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Prediche volgari/Predica XXIX

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Predica XXIX

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Predica XXVIII Predica XXX

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XXIX.

Della Annunciazione della Vergine gloriosa Maria.1

Cogitabat qualis esset ista salutatio (Luca, cap. 1.°).— Le parole preallegate, dilettissimi, so’ parole di Luca vangiolista al primo cap. del suo vangelio, nel quale parlava de la gloriosa Vergine Maria, quando ella fu annunziata e salutata da l’angiolo Gabriello, mandatole da Dio. Dice Luca che ella si maravigliava: o di che? O donne, mettetevi in pònto di stare atente; che se le pietre potessero o sapessero, elle verrebbono a udire. E dicevi che se mai aveste consolazione de’ fatti de la Vergine Maria, oggi n’ârai più che mai. E se mai tu avesti vagheza e volontà di dire delle avemarie, oggi te ne invaghirai di volerne dir più che mai. Egli era oggi bene uno dì da dire de la santa Croce2. E âremo potuto dire di quelli dodeci fratelli ch’io ti cominciai a dire l’altr’ieri, che non te ne dissi se non di tre. E però che questa è l’ottava sera di Maria,3 dirò a gloria e a laude e a riverenzia [sua] ciò ch’io dirò stamane. Doh, questa è la città, e così è chiamata, de la Vergine Maria: perchè non doviamo noi spesso parlar di lei? Noi l’aviamo in [p. 389 modifica] divozione, e per acrésciarla anco più, io di lei vi parlarò. Adunque, a te si conviene l’attendere e lo imparare quello che di lei si dirà. — Io vego bene colà una che non ha volontà a imparare nulla. Sai che ti dico? Elli non intende chi non attende, e non attende chi non comprende. A casa. — Io so’ tenuto di lei dire la cagione che ieri io non dissi, che era quasi come morto, e ora so’ vivo. Io era per modo ch’io non credevo oggi predicare, e ora so’ fatto come uno lione,<up>nota tanto mi sento gagliardo: che pure mentre ch’io dicevo la messa, mi sentivo debile, e ora mi sento per modo che io giostrarei. E però a gloria sua lingua mea sicut calamus velocier scribentis. Oltre, adunque, come se io non avesse avuto male niuno.

Cogitabat: Maria si maravigliava. Ma dimmi: se Maria si maravigliava, chi sarà colui che abbi sì poco intelletto, che a pensare che essa si maravigliava lei, non si debbi maravigliare anco lui? Abbi un poco lo intelletto speculativo,4 e pensa che se ella si maravigliava lei, quanto maggiormente ti debbi maravigliar tu. Ella si maravigliava de la salutazione de l’Angiolo, che quando giónse a lei le disse: Ave, gratia piena, Dominus tecum. Or vediamo di che «essa si maravigliava. Tre maraviglie ci si può comprèndare:

Prima maraviglia si è de la sua salutazione.

Siconda maraviglia, de la sua comendazione.

Terza maraviglia si è de la sua petizione. [E in queste tre maraviglie comprenderai tutta l'avemaria]5.

La prima, de la salutazione de l’Angiolo. Hai che — disse: Ave, gratia piena, Dominus tecum. [p. 390 modifica]

La siconda si è la comendazione; dove disse: Benedicta tu in mulieribus, et benedictus fructus ventris tui.

La terza, de la petizione; dove è detto: Sancta Maria, ora pro nobis.

Ora sta’ attento, e apre la mente e lo intelletto, e considera prima come Maria fu salutata da l’Angiolo. L’Angiolo fu mandato da Dio molte altre volte, ma non venne mai più nel modo che egli venne questa volta; e questo fu perchè ella si maravigliava. Or vediamo la prima maraviglia de la salutazione. Tre stati si possono vedere in Maria salutata da l’Angiolo:

Primo, eccellente in natura.

Sicondo, eccellente in grazia.

Terzo, eccellente in gloria.

Mai non fu trovato in criatura criata da Dio tanta eccellenzia, quanta ne ebbe sola Maria, eccellente in natura e grazia e gloria.

Or vediamo la prima eccellenzia di natura, e dimostrasi dove l’Angiolo disse:6 Ave, gratia piena, Dominus tecum.

L’eccellenzia di grazia si dimostra dove l’Angiolo disse: Benedicta tu in mulieribus et benedictus fructus ventris tui.

La eccellenzia de la gloria si dimostra dove è detto: Sancta Maria, ora pro nobis.

Torna a la prima, dove si dimostra la eccellenzia di natura. Che disse l’Angiolo? Disse: Ave. Or rivolta queste lettere, A V E, e mette l’ultima prima, e la prima ultima, e dirà Eva. Che vuol dire Eva? Vuol dire guai e dolore. E Ave che vuol dire? Ab a quod est sine ve, [p. 391 modifica] cioè senza dolore e senza alcuna pena; e Eva vuol dire co)i dolore.7 Oh, che dolori portano le donne! Tre guai e tre dolori si truovano in loro,8 de’ quali Maria fu privata.

Primo guai, pudore: Maria con purità.

Sicondo, labore, e Maria il portò senza fatiga.

Terzo, dolore, e Maria parturì senza pena.

Questi tre dolori e affanni hanno le donne: primo, vergogna, sicondo fatiga, e terzo dolore. E Maria fu riservata da questi dolori e guai, e però le fu detto Ave, cioè senza niuno di questi guai; dicendoli l’Angiolo: — Maria, tu se’ sola quella che se’ privata da questi guai: tu se’ privata dal pudore nella concezione del tuo Figliuolo: tu se’ privata da la fatiga del tuo portarlo9 nel tuo ventre: tu se’ privata dei dolore, però che tu il partorirai senza niuna pena. —

Meglio, ave, senza guai. Maria tu se’ senza concupiscenza; tu se’ netta e pura: però che essa fu purificata. Se nella concezione non vi fu alcuna macola, ode il Salmista il disse:10 Quia santificavit tahernaculum suum Altissimus: [p. 392 modifica] — Perchè l’altissimo Iddio santificò il suo tabernacolo. — E tabernacolo di Iesu fu Maria, e Iddio il santificò, e stette sempre netto e puro senza alcuna macola. Anco potremo dire che ella fusse stata preservata in grazia; come di lei fu detto nella Cantica al iiij cap., parole dello sposo alla sposa: Tota pulchra es amica mea et macula non est in te: — Tutta se’ bella e candida e pura, sposa mia, e niuna macola non è in te. — E perchè ella fu netta da due macole, cioè, dal peccato mortale e dal veniale; però fu più pura che nissuna altra criatura criata. Elli si dice che colui che è giusto, peca11 venialmente, e lei non pecò mai nè venialmente nè mortalmente. Sola lei fu senza macola di pecato: non se ne può contare di più. Inde disse Giovanni: Si dixerimus quod peccatum non fecimus, ipsi nos seducimus:12 — Se noi diciamo che noi non aviamo pecato, noi sì diamo a divedere lucciole per lanterne, e inganniamci noi medesimi. — E però non sia niuno che dica, che elli non sia peccatore; che vedi che essendo giusto, tu non puoi fare che non pechi. Ècci niuno che abbi quello liro13 dell’anima semplice, che nella fine dice che non [si] può pecare per niuno modo nè venialmente nè mortalmente? Sai che ti dico? Non gli crédare, chè egli non è vero. Non vedi tu che egli dà contra al detto apostolico? Chè l’Apostolo dice che non si può fare che non si pechi, e questo liro dice che non si può pecare. Adunque, si díe tenere come erronio; e do per consiglio a colui che l’ha, [p. 393 modifica] che egli il riponga in sul fuoco. Solamente due criature so’ state senza pecato in questa vita, Cristo e Maria. — O santo Giovanni non fu senza pecato? — Dico che anco lui ebbe qualche pecatuzo: soia lei fu quella che fu preservata senza pecato niuno. E questo è detto per lo labore, perchè nol portò con fatiga14, come voi altre che portate i vostri figliuoli con fatiga nel vostro ventre. Anco non ebbe il terzo guai, cioè della pena del dolore: non sentì dolore Maria ne la carne sua perchè Cristo non volse. Sai perchè? Perchè Cristo era Iddio e uomo ed era in quanto uomo de la carne di Maria, et era assunto il divino verbo all’umanità in essa carne, e però volse che essa non patisse alcuna pena; e perchè la carne sua era pura, e di quella propria si vestì Iddio umanato, volse che essa fusse preservata. E inde disse il Salmista: Non dabis sanctum tuum videre corruptionem:15 — Tu non darai al tuo santo vedere corruzione: — e come la carne di Cristo non si poteva corumpare, qosì anco quella di Maria; e così si legge, che come essa morì, così fu assunta in cielo. Adunque, fu Maria riservata da concupiscenzia e da colpa e da pena. In questa vita non ebbe niuna, veh! Hai che Giovanni nella sua Apocalipsi disse all’ottavo cap.: Vae, vae, vae, habitantibus in terra: — Guai a voi che sête involti in concupiscenzia; guai a voi che sête involti in colpa di pecato; guai a voi che sête degni de la pena; — de’ quali guai Maria fu privata e spogliata.

Anco fu Maria privata d’altri guai, cioè da’ guai de la carne, del mondo e del dimοnio. Da’ guai della carne campò colla verginità sua, da’ guai del mondo [p. 394 modifica] campò co la povertà sua; da’ guai del dimonio campò co la santità e umilità sua. Prima, de la sua virginità: Virgo virginum praeclara. Essendo sola vergine pura, senza alcuna macola, e piacendo a Dio per la tanta purità sua, esso mandò l’Angiolo suo, ponendoli l’ambasciata, e lui tutt’ubidiente discese a lei, e anonziandole le parole di Dio e dimostrandole: Ecce virgo, concipies et paries filium16: — Tu conceparai e parturirai uno figliuolo. — E essa per la purità la quale essa aveva concetta di mai non volere consentire a uomo, disse: Quomodo fiet istud quoniam virum non cognosco?17 — Come può esser questo, però che nell’ animo mio io ho fermo di mai non volere consentire a uomo in atto carnale? Sai che io non voglio essere madre di Dio in questo modo: a nulla non consentirò mai. Io cognosco bene che Iddio è potente e sapiente e clemente: altra via potrà tenere, se esso vorrà ch’io sia sua madre. A questo modo non voglio io consentire. — E per la fermezza che in lei si vidde, essa vinse principalmente la carne co la verginità sua. Anco vinse il mondo co la povertà sua, però che di lei si dice che ella era tanto povera, che ella viveva di sua fatiga. Vuoi comprendere se ella era póvaretta? Elli si dice che quando ella s’andò a fare scrivare18, al modo che l’usanza loro era, col suo figliuolo Iesu, che ella non aveva nè fasce nè pezze per lui; ma in cambio di ciò ella tolse un poco di lembo19 de’ panni suoi proprii, e per pezza lina tolse uno viletto, e con uno altro viletto [p. 395 modifica] stretto il fasciò; e così era involto quello corpicino di Iesu benedetto. Ouh, a considerare la reina dell’universo, e Iddio figliuolo di Dio in tanta povertà quanta si vedeva, e in tanta miseria! E così vinse il mondo co la povertà.

