Paradossi/Paradossi
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I
Amo l’ombra perchè rende il volto più soave, lo sguardo più profondo, le linee più pure.
II
La tristezza insegna a tacere, la gioia a cantare: l’una è contemplazione, l’altra azione.
III
È sempre pericoloso far del bene: il male non
richiede nessun coraggio.IV
L’onestà è una vergine nuda: perché arrossire guardandola?
V
Gli eccessi d’ogni natura creano la vecchiaia; la continenza origina la moralità e, con essa, il carattere e la perenne giovinezza. Quanti vecchi di otto e quanti giovani di ottant’anni.
VI
La forza è in relazione alla perdita della propria innocenza.
VII
Il fanciullo è ragionatore molto tempo prima di essere ragionevole.
VIII
L’amore, le rivoluzioni, le cose inverosimili: è allora che l’uomo diventa poeta, oratore, eroe.
IX
Nella donna, ch’è di estrema sensibilità, l’atto precede sempre il giudizio; qualche cosa di santo e d’ispirato vive nel suo acume istantaneo: gioia e castigo, a un tempo, del suo antivedere.
X
I matrimoni precoci sono i più attempati perchè sempre sterili.
XI
Un uomo non diventa marito in un giorno; ci vuole molta ciarlataneria per fargli giustificare la sua imprudenza.
XII
I maggiori attentati al pudore si commettono in primavera. Si arriva a cambiare in dolcezza anche ciò che è ributtante.
XIII
Si è così falsi nella vita che non si sa mai se siamo noi o il nostro ritratto.
XIV
Amare è incominciare dalla fine.
XV
È considerandosi un altro che si esce da sè stesso.
XVI
Le scosse del cuore creano le allucinazioni.
XVII
La felicità si ricorda meglio della persona che ce la diede.
XVIII
Anche il ventre della donna, come il fiume, finisce in un delta.
XIX
Anche nelle mie braccia una prostituta diventa una vergine, tanto bene nuovo può ancora dare, provare come dei ricominciamenti di candore.
XX
Vivere insieme, spesso equivale ad essersi lasciati per sempre.
XXI
Se si considera la felicità come qualcosa che divora di speranza, una possibile salvezza, gli è perchè non la si possiede.
XXII
Si crede alla religione per distrarsi e non per cambiare idee.
XXIII
Dobbiamo guardare alla fede con una specie di devozione. Italianamente vivere, cioè l’anima tricolore in auguste e fiammeggianti opere: trionfo di sè e della Patria.
XXIV
Dante, visionario, è padrone dei suoi sogni.
XXV
C’è più morale in una pagina di Mazzini che in tutti i santi del calendario romano.
XVI
Si scrive all’essere amato con una mano e si abbraccia con due.
XXVII
Il sesso del fiore è il profumo.
XXVIII
Per le donne l’ultimo amore è come una seconda verginità.
XXIX
Essere saggio e vivere come un pazzo è storia d’ogni giorno.
XXX
Non è Dio che riempie il vuoto della nostra esistenza, ma un’immensità di piccole cose, un certo successo che ci dà il coraggio di ridere.
XXXI
I medici che non dànno rimedi sono i migliori.
XXXII
Oh, com’è triste scriver delle lunghe lettere senza conoscer nessuno, cui mandarle......
XXXIII
Nella donna prevale non la vita sentimentale, ma la sensoria; la donna bisogna indovinarla; conoscerla è lo stesso che disprezzarla.
XXXIV
Fra un uomo e una donna non esiste mai l’affetto, tutt’al più una forma spirituale d’amore, ch’è l’ammirazione.
XXXV
Chi sa far ridere, deve anche far sapere meditare.
XXXVI
L’infanzia è un meraviglioso alfabeto di gorgheggi invisibili, gorgheggi di dita sull’anima.
XXXVII
Una stampella vale più d’una gamba talora. Quanti zoppi camminano! Quanti sani zoppicano!
XXXVIII
Si vive in tutti i nostri simili non perchè siamo buoni, ma cattivi.
XXXIX
La donna non può amare liberamente come gli uomini, ma la natura le à dato amorosi sfoghi: la musica, il canto, le illusioni.
XL
Un alcoolizzato vale tanto quanto una sessualizzata.
XLI
Quando il fianco è pieno di chimere, una donna diviene madre.
XLII
La vergine à la spiritualità della gatta; la prostituta quella della donna onesta.
XLIII
Il sesso nella donna è tutto; vi rinunzia solo allorquando ragiona.
XLIV
Nelle critiche letterarie una glossa a volte rappresenta un’invenzione.
XLV
Vale più una terzina di Dante che una statua di Michelangelo.
