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Orlando furioso (sec. la stampa 1532)/Canto 45

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Canto 45

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Canto 44 Canto 46

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CANTO XLV



[1]

Q
Vato piū ſu l’inſtabil ruota vedi

     V/ Di Fortuna ire in alto il mifer’huomo:
     Tanto piū toſto hai da vedergli i piedi
     Oue hora ha il capo, e far cadendo il tomo,
     Di qſto eſempio e Policrate: e il Re di
Lidia, e Dionigi, & altri ch’io non nomo,
     Che rumati ſon da la ſuprema
     Gloria: in vn di ne la miſeria eſtrema.

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[2]
Coſi all’incontro quanto piú depreſſo
     Quato e piú l’huom di qſta ruota al ſodo
     Tanto a quel punto piú ſi troua appretto
     C ha da ſalir ſé de girarti in tondo,
     Alcun fu’l ceppo quaſi il capo ha meſſo
     Ch l’altro giorno ha dato legge al mòdo,
     Seruio e Mario, e Vétidio l’nano moſtro
     Al tempo antico, e il Re Luigi al noſtro.

[3]
Il Re luigi ſuocero del figlio
     Del Duca mio, che rotto a Santo Albino
     E giunto al ſuo nimico ne l’artiglio
     A reſtar ſenza capo ſu vicino,
     Scorie di qſto ancho maggior periglio
     Nò molto inazi il gran Mathia Coruino:
     Poi l’un de Franchi paſſato quel punto,
     l’altro al Regno de gli Vngari ſu affúto

[4]
Si vede per gli eſſempii: di che piene
     Sono l’antiche e le moderne hiſtorie,
     Ch’I béva dietro al male, e’l male al bene
     E ſin ſon l’un de l’altro, e biaſmi e glorie,
     E che ſidarſi a l’huom non ſi conuiene
     In ſuo theſor: ſuo regno, e ſue vittorie,
     Ne diſperarfi per Fortuna auuerſa
     Che ſempre la ſua ruota in giro verſa.

[5]
Ruggier per la vittoria e’ hauea hauuto
     Di Leone, e del padre Imperatore,
     In tanta confidentia era venuto
     Di ſua fortuna, e di ſuo gran valore,
     Che ſenza compagnia fenz’ altro aiuto
     Di poter egli ſol gli daua il core
     Fra ceto a pie e a cauallo armate ſquadre
     Vccider di ſua mano il figlio e il padre.

[6]
Ma quella, che non vuol che ſi prometta
     Alcun di lei: gli moſtro in pochi giorni
     Come toſto alzi, e toſto al baffo metta
     E toſto auuerſa, e toſto amica torni,
     Lo ſé conoſcer quiui da chi in fretta
     A proccacciargli andò diſagi e ſcorni,
     Dal cauallier che ne la pugna ſiera
     Di man fuggito a gran fatica gli era.

[7]
Coſtui fece ad Vngiardo ſaper come
     Quiui il Guerrier: e’ hauea le genti rotte
     Di Coſtantino, e per molt’ anni dome:
     Stato era il giorno e vi ſtaria la notte:
     E che Fortuna preſa per le chiome
     Senza che piú trauagli, o che piú lotte
     Dará al ſuo Re, ſé fa coſtui prigione:
     Ch’ a Bulgari lui preſo: il giogo pone.

[8]
Vngiardo da la gente che ſuggita
     De la battaglia a lui s’era ridutta:
     (Ch’ a parte a parte v’ arriuo inſinita
     Perdi’ al ponte paſſar non potea tutta:)
     Sapea come la ſtrage era ſeguita
     Che la meta de Greci hauea diſtrutta,
     E come vn Cauallier ſolo era ſtato
     Ch’ u capo rotto: e l’altro hauea faluato.

[9]
E che ſia da ſé ſteffo ſenza caccia
     Venuto a dar del capo ne la rete,
     Si marauiglia: e moſtra che gli piaccia
     Con viſo e geſti e con parole liete,
     Aſpetta che Ruggier dormèdo giaccia
     Poi manda le ſue gente chete chete,
     E fa il buon cauallier ch’alcun ſoſpetto
     Di queſto non hauea: prender nel letto.

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[10]
Accuſato Ruggier dal proprio ſcudo
     Ne la Citta di Nouengrado reſta
     PrigiO d’Vngiardo, il piud’ognialtro crudo:
     Che fa di ciò marauiglioſa feſta,
     E ch può far Ruggier poi ch glie nudo?
     Et e legato giá quando ſi deſta?
     Vngiardovn ſuo corrier ſpaccia a ſtaffetta
     A dar la nuoua a Coſtatino in fretta.

[11]
Hauea leuato Coſtantin la notte
     Da le ripe di Saua ogni ſua ſchiera,
     E ſeco a Beleticche hauea ridotte
     Che Citta del Cognato Androphilo era,
     Padre di quello a cui ſorate e rotte
     (Come ſé ſtate ſoſſino di cera)
     Al prio icotro l’arme hauea il gagliardo
     Cauallier’ hor pgió del fiero Vnghiardo.

[12]
Quiui ſortiſicar facea le mura
     l’Imperatore, e riparar le porte,
     Che de Bulgari ben non s’afficura
     Che co la guida d’ un guerrier ſi ſorte
     Non gli faccino peggio che paura,
     E’l reſto póghin di ſua gente a morte,
     Hor che l’ode prigion ne quelli teme
     Ne ſé co lor ſia il modo tutto inſieme.

[13]
l’Imperator nuota in vn mar di latte
     Ne per letitia fa quel che ſi faccia:
     Ben ſon le genti Bulgare disfatte
     Dice con lieta e con ſicura faccia,
     Come de la vittoria chi combatte
     Se troncaſſe al nimico ambe le braccia
     Certo faria: coſi n’ e certo e gode
     l’Imperator, poi che’l guerrier pſo ode.

[14]
Non ha minor cagion di rallegrarli
     Del patre il figlio, ch’oltre che ſi ſpera
     Di racquiſtar Belgrado, e ſoggiugarſi
     Ogni contrada che de Bulgari era,
     Diſegna acho il Guerriero amico farſi
     Con beneſici, e ſeco hauerlo in ſchiera,
     Ne Rinaldo ne Orlando a Carlo Magno
     Ha da inuidiar: ſé gli e coſtui cOpagno.