Doh! E’ mi pare a vedervi che voi aviate stamane la buona mattina, e io con voi insieme: a dispetto del mal del fianco e de la renella, io mi sento molto bene gagliardo.

Anco vinse il dimonio e la superbia sua co la umilità. Noi leggiamo che il dimonio cadde di cielo solo per la superbia, e Maria co la umilità venne a salire in gloria. Per la umililà Maria venne a salire in tanta altezza, e Lucifero per la superbia sua venne a cadere in tanta profundità. Ode Isaia al xiiij cap.: Quomodo cecidisti de caelo Lucifer, qui mane oriebaris? Corruisti in terram qui vulnerabas gentes? Qui dicebas in corde tuo: in caelum conscendam, super astra Dei exaltabo solium meum: — Come cadesti tu, Lucifaro, dal cielo, il quale ti levavi la mattina? Cascasti in terra, che ferivi le genti, e dicevi: io salirò in cielo; sopra alle stelle di Dio porrò la sedia mia. — Come tu per la superbia cadesti giù di tanta altezza, così Maria salirà in su per la umilità sua. Come tu Lucifaro per la superbia tua se’ dannato a pena eterna, Maria per la umilità è glorificata in gloria da Dio e da tutta la corte celestiale. Sai quando ella salì in gloria? Quando ella disse quella parola a l’Angiolo, voltando il cuor suo a Dio, dicendo: Ecce ancilla Domini, fiat mihi secundum verbum tuum20. Inverso Iddio disse: — Ecco l’ancilla del Signore, — e volta a l’Angiolo, disse: — Sia a me sicondo la tua parola. — Non volse mai con[p. 396 modifica] sentire se non come l’Angiolo l’aveva detto, avendo sempre il pensier suo dritto a Dio, conservando sempre la sua virginità; e da questo salse in tanta eccellenzia, che di lei si disse: Ecce enim ex hoc beatam me dicent omnes generationes21: — Bene sarà detta costei essere beata da tutte le generazioni, — Tu se’ detta beata da li angioli; tu se’ detta beata da li uomini; tu se’ detta beata anco da’ dimonii: ognuno ti dice beata.

Tu hai potuto vedere tre triplicati guai, che so’ nove, da’ quali Maria è stata preservata da Dio. Sopra a quella parola de l’Angiolo salutandola, dicendole — Ave —, la Chiesa ci agiógne22 questa parola — Maria —, che non la disse l’Angiolo. E perchè l’Angiolo non la disse? De le ragioni se ne potrebbero dire assai; ma io te ne vo’ dire solamente una. Pon mente quando uno favella a una fanciulla vergine e pura e vergognosa, che solo ricordandola a nome, per paura pare che ella triemi. E però l’Angiolo non la ricordò a nome. Ma santo Luca il disse bene lui, quando egli disse; Missus est angelus Gabriel a Deo in civitatem Galilaeae, cui nomen Nazareth, ad Virginem desponsatam viro, cui nomen erat Joseph, de domo David, et nomen Virginis Maria23. Ecco qui come ci pose il nome lui, l’Angiolo, chè l’Angiolo disse: Ave gratia piena, Dominus tecum, e non disse Maria. Questo nome Maria a tre interpretazioni si può recare:

Primo, stella maris.

Secondo, mare amaras.

Terzo, domina dominarum.

Prima, stella maris. Come tu vedi che il raggio [esce] [p. 397 modifica] de lo splendore, così dico lei essere stato un raggio, el quale è assunto a lo splendore di Dio, il quale ha dato e dà chiarezza a tutto il mondo; e Idio è lo splendore e la chiarezza di tutto il mondo. Inde è detto di lui in santo [Giovanni]:24 Ego sum lux mundi: — Io so’ la luce del mondo, — disse Iddio.

Sicondo, mare amarus. Amaro mare vuol dire che mai non fu criatura in questo mondo, che tanta pena portasse in questa vita, quanta ne portò Maria per amor del suo figliuolo. Sai quanta ne portò? Che25 non è boca che ’l potesse dire, nè orechia che ’l potesse udire, nè cuore che ’l potesse pensare. La prova: vuolo vedere? — Sì — O Simeone, che diceste della sua pena, quando tu avesti quello fanciullino in braccio Cristo Iesu? Disse così di lui: Positus est hic in ruinam et in resurrectionem multorum in Israel, et in signum cui contradicetur. E sogiogne: Tuam ipsius animam pertransibit gladius:26 — Elli è posto in mina e in resurrezione di molti, cioè d’ognuno. — E poi disse: — la tua sua anima è la sua tua anima: quella anima la passarà il coltello; e quello medesimo coltello che passarà l’una anima, passerà anco l’altra. E qui puoi vedere, come sarà in amaritudine quella anima di Maria.

È interpretato anco Maria Domina maris: — Madonna del mare; — et inde è detto: — Ave, maris stella, Dei mater alma, atque semper virgo, felix coeli porta.27 Chiamata [p. 398 modifica] è dalli angioli Madonna. È chiamata dalle donne del mondo e dagli uomini, la Madonna. O come nol merita lei d’essere chiamata Madonna, che voi che séte pecatrici vi fate chiamare — madonna tale, — e chi — madonna tale? — E però aviatele rìverenzia sempre, noi minandola vera Avocata nostra e Madonna. Voi avete pure uno dettato, che voi la chiamate la Madonna: quando voi le ponete la ghirlanda,28 dove si pone quella ghirlanda? A la Madonna. E però voi fate molto bene di nominarla Madonna, e chiamarla in ogni vostra tribulazione. Tu hai tre intelletti. Doh, dimmi: se’ tu stato mai in mare? — Sì. — Hai tu posto mente a quello che vi si fa? Elli si navica co la tramontana e co la bossola e co la calamita; la stella sta nel suo luogo, e colui che tiene la bossola, quando esso vuole sapere dove egli va o dove egli vuole andare, piglia la bossola co la calamita, e lo stile va sempre dove è la tramontana; e perchè29 egli volti la nave o la bossola, lo stile sta sempre fermo verso la tramontana, nè mai si muove per niuno modo che vada la nave, e sempre anco sta salda la stella [nel luogo]30 suo, come lo stile de la bossola. Certi m’hanno già detto che quelle stile non si volta verso la tramontana per amore de la stella, ma per cagione de le montagne de la calamita, le quali so’ d’onde verso si volta31 lo stile; e dicono che non possono andare a salvamento senza essa, però che con quella e co la carta de la marina possono vedere dove sono scogli e altre cose che le può far danno.32 Adunque, senza questa stella si va sem[p. 399 modifica] pre a pericolo. E però dico a tutti voi, padri e fratelli miei, e simile a voi donne, che se voi non avarete questo aiuto di Maria, non potrete mai per niuno modo pervenire a porto di salute, nè non potrai mai campare de’ pericoli di questo mondo. O cittadino, a te dico: vuoi tu campare da tutti i pericoli che mai ti possono venire? — Sì. — Abbi in riverenzia questa Madre di Iesu Maria dolcissima, sempre racomandandotele in ogni tua tribolazione; e se tu ârai fede in lei e riverenzia, certo ella ti camparà da ogni pericolo. Guarda nello Ecclesiastico a xxiiij cap. quello che di lei si dice: In me gratia omnis viae et veritatis, in me omnis spes vitae et virtutis. Transite ad me omnes qui concupiscitis me, et a generationibus meis im- plemini. Spiritus enim meus super mel dulcis, et hereditas mea super mel et favum. Memoria mea in generationes saeculorum33. — In me è ogni grazia; in me è ogni vita e ogni virtù;34 in me è ogni speranza e ogni vita e ogni virtù; in me è ogni bene. Venite a me tutti voi i quali mi desiderate ec. —

E però, cittadini, a tutti, uomini e donne, dico, e picoli e grandi, fate che voi aviate sempre in lei divozione e fede. Ponete mente a quelli che hanno operato e’ vizi e poi ricorrono a lei e seguitano le virtù. Pigliate essemplo da loro e seguitateli. Oh dimmi tu, o pecatore, il quale ti se’ tirato adietro dal pecato che tu solevi fare; chi credi che te ne sia stata cagione? Non altra che lei, però che essa domandò grazia per te al suo Figliuolo, e ’l Figliuolo le concedette, e essa te l’ha recata. Fa’ che tu ne sia cognoscente. Vuoi vedere se Iddio condescende a’ preghi suoi? Or guarda in santo Giovan[p. 400 modifica] ni al sicondo cap., quando Maria si trovò a le nozze con Iesu, che egli vi mancò il vino, e Maria disse a Iesu: Vinum non habent; e Iesu rispuose: Quid mihi et tibi est mulier? Nondum venit hora mea. Dicit mater eius ministris; quodcumque dixerit vobis, facite: — Essendo a le nozze Maria con Iesu e mancando il vino, ella disse al figliuolo Iesu: — elli non ci è vino. — E ’l Figliuolo rispuose: — che è, o a me o a te, o donna? — Quasi dire: che ne aviamo noi a fare? Ben cognobbe Iesu quello che voleva35 che si facesse bene; e però disse Iesu: — egli non è anco venuta la mia ora. — E pure, perchè Maria sperava che ella ârebbe la grazia che ella domandava, disse a coloro che servivano: — fate quello che esso vi dirà, — e fece empire d’aqua l’idrie, e subito fu fatto quello primo e grande miracolo, che l’aqua diventò vino. Chi credi che fusse, o pecatore? Fu i prieghi di Mariae però ti dico: fa’ che mai tu non tema: racomandati con fede, che per certo ella t’impetrarà grazia da Dio; nè mai si partirà dinanzi da lui, che ella non l’abbi riceuta per te. Sai che significa l’aqua? L’aqua è la lussuria, e ’l vino è la buona volontà. O lussurioso, se tu ti racomandarai, tu vedrai questo miracolo in te, che l’aqua si farà vino, che la lussuria diventarà buona volontà in astinenzia, e in questo modo si convertirà l’aqua in vino.

