed Engels abbiano a torto sostenuto la tattica della lotta politica o che fosse errata la loro critica dell’anarchismo. Tutto al contrario: gli stessi ragionamenti, gli stessi metodi, che servivano di base alla tattica di Marx e di Engels, servono ancora oggi alla pratica della democrazia socialista e sono gli stessi, che nella Rivoluzione russa hanno prodotto nuovi elementi e nuove condizioni della lotta di classe. La Rivoluzione russa, quella stessa rivoluzione, la quale costituisce la prima esperienza storica dello sciopero generale, non solamente non è una riabilitazione dell’anarchismo, ma anzi equivale ad una liquidazione storica dell’anarchismo. La triste esistenza alla quale l’anarchismo era stato condannato dal potente sviluppo della socialdemocrazia in [p. 10 modifica]Germania, fino ad un certo punto poteva spiegarsi con il dominio esclusivo e la lunga durata del periodo parlamentare. Si poteva credere che una tendenza basata sull’«esplosione», sull’«azione diretta», una tendenza «rivoluzionaria» nel senso più stretto dell’appello alla levata di scudi, sonnecchiasse momentaneamente, nella calma della pratica parlamentare, per risvegliarsi in un periodo di lotta aperta, per riprendere vita in una rivoluzione della piazza e per dispiegare allora la sua forza intima.

La Russia specialmente sembrava fatta per servire da campo di esperienza all’azione anarchica. Un paese, ove il proletariato non aveva alcun diritto politico e soltanto una debolissima organizzazione; un miscuglio variopinto di popolazioni diverse; la mancanza di cultura nella massa del popolo; un regime, che governava con l’uso bestiale della forza... tutto ciò sembrava fatto apposta per dare all’anarchismo una potenza repentina, per quanto forse effimera. Ed infine, la Russia era storicamente la culla dell’anarchismo. Ma la patria di Bakounine doveva essere la tomba della sua dottrina. Non solamente in Russia gli anarchici non si trovavano e non si trovano alla testa del movimento di sciopero generale, non solamente la direzione dell’azione rivoluzionaria politica e dello sciopero generale è intieramente nelle mani delle organizzazioni socialdemocratiche, combattute con accanimento dagli anarchici come «un partito borghese», o nelle mani d’organizzazioni socialiste più o meno influenzate dalla socialdemocrazia e ad essa affini — come il Partito terrorista dei «socialisti rivoluzionari» — ma gli anarchici non appariscono assolutamente come seria tendenza politica nella Rivoluzione russa. In una sola piccola città della Lituania, a Bialystok, ove le condizioni sono in particolar modo difficili — miscuglio di operai di nazionalità diverse, sparpagliamento della piccola industria, livello basso del proletariato — si conta, fra sei o sette organizzazioni rivoluzionarie differenti, un gruppetto di «mezzi anarchici» dediti soltanto a provocare imbarazzi e confusioni. Altrettanto si nota a Mosca ed in altre due o tre città.

Ma a parte questi pochi gruppetti, qual’è veramente la parte sostenuta dall’anarchismo nella Rivoluzione russa? Esso è doventato l’etichetta di ladri e di volgari saccheggiatori; sotto la Ditta sociale dell’«anarco-comunismo» furono commessi la maggior parte dei furti e delle rapine a danno dei privati, che in questo periodo di momentanea difensiva della Rivoluzione appaiono come un’ondata di fango. L’anarchia nella Rivoluzione russa non è la teoria del proletariato combattente, ma l’insegna ideologica della [p. 11 modifica]canaglia rivoluzionaria, brulicante nel solco aperto dalla Rivoluzione. E senza dubbio, così finisce la carriera storica dell’anarchismo.

III.

Del rimanente, lo sciopero generale fu realizzato in Russia non come un mezzo per balzare d’un colpo in piena Rivoluzione sociale, risparmiandosi il periodo della lotta politica e specialmente del parlamentarismo, ma come un mezzo per creare anzitutto al proletariato le condizioni della lotta politica quotidiana e del parlamentarismo. La lotta rivoluzionaria in Russia, della quale l’arma più efficace è lo sciopero generale, è condotta dal proletariato precisamente per la conquista di quei diritti e di quelle condizioni politiche, la cui importanza e la necessità nella lotta per l’emancipazione della classe operaia furono per la prima volta illustrate da Marx e da Engels, in opposizione all’anarchismo. Così, la dialettica della storia, la roccia sulla quale riposa tutta la dottrina del Socialismo marxista, ha fatto sì, che l’anarchismo al quale era indissolubilmente legata l’idea dello sciopero generale è oggi in contraddizione con la pratica stessa dello sciopero generale; mentre, al contrario, lo sciopero generale, combattuto un tempo come contradditorio all’azione politica del proletariato, apparisce oggi l’arma più potente della lotta politica per i diritti politici.

Se dunque la Rivoluzione russa rende indispensabile; una revisione fondamentale della vecchia concezione marxista dello sciopero generale, ciò non vuol dire che il marxismo ne esca sconfitto. Al contrario, i suoi principii fondamentali riportano una vittoria sotto una nuova forma.