[15]
Da queſta voglia e ben diuerſa qlla
     Di Theodora: a chi’l ſigliuolo vcciſe
     Ruggier: con l’haſta che da la mamella
     Paſſo alle ſpalle: e vn palmo ſuor ſi miſe,
     A Coſtantin del quale era ſorella
     Cortei ſi gitto a piedi: e gli conquiſe
     E intenerigli il cor d’alta pietade
     Col largo pianto che nel ſen le cade.

[16]
Io non mi leuero da queſti piedi
     (Difs’ella) Signor mio ſé del fellone
     Ch’uccife il mio ſigliuol, no mi conciedi
     Di védicare, hor che l’habbian prigioe,
     Oltre che ſtato t’e nipote, vedi
     Quanto t’ amo: vedi quant’ opre buone
     Ha per te fatto, e vedi s’ haurai torto
     Di non lo vendicar, di chi l’ha morto.

[17]
Vedi che per pietá del noſtro duolo
     Ha Dio fatto leuar da la campagna
     Queſto crudele: e come augello a volo
     A dar ce l’ha condotto ne la ragna,
     Accio in ripa di Styge il mio ſigliuolo
     Molto ſenza vendetta non rimagna,
     Dammi coſtui Signore: e ſii contento
     Ch’ io diſacerbi il mio col ſuo tormento.

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[18]
Coſi ben piange: e coſi ben ſi duole:
     E coſi bene & efficace parla,
     Ne da i piedi leuar mai ſé gli vuole
     (Bé che tre volte e quattro per leuarla
     Vſaſſe Coſtantino atti e parole)
     Ch’ egli e ſorzato al ſin di contentarla,
     E coſi comando che ſi faceſſe
     Colui condurre: e in man di lei ſi deſſe.

[19]
E per non fare in ciò lunga dimora
     Códotto hanno il Guerrier del Liocorno
     E dato in mano alla crudel Theodora,
     Che nò vi ſu interuallo piú d’ un giorno,
     Il far che ſia ſquartato viuo, e muora
     Publicamente con obbrobrio e ſcorno,
     Poca pena le pare, e ſtudia e penſa
     Altra trouarne inuſitata e immenſa.

[20]
La femina crudel lo fece porre
     Inchatenato e mani e piedi e collo
     Nel tenebroſo fondo d’ una torre,
     Oue mai non entro raggio d’Apollo:
     Fuor ch’un poco di pan muſſato: torre
     Gli ſé ogni cibo: e ſenza anchor laſſollo
     Duo di tal’hora, e lo die in guardia a tale
     Ch’ era di lei piú pronto a fargli male.

[21]
O ſé d’Amon la valoroſa e bella
     Figlia, o ſé la magnanima Marphiſa
     Haueſſe hauuto di Ruggier nouella
     Ch’in prigion tormentaſſe a qſta guiſa:
     Per liberarlo faria queſta e quella
     Poſtafi al riſchio di reſtarne vcciſa,
     Ne Bradamate hauria per dargli aiuto
     A Beatrice o Amon riſpetto hauuto.

[22]
Re Carlo intanto hauendo la promeſſa
     A coſtei fatta in mente: che conſorte
     Dar non le laſciera che ſia men d’ eſſa
     Al paragon de l’arme ardito e ſorte,
     Queſta ſua volunta con trombe eſprefla
     Non ſolamente ſé nela ſua corte,
     Ma i ogni terra al ſuo Imperio ſoggetta:
     Onde la fama andò pel mondo in fretta.

[23]
Queſta codition contiene il bando
     Chi la ſiglia d’ Amon per moglie vuole
     Star con lei debba a paragon del brando
     Dal’apparire al tramutar del Sole,
     E fin’ a queſto termine durando
     E non ſia vinto: fenz’ altre parole
     La Donna da lui vinta eſſer s’ intenda:
     Ne poſſa ella negar che non lo prenda.

[24]
E che l’eletta ella de l’arme dona
     Senza mirar chi ſia di lor che chiede,
     E lo potea ben far, perch’era buona:
     Co tutte l’arme o ſia a cauallo o a piede,
     Amon che contraſtar con la Corona
     Non può ne vuole: al ſin sforzato cede,
     E ritornare a Corte ſi conſiglia
     Dopo molti diſcorſi: egli e la ſiglia.

[25]
Anchor che ſdegno e cholera la madre
     Contra la ſiglia hauea, pur p ſuo honore
     Veſti le fece far ricche e leggiadre
     A varie ſoggie, e di piú d’ un colore,
     Bradamante alla Corte andò col padre
     E quando quiui non trouo il ſuo amore
     Piú nò le parue quella Corte quella
     Che le ſolea parer giá coſi bella.

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[26]
Còe chi viſto habbia l’Aple o il Maggio
     Giardin di ſrondi, e di bei fiori adorno
     E lo riuegga poi che’l Sol’il raggio
     All’Auſtro ichina: e laſcia breue il giorno
     Lo troua dferto horrido e ſeluaggio,
     Coſi pare alla Dona al ſuo ritorno
     Che da Ruggier la Corte abandonata
     Quella no ſia e’ hauea al partir laſciata.

[27]
Domandar nò ardiſce che ne ſia
     Accio di ſé nò dia maggior ſoſpetto,
     Ma pon l’orecchia, e cerca tuttauia
     Che ſenza domandar le ne ſia detto,
     Si fa ch’egli e partito, ma che via
     Pres’ habbia nò fa alcun vero concetto:
     Perche partendo ad altri non ſé motto
     Ch’ allo feudier che ſeco hauea códotto.

[28]
O come ella ſoſpira, o come teme
     Sentendo che ſé n’ e come fuggito,
     O come fopra ogni timor le preme
     Che per porla in oblio ſé ne ſia gito,
     Che viſtofi Amon cútra, & ogni ſpeme
     Perduta, mai piú d’efferle marito
     Si ſia fatto da lei lòtano ſorſè
     Coſi ſperando dal ſuo amor difeiorfe.

[29]
E ch fatt’ habbia achor qualche diſegno
     Per piú toſto leuarſela dal core
     D’andar cercando d’uno in altro regno
     Dona per cui ſi ſcordi il primo amore:
     Come ſi dice che ſi ſuol d’un legno
     Tal’hor chiodo co chiodo cacciar ſuore
     Nuouo penſier, ch’a queſto poi ſuccede
     Le dipinge Ruggier pieno di fede.