Terzo: è interpretata Maria, Domina dominarum: — la Madonna de le madonne. — Che si richiede a quella che è madonna? Richiedesi che ella comandi e che ella sia ubedita. Or vediamo se ella ha questa signoria. Tu ne hai già udito in parte de la possanza e signoria sua, e anco te ne dirò più. Ella ha tanta signoria, che ella [p. 401 modifica] comanda et è subito ubedita. — Ego dico huic, vade, et vadit; et alii dico, veni, et venit; et servo meo dico, fac sic, et facit:36 — Io dico a colui: va, et egli va; e a quell’altro dico, viene, e egli viene; e al mio divoto dico fa’ così, e egli il fa. — O cittadino, tiene per fermo che se non fusse Maria, la quale sta sempre a pregare l’altissimo Iddio per aiuto tuo, tu non saresti campato da molti pericoli che tu se’ campato. Deh! siene cognoscente, e pon mente a questo ch’io dico ora, s’io dirò vero. O città di Siena, da quante cose averse se’ tu campata da poco in qua? Quanti pericoli ti son venuti inanzi e non gli hai conosciuti, e da tutti t’ha campata? Sai perchè? Pure per qualcuno che ci è divoto di lei, che prega per tutta la città. [Ella si fa inanzi a’ pericoli];37 ella si fa inanzi alle tentazioni, dicendo e comandando: — va’ via, maladetto, va’ adietro co la mala ventura: lassa stare questa mia città, dove abitano tanti miei divoti. — E di quante fortune gli ha liberati, e tutto dì! Che ben lo’ potrebbe dire: — io vi ho cavati di molte e molte tribulazioni, figliuoli miei, per la fede e per la divozione e per la speranza che voi avete in me! — E però siate cognoscenti de le grazie riceute; e ne le aversità che vi vengono o vi potrebboro avenire, ricorrite sempre a lei. Ode Bernardo che dice che tu facci, o divoto de Maria. Si tribulamini, si angustiamini, si tentamini, invocatis semper Virginem Mariam: — Se voi avete tribulazioni, se voi avete pene e angoscie, se voi avete tentazioni, sempre invocate e ricorite a la Vergine Maria, però che ella vi trarrà d’ogni affanno. — E diciamo che questo basti per [p. 402 modifica] questa parola — Ave Maria, discritta per lo primo stato,, cioè eccellente in natura.

Seguita ora, gratia plena: — piena di grazia. — Di tre grazie fu piena Maria:

La prima grazia, corporale.

La siconda grazia è spirituale.

La terza grazia è singulare.

Prima fu piena di grazia corporale. Ella fu tanto piena di questa grazia corporale de la purità e virginità sua, che tutta tutta fu netta e pura senza alcuna macola. Ella fu vergine vergine. Non uno pensieruzzo ebbe mai altro che in nettezza. O vergini, sòccene venute stamane? Sappi che tutte le verginità vengono da lei: in lei furono tutte ferme e fondate: essa l’ebbe tutte, e noi l’aviamo in parte. Quia de plenitudine eiis adcepimus omnes38. Le plenitudini l’ebbe tutte lei, e noi n’aviamo cotali particelle. Indi è detto nella Cantica al quarto cap.: Ortus conclusus et fons signatus. Dice che essa è — un orto chiuso e fonte segnato, — cioè orto per sè chiuso, e fonte per te; però che la fonte dà abundanzia d’acqua per altrui, e essa sempre rimane piena, sì che de la abundanzia sua n’aviamo noi.

La siconda si è grazia spirituale, de la quale Maria fu anco ripiena. Tanta l’empì Iddio de la grazia sua, quanta egli ne le potè dare. E simile ne ricevette lei quanta ella ne potè ricevere. E inde è detto ne la Cantica al settimo cap.: Venter tuus quasi39 acervus tritici: — El tuo ventre è come40 uno monticello di grano; — cioè, [p. 403 modifica] abondante di grazia tanto, che non fu mai più criatura da Dio, che tante grazie avesse quante Maria sola.

La terza si è grazia singulare, de la quale essa fa pienissima e abondantissima, però che questa grazia singulare non fu mai più data da Dio a criatura. Dice che fu monticello di grano, non dice di granello. Ode che dice Giovanni d’uno granello di quel grano: Nisi granum frumenti cadens in terram mortuum fuerit, ipsum solum manet; si autem mortuum fuerif multum fructum affert (Al xij cap.): — Se ’l granello del grano sarà in terra e non morrà, rimarrà quello granello,— ma se egli morrà, egli farà il frutto di cento. — Sai che vuol dire? Vuoi dire che Maria è il monticello del grano, e Iesu fu il granello. Se elli non fusse stato morto per la salute nostra, elli non sarebbe stato mai altro che uno granello; ma perchè egli volse morire, egli fece il frutto grandissimo, che tutti tutti ci potiamo salvare. Quello granello che di lei uscì, fu veduto tanto picolino, che a pena fu cognosciuto; e per la morte del corpo suo glorioso ci fu uperta la porta de la gloria di vita eterna, e per quello granello fu benedetta la terra. Inde hai che di Maria fu-detto: Terra cui benedixìt Deus: — La terra la quale benedisse Iddio; — o voliamo dire che Maria fu la terra, e Iddio la benedisse per lo frutto che doveva uscire di lei, che fu quello frutto di tanta degnità, che per quello si può salvare tutta l’umana natura. E questo fu il granello del grano di Maria; e qui hai potuto vedere la plenitudine di Maria: gratia plena, — piena di grazia. —

Or vediamo ora la preminenzia de la grazia di Maria; dove l’Angiolo disse: Dominus tecum: — El Signore è con teco; — cioè el Padre è con teco, el Figliuolo è con teco e lo Spirito Santo è con teco. — Tu hai con teco Maria tutta la Santa Trinità. El Padre fu con lei [p. 404 modifica] come con isposa; el Figliuolo con lei come con madre,, e lo Spirito Santo fu con lei come in abitacolo. Guarda se ella è piena di grazia, quando elli abita in lei Iddio in divinità e in umanità! Cerca se mai fu più niuna,41 che in lei abitasse Iddio come in costei! Di lei è detto: Templum Domini; — Tempio del Signore; — et habitaculum Spiritus Sancti; — e Abitacolo de lo Spirito Santo. — E oggi in ogni luogo la santa Chiesa dice di lei questa parola, Dominus tecum: — Maria, el Signore è con tèco nel tuo ventre, e anco è con teco ne la grazia, la quale esso t’ha dato in plenitudine più che mai n’avesse criatura. — E come essa fu piena di grazia quando ella aveva Iesu nel ventre, come poi che ella l’ebbe partorito, in ogni modo fu piena di grazia. Dominus tecum. Iddio è con te in tre modi:

Prima, Iddio è con teco ne la tua mente.

Sicondo, Idio è con teco nel tuo ventre.

Terzo, è con teco nella tua potenzia.

Prima Idio è con teco ne la tua mente; però che la mente sua sempre era piena di Dio; la memoria, la volontà e lo intelletto: la memoria con la fede, la volontà con la speranza e lo intelletto con carità.

Sicondo, Iddio è con teco nel tuo ventre. Quanto tempo ste’42 Iesu nel ventre di Maria? Io avendo letto in santo Ieronimo, el quale dice che vi stette dieci mesi, e’ credevomi che quello testo stesse male; e seguitando el leggere, un poco poco più giù, e io vidi ch’egli stava bene e che egli era vero. E se tu vuoi vedere se egli è vero, or pon mente che la santa Chiesa ha ordinato il tempo di dieci mesi da la Concezione o [p. 405 modifica] Annunziazione di Cristo Iesu insino a la Natività. Pon mente se io dico il vero, e conta i mesi, che sai che l’Annunziazione43 è a’ XXV dì di marzo: or di’: marzo, aprile, maggio, giugno, luglio, agosto, settembre, ottobre novembre e dicembre. Tu vedi che dentro ci so’ nominati dieci mesi. Questo vide Davit profeta, e profetando di Iesu disse così: In psalterio decacordo psallam tibi:44 — Io sonarò il salterio di dieci corde, e dirò salmi a te.— Ogni mese di Iesu sonò il salterio nel ventre di Maria45: le dieci corde significano dieci mesi: simile significano dieci mesi el cantico di Maria de la Magnificat, che so’ in tutto dieci versi. A l’altro.

Terzo modo: Dominus tecum: — Il Signore è con teco, Maria. — Iddio t’ha dato el suo e tuo Figliuolo per modo che tu ne se’ signora. Tu il possedi: tu il nutricarai, tu l’acostumarai, tu il governarai, e egli ti sarà ubidiente a’ tuoi comandamenti; e così era. Tu hai, quando Iesu una volta andando in Ierusalem co la madre e col padre suo putativo Ioseph, che elli si rimase in Ierusalem, e Maria e loseph si ritornarono a casa, però che l’uno credeva fusse coll’altro; e quando s’avidero che Iesu era rimasto in Ierusalem, si tornaro adietro, e andandolo cercando, el trovare in mezo dei dottori disputando con loro, e dimostrando lo’ le scritture profetiche; et infine partito del mezzo de’ dottori, tornò col padre e co la madre, et erat subditus illis:46 — Era soggetto a loro, — come díe essere el figliuolo al padre e a la madre. E questo vo’ che basti quanto ch’è a la prima [p. 406 modifica] parte principale, dove ti dissi della ecceìlenzia di natura. Ave gratia plena; Dominus tecum.

Vediamo la siconda parte principale, de la commendazione di Maria; dove l’Angiolo disse: Benedicta tu in mulieribus, et benedictus fructus ventris tui Iesus. E qui vedrai tre nobilissime comendazioni sicondo tre intelletti.

Primo, Maria madre: Benedicta tu in mulieribus.

Sicondo, prole,47: Benedictus fructus ventris tui.

Terzo, nome, Iesus.