IV.

La prima revisione risultante dagli avvenimenti russi si riferisce alla concezione generale del problema. Fin da oggi tanto gli zelanti partigiani di una «prima prova di sciopero generale» in Germania — come Bernstein, Eisner, ecc. — quanto agli avversari di tale prova, che s’incontrano nel campo sindacale — ad esempio: Boemelburg — s’ispirano in fondo alla stessa concezione: la concezione anarchica. Gli opposti non si escludono, ma si completano a vicenda.

Per la concezione anarchica, infatti, la speculazione diretta sulla Rivoluzione sociale concerne l’aspetto e non la sostanza. Per l’anarchica non esistono che due sole cose, come condizioni materiali indispensabili alle sue speculazioni rivoluzionarie: le nubi del cielo, l’«azzurro», e poi la buona [p. 12 modifica]volontà ed il coraggio di salvare l'umanità dalla valle di, lacrime capitalista, nella quale geme oggi. È nell’«azzurro» che da sessant’anni si è trovato che lo sciopero generale rappresenta il mezzo più breve, più sicuro, più facile di fare il pericoloso salto in una società migliore. E nello stesso «azzurro» si è scoperto di recente, con la speculazione teorica, che la lotta sindacale è la sola e reale «azione diretta delle masse» e per conseguenza la sola lotta rivoluzionaria — ultimo ritornello, com’è noto, dei «sindacalisti» francesi ed italiani. La disgrazia dell’anarchismo ha voluto, che i metodi di lotta improvvisati nell’azzurro non soltanto erano conti fatti senza l’oste, ma nella maggior parte dei casi, poichè non contavano con la triste realtà disprezzata, tali metodi si trasformavano insensibilmente da sogni rivoluzionari in ausiliari pratici della reazione. Ora, è su questo stesso terreno della considerazione astratta ed incurante della storia, che si collocano coloro, i quali vorrebbero proclamare in Germania lo sciopero generale, in un giorno fisso del calendario, con decreto della Direzione centrale, e coloro, i quali vorrebbero eliminare dal mondo il problema dello sciopero generale, proibendone la «propaganda».

L’una e l’altra tendenza partono dall’idea comune e puramente anarchica, che lo sciopero generale sia un semplice mezzo tecnico, che a volontà possa essere «usato» o «proibito», come una specie di coltello, che si possa tener chiuso in saccoccia od aprire ed adottare quando si voglia.

Veramente, gli avversari dello sciopero generale rivendicano giustamente il merito di prendere in considerazione il terreno della storia e le condizioni materiali della situazione attuale in Germania, in contrasto ai «rivoluzionari romantici», i quali spaziano nell’azzurro e non vogliono assolutamente tener conto della dura realtà, delle sue possibilità ed impossibilità.

— Fatti e cifre! Cifre e fatti! — gridano essi; come Gradgrind nei Tempi difficili di Dickens. E quel che avversari sindacalisti dello sciopero generale intendono per «terreno della storia» e per le «difficoltà materiali» sono due elementi differenti: la debolezza del proletariato e la forza del militarismo prusso-tedesco. L’insufficienza delle organizzazioni e delle casse operaie, le imponenti baionette prussiane: ecco i «fatti e cifre» sui quali questi dirigenti dei Sindacati basano la loro politica pratica per quanto riguarda lo sciopero generale.

Certamente, le casse sindacali e le baionette prussiane sono fatti molto materiali ed anche molto storici, nel senso di Marx. Ma sono anche del materialismo poliziesco, giac[p. 13 modifica]chè i rappresentanti dello Stato contano molto, e persino esclusivamente, sulla potenza effettiva del proletariato organizzato e sulla potenza materiale delle baionette e dallo specchietto comparativo di queste due cifre, continuano tranquillamente a cavare questa conclusione: — Il movimento operaio rivoluzionario è prodotto da individui agitatori ed istigatori; dunque, nelle carceri e nelle baionette noi abbiamo un mezzo sufficente per renderci padroni di questi «fatti spiacevoli».

La classe operaia cosciente della Germania da lungo tempo ha afferrato lo spirito di questa teoria poliziesca, secondo la quale ogni movimento operaio moderno sarebbe il prodotto artificiale ed arbitrario d’un pugno di «agitatori ed istigatori» senza coscienza.

Ma si manifesta la stessa concezione, quando due o tre bravi compagni si costituiscono in drappello di guardie notturne per mettere in guardia la classe operaia contro le manovre pericolose di alcuni «rivoluzionari romantici» e contro la loro «propaganda per lo sciopero generale»; oppure quando, dalla parte opposta, si muove una lacrimosa campagna d’indignazione da coloro, i quali si credono — per non so quali accordi «segreti» fra la Direzione del Partito ed il Comitato generale dei Sindacati — defraudati di uno scoppio dello sciopero generale in Germania.

V.

