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Prediche volgari/Predica XXVIII

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Predica XXVIII

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Predica XXVII Predica XXIX

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XXVIII.

Similmente, che Idio c’insegni a fare
la sua santa volontà.1

Doce me facere voluntatem tuam, quia Deus meus es tu.2 Di nuovo per modo d’orazione Davit parlando a Dio li dice: — Signor mio, insegnami a fare la tua volontà, però che tu se’ il mio Idio. — Noi vedemo ieri sopra al presente tema tre considerazioni, da le quali noi potiamo comprendere le volontà che vengono io noi, se elleno so’ da seguitare o da lassare stare. La prima tu distinzione; siconda, cognizione; terza, discrezione; le quali vedemo assai apertamente, salvo che questa ultima, de la loro discrezione, dissiti di volerti mostrare dieci regole buone a non potere mai uscire de la volontà di Dio, e mostrâtene tre.

La prima fu che tu duri fatiga in questa vita per l’amore di Dio.

La siconda regola dissiti che Iddio vuole bene che tu ti ponga el peso de la penitenzia, ma vuole che tu tel puonghi per modo che non ti scortichi.

La terza dissi che allo spirito tuo tu li ponessi peso [p. 362 modifica] di croce per sì fatto modo, che tu possa seguitarlo; dove ti mostrai tre pesi dei Nicolaiti con tre intelletti loro:

Primo, intellettuale, di chi acomunava le moglie.

Sicondo, morale, ponendo lo’ peso gravissimo.

Terzo, spirituale.

Sai quali so’ costoro? Hai tu veduto mai di questi che dicono che hanno le visioni? Che diranno: a volere vedere la luna o le stelle in camara o ne la cantina di notte, si vuol dire cotanti pater nostri. Oh questa è la grande pazia a crédarlo!

Simile vo’ dire di molti che àranno tanta presunzione,, che diranno dovere essere papa. Oh quanti n’ho già veduto io di questi tali, e so’ papa senza cappello! E so’ stati di quelli che hanno avuta questa presunzione, e non sanno lèggiare una lettera; e quando uno lo’ dicesse la verità, riprendendoli de la ignoranzia loro, dimostrando lo’ la verità, sai che dicono? Dicono: — o non potrebbe fare Iddio a noi come egli fece agli Apostoli, che lo’ mandò lo Spirito Santo? — Io rispondo: sì bene che egli il potrebbe fare volendo, ma quando io fo così col capo, non m’aspettare, ch’io non credo che elli il facci. Così diranno: — o non ci potrebbe dare spirito di profezia?— Respondoti quel medesimo. Sai tu che ti voglio dire? Elli saranno cotali romiti, che usciranno del bosco e profetaranno. El vulgo de la gente3 andarà dicendo: — oh, elli ci è il più santo uomo, e ci è il migliore uomo! Egli è uno profeta. — E stando uno pezo, e tu non t’avedi ch’egli è ito al soldo4. Sai che fu questo? Fu fumo di Pentecosta. Talvolta interverrà che uno si farà romito, [p. 363 modifica] e diventa5 maestro per presunzione di quelle cose, che elli non fece mai: e’ non ne fu mai discepulo e vuole èssare maestro! E così comincia a profetare, e a poco a poco gonfia e diventa maestro profeta.6 Doh, se ve ne viene mai niuno a le mani, io voglio che voi li facciate una limosina. O donne, se mai voi ne vedete niuno, io vi voglio insegnare la maggior limosina, che voi lo’ potiate fare. Sapete che fate? Fate che voi li mandiate tre uova per una, e fate che egli ie beia, però che li bisognano, perchè il difetto loro è solo votamento di cèlabro, e non v’è miglior medicina di quella. Oh, costoro so’ di quelli Nicolaiti! Anco ne so’ de le donne che tengono l’opinioni loro, sai. O donna, che usi non so dove, e dici; — i’ non farei e non n direi altro che tutto bene; — e così dici di lui: — elli non ha altro che buono pensiero inverso di me; — parti stare forte? Or ispecchiati in David, che non si fidava di sè stesso; e però disse:7 Fortitudinem meam ad te custodiam: — La mia fortezza sia guardata da te. — Or non hai tu udito quel detto che dice: area uperta, il giusto vi pecca? Tu ti poni soma ch’è di quelli Nicolaiti, e dico che se tu sali e scendi in basso, tu farai un gran fracasso. Oh, elli ce ne sarebbe da dire di quanti e di quante! Or mettiamo mano a l’altre regole, che n’hai già tre delle dieci.

La quarta regola si è questa. Ogni volta che ti vengono queste tre cose, bene, meglio e ottimo, se tu il puoi avere, sempre t’atacca all’ottimo. E se tu non puoi avere l’ottimo, fa’ che tu t’attachi al meglio prima che al [p. 364 modifica] bene. Questo è quello che Iddio vuole che noi facciamo, e questo solo perchè noi diventiamo tutti virtuosi. Inde disse Pavolo:8 Haec est voluntas Dei, santificatio vestra: Questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione; — cioè che sempre tu cerchi la più perfetta vita e opera— zione che tu puoi avere: potendo averle tutte e tre, e quello ti costi l’una che Vl’altra, caeteris paribus, sempre t’attaca a l’ottimo, però che se tu t’atachi al bene, poi vai al meglio, e dipoi all’ottimo, tu vai di bene in meglio. Ma elli è da vedere qui una regola con uno essemplo.