Prima, Maria [madre]: Benedicta tu in mulieribus: — Tu se’ benedetta in fra tutte le donne che mai furono o sono o saranno mai; però che tu sola sarai quella che sarai madre e vergine. — Or vediamo tre intelletti di Maria Vergine. Vediamo quante grazie hanno le donne. Quante grazie avete, o voi, o donne? Non possonoessere se non tre.

Prima, èssare madre in matrimonio, non però vergine e madre insieme; ma sì Maria.

Siconda, èssare vergine, ma non con essa verginità puoi rimanere madre; ma sì Maria.

Terza grazia, e questa è sola di Maria: potere essere vergine e madre: questa è la maggiore grazia che mai fusse fra tutte le donne.

Che volse dire Luca al decimo cap., quando disse: Maria optimam partem elegit, quae non auferetur ab ea? Buona parte è a essere maritata e vivere nel santo matrimonio. Migliore parte è a vivare nella santa verginità. Ma l’ottima quale è? È quella di Maria, la quale elesse l’una e l’altra, d’essere vergine e madre. [p. 407 modifica] Oh, grande contrarietà a l’altre donne avesti Maria! Tu fusti madre di Dio e vergine. Tu fusti madre di Dio e figliuola; tu fusti madre e ancilla; tu fusti piena e vota; piena di Dio, e vota d’uomo. Tu fusti adornata di ciascuna virtù, com’è detto ne l’Apocalipsa al xij eap.: Mulier admicta sole et luna sud pedibus eius, et in capite eius corona stellarum duodecim: — Una donna vestita di sole, tutta piena e adornata di virtù, e aveva sotto i piei la luna, non inchinata a niuna cosa mondana, e in capo aveva una corona di dodici stelle; — la quale riluceva di bellezza più che mai criatura, in virtù, in costumi, in atti, in fatti, in apparenza, come riluce il sole ne’ razî suoi48. Al sentimento di Isaia49: Mulierem circumdavit virum; dimostrando che senza seme umano era gravida, non essendo possibile per niuno modo se non per virtù di Spirito Santo, e per Spirito Santo fu ripieno il ventre suo del vero Figliuolo di Dio padre. E questo è il primo intelletto.

Sicondo intelletto: Benedicta tu in mulieribus: — Tu se’ benedetta in fra tutte le donne. — In quanti stati può pervenire la donna? — Può50 passare per tre stati: prima, essere vergine; sicondo, possono essere maritate; terzo, possono essere vedove. Vedi questi tre gradi. Il minore di questi ha d’aquistare merito inverso di Dio facendo bene, si è quello della maritata. E posto sicondo il Vangiolista trenta gradi la maritata, e sessanta la vedova e cento la vergine. Maria ebbe questi gradi: in tutti ste’ Maria. Guarda quanta preminenzia fu questa! [p. 408 modifica] Non ne fu mai più niuna. Inde fu detto nello Eclesiastico a xxiiij cap.: In Iacob inhabita, et in Israel haereditare, et in electis meis mitte radices. In Iacob inhabita: abito in Iacob, cioè51 in molte fatighe. Considera prima: ella era pòvaretta, che de la sua fatiga si nutricava; che fanciulletta cominciò ad avere degli affanni del mondo. In Iacob inhabita, et in Israel haereditare; cioè che vidde, che mentre che aveva a vivere in questo mondo, le conveniva avere queste fatighe. Et in electis meis mitte radices. Che poi che essa fu eletta alle fatighe, così vi volse sempre stare, e pazientemente le portò. Pensa ora tu quanto merito essa doveva aquistare, stando sempre in povertà, in tribulazioni e in affanni, sì di quelli che essa pativa, e sì di quelli del suo Figliuolo e vederli e udirli. Adunque, in tutti questi stati essa meritò.

O vergini, sòccene? — Si — Sappiate che tutti avete la grazia di mantenere la verginità vostra da Maria, però che essa fu la più piena e pura vergine che mai fusse in carne mortale. Che volse dire Davit quando disse: Adducentur regi virgines post eam; proximae eius afferentur tibi?52 Tutte voi vergini avete una radiciuola di quella grazia che ebbe Maria. E ho grandissima voglia, testè venutami, di darvi domattina la buona mattina; di darvi una consolazione di quelle da divero; di farvi una predica, ne la quale io vi dimostrarci come la Vergine Maria era acompagnata da dodici damigelle, quando l’Angiolo la venne a nunziare. Voi vi credete ch’ella si stesse sola: io vi vo’ fare sapere questo, che forse non l’odesti53 mai più; che ella non stette mai [p. 409 modifica] sola, anco sempre ebbe grandissima compagnia di donzelle con lei. Doh, io ve ne vo’ fare domane una predica, e fate che voi ci meniate tutte le vostre figliuole; chè per certo io vi dirò la più nobile cosa che voi odiste mai, e mostraròvi per lo testo propio del Vangelo, come ella era acompagnata da dodici damigelle, le quali sempre le stavano d’intorno e acompagnavanla e consigliavanla e l’aitavano in tutte quelle cose che bisognavano a Maria. Or vereteci e udirete una nobilissima cosa. E hai due intelletti.

Terzo intelletto. Benedicta tu in mulieribus: — Tu sei benedetta in fra tutte le femine. — Sappiate che per lo pecato d’Adamo nostro primo padre e d’Eva nostra prima madre, eran incorse le donne in tre cose: prima in vergogna; siconda in sterilità; terzo in fragilità. Quando Adamo e Èva ruppero il comandamento di Dio per lo pecato della disubbidienzia, disse Iddio: sub viri potestate eris, et ipse dominabitur tui.54 Idio disse a la donna: — Sotto la potestà dell’uomo sarai, e egli ti signoreggiarà. — E così la lassò suggetta all’uomo, e per questo spesso era detto alla donna: per lo pecato vostro, che faceste cascare Adamo, voi ci avete cacciati di paradiso. — Non ti partire, uomo: ode più in là, chè ci è altro a dire. — Questa vergogna era spesso55 gettata al volto della donna.

Anco l’era gittata un’altra vergogna a la donna; quando ella era sterile. Quando i giuderi avevano una donna che non facesse frutto di figliuoli, sempre era maledetta da loro.

Anco l’era gittata un’altra cosa al volto; che per[p. 410 modifica] chè la donna fu quella che disse all’uomo — pigliamo di questo frutto, forse che noi non morremo; — puossi dire che essa consentì a disubidire e a cascare al pecato per fragilità, non avendo pónto pónto di constanzia. Queste tre cose erano gittate al volto de le donne anticamente; ma ora, donne, non vi può adivenire così. Sapete perche? Perchè Maria è quella che v’ha rilevate da tutte queste vergogne. Essa v’ha rilevate da vergogna, da sterilità e da fragilità. Doh, tochiamo un poco i tasti degli organi per intèndare meglio quello che hanno fatto queste due donne, Eva e Maria. Prima dico che madonna Eva fu quella che ci cacciò del paradiso, per la qual cagione noi riceviamo56 la morte. Se tu dirai: — la donna fu quella che ci fece cadere ne la morte; — dico che tu dici vero; ma pure la donna fu quella che ci rilevò57 e risuscitò. Quell’altro dice: — oh, se tu procurarai,58 la donna è stata il principio d’ogni male. — E io ti rispondo: la donna è stata principio di ogni bene. Dice quell’altro: — pur la donna è da meno che non è l’uomo, però che ella è sottoposta a l’uomo per boca di Dio; — e io ti dico che è da più che non è niuno omo. Dice colui; — o come dici tu che ella sia da più, che non fu mai niuno uomo? O Iesu non era omo? Fu ella da più di lui, se egli era uomo? — Rispondo: Iesu, era omo, ma non puro omo; e però non è buono pareggio. Donne, o donne, io tengo con voi: voi forse mi direte ch’io ho detto altre volte per altro modo: — tu ce ne dai una freda e una calda: noi ti sappiamo intèndare! — Donna, perchè io dico così, non ti levare in superbia.59 Non vo[p. 411 modifica] lere però essere sopra all’uomo: non si conviene però che tu stia altro che col capo basso e chinato a essere sotto la custodia dell’uomo. E simile anco nelli altri luoghi ti si conviene di stare col capo basso. Eziandio in chiesa t’è comandato che tu vada a riguardo, per modo che tu non dia scandolo. Ogni volta in chiesa debbi andare col capo basso e turato. Sai perchè? Per levare via di non fare cascare persona in pecato. Oh, sappi che ogni volta che tu esci de la regola, o per via o in chiesa o in qualunque altro luogo sia, ogni volta pechi. Ou, ou, che ho io udito di voi! Che maladizione n’ho io udita e anco in parte n’ho veduto! Non dico che siano donne quelle tali, no; ma pittosto ribalde; chè so’ di quelle tanto ardite e sfacciate, che co’ giovani vi ponete a vagheggiare eziandio dentro nelle chiese. Che di quello che voi fate in vescovado60, n’ho udito cose vituperose; e usate questo più in Siena, che in terra ch’io fusse mai. Va’, vede a Perugia i modi che vi si tengono; che se fosse uno o una che facesse simile cosa, li sarebbe fatta pagare grandissima pena; la quale pena è ordinata per lo Comune. Ou, ou, ou, che vergogna n’è egli, e non ve n’avvedete, che per certo a pensarlo è una confusione! Voi non pensate a quello che voi fate. Quella si chiama la chiesa61 de la Vergine Maria, e voi vi fate quelle disonestà dentro, voi fate r.... la Vergine Maria. Oimè, oimè, oimè, o non ci è elli altra r..... che lei? O non so’ eglino assai assai più atte che lei, poi che voi avete la rabia e la maladizione adesso? Via quagiù, dietro al Palazzo,62 dove voi dovete andare a fare tali cose, che sarà [p. 412 modifica] molto men male che in chiesa, poichè così volete fare; chè mi tengo questa uppinione, che voi fate peggio in chiesa, che non sì fa nel pubblico luogo. Che non basta che la Vergine Maria ci si fa r.....; che anco la madre de la fancìulla ruffiana la sua propria figliuola, menandola in Chiesa a farla vagheggiare, e falla stare a sedere su per le banche, e lo smemorato63 sta colà a bôca aperta, mirando ogni attarello che si fa. Doh, Iddio, e perchè non vieni tu un’altra volta, come tu facesti quando tu cacciasti del tempio coloro che non l’onoravano come dovevano, che tu cacciasti costoro svergogniati e vituperati? Ehi, vergognatevene, vituperati, vergognatevene! Colui dice: — oh, ella è divota di andare a la chiesa! — Sie, sie64, pârti che ella sia divota, quando tu la vedi stare a quel modo, facendo tanti atti a lo smemorato? Sappi che tu ne sarai malcontenta, e mai non ne sarai consolata. E colui va dicendo: — io me ne so’ innamorato in chiesa! — Doh, se io ci avesse a stare, io farei uno dì una pazia per amore di Iesu Cristo e per amore65 de la santa Chiesa; chè lassarci sì fatta ricordanza dì me, che vi ricordareste sempre mai di me! Or basta, basta: a casa.