Se dipendesse dalla «propaganda» incendiaria dei rivoluzionari romantici e dalle decisioni segrete e pubbliche dei Comitati direttivi, non avremmo avuto sin qui un solo sciopero generale in Russia. Non vi è alcun paese, nel quale, come in Russia, si sia così poco pensato a «propagandare» o persino a «discutere» lo sciopero generale.

Ed i pochi esempî isolati di decisioni e di accordi della Direzione del Partito Socialista in Russia, tendenti a proclamare direttamente lo sciopero generale — come il tentativo nell’agosto 1905 dopo lo scioglimento della Duma — dànno quasi tutti un resultato infelice. Se la Rivoluzione russa c’insegna dunque qualcosa, è anzitutto che lo sciopero generale non si «fa artificiosamente, nè si «decide» o si «propaga» nell’azzurro, ma che è un fenomeno storico il quale si produce ad un dato momento, per una necessità storica derivante dalle condizioni sociali. Il problema dunque può essere esaminato e discusso non con speculazioni astratte sulla possibilità o sulla impossibilità, sul vantaggio o sul danno dello sciopero generale, ma con lo studio dei momenti e delle condizioni sociali, durante le quali lo sciopero generale sorge nella fase attuale della lotta di [p. 14 modifica]classe; in altri termini, non con il giudizio soggettivo dello sciopero generale in quanto sia o non sia desiderabile, una con l’esame obbiettivo delle origini dello sciopero generale, nel quadro delle necessità storiche. Nell’azzurro dell’analisi logica astratta, si può dimostrare tanto l’assoluta necessità e la sconfitta certa dello sciopero generale, quanto la sua piena possibilità e la sua vittoria sicura. Il valore della dimostrazione è così lo stesso nei due casi: ossia nullo. Il timore manifestato davanti la «propaganda» per lo sciopero generale ed espresso persino con la scomunica formale dei pretesi colpevoli di tanto delitto, non è nient’altro che il risultato di un ridicolo malinteso. È tanto impossibile di «propagare» lo sciopero generale come mezzo astratto di lotta, quanto è impossibile di «propagare» la rivoluzione.

Rivoluzione e sciopero generale: forme esteriori della lotta di classe, idee, le quali hanno senso e contenuto soltanto in relazione a situazioni politiche ben determinate.

Se qualcuno si proponesse di fare dello sciopero generale come forma di azione proletaria, il soggetto di un’agitazione in piena regola e portasse a spasso d’«idea per guadagnare poco a poco ad essa la classe operaia, si darebbe un’occupazione oziosa ed anche così vana ed insipida, come quella d’uno, il quale volesse fare argomento di una speciale agitazione l’idea della Rivoluzione o delle barricate. Se lo sciopero generale è divenuto oggi il centro dei vivo interesse della classe operaia, gli è che esso rappresenta una nuova forma di lotta e, come tale, il sintomo certo di un profondo cambiamento interno nei rapporti delle classi e nelle condizioni della lotta di classe. Se la massa dei proletari tedeschi — nonostante l’ostinata resistenza dei suoi dirigenti sindacali — si dedica con un interesse così ardente a questo nuovo problema, ciò testimonia del suo istinto rivoluzionario e della sua vivace intelligenza. Ma a questo interesse, a questa nobile sete intellettuale, a questo slancio verso l’azione rivoluzionaria non si risponderà con una dissertazione, dovuta ad una ginnastica cerebrale astratta, sulla possibilità o sull’impossibilità dello sciopero generale; si risponderà invece spiegando la marcia della Rivoluzione russa, la sua importanza internazionale, l’acuirsi dei conflitti di classe nell’Europa occidentale, le nuove prospettive politiche della dotta di classe in Germania, il compito e i doveri della massa nelle lotte future. Soltanto sotto questa forma, la discussione sullo sciopero generale condurrà ad allargare l’orizzonte intellettuale del proletariato, ad aguzzare la sua coscienza di classe, ad approfondire le sue idee ed a fortificare la sua energia per l’azione. [p. 15 modifica]Ora, esaminando la questione con questo criterio, si vede quanto sia ridicolo il processo criminale intentato dagli avversari del «socialismo rivoluzionario».

VI.

Lo sciopero generale, quale si presenta nella odierna discussione in Germania, è un fenomeno particolare, molto chiaro e molto semplice, con limiti precisi. Non si parla che di sciopero generale politico. Si pensa ad una grandiosa sosta simultanea di lavoro del proletariato industriale, decisa in occasione di un importante fatto politico, in base ad un accordo stipulato fra le Direzioni del Partito e dei Sindacati; ad uno sciopero eseguito ordinatamente con la più completa disciplina ed ancor più disciplinatamente terminato su una parola d’ordine data al momento opportuno dalle Direzioni, rimanendo inteso che il regolamento dei sussidi, delle spese, dei sacrifici — tutto il bilancio materiale dello sciopero! — sia ben fissato in precedenza, con precisione. Se noi confrontiamo adesso questo schema teorico con lo sciopero generale quale realmente si svolge in Russia, non corrisponde ad alcuno degli scioperi che si sono avuti in qui, e che del rimanente gli scioperi generali av- venuti in Russia offrono una tale diversità di realizzazione, ch’è assolutamente impossibile parlare di uno sciopero schematico, astratto.