XLVI
Lo scultore materializza le idee, il poeta idealizza la materia.
XLVII
Se v’à uno al mondo che non sa pregare è lo schiavo.
XLVIII
Le rivoluzioni non si fanno con le baionette, ma con le disobbedienze.
XLIX
E’ un errore ammaestrare: la coltura diventa allora una speculazione, la rovina della bellezza.
L
La bontà crea le cose più sinceramente stupide.
LI
Lo scandalo è il nome che tutti dànno alla propria onestà.
LII
Venti anni di castità finiscono in un pizzico di cocaina.
LIII
Ho analizzato più di mille lettere amorose, di donne: vi chiedono tutte la stessa cosa; ci si mostrano con purificazione e non sono capaci di un sacrificio solo. E’ morale quando scrive, immorale se parla; morale è indiscreta, viziosa; immorale s’alza come una cattedrale. Sposa per curiosità e odia i successi del marito.
LIV
Una buona sposa è come un buon consiglio: è sempre fatale.
LV
Il marito bastona la moglie in pubblico e poi l’adora nell’intimità.
LVI
La donna non concepisce l’avvenire, perché à occasione di conoscere la vita troppo presto e carezza straordinarie passioni per il gusto del nuovo e dell’inaudito; guarda alle sue eredità e non si cura di lasciarne.
LVII
La madre aspira sempre ad essere la figlia. O piacevole disinvoltura!
LVIII
Il pianto è il paradiso dell’anima.
LIX
L’incoerenza è germe di scontento in anime straordinariamente intontite che credono alla morale, al matrimonio, a Dio: rimedi che fanno parte della comune stoltezza.
LX
Anche la poesia di tre mila anni fa può sembrare di ieri, è moderna, in una parola, se non possiamo mentalmente separare da noi le immagini adoperate.
LXI
La gentilezza è la forma più raffinata d’ipocrisia come l’elemosina e il buon senso.
LXII
Nella sincerità non vi è nulla di ragionevole come nella memoria.
LXIII
La donna brutta ispira i capolavori; la disonesta, i veri affetti; la morbosa, l’innocenza.
LXIV
Il successo teatrale di un’opera spesso dipende da un buon pranzo dello spettatore.
LXV
La pigrizia à prodotto i santi, il lupanare à innalzato le chiese.
LXVI
La pace è una forza intima che solo l’odio può dare o il disordine morale.
LXVII
Chi biasima, loda talora; chi loda spesso bestemmia.
LXVIII
Una protesta solitaria equivale ad un onanismo.
LXIX
Il casto godere è dei pervertiti; le più perfide esperienze si praticano solamente fra marito e moglie.
LXX
Si nascondono dietro i pseudonimi i plagiari o quelli che sanno di potere arrossire sull’opera loro.
LXXI
Tutti gli errori non sono che ripetizioni di una volgarità dominante. Sono come dei mercanti che mirano solo al guadagno; comprano tutto e non vendono nulla.
LXXII
In ogni possibile azione, il malo istinto ci libera dalle emozioni.
LXXIII
Non esiste passione d’anima e tanto meno lussuria spirituale, ma soltanto il piacere che à tanti significati quanti sono gli aspetti del desiderio. Gli ultimi ne costituiscono il lato più interessante nel libero gioco della vita.
LXXIV
Una donna, se ama, si apre e si dilata; ci schiaccia con i suoi raggi; si spalanca ancora per ingrandire delle forze che non possiede, desidera e desidera mossa da languore e da impazienza. Il suo stesso ardore la dissecca. Così scompare con le sue tempeste, e ci dà salutari lezioni di bontà, di rapimento, di rivelazioni. Può dirci tutto e niente senza bisogno d’intermediari.
LXXV
E’ Dio che fa il successo di Satana.
LXXVI
La fedeltà à fine quando le manca, con la meraviglia, anche il mistero. Per apprezzarla, occorre essere infedele.
LXXVII
Si rimane talora disillusi perchè troppo curiosi.
LXXVIII
L’ammirazione è quella ricchezza incomprensibile che produce i germi della religione.
LXXIX
Non so perchè guardando una campana, io ci veda racchiuse frotte gaudiose di angeli. Dio è forse anche lì? Lo stupore del contemplare o allucina o si tratta di una falsa effusione dell’amore, ch’è il principio e la fine d’ogni virtù.
LXXX
Misurare, dalle parole, l’amore, è lo stesso che ridurlo ad un epistolario.
LXXXI
Lo scultore fa la statua, il poeta la poesia. Vi sono poesie statuarie e statue poetiche. Si dà, però, valore universale alla scultura; questa è vista da tutti, e la grande poesia, viceversa, non è sentita dalle masse. L’una è popolare, l’altra aristocratica.