[30]
E lei che dato orecchie habbia riprende
     A tanta iniqua fuſpitione e ſtolta:
     E coſi I’ un penſier Ruggier difende:
     L’altro l’accufa: & ella amenduo aſcolta,
     E quádo a queſto e quado a ql s’aprède
     Ne riſoluta a qſto o a quel ſi volta,
     Pur’ all’opinion piú toſto corre
     Che piú le gioua: e la contraria abhorre.

[31]
E talhor’ ancho che le torna a mente
     Quel che piú volte il ſuo Ruggier le ha detto,
     Cóe di graue error ſi duole e péte
     C’hauuto n’ habbia geloſia e ſoſpetto,
     E come foſſe al ſuo Ruggier preſente
     Chiamali in colpa, e ſene batte il petto,
     Ho fatto error (dice ella) e me n’ aueggio
     Ma chi n’ e cauſa e cauſa achor di peggio

[32]
Amor n’e cauſa: che nel cor m’ha impſſo
     La ſorma tua, coſi leggiadra e bella,
     E porto ci ha l’ardir: l’ingegno appreſſò:
     E la virtú di che ciaſcun fauella,
     Ch’ impoſſibil mi par ch’oue conceſſo
     Ne ſia il veder, ch’ogni donna e dozella
     No ne ſia acceſa, e che non vſi ogni arte
     Di ſciorti dal mio amor, e al ſuo legarte.

[33]
Deh haueſſe Amor coſi ne i pèſier miei
     Il tuo penſier: come ci ha il viſo ſculto,
     Io ſon ben certa che lo trouerei
     Paleſe tal: qual’io lo ſtimo occulto,
     E che ſi ſuor di geloſia farei
     Ch’ adhoradhor, nò mi farebbe inſulto
     E doue a pena hor’ e da me reſpinta
     Rimarria morta: no che rotta e vinta,

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[34]
Son ſimile all’Auar e’ ha il cor ſi intento
     Al ſuo theſoro, e ſi ve l’ha ſepolto,
     Che non ne può lontan viuer contento
     Ne non Tempre temer che gli ſia tolto,
     Ruggiero hor può, ch’io no ti veggo e feto
     In me piú de la ſpeme il timor molto,
     Ilqual benché bugiardo e vano io creda
     Non poſſo far di non mi dargli in preda.

[35]
Ma non apparirá il lume ſi toſto
     A gliocchi miei del tuo viſo giocondo:
     Contra ogni mia credenza a me nafeoſto:
     Nò ſo in qual parte (o Ruggier mio) del mòdo
     Come il falſo timor fará depoſto
     Da la vera ſperanza: e meſſo al fondo:
     Deh torna a me Ruggier, torna e coforta
     La ſpeme che’l timor quaſi m’ha morta.

[36]
Come al partir del Sol ſi fa maggiore
     l’ombra: onde naſce poi vana paura
     E come all’apparir del ſuo ſplendore
     Vien meno I* ombra: e’l timido aſſicura,
     Coſi ſenza Ruggier ſento timore
     Se Ruggier veggo in me timor nò dura,
     Deh torna a me Ruggier, deh torna pria
     Che’l timor la ſperanza in tutto opprima,

[37]
Come la notte ogni ſiamella e viua
     E riman ſpenta ſubito ch’aggiorna:
     Coſi quando il mio Sol di ſé mi priua
     Mi leua incontra il rio timor le corna,
     Ma nò ſi toſto all’Orizonte arriua
     Che’l timor ſugge, e la ſperanza torna,
     Deh torna a me: deh torna o caro lume
     E ſcaccia il rio timor che mi conſume.

[38]
Se’l Sol ſi feoſta e laſcia i giorni breui
     Quanto di bello hauea la terra aſconde:
     Fremono i venti, e portan ghiacci e nieui
     Nò canta augel, ne fior ſi vede o ſronde,
     Coſi qualhora auuien, che da me leui
     O mio bel Sol, le tue luci gioconde
     Mille timori e tutti iniqui fanno
     Vn’aſpro verno in me piú volte l’anno.

[39]
Deh torna a me mio Sol, torna e rimena
     La deſiata dolce Primauera,
     Sgobra i ghiacci e le nieui, e raſſerena
     La mente mia ſi nubiloſa e nera,
     Qual Progne ſi lamenta o Philomena
     Ch’ acercar eſca a i figliolini ita era
     E troua il nido voto, o qual ſi lagna
     Turture e’ ha perduto la compagna.

[40]
Tal Bradamante ſi dolea, che tolto
     Le foſſe ſtato il ſuo Ruggier temea:
     Di lachryme bagnando ſpeffo il volto
     Ma piú celatamente che potea:
     O quanto quanto ſi dorria piú molto
     S’ ella ſapeſſe quel che non ſapea:
     Che co pena e co ſtratio il ſuo conſorte
     Era in prigion dannato a crudel morte,

[41]
La crudeltá ch’uſa l’iniqua vecchia
     Contra il buon Cauallier che preſo tiene
     E che di dargli morte s’ apparecchia
     Con nuoui ſtratii e non vſate pene,
     La ſuperna bontá fa ch’all’orecchia
     Del corteſe ſigliuol di Ceſar viene:
     E ch gli mette in cor come l’aiute
     E non laſci perir tanta virtute.

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[42]
II corteſe Leon che Ruggiero ama:
     Non che ſappi perho che Ruggier ſia,
     Moſſo da quel valor ch’unico chiama
     E che gli par che ſoprhumano ſia
     Molto ſra ſé diſcorre ordiſce e trama
     E di ſaluarlo al ſin troua la via:
     In guiſa che da lui la Zia crudele
     Offefa non ſi tenga e ſi querele.

[43]
Parlo in ſecreto a chi tenea la chiaue
     De la prigione, e che volea gli diſſe
     Vedere il Cauallier: pria che ſi graue
     Sententia contra lui data ſeguiſſe,
     Giunta la notte: vn ſuo fedel ſeco haue
     Audace e ſorte, & atto a zuffe e a riſſe,
     E fa che’l Cartellali fenz’ altrui dire
     Ch’egli foſſe Leon, gli viene aprire.

[44]
Il caſtellan, ſenza ch’alcun de ſui
     Seco habbia: occultamente Leon mena
     Col compagno alla torre oue ha colui
     Che ſi ſerba all’eſtrema d’ogni pena,
     Giunti la dentro gettano amendui
     Al Caſtellan che volge lor la ſchena
     Per aprir lo ſportello: al collo vn laccio
     E ſubito gli dan l’ultimo ſpaccio.