Non soltanto gli elementi dello sciopero generale differiscono secondo le città e le regioni, ma il suo stesso carattere generale si è modificato nel corso della Rivoluzione. Gli scioperi generali in Russia hanno avuto una loro storia e chi vuol parlare dello sciopero generale in Russia, deve anzitutto conoscerne ed averne presente la storia. Il periodo per così dire: ufficiale, della Rivoluzione russa incomincia il 5-22 gennaio 1905, col sollevamento del proletariato di Pietrogrado, con quella sfilata di 200.000 operai davanti al palazzo dello czar, che terminò con un terribile macello. La micidiale fucilata di Pietrogrado fu, come è noto, il segnale della prima serie gigantesca di scioperi generali, che estendendosi in pochi giorni in tutta la Russia diffusero l’appello della Rivoluzione da Pietrogrado a tutti i punti dell’impero negli strati più estesi del proletariato. Ma questo sollevamento di Pietrogrado, il 5-22 gennaio, non era che il punto culminante di uno sciopero generale, che aveva abbracciato tutto il proletariato della capitale nel gennaio 1905. Ora, questo sciopero del gennaio a Pietrogrado avvenne sotto l’influenza immediata del gigantesco sciopero generale che poco prima, nel dicembre 1904, era [p. 16 modifica]scoppiato nel Caucaso a Bakou, e tenne lungo tempo anelante tutta la Russia. Ma a loro volta, gli avvenimenti del dicembre a Bakou non erano che un ultimo e vigoroso rampollo dei grandi scioperi generali che nel 1903 e 1904 avevano scosso, come un periodico terremoto, tutto il mezzogiorno della Russia, ed il cui prologo era stato lo sciopero generale di Batum, nel Caucaso, il marzo 1902. Ed infine, questo primo movimento di sciopero generale nella catena continua dell’eruzioni rivoluzionarie non è a sua volta separato che per cinque o sei anni dallo sciopero generale degli operai tessitori di Pietrogrado, nel 1896 e 1897. E se il movimento d’allora sembra separato dalla Rivoluzione d’oggi, per alcuni anni di apparente calma e di reazione energica, chiunque conosca l’evoluzione politica interna del proletariato russo sino al grado attuale di coscienza di classe e di energia rivoluzionaria, farà incominciare da questi scioperi generali di Pietrogrado la storia del periodo attuale della lotta di classe. Essi avevano inoltre, per il problema dello sciopero generale, un’altra importanza: contenevano di già in germe tutti gli elementi principali dei successivi scioperi generali.

VII.

Anzitutto, lo sciopero generale del 1896 a Pietrogrado si presenta come una lotta parziale puramente economica, per questione di salario. Esso aveva per causa le intollerabili condizioni di lavoro dei filatori e dei tessitori di Pietrogrado; giornate di 13, 14 e 15 ore, salario miserabile, inoltre tutto il repertorio delle più indegne vessazioni padronali. Eppure gli operai avevano sopportato lungo tempo questa situazione, finchè un incidente, in apparenza minima, non fece passare la misura.

Nel maggio 1896, in occasione dell’incoronamento — rimandato da due anni per paura dei rivoluzionari — dello czar Nicola II, i padroni diedero prova di zelo patriottico con l’imporre agli operai tre giorni di forzata disoccupazione, ma rifiutarono di pagare i salari di queste tre giornate. Gli operai tessitori, irritati, si posero in movimento e decisero lo sciopero per rivendicare: il pagamento delle tre giornate di forzata disoccupazione, l’orario di 10 ore, l’aumento del salario.

Questo succedeva il 24 maggio. Una settimana dopo, le tessiture e filature erano tutte chiuse e 40.000 operai scioperavano. Oggi, questo avvenimento può sembrare lieve in confronto dei vasti scioperi generali della Rivoluzione. Ma nella Russia politicamente arretrata di quell’epoca, uno sciopero generale era cosa inaudita, una rivoluzione in pic[p. 17 modifica]colo. Naturalmente, si ebbero le persecuzioni più brutali, un migliaio di operai furono arrestati e rimandati ai loro paesi, lo Sciopero generale fu schiacciato.

Noi troviamo già in questo fatto tutte le caratteristiche dello sciopero generale successivo: l’occasione immediata dei movimento fu assolutamente fortuita e persino accessoria, lo scoppio fu spontaneo. Ma nella realizzazione del movimento apparvero i frutti dell’agitazione condotta durante parecchi anni dalla democrazia socialista: nel caso dello sciopero generale, i propagandisti socialisti furono alla testa del movimento, lo diressero e l’utilizzarono per una viva agitazione rivoluzionaria. Inoltre, lo sciopero fu esteriormente una semplice lotta per i salari, ma d’atteggiamento del Governo e l’agitazione della Socialdemocrazia ne fecero un avvenimento politico di speciale importanza. Infine, lo sciopero tu schiacciato, gli operai subirono una «sconfitta».