Poniamo che sia uno secolare senza niuno costume di religioso, e viegli volontà d’essere religioso, che consiglio gli daresti tu? Tu gli dirai: egli è meglio lo stato della religione, che lo stato secolare, e dirai il vero: ma io ti dico che ella è migliore, non però a te. Sai perchè? Perchè tu ti porresti tal peso a uno tratto, che tu noi potresti portare. Doh! Se egli fusse prima abituato uno pezzo per modo che elli vedesse di poter perseverare9, io direi che elli fusse buono a pigliare la religione. Adunque, misurati, e sicondo che tu vedi da potere fare, sì fa. Chi vuole vivere e fare penitenzia, forse che vivarebbe a mangiare una volta il dì, e sarebbe una grande grazia. Ma ancor sarebbe maggior grazia quella di chi mangiasse una volta la semmana. Anco sarebbe maggiore di mangiare una volta l’anno: grandissima grazia sarebbe questa. Non n’avere voglia di questa grazia, che io non te ne consiglio; però che io non vorrei tal grazia, io per me. Iddio t’ha ordinato a quelle grazie che tu hai, e làssati in quella grazia, e vuole vedere dove tu [p. 365 modifica] vai. Sai che vuol dire questo mio dire? Ècci niuno che tenga sparvieri? A che cognosci tu dove egli va lo sparviere? A’ sonagli. Così fa Idio a noi: l’anima ben disposta sempre s’ingegna di volare in alto, e la criatura vana sempre si porrà a volare basso basso, non volendo levare in alto il suo pensiero. Ma quelli che il levano10 in alto, pur saranno tirati al basso da la sensualità e anco da necessità. Che volse dire Pavolo quando disse: Vanitati subiecta est creatura non volens? — La criatura è suggetta a la vanità, o voglia ella o no; — cioè è soggetta a questa bassezza de la necessità del corpo? A che? A sputare, a tossire, a purgare e votare il corpo: tutte so’ necessarie queste cose, e conviensi che altri sia suggietto a tanta viltà per la natura nostra tanto bassa. Benchè da la parte dentro ci sia quelle cose che so’ d’altra ragione che queste basse, per le quali noi ci veniamo a salvare, la speranza è quella che ci fa vivare in Dio; chè noi speriamo sempre nella misericordia sua. Adunque, ti conviene considerare a ciò che tu hai a fare, di pigliare prima il meglio che il bene, e prima l’ottimo che il meglio e che ’l bene. Doh, io te ne darò le ragioni, l’alturità e gli essempli. Or fa’ questa ragione, che sia bene, meglio e ottimo: prepone l’ottimo al meglio, e ’l meglio al bene, come io t’ho detto. In noi che siamo vivi si è anima e corpo. l’anima che vede questo nostro corpo vile e basso11, non può stare in tanta bassezza, sugetta a tanta viltà: sempre disidera d’andare a l’altezza donde essa è venuta, e ’l corpo la tiene. E pure si conviene ch’una volta si partano! Ora [p. 366 modifica] ti domando: qual vorresti pèrdare più tosto, o gli ochi o lo intelletto? Meglio sarebbe a riserbare lo intelletto, però che questo è bene spirituale, che vale per migliaia d’ochi, che so’ bene corporale; però che tu debbi sempre preponere lo spirituale al temporale, così i beni spirituali a’ corporali. Non vedi tu: se uno t’amenasse uno colpo in su la testa, subito ripararesti col braccio d’innanzi, e non curaresti tanto il braccio, quanto la testa, perchè è di meno pericolo e di meno danno. Simile dico: se uno ti volesse ferire nel fianco o ne lo stomaco, sempre ti faresti innanzi col braccio, perchè sempre la cosa più cara si risguarda. Simile voglio anco dire de la robba del mondo: essendo tu in mare dove tu hai dimolta mercanzia in una nave; dove sarà lana, seta, piombo, stagno, ferro, èvi anco uno borsotto di fiorini, e anco v‘è la persona tua, e la nave ha fortuna, ed è di bisogno a volere scampare la persona, che prima si gitti la roba che v’è dentro in mare; prima gittarai la lana che la seta, prima gittarai il ferro che ’l piombo, prima il piombo che lo stagno, prima lo stagno che i fiorini, e anco prima i fiorini che la tua persona. Prima gittarai tutta la robba, che tu vogli perire tu. Adunque, più hai cara la persona che la robba, se tu sarai savio. E per questo disse Iob 12: Pellem pro pelle, et universa13 quae habet homo, dabit pro anima sua: — Darai la pelle per la pelle, darai la lana per iscampare la pelle, darai la seta per la pelle, darai il piombo e lo stagno per la pelle, darai anco i fiorini per la pelle: ogni cosa che l’uomo ̂arà, darà per l’anima sua. — Hai inteso? Come tu hai più caro il corpo che la robba del mondo, così si vuole [p. 367 modifica] antiporre l’utile dell’anime per l’utile de’ corpi: a modo che noi aviamo di santo Pavolo, il quale considerando come Iddio l’aveva mandato a predicare a’ popoli, e cognosciendo che quella era cosa necessaria, lassò il provedere del ministrare e di fare gli altri servigii per usare le predicazioni; e simile ancora degli altri Apostoli. E allora ordinaro chi dovesse èssare sopra a còciare, chi sopra a le mense, dicendo: — voi ministrarete a’ corpi, e noi a l’anime; — Quia non licet evangelizantibus verbum Dei ministrare mensis14: — Non è lecito a chi vangeliza o predica, di pigliare altri esercizi di casa; — però che il predicare è opera spirituale e corporale, cioè che s’insegna a vivare sicondo Iddio e sicondo il mondo; ma l’esercizio di casa non è se non solo a utile del vivare mondano. Lassa quello a chi non è atto a predicare. Hai tu imparato stamane nulla? — Sì. — Quanto ch’è a me, questa regola m’è giovata già più anni: io ho durata questa fatiga del predicare già più anni, e hòlla trovata la più ottima e migliore fatiga che io durasse mai;15 e ho voluto lassare stare ogni altra operazione. Io non confesso nè maschio nè femina, e non m’impaccio in altro che in seminare la parola di Dio, e tengola per ottima regola; però ch’io vego che volendo fare molte cose, io non ne farei bene niuna. Dice Salamone:16 Non sint in multis actus tui: — Fa’ che tu non t’ocupi in molte cose. — E però m’ingegno io di fare questo solo. [p. 368 modifica]