Dico che con tutto che Maria t’abbi levata la tua vergogna, non ti levare in superbia però; ma più tosto ti dico che tu stia col capo basso e umile: [per la umilità sua fusti mondo da quella vergogna: però sempre umile66]; e in chiesa fa’ che tu il porti turato e basso; chè in tal luogo debbi stare con più onestà che in nissun [p. 413 modifica] altro luogo. Pavolo te ne amaestra: Mulier haheat velatum caput propter angelos:67 — Debba la donna (e così comanda Pavolo) portare il capo turato in chiesa per cagione degli Angeli; — di non dare scandolo agli Angioli, cioè a’ religiosi che stanno quine a servire dinanzi a Dio, dicendo il divino uffizio. Anco dice in altro luogo santo Pavolo ad Corinthios, cap. xiiij: Mulieres in ecclesiis taceant; non enim permittintur eis loqui, sed subditas esse sicut et lex dicit: — Le femine taciano ne le chiese; però che a loro non è lecito nè permesso di parlare, ma debbono essere [sottoposte] come la legge dice. — Or pensa e considera tu quante parole disoneste tu n’hai già dette, e quanti disonesti atti tu n’hai fatti! Eh, emendati per lo tempo a venire per non fare contra al comandamento di Dio! Simile, perchè egli era vergogna a le sterili di non potere avere figliuoli del seme umano; Maria Vergine anco lo’ rendè onore e riparò a loro et altenticolle68 con grandissimo onore, per Iesu che ella aveva nel ventre conceputo senza seme umano.

Terzo, ha rimediato a la fragilità; [chè per la fragilità69] d’Eva poteva essere detto alla donna: — tu sei caduta, senza niuna stabilità; che come tu fusti tentata dai serpente, subito ti gittasti70 a terra senza niuna risistenzia. — Maria riparò anco a questa vilipensione della donna, chè possono dire le donne: — se Eva fu caduta, e Maria fu stabile e ferma.71 — Et inde disse Salamone in [p. 414 modifica] ultimo Proverbiorum: Mulierem forte quis inveniet? Procul et de ultimis finibus praetium eius.72 Perchè la fortezza loro viene da la lònga, è maggiore che quella dell’uomo. Tu sai che anco l’uomo cadde, rompendo il comandamento di Dio, con lei insieme. Subito venuta la tentazione, caddero: una parola si disse, e poi a terra, e non si seppero ritenere un poco per l’amore di Dio. Ma dimmi: non credi tu che Maria avesse de le tentazioni anco lei e de le battaglie? Sìii: ella n’ebbe tante che se io potesse, una volta te ne vorrei fare una predica. Quanto siamo oltre73? Benedicta tu in mulieribus: — Tu se’ benedetta in fra tutte le donne, — e in tutte le donne e con tutte le donne, fra loro, in loro e con loro.

Benedictus fructus ventris tui: — Sia benedetto il frutto del tuo ventre. —

Sia benedetto in flore.

Sia benedetto in decore.

Sia benedetto in odore.

Sia benedetto in sapore.

E sia benedetto in valore.

Prima sia benedetto il frutto in flore nel tuo ventre; dn quello fiore purissimo, senza alcuna macola di pecato, tutta vergine, tutta netta e pura, senza macola nè in pensiero nè in atto nè in fatto, altro che in purità.

Sia benedetto il frutto in decore, nella sua bellezza. È detto di lui, che elli fu più specioso di bellezza, che niun’altra criatura. David, psalmus xliiij, vers. 3: Speciosus forma prae filiis hominum: — Speciosa è la sua forma più che fusse niuno figliuolo di uomo. — [p. 415 modifica]

Sia benedetto il tuo santissimo frutto in odore, chè per la soavità di tanto odore si può dire: trahe me post te:74 — Tirami, Signor mio, doppo te, — acciò ch’io abbi tanta consolazione, ch’io ti possegga; tanto se’ dolce e suave nel tuo odore! Nella Cantica, di ciò parlando: in odorem unguentorum tuorum currimus: — Nell’odore del tuo unguento corriamo. —

Sia benedetto il suo graziosissimo frutto in sapore, del qual sapore disse Davit:75 Gustate et videte, quoniam suavis est Dominus. — Gustate, assaporate e vedete quanto è suave il Signore. —

Sia anco benedetto il suo santissimo frutto in valore, il quale frutto fu la sua vita, fu i suoi costumi e la sua dottrina, e ultimamente la sua passione e morte. Quanto credi che sia valuto questo fruito santissimo Iesu, figliuolo di Maria? Non si potrebbe mai dire. Vuolo comprendere che più vale una gocciola del suo sangue prezioso, che non valsero mai tutte le cose che mai furono criate? Inde disse Pavolo: Empti enim estis praetio magno. — E però vi dico che solamente questo nome suo per lo suo amore che voi il portiate nel cuore, ne la mente e nel ventre, però chè per questo frutto Jesu benedetto, Maria v’ha liberate da tanta miseria, quanta vi era ogni dì gittata al volto. E però aviate sempre il pensiero in lui. E questo è per lo sicondo intelletto, dove disse: benedictus fructus ventris tui.

Seguita il terzo intelletto, dove dissi: nome, questo nome, Iesus. Quando tu ricordi questo nome, Iesu, forbeti la bòca, acciò che tu il ricordi con nettezza e purità. [p. 416 modifica] Chè è di tanta perfezione questo nome, che colui che ’l ricorda, si converrebbe che fusse in tanta purità, che in lui non fusse alcuna macola di pecato, per la perfezione che suona in esso nome. E chi il ricorda, si converrebbe che ’l ricordasse con tanta riverenzia, che elli venissa a sentire quella dolcezza che elli ha in se; che se uno il ricordasse considerando in esso, elli si trasmutarebbe in contemplazione; e non pensare a questo ch’io ti dirò. Se tu dicessi che ’l Vangiolista non ha posto questo nome Iesu nel Vangelo, nel luogo della salutazione; egli è posto poco poco più giù. l’Angiolo quando elli l’annunziò, disse pure, che ella partorirebbe uno figliuolo, e così funota. Del nome suo, egli è in più luoghi della Scrittura, che e’ fu detto che se li ponesse nome Iesus. Ma se tu porrai mente al composto della avemaria, l’avemaria fu composta di tre parti: prima dall’Angiolo; siconda, da la santa Chiesa, e terza da santa Elisabetta. E però fidati, e non andare fantasticando: crede nel modo che ella è stata composta. — O chi dicesse nell’avemaria Iesus Christus, sarebbe male? — Rispondoti di sì; nol fare mai, però che tu non conosci più che abbi conosciuto l’Angiolo, o che la Chiesa, o che santa Elisabetta. E se tu pure il volesse dire a tuo modo, non è altro questo se non voler detrare a chi l’ha composto. Credi che fusse bene chi dicesse ne la messa, quando si comincia il vangelo: dixit Iesus Christus discipulis suis? Pecato mortalissimo: non lo dire mai; e tu se tu l’udisse mai dire a niuno, non stare a udire quella messa. Simile non stare mai a udire quella predica di colui che nella salutazione di Maria dirà: Iesus Christus; però che ’l 76 77 [p. 417 modifica] nome suo l’Angiolo disse: — chiamarallo Iesus: Vocabis nomen eius Iesus. Chi in altro modo volesse dire, dico che non dirà altro che male contra a la santa Chiesa; e sia savio quanto vuole, e che sarà poco savio: Omnis homo mendax.78 Non volere avere tanta prosunzione, che tu vogli entrare inanzi a la santa Chiesa. [La santa Chiesa il chiama Iesus, e però se se’ cristiano, tiene con santa Chiesa].79 Fa’ come essa t’insegna; che così facendo, non puoi andare altro che bene. Questa è la dritta via a seguire lesu. Sai che lui disse di sè medesimo: Ego sum via, veritas et vita:80 — Io so’ la vera via, per la quale chi andarà, sarà condotto per essa alla gloria di vita eterna. Io Iesu so’ la verace verità, e chi ârà fede in me, sarà certificato di me in vita eterna. Io Iesu son la vera vita, e chi sarà quello che credarà in me, non morrà in eterno; anco vivarà in eterno81. — Doh, io son venuto in su queste parole, che io mi ricordo ch’io ero poco tempo è a Roma, e ritrovami a parlare-col Cardinale di Piagenzia82 di molte e molte cose; fra le quali noi venimo a parlare di questo nome di Iesu benedetto; e dico che io testifico dinanzi al cospetto di Dio, (e ciò che io parlo, parlo con dritta e buona e pura intenzione e di verità), ch’io non dissi, nè dico, nè dirò mai l’opposito di ciò ch’io v’ho predicato di questo nome grazioso di Iesu, e come io ho predicato, così ne predicarò sempre mai. Non sia niuno che per dire male [p. 418 modifica] di me, dica altro che bene del mio Signore Iesu. Se niuno vuole dire male di me o de la mia vita, che ne so’ di quelli che diranno male d’un mio pari, io ti dico così, che tu potrai dire a tuo modo, e la verità è nel suo luogo. Io non mi lodo, ma ben dico così, che ogni bene che si fa in questo mondo, e sia chi vuole quello ben fare, viene da Dio; e ogni male che si fa, viene da noi; sì che io non so che bene si possa dire di noi. Ma se pure altri ne volesse dire male, egli si conviene avere pazienzia e non curarcene; e non ci è miglior parte, chè troppo âremo che fare a volerci difèndare dalle lingue che parlano di noi. Sai che ti dico? Se uno ne dice male e un altro ne dice bene, e’ va la bilancia di pari. Se ognuno ne dice bene, credo che noi staremmo a magior pericolo. Ma ben ti vo’ dir questo, che se uno mi detraie in cosa che sia disinore di Dio 83, e questo il dice in publico, sappi che in publico si conviene ridifèndarlo. Iddio sa ch’io m’ingegno di stare saldo in sul detto della Scrittura quanto io posso. Dice Isaia a iiij cap.: Quam pulcri super montes pedes annuntiantis et praedicantis pacem: annuntiantis bonum et praedicantis salutem, dicentis Sion: Regnabit Deus tuus84.