Nondimeno, nel mese di gennaio dell’anno successivo (1897), gli operai tessili di Pietrogrado rinnovarono lo sciopero generale ed ottennero questa volta una vittoria clamorosa; l’introduzione della giornata di 11 ore e mezzo in tutta la Russia. E, risultato ancor più grande: in seguito al primo sciopero generale del 1896, proclamato senza l’ombra d’organizzazione, nè di fondi di resistenza, comincia nella Russia una lotta sindacale intensiva, che ben presto da Pietrogrado s’estende al resto del paese, aprendo all’agitazione ed all’organizzazione della socialdemocrazia nuovi orizzonti e con ciò preparando, nell’apparente silenzio sepolcrale del periodo successivo, con un lavoro invisibile di talpa, la Rivoluzione proletaria.

Lo scoppio dello sciopero del Caucaso, nel marzo 1902, fu in apparenza altrettanto fortuito e causato da parziali circostanze puramente economiche, per quanto differenti da quelle del 1896. Esso si riallaccia all’aspra crisi industirale e commerciale, che precorse in Russia la guerra russo-giapponese, ed insieme con essa fu il fattore più potente del fermento rivoluzionario. La crisi produsse una enorme disoccupazione, facilitando l’agitazione nella massa proletaria.

Con l’intento di calmare la classe operaia, il Governo fece trasportare a tappe, nei loro paesi di origine, le «braccia superflue». Un simile provvedimento provocò a Batum una protesta in massa, che condusse a dimostrazioni, ad arresti, ad un massacro ed infine ad un processo, politico, nel quale l’episodio puramente economico e parziale assunse d’un colpo l’aspetto di un avvenimento politico e rivoluzionario. L’eco di questo sciopero condotto e finito «senza. risultato» fu una serie di dimostrazioni in massa dei lavo[p. 18 modifica]ratori di Niyni-Novgorod, di Saratov, d’altre città e quindi un impulso potente per il fiotto generale del movimento rivoluzionario.

Nel novembre 1902 ebbe poi la sua vera ripercussione rivoluzionaria nello sciopero generale di Rostov, sul Don. L’occasione di questo movimento fu un conflitto per i salari, sorto nelle officine ferroviarie di Vladicaucaso. L’amministrazione voleva ridurre i salari; il Comitato socialista del Don lanciò un manifesto invitando allo sciopero generale per le seguenti rivendicazioni: giornata di 9 ore, aumento dei salari, abolizione delle punizioni, licenziamento di taluni ingegneri, ecc. Tutti gli operai delle officine si posero in isciopero. Tutte le altre categorie si unirono ad essi e d’un tratto s’ebbe a Rostov una situazione senza esempio; sospeso ogni lavoro industriale, comizi di 15 a 20.000 operai tenuti in piazza, spesso circondati da un cordone di cosacchi, oratori socialisti v’intervengono per la prima volta e pronunziano discorsi ardenti sul socialismo e sulla libertà politica, accolti con entusiasmo; appelli rivoluzionari sono diffusi a migliaia di copie.

In mezzo alla Russia assopita nell’assolutismo, il proletariato di Rostov conquistò per la prima volta il suo diritto di riunione, la sua libertà di parola. Certamente, anche qui, non senza vittime. In pochi giorni, il conflitto sorto per i salari nelle officine ferroviarie assunse le proporzioni di uno sciopero generale politico nelle strade. Come conseguenza, seguì subito un altro sciopero generale alla stazione di Tichoretzkaïa, sulla stessa linea.

Là ancora finì con una repressione violenta, con un processo, e Tichoretzkaïa prese il suo posto nella ininterrotta catena dei movimenti rivoluzionari.

La primavera del 1903, dà la risposta agli scioperi vinti di Rostov e di Tichoretzkaïa; nel maggio, giugno, luglio, tutto il mezzogiorno della Russia è in fuoco. Baku, Tiflis, Batum, Elisavetgrad, Odessa, Kiew, Nicolaiew, Ekaterinoslav, sono in sciopero. Ma anche allora, il movimento non parte da un centro secondo un piano concepito in precedenza; affluisce da punti diversi, per motivi diversi ed ognuno sotto forme differenti. Baku apre la marcia: parecchi scioperi parziali per questioni di salario in diverse officine finiscono di riunirsi in uno sciopero generale.

Questo il grandioso sciopero generale del Mezzogiorno della Russia nel 1903; da mille piccoli canali di lotte economiche parziali e da piccoli incidenti «fortuiti» si formò rapidamente un vasto mare, cambiando per qualche settimana tutto il Mezzogiorno in una bizzarra repubblica operaia rivoluzionaria. [p. 19 modifica]L’anno 1904 portava sin dal principio la guerra e, per un certo tempo, una pausa del movimento degli scioperi generali. Dapprima, un torbido fiotto di dimostrazioni «patriottiche» organizzate dalla polizia, si distese sul paese. La società borghese «liberale» fu schiacciata dallo sciovinismo czarista ufficiale. Ma ben presto, la socialdemocrazia riprese possesso del campo di battaglia; alle dimostrazioni politiche della canaglia patriottica si opposero le dimostrazioni operaie rivoluzionarie. Alla fine, le vergognose sconfitte dell’esercito czarista svegliarono la stessa società liberale dal suo assopimento; si aprì l’era dei Congressi, dei banchetti, dei discorsi, dei manifesti liberali e democratici. Lassolutismo, momentaneamente schiacciato sotto l’onta della guerra, lasciò ai signori liberali l’agio di contare sulla sua decadenza, ed essi sì vedevano già davanti al paradiso della democrazia.