[45]
Apron la cataratta: onde foſpefo
     Al canape, iui a tal biſogno poſto,
     Leon ſi cala, e I mao ha vn torchio acceſo
     La doue era Ruggier dal Sol nafeoſto,
     Tutto legato e s’ una grata ſtefo
     Lo troua, all’acq vn palmo e me difeoſto
     l’hauria in vn meſe, e i termine piú corto
     Per ſé: fenz’ altro aiuto il luogo morto,

[46]
Leon RuggiercO gra pietade abbraccia,
     E dice Cauallier la tua virtute
     Indiſſolubilmente a te m’allaccia
     Di voluntaria eterna ſeruitute.
     E vuol ch piú il tuo be, che’l mio mi piaccia
     Ne curi per la tua la mia ſalute,
     E che la tua amicitia: al padre e a quanti
     Pareti io m’habbia al modo io metta inati

[47]
Io ſon Leone: accio tu intenda: figlio
     Di Coſtantin: che vengo a darti aiuto
     Come vedi in perſona: con periglio
     Se mai dal Padre mio fará ſaputo
     D’effer cacciato, o con turbato ciglio
     Perpetuamente eſſer da lui veduto:
     Che per la gente laqual rotta e morta
     Da te gli ſu a Belgrado, odio ti porta.

[48]
E ſeguito piú coſe altre dicendo
     Da farlo ritornar da morte a vita:
     E lo vieti tutta volta diſciogliendo:
     Ruggier gli dice io v’ho gratia inſinita:
     E queſta vita e’ hor mi date: intendo
     Che ſempremai vi ſia reſtituita
     Che la vogliate rihauere: & ogni-
     Volta che per voi ſpenderla biſogni.

[49]
Ruggier ſu tratto di quel loco oſcuro
     E i vece ſua morto il Guardian rimaſe,
     Ne conoſciuto egli ne glialtri ſuro,
     Leon meno Ruggiero alle ſue caſe,
     Oue a ſtar ſeco tacito e ſicuro
     Per quattro o per fei di gli perſuaſe,
     Ch rihauer l’arme e’l deſtrier gagliardo
     Gli faria intato: che gli tolſe Vngiardo.

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[50]
Ruggier fuggito il ſuo guardia ſtrozzato
     Si troua il giorno: e apta la prigiòe,
     Chi quel, chi queſto penſa che ſia ſtato,
     Ne parla ogn’ u: ne perho alcun s’ appoe,
     Ben di tutti glialtri huomini penſato
     Piú toſto ſi faria che di Leone,
     Che pare a molti e’ hauria cauſa hauuto
     Di farne ſtratio, e non di dargli aiuto.

[51]
Riman di tanta corteſia Ruggiero
     Confuſo ſi, ſi pien di marauiglia,
     E tramutato ſi da quel penſiero
     Che quiui tratto l’hauea tante miglia,
     Che mettendo il fecondo col primiero
     Ne a qſto quel, ne qſto a quel ſimiglia,
     Il primo tutto era odio ira e veneno,
     Di pietade e il fecondo, e d’ amor pieno.

[52]
Molto la notte, e molto il giorno pèſa,
     D’ altro non cura: & altro non diſia.
     Che da Pobligation che gli hauea ímèfa
     Sciorſi: con pari e maggior corteſia,
     Gli par ſé tutta ſua vita diſpenfa
     In lui ſeruire: o breue o lunga ſia
     E ſé s’ eſpone a mille morti certe
     Non gli può tanto far, che piú nò merte.

[53]
Venuta quiui in tanto era la nuoua
     Del bando e’ hauea fatto il Re di Fracia,
     Ch chi vuol Bradamate habbia a far proua
     Co lei di ſorza, co ſpada e co lácia:
     Queſto vdir’a Leon ſi poco gioua
     Che se gli vede impallidir la guancia:
     Perch, eoe huom ch le ſue ſorze ha note
     Sa ch’a lei pare in arme eſſer non puote.

[54]
Fra ſé diſcorre e vede che ſupplire
     Può con P ingegno oue il vigor ſia maco
     Facendo con ſue inſegne comparire
     Queſto Guerrier: di cui no fa il nòe acho
     Che di poſſanza iudica e d’ ardire
     Poter ſtar contra a qual ſi voglia ſranco,
     E crede ben s’ a lui ne da P impreſa
     Che ne ſia vinta Bradamante e preſa.

[55]
Ma due coſe ha da far, P una diſporre
     Il Cauallier, che queſta impreſa accetti,
     l’altra nel campo in vece ſua lui porre
     In modo che non ſia chi ne foſpetti,
     A ſé lo chiama, e’l caſo gli diſcorre
     E pregai poi con efficaci detti
     Ch’egli ſia quel ch’a qſta pugna vegna
     Col nome altrui: ſotto mentita inſegna,

[56]
l’eloquentia del Greco assai potea
     Ma piú de P eloquentia potea molto
     L’obligo grade che Ruggier gli hauea,
     Da mai non ne douere eſſere iſciolto,
     Si che quantunqj duro gli parea
     E non poſſibil quaſi: pur con volto
     Piú che con cor giocondo: gli riſpofe
     Ch’era per far per lui tutte le coſe.

[57]
Benché da ſier dolor: toſto che queſta
     Parola ha detta: il cor ferir ſi ſenta,
     Che giorno e notte e ſempre lo moleſta
     Sempre l’affligge e ſempre lo tormenta,
     E vegga la ſua morte manifeſta
     Pur non e mai per dir che ſé ne penta-
     Che prima ch’a Leon non vbbidire
     Mille volte nò ch’una: e per morire.

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[58]
Ben certo e di morir, perche ſé laſcia
     La Dona: ha da laſciar’ la vita anchora,
     O che l’accorerá il duolo e l’ambaſcia:
     O se’l duolo e l’ambaſcia non l’accora
     Con le man proprie ſquarciera la faſcia
     Che cinge l’alma, e ne la trarrá ſuora,
     Ch’ ogni altra coſa piú facil gli ſia
     Che poter lei veder che ſua non ſia.

[59]
Glie di morir diſpoſto, ma che ſorte
     Di morte voglia far, nO fa dir’ancho,
     Penſa tal’hor di fingerti men ſorte
     E porger nudo alla Donzella il ſianco,
     Che non ſu mai la piú beata morte
     Che ſé per man di lei veniſſe manco,
     Poi vede ſé per lui reſta che moglie
     Sia di Leon, che l’obligo non ſcioglie.