Doh! Elli è talvolta ch’io mi ritrovo solo solo, e vienmi voglia ancora ancora di fare le più bella risa,17 che se niuno fusse con meco, sarebbe una maraviglia. Io trovo che se niuno ha quistione niuna, ellino capitano a me, dicendomi: — doh, frate Bernardino, io vi prego per l’amor di Dio, che voi mi facciate una grazia: egli è quistione fra tale persona e tale, e potreste operare molto bene, mettendogli in concordia. — Bene, dico io: che vuoi tu che io facci? — Vorrei che voi mandaste per lui. — Ma io non ho famigli e non ho birri da farcelo venire, e forse non vorrà fare altro che a suo modo. Doh, questa non è cosa da me! Un altro verrà che âra quistione colla moglie, dicendomi; — per l’amor di Dio fatemi che questo fatto s’aconci fra me e lei. — Un altro:18 — io ho ad avere denari dal tale: elli mi strazia, elli si fa beffe di me, tienmi il mio in forza, e io stento. — Bene, che vuoi tu ch’io ne facci? Io non so’ nè podestà nè capitano; e non so’ de’ Signori, nè uffiziale di Mercanzia, ch’io te li possa fare rendere, se tu gli hai ad avere. Simile, se il figliuolo è cacciato dal padre, egli viene a me: se ’l padre è maltrattato dal figliuolo, elli capita a me. Se la moglie è stata cacciata dal marito, ella capita a me. Se la donna si fugge dal marito, el marito viene a me. Se uno ha infirmità, elli ricorre a me: se uno ha alcuna tribulazione, elli capita a me, e per certo io sento di voi le più nuove cantafole19 ch’io abbi sentito in niuno luogo. E verranno talvolta a me tali che mi vorâno dire in tutto una frasca, e cominciarannosi di lònga mille miglia. Che pure uno [p. 369 modifica] di questi dì venne a me uno forestiero, e non mi pareva però da molto, forse che a suo parere non era così; e giognendo a me, disse; — missere, Iddio vi dia buona vita. — Tu sia il bene venuto: che novelle? — Io vorrei da voi uno consiglio. — Dì su, dissi io. Costui incomincia e dice: — egli è vero che noi avemo uno prete a la nostra chiesa, e non ci piaceva. Noi il cacciâmo; e aviamne preso un altro, il quale aviamo inteso che egli è stato scomunicato; unde ch’io vorrei che voi mandaste per lui, e che voi lo ammoniste; vo’ dire che voi il correggeste del suo fatto. — Io rispuosi a costui: oh, io non so’ vescovo, ch’io il possa nè amonire nè corèggiare. Bili rispuose e disse: — a me mi pare che voi siate vescovo e papa e imperadore. — E credomi che ciò che Elli mel diceva, elli mel diceva con buono animo. E questo che voi mi fate qui, elli m’è fatto così in ogni logo dove io capito. Sapete che vi dico? Voi volete che io sia papa, ch’io sia vescovo, ch’io sia rettore, ch’io sia uffiziale di Mercanzia, e che io facci ogni cosa che apartiene a loro. Oh, io non posso fare ogni cosa, io! Ognuno facci il suo uffizio; se tu hai ad avere da niuno, va’ dove t’abisogna d’andare per racquistare il tuo. Se è la tua donna partita da te, o ’l tuo marito, fa’ coi parenti o con amici o col padrino20, e sic de singulis dico a ognuno. Sai perchè? Perchè uno sarà atto a fare una cosa, e un altro sarà atto ad un’altra; e quando ti bisogna andare ai vescovo, non venire a me, ch’io non son buono al fatto tuo. Quando ti bisogna andare a’ Signori, non capitare a me, che anco non ti posso fare nulla: va’ a loro tu. E questo dico a ognuno; però che il vostro venire a me è uno perdimento di tempo; che potrei [p. 370 modifica] stare a studiare e fare una predicozza a la magnifica a onore di Dio; e voi sête cagione ch’io non posso stare a studiare per estare attèndare a udire voi21.

E però il dico a ognuno, che voi mi perdoniate; però ch’io il fo per lo meglio, e per più ottimo che sia fra quelli tre ch’io ti dissi. Sai ch’io t’ho detto che tu lassi il bene per fare il meglio, e che lassi il meglio per l’ottimo, e perchè Paolo cel dice chiaro:22 Non licet evangelizantibus verbum Dei ministrare mensis. Vuoi vedere anco come a ognuno si díe lassare il suo uffizio e ’l suo esercizio? Hai altro luogo dove disse:23 Non misit me Dominus baptizare, sed evangelizzare: — El Signore non ha mandato me perchè io battezi, ma sì per predicare la sua parola; — nè mai volse attendere per esercizio a batteggiare24, benchè alcuno egli ne batteggiasse; e non di meno elli lo’ diceva queste parole per dimostrar lo’ che più utile l’era che elli predicasse, che se elli batteggiasse. — Oh, dice colui: o se elli è bene il battegiare, perchè non batteggiava? — Dicotelo: egli è bene, ma a lui era meglio che elli predicasse. La ragione si è che per predicare si viene l’uomo al battesimo25, e a batteggiare è buono ogni uomo. Tu vedi bene che ogni prete è atto a potere essere e sapere battegiare, ma non ogni prete è atto a sapere predicare. E questo sia per la quarta regola. [p. 371 modifica]

La quinta regola si è questa: procura sempre in ciò che tu hai a fare, che tu facci quello che ti paia che sia in piacere di Dio; e se quello che tu fai piace a Dio, sì sarà cosa ragionevole. Adunque, vuole essere cosa ragionevole, e piaciarà a Dio. Vuone vedere la ragione, che la cosa ragionevole piace sempre a Dio? — Sì — E io te la vo’ mostrare colla alturità e collo essemplo. La ragione si è questa: tu sai che l’uomo ha la parte irascibile e ha la parte concupiscibile, e anco la parte razionale, la quale ha l’uomo in sua drittura,26 quando non è passionato. Hai a memoria quella figura ch’io ti dissi, la quale è nello Ezechielo al primo cap.? Similitudo autem vultus eorum: facies hominis et facies leonis a dextris ipsorum quatuor27: — Pone mente che la faccia dell’uomo è in mezo fra la faccia del lione e del vitello, e vedi che la faccia del lione è da la mano dritta, e la faccia del vitello è da la mano sinistra. — Et facies aquilae desuper ipsorum quatuor:28 — L’aquila sta di sopra a tutti quanti. — Sai che ti significa? Significa i’ uomo che sta in mezzo, díe cognoscere più che niuno altro animale: díe cognoscere quando elli ha a fare una cosa in sè medesimo. Piace questo a Dio? No: nol vo’ fare. Però che vede l’aquila di sopra da sè, la quale cognosce ogni operazione o viziosa o virtuosa. Se elli s’acorda a quello che piace a l’aquila, s’acorda29 al volere di Dìo. Ma se s’acorda30 col vitello e col lione, non farai mai bene. Sai perchè? Perchè se tu t’accordarai col lio [p. 372 modifica]ne, sì t’acordarai co la parte irascibile. Se t’acordarai col vitello, sì t’acordarai colla parte concupiscibile: se t’acordi con niuno di questi, tu non puoi piacere a Dio. Adunque, o uomo ragionevole, fa’ che tu l’acordi alla volontà di Dio; però che l’aquila sta di sopra, la quale giudica a drittura tutte l’opere che noi facciamo; e sicondo l’opere saremo giudicati da Dio, e in noi si vedranno tutte le macole e tutti i pecati che per noi saranno mai stati fatti o consentiti. Tutta l’anima sarà machiata; e per questo disse Pavolo a xij cap. a’ Romani, perchè l’anima stia sempre in purità e in nettezza31: Obsecro vos per misericordiam Dei, ut exibeatis corpora vestra hostiam viventem, sanctam, Deo placentem, rationabile obsequium vestrum: — Io vi prego per cosa sagra, quasi che voi non mel potiate negare, obsecro che per la misericordia di Dio voi faciale le vostre operazioni con tanto buono sentimento e con tanta ragione, che voi siate puri, netti e odoriferi a Dio. — Che come tu hai a fare una cosa, tu consideri: è questa cosa ragionevole? — Sì; — vuolsi fare. Questa altra è ragionevole? — No: — non la vo’ fare; sempre staendo ne’ termini32 della ragione. Non dico coll’odio no, ma con amore al prossimo, come a te medesimo: fa’ come tu volesse che fusse fatto a te.