Il liberalismo occupa la scena politica per un semestre, il proletariato rientra nell’ombra. Soltanto, dopo una lunga depressione, l’assolutismo riprende forza, la camarilla si rianima e con un solo colpo di piede dei cosacchi, fa ritornare, in dicembre, tutta l’azione liberale nel suo buco. Proibiti i banchetti, i discorsi, i Congressi, come un’«audace pretesa», il liberalismo perde tutto il suo latino. Ma proprio quando il liberalismo rientra nell’ombra, l’azione del proletariato incomincia di nuovo. Nel dicembre 1904 scoppia il grande sciopero generale di Baku; la classe operaia rioccupa il campo di battaglia. Proibita la parola, ridotta al silenzio la voce, riprende l’azione. A Baku, durante parecchie settimane, in pieno sciopero generale, la socialdemocrazia è padrona assoluta della situazione e gli avvenimenti avrebbero provocato una emozione straordinaria, se non fossero stati presto sorpassati dal fiotto montante della Rivoluzione, al quale, essi stessi avevano dato lo slancio. Le notizie confuse sullo sciopero generale di Baku non erano ancora pervenute in tutte le terre dell’impero, che scoppiava lo sciopero generale a Pietrogrado.

Là ancora, l’occasione fu minima. Due operai dei cantieri Putilov erano stati licenziati perchè iscritti all’associazione «legale» di Zoubatov. Tale misura di rigore provocò uno sciopero di solidarietà di tutti gli operai dei cantieri, in numero di 12.000. In occasione dello sciopero, i socialisti cominciarono una viva agitazione per estendere le rivendicazioni, e proposero quella della giornata di otto ore, del diritto di coalizione, della libertà di parola e di stampa, ecc., ecc.

Il fermento si estese agli altri proletari ed in pochi giorni 140.000 operai erano in sciopero. Deliberazioni in [p. 20 modifica]comune e discussioni tempestose condussero all’elaborazione di quella «Carta proletaria della libertà civile», per la quale il 5-22 gennaio, 200.000 operai, condotti dal prete Gapon, sfilarono davanti il palazzo dello czar. In una settimana, il conflitto dei due operai licenziati dai cantieri di Putilov si è trasformato in prologo della più grande rivoluzione dei tempi moderni.

VIII.

Sono conosciuti i successivi avvenimenti. Il massacro di Pietrogrado provocava, in gennaio e febbraio, in tutti i centri industriali e nelle città della Russia, della Polonia, della Lituania, delle provincie baltiche, del Caucaso, della Siberia, scioperi generali giganteschi. Ma se si guarda più da vicino, si vede che allora gli scioperi generali avvengono sotto altre forme, che nel periodo precedente. Questa volta, dappertutto le organizzazioni socialiste ne presero l’iniziativa, dappertutto la solidarietà rivoluzionaria con il proletariato di Pietrogrado fu affermata espressamente come motivo e come scopo dello sciopero generale; dappertutto si ebbero subito manifestazioni e conflitti con la truppa.

Eppure, neppur là fu questione di piani preparati o di azione organizzata, poichè gli appelli dei partiti giungevano appena ad andare di pari passo con i sollevamenti spontanei della massa; appena i dirigenti avevano il tempo di esprimere la parola d’ordine alla folla proletaria, che si precipitava in avanti.

Altra differenza: gli scioperi generali precedenti avevano la loro origine nel concorso di lotte diverse per i salari, le quali nella tendenza generale della situazione rivoluzionaria e sotto l’impulso dell’agitazione dei socialisti, diventavano presto manifestazioni politiche; l’elemento economico e l’azione sindacale erano il punto di partenza, la azione combinata di classe e la direzione politica diventavano il risultato finale. Adesso invece, avveniva il contrario. Gli scioperi generali del gennaio e febbraio scoppiarono prima come azione rivoluzionaria unita, sotto la direzione della socialdemocrazia; ma quest’agitazione si ruppe ben presto in una infinità di scioperi locali, frazionati, economici, in diverse regioni, città, mestieri, officine. Durante tutta la primavera del 1905 e sino all’autunno fermentò nel gigantesco impero una lotta economica infaticabile di tutto il proletariato contro il capitale; lotta che guadagnò in alto le professioni liberali e piccolo-borghesi, impiegati di commercio e di banca, ingegneri, attori, artisti, e penetrò in basso fino alle genti di servizio, sino agli strati del pro[p. 21 modifica]letariato straccione, rovesciandosi dalla città nelle campagne e bussando persino alle porte delle Caserme.

