Poesie (Parini)/XII. Traduzioni/Saggi di versione da Orazio

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Saggi di versione da Orazio

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XII. Traduzioni - La 'Colombiade' di madama Du Boccage (IX) Nota vol. II

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II

SAGGI DI VERSIONE DA ORAZIO

1

[Odi, I, 1]

O. Mecenate, o nobile
d’antichi re progenie,
dolce sostegno mio, mio sommo onor,
molti vedrai fra gli uomini
ch’aman di polve olimpica
cospersi andar su cocchio volator.

2

[Odi, I, a]

Di neve e grandin dura
assai versò sul suolo, e fulminante
con destra rosseggiante
Giove percosse le sacrate mura,
e colmò Roma e le atterrite genti
d’alti spaventi.

3

[Odi, 1, 5]

Qual molle giovinetto,
o Pirra, or giace teco
in quell’amico speco
ove le fresche rose a voi son letto,
e tutto odor spirante
stringe il tuo seno, e vi trionfa amante?

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4

[Odi, I, 6]

O Agrippa, il tuo valor, le tue vittorie,
Vario cantar potrá, cigno meonio,
degno di celebrare
quanto tu fai di grande in terra o in mare.

5

[Odi, 1, 9]

Vedi come il Soratte or splende candido
per l’alte nevi che giá tutto il coprono.
Dal grave peso vinti
vedi che i boschi gemono,
e son dal ghiaccio inerte i fiumi avvinti.

6

[Odi, I, 12]

Quale, o Clio, de gli eroi, qual de gli dèi
con tibia acuta e con soave cetra
celebrare ora dèi?
Qual, mentre i nostri canti empieran l’etra,
l’eco ripeterá con suon giocoso
nome famoso?

7

[Odi, I, 13]

Lidia, qualor di Tèlefo
lodi il bel collo e il ben tornito braccio,
ahi che mi gonfia il fegato
l’ardente bile! Allor rosso mi faccio.

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8

[Odi, I, 14]

Tu da novelle, o nave, onde frementi
risospinta nel mare ancor n’andrai.
Oh misera! che fai?
Quanto puoi fortemente al porto attienti.

9

[Odi, I, 15]

Mentre su navi idee pel mar fluttivago
traea l’ospite Elèna il pastor perfido,
frenò con ozio ingrato i venti Nèreo,
e il suo destin predissegli.

10

[Odi, 1, 17]

Per l’ameno Lucrètile
il suo Liceo sovente
Fauno abbandona celere:
per lui l’estate ardente
le mie tenere capre non offende:
da i venti e da le piogge ei le difende.

11

[Odi, I, 18]

Varo mio, se giammai piantar alberi
vuoi di Catilo presso le mura,
o nel mite terreno di Tivoli,
di piantar sol la vite abbi cura.

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12

[Odi, I, 20]

Beverai meco, o Mecenate amato,
in mediocri tazze il tenue vino
del mio poder sabino
che in greco vaso io stesso ho suggellato
quando de’ plausi tuoi sonò ripiena
tutta l’arena.

13

[Odi, II, II]

Non ricercare, o Quinzio,
ciò che il cantabro pensa ovver lo scita,
ch’erra lontano, e d’Adria
oltre il frapposto mar. La nostra vita
di poco si contenta;
folle è chi invan per lei l’alma tormenta.

14

[Odi, II, 15]

Giá tante moli regie
s’alzano d’ogn’intorno
che al curvo aratro un giorno
terreno da solcar non resterá.
Piú del Lucrino estendersi
vedrem gli ampi vivai;
e al platano oggimai
l’olmo marito il luogo cederá.

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15

[Odi, II, 17]

Cessa; perché trafiggermi
vuoi d’un crudel tormento,
o Mecenate, o splendida
gioia e sostegno mio, col tuo lamento?
I sommi dèi non vogliono
che tu muoia primiero ed io non vo’.

16

[Odi, II, 72]

Vergin, cui gli alti monti,
cui le liquide fonti,
e le selve son sacre ombrose e folte;
triforme dea, che assisti
e togli a i regni tristi
quelle che a i parti invocanti tre volte.

17

[Odi, iv, 7]

Giá i venti, che accompagnano
la primavera amabile,
curvan le vele, e fan men gonfio il mar.
Di brine aspri non splendono
i prati, e il fiume turgido
non fan le sciolte nevi alto sonar.

18

[Epodi, 6]

Perché sei tu, vii can, co i lupi timido,
a gli ospiti molesto?
né tue vane minacce a me si volgono,
a rimorderti presto?

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19

[Satire, I, IX]

Andavo a sorte, come spesso io soglio,
per la via Sacra, non so quali baie
meco pensando, e tutto assorto in quelle.
Ed ecco a me correndo se ne viene
5un che di nome a me noto è soltanto;
e la mano mi afferra; ed: — Oh, che fai,
gioia mia cara? — Non male per ora,; —
io gli rispondo; — e a voi bramo qualunque
cosa vi aggrada. — Ma seguendom’egli,
10—Volete voi nulla da me? — gli dico.
E quegli a me: — Oh ci conoscerai;
noi siam persona dotta. — Tanto meglio, —
replico a lui; e meschino cercando
pur di scapparne, ora il cammino affretto,
15or mi soffermo, or del ragazzo io parlo
qualche cosa all’orecchio; e...