Or io voglio che noi vegniamo a la pratica. Uno mercatante che si parta da casa sua e vassene e lassa la donna e la famiglia, e starà talvolta due anni, e lassa la donna giovana, pârti far bene? Certo, no. Oh, non t’è lecito! La ragione si è, che fu dato l’uno all’altro, [p. 373 modifica] perchè ellino stessero insieme, mentre che durava la vita all’uno o amenduni. Anco, se stanno separati non ci si può vedere altro che male essemplo: possono stare in fornicazione. Adunque, levate via pure che ’l pensiero non vi sia. Sai che dico a te, donna? Se ’l tuo marito è di fuore, fa’ che tu ti sforzi di farlo tornare: scriveli, mandali imbasciate per sì fatto modo, che tu li facci venir voglia che elli torni: non stare senza lui; e se elli non vuole tornare, va’ dove è lui, sai! Se tu dici: — oh, e’ non me ne curo! —oh, elli è il mal segno! Tu dimostri di cercare altri. Così dico anco di lui, che è da crédare che elli stia anco in adulterio, lui. Adunque, io mi fermo pure che tu stia con lui e lui con teco. Doh, io non dico per otto o per quindici dì, o per uno mese; ma di stare due o tre anni: questa non è ragionevole cosa, e non essendo ragionevole non piace a Dio. Anco non è ragionevole cosa a te, che dai il tuo lupino in palazo, a darlo per modo che a uno che non è atto a uno uffizio, e tu, tu li dai il tuo lupino bianco, e a uno che v’è atto, e tu gliel dai nero; e non piace a Dio, e sènne tenuto. Oimè, quanti ne fa mal capitare i lupini! Anco non è ragionevole cosa a seguire cotali pensieri quando ti vengono, se tu non gli consideri con ragione, però che anco non piacciono [a Dio]33. Anco so’ cotali maladette tentazioni, che vi conducono in fine male. O donne, se e’ non ci fussero questi uomini, io vi direi cose di cotali che v’ingannano con loro parole, e non ve n’avvedete, e seguite il lor dire, e rimanete ingannate! Chè talvolta vengono cotali ingannatori, cotali ipocriti, sai, cotali romiti34 che dicono: — così e così [p. 374 modifica] sarà: così vi convien fare; — e dimostrano una per un’altra, e così ingannano molta gente35. Odi. Già forse dodici anni fu a Fermo uno che uscì d’una selva, che de’ a intèndare sue novelle e sue pazie, tirandosi assai gente dietro, dicendo che uno dì andarebero al Sipolcro per terra. E quando gli parve, e elli gli fece spogliare tutti innudi, uomini e donne, e missorsi in via e andarono verso Fermo. Quando la brigata vidde questa gente, cominciarono a dire: — o che significa questo? Che novità è questa? Che andate voi facendo a questo modo? — Elli rispondeva36: — noi voliamo andare al mare, e quando saremo giónti37 el mare s’aprirà, e noi entramo dentro e andaremo in Ierusalem senza bagnarci i piei in aqua. Quando questa novella venne all’orechie di missere Ludovico signore di Fermo, tutti li fece impregionare38. Non piacciono a Dio queste tali cose, però che non sono [p. 375 modifica] ragionevoli. O, anco un altro il quale andava acattando con una sua suoro, e dipingeva angioli, e andavano dicendo che ella era pregna di Spirito Santo, e andava daendo di quello latte; e colui il premeva e mettevale le mani in seno! O grande ribaldarla! Pârti che questa sia cosa ragionevole, che uno vada premendo il latte a una donna? E sia chi si voglia, io dico che non piacciono a Dio queste tali cose39. O, o, del latte della Vergine Maria; o donne, dove siete voi? E anco voi, valenti uomini, vedestene mai? Sapete che si va mostrando per reliquie: non v’aviate fede, cìiè elli non è vero; elli se ne truova in tanti luoghi! Tenete che elli non è vero. Forse che ella fu una vacca la Vergine Maria, che ella avesse lassato il latte suo, come si lassa delle bestie, che si lassano mugniare? Io ho questa opinione io, ch’io mi credo che ella avesse tanto latte nè più nè meno, quanto bastava a quella bochina40 di Cristo Iesu benedetto. Oh quanto è grande pecato di quelli che vogliono sapere e antivedere più di santa Chiesa! Grande presunzione è!

Anco non è ragionevole di sapere quello che Iddio non vuole che sia palese; come so’ molti che già so’ levati, che dicono41, che Anticristo è nato. E chi dice che anco non è adimpita quella profezia de l’Apocalipsa al vij cap.: Et audivi numerum signatorum cxliij millia signati, ex omni tribù filiorum Israel. Ex tribù Iuda xij. [p. 376 modifica] millia signati. Ex tribù Ruben xij millia signati. Ex tribù Aser42 xij millia signati. Ex tribù Nepthali xij millia signati. Ex tribù Manasse xij mitlia signati. Ex tribù Simeon xij millia signati. Ex tribù Issachar xij millia signati. Ex tribù Zabulon xij millia signati. Ex tribù Joseph xij millia signati, Ex tribù Beniamin xij millia signati. Post haec vidi turbam magnam, quam diimmerare nemo poterat ex omnibus genti— i bus et tribubus et populis et linguis, stantes ante thronum in cospectu Agni, admicti stolis albis. E dicono che questa profezia si vuole adémpiare, e conviensi che ogni persona si debba vestire di bianco, e così si vestono alcuni et alcune che lo credono, e fanno insieme maschi e femmine uno brodetto, e va la cosa come ella può. E tale rimane in uno paese, e tale in un altro; e così vanno sovertendo il mondo falsamente. E però dico che di ciò che tu ti metti a fare, guarda il principio, el mezzo e ’l fine, e guarda se ti pare cosa vera, o se ti pare bugia: ataccati al saldo; non ti volere mai mettere a pericolo; non volere andare fantasticando, come molti e molte hanno già fatto. Chè donna s’è già trovata, la quale ha detto: — per certo io voglio vinciere la carne; — e non va fuggendo le cagioni; anco ha caro di conversare ora con questo, ora con quello, e infine la cosa va come ella va. Doh, crede a me, che so quello che porta il mondo: in questa parte tanto fa’ a mio modo. Vuoi fugire la carne? — Sì:— or fugge anco le cagioni. Nolite omni spiritui credere: non voliate crédare tanto a voi medesimi. Quale è meglio a tuo giudicio proprio a non pecare, o non fuggire le cagioni o fug [p. 377 modifica] girle? [È meglio a te a fugirle]43; per che il tuo partito è vinto, e quine stai a pericolo. E hai la quinta regola.