Immenso quadro variopinto, riflettente tutta la complessità dell’organismo sociale, della coscienza politica di ciascuna categoria e di ciascuna regione; tutta la lunga scala che va dalla lotta sindacale regolare allo scoppio della protesta amorfa di un pugno di proletari agricoli ed alla prima ribellione confusa di una guarnigione militare eccitata; dalla rivolta elegante e ben educata in polsini e colletti negli uffici di una banca ai movimenti misti di audacia e di esitazione di una riunione segreta di poliziotti, in una Caserma affumicata e sporca.

Secondo la teoria degli amatori di lotte «regolate e disciplinate» secondo un piano ed uno schema, e specialmente di coloro, i quali vogliono sapere sempre esattamente, da lontano, come «si sarebbe dovuto fare», la dispersione di una grande azione di sciopero generale politico in una infinità di lotta economiche, fu probabilmente un «grosso errore» che «paralizzava» quell’azione e la cambiava in un «fuoco di paglia». Persino il Partito socialdemocratico di Russia, il quale è attore e non «autore» della rivoluzione e deve apprendere le leggi solamente durante il suo corso, per qualche tempo si trovò disorientato per il riflusso, in apparenza sterile, della prima marea di sciopero generale.

Ma la storia, che aveva commesso quel «grosso errore», preservava così, senza curarsi dei ragionamenti di coloro, i quali si erigevano a maestri di scuola senza averne l’incarico, un lavoro gigantesco di Rivoluzione, tanto inevitabile, quanto incalcolabile nelle conseguenze.

L’improvviso sollevamento generale del proletariato in gennaio, sotto il forte impulso degli avvenimenti di Pietrogrado era un atto politico di dichiarazione di guerra rivoluzionaria contro l’assolutismo. Ma questa prima azione generale e diretta di classe non ebbe che una prepotente ripercussione all’interno, suscitando per la prima volta, come con una scossa elettrica, il sentimento di classe e la coscienza di classe in milioni e milioni di uomini.

E questo risveglio del sentimento di classe risulta immediatamente dal fatto che una massa proletaria ebbe di un solo colpo coscienza del carattere insopportabile della esistenza sociale ed economica, ch’essa da tanto tempo subiva sotto le catene dei capitalisti. Allora sorge spontaneo un movimento generale per scuotere e spezzare quelle catene. Sotto mille forme, le sofferenze del proletariato moderno rinnovano il ricordo delle vecchie piaghe sempre sanguinanti. Qui, si lotta per la giornata delle otto ore, là [p. 22 modifica]contro il lavoro a cottimo; qui, si mettono a posto padroni brutali, là si battaglia contro l’infame sistema delle multe; dappertutto si lotta per salari migliori, qua e là per la soppressione del lavoro a domicilio.

Nelle grandi città, mestieri antiquati e svalutati; piccole città provinciali assopite sino ad allora in un sonno idilliaco; il villaggio con la sua proprietà uscita dal servaggio.... tutto ciò, d’un tratto svegliato dal lampo del gennaio, si ricorda dei suoi diritti e febbrilmente cerca di riprendere il tempo perduto.

La lotta economica, in questo caso, fu dunque in realtà non uno sparpagliamento, una spezzettatura d’azione, ma unicamente un cambiamento di fronte, una trasformazione brusca e naturale della prima battaglia generale con l’assolutismo in una battaglia generale contro il capitalismo, la quale, conforme al suo carattere, assunse la forma di lotta per il salario isolato e disperso.

Non si dica che l’azione politica di classe, in gennaio fosse spezzata per il fatto che lo sciopero generale si disperse in scioperi economici; al contrario, dopo esaurite le possibilità contenute nell’azione politica, data la situazione, l’azione politica stessa si trasformò in un’azione economica.

Ed infatti, che cosa poteva dare di più lo sciopero generale del gennaio? Soltanto una inintelligenza completa poteva ripromettersi l’annientamento dell’assolutismo, tutto di un colpo, con un solo sciopero generale «prolungato» secondo il tipo anarchico.

L’assolutismo in Russia deve essere abbattuto dal proletariato. Ma il proletariato ha bisogno perciò di un alto grado di educazione politica, di coscienza di classe e di organizzazione. Tutte queste condizioni, esso non può procurarsele negli opuscoli e nei fogli volanti; gli verranno soltanto dalla scuola politica vivente della lotta e nella lotta, durante la marcia della Rivoluzione.

IX.

Il periodo di lotte economiche dalla primavera all’autunno 1905 dava al proletariato, grazie all’ardente agitazione dei socialisti, la possibilità di acquistare tutti gl’insegnamenti del prologo di gennaio e di rendersi conto del futuro còmpito della Rivoluzione.