[60]
Perche ha promeſſo contra Rradamante
     Entrare in campo a ſingular battaglia:
     Non ſimulare, e farne ſol ſembiante
     Si che Leon di lui poco ſi vaglia:
     Dunque ſtara nel detto ſuo confante,
     E bé che hor qſto hor ql pèſier l’attaglia
     Tutti li ſcaccia: e ſolo a queſto cede
     Ilqual l’eſhorta a non mancar di fede.

[61]
Hauea giá fatto apparecchiar Leone
     Con licentia del patre Coſtantino
     Arme e causili, e vn numer di perſone
     Qual gli 9uenne, e entrato era in camino,
     E ſeco hauea Ruggiero: a cui le buone
     Arme hauea fatto rendere e Frontino,
     E tato ú giorno, e vn’ altro e vn’ altro adaro
     Ch’in Francia & a Parigi ſi trouaro,

[62]
Non volſe entrar Leon ne la Cittade
     E i padiglioni alla campagna teſe,
     E ſé il medeſmo di per imbaſciate
     Che di ſua giunta il Re di Francia iteſe,
     I.’hebbe il Re caro: e gli ſu piú ſiate
     Donando e viſitandolo corteſe,
     De la venuta ſua la cagion ditte
     Leone: e lo prego che l’eſpediue.

[63]
Ch’entrar faceſſe in campo la Donzella
     Che marito non vuol di lei men ſorte,
     Quando venuto era per fare o ch’ella
     Moglier gli ſotte: o che gli dette morte,
     Carlo tolſe l’attunto, e fece quella
     Comparir l’altro di ſuor de le porte,
     Ne lo ſteccato, che la notte ſotto
     All’alte mura ſu fatto di botto.

[64]
La notte: ch’andò inanzi al terminato
     Giorno de la battaglia: Ruggiero hebbe
     Simile a quella che ſuole il dannato
     Hauer: che la matina morir debbe,
     Eletto hauea combatter tutto armato
     Per ch’effer conoſciuto non vorrebbe,
     Ne lancia ne deſtriero adoprar volſe:
     Ne ſuor che’l brado arme d’offefa tolſe.

[65]
Lancia non tolſe: non perche temette
     Di quella d’or che ſu de l’Argalia,
     E poi d’Aſtolfo: a cui coſtei faccette:
     Che far gli arcion votar ſempre ſolia,
     Perche neſſun ch’ella tal ſorza haueffe
     O ſotte fatta per negromantia
     Hauea ſaputo: eccetto quel Re ſolo
     Che far la fece: e la dono al ſigliuolo.

[p. 594 modifica]


[66]
Anzi Aſtolfo e la Dona che portata
     L’haueano poi, credean che nò l’incato
     Ma la propria poſſanza foſſe ſtata
     Che dato loro in gioſtra haueſſe il vato,
     E che con ogni altra haſta ch’incontrata
     Foſſe da lor farebbono altretanto.
     La cagion ſola che Ruggier non gioſtra
     E per non far del ſuo Frontino moſtra.

[67]
Che lo potria la Donna facilmente
     Conoſcer: ſé da lei foſſe veduto,
     Perho che caualcato: e lungamente
     In Montalban l’hauea ſeco tenuto,
     Ruggier che ſolo ſtudia e ſolo ha mete
     Come da lei non ſia riconoſciuto,
     Nevuol Frotin: ne vuol cos’ altra hauere
     Che di far di ſé inditio habbia potere,

[68]
A queſta impreſa vn’ altra ſpada volle:
     Che ben ſapea che contra a Baliſarda
     Saria ogn’ofbergo come paſta molle,
     Ch’ alcuna tempra quel furor non tarda,
     E tutto’l taglio ancho a queſt’ altra tolle
     Con vn martello: e la fa men gagliarda:
     Con queſt’ arme Ruggiero al primo lapo
     Ch’apparue all’Orizote: entro nel capo.

[69]
E per parer Leon: le fopraueſte
     Che diazi hebbe Leon, s’ha meſſe ídoffo
     E l’Aquila de l’or con le due teſte
     Porta dipinta ne lo ſcudo roſſo,
     E facilmente ſi potean far queſte
     Fintion: ch’eravgualmète grade e groſſo
     L’un come l’altro: apprefentoffí l’uno
     L’altro no ſi laſcio veder d’alcuno.
[70]
Era la volunta de la Dozella
     Da queſt’ altra diuerſa di gran lunga,
     Che ſé Ruggier ſu la ſpada martella
     Per rintuzzarla che no tagli o punga,
     La ſila la Dona aguzza, e brama ch’ella
     Entri nel ferro, e ſempre al viuo giunga:
     Anzi ogni colpo ſi ben tagli e fore
     Che vada ſempre a ritrouargli il core.

[71]
Qual ſu le moſſe il Barbaro ſi vede
     Che’l ceno del partir ſugoſo attende,
     Ne qua: ne la poter fermare il piede:
     Gonfiar le nare, e che V orecchie tende,
     Tal l’animoſa Dona che no crede
     Che queſto ſia Ruggier con chi contède
     Aſpettando la tromba par che fuoco
     Ne le vene habbia: e nò ritroui loco.

[72]
Qual talhor dopo il tuono horrido veto
     Subito ſegue, che ſozopra volue
     L’ondofo mare, e leua in vn momento
     Da terra fin’ al ciel l’ofeura polue,
     Fuggon le ſiere, e col paſtor l’armento,
     l’aria in grandine e in pioggia ſi riſolue,
     Vdito il ſegno la Donzella tale
     Strige la ſpada e’l ſuo Ruggiero aſſale.

[73]
Ma nò piú quercia antica o groſſo muro
     Di ben ſondata torre a Borea cede,
     Ne piú all’irato mar lo ſcoglio duro
     Che d’ogni ítorno il di e la notte il ſiede:
     Che ſotto l’arme il buon Ruggier ſicuro
     Ch giá al Troiao Hettor Vulcano diede,
     Ceda all’odio e al furor, che lo tempeſta
     Hor ne ſiachi hor nel petto hor ne la teſta

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CANTO QVARANTESIMOQVINTO


[74]
Quando di taglio la Donzella: quando
     Mena di punta: e tutta intenta mira
     Oue cacciar tra ferro e ferro il brando,
     Si che ſi sfoghi e diſacerbi l’ira,
     Hor da vn lato, hor da vn’ altro il uá tètado
     Quádo di qua, quado di la s’ aggira,
     E ſi rode e ſi duol, che nò le auegna
     Mai fatta alcuna coſa che diſegna.