La sesta regola. Ogni volta che tu hai diletto o pena, e per niuno modo vedi che ne possa venire scandolo; iterum, un’altra volta; se niuna cosa che tu fai, ti dà diletto o pena, o nel tuo farla tu vi vedi niuno scandolo di persona spirituale, fa’ che mai tu non la segua. Sai quale può essere il diletto e la pena, e puovi èssare scandolo? È quando sarà una che dirà; — io vorrei avere uno padre spirituale, che io mi potesse parlar talvolta con lui, come so’ di quelle che l’hanno e dicono; — io piglio tanta consolazione quando io mi ritruovo con mio padre spirituale44, ch’io non ho maggior bene in questo mondo che quello. — Se, se, se tu seguiti questa cosa,.... doh, credemi che tu fara’ qualche male! Doh, crede a chi è sperto che ha nome Ruberto. Sai che ti vo’ dire? Chi ’l sa, il sa meglio di te, e intende di te fuor di te. Ella è buona la consolazione, potendola avere; ma forse che è anco meglio a non averla, però che forse saresti poi ingannato da te medesimo. O quanti e quante ne so’ ingannate!45 Quante so’ di quelle che dicono; — oh, elli m’è venuta una bella visione stanotte. Io viddi cosi e così, e dissemi ch’io ârei la tale e la tale cosa. — L’altra dice; — elli m’è aparita la Vergine Maria. — L’altra dice; elli m’è aparito uno angelo. — L’altra dice: — e’ m’è aparita la luna; — e l’altra, — il sole, — e l’altra — [p. 378 modifica] la stella nella mia camara che tutta riluceva. — Sai che ti dico: quella è tutta pazìa che t’è entrata nel capo, o se pure è nulla, egli è qualche cosa che ti farà mal capitare, se tu non ti saprai guardare. Sai perchè? Perchè non credo che tu sia migliore che fusse frate Rufino, compagno di santo Francesco, al quale gli aparve il diavolo a modo d’uno crocifisso, e dicevagli: — questo tuo Francesco tiene per certo ch’egli è uno ipocrito. — Questo frate Rufino fu poi santo, e tanto seppe ordinare questo maladetto diavolo, che elli si tirò adietro da la fervenzia46 che elli aveva a santo Francesco; e questo gl’intervenne più e più volte. Santo Francesco si avidde dei modi di costui— e andandolo domandando deli la ragione, infine gli disse: — hai tu mai avuta niuna visione? — Egli non volendoli dire, più e più volte nel ridomandò. A la fine egli gli disse, come egli aveva una visione nobilissima. Domandandolo, gli disse che il Crocifisso gli parlava. Allora santo Francesco, pensando a quello che era, gli disse: — oimè, non gli crédare, chè egli ti farà mal capitare, imperò che egli è il diavolo. — Sì sì, che ’l diavolo si trasforma in modo di crocifisso. Oh, elli non si partì mai di su la croce al tempo di Cristo, non però in su la croce di Cristo!47 E amaestrando costui gli disse: — Sai come tu fa’48 la prima volta che egli viene più: sappi che egli ha molto in odio l’umilità. Fa’ che quando egli t’apare più, fa’49 che tu li sputi nel [p. 379 modifica] viso. Se egli sarà il diavolo, egli si fuggirà, e se sarà Iddio, egli l’ârà caro, facendolo tu per questa intenzione, e ârallo per bene; ma se sarà il diavolo, subito si fugirà, però che egli non può avere tanta umilità, che elli sofferisca niuna ingiuria. — Costui così fece: una volta elli venne a costui pure in quella forma: subito frate Rufino gli sputò in sul viso. Meffe! Come costui fece questo atto, subito si partì, e lassò quine50 ’ una puza teribile, per modo che non vi si poteva stare. Tutto quello faceva per ingannare quello frate. Però ti dico: guarda quello che tu fai, e quanto51 ti viene una visione o altro, non èssare molto leggiero a crédare quello che ti dimostrano tali visioni: vogli prima provare che crédare52. Nolite omni spiritui credere: non voliate credere a ogni cosa che v’aviene; e questo voglio avere detto in quanto ch’è al diletto.

Quanto ch’è alla pena, o tu che fai i digiuni e non bei vino, e tu altro che non vuoi mangiare carne, e anco tu che non dormi in letto, e quell’altro che non mangia cotto; doh, guarda che tu non sia ingannato! Sai perchè tel dico? Perchè io n’ho già vedute molte spirienzie. Adunque, crede a chi è pratico: pigliane consiglio, e sicondo che elli ti consiglia, mette in opera. Non volere seguire la tua volontà, però ch’ella è pericolosa. Così dico di molte che vogliono andare al santo Sipolcro, e chi a santo Iacomo. Guarda, prima che tu vada, ogni cosa, guarda i pericoli. Se tu se’ giovana, come ti metti tu in tal viaggio? Non te ne consiglio già io: tu vai a [p. 380 modifica] troppo grande pericolo. Ma io ho sentito che ’l Santo Padre ha riparato, che non vuole che si vada sotto pena di scomunicazione. Non v’andare, chè chi ti consiglia, vede che v’è più il pericolo, che non v’è il merito. Così se tu vuoi durare fatiga con pena, fa’ che tu ti consigli con chi è sperto; e quando tu vai a domandarne consiglio, non andare a molti; però che ti faranno vagillare. Chi dirà una cosa e chi un’altra. Non andare a uno mercatante per consiglio, quando tu hai volontà di farti frate: così non andare a uno frate per consiglio, se tu vuoi essere mercatante, però che sicondo i consigli si vogliono le persone; che se tu andarai per consiglio d’una cosa spirituale a uno mercatante, tu ârai fatto uno zero. Va’, e atacati a uno uomo sperto di santa vita, che abbi scienzia e coscienzia: se elli ârà queste due cose, va’ arditamente, e seguita il suo consiglio. Ode Pavolo che fu di quelli buoni e dritti: legge nella prima pistola ad Corinthios allo ottavo cap: Si scandalizavero fratrem meum, non manducabo carnem in aeternum:53 — Se io darò scandalo al mio fratello, non mangiarò carne in eterno. — S’io lo scandalizarò del mangiare della carne, io non mangiarò. S’io lo scandalizarò a non volerne mangiare, e io ne mangiarò. Doh. io ti voglio insegnare; quando una cosa ti viene in volontà di volere fare, e tu vai a uno per consiglio, vuolsi vedere se tal volontà è tirata o dal vitello o dal lione, o per disperazione o per paura, o se se’ consigliato a farlo o non farlo; o vero posta da canto, vuoi cognoscere se chi t’ha insegnato, t’ha insegnato bene. A volerlo vedere fa’ come [p. 381 modifica] si potrebbe fare a uno giudice: pôgli il caso come egli sta dicendoli la propria verità, e non gli dire la persona, e sta’ a udire il giudizio ch’egli ti dà; e poi che egli te l’ha dato, e tu gli di’ chi è la persona: se egli sarà tirato da niuno di questi lati, o dal vitello o dal lione; se ârà niuna passione, subito mutarà il proposito. Uno sporto starà saldo in sul saldo:54 non così chi non è pratico. Crede a chi sa, e non a chi non sa.E hâne sei.