Colui che tòlle a fare l’arte de le predicazioni..... Meglio, meglio: io tel vo’ dire per essemplo. Io dico una messa, et ho l’ostia in mano consecrata, et uno viene a me per tòrmela; dimmi, debo io avere pazienzia e lassarmela tòllare? Dice colui di sì, et io ti dico di no, e non voglio averci pazienzia a nulla. Se quella fusse cosa che [p. 419 modifica] locasse a me, io so’ contento di averci pazienzia.85 Ma questo toca a Dio: se ella toca a Dio, io non ârò mai pazienzia che ella vada così. Tu sai che Cristo Iesu non ebbe pazienzia lui, quando elli vide quello che era fatto nel tempio, che era disinore di Dio. Adunque, Tostia che v’è dentro Iddio e uomo in carne, in anima e in divinità, come non la debbo difèndare? Certo sì. Simile per detto del Vangelio, Iddio è verità: anco il debbo difèndare ne la verità, e così il voglio difèndare. E se mi fusse fatto altro che bene per difèndare la verità, non vi penso. Se è detto male di me, e’ sia: io so’ disposto ad avere pazienzia. So io bene ch’egli è scritto al V cap. in santo Matteo a queste parole: Beati qui persecutionem patiuntur propter iustitiam, quoniam ipsorum est regnum caelorum: — Beati coloro che patiranno volontariamente persecuzione per amore de la giustizia, però che di loro saranno i regni dei cieli86. — Ma dimmi: perchè furono martirizzati li Apostoli? Perchè furono uccisi tanti martiri? Perchè tante vergini uccise, se non per confessare la verità?87 Io l’altra volta seminai la verità; e così or dico ora, che quella verità vo’ la conserviate, acciò che quella sementa non sia senza frutto. Voi sapete bene ch‘io vi dissi che se fusse niuno che volesse dire contra quello ch’io avevo predicato, ch’io volevo udirlo prima ch’io mi partisse. So io bene che mai non mi fu detto nulla; e poi ch’io mi partii, quanto si disse! O maladettì seminatori d’errore, che ve ne portarà el diavolo anco in anima e in corpo, se voi non v’amendate! Anco so’ che [p. 420 modifica] io vi dissi, che ogni volta che io mi fussi partito, e niuno volesse dare centra a questa dottrina di Dio, tratta dai santi dottori e da la santa Chiesa, che mi fusse fatto sentire, e io lassarci stare ogni cosa per venire qui a difèndarla.

Peggio che di quanti luoghi io predicai mai, mai non mi fu fatto in niuno luogo quello che m’è stato fatto ne la mia città, e nè mai in nissuno luogo riceveti tanto scandolo, quanto da voi. Deh, ditemi, quale è la cagione che elli m’è stato portatami tanta invidia? Dov’è l’ordine della carità, se voi mi volevate pure dir nulla? Dove è colui che vuole dare centra alla dottrina predicata?88 Io ho predicato quello in altro luogo che qui. Vadano a dire il contrario a Roma o a Perugia o negli altri luoghi, e udirete quello che vi si dice. Oimè! O debbo io ricevere questo da voi? Doh, ciò ch’io dico, io nol dico pure per me, ma io il dico per l’anime vostre. Chi ha fatto così, per certo e’ non ci ha pensato. Io so che io predicai a Roma cxiiij prediche, sempre predicando di ciò, e so pure díe mai non mi fu detto il contrario. E pure so che a Roma v’erano tanti maestri in teologia, e cotanti cardinali, e cotante persone savie e dotte89. Patiens fui. Io fui paziente a udire ciò che mi era detto; ma di questo che ora odo io, non ne sarò paziente: ut parturiens clamabo: — Come colei che partorisce vo’ gridare, — e come ho già gridato. Io so ch’io [p. 421 modifica] vi predicai la verità di questo nome, e che questo nome, è sopra tutti i nomi. Ma diciamo così: sarebbe stato questo mio trovato? Certo no, ch’io mi so’ atacato a le parole a le quali s’ataca la santa Chiesa. Questo nome Iesu non è elli unito al Padre? — Sì. — È unito al Figliuolo? — Sì. — È unito alo Spirito Santo? — Sì. — Dunque, perchè non si díe riverire sopra a tutti i nomi? Questo Iesu ha in sè umanità e divinità, l’uno e l’altro insieme90. E dico così, ch’io ho per scusato chi non sa più oltre; e chi contradice non sa ogni cosa. Sai, uno grande teologo, se e’ non è aprovato in decretale e vuole parlare di ciò, oh elli sta non so in che modo! E simile dico d’uno decretalista: può errare in teologia, per lo non essere pratico. Chi avesse pensato a questo, credo che non ârebbe fatto così, nè parlato come ha parlato.

Essendo io in Bologna (avetela udita ricordare quella città?) fu uno che disse tanto, et anco disse di Siena..... Ma diciamo di me, diciamo di me. Egli predicava e diceva di questo nome di Iesu, e diceva quello che e’ voleva dire; e disse tanto, che uno fu che, mentre che elli predicava, disse: — dimmi, frate, Iesu di cui fu figliuolo? — E tanto disse di questo, che infine elli fu mandato per me, e fummo insieme. Lassiamo andare ogni cosa: in tutto io diei uno bullettino a quello tale91, che una semmana elli predicò dicendo, che il popolo non i’avea bene inteso. E per questo t’aviso, che tu puoi comprèndare92 ^ che questa è magagna: e perchè io cognosco [p. 422 modifica] che ha chi sta ostinato al mal fare, mi voglio atacare a quel detto: Clama, ne cesses, quasi tuba exalta vocem tuam, et annuntia populo meo scelera eorum:93 — Grida forte, grida; annunzia al mio popolo le loro sceleragini94 e i loro pecati. — Doh, diciamo un poco: Agostino è elli differente dalla santa Chiesa? Non credo io. Hai posta niente a quello che dice la pistola d’oggi, o tu che hai detratto?95 Or va’, e leggela, e fa’ come tu se’ stato amaestrato. Dice el maestro de le sentenzie che Iesus Christus filius Dei tutti questi so’ uno solo. Iesu è il figliuolo di Dio incarnato; Cristo si è congiónto coll’umanità, e Iesu e Cristo insieme, che so’ uno medesimo, so’ congiónti co la divinità, che pure è anco una unità tutto insieme. Ma il nome di questi è a noi dato, che noi il chiamiamo Iesu, e per confermamento di quello ch’io dico, pone mente a quello che ha ordinato la santa Chiesa. Niuna orazione dice la santa Chiesa, che in fine non dica, per Dominum nostrum Iesum Christum filium tuum. E perchè tu vega molto bene come tu debbi crédare quello ch’io ti predico, io ti voglio leggere nel Dicreto quello che noi siamo tenuti di fare, perchè mai più tu non ti lassi ingambettare96 a persona. Or uditelo.97 [p. 423 modifica]

Credi tu a quello che vuole la Chiesa che tu creda? Se tu credi come ella ti comanda, tu non puoi errare. Chi credi tu che l’abbi più cerco, o colui che dice el contrario, o la santa Chiesa, che sónno stati centonaia? Or crede, e atacati al saldo, e non dubitare più. Questo nome Iesu è nome sopra a ogni nome, nel quale noi doviamo dirizare tutta la mente nostra. Aviamo queste parole di santo Pietro apostolo in Actus Apostolorum: Non est sub alio nomine salus:98 — Non è salute sotto altro nome agli uomini, che in questo nome Iesu. — Ma ben consento ed è vero che questi nomi Iddio, Spirito Santo, Cristo Iesu, tutti so’ uno medesimo, e ognuno di per sè pur quello medesimo. Ma di questo nome Iesu99 ognuno n’ha grandissimo bisogno: più ci fa bisogno a noi, che niuno delli altri. Questo Iesu vuoi dire salvatore: non ci fa bisogno per rispetto di sè, ma per rispetto di noi. Se colui volesse dire: — oh, elli è in lui uno nome che è di tanta perfezione, che non si può sprimere; — io t’ho detto e dico e dirò: Nec aliud nomen est sub coelo datum hominibus, in quo oporteat nos salvos fieri. Se tu volessi dire: — egli è uno altro nome che è di magiore perfezione che questo nome Iesu; — io tel confermo, ma quello nome non è dato alli uomini: nol sai nè tu nè io, nè quello, nè quell’altro; sì che io non so quello che tu ti vuoi dire. Io credo a questo Iesu, et in questo nome ho la mia divozione. Se tu pur vuoi stare ostinato e tenere centra a la santa Chiesa, tu fai come eretico. Ma io ti dimando: quale è la cagione che la santa Chiesa tiene [p. 424 modifica] questo? Io tengo quello che tu tien tu; chè in paradiso è uno nome che è sopra a ogni altro nome; e dico che questo nome nol sa altro che ’l Padre e ’l Figliuolo e lo Spirito Santo. Non si sa se none in gloria: quando noi vi saremo, e noi il sapremo; e così quando là saremo, là saremo.100 Io voglio questo qui, però che mel dà la santa Chiesa, e tengo che solo per questo nome io sia salvo, io e tutti coloro che in lui credono. E perchè questo nome Iesu è di tanta perfezione, fa’ che tu facci quello che ti comanda la santa Chiesa: che ogni volta che tu l’odi nominare, o a messa o a niuno altro uffizio, sempre fa’ che tu t’inchini o che tu t’inginochi, e falli riverenzia sopra a tutti i nomi. Sit nomen Domini benedictum: — Sia sempre il suo santissimo nome benedetto. — E qui fermo il pònto, e dico: chi dice o tiene l’opposito, è eretico e contra a la santa Chiesa; e non stare mai a udire la dottrina che elli ti insegna. E voglio che basti quanto a la siconda parte principale, de la commendazione di Maria. Benedicta tu in mulieribus, et benedictus fructus ventris tui lesus. Et hai salutazione e commendazione.