LXXXII
Il sacrificio è obbedienza e crea, con il culto, il sentimento della patria.
LXXXIII
Chi piange è un vilanime, ed è pericoloso abbandonarsi a questa morbosa forma di cristianesimo.
LXXXIV
Il furto c’insegna il rispetto della proprietà.
LXXXV
Un uomo sciupato o un criminale rivestono di tutte le seduzioni l’anima d’una fanciulla.
LXXXVI
Mille nonnulla affettuosi a una donna costituiscono sempre un mezzo matrimonio.
LXXXVII
Si dicono delle parolacce, si bestemmia talora; la colpa è di Dio che non ha arrossito di creare certi organi.
LXXXVIII
L’eunuco rinunzia, con il sesso, a sviluppare gli organi della voce. Si tratta, in fondo, di un uomo senza timbro. Chi ama in generale possiede anche una bella voce.
LXXXIX
I leoni non fecondano in pubblico.
XC
La gioia, il dolore: quest’ultimo è sempre per i giorni di festa.
XCI
A nostra insaputa, v’à, in qualunque momento e luogo, una donna che cammina dietro di noi, senza rumore, come fanno le anime.
XCII
Tutte le cose che la fanciulla amata tocca rende simili al sogno.
XCIII
L’amore è fiore: vuol essere ridotto in profumo.
XCIV
La donna che non ama è una macchina da cucire: fabbrica figli.
XCV
A diradicare le cattive tendenze, non bastano neppure le iniezioni di protargolo....
XCVI
La libertà è basata su elementi passionali che servono gli slanci dell’intelletto. Umanizzare la nostra ingabbiata animalità è sostituire al corpo la coscienza e la virilità del carattere. Anche la libertà può divenire un atto morale. Se dessa s’affaccia in noi, non accostiamoci per addomesticarla. E’ una terribile cosa che rassomiglia all’amore; abolisce gli spazi e il tempo e sa invecchiare fuori della religione e della obbedienza: fanatizza e prostituisce. Opera cose nondimeno impossibili alla stessa fede.
XCVII
L’uomo politico è in pratica un divorziato.
XCVIII
Chi parla più d’una lingua, possiede più di un’anima.
XCIX
E’ più audace l’innocenza che il vizio.
C
D’una sola cosa si à paura: della felicità.
CI
Mia: ecco la parola adorabile che tollera tutte le ripetizioni.
CII
Adorare Dio è riconoscerlo nel ritmo gioioso della creazione, nel divino dialetto dei fiori e degli uccelli, riconoscerlo, in fondo nella natura, ma guai a far di questa un trattato di storia naturale e non un poema. Dio non sarebbe allora che un nome, un fantasma.
CIII
La libertà è la felicità d’essere servo e re ad un tempo.
CIV
Nell’anima d’ogni creatura v’à dell’angelo e della bestia: l’una è la virtù, l’altra la lussuria.
CV
Ogni infedeltà è una falsificazione del sentimento.
Vi sono delle donne che somigliano a certi sonetti di Heredia: v’abbagliano, non vi commuovono; vi avvincono, non v’imprigionano: sono fredde, monotone, impersonali.
CVI
Ogni giornale intimo dispensa dalle visite all’autore.
CVII
Il verso libero non è che prosa d’artificio, dove lo splendore dei vocaboli cola la povertà del verso scevro di rima. Il primo complica sè stesso con ritmi innumerevoli; il secondo, invece, è capace d’imprigionare, nella forca d’oro d’una rima, l’immane armonia dell’anima universa.
L’uno crea la lingua poetica, l’altro la poesia.
CVIII
Il dramma della seduzione femminile è nel sorriso.
CIX
Ogni donna è sempre dominata da un romanziere che le scrive metà delle sue lettere d’amore.
CX
Una mano gentile che ci sfiori penetra come un dolce si nelle nostre piaghe umane.
La voce non arriva a ciò, nè tanto meno à potere persuasivo.
CXI
Ferire l’amor proprio d’una donna: ecco il miglior modo per esserne amato.
CXII
Ritrovarsi ovunque è lo stesso che ridursi a una figura geometrica: un circolo.
CXIII
Per la donna non vi sono desideri, v’à il sesso: quest’ultimo comincia dalle spalle e finisce alle ginocchia; può creare e distruggere, ed è suscettibile di tutte le passioni.
CXIV
L’uomo è egoista; la donna, al contrario, non trattiene nulla per sè.
CXV
La donna è sempre nuova, perchè non ci dice mai l’ultima parola.