El settimo modo e la settima regola si è.... (donna,, chiama il tuo marito e adopera la intelligenza). Ogni volta che è in te uno diletto naturale con vizio e non peccato mortale, dove sia55 la pena virtuosa, quale è il diletto? Perchè tu mi intenda, è quando tu ti se’ affatigato per l’amore di Dio, che tu rimani stanco, che tu ti riposi; o quando hai molto veghiato in orazione o altro in servigio di Dio, che tu hai poi volontà a dormire: così quando tu hai digiunato e poi ti viene una volontà con uno effetto nel mangiare; questi sentono uno poco di vizio, ma e’ non so’ però peccato mortale; chè tu non fai il digiuno per quella intenzione: tu non digiuni per avere quello diletto del mangiare, nè non t’afatighi per avere il diletto di quello riposo. Tu vedi che egli n’è la qroce del digiuno, che piace a Dio e poi no’ ne seguita dietro peccato mortale: elli ci è bene vizio, ma non peccato. Ma io ti domando: quale è meglio: o digiunare per avere quel buono apetito, o non digiunare? Vuoi ti risponda? Se egli si digiunasse per avere quello buono apetito, pochi digiunarebbero. Altro ti muove a digiunare: el digiuno si díe fare e fassi per [p. 382 modifica] amore di Dio e a sua laude e gloria. Dirà colui che piglia l’osso: — io ho pure migliore appetito, e cavo quello diletto per quello digiuno: io non voglio digiunare per non avere quella consolazione. — Io non ti dico così, io; ma va’ e digiuna e fa’ che tu mangi una buona scudella di fave e assai, e lassa andare la tua fantasia: fa’ il tuo digiuno per amore di Dio, e non dire: — s’io digiuno, io ne cavo quello diletto e parmi migliore l’aglio quando io digiuno, che non mi pare il pane quando io non digiuno. — Non comprendi tu che Iddio non ti comanda mai niuna cosa naturale? Elli ti ha dato il cognoscimento; chè tu puoi comprendere che noi siamo suggetti alle cose naturali. Egli t’ha dato lo intelletto, perchè con esso tu cerchi le cose sopra naturali. Piglia quelle parole di Job: Memoria illius non sit ec.: — La memoria di quello diletto fa’ che tu la gitti via, come se fusse legno fracido, e piglia la intenzione che si muove per gloria e onore di Dio. — Però piglia ogni fatiga, ogni astinenzia, ogni vigilia per amore di Dio, e non pensare in altro, però che non ti bisogna.

L’ottava regola. Ogni volta che nella tua opera v’è più diletto spirituale che naturale, e non vi sia pecato mortale, sempre è buono. Pigliane l’essemplo di quello che n’è il peccato. Tu andarai a predica, e andarai più per udire i modi suoi,56 i gesti suoi e gli atti suoi, perchè so’ piacevoli, che per udire la dottrina che elli ti dà. Questo è pecato. Simile, quando tu vai colassù al duomo, dove si dice con tanta solennità l’uffizio divino, sentivi sonare gli organi, sentivi cantare: tu cavi più diletto di quello suffilare e di quelli canti, che tu non hai alla cosa che dicono. El tuo pensiero non va se none in [p. 383 modifica] quello che tu odi: quello è peccate». Colui che ha il diletto spirituale, pensa quello che si dee fare nella gloria dinanzi a Dio: tanti soavi canti e suoni, e con quello si diletta in Dio. Chi è involto nella sensualità, non pensa se non in quelli chichirì chichirì che ode. Suso a Dio, su, in nome di Dio! Non avere lo intelletto tuo tanto basso; chè non fu ordinato quello dalla santa Chiesa, se non per più gloria di Dio. E se tu hai avuto per lo passato quella vanità, va’ e confessatene e nol fare più. Odi che diceva Agostino, che quando elli udiva quelli canti e quelli suoni fatti a gloria di Dio, pure ne pigliava un poco di diletto: poi se ne confessava. E pure è da crédare che egli si levava in Dio più di te. Pensa che debbi far tu, che non vi vai per altro! E però ogni volta che tu vai a la predica e vai per udire la voce che ti diletta per lo suo bel dire, non traendone altra sostanzia, dico che tu fai pecato; però che quello bene tu il preponi male. Tu ti debbi realegrare57, in Dio, come tu hai in Pavolo ad Epheseos, V cap.58: Gaudete in Domino semper: iterum dico gaudete: — Godete in Dio sempre mai: anco vi dico che voi godiate; — cioè, vuol dire: goda l’anima in Dio. E anco goda el corpo, e in questo modo reallegrandoci noi a gloria di Dio. sempre potiamo meritare; e piaciarà a Dio a questo modo.