Ma un altro risultato, di carattere sociale duraturo, si ebbe da quel periodo: l’elevamento generale del livello di esistenza del proletariato, livello economico, sociale ed intellettuale. [p. 23 modifica]Gli scioperi della primavera 1905 furono vittoriosi quasi dappertutto. Come esempio di una enorme collezione di fatti, citiamo gli scioperi importanti di Varsavia, diretti dalla social-democrazia: nei 22 più grandi stabilimenti metallurgici, gli operai conquistarono, con uno sciopero di cinque settimane, la giornata di 9 ore ed un aumento di salario dal 15 al 25 %. Nelle 10 officine dell’industria del legno, gli operai conquistarono la giornata di 8 ore ed un aumento di salario. Tutta l’industria edilizia cominciò lo sciopero il 27 febbraio, chiese, secondo la parola d’ordine data dalla social-democrazia, la giornata di 8 ore, e l’11 marzo otteneva la giornata di 9 ore, l’aumento di salario per tutte le categorie, il pagamento regolare del salario ogni settimana. I pittori, i carradori, i sellai, i fabbri, conquistarono in comune la giornata di 8 ore senza riduzione di salario. Le officine dei telefoni scioperarono dieci giorni ed ottennero le 8 ore e dal 10 al 15%, d’aumento del salario. I 10.000 operai della officina tessile Hielle e Dietrich conquistarono, dopo una settimana di sciopero, la riduzione di un’ora della giornata di lavoro ed un aumento di salario dal 5 al 10%. E si constatano eguali risultati in tutte le altre industrie della Polonia.

Nella Russia, la giornata di otto ore fu conquistata da parecchie categorie a Baku, Kiev, Samara, Vladivostock, Bodrorijsk, Tifiis, Moroscov; di otto ore e mezzo ad Orel e nel porto di Pietrogrado: di nove ore in tutte le officine ferroviarie; in parecchi arsenali dello Stato, in diverse industrie a Berdjansk, Poltava, Minsk, Nicolaiew; di dieci ore in numerose località da categorie diverse.

Gli aumenti di salario sono in generale meno considerevoli che la riduzione della giornata delle ore di lavoro; ma pur sempre importanti; così, a Varsavia, le officine municipali stabilirono un aumento del 15%: a Ivanovo-Vosnesenske, centro d’industria tessile, dal 7 al 15 %; a Kovno, il 75% per cento della popolazione operaia ebbe aumenti di salario. Un minimo fisso di salario fu introdotto nelle panetterie di Odessa, nei cantieri marittimi della Neva a Pietrogrado, ecc.

Le concessioni furono ritirate più di una volta, o qua o là. Ma ciò fu occasione di nuove lotte di rivincita, più accanite ancora, e così il periodo di scioperi del 1905 diventò a sua volta il prologo di una serie indefinita di lotte economiche sempre più estese. Nei periodi di calma apparente della Rivoluzione, quando i telegrammi non portavano alcuna notizia clamorosa della guerra interna della Russia ed il lettore dell’Europa occidentale gettava via disilluso il suo giornale, mormorando che «non succede niente [p. 24 modifica]in Russia», realmente in tutte le profondità dell’impero, giorno per giorno, ora per ora, continuava il grande lavoro sotterraneo della Rivoluzione.

Quel che è di più prezioso perchè permanente in questo flusso e riflusso della marea rivoluzionaria, la intellettualità della classe operaia si sviluppa rapidamente, e tale sviluppo d'intelligenza e di civiltà nel proletariato dà una garanzia infrangibile del suo ulteriore progresso nella lotta, sia economica, sia politica.

Non solo: gli stessi rapporti fra operai e padroni sono rovesciati; dopo gli scioperi del 1905 il principio del capitalista «padrone nella sua officina» è soppresso di fatto. Nelle più grandi officine di tutti i centri importanti è sorta, quasi spontaneamente, l’istituzione dei Comitati Operai, con i quali soltanto deve trattare il padrone e che decidono di tutti i conflitti.

Ed infine, anco di più: gli scioperi in apparenza caotici e l’azione rivoluzionaria « disorganizzata » del periodo successivo allo sciopero generale del gennaio, diventano il punto di partenza di un febbrile lavoro di organizzazione. La signora storia ride sul naso agli uomini delle formule burocratiche, i quali montano severamente la guardia alle porte della prosperità dei sindacati tedeschi. Le organizzazioni, che in Germania dovrebbero essere edificate in precedenza, come condizione indispensabile ad un tentativo eventuale di un eventuale sciopero, in Russia, al contrario, sono precisamente sorte dallo sciopero generale! E mentre i guardiani dei sindacati tedeschi hanno anzitutto paura che in un turbine rivoluzionario queste organizzazioni possano andare in pezzi, come porcellane preziose, la Rivoluzione russa ci mostra uno spettacolo opposto; dalla tormenta e dall’uragano, dalle fiamme e dal fuoco, dagli scioperi generali, dalle battaglie nelle vie, quel che emerge — come Venere dalla schiuma del mare — freschi, giovani forti, contenti della vita, sono... i sindacati!



  1. F. Engels, I Bakounisti all’opera, nella raccolta di articoli: Internationales aus dem «Wolksstaat», pag. 20.