CXVI
L’enigma della donna è un luogo comune; il suo dramma intimo è nel sorriso; l’ambiguità con sè stessa le viene dal pudore e tutto il resto dall’artificio. E’ illogica perchè à più sesso che cervello, più immaginazione che ragione. E’ per metà sincerità e per metà partito preso.
CXVII
La donna brutta è sempre originale: falsa genialità d’una bellezza mancata.
CXVIII
Quando un popolo decade diviene minorenne.
CXIX
Tre quarti del teatro drammatico sono basati sull’adulterio.
CXX
Abbigliare il pensiero come una sartina: ecco l’arte di alcuni romanzieri moderni.
CXXI
L’eroe è una marionetta, il personaggio di cartone di tutta una società quand’essa volge verso la teatralità enfatica e cotidiana, buffa e bettolaia della poesia e della religione, della filosofia e della scienza.
CXXII
E’ più difficile tradurre che imitare.
CXXIII
Le più grandi ruffiane sono le vetrine dei librai e dei..... farmacisti.
CXXIV
Nel teatro drammatico abbondano più fantocci che eroi; quello di Corneille è fatto d’avvocati; quello di Shakespeare di gladiatori.
CXXV
L’eroismo consiste in una sproporzione tra il fatto e il potere.
CXXVI
Allontanarsi nècessita sempre da sè come il gufo dallo splendore del sole.
CXXVII
Le anime superficiali sono malcontente e differiscono dalle altre pel fatto che non sanno padroneggiarsi.
CXXVIII
L’amore? Chi può dire d’averlo incontrato almeno una volta sola?
CXXIX
L’insaziabile fame dell’Infinito è fonte di straordinari delitti.
CXXX
E’ immorale imitare. E’ un istinto primitivo che fa rinunziare alla propria personalità anche nel modo d’aggiustarsi la cravatta. Non è scrivere della storia originale.
CXXXI
I nostri torti ci fanno battaglieri per sottrarci all’interno da ogni dovere.
CXXXII
I torrenti sono transitori e violenti come le idee frivole.
CXXXIII
La protezione è bontà, coraggio di fare del bene, insulto verso sè stessi, perdono verso gli altri.
CXXXIV
L’eroismo e la passione sono residui di sublime animalità.
CXXXV
II vizio aumenta in rapporto ad un compiuto benessere e ad un fattore estetico di ricchezza e di grandezza.
CXXXVI
Gli antichi poeti e pittori seguivano i grandi eserciti non per cantarne o dipingerne la sconfitte, ma le vittorie.
CXXXVII
Vedere sempre con gli occhi degli altri: ecco l’istinto. L’uomo si riduce, in tal caso, ad un animale inferiore. E la coscienza? Impedisce che l’uomo sia un ritardatario o un maniaco. Si fonde con l’istinto per dire che la vita non si ripete mai.
CXXXVIII
Al disopra le immagini, è l’irradiazione di unioni intime, di sapori spirituali, di sguardi che sono tutto un possesso.
CXXXIX
Nell’occhio della donna balena l’istinto primitivo e il cinismo; della vita ricorda i dettagli e,
CXL
per questo, è sempre letta nell’anima; incapace di aspirazioni, si contenta di essere dominata; la fatalità è la sua percezione di esistenza, però la sua anima è sempre latitante come i milioni d'un truffatore; se drammatica, si rende piacevole per le commedie che suscita.
CXLI
I romantici ànno cuore cristiano e testa pagana.
CXLII
Anche una donna è come un’opera d’arte: ammette tutte le interpretazioni.
CXLIII
La donna non è capace di creare nulla. Si ripete sempre sino allo spasimo.
CXLIV
Fra un uomo e una donna, un malinteso può essere fonte d’implacabile odio.
CXLV
E’ colla fatalità che l’eterno femminino tenta giustificare tutti i suoi traviamenti.
CXLVI
Una sola volta la donna arrossisce: quando dice la verità.
CXLVI
La gelosia non fa che ingrandire il sentimento contrario dell’amore; solo per questo è una terribile cosa che può rendere affascinante soltanto la vecchiaia.
CXLVIII
Una donna bella dice sempre delle cose belle che fa parere tali agli altri.
CXLIX
Non bisogna mai porre troppo in alto l’essere amato: si finisce per essere dimenticati.
CL
E’ più facile piantare una patata che una rosa.
CLI
La gioia d’esser padri non è proprio dei lussuriosi.
CLII
Più il contatto è stato forte, più terribile n'è il desiderio. Pare d’esaurirci, ma eccoci infiammati per nuovi abbracci.