[75]
Come chi aſſedia vna citta: che ſorte
     Sia di buon ſianchi: e di muraglia groſſa:
     Speſſo l’affalta: hor vuol batter le porte:
     Hor l’alte torri: hor’atturar la ſoſſa,
     E pone indarno le ſue genti a morte:
     Ne via fa ritrouar ch’entrar vi poſſa,
     Coſi molto s’affanna e ſi trauaglia
     Ne può la Dona aprir piaſtra ne maglia.

[76]
Quado allo ſcudo e qſi al buono elmetto
     Quado all’oſbergo fa gittar ſcintille,
     Co colpi ch’alle braccia al capo al petto
     Mena dritti e riuerſi e mille e mille,
     E ſpeſſi piú che fu’l ſonante tetto
     La grandine far ſoglia dele ville,
     Ruggier ſta ſu l’auuifo: e ſi difende
     Con gra deſtrezza: e lei mai no oſſende.

[77]
Hor ſi ferma: hor volteggia, hor ſi ritira:
     E con la man ſpeffo accopagna il piede,
     Porge hor lo ſcudo: & hor la ſpada gira
     Oue girar la man nimica vede,
     O lei non fere, o ſé la fere: mira
     Ferirla in parte oue men nuocer crede,
     La Donna prima che quel di s’ inchine
     Brama di dare alla battaglia ſine.

[78]
Si ricorda del bando: e ſi rauuide
     Del ſuo periglio ſé non era preſta,
     Che ſé in vn di no prende o non vecide
     Il ſuo domandator: preſa ella reſta,
     Era giá preſſo a i termini d’Alcide
     Per attuffar nel mar Phebo la teſta
     Quando ella comincio di ſua poſſanza
     A difidarfi: e perder la ſperanza.

[79]
Quanto manco piú la ſperanza: crebbe
     Tanto piú l’ira: e radoppio le botte,
     Che pur quell’arme rompere vorrebbe
     Ch’ in tutto vn di no hauea achora rotte:
     Come colui ch’ai lauorio ch debbe
     Sia ſiato lento: e giá vegga eſſer notte
     S’ affretta indarno: ſi trauaglia: e ſianca
     Fin che la ſorza a vn tepo e il di gli maca

[80]
O miſera Donzella ſé coſtui
     Tu conoſceſſi a cui dar morte brami,
     Se lo ſapeſſi eſſer Ruggier: da cui
     De la tua vita pendono li ſtami,
     So ben ch’uccider te prima che lui
     Vorreſti: che di te ſo che piú l’ami,
     E quando lui Ruggiero eſſer ſaprai
     Di queſti colpi anchor ſo ti dorrai.

[81]
Carlo e molt’ altri ſeco: che Leone
     Eſſer coſtui credeanſi e non Ruggiero,
     Veduto come in arme al paragone
     Di Bradamante: ſorte era e leggiero,
     E ſenza oſſender lei con che ragione
     Difender ſi ſapea, mutan penderò
     E dicon ben conuengono amendui
     Ch’egli e di lei ben degno: ella di lui.

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[82]
Poi che Phebo nel mar tutt’ e naſcofo
     Carlo, fatta partir quella battaglia,
     Giudica che la Donna per ſuo ſpofo
     Prenda Leon ne ricuſar lo vaglia,
     Ruggier ſenza pigliar quiui ripoſo:
     Senz’ elmo trarſi: o alleggierirſi maglia,
     Sopra u picciol ròzin torna í gran fretta.
     A i padiglioni oue Leon l’aſpetta,

[83]
Gitto Leone al Cauallier le braccia
     Due volte e piú: ſraternamente al collo,
     E poi trattogli l’elmo da la faccia
     Di qua e di la con grade amor baciollo:
     Vo (diſſe) che di me ſempre tu faccia
     Come ti par, che mai trouar ſatollo
     Nò mi potrai: che me e lo ſtato mio
     Spender tu poſſa ad ogni tuo diſio.

[84]
Ne veggo ricópenſa che mai queſta
     Obligation ch’io t’ho: poſſi diſciorre,
     E no s’anchora io mi leui di teſta
     La mia corona: e a te la venghi a porre,
     Ruggier di cui la mente ange e moleſta
     Alto dolore: e che la vita abhorre
     Poco riſponde: e l’infegne gli rende
     Ch n’hauea haute e’l ſuo Liocorno pnde

[85]
E ſtanco dimoſtrandofi e ſuogliato
     Piú toſto che potè da lui leuoſſe,
     Et al ſuo alloggiamento ritornato
     Poi che ſu meza notte, tutto armoſſe,
     E ſellato il deſtrier ſenza commiato
     E ſenza che d’alcun ſentito foſſe
     Sopra vi falſe: e ſi drizzo al camino
     Che piú piacer gli parue al ſuo Frotino.

[86]
FrOtino hor p via dritta: hor p via torta:
     Quando per ſelue: e quando p capagna:
     Il ſuo Signor tutta la notte porta
     Che no ceſſa vn momèto che no piagna:
     Chiama la morte, e in quella ſi conforta
     Che l’oſtinata doglia ſola ſragna,
     Ne vede: altro che morte: chi ſinire
     Poſſa l’infopportabil ſuo martire.

[87]
Di chi mi debbo ohimè (dicea) dolere
     Ch coſi m’habbia a Q puto ogni bè tolto?
     Deh s’ io non vo l’ingiuria foſtenere
     Senza vendetta: incontra a cui mi volto ?
     Fuor che me ſteffo altri non ſo vedere
     Che m’habbia oſſeſo & in miſeria volto,
     Io m’ho duncg di me còtra a me ſteffo
     Da vendicar: e’ ho tutto il mal còmeſſo.

[88]
Pur quando io haueflí fatto ſolaméte
     A me l’ingiuria: a me ſorſè potrei
     Donar pdon ſé ben difficilmente:
     Anzi vo dir che far nò lo vorrei,
     Hor quanto, poi che Bradamante ſente
     Meco l’ingiuria vgual, men lo farei?
     Quado bene a me anchora io perdonaffi
     Lei nò conuien ch’inuèdicata laſſi.