Supplicazione è la terza parte: Sancta Maria mater Dei, ora pro nobis: dove tu ci vedi dentro tre verità.

Prima, invocazione: Sancta Maria.

Siconda, commendazione: Mater Dei.

Terza petizione: ora pro nobis.

Prima, invocazione: Sancta Maria. — Questo ricordare Maria è uno invocarla. E però ogni volta che tu ricordi Maria, fa’ che tu ti ricolga nella tua mente con uno efetto disideroso in lei, che paia che tu le vegli parlare; e se così farai, sempre sarai udito da lei in ogni tua dimanda. [p. 425 modifica] Quaerite et invenietis: — Cercate e trovarete. — Io mi ricordo d’aver trovato questo per avere cercato. Ho letto in Santa Maria Areceli101 in Roma, che ogni volta che uno ricordarà questo nome con divozione, Maria, per ogni volta ha cento dì di perdono, e simile in casa come in altro luogo. E per insegnarti ancora un altro buono costumo, fa’ che quando tu l’odi ricordare nella segretella, allora ti conviene accendere il doppiero, e fa’ che tu ti inchini a questo nome per divozione, come tu t’inchini al nome di Iesu, el quale prese carne di lei. E questa è invocazione.

Siconda è comendazione, Mater Dei. Non vedi tu quanta altezza elli è a dire Mater Dei? E di tanta substanzia queste due parole, che è una cosa incredibile a pensare che una sia madre di Dio, e pure così è! E per esser madre di Dio, Iddio l’ha data tanta possanza, che a lei sola sta di dispensare tutte le grazie le quali so’ addomandate in questa vita. Ogni grazia dispensa lei.

Ultima è postulazione, o vuoi petizione: Ora pro nobis, ora pro nobis, ora pro nobis. Non dire mai per te solo, però che tu faresti pecato. Dilla,102 e dilla in genere per tutti i peccatori. Se tu poni mente, tu vedi in questa avemaria èssarci nominato Maria et Iesu. Iesu io t’ho detto ch’elli è unito col Padre e co lo Spirito Santo, sì che a dire Iesu tu ricordi divinità e umanità, cioè Gesù iddio e uomo; e bench’io te n’abbi detto assai, io non te n’ho detto nulla a rispetto di quello che si po[p. 426 modifica] trebbe dire e si vorrebbe dire: la buona volontà ci è. Questa salutazione l’ha fatta l’Angiolo. Ma se l’Angiolo saluta Maria, come non dìe esser salutata da te uomo? E chi è quello che non abbi bisogno del suo socorso? Oh, noi aviamo che santo Giovanni essendo nel ventre de la madre sua santa Lisabetta, non potendola salutare in altro modo, egli dimostrò nel modo che elli potè di lodarla e farle riverenzia. Hai tu mai inteso come sta il fanciullo103 nel ventre de la madre? Elli sta così, e volgesi così. Ou, che cosa è elli a pensare, che ’l fanciullo nonnato si sia inginochiato a lei! Degna cosa fu essendo madre di Dio; ma grandissima cosa è a pensarlo. O se tu odi che ’l fanciullino le fece riverenzia, che era puro senza pecato, come non le debbi fare reverenzia tu ch’hai bisogno d’aiuto da lei, e de la grazia sua? Ma non vi chiamate voi essere cittadini di Siena? E la città è chiamata della Vergine Maria? Come non debbi averle singolarissima reverenzia? So io bene che questo titolo voi l’avete ne le vostre monete: Sena vetus civitas Virginis:104 — Siena vecchia città della Vergine. — Se voi sête da Siena, fate che voi siate in operazione come voi siete dinominati. E perchè m’ocorre a la mente che voi avete una campana in vescovado e chiamasi de la Vergine Maria105, e la sera sì suona l’avemaria, voi per [p. 427 modifica] rispetto del nome, e per rispetto che voi dovete anco dire l’avemaria de le venie,106 fate da ora in là, quando voi l’odite sonare la sera, che per riverenzia di lei voi v’inginochiate, cavandovi il cappuccio di capo per amore di Lei, pregandola in fine che ci dia quello che ci fa di bisogno. E così dico che voi le faciate questa riverenzia, se voi sête fuore di casa, come se voi fuste in casa. E così dico a voi donne, come agli uomini: fate che questo nome di Maria voi l’aviate in divozione,107 e riveritelo quanto più voi potete. Fate che voi pigliate questa buona usanza, e lassate a’ vostri figliuoli questo buono costumo per l’amore di Maria; che bene che tu non avesse bisogno nissuno di lei, tu sei tenuto di portarla in reverenzia, perchè ella è madre di Dio. Mai non fu niuna creatura più degna di lei di gloria e d’onore. E perchè tu sappi com’ella non è ingrata, quando tu la saluti, benchè tu non la vega, ella si volta inverso te, ricevendo le tue parole con quello affetto che tu le dici; e se tu la preghi con riverenzia e fede, che credi tu che ella faccia? Astitit Regina a dextris tuis:108 — Sta la regina madre di Dio da la dritta parte, e prega per te. — E anco puoi pensare che Iddio non è ingrato anco lui; che come essa domanda la grazia, e Iddio abundantemente le dà ciò che essa sa adomandare. Adunque, non essere ingrato: inchinati a lei, che è cosa degna: fa’ la cosa degna a la cosa degna: non fare come fa ’ asino senza alcuno intelletto.

Or coglie insieme. Cogitabat qualis esset ista salutatio; dove hai veduto di Maria la sua eccellenzia di natura, [p. 428 modifica] di grazia e di gloria. Di natura, dov’è detto: Ave gratia plena, Dominus tecum. Dove vedemo Maria essere senza guai di pudore, di labore, e di dolore: senza vergogna del suo conceperenota, senza fatica portarlo nel ventre, e senza pena parturire. Anco, senza guai di concupiscenzia e preservata in grazia e senza alcuno peccato mortale nè veniale. Anco, campata da tre altri guai, conservando la sua virginità contra a la carne, conservandosi in povertà contra l’avarizia, conservandosi nella santa umilità contra a la superbia. E questo fu in quanto a quella parola, Ave.

Nella siconda parola de l’Angiolo: gratia plena: — Piena di grazia; — dove vedeste Maria piena di tre grazie, di grazia corporale, di grazia spirituale e di grazia singolare. Dominus tecum. Vedemo Idio essere cum Maria in tre modi: prima, Iddio essere cum Maria ne la sua mente, ne la memoria, ne la volontà e ne lo intelletto. Sicondo, vedemo Iddio essere cum Maria nel suo ventre; dove vedesti Iesu essere stato dieci mesi nel ventre di Maria. El terzo modo vedemo Iddio essere stato ne la potenzia di Maria, avendolo nutrito, alevato e custodito tutto il tempo della sua puerizia. E questa fu la prima parte principale; eccellenzia divina.

La siconda parte dissi de la commendazione di Maria, dove l’Angiolo le disse: Benedicta tu in mulieribus, et benedictus fructus ventris tui Iesus; con tre verità. Prima vedemo Maria madre essere benedetta infra tutte le donne; dove vedesti tre cose potere essere ne le donne, e Maria averle tutt’e tre. Ella fu madre e fu vergine: non fu mai più niuna che fusse vergine e fusse madre, se non sola Maria. Siconda verità: vedemo tre stati ne le 109 [p. 429 modifica] donne, vergini, maritate e vedove. In tutti questi stati si trovò Maria, sempre servendo l’altissimo Iddio. La terza verità: vedemo Maria aver riparate le donne da tre cose, ne le quali eran cadute per lo pecato del nostro primo padre e de la nostra prima madre: campate le donne da la vergogna del concepere figliuoli; campate da la vergogna della sterilità, chè sempre le sterili erano maladette; e campate da la vergogna de la fragilità per amore d’Eva, la quale subito si lassò cascare senza punto di risistenzia. Benedictus fructus ventris tui: dove vedesti cinque benedizioni. Benedetto il frutto in flore, la verginità; benedetto il frutto in decore, ne la bellezza di Iesu; benedetto il frutto in odore, tutto odorifero; benedetto il frutto tutto in sapore, tutto pieno di perfezione; e benedetto il frutto in valore, chè una gocciola del suo sangue è sufficiente a salvare mille mondi. E questa fu la siconda parte principale. La terza fu supplicazione: Sancta Maria mater Dei, ora pro nobis: dove vedemo tre verità. Prima invocazione: Sancta Maria; dove ti dissi che tu la ricordi con divozione; siconda, commendazione: Mater Dei: perchè ella è Madre di Dio, tu le debbi fare onore e riverenzia. Ultima fu postulazione: ora pro nobis; dove tu le domandi con fede quello che ti fa di bisogno: dove anche t’ho detto che tu l’inchini al nome suo, come a quello di Iesu suo figliuolo. E così facendo arete di qua la grazia sua, e di là la gloria per li preghi suoi in saecula saeculorum, amen.