CLIII
Il Paradiso di Dante per la sua intensità e per le sue astrazioni ci dà l’impressione di un libro di matematica: è l’algebra sostituita alla poesia.
CLIV
Non ce l’ò con Dante, ma con i suoi commentatori, me compreso.
CLV
Chi traduce, talora, sfida l’autore a chi sa far meglio e regala al pubblico un lavoro bellissimo e una pessima traduzione.
CLVI
Le opere di genio aspettano traduttori di genio.
CLVII
Una traduzione, nel senso della fedeltà, è un matrimonio fallito.
CLVIII
In ogni donna v’è sempre la scaltrezza del seminarista.
CLIX
Abituarsi vale morire, colpire la vita nella sua essenza, ch’è un rifarsi di continuo.
CLX
Dubitare dell’amore è lo stesso ch’èssere traditi.
CLXI
La donna ama spesso chi la prostituisce.
CLXII
L’analisi uccide l’amore.
CLXIII
Il peccato è un modo d’intendere l’onestà.
CLXIV
Una pagina che abbia dello spirito è come una buona bottiglia di vin santo.
CLXV
Non v’à una vita morale o immorale, ma una vita vissuta bene o male.
CLXVI
Quando si fanno le guerre la poesia diventa declamazione.
CLXVII
In ogni deformità fisica vive sempre lo spirito di Tirteo.
CLXVIII
Quando una donna guarda altrove, anche il suo cuore guarda altrove.
CLXIX
La donna è una delle più belle menzogne che abbia detto il labbro di Dio.
CLXX
L’influenza più attiva è quella del sesso, e in questo non ci distingue dagli animali, perchè l’uomo è più bestiale. Gli uni amano in determinate stagioni, l’altro in ogni tempo. Solo il pudore ci fa superiori.
CLXXI
Trascorrer velocemente dalla speranza alla disperazione senza ragione alcuna è segno d’una terribile inquietitudine: è l’organo inferiore che sogna e si dà in preda a vaghe sensazioni.
CLXXII
Ringiovanire vale èsser vecchio; è, con una falsa gaiezza di cuore, uno slancio importuno di tardive concupiscenze.
CLXXIII
Alcuni grandi pittori spesso ritrassero le loro madonne da modelli libertini: da femine di dubbia fama che essi spiritualizzarono.
CLXIV
Il Goethe nella sua Volpe «Renardo» animalizza i suoi eroi. Di ambienti riprodotti non ve ne sono; si tratta di far prevalere una realtà intensa, storica, cioè di società in decomposizione, di fremiti santi di elevazione sotto lo scempio di una grande caricatura, perpetrata da un poeta che non è delinquente e non à la complicità di un pubblico pervertito.
CLXXV
Il delitto artistico vale il delitto storico.
CLXXVI
La solita rivolta dell’umanità è un po’ il Faust che sale al cielo allorchè, nella centenaria voluttà di giovinezza, non trova un attimo solo d’arcano appagamento, cui sclama: Arrestati! tu sei troppo bello!
CLXXVII
La moltitudine non crede a saggezza di leggi, il freno la istiga anzi al disordine rovinoso e alle pazze speranze di fallaci libertà, sinché un Dèspota ne sbrindelli le rosee fantasticherie.
CLXXVIII
L’infedeltà, nelle versioni, proviene in gran parte dal fatto che ogni lingua possiede un rilevante numero di bellezze, che sono inesprimibili.
CLXXIX
Il dissidio è un tormentoso malinteso, frutto dell’errore e dell’illusione.
CLXXX
Vale più talora un’idea anzi che una baionetta, ma questa è pur necessaria per difenderla in occasioni solenni.
CLXXXI
Un fischio talora vale più d’un applauso, una frivolità più d’una comprensione, un egoismo più di un cinismo gaudeabondo.
CLXXXII
Il basso e il volgare nella vita s’alternano e cospirano a una pratica configurazione politica fra il destro e il forte che, uniti, possono compire formidabili cose.
CLXXXIII
L’aspirazione all’ideale non esiste; l’ottimismo è una esagerazione della bontà, una gioia e un tormento in cerca di soddisfazioni assurde.
CLXXXIV
Tradurre è come ripetere una bella musica sopra un diverso istromento.
CLXXXV
La verità appartiene all’uomo, l’errore alla donna.
CLXXXVI
Nel mondo ci si trova spesso di fronte ad un furfante e ad un artista nello stesso tempo che trova spesso un difensore delle sue enormi birbonate, volgarità e miserie simboleggiate in un personaggio solo che vive alle spalle dei gonzi, ombre senza costrutto.
CLXXXVII
Sono più i detrattori che gli ammiratori nella vita, ma cotesto è causa di successo.