[89]
Per vèdicar lei duncg debbo e voglio
     Ogni modo morir: ne ciò mi peſa
     Ch’ altra coſa nò ſo ch’al mio cordoglio
     Fuor che la morte far poſſa difeſa.
     Ma ſol ch’allhora io no mori mi doglio
     Che fatto achora io no le haueua oſſeſa,
     O me felice s’ io moriua allhora
     Ch’era prigion de la crudel Theodora.

[p. 597 modifica]


[90]
Se ben m’haueſſe vcciſo tormentato
     Prima ad arbitrio di ſua crudeltade,
     Da Bradamante almeno haurei ſperato
     Di ritrouare al mio caſo pietade,
     Ma quado ella ſapra e’ hauro piú amato
     Leon di lei: e di mia volontade
     Io mene ſia: perch’egli l’habbia: priuo,
     Haura ragion d’odiarmi e morto e viuo

[91]
Queſto dicendo e molte altre parole
     Che ſoſpiri accompagnano e ſingulti,
     Si troua all’apparir del nuouo Sole
     Fra ſcuri boſchi, í luoghi ſtrani e ículti,
     E perche e diſperato: e morir vuole:
     E piú che può ch’el ſuo morir s’occulti
     Queſto luogo gli par molto nafeoſto
     Et atto a far quant’ ha di ſé diſpoſto

[92]
Entra nel ſolto boſco oue piú ſpeffe
     L’ombroſe fraſche e piú intricate vede,
     Ma Frontin prima al tutto ſciolto meſſe
     Da ſé lontano: e liberta gli diede,
     O mio Frontin (gli diffeí s’ ame ſteffe
     Di dare a merti tuoi degna mercede
     Haureſti a quel deſtrier da íuidiar poco
     
[93]
Cillaro ſo non ſu: non ſu Arione
     Di te miglior: ne merito piú lode:
     Ne alcun’ altro deſtrier di cui mentione
     Fatta da Greci o da Latini s’ ode,
     Se ti fur par ne l’altre parti buone
     Di queſta ſo ch’alcun di lor non gode,
     Di poterli vantar e’ hauuto mai
     habbia il pgio e l’honor ch tu hauuto hai

[94]
Poi ch’alia piú che mai ſia ſtata: o ſia
     Dona gentile e valoroſa e bella
     Si caro ſtato fei: che ti nutria
     E di ſua man ti ponea ſreno e fella,
     Caro eri alla mia Dona, ah perche mia
     La diro piú? ſé mia non e piú quella?
     S’io l’ho donata ad altri? ohimè che ceffo
     Di volger qſta ſpada hora in me ſteffo.

[95]
Se Ruggier qui s’ affligge e ſi tormenta
     E le fere e gli augelli a pietá arnoúe,
     (Ch’altri non e che queſti gridi ſenta
     Ne vegga il piato ch nel ſen gli pioue,)
     Non douete penſar che piú contenta
     Bradamante in Parigi ſi ritroue,
     Poi che ſcuſa non ha che la difenda:
     piú l’indugi: che Leon non prenda.

[96]
Ella prima e’ hauere altro conſorte
     Ch’I ſuo Ruggier: vuol far ciò ch può farſi,
     Macar del detto ſuo: Carlo e la corte
     1 parenti e gli amici inimicarti,
     E quando altro nò poſſa al ſin la morte
     O col veneno o con la ſpada darli;
     Che le par meglio assai non eſſer vhm
     Che viuendo reſtar di Ruggier priua.

[97]
Deh Ruggier mio (dicea) doue fei gite?
     Puote eſſer che tu ſia tanto difeoſto
     Che tu non habbi qſto bando vdito ?
     A neſſun’ altro ſuor ch’a te nafeoſto?
     Se tul ſapeſſe io ſo che comparito
     Neffun’ altro faria di te piú toſto,
     Mifera me ch’altro pèſar mi deggio
     Se non quel che penſar ſi poſſa peggio?

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[98]
Come e Ruggier poſſibil che tu ſolo
     NO habbi ql che tutto il modo ha iteſo?
     Se inteſo l’hai, ne fei venuto a volo,
     Come eſſer può che no ſii morto o preſo?
     Ma chi ſapeſſe il ver: queſto ſigliuolo
     Di Coſtantin t’ haura alcun laccio teſo
     11 traditor t’ haura chiuſa la via
     Accio prima di lui tu qui non ſia.

[99]
Da Carlo impetrai gratia ch’a neſſuno
     Men di me ſorte, haueſſi ad eſſer data,
     Con credenza che tu lòſſi quell’uno
     A cui ſtar contra io non poteſſi armata:
     Fuor che te ſolo io non ſtimaua alcuno:
     Ma de l’audacia mia m’ha Dio pagata,
     Poi che coſtui: che mai piú non ſé impſa
     D’ honore in vita ſua: coſi m’ha preſa.

[100]
Se perho preſa ſon per non hauere
     Vccider lui ne prenderlo potuto,
     Oche non mi par giuſto: ne al parere
     Mai ſon p ſtar ch’in queſto ha Carlo hauuto
     So ch’incoſtante io mi faro tenere
     Se da ql e’ ho giá detto hora mi muto,
     Ma ne la prima ſon, ne la fezzaia
     Laqual partita ſia incoſtante, e paia.

[101]
Baſti che nel ſeruar fede al mio amante
     D’ ogni ſcoglio piú ſalda mi ritroui:
     E paſſi in qſto di gran lunga: quante
     Mai ſuro a i tempi atichi o ſieno a i nuoui
     Che nel reſto mi dichino incoſtante
     No curo: pur che l’incoſtantia gioui:
     Pur ch’io no ſia di coſtui torre affretta
     Volubil piú che ſoglia ancho ſia detta.
[102]
Queſte parole & altre ch’interrotte
     Da ſoſpiri e da pianti erano ſpeffo
     Segui dicendo tutta quella notte
     Ch’ all’infelice giorno venne appreſſo,
     Ma poi che dentro alle Cimerie grotte
     Con l’ombre ſue Notturno ſu rimeſſo,
     Il Ciel ch’eternamele hauea voluto
     Farla di Ruggier moglie le die aiuto.