La nona regola. Ogni volta che tu pigli una opera, e di quella opera tu pigli pure diletto spirituale, o vuoi per grazia di Dio, o per virtù della tua meditazione; volta a dietro un’altra volta: io dico, ogni volta che tu hai pure diletto spirituale o in orazione o in predica[p. 384 modifica]zione o in offizio o in lègiare, va’, seguilo, non ti tirare mai a dietro; però che quella è volontà di Dio. Non dico così se tu vi vedesse niuna tentazione: ogni volta che tu vi vedi pònto59 di pericolo o vero dubio, subito fa’ che corri a frate Rufino, chè ti bisogna consiglio, e non sarà mai niuna tentazione che non sì conosca. Non ti fidare di te; che se tu ti fidi di te60, quello è mal segno. Va’, fa’ a mio modo, e dimandane uno uomo spirituale, e digli il fatto tuo puramente; e se elli ti dice che sia bene, sì ’l fa, e fa’ che tu gli creda senza dubbio: forse che ella nol credarà poi. Doh, io te ne voglio dire uno essemplo. Io ho già trovata anima che ha tanto levata la mente a Dio, che ella ha sentito al corpo uno nuovo movimento, et è stato per tal modo, che elli non sa pensare per che modo quello si sia. Sai che ti vo’ dire? Se tu vedi e senti che elli non te dia altro diletto carnale o sensuale, va’ e seguilo: seguelo, ti dico; chè perchè61 tu non intenda più oltre, non te ne maravigliare; chè Iddio te l’ha dato perchè tu stia più basso62. Dilettati in Dio con purità, e non potrai errare. Inde è detto nella Cantica di Salomone al vij cap.: Ego dilecto meo, et ad me conversio eius: — Io do il mio diletto a Dio, e egli il dà a me. —

La decima e ultima regola è questa; tocala con mano, ed è regola generale. Quando una ha le mani a fare, o uno pensiero d’una cosa, la quale tu non cognosci qual sia il meglio o farla o non farla, fa’ che mai tu non la facci, se tu no’ ne sai altro. Così dico a frati e a mona[p. 385 modifica]che, come agli altri. A te63 secolare ho detto e dico, che tu ne pigli consiglio. A te frate dotto, o monaca o altri religiosi, sai che debbi fare? Aspetta tempo: non aspettare però con pusillanimità, ma con esercizio, pregando sempre Iddio che ti dichiari la mente per modo, che tu non venga a fare centra64 a la volontà sua; e così facendo, egli ti dichiararà sì che tu non errarai. Sai come è fatta la mente nostra quando ella non cognosce una cosa che gli viene nella mente? E come il mare quando è in fortuna65, o come una acqua quando v’è del loto. Se tu vorrai vedere dentro ne l’acqua torba quello che v’è, tu nol potrai vedere di subito. Sai che ti convien fare? Convienti aspettare tanto che ella schiari. Come ella sarà riposata, tu la vederai chiara e bella, che ogni picola cosa vi potrai discèrnare. Così è propio la tua mente, quando è torba: non puoi cognoscere la verità che v’è nascosa: convienti aspettare tanto che ella sia riposata, e vedràvi dentro ogni chiarità, e potrai seguire il bene e lassare il male. Se tu ti mettessi a fare una cosa quando la mente tua è in tanto travaglio, non è possibile a pena a farla bene. Pensa: quando il mare ha fortuna, chi sarebbe quello che allora volesse navicare? Colui che v’è dentro, va ora in qua, ora in là, quando in su, quando in giù, e in ogni modo che ella va66, elli è a pericolo. Così dico d’uno che sia in questo affanno: non cognoscendo quale è buono a fare, sta in grandissimo affanno e paura, e Iddio dà talvolta questi afanni per più nostro bene: [p. 386 modifica] de’ quali dice Davit:67 Illi trepidaverunt timore, uhi non erat timor: — Eglino hanno tremato con paura, dove non v’era niuno pericolo. — Se aspettaranno tanto che quello subito pensiero si riposi, cognosciaranno che non v’è pericolo nissuno. Se questo ti viene per tuo difetto, si conviene ricórrare68 a’ rimedii, pregare e sperare in Dio. Uno conosco bene uno io, che aveva nella mente sua uno pensiero69. Elli s’atacò al rimedio, che tanto pregò Iddio, che egli fu esaudito e dichiarato di quello dubbio che egli aveva. Se tu se’ secolare, che hai bisogno di qualche buono consiglio, va’ a uno sacerdote savio e buono, e fa’ che egli sia persona sporta, che abbi dei consigli a le mani, e egli ti consiglierà a drittura. E sai, come io ti dissi dinanzi, non andare per consiglio d’una cosa spirituale a uno mercatante. Se tu volesse entrare in religione70, non andare per consiglio al mercatante. Così a te, donna: se tu vuoi il consiglio del farti monaca, non andare a farti consigliare a una maritata, perchè non ti saparà consigliare se non di quello che ella sa. Tractant fabrilia fabri: — Ognuno sa del suo mestiere per la pratica sua. — Se tu ti volesse fare frate, andareste tu ancora a uno frate che fusse malcontento d’essere frate lui? Va’ a’ buoni, e sicondo che ti consigliano, così farai. Va’ a frate che sia buono, e se non basta a uno, va’ a due, e dì quello all’uno che a l’altro, e comprendarai che ’l consiglio loro sarà dritto e buono. Se fusse cosa che di subito non si potesse compréndare se fusse bene a farlo o a non farlo, fa’ che tu aspetti [p. 387 modifica] qualche poco di tempo, pregando Iddio che ti dichiari sì la verità nella mente tua, che tu possa quella seguire a sua laude e gloria. Io ho ben trovato questo io, che di molte cose dubie io ho aspettato tempo, pregando Iddio che mi dimostri la vera e dritta via da non potere errare; chè esso m’ha dimostrato quello che io debbo fare, non già per angiolo71, che no ne so’ degno, nè anco per ispirazione, ma solo per aspettare tempo, molte cose72.