Note

  1. Cod. Pal.: Come l’Angiolo annunziò Maria. Il Cod. Sen. 6: Come la Vergine Maria fu annunziata.
  2. Correva il giorno 14 di settembre, in cui la Chiesa commemora l’esaltazione di s. Croce.
  3. Computando dalla vigilia della commemorazione della Natività della Vergine, che celebrasi dalla Chiesa l’8 di settembre.
  4. Nel Cod. Sen. 6, ispiculato.
  5. Questo periodo ultimo manca per intero ai Codd. senesi.
  6. Così ambedue i Codd. senesi; ma il Palermitano ha questa diversa lezione: L’eccellenzia di natura si mostra dove l’Angiolo disse ec.
  7. Luigi Venturi, illustrando il vers. — Mutans Evae nomen — del noto Inno della Chiesa alla Vergine, scrisse le seguenti parole, che sono comento acconcissimo a questo passo.„ Le due parole Eva e Ave si scrivono con le stesse lettere collocate in senso inverso. I poeti cristiani profittarono di questa accidentalità per applicarla al cangiamento operato da Maria nelle sorti dell’uman genere. Vi fu poi chi (supponendo Ave una voce composta di a, lettera privativa, e di vae, significante guai) fece del nome di Eva una formula di condanna, e di quello di Maria una di salvazione. Quindi il noto verso; Felix mater ave, qua mundus solvitur a vae. Sono sottigliezze d’ingegno, ma non scevre di pietà affettuosa. „ (Gl’Inni della Chiesa ec., pag. 333, in nota).
  8. Il Cod. Pal. legge così: Tre guai e tre dolori portano le donne e ritrovansi in loro.
  9. Il detto Cod, del portarlo.
  10. Con più evidenza negli altri due Codd., che leggono: Se nella concezione di Lei vi fu veruna macula, ode se il Salmista il disse. E il passo allegato è nel salmo xlv, vers. 5.
  11. In luogo di pecca; e questa consonante scempia rende meglio la pronunzia del popolo sanese.
  12. Epist. di S. Giovanni, cap. primo, vers. 8, e così dice: Si dixerimus quoniam peccatum non habemus, ipsi nos seducimus.
  13. Per libro. In altre scritture sanesi, livro. Che libro sia questo, veramente non sappiamo indicare.
  14. Intendasi, perchè Maria non portò con fatiga nel suo ventre Gesù.
  15. Salmo xv, vers. 10.
  16. Vangelo di s. Luca cap. primo, vers. 31; e comincia: Ecce concipies in utero ec.
  17. Ivi, vers. 34.
  18. Il Cod. Sen. 6, a farsi iscrivere.
  19. Nel Cod. Pal., un lembo.
  20. Vangelo di san Luca, cap. primo, vers. 38.
  21. Vangelo detto, vers. 48.
  22. Il Cod. Pal., ci aggiunge.
  23. Vangelo detto, vers. 23.
  24. Lacuna di Codici, facile a colmare, appartenendo il passo allegato al cap. viij, vers. 12 del Vangelo di san Giovanni.
  25. Così leggono i Codici; nè v’ha difetto di lezione, come a prima giunta potrebbe sembrare, ma bensì un modo ellittico, non privo di efficacia.
  26. Vangelo di san Luca, cap. secondo, vers. 34.
  27. Prima strofa del nobilissimo Inno della Chiesa alla Vergine. Il Venturi (loc. cit., pag. 333) riferite prima alcune parole di san Bernardo, soggiunge: “Maria, secondo la principale etimologia di sì degno nome, significa. Signora del mare (Domina maris).„
  28. Nel Cod. Sen. 6 è sempre scritto, grilanda.
  29. Qui vale, e per quanto.
  30. Parole che mancano al solo nostro Testo.
  31. Il Cod. Sen. 6, verso donde si volta.
  32. Così in tutti i Codd.; e s’intenda, che possono far danno alla nave.
  33. La lezione nei Codd. è assai scorretta, e fu da noi emendata col raffronto della Vulgata.
  34. Il Cod. Pal., ogni verità.
  35. Negli altri Codd., quello che Maria voleva, ec.
  36. Vangelo di S. Matteo, cap. viij, vers. 9. La Vulgata offre tenui varianti.
  37. Le parole fra parentesi mancano al solo nostro Testo.
  38. Et de plenitudine eius nos omnes accepimus. (Vangelo di san Giovanni, cap. primo, vers. 16).
  39. Nella Vulgata, sicut.
  40. Il Cod. Pal., quasi.
  41. È da intendere, niuna creatura.
  42. Nel Cod. Pal. stette, nei Cod. Sen. 6, istè.
  43. Il Cod. Sen . 6, che sai che l’Annunziazione ec.
  44. Salmo cxliij, vers. 9.
  45. Negli altri Codd. invece si legge; Ogni mese Iesu sonò il salterio ec.
  46. Vangelo di san Luca, cap. secondo, vers. 51.
  47. I Codd. Senesi leggono qui e altrove, non sapremmo dire se per solecismo, o per difetto di scrittura, plore.
  48. Il Cod. Pal., ne’ raggi suoi.
  49. Correggasi, Ieremia, ai cap. xxxj, vers. 22, e alla parola Mulier del Testo sostituiscasi Foemina della Vulgata.
  50. Il solo Cod. Pal. La donna può.
  51. Negli altri Codd., cioè abitò.
  52. Salmo xliiij, vers. 15.
  53. Solecismo: negli altri Codd., l’udiste.
  54. Genesi., cap. terzo, vers. 16.
  55. Gli altri due Codd., spesso spesso.
  56. Il Cod. pal., ricevemmo.
  57. Il detto Cod., ci ha rilevato.
  58. Cioè, se tu esaminerai bene la cosa.
  59. Il Cod. Pal.: Non lo dire: non volere ec.
  60. Più d’una volta il Santo usa questa parola per significare la chiesa cattedrale.
  61. Meglio nel Cod. Pal., la casa.
  62. Dietro al Palazzo pubblico, dove erano strade abitate da donne di mala fama.
  63. Cioè, il vagheggino; nel qual significato il Santo usa spesse volte questa parola.
  64. Modo popolare e comunissimo, in vece di, sì, sì.
  65. Il Cod. Pal. dice, per lo onore.
  66. Cioè, sii sempre umile. Mancano al solo nostro Cod. le parole che si vedono chiuse da parentesi.
  67. Epistola prima ad Corinthios cap. xj, vers. IO; ma si corregga così: Ideo debet mulier potestatem habere supra caput, propter Angelos.
  68. Per, autenticolle, e vuol dire che la sterilità, già titolo di vergogna per la donna, la Vergine Maria consacrò col fatto del suo misterioso concepimento.
  69. Mancano queste parole al solo nostro Testo.
  70. Il Cod. Pal., fusti gittata.
  71. Negli altri Codd., salda.
  72. Segue nei Codd, una breve lacuna, riservata alla versione dell’allegato passo di Salomone
  73. Cioè, a che punto siamo con la predica?
  74. Cap. primo della Cantica, vers. 3; e dice: trahe me: post te curremus in odorem ungentorum tuorum.
  75. Salmo xxxiij, vers. 6.
  76. Epistola prima ad Corinthios, cap. sesto, vers. 20.
  77. E’ sottinteso, ti dico questo.
  78. Epist. di S. Paolo ad Romanos, cap. terzo, vers. 4.
  79. Manca quest’intero periodo al solo nostro Testo per errore di copia.
  80. Vangelo di san Giovanni, cap. xiiij, vers. 6.
  81. Il solo Cod. Sen. 6 legge, tu sempiterno.
  82. Brando Castiglioni milanese, vescovo di Piacenza, da papa Giovanni XXIII promosso nel 1411 cardinale del titolo di s. Clemente, Vescovo di Porto, e Legato in Ungheria e Boemia. Morì nel 1443.
  83. Il Cod. Pal. legge così: che se uno mi ditraie in cosa niuna, che sia in disonore di Dio ec.
  84. Questo vers. settimo del detto cap. è riportato nei Codd. molto imperfettamente, tanto che in essi fu pur lasciata una breve lacuna.
  85. Il Cod. Pal., di averei pazienzia che ella vada così.
  86. Meglio il Cod. Sen. 6, però che di loro sarà il regno del cielo.
  87. Negli altri Codd.: Perchè tante vergini uccise? Solo per confessare la verità.
  88. Gli invidiosi e i detrattori altrui, che più che altrove abondan sempre ne la propria patria, mossi per avventura anche da passioni politiche, avevano accusato d’eresia frate Bernardino, ma sempre mentr’era lontano dalla città, servendo loro di pretesto la divozione che egli per tutto e calorosamente promuoveva al nome di Gesù. In altri luoghi pure delle Prediche accenna a queste basse persecuzioni e sì difende dalle vane accuse.
  89. Il Cod. Pal., e cotante volenti persone e dotte.
  90. Il Cod. Pal. ha, unito l’uno e l’altro insieme.
  91. Qui la parola bullettino è usata allegoricmente: come i magistrati costumavano dare un bullettino, o polizza, per liberar taluni dall’esecuzion personale, così egli, il Santo, conversado con quel tale predicatore, gli diè modo e mezzo di tòrsi d’impaccio co’ suoi interlocutori.
  92. Il Cod. Pal., bene comprèndare.
  93. Isaia, cap. lviij, vers. 1.
  94. Gli altri Codd., iscelerazioni.
  95. È il cap. secondo dell’Epistola di S. Paolo ad Philippenses, nella quale di Gesù Cristo e del suo Nome si leggono questi notevoli passi: Humiliavit semetipsus factus obediens usque ad mortem, mortem autem crucis. Propter quod et Deus exaltavit et donavit illi nomen, quod est super omne nomen; ut in nomine Iesu omne genu flectatur caelestium, terrestrium et infernorum.
  96. Vale a dire, ingannare, condurre in pericolo. È voce non registrata.
  97. Nel Cod. Sen. 6: Or vedilo. Se non che manca in tutti i Codd. il passo allegato dal Santo, nò sarebbe agevole I’ arguire con qualche sicurezza quale esso sia.
  98. La Vulgata, al cap. quarto, vers. 12, così dice: Et non est in alioaliquo salus. Nec enim aliud nomen est sub coelo datum hominibus, in. quo oporteat nos salvos fieri.
  99. Negli altri Codd.: Ma di questo gran nome di Iesu ec.
  100. Forse dovrebbe dire; là ’l sapremo.
  101. Gli altri Codd., Aureceli. Nel Conveuto dei Frati Minori, annesso alla chiesa di santa Maria in Ara-Coeli, nel quale il Santo abitò, è una assai ricca Biblioteca. E nella prima cappella entrando della detta Chiesa si veggono alcuni stupendi affreschi relativi a san Bernardino, eseguiti dal Pinturicchio.
  102. Cioè, di’ questa orazione.
  103. Nel Cod. Pal., il fanciullino. E così poco appresso.
  104. Le più antiche monete della città portavano sul dritto le parole — Sena vetus, — alle quali si aggiunsero poi le altre — Civitas Virginis. — Non ha sicuro fondamento l’asserzione degli storici senesi, che questa aggiunta fosse ordinata dopo la vittoria di Montaperti. Già è noto che prima del 1260 il sigillo della Repubblica aveva la leggenda — Salvet Virgo Senam veterem quam signat amenam (Lisini, Dei sigilli senesi ec. — Siena, Bargellini, 1877.)
  105. Esiste ancora questa campana, dedicata alla Vergine Assunta, di cui porta pure il nome la maggior campana della Torre del palazzo pubblico.
  106. Cioè, del perdono.
  107. Il Cod. Pal., in riverenzia et in divozione.
  108. Salmo xliiij, vers. 10.
  109. Il Cod. Pal., concepimento.