[103]
Fé la mattina la Donzella altiera
     Marphiſa inanzi a Carlo coparire,
     Dicendo ch’al ſratel ſuo Ruggier’ era
     Fatto gran torto, e noi volea patire,
     Che gli foſſe leuata la mogliera
     Ne pure vna parola glie ne dire,
     E contra chi ſi vuol di prouar toglie
     Che Bradamante di Ruggiero e moglie

[104]
E inanzi a glialtri a lei prouar lo vuole
     Quando pur di negarlo foſſe ardita,
     Ch’ in ſua preſentia ella ha quelle parole
     , Dette a Ruggier, che fa chi ſi marita,
     E con la cerimonia che ſi ſuole
     Giá ſi tra lor la coſa e ſtabilita:
     Che piú di ſé non poffono diſporre
     Ne l’un l’altro laſciar per altri torre.

[105]
Marphiſa o’I vero o’I falſo che diceſſe
     Pur lo dicea: ben credo con penſiero
     Perche Leon piú toſto interrompeſſe
     A dritto e a torto che per dire il vero,
     E che di volontade lo faceſſe
     Di Bradamate: che a rihauer Ruggiero
     Et eſcluder Leon: ne la piú honeſta
     Ne la piú breue via vedea di queſta.

[p. 599 modifica]


[106]
Turbato il Re di queſta coſa molto
     Bradamate chiamar fa immantinente,
     E quanto di prouar Marphiſa ha tolto
     Le fa ſapere, & ecci Amon preſente,
     Tien Bradamante chino a terra il volto
     E confuſa non niega ne conſente,
     In guiſa che còprender di leggiero
     Si può, ch Marphiſa habbia detto il vero

[107]
Piace a Rinaldo e piace a ql d’Anglate
     Tal coſa vdir: ch’eſſer potrá cagione
     Che’l parentado no andrá piú inante
     Che giá conchiuſo hauer, credea Leone,
     E pur Ruggier la bella Bradamante
     Malgrado haura del’oſtinato Amone,
     E potran ſenza lite: e ſenza trarla
     Di ma p ſorza al padre, a Ruggier darla

[108]
Che ſé tra lor queſte parole ſtanno
     La coſa e ferma: e nò andrá per terra,
     Coſi atterran quel che pmeſſo gli hanno
     Piú honeſtamète e ſenza nuoua guerra,
     Queſto e diceua Amo) qſto e vn’igano
     Contra me ordito: ma’l péſier voſtro erra
     Ch’anchor che foſſe ver quato voi ſinto
     Tra voi v’hauete, io no ſon perho vinto,

[109]
Che profupoſto (che ne anchor conſeſſo
     Ne vo credere anchor) e’ habbia coſtei
     Scioccamente a Ruggier coſi promeſſo
     Come voi dite, e Ruggiero habbia a lei,
     Quando e doue ſu qſto? che piú eſpffo
     Piú chiaro e piano intèderlo vorrei,
     Stato ſo che nò e, ſé nò e ſtato,
     Prima che Ruggier foſſe battezato.

[110]
Ma segli e ſtato inanzi che Chriſtiano
     Foſſe Ruggier, no vo che me ne caglia,
     Ch’eſſendo ella Fedele: egli Pagano:
     Non crederò che’l matrimonio vaglia,
     Non ſi debbe per queſto eſſere in vano
     Poſto al riſco Leon dela battaglia:
     Ne il voſtro Impator credo vogli acho
     Venir del detto ſuo per qſto manco,

[111]
Quel e’ hor mi dite era da dirmi quando
     Era intera la coſa: ne anchor fatto
     A prieghi di coſtei Carlo hauea il bado
     Che qui Leone alla battaglia ha tratto,
     Coſi contra Rinaldo e contra Orlando
     Amon dicea: per rompere il contratto
     Fra quei duo amati, e Carlo ſtaua a vdiſ
     Ne per l’un ne per l’altro volea dire.

[112]
Come ſi ſenton s’ Auſtro o Borea ſpira
     Per l’alte ſelue murmurar le ſronde:
     O come ſoglion s’ Eolo s’ adira
     Contra Nettunno: al lito ſremer l’onde,
     Coſi vn rumor che corre, e che s’aggira
     E che per tutta Francia ſi difonde,
     Di queſto da da dire, e da vdir tanto
     Ch’ogni altra coſa e muta in ogni canto.

[113]
Chi parla per Ruggier: chi per Leone
     Ma la piú parte e co Ruggiero in lega:
     Son dieci e piú: p vn ch n’ habbia Amòe
     l’Imperator ne qua ne la ſi piega:
     Ma la cauſa rimette alla ragione
     Et al ſuo parlamento la delega,
     Hor vien Marphiſa poi ch’e diferito
     Lo ſponfalitio, e pon nuouo partito.

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[114]
E dice concioſia ch’eflſe l’non poſſa
     D’altri coſtei ſin che’l ſratel mio viue:
     Se Leon la vuol pur, ſuo ardire e poſſa
     Adopri ſi, che lui di vita priue,
     E chi manda di lor l’altro alla ſoſſa:
     Senza riuale al ſuo contento arriue,
     Torto Carlo a Leon fa intender queſto
     Coe Scho itèder gli hauea fatto il reſto.

[115]
Leon che quando ſeco il caualliero
     Del Liocorno ſia: ſi tien ſicuro
     Di riportar vittoria di Ruggiero,
     Ne gli habbia alcū aſſunto a parer duro.
     Non ſappiedo che l’habbia il dolor fiero
     Tratto nel boſco ſolitario e oſcuro,
     Ma ch p tornar torto, vno o due miglia
     Sia adato a ſpaffo: il mal partito piglia.

[116]
Ben ſene pente in breue: che colui
     Delqual piū del douer ſi promettea
     Non cóparue quel di: ne gli altri dui
     Che lo ſeguir, ne nuoua ſé n’hauea,
     E tor queſta battaglia ſenza lui
     Contra Ruggier: ſicur non gli parea,
     Mādo per ſchiuar dūque danno e ſcorno
     Per trouar il Guerrier dal Liocorno.

[115]
Per cittadi mando ville e cartella
     D’appreſſo e da lontan: per ritrouarlo:
     Ne contento di queſto: monto in fella
     Egli in perſona, e ſi poſe a cercarlo,
     Ma no n’haurebbe hauuto giā nouella
     Ne l’hauria hauuta huomo di qi di Carlo
     Se nò era Meliſſa: che ſé quanto
     Mi ſerbo a farui vdir ne l’altro canto.