Or coglie insieme tutto il mio dire.....73



Note

  1. Nel Cod. Sen. 6: Seguita come doviamo a Dio domandare che ci insegni a fare la sua volontà. E il Cod. Pal.: In questa Predica si tratta pure di come dobiamo domandare a Dio, che ci insegni a fare la sua volontà.
  2. Salmo cxlij, vers. 10.
  3. Gli altri Codd.: delle genti.
  4. Vale a dire, si è reso uomo d’arme, si è assoldato.
  5. Il Cod. Pal., diverrà.
  6. Il Cod. Pal., e diverrà profeta. Il Cod. Sen. 6, e diventa profeta.
  7. Le parole tra parentesi mancano al solo nostro Testo. Il passo allegato appartiene al salmo lviij, vers. 10.
  8. Epist. prima ad Thessalominenses, cap. quarto, vers. 3.
  9. Il Cod. Pal., potesse perseverare.
  10. Negli altri Codd., levaranno.
  11. Negli altri Codd., infermo, vile e basso.
  12. Cap. secondo, vers. 4.
  13. Nella Vulgata, cunet.
  14. Atti degli Apostoli, cap. sesto, vers. 2; ma si emendi così; Non est nequnm nos derelinquere verbum Dei, et ministrare mensis.
  15. Il Cod. Pai., che niuna che io durasse mai.
  16. Correggi, l’Ecclesiastico al cap. xj vers. 10, e leggasi: Ne in multis sint ec.
  17. Il Cod. Pal., le più belle risate.
  18. Negli altri Codd.: Un altro dirà ec.
  19. Il sol Cod. Pal., cantafavole.
  20. Il Cod. Pal., col padre.
  21. Gli altri Codd. dicono: e voi sete cagione ch’io non posso attèndare a studiare per istare a udire voi.
  22. Vodi la nota 1 a pag. 367.
  23. Epist. prima di s. Paolo ai Corinti, cap. primo, vors. 16; e comincia: Non enim misit me Christus ec.
  24. Il Cod. Sen. 6 ha quasi sempre, battezzare.
  25. Così in tutti i Codd., ma è evidente che dallo scrittore non fu colto il senso delle parole pronunziate dal Santo.
  26. Il Cod. Pal., ma con errore, la quale è l’uomo in sua dottrina.
  27. È il vers. 10 del detto primo cap. d’Ezechiel, corretto col confronto della Vulgata.
  28. Cap. e vers. detti.
  29. Il Cod. Pal., si raccorda.
  30. Il detto Cod., s’accorderà.
  31. È il vers. primo del detto cap., e comincia: obsecro itaque, vos fratres ec.
  32. Il Cod. Sen. 6, nel termine.
  33. Mancano queste parole al solo nostro Cod.
  34. Romito è qui usato ironicamente, e vuol dire gente austera solo in apparenza.
  35. Segue il vigesimoprimo dei Racc. S. Bernard., editi da Zambrini, loc. cit, pagg. 52-63.
  36. Il Cod. Pal. con miglior lezione: Eglino rispondevano.
  37. Negli altri Codd., giunti al mare. dominus Ascanias, fecit ipsos cepi et inittere in carceribus„ (Docum. di Stor. Ital., pubblicati a cura della R. Deputaz. di Stor. Patria per le Provincie di Toscana ec., Vol. IV, pag. 38).
  38. Il medesimo fatto è narrato da ser Antonio di Niccolò, cronista di Fermo, con queste parole: „ MCCCCXII et díe XI mensis octobris, quidam fra ter Antonius de.... qui habebat habitum istorum de paupera vita, subduxit multos et multas de comitatu Firmi, quasi circa mille, et maxime de castris de medio; et dicebat se esse Deum Patrem, et dicebat inter omnes quia fuerat Cristus et quod fecerat multa miracula. Quibus sic peractis, díe supradicta, cohadunabat certos homines et mulieres, numero XX vel circa, et secum duxit versus Firmum, dicens eisdem, quod volebat ire Hierosolimam et volebat transire mare, et quod mare aperiebatur sibi et transiret sicco pede; et quando fuerunt prope flumen Tenne, fecit omnes, qui secum veniebant, spoliare omnibus pannis lane et lini, tam mares quam mulieres, et demum ipsos baptizavit in flumine; et sic tam ipse quam omnes alii, tam mares quam mulieres, nudi absque ullo panno lane vel lini, etiam sine tarabolis, intraverunt civitatem Firmi. Et multi bomines et mulieres de ipsa civitate reprehendentes eos de hac simplicitate; ipsi vero obmutescebant; et quando fuerunt in platea Sancti Martini, fecerunt voltam per caput platee; quo viso per vicarium Episcopi, qui tunc erat
  39. Qui finisce il detto ventunesimo Racconto
  40. Il Cod. Pal., boccuccia: il Cod. Sen. 6 più affettuosamente, boccuccina.
  41. Il detto Cod., che già si so’ levati e dicono ec.
  42. Precede: Ex tribù Gad duodecim millia signati. Così dopo la tribù di Simeone, fu omesso il vers.: Ex tribù Levi duodecim millia signati.
  43. Questo intero periodo manca ad ambedue i Codd. Senesi.
  44. Il Cod. Sen. 6, cor uno mio padre spirituale; e il Cod. Pal., cum uno padre mio spirituale.
  45. Quel che segue è il ventiduesimo dei Racc. S. Bernard. editi da Zambrini, pag. 54-57; che avverte che “dai cronisti dell’Ordine Francescano trovasi registrato ne’ loro Annali questo racconto, il quale servì pur d’argomento al cap. XXIX de’ Fioretti di S. Francesco.
  46. Antiquato, nota il Zambrini, e vale fervore.
  47. Così hanno tutti i Codici.
  48. In luogo di farai, cioè come tu debbi fare (Z).
  49. Per error di menanti la stampa in vece di più, fa, legge pinfa; paiola che il ch. Zambrini dichiarò ingegnosamente, come voce del popolo, sostituita oggi dall’altra pinfete. Il vero è che i Codd. da noi attentamente consultati, sono concordi nella nostra lezione, e chi pel Zambrini trascrisse, scambiò la u per la n, scambio facile a commettersi da chi non abbia molla consuetudine con le scritture antiche.
  50. Quine per qui, come line per e quane per quae e qua, sanesismi perfetti (Z).
  51. In luogo di quando, come leggono gli altri Codici. Vedasi quel che ne fu scritto a pag. 352, nota. 3.
  52. Termina qui il Racc.xxii .
  53. La Vulgata, al vers. 18 del detto cap. così dice: Quapropter, si esca scandolizat fratrem meum, non manducabo carnem in aeternum, ne fratrem meum scandalizem.
  54. Il Cod. Pai., starà saldo. Il Cod. Sen. 6, starà saldo saldo.
  55. Il solo Cod. Pal., dove sta.
  56. Intendi del predicatore.
  57. Negli altri Codd., rallegrare.
  58. La citazione è sbagliata, appartenendo questo passo al cap. quarto, vers. 4 della Epistola ad Philippensea.
  59. Negli altri Codd., punto punto.
  60. Gli altri Codd., in te.
  61. Come altrove, col significato di, sebbene.
  62. Il Cod. Pal., più al basso.
  63. Nel Cod. Pal. sì legge: come a te.
  64. Il Cod. Pal., che tu venga fare, che tu facci contra ec.
  65. Il detto Cod., quando ha fortuna.
  66. La nave. Gli altri Codd., che elli sta o va, elli ha pericolo.
  67. Salmo lij, vers. 6; e nella Vulgata dice: illic trepidaverunt ec.
  68. Il Cod. Pal, correre.
  69. Il detto Cod., uno grandissimo pensiero.
  70. Meglio il Cod. Pal., in una religione.
  71. Il Cod. Sen. 6, angioli, e il Cod. Pal., agnoli.
  72. Sottinteso: mi ha dimostrato Iddio.
  73. In questa, come in altre Prediche, manca l’epilogo consueto.